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TUTTI I DIRITTI RISERVATI Vietata la riproduzione anche parziale Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Simone S.p.A. (art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30) Della stessa collana: Vol. 1/3 • Schemi e Schede di Diritto del Lavoro • pp. 272 • € 16,00 Vol. 2/3 • Schemi e Schede di Diritto Costituzionale e Pubblico • pp. 224 • € 10,00 Vol. 3/4 • Schemi e Schede di Diritto Penale (generale e speciale) • pp. 272 • € 15,00 Vol. 4/2 • Schemi e Schede di Diritto Amministrativo • pp. 288 • € 15,00 Vol. 5/2 • Schemi e Schede di Istituzioni di Diritto Privato • pp. 320 • € 16,00 Vol. 6/4 • Schemi e Schede di Diritto Commerciale • pp. 352 • € 17,00 Vol. 7/2 • Schemi e Schede di Diritto Processuale Penale • pp. 192 • € 15,00 Vol. 8/3 • Schemi e Schede di Diritto Processuale Civile • pp. 320 • € 16,50 Vol. 12/2 • Schemi e Schede di Scienza delle Finanze • pp. 208 • € 13,00 Vol. 21/3 • Schemi e Schede di Istituzioni di Diritto Romano • pp. 160 • € 10,00 Vol. 32/2 • Schemi e Schede di Diritto Ecclesiastico • pp. 224 • € 14,00 Vol. 39/2 • Schemi e Schede di Economia Aziendale • pp. 240 • € 14,00 Vol. 44/1 • Schemi e Schede di Economia Politica • pp. 176 • € 15,00 Vol. 45/2 • Schemi e Schede di Diritto Internazionale Privato • pp. 176 • € 13,00 Vol. 46/3 • Schemi e Schede di Diritto Internazionale • pp. 224 • € 15,00 Avviso: le schede riportate in questo volume citano istituti, opere giuridiche, fonti del diritto etc. per il cui approfondimento si rinvia alla consultazione del Nuovo Dizionario Giuridico (vol. 581/1). Revisione del testo a cura della dott.ssa Simonetta Gerli Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Simone S.p.A. (art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30) Finito di stampare nel mese di marzo 2013 da «Pittogramma s.r.l.» Via Vicinale della Murata Agnano 2/B - 80125 - Napoli per conto della SIMONE S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80133 - Napoli Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno PREMESA Gl i Schemi e Schede di diritto dell’Unione europea intendono fornire a quanti si apprestano ad affrontare questa disciplina, in vista di esami e concorsi, un utile supporto didattico per il ripasso e il perfezionamento della propria preparazione. Il testo, per come è stato concepito, si presta al ritaglio e all’inserimento delle singole tavole nel proprio manuale o blocco di appunti presi alle lezioni, in modo da avere sempre a disposizione, accanto alla tradizionale trattazione espositiva, quella sistematica, particolarmente utile in fase di ripasso. Questa nuova edizione, inoltre, è corredata di tre Rubriche che ne consentono una più agevole lettura: — Osservazioni, nella quale vengono puntualizzati concetti, spesso oggetto di dibattito in dottrina e in giurisprudenza, che costituiscono il leit motiv per entrare nel vivo della materia; — Differenze, che analizza aspetti particolari degli argomenti, stimolando il confronto fra i diversi sistemi; — In sintesi, che offre un quadro riepilogativo, in chiave critica, degli argomenti affrontati nei precedenti paragrafi o capitoli. L’opera, pur privilegiando gli aspetti istituzionali, frequentemente oggetto di domanda di esame, è aggiornata alle più recenti novità normative, tra le quali si segnalano: • la L. 234/2012 (adottata il 24 dicembre 2012, in vigore dal 19 gennaio 2013) sulla «partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea», che ha abrogato la Legge Buttiglione e ha introdotto la «legge di delegazione europea» e la «legge europea»; • il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) firmato il 2 febbraio 2012, in vigore da settembre 2012, volto a salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro; • il Fiscal compact, o patto di bilancio («Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica»), firmato il 2 marzo 2012 e in vigore dal 1° gennaio 2013, che stabilisce l’obbligo dell’equilibrio di bilancio negli Stati dell’Unione. PARTE PRIMA LE ORIGINI DEL’UNIONE EUROPEA Capitolo 1:I primi passi dell’integrazione europea: la nascita delle Comunità europee 1 Le Organizzazioni europee e l’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico • 2 Sviluppi storici Capitolo 2:Evoluzione delle Comunità europee 1 Sviluppi dell’integrazione europea • 2 Modifiche ai trattati istitutivi • 3 Il mercato unico europeo e l’unione monetaria • 4 La Costituzione europea • 5 Il Trattato di Lisbona • 6 L’allargamento dell’Unione europea 1 Le Organizzazioni europee e l’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico OECE (Organizzazione europea per la cooperazione economica) ▶ Istituzione: 16 aprile 1948 ▶ Nozioni generali: nel 1960 l’OECE trasformò la sua struttura e le finalità assumendo la denominazione di OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – sigla inglese OECD) ▶ Obiettivo: coordinare l’afflusso di aiuti americani ai paesi dell’Europa occidentale sconvolti dalla guerra (Piano Marshall) ▶ Stati membri: inizialmente contava 18 Stati beneficiari degli aiuti previsti dal Piano Marshall. Attualmente conta 34 Stati membri, la maggior parte europei COMECON (Consiglio di mutua assistenza economica) ▶ Istituzione-scioglimento: 1949-1991 ▶ Obiettivo: coordinare le attività economiche di interesse reciproco sviluppando la cooperazione economica, tecnica e scientifica multilaterale ▶ Stati membri: Stati socialisti dell’Europa orientale NATO (Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico) ▶ Istituzione: 4 aprile 1949 ▶ Obiettivo: mantenimento della pace, difesa obbligatoria dalle aggressioni esterne ▶ Stati membri: Stati europei, Stati Uniti e Canada Consiglio d’Europa ▶ Istituzione: Trattato di Londra, 5 maggio 1949 ▶ Scopi • promozione e protezione del patrimonio comune di ideali politici e di libertà • sviluppo economico e sociale dei paesi europei 2 Sviluppi storici Dichiarazione Schuman ▶ Adozione: 9 maggio 1950 ▶ Oggetto: proposta del ministro degli esteri francese di mettere in comune le risorse europee nella produzione del carbone e dell’acciaio ▶ Obiettivo: formazione di un’unione economica tra gli Stati europei Osservazioni Per capire il senso della proposta francese si deve ricordare che lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di carbone e di acciaio della Ruhr e della Saar era stato in passato il motivo scatenante di vari conflitti tra la Francia e la Germania e, nel corso della prima metà del ‘900, di due conflitti mondiali. Inoltre, a cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati occidentali (in particolare gli Stati Uniti e il Regno Unito) volevano evitare un nuovo isolamento della Germania, anche nell’ottica di contrastare, col baluardo tedesco, l’affermarsi del blocco sovietico nell’Europa centro-orientale. CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) ▶ Firma del trattato istitutivo: Parigi, 18 aprile 1951 ▶ Stati firmatari: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo ▶ Entrata in vigore: 23 luglio 1952 ▶ Scadenza: il trattato è stato firmato per un periodo di 50 anni. È venuto a scadenza il 23 luglio 2002 ▶ Obiettivo: cooperazione nel settore del carbone e dell’acciaio in vista del raggiungimento di un’unione economica fra gli Stati europei ▶ Istituzioni • Alta autorità • Consiglio dei ministri • Corte di giustizia CEE (Comunità economica europea) ed EURATOM (Comunità europea dell’energia atomica) ▶ Firma dei trattati istitutivi: Roma, 25 marzo 1957 ▶ Entrata in vigore: 1° gennaio 1958 ▶ Stati firmatari: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo ▶ Obiettivi fondamentali:creazione di un mercato comune e una politica comune nel settore dell’energia nucleare ▶ Istituzioni • Assemblea (in comune con la CECA) • Consiglio • Commissione • Corte di giustizia (in comune con la CECA) Differenze Mentre il Trattato CECA prevedeva l’instaurazione di un’area di libero scambio limitatamente al settore del carbone e dell’acciaio (che implicava l’abolizione dei dazi doganali interni e la soppressione di qualunque limitazione all’importazione e all’esportazione di tali prodotti tra gli Stati membri), i Trattati CEE ed Euratom gettavano le basi per la creazione di un’unione doganale, che implicava anche l’adozione di una tariffa doganale comune nei confronti dei paesi terzi. L’obiettivo dell’instaurazione dell’unione doganale fu raggiunto nel 1968, allorché fu fissata una tariffa doganale comune (TDC); dopo questa data tutti gli sforzi dei paesi membri furono indirizzati alla realizzazione di una unione economica, cioè di uno spazio interno in cui fosse assicurata la piena libertà di circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone, nonché il perseguimento di politiche economiche comuni. 1 Sviluppi dell’integrazione europea Periodo transitorio (1957-1969) ▶ Periodo intercorrente tra la data della firma del Trattato CEE e il definitivo raggiungimento dell’unione doganale nel corso del quale gli Stati membri si impegnavano a ridurre progressivamente i loro dazi doganali. L’originario art. 8 del Trattato di Roma fissava tale periodo in 12 anni, suddiviso in 3 tappe da 4 anni ciascuno, per cui il periodo transitorio doveva concludersi nel 1970. In realtà il termine della fase transitoria fu anticipato al 1° luglio 1968 quando fu adottata la tariffa doganale comune La crisi del 1965 ▶ In seguito a una proposta della Commissione • istituzione di un bilancio autonomo della Comunità — finanziato non con contributi da parte dei singoli Stati membri ma con i versamenti dei prelievi e dei diritti doganali — fu previsto un rafforzamento dei poteri di controllo del Parlamento europeo e della Commissione ▶ Politica della sedia vuota: per opporsi alla proposta della Commissione il governo francese boicottò le sedute delle istituzioni comunitarie portando, per 7 mesi, alla sospensione dell’attività della Comunità Compromesso di Lussemburgo ▶ Raggiunto il 29 gennaio 1966 tra i ministri degli esteri dei sei paesi membri, stabiliva che il principio dell’unanimità avrebbe sostituito il criterio del voto a maggioranza in seno al Consiglio tutte le volte in cui sarebbero stati in gioco interessi molto importanti anche per uno solo degli Stati membri Fusione degli esecutivi ▶ Prevista dal Trattato di Bruxelles del 1965 (entrato in vigore nel luglio 1967), che istituiva un Consiglio unico e una Commissione unica per tutte tre le Comunità Trattato di Lussemburgo ▶ Firma: 22 aprile 1970 ▶ Obiettivo: sostituzione dei contributi finanziari degli Stati membri con le risorse proprie della Comunità Elezione diretta del Parlamento ▶ Nel mese di giugno del 1979 il Parlamento europeo venne eletto per la prima volta a suffragio universale diretto da parte dei cittadini europei Adesione di nuovi Stati (1973-1995) ▶ Regno Unito, Irlanda e Danimarca (1973), Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986), Finlandia, Austria e Svezia (1995) 2 Modifiche ai trattati istitutivi 2.1 • Atto unico europeo Generalità ▶ Firma: 28 febbraio 1986 ▶ Entrata in vigore: 1° luglio 1987 Obiettivi ▶ Realizzazione entro il 31 dicembre 1992 del mercato unico (spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali) ▶ Ricerca di una coesione economica più stretta tra le regioni europee ▶ Miglioramento della politica sociale ▶ Rafforzamento della cooperazione monetaria ▶ Aggiunta di norme in materia di tutela dell’ambiente e di ricerca scientifica e tecnologica 2.2 • Trattato di Maastricht Generalità ▶ Denominazione ufficiale: Trattato sull’Unione europea (TUE) ▶ Firma: Maastricht, 7 febbraio 1992 ▶ Entrata in vigore: 1° novembre 1993 ▶ Unione europea: un’organizzazione anomala creata con il Trattato di Maastricht che da un lato inglobava le Comunità europee già esistenti e dall’altro avviava la cooperazione tra gli Stati membri in settori come la politica estera e di sicurezza comune e la cooperazione in materia penale: i cd. tre pilastri Tre pilastri ▶ Dimensione comunitaria: l’espressione Comunità economica europea (CEE) viene sostituita con Comunità europea (CE); il pilastro comunitario è disciplinato dalle disposizioni contenute nei trattati istitutivi delle Comunità europee riguardanti per lo più la sfera economico-sociale ▶ Politica estera e di sicurezza comune (PESC) (cd. secondo pilastro): è disciplinata dal Titolo V del Trattato sull’Unione europea e fondata sulla cooperazione intergovernativa ▶ Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (CGAI) (cd. terzo pilastro): cooperazione di natura intergovernativa 2.3 • Trattato di Amsterdam Generalità ▶ Obiettivo: proporre i necessari adattamenti ai trattati, in vista dell’allargamento della CE verso i paesi dell’Europa orientale ed in seguito all’introduzione dell’euro ▶ Firma: Amsterdam, 2 ottobre 1997 ▶ Entrata in vigore: 1° maggio 1999 Modifiche principali al primo pilastro (Trattato originario) ▶ Inserimento di un nuovo Titolo dedicato alle problematiche occupazionali ▶ Modifiche istituzionali • il Parlamento europeo diventa un vero e proprio co-legislatore dell’Unione, con l’applicazione della procedura di codecisione • le ipotesi nelle quali il Consiglio vota a maggioranza qualificata (e non all’unanimità) sono estese anche ad altri settori • il Presidente della Commissione assume un ruolo sempre più incisivo, come figura di guida e impulso dell’operato dell’intero organo Modifiche principali al terzo pilastro (cooperazione nella giustizia e negli affari interni) ▶ Nuova denominazione: cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale ▶ Trasferimento nel primo pilastro di materie trattate, in precedenza, esclusivamente in ambito intergovernativo (comunitarizzazione) • asilo • visti • immigrazione • cooperazione doganale • cooperazione in materia civile, libera circolazione delle persone Cooperazione rafforzata ▶ Si sancisce il diritto, per quegli Stati membri che intendono perseguire determinate politiche comuni, a procedere anche in assenza di una volontà comune di tutti i membri 2.4 • Trattato di Nizza Generalità ▶ Obiettivo: redigere un trattato che contenesse le modifiche istituzionali necessarie per l’allargamento dell’Unione ▶ Firma: Nizza, 26 febbraio 2001 ▶ Entrata in vigore: 1° febbraio 2003 Novità del Trattato ▶ Nuova ripartizione del numero dei rappresentanti degli Stati membri nelle istituzioni e negli organi comunitari, in vista dell’allargamento dell’Unione ▶ Ampliamento dei poteri del Presidente della Commissione europea ▶ Riduzione dei casi in cui il Consiglio deve deliberare all’unanimità ▶ Modifiche all’ordinamento giudiziario ▶ Introduzione di una procedura di preavviso in caso di violazioni dei diritti fondamentali da parte di uno Stato membro ▶ Snellimento delle procedure per poter procedere ad una cooperazione rafforzata 3 Il mercato unico europeo e l’unione monetaria Mercato unico europeo ▶ 1° gennaio 1993:a partire da tale data, tra i paesi membri della Comunità sono caduti tutti gli ostacoli di natura burocratica e tariffaria, che ostacolavano la circolazione dei beni e dei servizi tra gli Stati membri Unione monetaria e introduzione dell’euro ▶ 1a fase (1990-1993): liberalizzazione dei movimenti di capitali ▶ 2a fase (1994-1998): convergenza delle economie degli Stati membri attraverso il rispetto dei criteri stabiliti dal Protocollo allegato al Trattato di Maastricht: • contenimento dell’inflazione all’1,5% • contenimento del debito al di sotto del 60% • riduzione del deficit pubblico al 3% • contenimento dei tassi di interesse, che non devono superare più del 2% quelli adottati dagli Stati membri che hanno conseguito i risultati migliori in termini di stabilità dei prezzi ▶ 3a fase (1999-2002): fissazione dei tassi di cambio tra l’euro e le valute partecipanti ▶ Dal 1° gennaio 2002 l’euro è entrato materialmente in circolazione. Oggi è la moneta unica per 17 dei 27 Stati membri (Belgio, Germania, Francia, Spagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Finlandia, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia ed Estonia) 4 La Costituzione europea Generalità: nasce l’esigenza di procedere alla riorganizzazione della disciplina normativa comunitaria affidandosi nel contempo ad un quadro giuridico stabile, in un contesto istituzionale rinnovato alla luce dell’ingresso dei nuovi Stati membri. Tappe ▶ Convenzione sul futuro dell’Europa: organismo creato nel 2002 e formato da rappresentanti delle istituzioni europee, dei governi nazionali e della società civile con lo scopo di preparare la bozza della Carta costituzionale europea ▶ Firma: 29 ottobre 2004 ▶ Processo di ratifica: il Trattato costituzionale non è mai entrato in vigore, essendo stato ratificato solo da 18 Stati membri. Nel maggio del 2005 il referendum popolare in Francia si è espresso negativamente e analogamente si è pronunciato il referendum in Olanda nel luglio dello stesso anno. Gli altri paesi che non avevano ancora ratificato il Trattato hanno deciso di sospendere e di non dare più luogo al processo interno di ratifica 5 Il Trattato di Lisbona Generalità: nel giugno del 2007 si decide di abbandonare l’idea di sostituire ai trattati europei un unico testo di livello costituzionale e viene convocata una conferenza intergovernativa per procedere ad una riformulazione dei trattati preesistenti, modificando il TUE e TCE. Tappe ▶ Consiglio europeo di Bruxelles, 21-22 giugno 2007: decisione di convocare una conferenza intergovernativa incaricata di stabilire e di adottare un nuovo trattato per l’Unione europea ▶ Consiglio europeo di Lisbona, 18-19 ottobre 2007: approvazione del testo definitivo ▶ Firma: 13 dicembre 2007 ▶ Entrata in vigore: 1° dicembre 2009. In seguito all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona il termine «Comunità europea» scompare ed è sostituito da «Unione europea» ▶ Nuovi testi • TUE — conserva l’originaria denominazione — suddiviso in 6 titoli: principi democratici, disposizioni istituzionali, cooperazione rafforzata, azione esterna dell’Unione, politica estera e di sicurezza comune, disposizioni finali • TFUE — denominazione ufficiale: Trattato sul funzionamento dell’Unione europea — caratteristiche: raccoglie tutte quelle disposizioni volte a regolare le competenze e a delimitare il campo d’azione dell’Unione — votazione: sono estesi i settori per i quali si può decidere a maggioranza qualificata — adozione degli atti: procedura legislativa ordinaria e procedura legislativa speciale — introduzione di una clausola di recesso dall’Unione 6 L’allargamento dell’Unione europea Generalità: a partire dal 1990, 10 Stati appartenenti all’ex blocco comunista (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia) avevano presentato domanda di adesione all’Unione europea, cui si aggiungevano le richieste di Stati dell’area del Mediterraneo (Malta e Cipro). Il processo di allargamento è stato portato avanti fino al 1998-1999, quando si sono avviati i negoziati per l’adesione. Le trattative sono proseguite fino al Consiglio europeo di Copenaghen del 12-13 dicembre 2002 nel corso del quale si è deciso di procedere alla firma dei Trattati di adesione (Atene, 16 aprile 2003). Dal blocco dei 12 Stati candidati sono state escluse inizialmente la Romania e la Bulgaria (non rispettando appieno i requisiti socio-economici), che hanno poi firmato il 25 aprile 2005, a Lussemburgo. Adesione dei nuovi Stati ▶ 1° maggio 2004: adesione di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Estonia, Cipro, Slovacchia, Lettonia, Lituania e Malta. Il numero degli Stati membri dell’Unione è passato da 15 a 25 ▶ 1° gennaio 2007: entrata in vigore del Trattato di adesione con Romania e Bulgaria. Il numero degli Stati membri è passato a 27 In sintesi L’idea di costruire un’Europa unita nacque nel 1950, con la proposta di Robert Schuman di mettere l’intera produzione francese e tedesca del carbone e dell’acciaio sotto il controllo di un’organizzazione comune. L’obiettivo era di pervenire alla formazione di un’unione economica cui avrebbero potuto aderire gradatamente gli altri Stati europei: tale proposta portò nel 1951 alla firma del Trattato di Parigi, con il quale fu creata la Comunità economica del carbone e dell’acciaio (CECA). L’esperienza positiva della CECA indusse gli Stati membri a promuovere altre forme di cooperazione; con l’entrata in vigore dei Trattati di Roma nel 1957 nacquero, così, la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea per l’energia atomica (EURATOM). L’obiettivo comune di tali comunità consisteva nella realizzazione di un’unione doganale cui sarebbe dovuta seguire la creazione di un’area economica integrata col divieto di applicare dazi e con l’adozione di una tariffa doganale comune. I Trattati istitutivi delle Comunità europee sono stati modificati e integrati diverse volte nel corso degli anni, sia per tener conto delle esigenze degli Stati che vi hanno aderito successivamente (oggi gli Stati membri sono 27) che per ampliare il raggio d’azione delle Comunità (dall’idea iniziale dell’unione doganale si è giunti, attraverso varie tappe, all’unione economica e monetaria che ha condotto, il 1° gennaio 2002, all’adozione di una moneta unica, l’euro, per la maggior parte degli Stati europei). PARTE SECONDA STRUTTURA ISTITUZIONALE DEL’UNIONE EUROPEA Capitolo 1: L’architettura dell’Unione europea 1 L’Unione europea • 2 L’assetto istituzionale • 3 La trasparenza delle istituzioni • 4 Adesione all’Unione e diritto di recesso Capitolo 2: Il Parlamento europeo 1 Composizione • 2 Funzionamento • 3 Funzioni • 4 Parlamenti nazionali e Parlamento europeo Capitolo 3: Il Consiglio europeo 1 Evoluzione storica • 2 Composizione - Competenze - Funzionamento • 3 Il Presidente del Consiglio europeo Capitolo 4: Il Consiglio (dei ministri) 1 Nozioni generali • 2 Composizione e formazioni • 3 Presidenza • 4 Funzioni del Consiglio • 5 Funzionamento Capitolo 5: La Commissione europea 1 Nomina - Composizione • 2 Il Presidente della Commissione e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza • 3 Attribuzioni e poteri della Commissione • 4 Funzionamento Capitolo 6: La Corte di giustizia dell’Unione europea 1 Struttura • 2 La Corte di giustizia • 3 Il Tribunale • 4 I Tribunali specializzati Capitolo 7: La Banca centrale europea Capitolo 8: La Corte dei conti e il bilancio dell’Unione 1 Nozione e composizione • 2 Competenze • 3 Finanziamento dell’Unione • 4 Bilancio dell’Unione • 5 Lotta allefrodi Capitolo 9: Gli organi consultivi, la BEI e le agenzie 1 Comitato economico e sociale europeo (CESE) • 2 Comitato delle Regioni • 3 Banca europea per gli investimenti (BEI) • 4 Altri Comitati consultivi • 5 Agenzie 1 L’Unione europea Obiettivi generali (art. 3 TUE) ▶ Promuovere la pace, i valori dell’Unione e il benessere dei suoi popoli ▶ Offrire ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima ▶ Instaurare un mercato interno, adoperandosi per lo sviluppo sostenibile dell’Europa ▶ Combattere l’esclusione sociale, le discriminazioni e promuovere la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà intergenerazionale e la tutela dei diritti dei minori ▶ Promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, nonché la solidarietà tra Stati membri ▶ Rispettare la ricchezza della diversità culturale e linguistica dell’Unione, vigilando sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo ▶ Istituire un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro ▶ Nelle relazioni con il resto del mondo, contribuire alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà, alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, nonché, in particolare, al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite Osservazioni L a natura giuridica dell’Unione europea è attualmente quella di un’organizzazione internazionale dotata di elementi in parte di sovranazionalità (soprattutto per quanto riguarda le politiche relative al mercato unico), in parte di tipo intergovernativo, dunque con competenze certamente più estese e articolate rispetto alle tradizionali forme di associazione tra Stati, ma non tali da poter parlare di ente costituzionale o federale. Valori democratici ▶ Il principio di uguaglianza dei cittadini (art. 9 TUE), che deve informare tutte le attività svolte dall’Unione mediante le sue istituzioni, i suoi organi e i suoi organismi ▶ Il principio di democrazia rappresentativa (art. 10 TUE), secondo il quale la rappresentanza dei cittadini è diretta nel Parlamento europeo, tenuto conto delle elezioni a suffragio universale, ma si manifesta indirettamente in seno al Consiglio europeo e al Consiglio, attraverso la presenza dei Capi di Stato e di governo, nel primo, e dei ministri di governo, nel secondo Valori democratici ▶ Il principio di democrazia partecipativa (art. 11 TUE), che comporta il diritto per i cittadini e le associazioni di cittadini di partecipare attivamente alla vita democratica dell’Unione. Alle istituzioni, d’altra parte, corrisponde l’obbligo — in linea con il cd. principio di prossimità e trasparenza — di adottare decisioni il più possibile aperte e vicine ai cittadini Osservazioni La partecipazione alla vita democratica dell’Unione impegna i seguenti soggetti: — i partiti politici, a livello europeo, che attraverso la loro azione contribuiscono a formare una coscienza politica europea e ad esprimere la volontà dei cittadini; — le istituzioni europee, che tramite gli opportuni canali mirano a far conoscere e scambiare pubblicamente le opinioni dei cittadini e delle associazioni rappresentative e a mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare; — i cittadini dell’Unione (in numero di almeno un milione), che possono invitare la Commissione europea a presentare una proposta appropriata — sulla scorta delle iniziative popolari presenti negli Stati membri — su materie in merito alle quali gli stessi cittadini ritengono necessaria l’adozione di un atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati. Cittadinanza europea ▶ È cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. La cittadinanza UE si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce; essa comporta: • il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri (art. 20, par. 2, e 21 TFUE) • il diritto di votare e di essere eletto nello Stato membro in cui si risiede (diverso da quello della propria cittadinanza nazionale) in occasione delle elezioni del Parlamento europeo e di quelle comunali (art. 22 TFUE) • il diritto alla tutela diplomatica e consolare nei paesi terzi da parte delle autorità competenti degli Stati membri diversi da quello di appartenenza se quest’ultimo non vi è rappresentato (art. 23 TFUE) • il diritto di accesso ai documenti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione, il diritto di rivolgersi al Mediatore europeo nei casi di cattiva amministrazione delle istituzioni e degli organi o organismi dell’Unione e i l diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo. Questi diritti sono riconosciuti sia al cittadino europeo sia al residente in uno Stato membro (art. 24 TFUE) • la previsione di disposizioni che agevolano l a partecipazione dei cittadini e delle associazioni rappresentative della società civile alle deliberazioni dell’Unione (art. 11, par. 1 TUE) • l’introduzione di un potere di iniziativa dei cittadini europei volto ad invitare la Commissione a presentare proposte su questioni per le quali si ritiene necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati (art. 11, par. 4 TUE) Delimitazione competenze dell’UE ▶ Principio base: principio di attribuzione, in virtù del quale l’UE agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti (art. 5, par. 2 TUE) • Competenze esclusive: solo l’UE può legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti — unione doganale — regole di concorrenza — politica monetaria — conservazione risorse biologiche del mare — politica commerciale comune • Competenze concorrenti: sia l’UE che gli Stati membri possono adottare atti giuridicamente vincolanti — mercato interno — politica sociale — coesione economica e sociale — agricoltura e pesca — protezione consumatori — trasporti — reti transeuropee — energia — spazio di libertà, sicurezza e giustizia — sanità pubblica • Azioni: intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri — tutela salute umana — industria — cultura — turismo — istruzione e formazione — protezione civile — cooperazione amministrativa (*) Nel corso dell’attuale legislatura (2009-2014) il numero dei parlamentari è 754 (ai 736 previsti dal Trattato di Nizza se ne sono aggiunti 18 dopo l’adesione di Romania e Bulgaria). Osservazioni Con il Trattato di Lisbona il ruolo dei Parlamenti nazionali viene rafforzato. La novità di rilievo riguarda l’istituzionalizzazione della loro partecipazione all’attività dell’Unione europea. È infatti inserito nel nuovo TUE l’art. 12, con il quale si riconosce che i Parlamenti nazionali contribuiscono attivamente al buon funzionamento dell’Unione. Tale partecipazione avviene nel modo seguente: — i Parlamenti nazionali sono informati dalle istituzioni e ricevono i progetti di atti legislativi; — vigilano sul rispetto del principio di sussidiarietà; — partecipano, nell’ambito dello spazio di libertà,sicurezza e giustizia, ai meccanismi di valutazione nell’attuazione delle politiche dell’Unione nel settore e sono associati al controllo politico messo in atto dall’Europol e alla valutazione delle attività di Eurojust; — partecipano alle procedure di revisione dei trattati; — sono informati delle domande di adesione all’Unione europea; — partecipano alla cooperazione interparlamentare. 2 L’assetto istituzionale Istituzioni dell’UE ▶ Parlamento europeo ▶ Consiglio europeo ▶ Consiglio (dei ministri) ▶ Commissione europea ▶ Corte di giustizia dell’Unione europea ▶ Banca centrale europea ▶ Corte dei conti Altri organi previsti dai trattati ▶ Comitato economico e sociale ▶ Comitato delle Regioni ▶ Banca europea degli investimenti ▶ Altri organismi, comitati e varie agenzie europee 3 La trasparenza delle istituzioni Concetto: la trasparenza comporta la predisposizione di misure intese ad assicurare al pubblico la possibilità di accedere e prendere conoscenza delle informazioni di cui dispongono le istituzioni. Excursus storico ▶ Consigli europei del 1992 (Birmingham ed Edimburgo): fu adottata una dichiarazione in cui si invitavano le istituzioni a garantire una maggiore trasparenza nell’attività delle istituzioni ▶ Codice di condotta: il 6 dicembre 1993 la Commissione e il Consiglio adottarono un documento nel quale s’impegnavano, nei limiti delle rispettive competenze, ad adottare i provvedimenti necessari per garantire il diritto di accesso ai documenti in loro possesso ▶ Provvedimenti di attuazione al Codice: in seguito all’adozione del Codice di condotta, ciascuna istituzione ad eccezione della Corte di giustizia ha emanato disposizioni relative alle modalità di accesso ai propri documenti in attuazione dei principi enunciati nel Codice Principio di trasparenza ▶ Nel TUE • art. 1: «le decisioni dell’Unione devono essere prese nel modo più trasparente possibile e il più possibile vicino ai cittadini» ▶ Nel TFUE • art. 15, par. 1 (inserito dal Trattato di Lisbona): «al fine di promuovere il buon governo e garantire la partecipazione della società civile, le istituzioni, gli organi e gli organismi dell’Unione operano nel modo più trasparente possibile» ▶ Nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE • art. 42, par. 11: si riconosce il diritto di ogni individuo alla libertà di espressione e d’informazione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche Disciplina attuale ▶ Trattato di Amsterdam e Trattato di Lisbona : il diritto di accesso ha trovato con il Trattato di Amsterdam una diretta collocazione nel testo del TCE all’art. 255. Con il Trattato di Lisbona tale articolo è stato modificato ed è diventato art. 15, par. 3 TFUE ▶ Regolamento di attuazione (Reg. CE n. 1049/2001) • principio generale — qualsiasi cittadino dell’Unione e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha il diritto ad accedere ai documenti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione, a prescindere dal loro supporto • limitazioni — le istituzioni possono rifiutare l’accesso ai documenti quando la loro divulgazione può arrecare un pregiudizio alla tutela: – dell’interesse pubblico, segnatamente in ordine alla sicurezza pubblica, alla difesa e alle questioni militari, alle relazioni internazionali e alla politica finanziaria, monetaria o economica della Comunità (oggi Unione) o di uno Stato membro – della vita privata e dell’integrità dell’individuo – degli interessi commerciali di una persona fisica o giuridica (compresa la proprietà intellettuale), delle procedure giurisdizionali e della consulenza legale, degli obiettivi dell’attività ispettiva, di indagine e di revisione contabile 4 Adesione all’Unione e diritto di recesso Adesione ▶ Art. 49 TUE: per aderire all’Unione – adesione riservata esclusivamente agli Stati europei – è necessaria la stipulazione di un accordo internazionale tra gli Stati membri originari e i nuovi Stati, accordo che deve essere poi sottoposto alla ratifica da parte di tutti i soggetti che vi hanno partecipato ▶ Condizioni • i nuovi Stati membri devono garantire l’osservanza dei principi democratici, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, delle libertà fondamentali e i principi dello Stato di diritto Adesione ▶ Condizioni • i nuovi Stati membri divengono parti dei trattati istitutivi: vale a dire, l’adesione non può mutare l’essenza dell’Unione, né essere l’occasione per rinegoziare i trattati istitutivi • l’adesione comporta l’accettazione dell’acquis communautaire, cioè l’accettazione non solo dei trattati istitutivi, ma anche del diritto derivato adottato in forza dei trattati stessi • l’adesione deve essere progressiva: è dunque necessario un periodo transitorio affinché i nuovi Stati si inseriscano gradualmente nella realtà dell’Unione • l’adesione comporta degli adattamenti dei trattati istitutivi, che devono avere carattere tecnico (composizione degli organi, ponderazione dei voti, capitale della BEI etc.) dal momento che, come si è già detto, non sono possibili in linea di principio adattamenti di fondo riguardanti gli obiettivi e le politiche dell’Unione ▶ Criteri di Copenaghen (1993) • stabilità politica e rispetto dei principi di democrazia • tutela delle regole di uno Stato di diritto e dei diritti dell’uomo e delle minoranze • instaurazione e consolidamento di un’economia di mercato che sia in grado di sopportare le regole e le pressioni derivanti dalla libera concorrenza • capacità di assumere gli impegni connessi all’adesione, compresa l’accettazione degli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria Prospettive di adesione ▶ Croazia : il suo ingresso è previsto a luglio 2013 ▶ Montenegro: status di paese candidato; apertura dei negoziati di adesione nel giugno 2012 ▶ Macedonia: status di paese candidato (2005); la Commissione ha raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione ▶ Serbia: status di paese candidato (marzo 2012) ▶ Albania: sono stati conclusi nel 2006 accordi di stabilizzazione e associazione, il paese sta portando avanti le riforme necessarie al fine di soddisfare tutti i criteri politici per l’adesione all’Unione ▶ Bosnia-Erzegovina: è stato avviato un processo di stabilizzazione e associazione che non ha ancora portato all’entrata in vigore dell’accordo firmato nel 2008 ▶ Kosovo: la Commissione ha adottato una comunicazione per studiare la possibilità di un accordo di stabilizzazione e associazione ▶ Turchia: con questo paese il processo di adesione è bloccato a causa di una serie di questioni ancora in sospeso (rispetto dei diritti fondamentali, mancanza di dialogo fra i partiti politici, applicazione inadeguata della legislazione sul terrorismo e sulla criminalità organizzata) ▶ Islanda: nel 2011 sono iniziati i negoziati di adesione Diritto di recesso ▶ Art. 50 TUE: ogni Stato ha la facoltà di decidere conformemente alle proprie norme costituzionali di recedere dall’Unione ▶ Procedure • notifica dello Stato membro recedente al Consiglio europeo • stipula di un accordo che definisce le modalità del recesso tra l’Unione e lo Stato recedente • i trattati (TUE e TFUE) cessano di essere applicabili allo Stato recedente a seguitodell’entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in mancanza dello stesso, due anni dopo la notifica dello Stato recedente al Consiglio europeo In sintesi Il Trattato di Lisbona ha semplificato notevolmente la complessa struttura «a tempio» dell’Unione europea, così come la questione della sua natura giuridica: ai sensi degli artt. 3 e 47 TUE, infatti, l’Unione succede alla Comunità europea ed è dotata di una personalità giuridica unica. I trattati rimangono due, ma si distinguono sul piano dei contenuti: il TUE definisce le norme essenziali dell’Unione, richiamando i valori fondamentali (art. 2), gli obiettivi (art. 3) e i principi democratici (artt. 9-11) cui essa deve ispirarsi; il TFUE fissa, invece, le regole di funzionamento delle istituzioni, degli organi e degli organismi e disciplina in dettaglio le politiche interne e l’azione esterna dell’organizzazione. Il conseguimento degli obiettivi fondamentali dell’Unione europea è affidato dai trattati a diverse istituzioni (assistite a loro volta da diversi organi e organismi ausiliari) con determinate competenze: — il Parlamento europeo; — il Consiglio europeo (elevato con il Trattato di Lisbona al rango di istituzione); — il Consiglio; — la Commissione europea; — la Corte di giustizia dell’Unione europea; — la Banca centrale europea (elevata anch’essa con il nuovo trattato al rango di istituzione); — la Corte dei conti. Resta sostanzialmente invariata la procedura di adesione all’Unione, disciplinata all’art. 49 TUE e sottoposta al rispetto di alcune condizioni da parte dei paesi candidati, mentre una novità importante introdotta dalla riforma di Lisbona consiste nella previsione, per la prima volta, di un diritto di recesso dall’Unione, così come nella possibilità di aderirvi nuovamente (art. 50). Introduzione ▶ Originariamente denominato Assemblea ▶ Legittimazione formale con l’art. 3 dell’Atto unico europeo ▶ Istituzione composta da rappresentanti dei cittadini dell’Unione ▶ Esercita insieme al Consiglio la funzione legislativa e di bilancio 1 Composizione Nozioni generali ▶ Art. 14 TUE: il Parlamento è composto da rappresentanti dei cittadini dell’Unione e il loro numero non può essere superiore a 750 più il Presidente ▶ Rappresentanza: è garantita in modo degressivamente proporzionale con una soglia minima di rappresentanti per ogni Stato. A ciascuno Stato non possono essere assegnati più di 96 seggi Legislatura (2009-2014) ▶ Il Consiglio europeo dell’11-12 dicembre 2008 aveva stabilito che a titolo transitorio e fino alla scadenza della legislatura 2009-2014 il numero dei parlamentari doveva essere pari a 754 membri Elezione ▶ Procedura di elezione: suffragio universale diretto con il sistema proporzionale ▶ Durata del mandato: 5 anni ▶ Carica di parlamentare europeo: incompatibile con quella di parlamentare nazionale ▶ Gruppi politici • PPE (Popolari europei) • S&D (Alleanza progressista socialisti e democratici) • ECR (Gruppo dei conservatori e riformisti europei) • ALDE/ADLE (Alleanza dei democratici e liberali europei) • SUE/SVN (Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica) • Verdi/Alleanza libera europea • EFD (Gruppo Europa della libertà e della democrazia) 2 Funzionamento Generalità: tutti gli aspetti dell’attività del Parlamento europeo sono disciplinati dal suo regolamento interno. Il regolamento interno attualmente in vigore (VII legislatura) è stato adottato nel mese di luglio 2004 e da ultimo nella versione di dicembre 2012. Svolgimento dei lavori ▶ Legislature: periodi di durata effettiva del mandato dei parlamentari europei ▶ Sessioni: hanno durata annuale ▶ Tornate: sono le singole riunioni del Parlamento che di norma si tengono ogni mese ▶ Giorni di seduta: sono le riunioni quotidiane dell’istituzione Osservazioni Va rilevato che la maggior parte dei lavori parlamentari viene svolta all’interno delle Commissioni specializzate, suddivise a loro volta in sottocommissioni. Vanno menzionate anche le delegazioni, costituite da membri scelti dal Parlamento nella propria compagine per la partecipazione ai lavori del Comitato parlamentare comune, previsto da ciascuno degli accordi di associazione. Organi ▶ Ufficio di presidenza • Presidente: dirige l’insieme dei lavori del Parlamento e dei suoi organi per assicurarne il buon svolgimento e dispone dei poteri per presiedere alle deliberazioni • Quattordici vicepresidenti: ai quali può essere delegata qualsiasi funzione Organi ▶ Ufficio di presidenza • Questori: esercitano funzioni consultive • Conferenza dei Presidenti (Presidenti dei gruppi politici più il Presidente): cerca di raggiungere un consenso sulle questioni che le sono deferite • Conferenza dei Presidenti di Commissione: può presentare proposte alla Conferenza dei Presidenti • Conferenza dei Presidenti di delegazione: può presentare proposte Sistemi di votazione ▶ Per alzata di mano: è la procedura ordinaria ▶ Per appello nominale: è la procedura obbligatoria per la votazione di una proposta di atto legislativo, per la nomina dei membri della Commissione e per l’adozione di una mozione di censura ▶ A scrutinio segreto: è una procedura che si applica principalmente per le nomine. Può comunque essere esplicitamente richiesta da 1/5 dei deputati ▶ Elettronica: può essere utilizzata in qualunque momento su decisione del Presidente in sostituzione di tutte le tipologie di votazioni prima esaminate ▶ Adozione delle deliberazioni: a maggioranza dei suffragi espressi. Il quorum per la validità delle sedute è di un terzo dei membri del Parlamento. La validità di una votazione può essere contestata se è presente un numero di deputati inferiore, a meno che previamente non sia stata richiesta la verifica del numero legale 3 Funzioni Legislativa ▶ È condivisa con il Consiglio nel procedimento di formazione degli atti • procedura legislativa ordinaria: il Parlamento e il Consiglio hanno lo stesso potere decisionale • procedura legislativa speciale: si attiva la funzione consultiva del Parlamento su un atto del Consiglio oppure (anche se raramente) quella del Consiglio su un atto del Parlamento Di bilancio ▶ Approvazione del quadro finanziario pluriennale e adozione della decisione sulle spese da iscriversi nel bilancio da parte del Consiglio e del Parlamento insieme Iniziativa dell’iniziativa ▶ Il Parlamento può chiedere alla Commissione di esercitare il suo potere di proposta su alcune questioni Di controllo ▶ Sugli atti delle istituzioni • relazione generale presentata annualmente delle istituzioni dalla Commissione ▶ Sulle istituzioni • Corte dei conti — audizione dei membri — audizione dei singoli commissari — interrogazioni • Commissione — mozione di censura: una volta adottata dai parlamentari obbliga i membri della Commissione a dismettere collettivamente le loro funzioni • Consiglio — presentazione di una relazione — audizione del Consiglio • Consiglio europeo — audizione dei suoi membri ▶ Costituzione di una commissione d’inchiesta • esame delle denunce di infrazione o di cattiva amministrazione nell’applicazione del diritto dell’Unione ▶ Nomina di un mediatore • organo abilitato a ricevere le denunce, da parte di ogni persona fisica o giuridica, sulla cattiva amministrazione degli organi dell’Unione▶ Potere di ricevere petizioni attraverso una Commissione per le petizioni • la petizione può contenere un reclamo o un’osservazione relativa all’applicazione della normativa dell’Unione oppure un invito al Parlamento a pronunciarsi su una determinata questione 4 Parlamenti nazionali e Parlamento europeo Ruolo dei Parlamenti nazionali ▶ Contribuiscono attivamente al buon funzionamento dell’Unione partecipando alla cooperazione interparlamentare con il Parlamento europeo Cooperazione interparlamentare ▶ Conferenza degli organi parlamentari specializzati per gli affari dell’UE • organo istituito nel 1989 con il nome di Cosac (Conferenza degli organi specializzati in affari comunitari) ▶ Aspetti principali • la comunicazione di informazioni ai Parlamenti nazionali e tra questi e il Parlamento europeo Cooperazione interparlamentare ▶ Obiettivi: una maggiore e migliore informazione ai Parlamenti nazionali attraverso la trasmissione di documenti di consultazione redatti dalla Commissione al fine di potenziare la capacità dei Parlamenti nazionali di esprimere pareri su problemi di particolare interesse; organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici In sintesi Il Parlamento europeo costituisce la più «democratica» tra le istituzioni dell’Unione, essendo composto da rappresentanti dei cittadini (e non degli Stati) eletti dal 1979 con suffragio universale diretto. Originariamente deputato a svolgere funzioni essenzialmente consultive, nel corso degli anni esso ha visto crescere le proprie competenze, tra cui rientra, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, una competenza legislativa pienamente condivisa con il Consiglio; a questa si aggiungono le importanti funzioni di controllo sul bilancio, sulle istituzioni e sull’apparato amministrativo (negli ultimi due casi per assicurare la corretta applicazione del diritto dell’Unione), oltre che una funzione consultiva quando il Consiglio adotta una decisione secondo la procedura legislativa speciale. note 1 Evoluzione storica Generalità ▶ È nato inizialmente come un organo informale di cooperazione politica che riuniva almeno 3 volte l’anno i Capi di Stato e di governo dei diversi Stati membri ▶ Non era previsto dai trattati istitutivi delle Comunità; doveva originariamente svolgere un ruolo di stimolo per le più importanti iniziative politiche comunitarie e dirimere le controversie di rilevanza politica ed economica in seno al Consiglio dei ministri ▶ La prima formalizzazione del Consiglio europeo avvenne al vertice di Parigi del dicembre 1974 Istituzionalizzazione del Consiglio europeo ▶ Riconoscimento formale dapprima con l’Atto unico, poi con il Trattato di Maastricht e infine con il Trattato di Amsterdam che gli ha assegnato un ruolo più incisivo ▶ Con il Trattato di Lisbona il Consiglio europeo è stato elevato ad istituzione dell’Unione europea 2 Composizione - Competenze - Funzionamento Composizione ▶ Art. 15, par. 2 TUE • Capi di Stato e di governo degli Stati membri • Presidente • Presidente della Commissione • L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza partecipa ai lavori Competenze ▶ Il Consiglio europeo dà all’Unione gli impulsi necessari al suo sviluppo, definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali ▶ Non esercita funzioni legislative Funzionamento ▶ Riunioni • due volte a semestre su convocazione del suo Presidente • riunione straordinaria: se la situazione lo richiede viene convocata dal Presidente ▶ Votazioni • generalità: i membri dispongono di un solo voto e si pronunciano per consenso • unanimità: nel caso di violazioni dei valori contemplati all’art. 2 TUE Funzionamento ▶ Votazioni • a maggioranza qualificata per l’elezione del Presidente e dell’Alto rappresentante dell’Unione • a maggioranza semplice per le questioni procedurali e per l’adozione del suo regolamento interno ▶ Regolamento interno: adottato il 1° dicembre 2009, n. 2009/882/UE Osservazioni Sebbene rivestano carattere preminentemente politico, gli atti del Consiglio europeo sono divenuti, con il Trattato di Lisbona, oggetto di controllo giurisdizionale da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. Si tratta del ricorso in carenza e del controllo di legittimità degli atti, dove tra le istituzioni imputate di omissione o di emanazione di atti illegittimi rientra anche il Consiglio europeo, i cui atti a questo punto sono destinati a produrre effetti giuridici nei confronti di terzi: in tal modo viene a cadere anche per questa istituzione quel regime di insindacabilità degli atti mantenutosi per anni immutato. 3 Il Presidente del Consiglio europeo Nomina ▶ Eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo ▶ Il mandato è di due anni e mezzo e può essere rinnovato una sola volta; è incompatibile con un mandato nazionale Funzioni ▶ Presiedere e animare i lavori del Consiglio europeo ▶ Assicurare la preparazione e la continuità dei lavori ▶ Facilitare la coesione e il consenso in seno al Consiglio europeo ▶ Presentare al Parlamento europeo una relazione dopo ciascuna delle riunioni del Consiglio europeo In sintesi La prassi delle riunioni dei Capi di Stato e di governo ha avuto inizio nel 1961 ed è stata formalizzata nel vertice di Parigi del 1974. L’esistenza del Consiglio europeo è stata, poi, formalmente sancita nell’art. 2 dell’Atto unico europeo. In quanto centro decisionale e di impulso dell’Unione europea, il Consiglio europeo ha acquisito una funzione di sempre maggiore rilevanza non solo nell’ambito della cooperazione intergovernativa (riconducibile, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, al secondo e terzo pilastro), ma anche in relazione alle politiche propriamente comunitarie. Con il Trattato di Lisbona, esso è stato elevato al rango di istituzione, ed è ora disciplinato all’art. 13 del Trattato sull’Unione europea. 1 Nozioni generali Il Consiglio, composto da un rappresentante di ciascuno Stato membro, è l’istituzione che gode di un importante potere decisionale nell’Unione, pur condividendo la funzione legislativa e di bilancio con il Parlamento europeo: «il Consiglio esercita, congiuntamente al Parlamento europeo, la funzione legislativa e la funzione di bilancio. Esercita funzioni di definizione delle politiche e di coordinamento alle condizioni stabilite nei trattati». Con il Trattato di Lisbona, tale istituzione è oggi denominata semplicemente «Consiglio». 2 Composizione e formazioni Composizione ▶ Membri: un rappresentante di ciascuno degli Stati membri (facenti parte della compagine governativa) ▶ Numero dei membri: quanti sono gli Stati membri facenti parte dell’Unione Formazioni ▶ Art. 16 TUE: il Consiglio si riunisce in varie formazioni il cui elenco è adottato con una decisione a maggioranza qualificata che stabilisce: • l’elenco delle formazioni • la presidenza delle formazioni ▶ Sono previste sempre due formazioni: • Consiglio «affari generali», che assicura la coerenza dei lavori e prepara le riunioni del Consiglio • Consiglio «affari esteri», che elabora l’azione esterna Differenze Trattandosi di un’ istituzione composta di Stati, in cui ciascuno di essi dispone sovranamente del proprio voto, è lecito che il governo nazionale conferisca un mandato imperativo senza durata prestabilita ad un membro cheandrà a partecipare alla riunione del Consiglio, vincolandone il voto a precise e rigide istruzioni. Infatti , nell’equilibrio istituzionale dell’Unione, mentre la Commissione rappresenta il momento di sintesi dell’interesse dell’Unione considerato globalmente, il Consiglio è strutturato in modo tale da poter dar voce ai singoli interessi nazionali (FERRARI BRAVO). 3 Presidenza Art. 236 TFUE ▶ La presidenza è esercitata da rappresentanti degli Stati membri secondo un sistema di rotazione paritaria sulla base di una decisione del Consiglio europeo adottata a maggioranza qualificata Decisione del Consiglio europeo n. 2009/881 del 1° dicembre ▶ Gruppo predeterminato di tre Stati per un periodo di 18 mesi alla presidenza • ciascun membro esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio ad eccezione di quella affari esteri per un periodo di sei mesi Compiti ▶ Rappresenta il Consiglio in tutte le sedi ▶ Convoca il Consiglio ▶ Risponde alle interrogazioni del Parlamento ▶ Cura le relazioni internazionali dell’Unione 4 Funzioni del Consiglio Nozioni generali: le competenze attribuite al Consiglio investono tutti i settori di attività dell’Unione, in virtù del suo ruolo di rappresentante degli interessi degli Stati membri. Poteri decisionali ▶ Adozione di provvedimenti legislativi che sono, materia per materia, previsti dai trattati. Tale funzione è condivisa con il Parlamento europeo ▶ Approvazione del bilancio insieme al Parlamento ▶ Conclusione per conto dell’Unione di accordi con Stati terzi o organizzazioni internazionali dopo la chiusura dei negoziati condotti dalla Commissione Altre competenze ▶ Coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri ▶ Elaborazione della politica estera e di sicurezza comune sulla base degli orientamenti generali definiti dal Consiglio europeo 5 Funzionamento Sedi di lavoro: Bruxelles e Lussemburgo Organizzazione interna ▶ Organo ausiliario • CEOPR (Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri) ▶ Assistenza • segretariato generale e vice segretario generale COREPER ▶ Generalità: è un organo ausiliare, responsabile della preparazione del lavoro del Consiglio e dell’esecuzione dei compiti che il Consiglio gli assegna ▶ Istituzione: con il Trattato sulla fusione degli esecutivi del 1965 ▶ Composizione: rappresentanze diplomatiche ▶ Struttura • COREPER I (affari correnti, di procedura o tecnici) • COREPER II (affari di rilievo politico e relazioni esterne) COREPER ▶ Funzioni • coordinamento dei gruppi di lavoro • predisposizione dell’ordine del giorno delle riunioni del Consiglio • organizzazione di comitati permanenti per problemi specifici • adozione di decisioni di procedura Sistema di votazione ▶ All’unanimità: assenza di voti negativi e non convergenza di voti tutti positivi (per armonizzazione fiscale, ravvicinamento delle legislazioni nazionali, PESC, cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale e cittadinanza) ▶ A maggioranza semplice: è limitata solo ad alcune materie che riguardano per lo più provvedimenti procedurali; per calcolarla si prende in considerazione il numero dei membri che compongono il Consiglio ▶ A maggioranza qualificata: è la regola generale. Le votazioni avvengono con il sistema del voto ponderato, che attribuisce un valore diverso a ciascuno Stato a seconda della sua importanza demografica e politica all’interno dell’Unione. Viene attribuito un numero di voti più alto ai paesi demograficamente più importanti e proporzionalmente un numero inferiore agli altri paesi ▶ Protocollo sulle disposizioni transitorie (fino al 31 ottobre 2014) • le deliberazioni per le quali è prevista la proposta della Commissione sono valide se hanno ottenuto almeno 255 voti che esprimono il voto favorevole della maggioranza dei membri • negli altri casi le deliberazioni sono valide se hanno ottenuto almeno 255 voti che esprimono il voto favorevole di almeno due terzi dei membri ▶ Dall’1-11-2014 • doppia maggioranza — qualora il Consiglio deliberi a maggioranza qualificata, quest’ultima s’intende raggiunta con il 55% dei membri del Consiglio che comprendono il 65% della popolazione dell’Unione. È prevista la possibilità per un numero limitato di Stati, che deve includere almeno quattro membri del Consiglio (minoranza di blocco), di manifestare la loro opposizione perché la proposta sia respinta Sistema di votazione ▶ Dall’1-11-2014 • doppia maggioranza — qualora il Consiglio deliberi senza la proposta della Commissione o dell’Alto rappresentante dell’Unione, e a maggioranza qualificata, quest’ultima s’intende raggiunta con il 72% dei membri del Consiglio rappresentanti gli Stati membri che totalizzano almeno il 65% della popolazione dell’Unione ▶ Periodo transitorio • dal 1° novembre 2014 al 31 marzo 2017 in caso di votazione a maggioranza qualificata sarà permesso a ciascun membro del Consiglio di chiedere di procedere secondo il sistema di ponderazione dei voti tuttora applicabile (in vigore fino al 2014) • se un gruppo di membri del Consiglio manifesta l’intenzione di opporsi all’adozione di un atto a maggioranza qualificata il Consiglio discute la questione e si adopera per raggiungere entro un tempo ragionevole una soluzione soddisfacente. Tale gruppo, per costituire una minoranza di blocco, deve costituire almeno i tre quarti della popolazione o almeno i tre quarti del numero degli Stati membri. Si tratta del cd. compromesso di Ioannina ▶ Dall’1-4-1917 • diventerà obbligatoria la regola della doppia maggioranza e per costituire una minoranza di blocco occorrerà il 55% degli Stati membri o il 55% della popolazione In sintesi Il Consiglio è la principale istituzione decisionale dell’Unione: tale ruolo si traduce nell’adozione di atti legislativi, nella formazione e adozione del bilancio e nella conclusione di accordi con Stati terzi. Altre importanti funzioni consistono nel coordinare le politiche economiche generali degli Stati membri e nel definire e attuare la politica estera e di sicurezza comune. Essendo composto dai rappresentanti degli Stati membri, è espressione dei loro interessi e portatore delle volontà dei governi nazionali. Si riunisce in formazioni diverse in base alle questioni e politiche da trattare; due sono quelle cui l’art. 16 TUE fa esplicito riferimento: il Consiglio affari generali e il Consiglio affari esteri. note 1 Nomina - Composizione Composizione ▶ Un cittadino per Stato membro ▶ Dal 2014 un numero di membri pari ai due terzi del numero di Stati membri Osservazioni Il regime in vigore dal 2014, se da un lato ha trovato conforto in chi sosteneva che lo stesso consentirebbe un funzionamento più efficace della Commissione, rafforzando il suo carattere di indipendenza e collegialità, dall’altro non sembra però essere stato condiviso da alcuni Stati membri che si vedrebbero esclusi dalla composizione di tale istituzione. Di conseguenza, durante la riunione del Consiglio europeo dell’11-12 dicembre 2008 è stata adottata la dichiarazione secondo cui la Commissione, a partire dal 1° novembre 2014, continuerà a essere composta da un cittadino per Stato membro. Le stesse conclusioni sono state poi confermate nella riunione del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009. Nomina ▶ Il Consiglio europeo, tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, deliberando a maggioranzaqualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di Presidente della Commissione ▶ Il Parlamento europeo elegge tale candidato a maggioranza dei membri che lo compongono ▶ Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura ▶ Il Consiglio, di comune accordo con il Presidente eletto, adotta su proposta degli Stati membri l’elenco delle altre personalità che propone di nominare membri della Commissione ▶ Il Presidente, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli altri membri della Commissione sono soggetti, collettivamente, ad un voto di approvazione del Parlamento europeo ▶ La Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata Membri ▶ Nozioni generali: scelti in base a un sistema di rotazione paritaria ▶ Caratteristiche • scelti tra personalità che offrono tutte le garanzie d’indipendenza • il mandato è di 5 anni Membri ▶ Caratteristiche • nei loro confronti può essere adottata dal Parlamento una mozione di censura, provvedimento che comporta le dimissioni di tutti i membri ▶ Dimissioni • volontarie: atto scritto presentato al Consiglio e inviato al Presidente della Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri nel quale l’interessato dichiara di voler cessare ogni attività al servizio della Commissione • d’ufficio: dichiarate dalla Corte di giustizia su istanza del Consiglio o della Commissione quando un membro non risponda più alle condizioni necessarie all’esercizio delle sue funzioni o abbia commesso una colpa grave • collettive: sono contemplate dall’art. 246 TFUE ultimo comma quando si parla di dimissioni volontarie di tutti i membri della Commissione. I membri dimissionari rimangono in carica e continuano a curare gli affari di ordinaria amministrazione fino alla loro sostituzione Osservazioni Il sistema di rotazione paritaria poggia innanzitutto sul principio dell’assoluta parità tra gli Stati per quanto concerne la determinazione del periodo di permanenza dei loro cittadini in seno alla Commissione; di conseguenza lo scarto tra il numero totale dei mandati detenuto da cittadini di due Stati membri non può mai essere superiore a uno (art. 244 TFUE), volendo intendere con tale espressione la necessità per tutti gli Stati membri di avere a turno i loro cittadini come commissari. In secondo luogo la scelta dei commissari deve riflettere la molteplicità demografica e geografica degli Stati membri dell’Unione. La Commissione è un’istituzione formata da individui e non da rappresentanti degli Stati, e d agisce nell’esclusivo interesse dell’Unione per cui si dice che sia «snazionalizzata». Le volizioni dei singoli componenti della Commissione che concorrono a formare la volontà collegiale non sono, dunque, riferite agli Stati membri d’appartenenza, ma restano volizioni individuali e solo la volontà collegiale viene in rilievo divenendo così imputabile all’Unione nel suo complesso. 2 Il Presidente della Commissione e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Presidente ▶ Proposta alla carica • dal Consiglio europeo • approvata dal Parlamento a maggioranza dei membri che lo compongono ▶ Funzioni • definisce gli orientamenti della Commissione • decide l’organizzazione interna per assicurare la coerenza, l’efficacia e la collegialità • nomina i vicepresidenti tra i membri della Commissione • può richiedere le dimissioni di un membro della Commissione Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (art. 18 TUE) ▶ Nomina • dal Consiglio europeo • a maggioranza qualificata con l’accordo del Presidente della Commissione ▶ Ruoli • agisce in qualità di mandatario del Consiglio nella guida della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione • vicepresidente della Commissione europea 3 Attribuzioni e poteri della Commissione Attribuzioni ▶ Vigila sull’applicazione dei trattati o delle misure adottate dalle istituzioni in virtù dei trattati nonché sull’applicazione del diritto dell’Unione sotto il controllo della Corte di giustizia ▶ Dà esecuzione al bilancio e gestisce i programmi ▶ Svolge funzioni di coordinamento, di esecuzione e di gestione ▶ Assicura la rappresentanza esterna dell’Unione fatta eccezione per la politica estera e di sicurezza comune ▶ Avvia il processo di programmazione annuale e pluriennale per giungere ad accordi interistituzionali Funzioni ▶ Di proposta • la Commissione dispone di un potere di proposta di un atto legislativo che le spetta in via esclusiva e che rappresenta la condizione affinché il Consiglio e il Parlamento possano emanare atti vincolanti ▶ Esecutiva • Atti di esecuzione — atti esecutivi degli atti giuridicamente vincolanti dell’Unione • Atti delegati — un atto legislativo può delegare alla Commissione il potere di adottare atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano determinati elementi non essenziali dell’atto • Altre funzioni esecutive — esecuzione del bilancio — gestione dei programmi — coordinamento ▶ Di controllo • Vigila sull’applicazione dei trattati e del diritto dell’Unione ▶ Di rappresentanza • per atti compiuti nell’ambito del diritto interno UE • negoziazioni di accordi internazionali • relazioni internazionali Osservazioni Riguardo al controllo sulle competenze di esecuzione ai sensi del reg. UE n. 182/2011 del 16 febbraio 2011, «che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione», tale controllo viene esercitato attraverso le procedure di comitatologia, ossia impegnando la Commissione a presentare tutti i progetti di atti di esecuzione a comitati (attualmente circa 300) formati dai rappresentanti degli Stati membri. Il regolamento ora citato abroga la previgente dec. n. 1999/468/CE del 28 giugno 1999, con cui i comitati erano stati istituiti per la prima volta (per questo nota come decisione sulla comitatologia), e rende il meccanismo di controllo più semplice, efficiente, trasparente e pienamente conforme ai trattati. 4 Funzionamento Regolamento interno ▶ Adottato nel 2000 ▶ Modificato con Dec. n. 2011/737/UE del 9 novembre 2011 ▶ Stabilisce le linee essenziali delle modalità di lavoro dell’organo collegiale ▶ Stabilisce che le delibere sono adottate a maggioranza dei voti dei membri che compongono la Commissione Struttura interna ▶ Direzioni generali ▶ Servizi In sintesi La Commissione europea è il motore della politica dell’Unione, in quanto dotata, in via esclusiva, della funzione di iniziativa legislativa, ed è custode dei trattati, poiché vigila sul rispetto e l’applicazione tanto delle loro norme, quanto della legislazione derivata. Attualmente la Commissione è composta da un numero di membri pari al numero degli Stati dell’Unione; è un’istituzione formata da individui in quanto i suoi membri sono investiti del compito di perseguire gli interessi dell’Unione (e non del loro Stato di appartenenza) e rappresentano quest’ultima sia all’interno degli Stati membri che nelle relazioni esterne. In generale, è possibiledefinire la Commissione come istituzione: — esecutiva, in quanto le sue funzioni principali consistono nel gestire le politiche comuni e nell’assicurare l’applicazione dei trattati e delle fonti derivate; — indipendente, in quanto i commissari sono nominati a titolo individuale e non rappresentano né gli Stati da cui provengono, né alcun gruppo di interesse esterno all’Unione; — collegiale, per cui tutte le delibere vengono riferite sempre alla Commissione nel suo complesso; — a tempo pieno, che si riunisce almeno una volta alla settimana; ciò tra l’altro giustifica l’incompatibilità prevista per i membri della Commissione con qualsiasi altra carica. 1 Struttura Nozioni generali ▶ Con l’adozione del Trattato di Lisbona la Corte di giustizia dell’Unione europea è concepita come un’istituzione a carattere unitario comprensiva al suo interno dei seguenti organi: • Corte di giustizia • Tribunale • Tribunali specializzati Differenze La Corte di giustizia UE si distingue da altri organi giurisdizionali internazionali sotto diversi profili: — in primo luogo perché possono adire la Corte non soltanto gli Stati membri (come di regola avviene per i tribunali internazionali), ma anche le istituzioni dell’Unione, nonché le persone fisiche e giuridiche a determinate condizioni; — in secondo luogo perché tutte le controversie nascono e sono risolte nell’ambito del diritto dell’Unione; — in terzo luogo perché la giurisdizione della Corte è obbligatoria e le sue competenze sono ampie e differenziate. 2 La Corte di giustizia 2.1 • Composizione e funzionamento Membri ▶ Numero: 1 giudice per ogni Stato membro e 8 avvocati generali ▶ Nomina: di comune accordo dai governi degli Stati membri previa consultazione di un Comitato speciale ▶ Requisiti: indipendenza, giureconsulti di notoria competenza ▶ Durata del mandato: 6 anni, rinnovabile. Ogni 3 anni si procede ad un rinnovo parziale (riguarda alternativamente 14 e 13 giudici e ogni volta 4 avvocati generali) Osservazioni Il Comitato (cd. Comitato di valutazione) è composto da sette personalità, scelte fra ex membri della Corte di giustizia e del Tribunale, membri dei massimi organi giurisdizionali nazionali e giuristi di notoria competenza uno dei quali è proposto dal Parlamento europeo. Le regole di funzionamento e la designazione dei membri sono state adottate con Dec. n. 2010/124 del Consiglio del 25 febbraio 2010, ai sensi della quale i membri sono designati per un periodo di quattro anni e il mandato può essere rinnovato una sola volta. La Presidenza è attribuita ad uno dei suoi membri e designata dal Consiglio, il che, oltre a garantire il Segretariato generale del Comitato, fornisce il sostegno amministrativo per tutte le attività del Comitato. Organizzazione interna ▶ Nomina del Presidente e del Vicepresidente: ogni 3 anni dalla Corte ▶ Nomina del Cancelliere: a scrutinio segreto dalla Corte subito dopo ogni rinnovo parziale dei giudici. È nominato Cancelliere chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti ▶ Svolgimento dei lavori: costituzione di sezioni (composte da 3 e 5 giudici) o di una grande sezione (composta da 15 giudici) ▶ Sede di lavoro: Lussemburgo Procedura ▶ 2 Fasi: una fase scritta con scambio di memorie fra le parti e una fase orale con relazione del giudice relatore ▶ Le udienze della Corte sono di regola pubbliche. Le deliberazioni sono e restano segrete ▶ Le sentenze sono firmate dal Presidente e dal Cancelliere, devono essere motivate e lette in pubblica udienza; hanno efficacia vincolante per le parti in causa e forza esecutiva all’interno degli Stati membri alle condizioni fissate dall’art. 299 TFUE per le decisioni comportanti obblighi pecuniari a carico dei privati 2.2 • Competenze Nozioni generali: assicurare il rispetto del diritto dell’Unione attraverso il controllo giurisdizionale degli atti e dei comportamenti delle istituzioni nonché attraverso l’interpretazione del diritto dell’Unione. Principali attribuzioni ▶ Esame dei ricorsi in tema di inadempimento degli Stati (artt. 258- 260 TFUE) ▶ Controllo sulla legittimità degli atti dell’Unione (artt. 263-264 TFUE) ▶ Controllo sul comportamento omissivo delle istituzioni (art. 265 TFUE) ▶ Competenza a pronunciarsi in via pregiudiziale sull’interpretazione dei trattati e sulla validità e sull’interpretazione degli atti delle istituzioni e degli altri organi dell’Unione (art. 267 TFUE) ▶ Esame dei ricorsi per il risarcimento dei danni derivanti da responsabilità extracontrattuale dell’Unione (artt. 268 e 340 TFUE) Osservazioni Di grande importanza è la considerazione che alla Corte è assegnata una funzione particolare: quella di assicurare un’unità di giurisprudenza e d’interpretazione, necessario presupposto per un’integrazione effettiva. Tale principio è stato per anni garantito attraverso l’istituzione di un solo organo giurisdizionale ed è sembrato vacillare allorché è stata istituita una giurisdizione, ossia il Tribunale competente a conoscere in primo grado alcune categorie di ricorsi, che si è andata ad affiancare alla Corte di giustizia. Tuttavia l’unicità di giurisdizione resta un principio cardine, dal momento che nello svolgimento delle sue principali attribuzioni la Corte di giustizia resta giudice di appello e, in altre ipotesi, mantiene una giurisdizione esclusiva. L’esigenza di assicurare il rispetto del diritto si è tradotta in una multiformità di competenze della Corte, riflesso della multiformità dell’azione dell’Unione (TIZZANO). 3 Il Tribunale Nozioni generali ▶ Giurisdizione di primo grado. È stato istituito con Dec. n. 591 del Consiglio del 24 ottobre 1988 per far fronte al progressivo aumento del carico di lavoro della Corte di giustizia; con il Trattato di Nizza ha ricevuto uno status giurisdizionale pieno ▶ Trattato di Lisbona: con tale Trattato è stato riconfermato quanto già disciplinato a Nizza ▶ Art. 265 TFUE: il Tribunale è competente a conoscere in primo grado alcune categorie di ricorsi ad eccezione di quelle attribuite a un tribunale specializzato e di quelle che lo Statuto riserva alla Corte di giustizia Composizione ▶ Numero dei membri: 27 giudici (art. 48 Statuto) ▶ Nomina dei membri: di comune accordo dai governi degli Stati membri previa consultazione del Comitato di valutazione ▶ Durata del mandato: 6 anni, rinnovabile Funzionamento ▶ Sedute: in sezioni composte di 3 o 5 giudici. Può riunirsi in grande sezione composta da 13 giudici ▶ Seduta plenaria: nei casi previsti dal regolamento di procedura ▶ Giudice unico: nei casi previsti dal regolamento di procedura ▶ Sede di lavoro: Lussemburgo ▶ Procedura: analoga a quella prevista davanti alla Corte. Per la decisione della causa è necessario un quorum di 3 giudici, quando il Tribunale è riunito in sezione, di 9 in adunanza plenaria. Alle deliberazioni partecipano solo i giudici intervenuti in udienza ▶ Decisioni del Tribunale: possibilità d’impugnazione dinanzi alla Corte di giustizia per i soli motivi di diritto e alle condizioni ed entro i limiti previsti dallo Statuto Osservazioni I membri del Tribunale, per tutta la durata del loro incarico, sono soggetti alle medesime obbligazioni e beneficiano delle stesse garanzie, privilegi ed immunità dei membri della Corte. È indispensabile che essi posseggano, come richiesto per i membri della Corte, la capacità per l’esercizio delle più alte funzioni giudiziarie (art. 254 TFUE). Funzione giurisdizionale ▶ Soggetti che possono presentare ricorso • persone fisicheo giuridiche ▶ Ricorsi • di annullamento (art. 263 TFUE) • per carenza (art. 265 TFUE) • per risarcimento dei danni derivanti da responsabilità extracontrattuale dell’Unione (artt. 268 e 340 TFUE) • riguardanti controversie tra l’Unione e i suoi agenti (art. 270 TFUE) • presentati in virtù di una clausola compromissoria (art. 272 TFUE) Osservazioni Il Tribunale è competente anche per quei ricorsi diretti rientranti nell’ambito dei contenziosi speciali, vale a dire quelli attribuiti ai Tribunali specializzati (art. 256, par. 2, TFUE), fungendo in tal caso da giudice d’appello. Con una modifica introdotta dal Trattato di Nizza e riconfermata, in seguito, dal Trattato di Lisbona è stata attribuita al Tribunale anche la competenza a conoscere delle questioni pregiudiziali in materie specifiche determinate dallo Statuto (art. 256, par. 3 TFUE). 4 I Tribunali specializzati Disciplina generale ▶ Natura giuridica: sono organismi incaricati di conoscere in primo grado di alcune categorie di ricorsi proposti in materie specifiche, determinate dallo Statuto della Corte di giustizia dell’Unione europea ▶ Istituzione: spetta al Parlamento e al Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria Tribunale della funzione pubblica ▶ Istituzione • Dec. n. 2004/752/CE del 2 novembre 2004 ▶ Funzioni: statuire in merito al contenzioso del pubblico impiego ▶ Strutture • sette giudici nominati dal Consiglio per sette anni • Presidente • si riunisce in sezioni composte di tre giudici In sintesi Con il Trattato di Lisbona la Corte di giustizia ha assunto la nuova denominazione di Corte di giustizia dell’Unione europea, e si caratterizza attualmente come istituzione unitaria comprendente al suo interno tre organi giurisdizionali: la Corte di giustizia, il Tribunale e i Tribunali specializzati . Ha sede a Lussemburgo ed è composta da un giudice per ogni Stato membro, a cui si aggiungono gli avvocati generali. La Corte si pronuncia, conformemente ai trattati: — sui ricorsi presentati da uno Stato membro, da un’istituzione o da una persona fisica o giuridica; — in via pregiudiziale, su richiesta delle giurisdizioni nazionali, sull’interpretazione del diritto dell’Unione o sulla validità degli atti adottati dalle istituzioni; — negli altri casi previsti dai trattati. Art. 13, par. 1 TUE ▶ Istituzione UE con una personalità giuridica distinta da quella dell’Unione ▶ Conduce assieme alle banche centrali nazionali la politica monetaria dell’Unione e ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione dell’euro ▶ SEBC • Banca centrale europea • banche centrali nazionali Osservazioni La personalità giuridica separata dall’Unione trova conferma nell’art. 340, par. 2 TFUE, dove si legge anche una responsabilità propria della BCE: «la Banca centrale europea deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni al diritto degli Stati membri, i danni cagionati da essa stessa o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni». Come stabilito dall’art. 343 TFUE la BCE, al pari dell’Unione europea, gode sul territorio degli Stati membri delle immunità e dei privilegi necessari all’assolvimento dei suoi compiti, alle condizioni definite dal Protocollo dell’8 aprile 1965 sui privilegi e sulle immunità dell’Unione europea. Composizione ▶ Consiglio direttivo • organo decisionale • adotta gli indirizzi e prende le decisioni necessarie per l’assolvimento dei compiti della BCE • formula la politica monetaria dell’Unione ▶ Comitato esecutivo • attua la politica monetaria secondo le decisioni e gli indirizzi stabiliti dal Consiglio direttivo • è responsabile della gestione degli affari correnti della BCE ▶ Consiglio generale • organo di governo a carattere transitorio • sarà operativo finché vi saranno Stati membri dell’UE che non aderiscono alla moneta unica • rafforza la cooperazione tra le banche centrali nazionali • rafforza il coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri • sorveglia il funzionamento del meccanismo di cambio • procede a consultazioni su questioni che rientrano nelle competenze delle banche centrali nazionali Attribuzioni ▶ La Banca centrale europea è responsabile della moneta unica e il suo compito è preservarne il potere di acquisto ▶ Funzioni fondamentali • definire e attuare la politica monetaria dell’Unione • svolgere le operazioni sui cambi • detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri • promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento ▶ Funzione consultiva • in merito a qualsiasi proposta di atto dell’Unione • sui progetti di disposizioni legislative • pareri da sottoporre alle istituzioni, organi e organismi dell’Unione o alle autorità nazionali su questioni che rientrano nelle sue competenze Misure ▶ Regolamenti ▶ Ammende o penalità di mora alle imprese In sintesi Istituita dal Trattato di Maastricht allo scopo di gestire la politica monetaria, con la riforma apportata dal Trattato di Lisbona la Banca centrale europea è stata pienamente inserita nel quadro istituzionale dell’Unione europea (è, infatti, citata all’art. 13 TUE). Dotata di personalità giuridica, essa ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione dell’euro. 1 Nozione e composizione Nozione: istituzione che verifica le finanze dell’Unione (art. 13 TUE). Composizione ▶ Numero dei membri: un cittadino di ciascuno Stato membro ▶ Nomina: da parte del Consiglio in base ad un elenco di candidati presentato da ciascuno Stato membro. Il Consiglio delibera, previa consultazione del Parlamento, a maggioranza qualificata (art. 286 TFUE) ▶ Durata del mandato: 6 anni ▶ Requisiti: professionalità e indipendenza; aver fatto parte, nei rispettivi paesi, delle istituzioni di controllo esterno 2 Competenze Controllo ▶ È un controllo generale in base al quale si esaminano i conti di tutte le entrate e le spese dell’Unione, nonché di ogni organismo creato dalla stessa ▶ Natura • formale o di legittimità: diretto a verificare la correttezza e la regolarità della gestione finanziaria • di merito: diretto ad accertare la sana gestione finanziaria verificandone: — l’efficacia: capacità dell’amministrazione dell’Unione di fissare degli obiettivi e raggiungerli — l’economicità: gestione razionale del personale e dei materiali — l’efficienza: capacità di produrre ottimi risultati con una determinata quantità di risorse o conseguire obiettivi predeterminati con una minima base di risorse ▶ Oggetto • il controllo è effettuato sul bilancio (maggiore documento contabile UE). Si esplica attraverso: — l’elaborazione di una relazione inerente all’esecuzione del bilancio e ai Fondi europei di sviluppo — ispezioni da effettuare presso i locali delle istituzioni e di qualsiasi organismo dell’Unione e presso gli Stati membri Potere consultivo ▶ Obbligatorio: nell’adozione dei regolamenti finanziari relativi alla formazione e all’esecuzione del bilancio nonché alla responsabilità degli agenti finanziari ▶ Facoltativo: ogni qualvolta una delle istituzioni dell’Unione richiede il parere della Corte dei conti 3 Finanziamento dell’Unione Principio di autonomia finanziaria ▶ Diritto dell’Unione di disporre di risorse proprie ▶Diritto dell’Unione di regolare il gettito per finanziare integralmente il bilancio (autonomia di bilancio) Differenze L’attuale sistema sancisce il principio di autonomia finanziaria, in quanto l’Unione, a differenza delle altre organizzazioni internazionali, non dipende dai contributi degli Stati membri, ma dispone di finanze autonome. Risorse proprie ▶ Prelievi riscossi sulle importazioni di prodotti agricoli ▶ Dazi doganali, ossia quelli della tariffa doganale comune e gli altri diritti fissati dall’Unione sugli scambi con i paesi non membri ▶ Proventi dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), ottenuti mediante prelievo di un’aliquota massima dello 0,50% e attualmente pari allo 0,30% ▶ Una quarta risorsa che consiste in contributi versati dagli Stati membri nell’ipotesi in cui le precedenti risorse non risultassero sufficienti a garantire la copertura del bilancio dell’Unione. Tali contributi vengono calcolati in percentuale sul prodotto nazionale lordo dei singoli Stati membri mediante l’applicazione di un’aliquota che è fissata per il periodo 2007-2013 all’1,24% 4 Bilancio dell’Unione 4.1 • Principi fondamentali Nozioni generali: i principi fondamentali del bilancio sono contenuti nell’art. 310 TFUE e nel regolamento finanziario n. 966/2012 del 25 ottobre 2012. Principi fondamentali ▶ Unità e verità di bilancio: il bilancio prevede a autorizza tutte le entrate e le spese ritenute necessarie ▶ Annualità: il riferimento di tutte le operazioni si deve rapportare ad un arco temporale determinato, l’esercizio finanziario ▶ Pareggio: entrate e stanziamenti di pagamento devono risultare in pareggio ▶ Unità di conto: il bilancio è formato in euro ▶ Universalità: non vi è compensazione tra entrate e spese, viene indicato solo il relativo saldo ▶ Specializzazione: si prevede da un lato uno stato generale delle entrate e dall’altro uno stato delle entrate e delle spese ▶ Sana gestione finanziaria: implica che gli stanziamenti del bilancio devono essere utilizzati secondo principi di economia, efficacia ed efficienza ▶ Trasparenza: il bilancio è oggetto di rendiconto e inoltre è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 4.2 • Approvazione Generalità: la procedura di approvazione del bilancio è molto complessa e vi partecipano diverse istituzioni. Quelle maggiormente coinvolte sono, congiuntamente, il Parlamento ed il Consiglio mediante una procedura legislativa speciale prevista dall’art. 314 TFUE. Spese dell’Unione ▶ Devono essere circoscritte nei limiti dei proventi derivanti dalle risorse proprie nel rispetto del quadro finanziario pluriennale Procedura ▶ 1ª Fase • il progetto di bilancio è definito dal Consiglio sulla scorta di un progetto preliminare elaborato dalla Commissione in base agli stati di previsione ad essa comunicati da tutte le istituzioni Entro il 1° ottobre dell’anno precedente l’esercizio finanziario (che coincide con l’anno solare) cui il bilancio si riferisce, il Consiglio, con deliberazione a maggioranza qualificata, trasmette tale prospetto al Parlamento europeo • il Parlamento (entro 42 giorni) — può approvare il bilancio, non apportare emendamenti e non proporre modificazioni: in tal caso il bilancio viene adottato — può, deliberando a maggioranza dei suoi membri, apportare emendamenti al progetto di bilancio — se non delibera, il bilancio si considera adottato ▶ Comitato di conciliazione • nel caso di emendamenti il Presidente del Parlamento e il Presidente del Consiglio convocano il Comitato di conciliazione Highlight • il Comitato di conciliazione ha il compito di giungere sulla base delle posizioni del Parlamento e del Consiglio ad un accordo su un progetto comune entro un termine di 21 giorni • se il Comitato non raggiunge alcun accordo la Commissione dovrà sottoporre un nuovo progetto di bilancio ▶ 2ª Fase • si instaura se il Comitato giunge ad un accordo su un progetto comune • il Parlamento e il Consiglio dispongono di un termine di 14 giorni per approvare il progetto — il bilancio si considera adottato se il Parlamento e il Consiglio approvano il progetto o non riescono a deliberare — la Commissione deve sottoporre un nuovo progetto di bilancio se il Parlamento e il Consiglio respingono il proprio progetto comune o il Parlamento lo respinge e il Consiglio lo approva — se il Parlamento approva il progetto comune e il Consiglio lo respinge il Parlamento può entro 14 giorni decidere di confermare tutti gli emendamenti della 1ª fase. Se un emendamento del Parlamento non viene confermato è mantenuta la posizione in seno al Comitato di conciliazione e su questa base il bilancio si considera definitivamente adottato ▶ Una volta che la procedura sia stata espletata: • il Presidente del Parlamento europeo consta che il bilancio è adottato • la Commissione dà esecuzione al bilancio Osservazioni In caso di mancata approvazione del bilancio si adotta il regime dei dodicesimi provvisori, che consente di procedere comunque all’erogazione delle spese necessarie per le istituzioni prendendo come parametro di riferimento l’ultimo bilancio regolarmente approvato. Tali spese, considerate mensilmente, saranno sottoposte ad un duplice ordine di limiti. Esse, infatti, non potranno eccedere la soglia di un dodicesimo dei crediti regolarmente aperti nel bilancio dell’esercizio precedente, né quella di un dodicesimo dell’importo complessivo dei crediti risultanti dal progetto di bilancio elaborato con riferimento all’esercizio in corso. 5 Lotta alle frodi Introduzione ▶ Frodi: irregolarità commesse ai danni degli interessi finanziari dell’Unione ▶ Base giuridica: art. 325 TFUE, che comporta l’ obbligo per gli Stati membri di adottare anche per gli interessi finanziari dell’Unione le stesse misure che adottano per combattere le frodi che ledono i propri interessi finanziari Osservazioni L’assimilazione delle frodi dell’Unione a quelle nazionali si giustifica tenendo in considerazione che: — il compito di reperire le risorse finanziarie dell’Unione è comunque attribuito ai singoli Stati membri (che poi le riversano sul bilancio dell’Unione); l’onere di provvedere alla riscossione comporta un parallelo obbligo di adoperarsi affinché vi sia una efficace azione di repressione di tutte le possibili frodi; — gli interessi finanziari dell’Unione non possono essere distinti da quelli degli Stati membri. In ultima analisi, infatti, tutti i mancati introiti dell’Unione si riflettono in maggiori oneri a carico dei singoli Stati membri che sono comunque tenuti ad integrare il bilancio dell’Unione. Art. 325, comma 2 ▶ Principio di assimilazione • obbligo di combattere le frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione con gli stessi strumenti che vengono adottati per combattere le frodi a livello nazionale ▶ Provvedimenti UE • Reg. n. 2988/95 relativo alla protezione degli interessi finanziari dell’Unione europea in tutti i settori • Reg. n. 2185/96 relativo ai controlli e alle verifiche sul posto effettuati dalla Commissione Convenzioni Highlight ▶ Convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione (26 luglio 1995) • azione od omissione riguardante: — l’utilizzo o la presentazione di documenti falsi o incompleti cui consegue il percepimento illecito di fondi — la mancata comunicazione di un’informazione — il dirottamento di fondi per fini diversi da quelli per cui essi sono stati inizialmente concessi OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode) ▶ Nozione: organismocreato per intensificare la lotta contro gli atti fraudolenti, la corruzione e ogni altra forma di attività illegale ▶ Istituzione: con Dec. n. 352 della Commissione del 28 aprile 1999 ▶ Competenze • indagini amministrative esterne (negli Stati membri) • indagini amministrative all’interno delle istituzioni e degli organismi ▶ Obiettivi • intensificare la lotta contro le frodi e qualsiasi attività illecita • ricercare fatti gravi connessi con l’esercizio di attività professionali incompatibili con gli obblighi dei funzionari degli agenti dell’Unione In sintesi Il Trattato di Bruxelles del 22 luglio 1975 ha dato vita ad un nuovo organo di controllo sulla gestione finanziaria della Comunità: la Corte dei conti, insediata a Lussemburgo nel 1977 e poi elevata al rango di istituzione dall’art. 7 del previgente TCE. Dopo la riforma di Lisbona essa continua a far parte della struttura istituzionale dell’Unione (è menzionata, infatti, all’art. 13 TUE), mentre la sua composizione e le sue competenze sono disciplinate agli artt. 285-287 TFUE. La Corte è composta da un cittadino di ciascuno Stato membro; ad essa è stata attribuita una competenza di controllo generale: esamina, in base all’art. 287 TFUE, i conti di tutte le entrate e le spese dell’Unione, nonché di ogni organo o organismo creato dalla stessa, a meno che l’atto costitutivo non escluda espressamente tale riesame. Per lo più si tratta di un controllo formale di legittimità, ossia un controllo diretto a verificare la correttezza e la regolarità della gestione finanziaria. Questa istituzione svolge un ruolo determinante nei riguardi di quello che è il maggiore documento contabile: il bilancio dell’Unione. È il documento approvato dalle istituzioni che contiene l’elenco di tutte le spese e le risorse a disposizione dell’Unione. La riscossione delle entrate che costituiscono le risorse proprie dell’Unione è di competenza degli Stati membri, che versano poi le somme percepite all’Unione; anche per ciò che concerne le erogazioni, l’Unione si serve di intermediari nazionali. Questo sistema di riscossione ed erogazione ha prodotto, nel corso degli anni, un notevole aumento delle frodi ai danni del bilancio europeo. 1 Comitato economico e sociale europeo (CESE) Struttura interna e funzioni (artt. 300-304 TFUE) ▶ Caratteristiche: organo che esercita le sue funzioni in piena indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione ▶ Composizione: 344 membri rappresentanti delle varie componenti di carattere economico e sociale della società civile organizzata (produttori, agricoltori, commercianti, artigiani, libere professioni, consumatori) ▶ Nomina dei membri: ad opera del Consiglio, che previa consultazione della Commissione delibera adottando l’elenco dei membri redatto sulla base delle proposte presentate da ciascuno Stato membro ▶ Mandato: 5 anni rinnovabile ▶ Funzione: consultiva (obbligatoria o facoltativa) nei riguardi del Parlamento, del Consiglio e della Commissione, che si concreta nell’emanazione di pareri tecnici mai vincolanti. Il Comitato formula anche pareri di propria iniziativa 2 Comitato delle Regioni Struttura interna e funzioni ▶ Caratteristiche: organo che esercita le sue funzioni in piena indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione ▶ Composizione: 344 membri rappresentanti delle collettività regionali e locali, titolari di un mandato elettorale oppure politicamente responsabili dinanzi ad un’assemblea eletta ▶ Nomina dei membri: ad opera del Consiglio, che delibera adottando l’elenco redatto in precedenza sulla base delle proposte presentate da ciascuno Stato membro ▶ Mandato: 5 anni rinnovabile ▶ Funzione: consultiva • emanazione di un parere mai vincolante per lo più nei confronti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento • consultazione facoltativa: quando le istituzioni lo ritengono opportuno • consultazione obbligatoria: quando è richiesta da Consiglio o Commissione, nei casi previsti dai trattati Osservazioni Il Comitato delle Regioni ha una posizione di rilievo in quanto non coopera solo all’attività del Parlamento, del Consiglio e della Commissione, ma è l’organo consultivo di tutte le istituzioni dell’Unione. Se è vero che il parere emanato non ha efficacia vincolante e che è previsto un meccanismo automatico che legittima le istituzioni a prescindere dall’acquisizione del parere stesso in caso di inerzia, non è men vero che il Comitato si va ritagliando una propria dimensione nell’esperienza dell’Unione, sulla scia della tendenza evoluzionistica in senso locale della rappresentatività dell’Unione. 3 Banca europea per gli investimenti (BEI) Natura giuridica e compiti ▶ Disciplinata dagli artt. 308-309 TFUE; è nello stesso tempo un organismo dell’Unione e una banca ▶ Istituita con il Protocollo del 25 marzo 1957 ▶ Compito principale: concedere prestiti ai settori pubblico e privato per finanziare progetti d’interesse comune agli Stati membri mirando soprattutto a sollevare le regioni meno sviluppate ▶ Obiettivo: contribuire, facendo appello al mercato di capitali e alle proprie risorse, allo sviluppo equilibrato dell’Unione Osservazioni La BEI ha una propria personalità giuridica distinta da quella dell’Unione; dispone di risorse proprie, di un proprio bilancio, di organi di amministrazione e di gestione propri. Di conseguenza si presenta come un’organizzazione autonoma, seppure funzionalmente collegata con l’Unione, piuttosto che come un’istituzione vera e propria dell’Unione medesima. Ciò non toglie che la Banca operi unicamente nell’interesse dell’Unione e non si distingua – sotto il profilo degli scopi dell’attività svolta – dalle istituzioni dell’Unione. Prestiti ▶ Sono diretti a finanziare i progetti concessi sia ai governi che a singole imprese pubbliche o private ▶ Fonte: risorse proprie oppure ottenute facendo appello al mercato di capitali Osservazioni In linea di principio i prestiti diretti a finanziare i progetti devono riguardare programmi di investimenti da effettuare nei territori europei degli Stati membri. Tuttavia, con deroga deliberata all’unanimità dal Consiglio dei governatori, la Banca può concedere crediti per progetti da attuarsi in tutto o in parte al di fuori dei territori europei degli Stati membri. Organi ▶ Consiglio dei governatori, che esercita una funzione di indirizzo, deliberativa e di controllo ▶ Consiglio di amministrazione, con competenza nella gestione ordinaria dell’attività finanziaria ▶ Comitato direttivo, che cura l’attività di ordinaria amministrazione ▶ Comitato di verifica, con funzioni di controllo ed esame di bilancio 4 Altri Comitati consultivi Competenze ▶ Fornire pareri alla Commissione in materia di: • trasporti • economia e finanza • occupazione • gestione del Fondo sociale europeo • politica commerciale • protezione sociale 5 Agenzie Natura giuridica e funzioni ▶ Organismi di diritto pubblico di varia denominazione (Centri, Fondazioni, Uffici e Osservatori) istituiti con atti di diritto derivato e dotati di personalità giuridica e di autonomia finanziaria e di bilancio ▶ Compito principale: fornire informazioni di natura tecnica agli Stati membri e alle parti private interessate Organi ▶ Consiglio di amministrazione ▶ Direttore generale ▶ Comitato scientifico e tecnico Tipologie ▶ Agenzie che concorrono al funzionamento del mercato interno ▶ Osservatori ▶Agenzie che hanno il compito di promuovere il dialogo sociale a livello europeo ▶ Agenzie che realizzano programmi per l’Unione europea nel rispettivo campo di competenza ▶ Agenzie istituite per svolgere funzioni nell’ambito della politica di sicurezza e difesa comune Agenzie esecutive ▶ Caratteristiche: organismi ai quali la Commissione può affidare sotto il proprio controllo compiti relativi alla gestione dei programmi dell’Unione. Hanno durata determinata ▶ Compiti • gestione di tutte le fasi di un progetto (o parti di esse) • adozione degli atti di esecuzione finanziaria • raccolta, analisi e trasmissione delle informazioni alla Commissione ▶ Sede • sede della Commissione (Bruxelles o Lussemburgo) ▶ Operative • Agenzia esecutiva della sanità pubblica • Agenzia esecutiva del Consiglio europeo della ricerca (CER) Agenzie esecutive ▶ Operative • Agenzia esecutiva per la competitività e l’innovazione • Agenzia esecutiva per la rete transeuropea di trasporto • Agenzia esecutiva per la ricerca • Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura Differenze Le agenzie esecutive si distinguono dalle altre agenzie europee perché non sono soggetti giuridici indipendenti, ma organismi istituiti ai sensi del Reg. CE n. 58/2003 e formalmente considerati come Direzioni generali della Commissione a cui quest’ultima può affidare, sotto il proprio controllo e la propria responsabilità, compiti relativi alla gestione dei programmi dell’Unione. Le agenzie esecutive hanno una durata determinata e devono essere ubicate nella sede della Commissione (Bruxelles o Lussemburgo). In sintesi L’architettura dell’Unione europea è completata da una serie di organi, organismi, agenzie e servizi interistituzionali che partecipano a vario titolo alla definizione e attuazione delle politiche dell’Unione; tra questi: — il Comitato delle Regioni, il Consiglio economico e sociale e altri comitati previsti dai trattati istitutivi, i quali assistono le istituzioni nell’esercizio delle loro funzioni, svolgendo competenze consultive che si traducono nell’emanazione di pareri mai vincolanti; — la Banca europea degli investimenti, organismo con una propria personalità giuridica distinta da quella dell’Unione europea, il cui ruolo principale è concedere prestiti contribuendo allo sviluppo equilibrato dell’Unione; — le agenzie decentrate dell’Unione, organismi anch’essi dotati di personalità giuridica, autonomia finanziaria e di bilancio che hanno lo scopo di fornire agli Stati e alle parti private interessate tutte le informazioni di natura tecnica a loro necessarie. PARTE TERZA LA LEGISLAZIONE DEL’UNIONE E LE PROCEDURE DECISIONALI Capitolo 1: Fonti primarie 1 Introduzione • 2 Diritto originario • 3 Tutela dei diritti fondamentali • 4 Revisione dei trattati Capitolo 2: Diritto derivato 1 Atti giuridici dell’Unione • 2 Atti atipici • 3 Qualità della legislazione dell’Unione Capitolo 3: Adozione degli atti dell’Unione 1 Introduzione • 2 Procedure Capitolo 4: La tutela giurisdizionale 1 Giurisdizione contenziosa • 2 Giurisdizione non contenziosa 1 Introduzione Sistema giuridico dell’UE ▶ È costituito dall’insieme di norme che regolano l’organizzazione e lo sviluppo dell’Unione europea e i rapporti tra questa e gli Stati membri Classificazione delle fonti ▶ Fonti di primo grado, vale a dire il diritto originario ▶ Fonti di secondo grado, vale a dire tutti gli atti di diritto derivato ▶ Fonti di terzo grado, costituite dai regolamenti della Commissione di attuazione degli atti del Consiglio Differenze Diversamente da altre organizzazioni internazionali l’ordinamento giuridico dell’Unione risulta completamente autonomo rispetto a quelli degli Stati membri. Con la sentenza 6/64 (Costa c. Enel), la Corte ha esplicitamente affermato: «A differenza dei comuni trattati internazionali, il Trattato CEE ha istituito un proprio ordinamento giuridico, integrato nell’ordinamento giuridico degli Stati membri all’atto dell’entrata in vigore del Trattato e che i giudici nazionali sono tenuti ad osservare. Istituendo una Comunità senza limiti di durata, dotata di propri organi, di personalità, di capacità giuridica, di capacità di rappresentanza sul piano internazionale, ed in ispecie di poteri effettivi provenienti da una limitazione di competenza o da un trasferimento di attribuzioni degli Stati alla Comunità, questi hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato quindi un complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi». 2 Diritto originario Nozione: è costituito dall’insieme delle norme che formano il quadro giuridico costituzionale dell’Unione. Classificazione ▶ Diritto scritto: i trattati istitutivi, i successivi atti di modifica e gli atti di diritto derivato ▶ Diritto non scritto: principi generali di diritto individuati dalla Corte di giustizia dell’Unione europea Diritto scritto ▶ Trattati istitutivi • Atto costitutivo CECA: firmato il 18 aprile 1951, entrato in vigore il 23 luglio 1952 e scaduto il 23 luglio 2002 • Atti costitutivi CEE ed EURATOM: firmati a Roma il 25 maggio 1957 ed entrati in vigore il 1° gennaio 1958 • Trattato istitutivo dell’Unione europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993 Diritto scritto ▶ Atti modificativi delle disposizioni originarie • Trattato sulla fusione degli esecutivi,8 aprile 1965: abrogato dal Trattato di Amsterdam che ne ha conservato però le disposizioni principali; ha istituito un Consiglio unico e una Commissione unica per tutte e tre le Comunità • Decisione del Consiglio 21 aprile 1970: ha instaurato il regime di risorse proprie della Comunità • Trattato di Lussemburgo, 22 aprile 1970 e successivo Trattato di Bruxelles, 22 luglio 1975: hanno conferito al Parlamento europeo nuove competenze in materia di bilancio • Decisione 20 settembre 1976: ha introdotto l’elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto • Atto unico europeo, 28 febbraio 1986: l’obiettivo principale è consistito nell’instaurazione progressiva del mercato interno nel quale è assicurata la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali • Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992 (e Protocolli allegati): stabilisce la nuova architettura dell’Europa fondata su tre pilastri: Trattati istitutivi delle Comunità europee; politica estera e di sicurezza comune; cooperazione in materia di giustizia e affari interni • Trattato di Amsterdam, 2 ottobre 1997 : ha ulteriormente modificato i Trattati istitutivi apportando modifiche alle procedure decisionali e comunitarizzando alcuni settori • Trattato di Nizza, 26 febbraio 2001: ha apportato modifiche soprattutto di carattere istituzionale in vista del futuro allargamento dell’Unione • Trattato di Lisbona, 13 dicembre 2007: ha modificato il TCE in TFUE e il TUE, facendo venir meno la distinzione tra Comunità europea e Unione europea • i vari trattati di adesione dei nuovi Stati membri Diritto non scritto ▶ Natura • principi generali individuati dalla Corte di giustizia nella sua funzione di assicurare la corretta applicazione ed interpretazione delle norme europee ▶ Distinzione • principi generali di diritto mutuati dai sistemi giuridici — certezza del diritto — proporzionalità dell’azione amministrativa — forza maggiore — affidamento dei terzi in buona fede • principi generali propri del diritto UE — uguaglianza— solidarietà — primato del diritto UE — mutuo riconoscimento — diretta applicabilità — equilibrio istituzionale — efficacia diretta — effetto utile delle norme europee Le fonti del diritto dell’Unione europea 3 Tutela dei diritti fondamentali 3.1 • Evoluzione storica Trattati istitutivi Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight Highlight ▶ I trattati delle Comunità europee non contenevano alcuna norma relativa alla tutela dei diritti fondamentali ▶ Erano riconosciute solo alcune libertà fondamentali (circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali) e il divieto di discriminazione in base alla nazionalità e al sesso Osservazioni Le libertà individuali erano strumentali alla realizzazione del mercato comune; nell’intenzione degli Stati membri i trattati dovevano essere la regolamentazione giuridica di una integrazione economica, con la conseguenza che l’individuo non veniva tutelato come persona umana ma solo come individuo-lavoratore, individuo-operatore economico etc. La mancata tutela dei diritti fondamentali negli originari trattati comunitari trova una spiegazione anche di ordine politico. Al momento della costituzione della CEE, uno degli Stati membri, la Francia, non aveva ancora ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e, quindi, sarebbe stato difficile ottenere un suo consenso riguardo l’inserimento nel Trattato di norme a tutela delle libertà fondamentali. Ruolo della Corte di giustizia ▶ La Corte attraverso una serie di sentenze ha affermato che i diritti fondamentali dell’uomo vanno tutelati e considerati parte integrante dei «principi generali dell’ordinamento comunitario». In seguito alle pronunce della Corte costituzionale italiana (sentenza Frontini, 1973) e di quella tedesca (sentenza Solange I, 1974) si è iniziata ad ipotizzare la possibilità di effettuare un controllo di legittimità costituzionale sugli atti dell’Unione, allo scopo di verificare che questi ultimi non contengano violazioni dei diritti fondamentali garantiti dalle rispettive Costituzioni nazionali Trattato di Lisbona ▶ Con il Trattato di Lisbona è stato realizzato un passo decisivo nella tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, con l’introduzione del nuovo par. 1 all’interno dell’art. 6 TUE, in base al quale «l’Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati» ▶ Nel Trattato vigente al capoverso successivo si prevede che «le disposizioni della Carta non estendono in alcun modo le competenze dell’Unione definite nei trattati». I «diritti, le libertà e i principi della Carta sono interpretati in conformità delle disposizioni generali del titolo VII della Carta che disciplinano la sua Highlight interpretazione e applicazione e tenendo in debito conto le spiegazioni cui si fa riferimento nella Carta, che indicano le fonti di tali disposizioni» ▶ L’art. 6 TUE opera un ulteriore richiamo alla tutela dei diritti umani fornendo al par. 2 la base giuridica per l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU); la decisione sulla conclusione dell’accordo di adesione entrerà in vigore previa approvazione degli Stati membri ▶ Al par. 3 dell’art. 6 TUE viene esplicitato che i diritti fondamentali garantiti dalla CEDU e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri fanno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali Osservazioni L’attribuzione di un valore giuridico vincolante alla Carta rappresenta, quindi, un passaggio fondamentale nell’identificazione dei diritti umani, la cui tutela a livello europeo è stata assicurata dapprima da una giurisprudenza coraggiosa trovando poi riscontro nei Trattati, prima a Maastricht e in modo più compiuto ad Amsterdam e a Nizza. 3.2 • La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea Natura giuridica ▶ È un documento che sancisce in maniera visibile il carattere fondamentale e la portata dei diritti umani per i cittadini dell’Unione ▶ La Carta è equiparata ai trattati con valore giuridico vincolante; riprende e raccoglie per la prima volta in un testo organico i diritti civili e politici e quelli economici e sociali Testo ▶ Elaborazione: da parte di un organo ad hoc (Convenzione) composto da 62 membri suddivisi in 4 gruppi ▶ Proclamazione: Consiglio europeo di Nizza 7 dicembre 2000 ▶ 12 dicembre 2007: grazie ad alcune modifiche il Consiglio, la Commissione e il Parlamento hanno provveduto ad una nuova proclamazione a Strasburgo ▶ Struttura: 50 articoli suddivisi in 6 categorie di valori • dignità • libertà • uguaglianza • solidarietà • cittadinanza • giustizia 4 Revisione dei trattati Art. 48 TUE ▶ Procedura di revisione ordinaria ▶ Procedura di revisione semplificata Procedura di revisione ordinaria ▶ Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati. Tali progetti possono, tra l’altro, essere intesi ad accrescere o a ridurre le competenze attribuite all’Unione nei trattati; vengono trasmessi dal Consiglio al Consiglio europeo e notificati ai Parlamenti nazionali ▶ Qualora il Consiglio europeo, previa consultazione del Parlamento europeo e della Commissione, adotti a maggioranza semplice una decisione favorevole all’esame delle modifiche proposte, il Presidente del Consiglio europeo convoca una Convenzione composta da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Capi di Stato o di governo degli Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione. La Convenzione esamina i progetti di modifica e adotta per consenso una raccomandazione da trasmettere a una Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri. Il Consiglio europeo può decidere a maggioranza semplice, previa approvazione del Parlamento europeo, di non convocare una Convenzione qualora l’entità delle modifiche non lo giustifichi. In questo caso, il Consiglio europeo definisce il mandato per una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri ▶ Il Presidente del Consiglio convoca una Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri allo scopo di stabilire di comune accordo le modifiche da apportare ai trattati. Queste ultime entrano in vigore dopo essere state ratificate da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali ▶ Se, al termine di un periodo di due anni a decorrere dalla firma di un trattato che modifica quelli previgenti, i quattro quinti degli Stati membri hanno ratificato detto trattato e uno o più Stati membri hanno incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al Consiglio europeo Procedura di revisione semplificata ▶ Prima tipologia • modifiche relative alla Parte Terza del TFUE (politiche e azioni interne all’UE) • il potere d’iniziativa spetta agli Stati, al Parlamento o alla Commissione che inviano proposte di modifica al Consiglio europeo • il Consiglio europeo, all’unanimità e previa consultazione del Parlamento europeo e della Commissione, adotta la decisione che entra in vigore dopo l’approvazione degli Stati membri ▶ Seconda tipologia • modifiche relative alle procedure di voto in seno al Consiglio • azionabile nel settoredell’azione esterna e quando il Consiglio adotta una decisione secondo la procedura legislativa speciale Osservazioni In entrambi i casi su esposti (cd. clausole-passerella), l’iniziativa, presa dal Consiglio europeo, deve essere trasmessa ai Parlamenti nazionali. In caso di opposizione notificata da un Parlamento nazionale, entro sei mesi dalla data di tale trasmissione la decisione del Consiglio europeo non è adottata. Va da sé che, in assenza di opposizione, il Consiglio europeo può adottare tale decisione. Per l’adozione delle decisioni per le quali è azionabile la seconda procedura di revisione semplificata, il Consiglio europeo delibera all’unanimità previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. In sintesi L’ordinamento giuridico dell’Unione europea è completamente autonomo rispetto a quello dei singoli Stati membri; l’autonomia (il cui principio è stato elaborato dalla Corte di giustizia delle allora Comunità europee attraverso due famose sentenze – Vand Gend en Loos e Costa c. Enel) è l’elemento essenziale per impedire che il diritto dell’Unione possa essere svuotato nei suoi contenuti dalle disposizioni nazionali. Le fonti del diritto dell’Unione possono essere classificate in: — fonti di primo grado, che comprendono i trattati istitutivi, i successivi atti di modifica (diritto scritto) nonché i principi generali del diritto individuati dalla Corte di giustizia (diritto non scritto); — fonti di secondo grado, vale a dire gli atti di diritto derivato emanati dalle istituzioni dell’Unione per la realizzazione degli obiettivi individuati dai trattati; — fonti di terzo grado, costituite dai provvedimenti di esecuzione degli atti di diritto derivato. note 1 Atti giuridici dell’Unione Introduzione ▶ Il diritto derivato dell’Unione europea è costituito dall’insieme delle norme giuridiche emanate dalle istituzioni dell’Unione ▶ Art. 288 TFUE: per esercitare le competenze dell’Unione le istituzioni adottano regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri Atti vincolanti ▶ Regolamenti ▶ Direttive ▶ Decisioni Atti non vincolanti ▶ Raccomandazioni ▶ Pareri Osservazioni Gli atti vincolanti sono definiti atti legislativi sulla base della procedura adottata per la loro emanazione. Recita, infatti, l’art. 289, par. 3 TFUE che «gli atti adottati mediante procedura legislativa sono atti legislativi». Gli atti legislativi adottati mediante procedura legislativa ordinaria o speciale – rispettivamente, con l’adozione congiunta del Parlamento e del Consiglio, o con l’adozione da parte del Parlamento con la partecipazione del Consiglio o da parte di quest’ultimo con la partecipazione del Parlamento – sono i regolamenti, le direttive e le decisioni. Gli atti non legislativi sono atti la cui adozione non si regge su procedure legislative (siano esse ordinarie o speciali). È il caso, ad esempio, nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune, degli atti adottati dal Consiglio europeo, di decisioni interne o amministrative. Principi comuni ▶ Ai sensi dell’art. 296, comma 2 TFUE gli atti giuridici sono motivati e fanno riferimento alle proposte, iniziative, raccomandazioni, richieste, e pareri previsti dai trattati ▶ La motivazione dell’atto è una formalità sostanziale, pena l’invalidità dell’atto ▶ L’ indicazione della base giuridica è un altro requisito essenziale ai fini di una migliore comprensione e validità dell’atto. Si tratta dell’articolo del trattato sul quale è fondato l’atto e sul quale si poggiano le competenze delle istituzioni e i limiti delle stesse nonché il procedimento richiesto per l’adozione del provvedimento ▶ L’entrata in vigore è prevista il ventesimo giorno dalla pubblicazione, salvo diversa disposizione, o dal momento dell’avvenuta notifica Osservazioni La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (GUUE) è il documento ufficiale, pubblicato quasi tutti i giorni feriali in tutte le lingue ufficiali dell’Unione (ad eccezione dell’irlandese), nel quale sono riportati gli atti normativi e le altre informazioni di interesse europeo che devono essere rese note. 1.1 • Regolamenti Caratteristiche ▶ Portata generale • destinatari: categorie considerate astrattamente e nel loro insieme; Stati membri, persone fisiche e giuridiche degli Stati stessi ▶ Obbligatori in tutti i loro elementi • vanno osservati come tali dai destinatari ▶ Direttamente applicabili • norme self-executing operanti senza atti di adattamento da parte degli ordinamenti statali Differenze Il carattere della «portata generale» distingue il regolamento dalle direttive, che hanno come destinatari gli Stati membri, e da quelle decisioni che designano espressamente i loro destinatari. 1.2 • Direttive Nozione: vincolano lo Stato membro cui sono rivolte per quanto riguarda il risultato da raggiungere (art. 288 TFUE). Caratteristiche ▶ Destinatari: Stati membri • generali, se indirizzate a tutti gli Stati membri • individuali o particolari, se indirizzate ad uno o ad alcuni di essi ▶ Obbligo di risultato, lasciando liberi gli Stati di adottare le misure ritenute opportune per il conseguimento del risultato stesso Efficacia ▶ Generalità: non hanno efficacia diretta, cioè non producono diritti ed obblighi che i giudici nazionali devono far osservare, ma un’efficacia mediata attraverso i provvedimenti che gli Stati intenderanno adottare ▶ Giurisprudenza della Corte: a determinate condizioni si riconosce un’efficacia immediata Entrata in vigore ▶ È a partire dalla notifica ai destinatari o dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ▶ Efficacia • se dirette a tutti gli Stati membri: dalla data indicata nell’atto medesimo ovvero dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione • se dirette a singoli destinatari: dalla data di notifica ▶ Termine per l’attuazione: se gli Stati membri entro il termine fissato dalla direttiva non adottano le misure interne di esecuzione, commettono una violazione del trattato ai sensi dell’art. 258 TFUE Direttive dettagliate ▶ Nozione: indicano con precisione anche le norme interne che gli Stati sono tenuti ad adottare. La discrezionalità degli Stati si riduce alla scelta della forma giuridica interna (amministrativa, legislativa o regolamentare) da dare alla norma già fissata sul piano europeo ▶ Legittimità (secondo la dottrina) • legittima: se la direttiva dettagliata viene emanata in materia disciplinabile indifferentemente con regolamenti, direttive o decisioni • illegittima: se si tratta di materia che può formare oggetto soltanto di direttive 1.3 • Decisioni Nozioni ▶ Sono obbligatorie in tutti i loro elementi ▶ Se designano i destinatari sono obbligatorie soltanto nei confronti di questi Caratteristiche ▶ Portata generale, se non designano i destinatari ▶ Portata individuale, se designano i destinatari ▶ Destinatari: individui o Stati membri ▶ Motivazione: ragioni sulle quali l’atto è fondato ▶ Obbligatorietà in tutti i loro elementi: in relazione al risultato e ai mezzi da utilizzare per raggiungere l’obiettivo indicato Art. 297 TFUE ▶ Le decisioni che non designano i destinatari e che hanno o meno carattere legislativo devono essere firmate dal presidente dell’istituzione e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ▶ Le decisioni che designano i destinatari cui sono rivolte e non hanno carattere legislativo sono notificate 1.4 • Raccomandazioni e pareri Generalità ▶ Nozione: atti emanati dal Consiglio e, quando previsto dai trattati,dalla Commissione o dalla Banca centrale europea ▶ Effetto di liceità: le raccomandazioni producono un effetto liceità nel senso che è da considerarsi pienamente lecito un atto, di per sé illecito, posto in essere per rispettare una raccomandazione di un’istituzione. Secondo la Corte di giustizia compito del giudice nazionale è tenere conto delle raccomandazioni per procedere all’interpretazione degli altri atti vincolanti emanati dalle istituzioni e delle norme nazionali Scopi ▶ Raccomandazione: sollecitare il destinatario a tenere un determinato comportamento giudicato più rispondente agli interessi comuni ▶ Parere: fissare il punto di vista dell’istituzione che lo emette in ordine a una specifica questione. Talvolta si vuole ottenere una modificazione del comportamento del destinatario Destinatari ▶ Stati membri ▶ Istituzioni ▶ Soggetti di diritto interno degli Stati membri Forma ▶ Non sono sottoposti ad alcuna forma particolare ▶ Per alcuni pareri: è prevista una motivazione espressa 2 Atti atipici Nozione ▶ Sono atti non vincolanti emanati dalle istituzioni dell’Unione ▶ Non rientrano nell’art. 288 TFUE Tipologie ▶ Regolamenti interni: ciascuna istituzione li emana per disciplinare la propria organizzazione e il proprio funzionamento ▶ Programmi generali per la soppressione delle restrizioni relative alla libertà di stabilimento o di prestazione dei servizi ▶ Accordi interistituzionali: con essi le istituzioni stabiliscono delle regole volte a migliorare i loro rapporti ed evitare possibili conflitti ▶ Dichiarazioni comuni: atti con cui le istituzioni si impegnano a rispettare determinati principi ▶ Comunicazioni: la Commissione le emana per precisare i propri orientamenti in merito ad una questione (cd. decisorie), per raccogliere le evoluzioni della giurisprudenza relative ad un determinato settore (cd. interpretative), per indicare le linee guida di future proposte normative (cd. informative) ▶ Codici di condotta: elaborati dalle varie istituzioni, contengono disposizioni non vincolanti relative a regole o pratiche uniformi Tipologie ▶ Orientamenti generali e modus vivendi: indicano le linee guida delle istituzioni su determinati argomenti ai quali gli Stati membri devono conformarsi nelle rispettive politiche nazionali ▶ Libri verdi e bianchi: nel primo caso si tratta di documenti pubblicati dalla Commissione al fine di avviare un processo di consultazione su determinati argomenti. Al libro verde segue spesso il libro bianco le cui consultazioni si traducono in concrete proposte d’azione 3 Qualità della legislazione dell’Unione Miglioramento della qualità redazionale ▶ Rendere la nuova legislazione più chiara e semplice, sia rispettando le linee direttrici concordate dalle istituzioni, sia attraverso l’operato del Servizio giuridico del Consiglio e del Gruppo di Giuristi/Linguisti, che esaminano regolarmente gli atti legislativi del Consiglio prima della loro adozione in modo da proporre eventuali modifiche ▶ Rendere più accessibile la legislazione già esistente, mediante un ricorso più rapido e organizzato agli strumenti di codificazione e consolidazione e alla banca dati Eur-lex Semplificazione e codificazione ▶ Si traducono in quattro tipologie di interventi: • la semplificazione, che mira a rendere, appunto, più semplici gli atti riguardanti specifici settori • la codificazione ufficiale, che consiste nel riunire ogni atto normativo e le successive modifiche in un unico atto • la rifusione dei testi legislativi, intesa come adozione di un nuovo atto giuridico che apporta una serie di modifiche ad un atto di base per poi abrogarlo • la consolidazione, che chiarisce un precedente atto dell’Unione senza che il nuovo atto produca alcun effetto giuridico In sintesi Il diritto derivato è costituito anzitutto dagli atti tipici (emanati dalle istituzioni dell’Unione) espressamente previsti dal TFUE, di natura vincolante (regolamenti, direttive e decisioni) e non vincolante (raccomandazioni e pareri). Ad essi si aggiungono, inoltre, gli atti atipici, che pur non trovando esplicita disciplina nei trattati sono di frequente adottati dalle istituzioni dell’Unione. Tali atti rivestono perlopiù carattere politico o amministrativo. note 1 Introduzione Ruolo delle istituzioni ▶ Alla Commissione è affidato il compito di proporre l’adozione di un atto (funzione d’iniziativa legislativa) ▶ Il Consiglio è l’istituzione decisionale, a cui spetta il compito di adottare l’atto ▶ Il Parlamento europeo può assumere una duplice funzione in quanto, a seconda della procedura adottata, può essere fondamentale per l’adozione dell’atto o partecipare soltanto attraverso l’emanazione di pareri (vincolanti e non) ▶ Altri organi (Comitato economico e sociale, Comitato delle Regioni) possono soltanto partecipare attraverso l’emanazione di pareri 2 Procedure 2.1 • L’iniziativa Caratteristiche ▶ Un atto legislativo dell’Unione può essere adottato solo su proposta della Commissione, salvo che i trattati non dispongano diversamente ▶ L’iniziativa è determinata da una richiesta esterna alla Commissione, da parte: • del Parlamento, che a maggioranza dei membri che lo compongono può chiedere alla Commissione di presentare proposte sulle questioni per le quali reputa necessaria l’elaborazione di un atto ai fini dell’attuazione dei trattati (iniziativa della iniziativa) • del Consiglio, che deliberando a maggioranza semplice può chiedere alla Commissione di procedere a tutti gli studi che esso ritiene opportuni ai fini del raggiungimento degli obiettivi comuni e di sottoporgli tutte le proposte del caso. Se la Commissione non presenta una proposta, ne comunica le motivazioni (art. 241 TFUE) • di un gruppo di Stati membri, della Corte di giustizia, della BCE e della BEI • di un milione di cittadini dell’Unione ▶ L’iniziativa può essere modificata da pareri e viene discussa da un gruppo di lavoro di esperti e dal COREPER ▶ La Commissione può modificare la propria proposta in ogni fase della procedura di adozione purché Parlamento e Consiglio non abbiano ancora deliberato ▶ La Commissione può in qualunque momento ritirare la propria proposta 2.2 • Procedura legislativa ordinaria Caratteristica: l’adozione dell’atto da parte del Parlamento e del Consiglio è congiunta. Iter legislativo ▶ Prima lettura • il Parlamento europeo adotta una posizione sulla proposta presentata dalla Commissione e la trasmette al Consiglio, il quale può approvarla o meno. Nel primo caso l’atto è adottato così come è stato formulato dal Parlamento europeo. Nella seconda ipotesi, invece, il Consiglio adotta una posizione, in prima lettura, la trasmette al Parlamento europeo e lo informa esaurientemente dei motivi che lo hanno indotto a non approvare la proposta del Consiglio. In questa fase anche la Commissione informa il Parlamento europeo della sua posizione ▶ Seconda lettura • il Parlamento europeo, entro tre mesi dalla comunicazione, può approvare la posizione del Consiglio o non pronunciarsi (in tal caso l’atto è Highlight adottato); può respingere la posizione del Consiglio a maggioranza dei membri che lo compongono (in tal caso l’atto si considera non adottato); oppure può proporre degli emendamenti. Nell’ultima ipotesi il testo è inviato al Consiglio e alla Commissione (a quest’ultima, in particolare, affinché esprima un parere) e lo stesso Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, dispone di tre mesi per approvareo meno gli emendamenti. Nel primo caso l’atto si considera adottato. Nel secondo caso il Consiglio, d’intesa con il presidente del Parlamento europeo, convoca entro sei settimane il Comitato di conciliazione che apre la fase immediatamente successiva ▶ Fase di conciliazione • il Comitato di conciliazione, entro sei settimane dalla convocazione, deve raggiungere un accordo su un progetto comune a partire dalle posizioni comuni adottate dal Parlamento e dal Consiglio in seconda lettura. In caso contrario l’atto si considera non adottato ▶ Terza lettura • se entro le sei settimane il Comitato di conciliazione riesce ad approvare un progetto comune, il Parlamento europeo e il Consiglio dispongono di sei settimane per adottare, ciascuno per conto proprio, l’atto sulla base del progetto comune. In caso contrario, l’atto si considera non adottato 2.3 • Procedura legislativa speciale Art. 289 TFUE ▶ Nei casi previsti dai trattati gli atti legislativi possono essere emanati dal Parlamento europeo con la partecipazione del Consiglio, o viceversa. Tale procedura investe della funzione legislativa due soli soggetti, distinguendo nettamente il loro ruolo: uno di essi assume la veste di organo deliberante, l’altro di organo partecipante (il quale può essere semplicemente consultato o chiamato ad approvare l’atto) Consultazione e approvazione da parte del Parlamento ▶ Nei casi in cui è il Parlamento europeo a dover solo partecipare all’adozione di un atto, la consultazione parlamentare può essere sia obbligatoria che facoltativa a seconda di quanto disposto dai trattati, e si traduce nell’emanazione di un parere che non è mai vincolante né per la Commissione, né per il Consiglio ▶ Quando si parla di approvazione parlamentare si fa riferimento alla procedura di parere conforme contemplata dal previgente TCE che, introdotta per la prima volta dall’Atto unico europeo, consente al Parlamento europeo di esprimere il proprio accordo o disaccordo in merito all’approvazione di determinati atti proposti dal Consiglio. In sostanza, il Consiglio non può validamente legiferare in alcune materie se il Parlamento, deliberando a maggioranza assoluta dei suoi membri, non concorda pienamente con il contenuto dell’atto Osservazioni La Corte di giustizia dell’Unione europea ha elaborato in diverse sentenze tre principi fondamentali nel definire i caratteri della consultazione parlamentare, anche per ovviare alla scarna dizione dei trattati istitutivi: — la consultazione del Parlamento è obbligatoria nella misura in cui, potendo scegliere tra una base giuridica che non prevede la consultazione del Parlamento e una che la prevede, si decide di utilizzare la prima. Ciò comporta l’impugnabilità dell’atto adottato; — non è sufficiente che il Consiglio abbia chiesto al Parlamento il suo parere, ma è necessario che quest’ultima istituzione esprima effettivamente la propria opinione. Se il Parlamento non adempie a tale compito entro un ragionevole periodo di tempo, non potrà obiettare al Consiglio l’inosservanza della procedura; — il parere deve essere dato su di un testo che nella sostanza rispecchi quello successivamente adottato dal Consiglio. Nell’ipotesi in cui quest’ultimo intende apportare modifiche sostanziali all’atto, è necessaria una nuova consultazione del Parlamento. In sintesi In merito all’adozione degli atti dell’Unione, ciascuna istituzione esercita una funzione specifica: — la Commissione propone l’adozione dell’atto; esercita, quindi, la funzione di iniziativa legislativa; — il Consiglio, in qualità di organo decisionale, si occupa dell’adozione dell’atto; — il Parlamento può svolgere un ruolo decisionale o consultivo in relazione alla procedura adottata; — gli altri organi hanno una funzione consultiva che si traduce nell’emanazione di pareri. Il procedimento è più o meno complesso, a seconda dell’importanza della materia da regolare: di solito, però, esso prevede almeno le fasi della proposta, della consultazione di altri organi e della decisione finale, con la conseguente emanazione dell’atto. 1 Giurisdizione contenziosa 1.1 • Avente ad oggetto il comportamento degli Stati: il ricorso per inadempimento Nozioni generali: si tratta del giudizio della Corte sulla violazione degli obblighi degli Stati membri derivanti dai trattati e dagli atti vincolanti delle istituzioni. Procedura promossa dalla Commissione ▶ Fase precontenziosa • caratterizzata dalla lettera di messa in mora e dal parere motivato: — la lettera di messa in mora ha lo scopo di delimitare la questione oggetto del contendere e di fornire allo Stato membro invitato a presentare le sue osservazioni i dati essenziali per organizzare la sua difesa — il parere motivato, indirizzato allo Stato in questione dopo la lettera di messa in mora (ricevute le osservazioni o in assenza delle stesse), è adottato dalla Commissione solo se non si raggiunge nessun accordo fra lo Stato e la stessa Commissione ▶ Fase contenziosa • viene avviata solo nel caso in cui lo Stato interessato non si sia conformato in tempo utile (stabilito a discrezione della Commissione) al parere motivato. Tuttavia non sussiste alcun obbligo per la Commissione di adire la Corte: il ricorso non ha come oggetto l’inosservanza al parere motivato, ma l’inadempimento agli obblighi derivanti dai trattati Procedura promossa da uno Stato membro ▶ Obiettivo: evitare, quando possibile, un giudizio della Corte ▶ Procedimento • lo Stato formula una richiesta di intervento della Commissione fondata su ragioni chiare • la Commissione ha il compito di far conciliare le posizioni contrastanti degli Stati e di porre questi ultimi in condizioni di presentare osservazioni scritte e orali Procedura promossa da uno Stato membro ▶ Procedimento • la Commissione emette un parere motivato che presenta le stesse caratteristiche di quello relativo alla procedura promossa dalla Commissione • la Commissione può assumere diverse posizioni: — reputare non fondate le motivazioni riportate dallo Stato o non sentirsi in grado di assumere una posizione precisa — appoggiare la tesi dello Stato imputato di inadempimento — è sempre possibile il ricorso alla Corte — condividere la tesi dello Stato che ha presentato ricorso — il ricorso alla Corte ha luogo solo se lo Stato non si è conformato entro il termine prestabilito al parere o non ha posto fine all’illecito — non formulare alcun parere nel termine di 3 mesi — non vi è alcun impedimento al ricorso presso la Corte di giustizia e a tutte le attività preliminari di questo ricorso Effetti della sentenza ▶ Di mero accertamento dell’esistenza della violazione. La sentenza non può indicare allo Stato inadempiente le misure per la riparazione dell’illecito, ma lo obbliga a dare esecuzione alla sentenza riparando all’illecito; qualora non lo faccia, vi è la prosecuzione del giudizio in due fasi: • fase precontenziosa: la Commissione invia una lettera di messa in mora, evidenziando una serie di raccomandazioni volte a porre fine all’illecito, e consente allo Stato inadempiente di presentare le sue osservazioni • fase contenziosa: è solo eventuale; si attiva nel caso in cui lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza della Corte, che può commissionargli il pagamento di una somma forfettaria o di una penalità 1.2 • Avente ad oggetto il comportamento delle istituzioni: il ricorso di annullamento e il ricorso per carenza Nozioni: il comportamento delle istituzioni può formare oggetto di controversia sia sotto il profilo attivo (emanazione di atti illegittimi), attivandosi in tale caso il ricorso di annullamento,sia sotto il profilo omissivo (astensione dall’emanazione di atti dovuti), proseguendo, in tal modo, con il ricorso per carenza. Ricorso di annullamento (art. 263 TFUE) ▶ Oggetto: atti delle istituzioni che presentano delle irregolarità ▶ Soggetti legittimati a proporre ricorso • le istituzioni dell’Unione europea (Parlamento, Consiglio e Commissione) e gli Stati membri, che sono definiti ricorrenti privilegiati • la Corte dei conti, il Comitato delle Regioni e la BCE, solo per la salvaguardia delle proprie prerogative (ricorrenti semiprivilegiati) • le persone fisiche e giuridiche (ricorrenti non privilegiati), che possono proporre un ricorso, peraltro al Tribunale e non alla Corte, solo nell’ipotesi in cui gli atti di cui chiedono di dichiarare l’illegittimità le riguardino direttamente e individualmente ▶ Vizi degli atti (art. 263, co. 2 TFUE) • incompetenza: quando l’istituzione, l’organo o l’organismo che ha emanato l’atto non aveva il potere di emanarlo • violazione delle forme sostanziali: mancanza di un requisito di forma essenziale per la formulazione dell’atto • violazione dei trattati e delle norme giuridiche relative alla loro applicazione: un vizio residuale, a cui ricondurre la contrarietà dell’atto ai trattati fuori dei due casi già esaminati; esso si estende anche ai principi generali del diritto non scritto dell’Unione e alle norme internazionali vincolanti per l’Unione • sviamento di potere: esercizio del potere per un fine diverso da quello per il quale era stato conferito ▶ Effetti dell’annullamento: erga omnes (nei confronti di tutti i soggetti dell’ordinamento) ed ex tunc (a partire dal momento dell’emanazione dell’atto) ▶ Obbligo dell’istituzione, organo o organismo che ha emanato l’atto: ripristino della situazione preesistente attraverso la revoca degli atti collegati all’atto illegittimo e attraverso l’obbligo di risarcire i danni provocati Osservazioni Secondo quanto previsto dall’art. 278 TFUE la Corte può sospendere, in via cautelare, l’atto impugnato, sebbene il ricorso non abbia di per sé effetto sospensivo. ll procedimento per la concessione della sospensione dell’atto impugnato è disciplinato dagli articoli da 83 a 88 del regolamento di procedura della Corte di giustizia dell’Unione europea. Ricorso per carenza (art. 265 TFUE) ▶ Oggetto: omessa adozione da parte delle istituzioni, degli organi o degli organismi di un atto vincolante in attuazione dei trattati ▶ Soggetti legittimati a ricorrere: Stati membri, istituzioni (diverse da quelle imputate di carenza), persone fisiche e giuridiche (se l’atto le riguarda direttamente e purché non si tratti di raccomandazioni o pareri), BCE (limitatamente ai ricorsi in settori che rientrano nella sua competenza o siano stati proposti contro la stessa) ▶ Procedura: prima di adire la Corte, occorre che l’istituzione, l’organo o l’organismo carente sia messo in mora e che per 2 mesi non abbia preso posizione; entro i 2 mesi successivi il ricorrente può rivolgersi alla Corte. Se la Corte dichiara contraria ai trattati l’astensione, l’istituzione, organo o organismo carente ha l’obbligo di adottare i provvedimenti necessari per l’esecuzione della sentenza. Contro l’inosservanza di tale obbligo potrà solo esperirsi un nuovo ricorso in carenza 1.3 • In materia di responsabilità extracontrattuale Nozioni generali (art. 340 TFUE) ▶ La Corte è competente a conoscere delle controversie relative al risarcimento dei danni causati da istituzioni, organi, organismi o dagli agenti dell’Unione nell’esercizio delle loro funzioni ▶ La BCE è tenuta a risarcire il danno conformemente ai principi generali comuni agli Stati membri Osservazioni La Banca centrale europea deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni al diritto degli Stati membri, i danni cagionati da essa stessa o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni (art. 340, comma 3 TFUE). Si tratta in questo caso di una competenza esclusiva della BCE voluta con la riforma dei trattati, che evita all’Unione europea la responsabilità del risarcimento di tali danni. Elementi fondamentali ▶ Presupposto soggettivo • comportamento colposo, che può consistere anche solo nell’emanazione di atti normativi illegittimi ▶ Presupposti oggettivi • esistenza di un danno certo e reale. La giurisprudenza ha anche ammesso che nel danno risarcibile vanno inclusi il lucro cessante, il danno morale e gli interessi • rapporto di causalità diretto tra il comportamento illegittimo e il danno lamentato Procedimento Highlight Highlight ▶ Termine per la proposizione dell’azione di responsabilità extracontrattuale: 5 anni dal verificarsi del fatto dannoso 1.4 • Le residue competenze in materia contenziosa Controversie tra Stati membri (art. 273 TFUE) ▶ Oggetto: qualsiasi controversia tra Stati membri, qualora la stessa venga sottoposta alla Corte in virtù di un compromesso ▶ Limiti: l’oggetto del contendere deve essere in connessione con i trattati e i soggetti del contendere possono essere solo gli Stati membri Controversie tra l’Unione e i suoi agenti (art. 270 TFUE) ▶ Competenza a pronunciarsi: Tribunale della funzione pubblica ▶ Soggetti legittimati a introdurre ricorso: funzionari dell’Unione, sia quelli inseriti stabilmente nell’organico del personale, che quelli con contratto a tempo determinato ▶ Tipologie di azioni di ricorso • dipendenti contro le istituzioni • Unione contro i dipendenti ▶ Materie oggetto delle controversie • fissazione della retribuzione • risarcimento danni per ritardo nella corresponsione degli arretrati o nell’inquadramento • questioni di carriera, benefici sociali etc. Controversie relative alla BEI e alla BCE (art. 271 TFUE) ▶ In merito all’esecuzione degli obblighi degli Stati membri derivanti dallo Statuto della BEI. La competenza della Corte è simile a quella in materia di comportamento degli Stati nell’esecuzione dei trattati e il Consiglio dei governatori della Banca dispone di poteri analoghi a quelli riconosciuti alla Commissione. La Corte è, inoltre, competente a conoscere dei ricorsi contro le deliberazioni del Consiglio di amministrazione della Banca, e può essere adita (da ciascuno Stato membro, dalla Commissione e dal Consiglio di amministrazione) per l’annullamento di dette deliberazioni ▶ In materia di esecuzione, da parte delle banche centrali nazionali, degli obblighi derivanti dai trattati e dallo Statuto del SEBC e della BCE. Il Consiglio direttivo della BCE dispone nei confronti delle banche centrali nazionali di poteri analoghi a quelli riconosciuti alla Commissione nei confronti degli Stati membri Controversie relative a sanzioni irrogate dalle istituzioni ▶ La Corte di giustizia dell’Unione europea ha giurisdizione piena avverso le decisioni con cui sono comminate le sanzioni a carico di coloro che violino le disposizioni dell’Unione Controversie in virtù di una clausola compromissoria (art. 272 TFUE) ▶ La Corte di giustizia dell’Unione europea è competente a giudicare in virtù di una clausola compromissoria contenuta in un contratto di diritto pubblico o di diritto privato stipulato dall’Unione o per conto di questa. È indispensabile che la clausola compromissoria sia redatta per iscritto 2 Giurisdizione non contenziosa Interpretazione in via pregiudiziale (art. 267 TFUE) ▶ Alla Corte di giustizia dell’Unione europea spetta la competenza esclusiva a titolo pregiudiziale sull’interpretazione dei trattati e sulla validità degli atti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione ▶ Scopo di tale pronuncia è quello di assicurare l’uniformeinterpretazione del diritto dell’Unione per una sua corretta ed uniforme applicazione Oggetto del rinvio pregiudiziale (art. 267 TFUE) ▶ Corretta interpretazione da attribuire a disposizioni dei trattati o ad atti (regolamenti, direttive, decisioni o ogni altro atto dell’Unione che produce effetti giuridici) nonché a sentenze della Corte. Compito della Corte in questo caso è quello di chiarire e precisare «il significato e la portata della norma, quale deve, o avrebbe dovuto, essere intesa e applicata dal momento della sua entrata in vigore» ▶ Validità di un atto di diritto derivato dell’Unione europea. La Corte, in questo caso, è tenuta a verificare che l’atto in parola rispetti tutte le regole giuridiche applicabili nel quadro dell’ordinamento giuridico dell’Unione Procedura per l’interpretazione degli atti ▶ Soggetti legittimati ad adire la Corte: le autorità giurisdizionali di ciascuno Stato membro (d’ufficio o su richiesta delle parti) ▶ Rinvio alla Corte: è facoltativo tranne per i giudici di ultima istanza (la Cassazione in Italia), per i quali è obbligatorio. Può essere derogato quando: • un’identica questione è già stata oggetto di pronuncia della Corte in un precedente procedimento • le norme hanno un senso chiaro ed univoco ▶ Fase conclusiva: una volta ottenuta l’interpretazione pregiudiziale della questione, la causa ritorna al giudice interno per la decisione sul caso ▶ Effetti della sentenza interpretativa: vincola il giudice nazionale, che dovrà eventualmente disapplicare la norma nazionale confliggente con la norma europea. La sentenza avrà, però, la sua efficacia anche al di fuori di quel contesto diventando in futuro vincolante nei confronti di altri giudici, che saranno tenuti ad applicarla in futuro Pronunce pregiudiziali sulla validità degli atti emanati dalle istituzioni ▶ Generalità: si tratta di una procedura in base alla quale la Corte valuta la validità o meno dell’atto; i criteri utilizzati sono gli stessi applicati nell’ambito della procedura di annullamento (art. 263 TFUE) ▶ Effetti della sentenza: l’atto viene dichiarato invalido e gli effetti di tale pronuncia sono limitati alla controversia in esame. In genere però le istituzioni si comportano come se fosse intervenuto un annullamento dell’atto e provvedono a modificarlo o sostituirlo Osservazioni Una novità introdotta con il Trattato di Lisbona riguarda l’ultimo comma aggiunto all’art. 267 TFUE, secondo cui la Corte statuisce il più rapidamente possibile qualora una questione pregiudiziale sia sollevata in un giudizio pendente davanti a un organo giurisdizionale nazionale e riguardante una persona in stato di detenzione. Si tratta in sostanza del procedimento pregiudiziale d’urgenza, a cui ora viene fatto riferimento direttamente nel testo del TFUE (una forma di procedimento, applicabile allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, che era stata adottata già il 15 gennaio 2008 dalla Corte come modifica al suo regolamento di procedura). In sintesi Il sistema della tutela giurisdizionale nell’ambito dell’Unione europea comprende: — i ricorsi diretti (giurisdizione contenziosa), che si caratterizzano per l’azione, appunto, diretta dei soggetti interessati dinanzi alla Corte di giustizia, al Tribunale o al Tribunale della funzione pubblica. Sono riconducibili a questa categoria il ricorso per inadempimento, il ricorso di annullamento, il ricorso per carenza, i ricorsi in materia di responsabilità extracontrattuale e di controversie tra l’Unione e i suoi agenti, o quelli attivati in virtù di una clausola compromissoria; — i ricorsi indiretti (giurisdizione non contenziosa), proposti dinanzi ai giudici nazionali e successivamente portati all’esame della Corte di giustizia dell’Unione europea; si risolvono, in sostanza, nel procedimento di rinvio pregiudiziale. note PARTE QUARTA ORDINAMENTO DEL’UNIONE EUROPEA E STATI MEMBRI Capitolo 1: Diritto dell’Unione e diritto degli Stati membri 1 Generalità • 2 Diretta efficacia del diritto dell’Unione europea • 3 Primato del diritto dell’Unione Capitolo 2: Adattamento dell’ordinamento italiano al diritto del l’Unione 1 Costituzione italiana e ordinamento europeo • 2 Normativa europea e norme statali di pari rango • 3 Adattamento al diritto derivato dell’Unione Capitolo 3: Le Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione 1 Generalità • 2 Le Regioni e la formazione degli atti dell’Unione • 3 Le Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione • 4 Il potere sostitutivo dello Stato e il principio di cedevolezza • 5 Attuazione in via regolamentare • 6 Il ricorso alla Corte di giustizia su richiesta delle Regioni Capitolo 4: Responsabilità dello Stato per violazione delle norme europee 1 L’adempimento degli obblighi dell’Unione • 2 Responsabilità dello Stato membro e obbligo di risarcimento del danno Capitolo 5: Principio di sussidiarietà, cooperazione rafforzata e clausola di flessibilità 1 Ripartizione di competenze tra Unione e Stati membri • 2 Principio di sussidiarietà • 3 Cooperazione rafforzata 1 Generalità Integrazione e leale collaborazione ▶ La tesi prevalente considera l’ordinamento dell’Unione non come un sistema chiuso e autosufficiente, ma legato agli ordinamenti dei diversi Stati membri da un rapporto di vera e propria integrazione e di reciproco completamento, più che di semplice «correlazione paritaria» ▶ Questa stretta correlazione tra diritto dell’Unione europea e diritto interno è rafforzata dall’obbligo per gli Stati membri, sancito dall’art. 4, par. 3 TUE di adottare «ogni misura di carattere generale o particolare atta ad assicurare l’esecuzione degli obblighi derivanti dai trattati o conseguenti agli atti delle istituzioni dell’Unione. Gli Stati membri … si astengono da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la realizzazione degli obiettivi dell’Unione» (obbligo di leale collaborazione) 2 Diretta efficacia del diritto dell’Unione europea Nozione: qualora una disposizione dei trattati o di un atto delle istituzioni presenti determinate caratteristiche (deve imporre un comportamento preciso e non condizionato da alcuna riserva e deve contenere una disciplina completa che non necessita di normativa derivata da parte degli organi statali o dell’Unione), essa crea diritti e obblighi a favore dei privati, i quali sono legittimati ad esigere, davanti alle giurisdizioni nazionali, la stessa tutela riconosciuta per i diritti di cui sono titolari in base alle norme dettate dall’ordinamento interno. La nozione di effetto diretto non va però confusa con quella di diretta applicabilità. Per poter meglio capire questa differenza è necessario soffermarsi sulle nozioni di atto e norma. Atto ▶ Natura: provvedimento emanato dagli organi competenti e contenente determinate disposizioni normative • diretta applicabilità: è una caratteristica tipica del regolamento in quanto atto e sta ad indicare che è completo in tutti i suoi elementi e quindi non ha bisogno di alcun atto di trasposizione nazionale; un regolamento esplica i suoi effetti negli ordinamenti statali nel momento stesso in cui entra in vigore nell’ordinamento dell’Unione europea Norma ▶ Natura: i diritti e gli obblighi posti a carico dei singoli membri della collettività e inseriti nell’atto • effetto diretto: si ricava dalla norma, che produce diritti ed obblighi in capo ai singoli anche se lo Stato non ha provveduto, entro il tempo stabilito, a trasporre l’atto nell’ordinamento nazionale. Di conseguenza il singolo potrà far valere i propri diritti garantiti dalla norma innanzi al giudice nazionale 2.1 • Diretta efficacia dei trattati Pronunce della Corte sull’efficacia diretta delle disposizioni dei trattati ▶ Sentenza Van Gend en Loos, del 5 febbraio 1963, in materia di dazidoganali e tasse di effetto equivalente (art. 30 TFUE) ▶ Sentenza Van Duyn, del 4 dicembre 1974, in materia di libera circolazione dei lavoratori (art. 45 TFUE) ▶ Sentenza Reyners, del 21 giugno 1994, in materia di libertà di stabilimento (art. 49 TFUE) ▶ Sentenza Van Binsbergen, del 3 dicembre 1974, in materia di soppressione delle discriminazioni che colpiscono il prestatore di servizi a causa della sua nazionalità o della sua residenza (artt. 56 e 57 TFUE) ▶ Sentenza Defrenne, dell’8 aprile 1976, sul principio della parità di retribuzione fra lavoratori di sesso maschile e lavoratori di sesso femminile (art. 157, par. 1 TFUE) Osservazioni Con le sue costanti pronunce in materia, la Corte ha affermato che l’ordinamento giuridico dell’Unione europea, riconoscendo come soggetti non solo gli Stati membri, ma anche i singoli cittadini, impone degli obblighi così come attribuisce loro diritti soggettivi. Highlight 2.2 • Diretta efficacia delle direttive Presupposti (pronunce della Corte di giustizia) ▶ Per essere direttamente efficace una direttiva deve imporre agli Stati degli obblighi sufficientemente chiari e precisi ▶ Deve chiarire il contenuto di un obbligo già previsto dai trattati ▶ Deve porre a carico degli Stati membri un obbligo di astenersi dall’approvare determinati atti o dal compiere specifiche azioni (si tratta di un obbligo di non facere) Conseguenza della diretta efficacia ▶ Effetto verticale: riguarda sempre i rapporti tra i cittadini e lo Stato e si produce nei casi in cui l’ordinamento dell’Unione europea prevede norme più favorevoli per i cittadini rispetto alla normativa interna che non è stata adeguata. Decorso inutilmente il termine fissato per dare attuazione alla direttiva i singoli possono far valere in giudizio diritti precisi ed incondizionati che derivano loro dalla direttiva ed i giudici devono accogliere una simile richiesta. Per le autorità nazionali, inoltre, sussite il divieto di opporre qualunque disposizione interna non conforme ad una disposizione della direttiva ▶ Effetto orizzontale: la Corte ha ribadito che le direttive non possono esplicare effetti tra i privati pur mancando una disposizione nazionale di recepimento; un privato, dunque, non può fondare su di una direttiva un diritto nei confronti di un altro privato, né può farlo valere dinanzi a un giudice Osservazioni Il riconoscimento di un effetto diretto solo verticale delle direttive ha prodotto disfunzioni e anomalie, atteso il diverso trattamento che ne deriva per i lavoratori nel settore pubblico, abilitati a far valere una direttiva non trasposta dinanzi al giudice nazionale, rispetto a quelli del settore privato, cui tale possibilità sarebbe negata. Per rimediare a tali problemi di carattere discriminatorio, la Corte ha fatto ricorso a due mezzi di efficacia indiretta delle direttive: l’interpretazione conforme e la tutela risarcitoria. In base al principio dell’interpretazione conforme, tutti gli organi nazionali, ma soprattutto i giudici, sono tenuti ad interpretare il proprio diritto interno in modo quanto più compatibile con le prescrizioni del diritto dell’Unione, anche se queste non sono direttamente efficaci. In tal modo, è assicurato un effetto orizzontale indiretto alle direttive le cui norme vengono mediatamente applicate dal giudice nazionale ai rapporti tra privati, temperando quindi le conseguenze discriminatorie connesse all’esclusione degli effetti diretti orizzontali nei rapporti interprivati. È, tuttavia, escluso che il giudice possa procedere ad un’interpretazione contra legem delle norme nazionali. In questi casi, in cui il risultato prescritto da una direttiva non può essere conseguito mediante interpretazione, può attivarsi in via residuale il rimedio risarcitorio, a patto che sussistano tre condizioni, ossia che la direttiva abbia lo scopo di attribuire diritti ai singoli, che la violazione commessa sia grave e manifesta, che vi sia un nesso causale tra l’inadempienza dello Stato e il danno sofferto (causa C-555/07 del 7 luglio 2009). 2.3 • Diretta efficacia delle decisioni Dottrina ▶ Distingue tra: • individui: rivolta a individui singoli la decisione è obiettivamente efficace anche per il carattere amministrativo che essa assume • Stati membri: rivolta agli Stati membri essi hanno l’obbligo di adottare provvedimenti di attuazione ma non sono liberi di scegliere la forma o il mezzo di esecuzione, essendo tutto ciò già previsto dalla decisione Osservazioni La Corte ha altresì negato qualsiasi efficacia orizzontale ad una decisione indirizzata agli Stati membri e non trasposta negli ordinamenti nazionali. Nella sent. 80/06 (Carp c. Ecorad) la Corte sottolineava che «le considerazioni alla base della giurisprudenza ricordata … riguardo alle direttive sono applicabili, mutatis mutandis, per quanto riguarda la possibilità di far valere la detta decisione contro un singolo». 3 Primato del diritto dell’Unione Nozioni generali ▶ S’intende quel principio per cui in caso di conflitto, di contraddizione o di incompatibilità tra norme di diritto dell’Unione e norme nazionali, le prime prevalgono sulle seconde ▶ È stato affermato per la prima volta dalla Corte di giustizia nella sentenza Costa c. Enel (15 luglio 1964) ▶ È ricordato nella Dichiarazione n. 17, allegata ai Trattati in seguito alla riforma di Lisbona; ad essa è collegato altresì il parere del servizio giuridico del Consiglio secondo cui «il fatto che il principio della preminenza non è incluso nel Trattato non altera in alcun modo l’esistenza del principio stesso e la giurisprudenza esistente della Corte di giustizia» Sent. Costa c. Enel (passaggi fondamentali) ▶ Con l’istituzione delle Comunità europee gli Stati membri hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato un complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi ▶ Tale limitazione di sovranità ha come corollario l’impossibilità per gli Stati di far prevalere contro l’ordinamento dell’Unione europea un provvedimento unilaterale ulteriore; se ciò accadesse sarebbe scosso lo stesso fondamento giuridico dell’Unione Sent. Amministrazione delle finanze c. Simmenthal (passaggi fondamentali) ▶ L’applicabilità diretta del diritto dell’Unione significa che le sue norme devono esplicare pienamente i loro effetti in maniera uniforme in tutti gli Stati membri a partire dalla loro entrata in vigore e per tutta la durata della loro validità ▶ «In forza del principio della preminenza del diritto [dell’Unione], le disposizioni dei trattati e gli atti delle istituzioni, qualora siano direttamente applicabili, hanno l’effetto, nei loro rapporti col diritto interno degli Stati membri, non solo di rendere “ipso jure” inapplicabile, per il fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione contrastante della legislazione nazionale preesistente, ma anche – in quanto dette disposizioni e detti atti fanno parte integrante, con rango superiore rispetto alle norme interne, dell’ordinamento giuridico vigente nel territorio dei singoli Stati membri – di impedire la valida formazione di nuovi atti legislativi nazionali, nella misura in cui questi fossero incompatibili con norme [dell’Unione]» In sintesi Il rapporto tra diritto dell’Unione europea e diritto degli Stati membri è un rapporto di integrazione più che di mera correlazione, dal momento che il primo completa gli ordinamenti nazionali ponendo in molti casi obblighi a carattere vincolante, e implica una necessaria opera di coordinamento e armonizzazione che non sempre risulta facile da realizzare, dando vita a fenomeni di contrasto tra le diverse disposizioni europee e nazionali. Highlight La questione è stata affrontata in più occasioni dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che hastabilito due principi fondamentali: la diretta efficacia del diritto dell’Unione (qualora una disposizione dei trattati o di un atto presenti determinate caratteristiche essa crea diritti e obblighi a favore dei privati, i quali sono legittimati ad agire dinanzi alle giurisdizioni nazionali) e il primato del diritto dell’Unione, che prevale nell’ipotesi in cui sorga un conflitto tra norme europee e norme nazionali. 1 Costituzione italiana e ordinamento europeo Trattati istitutivi ▶ Ai trattati istitutivi delle tre Comunità è stata data esecuzione in Italia mediante leggi ordinarie. Tali leggi si limitano a disporre che «ai trattati è data piena ed intera esecuzione» ▶ Fondamento costituzionale • art. 11 Cost., con cui l’Italia si dichiara disposta ad accettare «limitazioni di sovranità» derivanti dall’assunzione di obblighi a livello internazionale Osservazioni La stessa Corte costituzionale, sin dalla sua prima pronuncia, ha invocato l’art. 11 come fondamento costituzionale dell’adesione alle Comunità europee. Il suo primo intervento si ebbe con la sent. 14/64, relativa ad un caso destinato a divenire famoso per molte ragioni: il caso Costa c. ENEL. Questa sentenza, nella parte che qui interessa, stabilì che: «È consentito stipulare trattati con cui si assumono limitazioni di sovranità ed è consentito darvi esecuzione con legge ordinaria». 2 Normativa europea e norme statali di pari rango Principio applicabile: nei rapporti tra la normativa europea e le leggi interne contrastanti la Corte costituzionale ha riconosciuto, al termine di un lungo percorso, la prevalenza delle norme europee su quelle interne, collocandole nella gerarchia delle fonti in una posizione di subordinazione alla sola Costituzione e di sovraordinazione alla legge ordinaria. 1ª Fase ▶ Nella sentenza del 1964 (Costa c. Enel) la Corte costituzionale aveva affermato che le norme comunitarie erano da porre sul medesimo piano della legge ordinaria ▶ Rapporto tra legge nazionale e norme comunitarie: era ricondotto alla logica della successione delle leggi nel tempo, con la conseguente possibilità di abrogazione e modifica della norma comunitaria ad opera della norma interna successiva (lex posterior derogat priori) ▶ In senso nettamente contrario si collocava la Corte di giustizia: affermava il principio della superiorità della norma comunitaria sulla norma interna con essa incompatibile Evoluzione giurisprudenziale ▶ Sentenza 1973, n. 183 (Frontini): affermazione da parte della Corte costituzionale del primato del diritto comunitario sul diritto interno e dell’efficacia diretta dei regolamenti ▶ Sentenza 30 ottobre 1975, n. 232 (Soc. Industrie chimiche Italia Centrale c. Ministero del commercio con l’estero): affermazione del principio di illegittimità costituzionale della legge interna successiva a carattere riproduttivo o integrativo di un regolamento. Per essere disapplicata la norma nazionale doveva essere abrogata o dichiarata costituzionalmente illegittima dall’organo costituzionale competente ▶ Sentenza 9 marzo 1978 (Simmenthal): la Corte di giustizia sottolineava la necessità di un controllo diffuso nel quale spettasse a ciascun giudice nazionale, in sede di applicazione delle norme europee, garantire la piena efficacia delle stesse, disapplicando la norma interna contrastante Superamento del contrasto ▶ Il conflitto tra le due Corti è stato superato soltanto con la sentenza dell’8 giugno 1984 n. 170 (Granital c. Ministero delle finanze) ▶ Principali passaggi della citata sentenza • l’ordinamento comunitario (oggi dell’Unione) e quello nazionale vanno configurati come autonomi e distinti, ancorché coordinati, secondo la ripartizione di competenze stabilita dai trattati. Da questo assunto discende la prevalenza del regolamento europeo nei confronti della legge nazionale • il regolamento opera per forza propria con caratteristica di immediatezza. All’atto si riconosce «forza e valore di legge», la stessa efficacia di cui è provvisto nell’ordinamento di origine • al giudice spetta il potere di accertare se la normativa europea regola il caso sottoposto al suo esame e in tale ipotesi applicarla • poiché il regolamento fissa la disciplina applicabile, l’effetto connesso con la sua vigenza non si risolve nella caducazione della norma interna incompatibile, ma nell’impedire che questa venga in rilievo. In pratica il giudice nazionale è tenuto soltanto a disapplicare la norma nazionale incompatibile • la norma nazionale non risulta quindi abrogata (estinta o derogata) data la distinzione fra i due (coordinati) ordinamenti • al di fuori dell’ambito materiale in cui vige la disciplina europea la legge conserva pienamente la propria efficacia restando sottoposta al regime tipico dell’atto legislativo ordinario, compreso il controllo di costituzionalità • la legge di esecuzione dei trattati resta assoggettata al sindacato di legittimità costituzionale in riferimento ai principi fondamentali del nostro ordinamento Osservazioni Il passo più importante di tale pronuncia è quello in cui la Corte affermava che il giudice nazionale è tenuto a disapplicare la normativa nazionale posteriore confliggente con le disposizioni europee; in questo modo si allineava totalmente alle statuizioni della Corte di giustizia e ammetteva un sindacato diffuso sull’eventuale contrasto, superando l’obbligo di un preventivo giudizio di legittimità costituzionale. Giudizio di legittimità costituzionale ▶ Giudizio in via principale: la Corte costituzionale si è dichiarata competente a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di una legge regionale o statale in contrasto con una normativa europea, dichiarandola incostituzionale se del caso (sentt. 384/1994 e n. 94/1995) ▶ Giudizio in via incidentale: la Corte si è dichiarata incompetente a conoscere di un eventuale contrasto tra norma interna e norma europea, rimettendo al giudice il compito di disapplicare l’eventuale normativa interna confliggente (sent. 170/1984) 3 Adattamento al diritto derivato dell’Unione 3.1 • Introduzione Iter legislativo ▶ Inizialmente il percorso di adattamento dell’ordinamento italiano alle direttive è stato difficoltoso: si è provveduto mediante le ordinarie fonti di produzione normativa, con un cronico ritardo nel recepimento di tali atti ▶ Legge Fabbri (14 aprile 1987, n. 183) ▶ Legge La Pergola (9 marzo 1989, n. 86), che ha introdotto la legge comunitaria ▶ Legge Buttiglione (4 febbraio 2005, n. 11), che ha abrogato la L. 9 marzo 1989 conservando lo strumento della legge comunitaria ▶ Legge 24 dicembre 2012, n. 234: entrata in vigore il 19 gennaio 2013, disciplina la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea procedendo all’abrogazione della legge Buttiglione Ratio della L. 234/2012 ▶ Adeguamento delle procedure nazionali di adattamento dell’ordinamento italiano dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ▶ Adeguamento all’estensione dei poteri conferiti ai Parlamenti nazionali prevista in ambito europeo ▶ Adeguamento alle dinamiche istituzionali e politiche nell’ambito del sistema europeo scaturite a seguito della crisi economico-finanziaria (come la governance economica) ▶ Esigenza di una tempestiva attuazione degli obblighi europei Finalità e principi della L. 234/2012 ▶ Finalità • assicurare che il paese partecipi alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche europee in modo coerente ed efficace • migliorare il raccordo tra Parlamento e Governo e tra Parlamento e Assemblee regionali nella fasedi formazione della normativa europea • consentire un maggiore coinvolgimento del Parlamento nazionale al processo di adattamento al diritto UE • riorganizzare il processo di recepimento della normativa europea con lo sdoppiamento della tradizionale legge comunitaria in «legge di delegazione europea» e «legge europea» ▶ Principi • attribuzione • sussidiarietà • proporzionalità • leale collaborazione • efficienza • trasparenza • partecipazione democratica 3.2 • Disciplina della L. 234/2012 Fase ascendente ▶ Partecipazione del Parlamento italiano alla definizione della politica europea e al processo di formazione degli atti • informazione del Governo alle Camere riguardo alla posizione che intende assumere prima delle riunioni del Consiglio europeo e del Consiglio, sulle iniziative o questioni relative alla politica estera e di difesa comune e su accordi in materia finanziaria • trasmissione del Governo alle Camere di atti e progetti di atti accompagnati da una nota illustrativa della valutazione del Governo • trasmissione di relazioni e note informative relative alle riunioni del Consiglio, tra Parlamento UE, Commissione e Consiglio, e degli altri organi UE, relative a procedure di contenzioso e precontenzioso avviate nei confronti dell’Italia • partecipazione delle Camere alla verifica del rispetto del principio di sussidiarietà nell’attività legislativa dell’UE Osservazioni Occorre osservare che la L. 234/2012 stabilisce l’obbligo per il Governo di assicurare che la posizione assunta in sede di Consiglio o di altre istituzioni dell’UE sia coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere; qualora il Governo non abbia potuto attenersi agli indirizzi prefissati, il Presidente del Consiglio dei ministri o il ministro competente riferisce agli organi parlamentari fornendo adeguate motivazioni. Sempre in linea con la nuova legge le Camere hanno la possibilità di far pervenire alle istituzioni UE ogni documento utile alla definizione delle politiche europee, che tenga conto di eventuali proposte e osservazioni formulate da Regioni e Province autonome. Fase discendente ▶ La legge mira a garantire l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’UE • presentazione del Governo al Parlamento entro il 28 febbraio di ogni anno della «legge di delegazione europea» con indicazioni di disposizioni di delega necessarie al recepimento delle direttive europee • presentazione del Governo al Parlamento di una eventuale «legge europea» (non è indicato un termine preciso di presentazione) contenente altre disposizioni CIAE ▶ Comitato interministeriale per gli affari europei ▶ Organo disciplinato dall’art. 2 della L. 234/2012 che opera presso la presidenza del Consiglio dei ministri ▶ Ha il compito di concordare le linee politiche del Governo nel processo di formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti dell’Unione europea e di consentire il puntuale adempimento degli obblighi derivanti dal recepimento di tali atti nel nostro paese 3.3 • Regolamenti e decisioni Regolamento ▶ Attuazione: non è necessario alcun provvedimento nazionale di esecuzione. Può esplicare pienamente i suoi effetti nell’ordinamento interno degli Stati membri avendo portata generale ed essendo obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri ▶ In alcuni casi: necessita dell’emanazione di atti nazionali di integrazione per trovare completa attuazione negli ordinamenti interni degli Stati membri Decisioni ▶ Quelle rivolte agli Stati membri necessitano di disposizioni di attuazione già previste nella decisione stessa ▶ Se la decisione ha come destinatari individui singoli è obiettivamente efficace anche per il carattere amministrativo che essa assume 3.4 • Direttive Attuazione ▶ Con «legge di delegazione europea», che reca in particolare: • disposizioni per il conferimento al Governo di una delega legislativa diretta esclusivamente all’attuazione delle direttive e delle decisioni quadro • disposizioni di delega legislativa diretta a modificare o abrogare norme statali vigenti per garantire la conformità del paese ai pareri indirizzati dalla Commissione • disposizioni di delega per recepire in via regolamentare le direttive • disposizioni di delega per la disciplina sanzionatoria di violazione di atti dell’Unione • disposizioni di delega per attuare eventuali disposizioni non direttamente applicabili contenute in regolamenti europei • disposizioni che individuano principi fondamentali secondo i quali le Regioni e le Province autonome esercitano la loro competenza per recepire atti dell’Unione Differenze Mentre la legge di delegazione europea riguarda fondamentalmente l’attuazione delle direttive e delle decisioni quadro attraverso le disposizioni di delega al Governo, la legge europea eventuale, da non emanarsi necessariamente e congiuntamente alla legge di delegazione europea in quanto non contiene un termine specifico di presentazione, dà attuazione agli atti europei e ai trattati internazionali conclusi nel quadro delle relazioni esterne dell’Unione, contiene disposizioni modificative o abrogative di sentenze o di norme statali vigenti in contrasto con gli obblighi dell’Unione e oggetto di procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, nonché quelle disposizioni emanate nell’esercizio del potere sostitutivo. 1 Generalità Disciplina costituzionale (art. 117, comma 5 Cost.) ▶ Tre principi disciplinano la partecipazione delle Regioni nella formazione e nell’attuazione della normativa europea: • la previsione di una loro partecipazione nella cd. fase ascendente del diritto dell’Unione, vale a dire all’iter procedurale che porta all’adozione da parte delle istituzioni europee di determinati atti. Tale partecipazione si realizza attraverso la presenza di rappresentanti delle autonomie locali in vari organismi (Comitato delle Regioni, Rappresentanza permanente presso l’Unione europea, Conferenza Stato- Regioni) • la previsione di una loro partecipazione nella cd. fase discendente del diritto dell’Unione, vale a dire nel momento in cui diventa necessario dare attuazione nel nostro Stato agli atti europei, in particolare in quelle materie in cui è prevista una potestà legislativa (esclusiva o concorrente) delle Regioni • la previsione di una legge organica da parte dello Stato che disciplini sia le modalità di esercizio della potestà legislativa per l’attuazione della normativa europea che il relativo potere di intervento sostitutivo 2 Le Regioni e la formazione degli atti dell’Unione Fase ascendente (art. 5 L. 131/2003; artt. 24 e 25 L. 234/2012) ▶ Partecipazione negli organismi di rappresentanza • presenza di esponenti regionali nelle delegazioni del Governo che collaborano nello sviluppo delle attività del Consiglio dell’Unione e della Commissione ▶ Partecipazione alle decisioni relative alla formazione di atti dell’Unione europea • il Governo è tenuto a trasmettere i progetti e gli atti dell’Unione, contestualmente alla loro ricezione, alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e alla Conferenza dei Presidenti dell’Assemblea, dei Consigli regionali e delle Province autonome Fase ascendente (art. 5 L. 131/2003; artt. 24 e 25 L. 234/2012) ▶ Partecipazione alle decisioni relative alla formazione di atti dell’Unione europea • il Governo è tenuto ad assicurare un’informazione qualificata e tempestiva sui progetti e sugli atti trasmessi che rientrano nelle materie di competenza delle Regioni e delleProvince autonome • nelle materie di loro competenza, le Regioni e le Province possono trasmettere osservazioni al Governo • nelle materie di competenza regionale il Governo può convocare singoli gruppi di lavoro cui partecipano rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome allo scopo di definire la posizione italiana da sostenere in sede di Unione europea • il Governo deve informare le Regioni delle proposte e delle materie di loro competenza inserite all’ordine del giorno delle riunioni del Consiglio dell’Unione europea ▶ Intesa e riserva d’esame • intesa: una o più Regioni o Province autonome possono chiedere al Governo di convocare una sessione alla Conferenza Stato- Regioni allo scopo di raggiungere un’intesa. In mancanza il Governo può comunque procedere • riserva di esame: le Regioni possono richiedere una riserva d’esame al Governo qualora siano in discussione atti che rientrano nella loro competenza ▶ Principio di sussidiarietà • partecipazione delle Assemblee, Consigli e Province autonome alla verifica del rispetto del principio di sussidiarietà Osservazioni Il Presidente del Consiglio dei ministri o il ministro per gli affari europei assicura un’adeguata consultazione dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane in relazione alla partecipazione degli enti locali alle decisioni relative alla formazione di atti normativi dell’Unione attraverso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. 3 Le Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione Fase discendente (art. 29 L. 234/2012) ▶ Materie in cui sussiste una competenza piena o residuale: le Regioni possono dare immediata attuazione alle direttive dell’Unione ▶ Materie in cui sussiste una competenza concorrente: nella legge di delegazione europea sono indicati i principi fondamentali non derogabili dalla legge regionale successiva e prevalente su quella eventualmente già emanata 4 Il potere sostitutivo dello Stato e il principio di cedevolezza Poteri sostitutivi ▶ Nozione: nelle materie di competenza legislativa delle Regioni e delle Province autonome possono essere adottati dallo Stato provvedimenti di attuazione degli atti dell’Unione europea ▶ Finalità: porre rimedio all’inerzia degli enti locali nel dare attuazione ad atti europei ▶ I provvedimenti statali si applicano per le Regioni e Province autonome nelle quali non sia ancora in vigore la normativa di attuazione e nei confronti di Regioni, Province autonome, enti territoriali e altri enti pubblici responsabili della violazione degli obblighi derivanti dalla normativa UE o che non diano tempestiva esecuzione alle sentenze della Corte Diritto di rivalsa ▶ Nei confronti delle Regioni o di altri enti pubblici ▶ Nei confronti dei soggetti responsabili di violazioni del diritto dell’Unione e violazioni delle disposizioni della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ▶ Le misure degli importi dovuti allo Stato a titolo di rivalsa sono stabilite con decreto del ministro dell’economia e delle finanze entro tre mesi dalla notifica delle sentenza esecutiva di condanna 5 Attuazione in via regolamentare Art. 6 D.P.R. 616/1977 ▶ Attribuiva alle Regioni tutte le funzioni amministrative derivanti dall’applicazione della normativa comunitaria, ma subordinava l’esercizio di tali funzioni al previo recepimento con legge dello Stato Art. 2 D.Lgs. 112/1998 ▶ Con successivi provvedimenti alle Regioni è stato attribuito un generale potere di esercizio di funzioni amministrative 6 Il ricorso alla Corte di giustizia su richiesta delle Regioni Art. 5 L. 131/2003 ▶ Attribuisce alle Regioni il potere di chiedere al Governo di proporre ricorso alla Corte di giustizia contro gli atti normativi dell’Unione ritenuti illegittimi secondo la procedura prevista dall’art. 263 TFUE note 1 L’adempimento degli obblighi dell’Unione 1.1 • Generalità La violazione del diritto dell’Unione da parte di uno Stato membro può generare: — sia la violazione di un obbligo nei confronti dell’Unione europea e degli altri Stati membri; — sia la violazione del diritto del singolo individuo, destinatario diretto delle norme violate. 1.2 • Obbligo di leale cooperazione Due doveri (art. 4, par. 3 TUE) ▶ Adozione di tutte le misure finalizzate a dare attuazione alle norme di diritto dell’Unione europea ▶ Astensione da tutti i comportamenti che rischino di compromettere la realizzazione degli scopi dell’Unione europea 1.3 • Responsabilità degli Stati e giurisprudenza della Corte di giustizia Responsabilità extracontrattuale degli Stati membri ▶ Disciplina: non trova collocazione all’interno dei trattati. L’unica disposizione sull’argomento è contenuta nell’art. 340 TFUE ed è relativa ai danni causati dalle istituzioni dell’Unione o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni ▶ Interpretazione estensiva dei trattati: la Corte di giustizia attraverso un’interpretazione estensiva dei trattati ha ricavato una serie di principi ▶ Giurisprudenza della Corte di giustizia • afferma che la responsabilità extracontrattuale degli Stati membri trova il suo fondamento nell’applicazione del principio di leale cooperazione (art. 4, par. 3 TUE) • chiarisce i requisiti indispensabili per consentire al singolo di essere risarcito qualora fossero lesi i diritti riconosciuti dall’Unione • chiarisce a quali apparati possono essere imputate eventuali violazioni del diritto europeo • sottolinea la necessità di un nesso causale tra norma violata e lesione del singolo • chiarisce le caratteristiche che la violazione del diritto UE deve possedere perché la condotta dello Stato possa qualificarsi antigiuridica 2 Responsabilità dello Stato membro e obbligo di risarcimento del danno Sent. Francovich (19 novembre 1991) ▶ Generalità: se una direttiva non è attuata entro il termine stabilito, i singoli che abbiano subìto un pregiudizio a causa dell’inadempimento dello Stato possono chiedere il risarcimento del danno attraverso un’azione proposta al giudice nazionale nei riguardi dello Stato inadempiente ▶ Principio della Corte di giustizia: gli Stati membri sono tenuti a risarcire i danni causati ai singoli dalle violazioni del diritto dell’Unione derivanti dalla mancata attuazione delle direttive anche se inidonee a produrre effetti diretti ▶ Punti chiave • è compito del giudice nazionale, incaricato di applicare le norme di diritto dell’Unione, garantire la piena efficacia di tali norme e tutelare i diritti che esse attribuiscono ai singoli • se i singoli non avessero la possibilità di ottenere un risarcimento nell’ipotesi di lesione dei loro diritti in seguito ad una violazione del diritto dell’Unione imputabile ad uno Stato membro, si metterebbe a repentaglio la piena efficacia del diritto dell’Unione europea • la possibilità per il singolo di ottenere un risarcimento da parte dello Stato membro è particolarmente indispensabile nell’ipotesi in cui la piena efficacia delle norme dell’Unione è condizionata da un’azione da parte dello Stato membro ▶ Condizioni per il risarcimento del danno • il risultato prescritto dalla direttiva deve implicare l’attribuzione di diritti a favore dei singoli • il contenuto di tali diritti deve poter essere individuato sulla base delle disposizioni della direttiva • deve esistere un nesso di causalità tra la violazione dell’obbligo a carico delloStato e il danno subito dai soggetti lesi Sent. Brasserie du Pêcheur e Factortame (5 marzo 1996) e sent. British telecommunications (26 marzo 1996) ▶ La responsabilità degli Stati sussiste anche quando l’inadempimento riguarda obblighi posti da disposizioni dei trattati ▶ L’obbligo del risarcimento opera anche quando la violazione concerne direttive produttive di effetti diretti; infatti, anche in questo caso, il singolo può aver subito un danno a causa dell’inadempimento ▶ Le condizioni che determinano il sorgere della responsabilità dello Stato attengono al diritto dell’Unione europea ▶ Il danno risarcibile non può essere limitato ai soli danni arrecati a determinati beni dei singoli specialmente tutelati (danno emergente), escludendo il lucro cessante ▶ L’obbligo di risarcire i danni causati non può essere limitato ai soli danni subiti successivamente alla pronuncia di una sentenza della Corte che accerti l’inadempimento dello Stato membro Sent. Konle (1° giugno 1999) ▶ Spetta agli Stati membri accertarsi che i singoli ottengano un risarcimento del danno loro causato dall’inosservanza del diritto dell’Unione, a prescindere dalla pubblica autorità che ha commesso tale violazione ▶ Uno Stato membro non può pertanto far valere la ripartizione delle competenze e delle responsabilità tra gli enti locali esistenti nel proprio ordinamento giuridico interno per sottrarsi alla propria responsabilità al riguardo Responsabilità dello Stato e potere giudiziario ▶ Caso Kobler (sent. 30 settembre 2003) e caso Commissione c. Italia (sent. 9 dicembre 2003) • in queste sentenze, la Corte fa derivare la responsabilità dello Stato per l’attività posta in essere dal potere giudiziario dall’idea di Stato inteso come organismo unico, che risponde per tutti gli atti posti in essere da ogni suo organo, indipendentemente dalla maggiore o minore autonomia di cui gode • nel caso Kobler la Corte ha specificato i requisiti necessari affinché la violazione posta in essere dall’organo giudiziario sia considerata di gravità tale da comportare la responsabilità per lo Stato e la possibilità del risarcimento del singolo danneggiato: — la sistematicità della violazione — gli effetti negativi sulla realizzazione degli obiettivi che le norme dell’Unione europea violate si pongono Responsabilità dello Stato imputabile ad un organo giurisdizionale supremo ▶ Caso Traghetti del Mediterraneo (sent. 13 giugno 2006) La Corte di giustizia ha stabilito che: • la legge italiana sulla responsabilità civile dei giudici (L. 117/1988) è incompatibile con il diritto dell’Unione • la legge italiana subordina la responsabilità civile dei giudici ai casi di dolo e colpa grave e la esclude totalmente nei casi in cui l’attività del giudice sia diretta all’interpretazione delle norme di diritto • tale disciplina nazionale si pone in contrasto con il principio europeo della responsabilità dello Stato per fatto dei giudici, la cui applicazione verrebbe fortemente limitata da una disciplina nazionale così garantista nei confronti dei giudici note 1 Ripartizione di competenze tra Unione e Stati membri Nozioni generali ▶ Con il Trattato di Lisbona sono state per la prima volta delineate in maniera esplicita le competenze dell’Unione ▶ L’art. 1 TFUE prevede che sia lo stesso TFUE a determinare i settori, la delimitazione e le modalità d’esercizio delle competenze dell’Unione Tipologie di competenze ▶ Competenze esclusive, in cui solo l’Unione può legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti. Gli Stati membri possono farlo autonomamente solo se autorizzati dall’Unione oppure per dare attuazione agli atti da questa emanati ▶ Competenze concorrenti tra l’Unione e gli Stati membri in un determinato settore, in cui sia l’una, sia gli altri possono legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti. Gli Stati membri esercitano la loro competenza nella misura in cui l’Unione non ha esercitato o ha cessato la propria ▶ Competenza per definire le modalità di coordinamento delle politiche economiche e occupazionali dei vari Stati membri, secondo le modalità previste dal TFUE ▶ Competenza per definire e attuare una politica estera e di sicurezza comune, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune ▶ Competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri, senza tuttavia sostituirsi alla loro competenza in tali settori Osservazioni Conformemente all’art. 7 TFUE, l’Unione assicura la coerenza tra le sue varie politiche e azioni, tenendo conto dell’insieme dei suoi obiettivi e nel rispetto del principio di attribuzione delle competenze. Tale principio, sancito all’art. 5 TUE, prevede che l’Unione agisca esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Qualsiasi competenza non attribuita all’Unione nei trattati appartiene agli Stati membri. 2 Principio di sussidiarietà Formalizzazione del principio ▶ Generalità: con l’ampliarsi dei settori d’intervento dell’Unione si è reso necessario definire i limiti delle competenze nazionali e di quelle europee attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà ▶ Art. 5 TUE: l’Unione interviene in quei settori che non sono di sua esclusiva competenza solo quando la sua azione è considerata più efficace di quella intrapresa a livello nazionale, regionale o locale, senza andare oltre (cd. principio di proporzionalità) quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi fissati Presupposti per l’applicazione del principio ▶ Si applica solo per le materie che non rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione ▶ L’azione prevista deve avere una dimensione europea ▶ È necessaria la presunzione dell’insufficienza degli Stati a risolvere lo specifico problema ▶ È necessaria la presunzione dell’esigenza dell’intervento dell’Unione per una migliore soluzione del problema ▶ Obiettivi • salvaguardare l’ambito di competenza statale contro ogni ingerenza dell’Unione che non sia necessaria • giustificare l’intervento dell’Unione anche in aree sino ad oggi riservate alla competenza degli Stati membri Principio di proporzionalità ▶ Generalità: l’Unione deve utilizzare mezzi legislativi adeguati e proporzionali agli scopi fissati salvaguardando le competenze statali ▶ Art. 5, par. 4 TUE: l’azione dell’Unione non va al di là di quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi individuati dai trattati Osservazioni Il rispetto del principio di sussidiarietà è sottoposto ad un doppio controllo: uno di tipo politico, l’altro a carattere giudiziario. Il controllo politico è rimesso all’iniziativa dei Parlamenti nazionali, i quali, se ritengono che una proposta legislativa della Commissione sia contraria al principio di sussidiarietà, dispongono di otto settimane a partire dalla data di trasmissione del progetto di atto legislativo per poter inviare ai Presidenti del Parlamento europeo, della Commissione stessa e del Consiglio un parere motivato per esprimere le loro ragioni. La Commissione riesamina il progetto e decide, motivando, se modificare, ritirare o conservare la propria proposta. Il controllo giudiziario è promosso a nome degli stessi Parlamenti nazionali dai rispettivi Stati membri mediante un ricorso per violazione del diritto dell’Unione, su cui è competente a pronunciarsi la Corte di giustizia dell’Unione europea. Clausola di flessibiità ▶ Base giuridica: art. 352 TFUE ▶ Contenuto: se un’azione dell’Unione appare necessaria, nel quadro delle politiche definite dai trattati,per realizzare uno degli obiettivi di cui ai trattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione richiesti a tal fine, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, adotta le disposizioni appropriate ▶ Si richiede che la flessibilità sia applicata nel quadro delle politiche individuate dai trattati ▶ Sono escluse, stando anche alla Dichiarazione n. 42 allegata al nuovo Trattato, quelle politiche che perseguono l’obiettivo della promozione della pace e del benessere dei popoli, quelle dell’unione economica e monetaria così come le politica estera e di sicurezza comune ▶ L’attivazione della clausola di flessibilità richiede altresì la previa approvazione del Parlamento europeo e l’informazione dei Parlamenti nazionali da parte della Commissione in ordine al rispetto del principio di sussidiarietà 3 Cooperazione rafforzata Nozioni generali ▶ Sancisce il diritto, per gli Stati membri che intendono perseguire determinate politiche comuni, a procedere anche in assenza di una volontà condivisa da tutti i membri ▶ Disposizioni dei trattati • disciplina generale di principio, applicabile a tutte le cooperazioni rafforzate (art. 20 TUE) • disciplina generale di funzionamento (artt. 326-334 TFUE) • disposizioni specifiche in materia di cooperazione giudiziaria (artt. 82, 83, 86, 87 TFUE) Obiettivi ▶ Promozione della realizzazione degli obiettivi dell’Unione, protezione dei suoi interessi e rafforzamento del suo processo di integrazione Principi generali ▶ Autorizzazione da parte del Consiglio in ultima istanza ▶ Impossibilità di conseguimento di determinati obiettivi entro un termine ragionevole dall’Unione nel suo insieme ▶ Partecipazione di almeno nove Stati membri Procedura ▶ Trasmissione della richiesta alla Commissione, precisando il campo d’applicazione e gli obiettivi perseguiti dalla cooperazione rafforzata prevista ▶ Presentazione al Consiglio da parte della Commissione di una proposta al riguardo, o informazione circa le ragioni di non presentare tale proposta ▶ Autorizzazione del Consiglio, su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo Highlight ▶ Nella politica estera e di sicurezza comune • presentazione di richiesta al Consiglio • trasmissione all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza • parere dell’Alto rappresentante sulla coerenza della cooperazione rafforzata • parere della Commissione • trasmissione al Parlamento europeo per conoscenza • decisione del Consiglio all’unanimità Condizioni (art. 326 TFUE) ▶ Rispetto dei trattati e del diritto dell’Unione ▶ Necessità di non recare pregiudizio né al mercato interno né alla coesione economica, sociale e territoriale ▶ Necessità di non costituire un ostacolo né una discriminazione per gli scambi tra gli Stati membri, e di non provocare distorsioni di concorrenza tra questi ultimi Effetti ▶ Vincolatività degli atti adottati nel quadro di una cooperazione rafforzata solo per gli Stati membri partecipanti ▶ Impossibilità di considerarli un acquis che deve essere accettato dagli Stati candidati all’adesione all’Unione Obblighi verso i terzi ▶ Rispetto delle competenze, dei diritti e degli obblighi degli Stati membri che non partecipano ad una cooperazione rafforzata ▶ Obbligo di informazione periodica da parte della Commissione e, all’occorrenza, dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza verso il Parlamento europeo e il Consiglio in merito allo sviluppo delle cooperazioni rafforzate Principio di apertura ▶ Principio generale • apertura di una cooperazione rafforzata a tutti gli Stati membri, fatto salvo il rispetto delle eventuali condizioni di partecipazione stabilite dalla decisione di autorizzazione • possibilità di adesione anche in un momento successivo all’instaurazione della cooperazione rafforzata, fatto salvo il rispetto, oltre che delle condizioni di cui all’art. 326 TFUE, degli atti già adottati nell’ambito della cooperazione • partecipazione del maggior numero possibile di Stati membri ▶ Procedure di adesione generali • notifica al Consiglio e alla Commissione della volontà di aderire ad una cooperazione rafforzata già instaurata • conferma della partecipazione da parte della Commissione entro quattro mesi • indicazione delle disposizioni da adottare per soddisfare le condizioni di adesione e fissazione di un termine per il riesame della richiesta • possibilità di sottoporre la questione al Consiglio, che si pronuncia sulla richiesta Procedure di adesione alle cooperazioni rafforzate in materia di politica estera e sicurezza comune ▶ Notifica al Consiglio, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e alla Commissione dell’intenzione di aderire alla cooperazione rafforzata già instaurata ▶ Conferma della partecipazione da parte del Consiglio previa consultazione dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dopo aver constatato, se del caso, che le condizioni di partecipazione sono soddisfatte ▶ Adozione da parte del Consiglio delle misure transitorie necessarie per l’applicazione degli atti già adottati nel quadro della cooperazione rafforzata ▶ Se le condizioni di partecipazione non sono soddisfatte, il Consiglio indica le disposizioni da adottare per soddisfarle e fissa un termine per il riesame della richiesta di partecipazione all’unanimità Obiettivi di una cooperazione rafforzata nella cooperazione giudiziaria in materia penale ▶ Riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie ▶ Cooperazione di polizia e giudiziaria nelle materie penali aventi dimensione transnazionale ▶ Ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri in materia penale ▶ Istituzione di una Procura europea ▶ Misure riguardanti la cooperazione operativa tra le autorità di polizia In sintesi Con l’ampliarsi dei settori di intervento della Comunità e, oggi, dell’Unione si è reso necessario definire i limiti delle competenze nazionali e di quelle europee attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà. Conformemente ad esso l’Unione interviene in quei settori che non sono di sua esclusiva competenza solo quando la sua azione è considerata più efficace di quella intrapresa a livello nazionale, regionale o locale, senza andare oltre quanto necessario per il raggiungimento degli obiettivi fissati (cd. principio di proporzionalità). Se da un lato, quindi, il carattere sovranazionale dell’Unione consente a quest’ultima di raggiungere risultati talvolta migliori di quelli conseguibili a livello statale, dall’altro ha rappresentato un ostacolo all’adozione di politiche comuni a causa dell’opposizione di alcuni Stati timorosi di veder ulteriormente limitati i propri poteri. Di qui la necessità di ricercare nuove forme di integrazione differenziata, per ampliare il campo d’azione comunitario e, poi, dell’Unione salvaguardando la sovranità degli Stati dissenzienti. Solo con il Trattato di Amsterdam si è proceduto all’istituzionalizzazione della cooperazione rafforzata, attraverso cui si sancisce il diritto per gli Stati che intendono perseguire determinate politiche comuni a procedere anche in assenza di una volontà comune di tutti i membri. note PARTE QUINTA POLITICHE DEL’UNIONE EUROPEA Capitolo 1: Spazio senza frontiere interne 1 Sviluppi storici • 2 Attuazione dell’unione doganale • 3 Libro biancoper il completamento del mercato interno • 4 Realizzazione del mercato interno Capitolo 2: Le quattro libertà 1 Libera circolazione delle merci (artt. 28-37 TFUE) • 2 Libera circolazione delle persone (artt. 45-55 e 66-80 TFUE) • 3 Libera prestazione dei servizi (artt. 56-62 TFUE) • 4 Libera circolazione dei capitali (artt. 63-66 TFUE) Capitolo 3: Spazio di libertà, sicurezza e giustizia Capitolo 4: Politica agricola e politica della pesca 1 Politica agricola comune (PAC) • 2 Politica comune della pesca Capitolo 5: Politica dei trasporti e reti transeuropee 1 Trasporti (artt. 90-100 TFUE) • 2 Reti transeuropee (artt. 170-172 TFUE) Capitolo 6: Politica della concorrenza 1 Disciplina generale (artt. 101-109 TFUE) • 2 Pratiche vietate • 3 Imprese pubbliche • 4 Aiuti di Stato • 5 Concentrazione di imprese • 6 Normativa italiana antitrust Capitolo 7: Politica economica e monetaria 1 Dal Trattato di Roma al Trattato di Lisbona • 2 La politica economica • 3 La politica monetaria • 4 Paesi in e paesi out • 5 Gestione della politica monetaria: il SEBC • 6 Organi che gestiscono le politiche economiche Capitolo 8: Politica di coesione economica e sociale 1 Introduzione • 2 I fondi strutturali • 3 Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) • 4 Gli altri strumenti finanziari • 5 Programmazione degli interventi • 6 Sistemi di valutazione, gestione e controllo • 7 Iniziative dell’Unione • 8 Gruppi europei di cooperazione transfrontaliera (GECT) Capitolo 9: Politica per le imprese 1 Politica industriale • 2 Marchi e brevetti • 3 Diritto societario • 4 Gruppo europeo di interesse economico (GEIE) • 5 Abolizione degli ostacoli tecnici • 6 Politica delle imprese Capitolo 10: Politica di ricerca e sviluppo tecnologico 1 Introduzione • 2 Settimo programma quadro • 3 Società dell’informazione • 4 La politica spaziale europea Capitolo 11: Politica dell’ambiente 1 L’ambiente nelle disposizioni dei trattati • 2 Obiettivi, principi e strumenti della politica europea dell’ambiente • 3 Settori di intervento • 4 Il coinvolgimento delle imprese • 5 Agenzia europea per l’ambiente • 6 Programma quadro per l’ambiente • 7 Politica dell’energia • 8 Protezione civile Capitolo 12: Politica sociale, dell’occupazione e della formazione professionale 1 Politica sociale • 2 Occupazione • 3 Politica della formazione professionale (art. 166 TFUE) Capitolo 13: Istruzione, cultura, sanità e tutela dei consumatori 1 Politica dell’istruzione • 2 Cultura • 3 Sanità pubblica • 4 Tutela dei consumatori Capitolo 14: PESC e PSDC 1 La ricerca di un’unione politica europea • 2 Politica estera e di sicurezza comune (PESC) vigente • 3 Politica di sicurezza e difesa comune Capitolo 15: Politica commerciale comune 1 Introduzione • 2 Rapporti tra l’Unione europea e il GATT-OMC • 3 Misure di difesa commerciale Capitolo 16: Cooperazione con i paesi terzi 1 Cooperazione con i paesi in via di sviluppo • 2 Cooperazione economica, finanziaria e tecnica e aiuto umanitario • 3 Politica europea di vicinato (PEV) e clausola di solidarietà Capitolo 17: Gli accordi internazionali Capitolo 18: Relazioni con le altre organizzazioni internazionali 1 Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) • 2 Consiglio d’Europa • 3 Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) • 4 Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) Capitolo 19: Rapporti con i paesi non candidati all’adesione 1 Introduzione • 2 Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) Capitolo 20: Rapporti con le altre aree geografiche 1 Rapporti con i paesi ACP • 2 Spazio economico europeo (SEE) • 3 Stati dell’America del Nord • 4 Rapporti euromediterranei • 5 Asia • 6 America Latina • 7 Australia e Nuova Zelanda 1 Sviluppi storici Unione doganale ▶ Nozione: è un accordo in base al quale alcuni Stati si impegnano a sopprimere reciprocamente qualsiasi barriera doganale e ad adottare, nei confronti dei paesi terzi, una tariffa doganale comune che garantisca a tutti i prodotti un livello di protezione uniforme, indipendentemente dal punto d’ingresso delle merci nel territorio dell’unione ▶ Base giuridica: art. 28 TFUE, ai sensi del quale l’Unione comprende un’unione doganale che si estende al complesso di scambi di merci ▶ Implicazioni: divieto, fra gli Stati membri, dei dazi doganali all’esportazione ed all’importazione e di qualsiasi tassa di effetto equivalente; adozione di una tariffa doganale comune nei loro rapporti con i paesi terzi ▶ Misure • istituzione di una tariffa doganale comune (TDC) applicabile ai confini del territorio doganale comune • elaborazione e applicazione di una legislazione doganale comune • divieto, negli scambi tra gli Stati membri dell’unione doganale, dei dazi doganali e delle tasse d’effetto equivalente e di qualsiasi regolamentazione restrittiva ▶ Effetti • sostituzione di un unico territorio doganale ai territori doganali degli Stati membri • messa in comune dell’importo globale dei dazi doganali riscossi in virtù della tariffa doganale comune • libera circolazione anche ai prodotti provenienti da paesi terzi una volta che siano stati immessi in libera pratica, cioè quando siano stati pagati i dazi della tariffa doganale comune al momento dell’entrata nella zona dell’unione doganale Differenze L’unione doganale rappresenta un livello intermedio di integrazione economica rispetto all’area di libero scambio e all’unione economica. Nella prima l’obiettivo principale è quello di abolire i dazi doganali tra i paesi aderenti e permettere la libera importazione ed esportazione delle merci, senza tuttavia procedere alla fissazione di una tariffa doganale comune. Un classico esempio di area di libero scambio è rappresentato dall’EFTA (European Free Trade Area). La seconda rappresenta invece un passo avanti rispetto all’unione doganale in quanto, in aggiunta alle misure prima citate, è prevista anche la libera circolazione all’interno dei paesi membri delle persone, dei servizi e dei capitali (in pratica corrisponde a quello che nella terminologia comunitaria e, oggi, dell’Unione viene detto mercato unico o mercato interno). 2 Attuazione dell’unione doganale Generalità: l’attuazione dell’unione doganale è avvenuta progressivamente e si è realizzata con anticipo di diciotto mesi rispetto ai tempi previsti dal Trattato CEE, vale a dire il 1° luglio 1968. Essa rappresentava l’obiettivo principale dopo la firma del Trattato di Roma, implicando l’eliminazione dei dazi e di tutte le restrizioni, l’introduzione di una tariffa doganale comune e l’avvio di una politica commerciale comune. Ostacoli tariffari ▶ Dazi doganali: tributi indiretti dovuti al momento della entrata, in un dato paese, della merce estera. L’abolizione dei dazi doganali sugli scambi interni è stata realizzata a partire dal 1968 ▶ Tasse d’effetto equivalente: qualsiasi diritto imposto unilateralmente a prescindere dalla sua denominazione e struttura, che colpisce le merci in ragione del fatto che esse varcano la frontiera e che ha un effetto equivalente a quello del dazio doganale (sentt. Corte di giustizia 2 e 3/62 Commissione c. Lussemburgo e Belgio - Pan pepato) Ostacoli non tariffari ▶ Restrizioni quantitative: misure nazionali che limitano l’importazione o l’esportazione di una merce in base alle quantità o al valore ▶ Misure di effetto equivalente: ogni normativa commerciale degli Stati membri che possa ostacolare direttamente o indirettamente, in atto o in potenza, gli scambi all’interno dell’Unione Tariffa doganale comune (TDC) ▶ Applicazione: 1° luglio 1968 ▶ Scopi • fondere le voci tariffarie nazionali in una nomenclatura uniforme • armonizzare le tariffe doganali degli Stati membri divergenti tra loro ▶Effetti • rendere inesigibile il dazio riscosso all’entrata della merce in uno Stato membro da parte di un altro Stato dopo che essa, provenendo da un paese terzo, era stata sdoganata ed aveva acquistato il diritto di circolazione nel territorio della Comunità • deferire ogni decisione relativa alla TDC alla competenza delle istituzioni comunitarie Tariffa integrata comunitaria (TARIC) ▶ Istituzione: 1° gennaio 1988 ▶ Funzione: sostituisce la tariffa doganale comune ▶ Elementi costitutivi: insieme di diritti applicati alle importazioni nel territorio dell’Unione dei prodotti provenienti dai paesi terzi 3 Libro bianco per il completamento del mercato interno Generalità: superata la fase della mera integrazione doganale, negli anni ‘80 si decise di procedere all’instaurazione di un mercato unico europeo; le linee di sviluppo dell’azione comunitaria erano contenute nel Libro bianco sul completamento del mercato interno. Quest’ultimo è stato presentato dalla Commissione europea al Consiglio europeo di Milano del giugno 1985. Obiettivi ▶ Integrare i mercati nazionali della Comunità economica europea ▶ Garantire che questo mercato unico fosse un mercato in espansione ▶ Assicurare che il mercato fosse sufficientemente flessibile per canalizzare in modo adeguato le risorse umane, materiali e finanziarie Eliminazione delle barriere ▶ Fisiche: l’abbattimento delle barriere fisiche (eliminazione delle formalità di frontiera, ad eccezione dei controlli per motivi di sicurezza) riguardava non solo la mobilità fisica ma anche la mobilità intellettuale e delle forze lavoro, promuovendo il mutuo riconoscimento dei titoli di studio e l’abolizione degli ostacoli burocratici alla libera circolazione delle merci ▶ Tecniche: eliminazione di qualunque ostacolo derivante dalle diverse prescrizioni legislative nazionali ▶ Fiscali: eliminazione di qualsiasi ostacolo derivante da diversi regimi fiscali adottati negli Stati membri 4 Realizzazione del mercato interno Generalità: le indicazioni della Commissione contenute nel Libro bianco sono state recepite nell’Atto unico europeo, con il quale venivano dettate disposizioni di carattere programmatico per la realizzazione del mercato interno. Atto unico europeo: principi fondamentali ▶ La nozione di mercato interno è più ampia di quella di mercato comune, in quanto comprende, accanto alla completa realizzazione delle libertà fondamentali di circolazione di beni, persone, servizi e capitali (le quattro libertà simbolo dell’integrazione comunitaria), anche l’attuazione di nuove politiche comuni e la coesione economica ▶ Il termine del 31 dicembre 1992, entro il quale doveva essere realizzato il mercato unico, non implicava l’aprirsi di un nuovo periodo transitorio ▶ La Commissione, entro il 31 dicembre 1988 ed entro il 31 dicembre 1990, avrebbe riferito al Consiglio sullo stato dei lavori per l’attuazione del mercato interno ▶ Il Consiglio, su proposta della Commissione, in cooperazione col Parlamento e sentito il parere del Comitato economico e sociale, stabiliva le misure relative al riavvicinamento delle disposizioni interne degli Stati membri che avessero rilievo ai fini dell’instaurazione e del funzionamento del mercato interno Instaurazione del mercato unico europeo ▶ 1° gennaio 1993 ▶ L’instaurazione del mercato unico europeo (o mercato interno europeo) ha rappresentato un passo in avanti nel processo di integrazione note 1 Libera circolazione delle merci (artt. 28-37 TFUE) 1.1 • Soppressione delle barriere doganali A partire dal 1° gennaio 1993 non esistono più barriere doganali che possano in qualche modo impedire il transito di merci da uno Stato all’altro: sono in tal modo scomparsi tutti i controlli e le formalità doganali. 1.2 • Regime di transito delle merci Tra paesi membri ▶ Implica un controllo non più sistematico alle frontiere, attuato secondo procedure non discriminatorie riguardo all’origine e al modo di trasporto delle merci ▶ Codice doganale comunitario: istituito dal Reg. CE n. 450/2008, ha raccolto e armonizzato l’intera normativa relativa al transito dell merci in ambito europeo Tra paesi membri attraverso paesi terzi ▶ È necessario porre in essere – tanto al momento dell’uscita dall’Unione, quanto al momento del reingresso in essa – un’operazione doganale, sia per provare lo status europeo della merce al momento del reingresso nel territorio dell’Unione, sia a garanzia che la merce stessa non venga immessa in consumo nello Stato attraversato Negli scambi con paesi terzi ▶ Per ciò che concerne le esportazioni verso paesi terzi possono verificarsi due ipotesi: • le formalità di esportazione sono espletate in un ufficio di frontiera dell’Unione e l’inoltro delle merci dallo Stato membro di esportazione fino all’ufficio di frontiera avviene senza alcuna formalità • le formalità di esportazione hanno luogo in un ufficio doganale situato all’interno dell’Unione e l’inoltro delle merci fino all’ufficio doganale della frontiera europea viene effettuato senza alcun controllo alle frontiere interne ▶ Relativamente alle importazioni di merci da paesi terzi sono possibili tre soluzioni: • le formalità di importazione sono espletate nel primo ufficio doganale di ingresso nell’Unione e le merci possono, quindi, circolare nel territorio dell’Unione europea senza alcuna forma di controllo • nel primo ufficio di ingresso nell’Unione europea le merci sono immesse soltanto in libera pratica mediante il pagamento dei dazi doganali e circoleranno vincolate al regime di transito dell’Unione interno fino al luogo di immissione in consumo, presso la cui dogana saranno versate le imposte interne Negli scambi con paesi terzi ▶ Relativamente alle importazioni di merci da paesi terzi sono possibili tre soluzioni: • si può procedere, contestualmente, all’immissione in libera pratica e all’immissione in consumo presso la dogana interna, nella cui competenza territoriale è compreso il luogo di destinazione finale delle merci. In tale ipotesi le merci circolano nell’ambito del mercato unico, e fino al luogo di immissione in consumo, vincolate al regime di transito dell’Unione esterno, e presso la dogana interna sono corrisposti sia i dazi doganali che le imposte interne Cooperazione doganale ▶ Nozione: cooperazione fra le amministrazioni doganali degli Stati membri ▶ Obiettivo: evitare che la realizzazione del mercato unico e la conseguente soppressione dei controlli alle frontiere interne favorisca il dilagare di frodi doganali e traffici illeciti ▶ Disciplina: art. 33 TFUE ▶ Procedura: deliberazione del Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria ai fini dell’adozione delle misure necessarie per rafforzare la cooperazione fra Stati e fra questi e la Commissione ▶ Convenzione sull’uso dell’informatica nel settore doganale, che istituisce un sistema informativo doganale (SID) • firma: Bruxelles, 26 luglio 1995 • entrata in vigore: 25 dicembre 2005 • scopo: agevolare la prevenzione, l’individuazione e la repressione di operazioni contrarie alla regolamentazione doganale o agricola ▶ Convenzione sulla mutua assistenza e cooperazione fra amministrazioni doganali • firma: Bruxelles, 18 dicembre 1997 • scopo: instaurare un ufficio centrale con il compito di coordinare le varie richieste di assistenza provenienti dagli Stati membri 1.3 • Barriere tecniche Nozione: ostacoli derivanti dalle diverse prescrizioni legislative nazionali. Soppressione delle barriere tecniche ▶ Armonizzazione delle norme tecniche: emanazionedi normative europee che, sostituendosi a quelle nazionali, impongano in tutti gli Stati gli stessi standard tecnici per la produzione di determinati beni ▶ Adozione del principio del mutuo riconoscimento: le norme nazionali possono essere riconosciute equivalenti a quelle di un altro paese membro grazie ad una procedura di approvazione da parte della Commissione 1.4 • Barriere fiscali Nozione: qualsiasi ostacolo derivante dai diversi regimi fiscali adottati negli Stati membri. Disciplina ▶ Artt. 110-113 TFUE • si vieta a ciascuno Stato l’applicazione diretta o indiretta, nei confronti dei prodotti provenienti dagli altri Stati membri dell’Unione, di imposte di qualsivoglia natura superiori a quelle applicate ai prodotti nazionali similari e l’introduzione di imposizioni interne intese a proteggere indirettamente altre produzioni • il Consiglio, deliberando all’unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa consultazione del Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale, adotta le disposizioni che riguardano l’armonizzazione delle legislazioni Armonizzazione IVA ▶ Nozione di IVA: l’IVA è un’imposta prelevata dallo Stato sul valore aggiunto di un bene o servizio, cioè sulla differenza tra il valore di un prodotto e il valore delle materie prime impiegate nella sua produzione ▶ Dir. n. 2006/112/CE (testo unico dell’IVA europea) • obiettivi: abolizione delle barriere fiscali; realizzare il sistema comune d’IVA, che porta ad una neutralità dell’imposta facendo gravare nel territorio di ciascuno Stato, sui beni e sui servizi lo stesso carico fiscale a prescindere dalla lunghezza del circuito di produzione e distribuzione • aliquote IVA — obbligo di applicare un’aliquota ordinaria non inferiore al 15% — contenimento delle aliquote ridotte al numero di due, non inferiori al 5% — facoltà di applicare un’aliquota ancora più ridotta per alcuni beni — facoltà di continuare esenzioni o aliquote ridotte inferiori al 5% 1.5 • Armonizzazione in materia di accise Dir. n. 92/12/CEE ▶ Nozione: le accise sono tributi che colpiscono la merce al momento della produzione (imposta di fabbricazione) e dello scambio (imposta o dazio doganale). Il soggetto colpito dal tributo è il produttore o rivenditore del bene che può rivalersi sul consumatore (inciso) aumentando il prezzo di vendita del prodotto ▶ Prodotti soggetti ad accisa: olii minerali, alcole, bevande alcoliche, tabacchi lavorati 1.6 • Imposte dirette Nozioni generali ▶ Si tratta di tutte le imposte sul reddito delle persone fisiche e sugli utili delle società ▶ L’armonizzazione delle imposte dirette appare ancora molto lontana perché implica mutamenti fondamentali sulle scelte politiche ed economiche di ciascuno Stato 2 Libera circolazione delle persone (artt. 45-55 e 66-80 TFUE) Sezione Prima La libera circolazione dei lavoratori Nozioni generali ▶ Il concetto di libera circolazione era, nel Trattato istitutivo della CEE, strettamente collegato alla figura del lavoratore. Tale concetto si è poi esteso sino a ricomprendere qualunque cittadino dell’Unione ▶ La libera circolazione dei lavoratori fa riferimento alla possibilità per i lavoratori (subordinati o autonomi) di svolgere un’attività lavorativa sul territorio di qualunque Stato membro (art. 45 TFUE) ▶ Comporta l’abolizione di qualsiasi discriminazione fondata sulla nazionalità Categorie di soggetti ▶ Lavoratori subordinati • diritto di rispondere a offerte di lavoro • diritto di spostarsi liberamente nel territorio degli Stati membri • diritto di prendere dimora in uno degli Stati membri per svolgervi attività di lavoro ▶ Lavoratori autonomi • diritto di stabilimento: esercitare la propria attività non salariata in un altro Stato membro • libera prestazione di servizi: possibilità di prestare la propria opera in uno Stato membro diverso da quello in cui il lavoratore si è stabilito 2.1 • Attuazione della libertà di circolazione Tappe ▶ 1ª Fase • (1961-1964) adozione da parte del Consiglio del Reg. n. 15 del 1961 in base al quale la libera circolazione dei lavoratori era subordinata al rilascio del permesso di lavoro da parte dell’amministrazione del paese ricevente ▶ 2ª Fase • (1964-1968) assimilazione del lavoratore straniero a quello del paese d’impiego in due anni (Reg. n. 38 del 1964) • il 1968 segnò la completa liberalizzazione nella circolazione dei lavoratori con l’emanazione del Reg. 1612/68 (abrogato e sostituito dal Reg. 492/2011) e della Dir. 2004/38/CE Eccezioni ▶ L’intera disciplina della libera circolazione dei lavoratori non si applica agli impieghi nella pubblica amministrazione. L’esercizio di pubblici poteri strettamente collegato agli interessi di un paese richiede il requisito della cittadinanza ▶ Un’altra eccezione alla libera circolazione delle persone è legata a motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica, come esplicitamente afferma l’art. 45, par. 3 TFUE; si tratta di deroghe che devono essere interpretate in senso restrittivo e non possono essere applicate in modo da discriminare i lavoratori stranieri Osservazioni La giurisprudenza ha precisato i limiti che gli Stati membri sono tenuti a rispettare nella definizione delle esigenze di ordine pubblico poste a fondamento di una restrizione alla libera circolazione: l’applicazione della misura restrittiva non può avere finalità economiche o, comunque, non connesse alle esigenze di ordine pubblico normalmente riconosciute in una società democratica; i provvedimenti restrittivi della libertà di circolazione, inoltre, possono essere collegati esclusivamente ad un comportamento personale e specifico del soggetto e non possono essere fondati sulla semplice esistenza di precedenti negativi. Sicurezza sociale ▶ Fondamento giuridico: artt. 45-48 TFUE ▶ La normativa sulla sicurezza sociale dei lavoratori costituisce un indispensabile corollario della libertà di circolazione; infatti, l’obiettivo fissato dagli artt. da 45 a 48 TFUE non sarebbe adeguatamente raggiunto se i lavoratori, come conseguenza dell’esercizio del diritto di libera circolazione, dovessero essere privati dei vantaggi previdenziali garantiti loro dalla legge di uno Stato membro 2.2 • Diritto di stabilimento (artt. 49-55 TFUE) Nozione: libertà, garantita ai cittadini dell’Unione, di stabilirsi in uno Stato membro diverso dal proprio per esercitarvi un’attività non salariata. Implicazioni ▶ Accesso alle attività non salariate e al loro esercizio sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche (liberi professionisti, imprenditori, società) ▶ Applicazione delle stesse condizioni definite dalla legislazione del paese di stabilimento nei confronti dei propri cittadini Differenze Il diritto di stabilimento è affine alla libera prestazione di servizi, ma esiste una differenza fra i due concetti: — il diritto di stabilimento riguarda la possibilità di esercitare stabilmente in un altro Stato un’attività non salariata (ad esempio il commercialista inglese che intende esercitare la sua professione in Italia in via continuativa, iscrivendosi all’apposito albo); — la libera prestazione di servizi concerne la possibilità di prestare la propria attività in un altro Stato dell’Unione europea, alle stesse condizioni dei professionisti ivi residenti, ma senza un insediamento permanente (è il caso dello stesso commercialista inglese al quale è richiesta in Italia una consulenza sulla normativa fiscale del suo paese). Mutuo riconoscimento dei titoli di studio ▶ Generalità: nel campo delle libere professioni il vero ostacolo alla possibilità di un effettivo eserciziodel diritto di stabilimento e della libera prestazione dei servizi era legato alla non equivalenza dei titoli di studio e delle qualifiche professionali conseguite nei diversi Stati membri. Per un armonizzazione del settore le istituzioni hanno dovuto procedere all’emanazione di diverse direttive ▶ Disciplina di armonizzazione • Dir. n. 2005/36/CE. Il provvedimento, attraverso una riorganizzazione dell’intero sistema del mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali, rappresenta una sorta di testo unico in materia. Pur essendo un testo ricognitivo e di accorpamento del settore la direttiva è volta ad introdurre una più ampia liberalizzazione nella prestazione dei servizi e un sistema più flessibile nel riconoscimento delle qualifiche (ad es. il riconoscimento automatico) Mutuo riconoscimento dei titoli di studio ▶ Disciplina di armonizzazione Sezione Seconda Libera circolazione delle persone Dir. n. 2004/38/CE ▶ Testo unico in materia di diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare o di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri eliminando la precedente differenziazione tra lavoratori subordinati, lavoratori autonomi, studenti e altre persone ▶ Diritto di ingresso: è garantito al cittadino dell’Unione europea richiedendo come unico adempimento la presentazione di una carta di identità o di un passaporto valido ▶ Diritto di soggiorno • per un periodo di tre mesi è garantito ai cittadini dell’Unione con il solo possesso di una carta di identità o di un passaporto in corso di validità • per un periodo superiore a tre mesi è garantito a condizione di essere lavoratore subordinato o autonomo e di disporre di risorse economiche sufficienti e di un’assicurazione malattia • il soggiorno permanente è riconosciuto al cittadino che soggiorni in via continuativa per 5 anni nello Stato membro ospitante dietro richiesta da inoltrare a tale Stato Convenzione di Schengen ▶ Generalità: Convenzione di applicazione (del 19 giugno 1990) dell’Accordo siglato a Schengen il 14 giugno 1985, riguardante le formalità doganali per i cittadini in transito sul territorio dell’Unione ▶ Principi fondamentali • libertà di attraversare i confini senza dover sottostare ad alcun controllo se non per motivi di sicurezza • collaborazione tra forze di polizia degli Stati aderenti • coordinamento tra gli Stati per combattere fenomeni mafiosi, di droga, immigrazione clandestina e traffico di armi • sistema di collegamento telematico (SIS) per la diffusione tra le forze di polizia di informazioni relative a persone od oggetti sospetti ▶ Trattato di Amsterdam : con un protocollo allegato al Trattato è stato deciso di incorporare gli Accordi di Schengen nel quadro giuridico e istituzionale dell’Unione 3 Libera prestazione dei servizi (artt. 56-62 TFUE) Generalità: possibilità garantita ai cittadini dell’Unione di prestare la propria opera in uno Stato diverso da quello di stabilimento alle stesse condizioni dei professionisti che vi risiedono, senza dover per questo stabilirsi nello Stato in cui la prestazione è fornita. Servizi ▶ Nozione: sono le prestazioni fornite normalmente dietro retribuzione, non regolate dalle disposizioni relative alla libera circolazione delle merci, dei capitali e delle persone (art. 57 TFUE) ▶ Natura • attività di carattere industriale • attività di carattere commerciale • attività artigiane • attività delle libere professioni Eccezioni alla libera prestazione di servizi ▶ Attività che partecipino, sia pure occasionalmente, all’esercizio di pubblici poteri ▶ Applicazione di disposizioni legislative, regolamentari e amministrative che prevedano un regime particolare per i non residenti e che siano giustificate da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica 4 Libera circolazione dei capitali (artt. 63-66 TFUE) Divieto (art. 63 TFUE) ▶ Di restrizioni ai movimenti di capitali tra Stati membri, nonché tra Stati membri e paesi terzi (par. 1) ▶ Di restrizioni sui pagamenti tra gli Stati membri, nonché tra Stati membri e paesi terzi (par. 2) Deroghe (art. 65 TFUE) ▶ Gli Stati membri possono applicare le pertinenti disposizioni della loro legislazione tributaria in cui si opera una distinzione tra i contribuenti che non si trovano nella medesima situazione per quanto riguarda il loro luogo di residenza o il luogo di collocamento del loro capitale ▶ Gli Stati membri possono prendere tutte le misure necessarie per impedire le violazioni della legislazione e delle regolamentazioni nazionali, stabilire procedure per la dichiarazione dei movimenti di capitali a scopo di informazione amministrativa o statistica, adottare misure giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza In sintesi Ai sensi dell’art. 3, par. 3 TUE, l’Unione: — instaura un mercato interno; — si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente; — promuove il progresso scientifico e tecnologico. Funzionale all’instaurazione di un mercato interno e componente essenziale dello stesso è l’unione doganale. A questo proposito l’art. 28 TFUE afferma che: «l’Unione comprende un’unione doganale che si estende al complesso degli scambi di merci e comporta il divieto, fra gli Stati membri, dei dazi doganali all’esportazione ed all’importazione e di qualsiasi tassa di effetto equivalente, come pure l’adozione di una tariffa doganale comune nei loro rapporti con i paesi terzi». A partire dal 1° gennaio 1993 si è veramente realizzata la libera circolazione tra i paesi dell’Unione europea che attiene allo scambio delle merci. Da quella data non esistono più barriere doganali che possano impedire o in qualche modo limitare il transito di merci da uno Stato all’altro: ciò ha portato alla scomparsa di tutti i controlli e le formalità doganali. La realizzazione del mercato interno, così come contemplata all’art. 3 TUE, implica l’eliminazione fra gli Stati membri degli ostacoli, oltre che agli scambi di merci, alla circolazione di persone, servizi e capitali. La libera circolazione delle persone, in particolare, è destinata a facilitare ai cittadini dell’Unione l’esercizio di attività lavorative di qualsiasi natura nell’intero territorio dell’Unione. Nonostante la disciplina originaria dei trattati facesse riferimento ai soli spostamenti economicamente rilevanti, il diritto dell’Unione europea ha progressivamente ampliato il concetto di libera circolazione, estendendolo alla quasi totalità delle persone in possesso del requisito della cittadinanza di uno Stato membro. Con l’espressione «libera prestazione di servizi» il TFUE si riferisce alla possibilità, per un soggetto, di prestare la propria opera in uno Stato membro diverso da quello dove è stabilito, senza per questo stabilirsi (cioè installarsi) nello Stato della prestazione. La prestazione di servizi comporta, dunque, l’esercizio temporaneo e occasionale di un’attività non salariata in uno Stato dell’Unione diverso da quello d’origine, e la sua disciplina è contenuta negli artt. 56-62 TFUE. Introduzione ▶ L’art. 3, par. 2 TUE prevede che «l’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalitàe la lotta contro quest’ultima» ▶ La realizzazione di tale spazio è oggetto di competenza concorrente tra l’Unione e gli Stati membri, e in riferimento ad essa il Trattato di Lisbona ha introdotto una riforma profonda, abolendo il cd. terzo pilastro ed estendendo il «metodo comunitario» anche alla cooperazione di polizia e a quella giudiziaria in materia penale Osservazioni È da sottolineare la persistenza di alcune peculiarità che differenziano la realizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia dalle altre politiche interne dell’Unione; tra queste, l’attribuzione al Consiglio europeo (che in tal caso vota all’unanimità) del potere di definire gli orientamenti strategici per la programmazione legislativa e operativa in materia (art. 68 TFUE). Oggetto ▶ I controlli alle frontiere, l’asilo e l’immigrazione (artt. 77-80 TFUE) ▶ La cooperazione giudiziaria in materia civile (art. 81 TFUE) ▶ La cooperazione giudiziaria in materia penale (artt. 82-86 TFUE) ▶ La cooperazione di polizia (artt. 87-89 TFUE) Obiettivi ▶ Garantire che non vi siano controlli sulle persone alle frontiere interne e sviluppare una politica comune in materia di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere esterne ▶ Garantire un livello elevato di sicurezza attraverso misure di prevenzione e di lotta contro la criminalità, il razzismo e la xenofobia ▶ Facilitare l’accesso alla giustizia Controlli alle frontiere, asilo e immigrazione ▶ Principi • le politiche comuni in materia di controlli alle frontiere, asilo e immigrazione sono tutte fondate sui principi di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario (art. 80 TFUE) ▶ Obiettivi in materia di controlli alle frontiere • garantire l’assenza di qualsiasi controllo sulle persone, a prescindere dalla nazionalità, all’atto dell’attraversamento delle frontiere interne • garantire il controllo delle persone e la sorveglianza efficace dell’attraversamento delle frontiere esterne Controlli alle frontiere, asilo e immigrazione ▶ Obiettivi in materia di controlli alle frontiere • instaurare progressivamente un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne ▶ Obiettivi in materia di asilo • offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale • garantire il rispetto del principio di non respingimento • istituire un sistema europeo comune in tema di asilo attraverso l’adozione delle msiure necessarie da parte del Parlamento e del Consiglio ▶ Obiettivi in materia di immigrazione • la gestione efficace dei flussi migratori • l’equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi regolarmente soggiornanti negli Stati membri • la prevenzione e il contrasto rafforzato dell’immigrazione illegale e della tratta degli esseri umani • l’adozione di misure specifiche in settori particolarmente delicati, quali, ad esempio, la normativa in materia di rilascio, da parte degli Stati membri, di visti e titoli di soggiorno di lunga durata, o quella in materia di immigrazione clandestina e di soggiorno irregolare Osservazioni L’art. 67 TFUE prevede che l’azione dell’Unione è rivolta a garantire un livello elevato di sicurezza attraverso misure di prevenzione e di lotta contro la criminalità, il razzismo e la xenofobia, realizzando un’attività di coordinamento e cooperazione tra forze di polizia e autorità giudiziarie o di altra natura competenti. A questo fine, il Trattato di Lisbona ha riconosciuto il ruolo dell’Ufficio europeo di polizia (Europol), quale organo che potrà svolgere indagini. Inoltre, il nuovo Trattato mira a rafforzare le forme di cooperazione giudiziaria in materia penale e civile, attraverso il riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie penali e, se necessario, il ravvicinamento delle legislazioni penali. Cooperazione giudiziaria in materia civile ▶ La materia è disciplinata dall’art. 81 TFUE, ai sensi del quale l’Unione si propone di: • armonizzare e semplificare le disposizioni procedurali relative alla notificazione tra gli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziari • migliorare la cooperazione nell’assunzione delle prove • migliorare il sistema di riconoscimento e di esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale • promuovere la compatibilità delle regole applicabili ai conflitti di giurisdizione e di competenza • eliminare gli ostacoli ad un corretto svolgimento dei procedimenti civili anche attraverso la compatibilità delle norme di procedura civile Cooperazione giudiziaria in materia penale ▶ È fondata sul principio di riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie e prevede misure tese a: • definire norme e procedure per assicurare il riconoscimento in tutta l’Unione di qualsiasi tipo di sentenza e di decisione giudiziaria • prevenire e risolvere i conflitti di giurisdizione tra gli Stati membri • sostenere la formazione dei magistrati e degli operatori giudiziari • facilitare la cooperazione tra le autorità giudiziarie o autorità omologhe degli Stati membri in relazione all’azione penale e all’esecuzione delle decisioni ▶ Ravvicinamento delle legislazioni • si possono stabilire norme minime di natura processuale relative all’ammissibilità reciproca delle prove tra Stati membri, ai diritti della persona, ai diritti della persona nella procedura penale • si possono stabilire norme minime di natura sostanziale relative alle definizione di reati e sanzioni in sfere di criminalità particolarmente gravi Osservazioni Particolarmente importante è la decisione quadro 2002/584/GAI del 13 giugno 2002 relativa al mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri. L’obiettivo di tale provvedimento (recepito in Italia con L. 22 aprile 2005, n. 69) è di sostituire la procedura formale di estradizione introducendo un sistema semplificato di consegna, tra le autorità giudiziarie, delle persone condannate o sospettate. Ciò al fine di creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia che assicuri la libera circolazione delle decisioni giudiziarie in materia penale e nello stesso tempo consenta l’eliminazione dei ritardi e di quel meccanismo abbastanza articolato appartenente proprio alla disciplina attuale in materia di estradizione. Il mandato d’arresto europeo (MAE) si attua con una decisione giudiziaria emessa da uno Stato membro in vista dell’arresto e della consegna, da eseguirsi a cura di un altro Stato membro, di una persona ricercata; di solito l’autorità emittente comunica il mandato d’arresto europeo direttamente all’autorità giudiziaria dell’esecuzione, per questo implicando un elevato livello di fiducia tra gli Stati membri e il reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Strumenti della cooperazione giudiziaria in materia penale ▶ Eurojust (art. 85 TFUE) • ha il compito di sostenere e potenziare il coordinamento e la cooperazione tra le autorità nazionali responsabili delle indagini e dell’azione penale contro la criminalità grave che interessa due o più Stati membri o che richiede un’azione penale su basi comuni, sulla scorta delle operazioni effettuate e delle informazioni fornite dalle autorità degli Stati membri e da Europol ▶ Procura europea (art. 86 TFUE) • il fine è di combattere i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione • la sua istituzione avviene con delibera unanime del Consiglio previa approvazione del Parlamento europeo (dunque, secondo una procedura legislativa speciale) Strumenti della cooperazione giudiziaria in materia penale ▶ Procura europea (art. 86 TFUE) •è competente per individuare, perseguire e rinviare a giudizio, eventualmente in collegamento con Europol, gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e i loro complici. Essa esercita l’azione penale per tali reati dinanzi agli organi giurisdizionali competenti degli Stati membri Cooperazione di polizia ▶ Associa tutte le autorità competenti degli Stati membri, compresi i servizi di polizia, i servizi delle dogane e altri servizi incaricati dell’applicazione della legge specializzati nel settore della prevenzione o dell’individuazione dei reati e delle relative indagini (art. 87, par. 1 TFUE) ▶ Possono essere adottate misure riguardanti: • la raccolta, l’archiviazione, il trattamento, l’analisi e lo scambio delle pertinenti informazioni • il sostegno alla formazione del personale e la cooperazione relativa allo scambio di personale, alle attrezzature e alla ricerca in campo criminologico • le tecniche investigative comuni ai fini dell’individuazione di forme gravi di criminalità organizzata ▶ Europol • costituisce un sistema di scambio di informazioni tra le diverse forze di polizia degli Stati membri. Ha il compito di sostenere e potenziare l’azione delle autorità di polizia e degli altri servizi incaricati dell’applicazione della legge degli Stati membri e la reciproca collaborazione nella prevenzione e nella lotta contro la criminalità grave che interessa due o più Stati membri, il terrorismo e le forme di criminalità che ledono un interesse comune oggetto di una politica dell’Unione In sintesi Il Trattato di Maastricht aveva previsto due forme di cooperazione intergovernativa relative, rispettivamente, alla politica estera e di sicurezza comune (cd. secondo pilastro) e al settore della giustizia e degli affari interni. Con il Trattato di Amsterdam si è proceduto a trasferire le norme relative alla libera circolazione delle persone (visti, asilo, immigrazione e altre materie connesse alla cooperazione civile) e quelle relative alla cooperazione giudiziaria in materia civile al pilastro comunitario, nonché a rinominare il terzo pilastro «cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale». Con il Trattato di Lisbona, che ha determinato l’abolizione dei pilastri, la cooperazione di polizia e giudiziaria è stata quasi completamente assimilata alle materie relative all’integrazione economica. Oltre che la collocazione (capo IV del Titolo V – Spazio di libertà, sicurezza e giustizia nella Parte Terza relativa alle politiche dell’Unione e alle azioni interne), l’assimilazione riguarda il ruolo delle istituzioni, le modalità di voto, gli atti normativi, le modalità di esecuzione, le procedure per l’istituzione delle cooperazioni rafforzate. In particolare, la Corte di giustizia dell’Unione europea è pienamente competente in materia di cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia; non può, però, esaminare la validità o la proporzionalità di operazioni condotte dalla polizia o da altri servizi incaricati dell’applicazione della legge di uno Stato membro o l’esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il mantenimento dell’ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna (art. 276 TFUE). 1 Politica agricola comune (PAC) Introduzione ▶ La PAC è finalizzata alla razionalizzazione e all’incremento della produttività nel settore agricolo, allo scopo di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione rurale dei paesi membri ▶ Tale settore rientra oggi fra le materie oggetto di competenza concorrente tra l’Unione e gli Stati membri e, per esso, il Trattato di Lisbona ha operato una rilevante modifica procedurale che ha ampliato i poteri decisionali del Parlamento Obiettivi (art. 39 TFUE) ▶ Incrementare la produttività dell’agricoltura, sviluppando il progresso tecnico e assicurando lo sviluppo nazionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera ▶ Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, in particolare grazie al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura ▶ Stabilizzare i mercati ▶ Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti ▶ Assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori Principi fondamentali ▶ Principio dell’unicità dei mercati agricoli, attuato con la fissazione di prezzi comuni dei prodotti agricoli e con la creazione delle organizzazioni comuni di mercato valide su tutto il territorio dell’Unione ▶ Principio della preferenza comunitaria, che prevede, attraverso il meccanismo del sostegno dei prezzi interni, dei prelievi e delle tariffe doganali comuni, un incremento degli scambi dei prodotti agricoli all’interno dell’Unione ▶ Principio della solidarietà finanziaria, in base al quale è l’Unione europea, attraverso i fondi europei, a finanziare la politica agricola comune Gestione della politica agricola ▶ È importante la fissazione di un prezzo dei prodotti agricoli tale da garantire al produttore un reddito minimo in grado di incoraggiare lo svolgimento dell’attività agricola e tutelarlo, nello stesso tempo, dalla concorrenza mondiale ▶ Tipologie di prezzo • prezzo orientamento: fissato dal Consiglio, è un prezzo stabilito in base al gioco della domanda e dell’offerta in tutti i mercati e funge da indicatore sull’andamento generale dei prezzi • prezzo intervento: prezzo al di sotto del quale l’Unione interviene per stabilizzare il mercato (attraverso l’acquisto di eccedenze, il ritiro dei prodotti dal circuito alimentare) Gestione della politica agricola ▶ Tipologie di prezzo • prezzo ritiro (per certe categorie di prodotti): prezzo al di sotto del quale i produttori anziché vendere destinano le quantità eccedenti alla distruzione o alle opere sociali • prezzo soglia: determinato da un prezzo al di sotto del quale le importazioni provenienti dai paesi terzi non possono essere immesse sul mercato europeo, è calcolato sulla base del prezzo di orientamento sottratte le spese di trasporto dalle frontiere esterne ▶ Organizzazioni comuni di mercato (OCM): sono organismi deputati all’attuazione delle disposizioni in materia di regolamentazione dei prezzi, sovvenzioni alla produzione e alla distribuzione dei prodotti, creazione di sistemi per la costituzione di scorte e per il riporto, nonché atti a rendere operativi i meccanismi di stabilizzazione all’importazione e all’esportazione Osservazioni Il settore agricolo è caratterizzato da interventi dell’Unione volti al sostegno dei prezzi. Per evitare gli effetti conseguenti a una rivalutazione delle monete, sono stati introdotti dal 1970 gli importi compensativi monetari (ICM), che si sono risolti, per i paesi con valuta debole, in tasse sulle esportazioni e sovvenzioni alle importazioni (ICM «negativi»), e per paesi con valuta forte, in sovvenzioni alle esportazioni e tasse sulle importazioni (ICM «positivi»). 1.1 • L’evoluzione della PAC Revisione della PAC (Reg. CE n. 73/2009) ▶ Nuova riforma all’insegna dei regimi di sostegno ai redditi degli agricoltori, contenente una programmazione finanziaria dal 2005 fino al 2013 che provvede ad eliminare progressivamente quei finanziamenti alle produzioni non richieste dal mercato nonché a mantenere in buone condizioni agronomiche i terreni nel rispetto degli interessi dei consumatori ▶ Elementi chiave • la condizionalità o ecocondizionalità, vale a dire la necessità di vincolare l’azienda agricola al rispetto di determinati requisiti in materia ambientale, di sicurezza alimentare e di benessere per la salute degli animali al fine di poter ottenere gli aiuti diretti • la modulazione, consistente nella riduzione progressiva dei pagamenti diretti allegrandi aziende per il periodo 2005-2013 al fine di destinare risorse allo sviluppo rurale • sono inoltre previsti l’istituzione di un sistema di consulenza aziendale per le aziende agricole professionali allo scopo di conformarsi ai requisiti di un’agricoltura di alto livello qualitativo, e l’obbligo, a carico degli Stati, di istituire un sistema integrato di gestione e controllo finalizzato al monitoraggio dei vari regimi d’aiuto Osservazioni Accanto all’econdizionalità e alla modulazione, l’altro principio fondamentale della riforma della PAC è il regime del pagamento diretto unico per l’erogazione degli aiuti: si ha un disaccoppiamento («decouplage») tra produzione e aiuto, per cui quest’ultimo è versato direttamente all’agricoltore indipendentemente dalla produzione e collegato, invece, alla produzione sottoposta a coltivazione. 1.2 • Finanziamento della PAC Nozioni generali ▶ Dal 1° gennaio 2007 è applicato integralmente il nuovo sistema finanziario per la politica agricola adottato il 21 giugno 2005 con il Reg. CE n. 1290/2005 ▶ Sono costituiti due fondi: il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA), destinato a finanziare le misure di mercato ed altre azioni, e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), diretto a finanziare i programmi di sviluppo rurale. Entrambi i fondi sono parte del bilancio generale dell’Unione FEAGA ▶ Attraverso il regime di gestione concorrente tra gli Stati membri e la Commissione si finanziano: • le restituzioni fissate per l’esportazione di prodotti agricoli nei paesi terzi • gli interventi destinati a regolarizzare i mercati agricoli • i pagamenti diretti agli agricoltori previsti dalla politica agricola comune • il contributo finanziario alle azioni di informazione e promozione dei prodotti agricoli sul mercato interno dell’Unione e nei paesi terzi realizzate tramite gli Stati membri ▶ Attraverso il finanziamento centralizzato si sostengono: • il contributo finanziario ad azioni veterinarie specifiche; ad azioni ispettive nel settore veterinario, nel settore dei prodotti alimentari e degli alimenti per animali; a programmi di sorveglianza delle malattie anomali e azioni fitosanitarie • la promozione dei prodotti agricoli realizzata direttamente dalla Commissione o attraverso organizzazioni internazionali • le misure destinate a garantire la conservazione, le caratterizzazione, la raccolta e l’utilizzazione delle risorse genetiche in agricoltura • la messa a punto e il mantenimento dei sistemi di informazione contabile agricola • i sistemi di indagine agricola FEASR ▶ Gestione: condivisa con gli Stati membri ▶ Obiettivi • accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione • valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio • migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche Altre forme di finanziamento ▶ Sistema dei contributi, che prevede: • prelievi applicati sulle produzioni che superano una determinata quota (in particolare nel settore del latte) • versamenti corrispondenti ad una percentuale del prezzo di intervento (in particolare nel settore dello zucchero) • acquisto da parte del produttore di prodotti che sono eccedenti e necessari al processo di produzione dello stesso produttore (in particolare nel settore della polvere di latte) 2 Politica comune della pesca Disciplina: art. 38 TFUE. Obiettivi ▶ Promuovere la gestione razionale e la conservazione delle risorse ittiche ▶ Garantire a tutti i pescatori degli Stati membri il libero accesso alle zone dell’Unione attinenti alla pesca ▶ Assicurare un reddito adeguato agli operatori del settore ▶ Garantire la stabilità dei prezzi ▶ Garantire un prezzo ragionevole per i consumatori Strumenti ▶ Organizzazione comune di mercato • norme di qualità relative alla taglia, al peso, all’imballaggio, alla presentazione e all’etichettatura dei prodotti • fissazione delle quantità massime di pescato • sistema di prezzi affidato al libero mercato; qualora però il prezzo scenda al di sotto di un prezzo limite, il pesce viene ritirato dal mercato • importazioni controllate dalla Commissione per soddisfare la domanda interna di pesce ▶ FEP (Fondo europeo per la pesca) • predisposizione di una politica di gestione del settore ittico, mediante una strategia territoriale che sia adattata alla situazione delle singole regioni • concessione di aiuti finanziari a strutture e ad imprese operanti nell’ambito della pesca al fine di garantire la loro competitività, soprattutto laddove ricorrano eventi (ad esempio un arresto dell’attività di pesca) che potrebbero pregiudicarne l’attività • adozione di una politica di tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, nel caso in cui esista una connessione tra il loro sfruttamento e il settore della pesca o dell’acquacoltura note 1 Trasporti (artt. 90-100 TFUE) Obiettivi ▶ Eliminazione degli ostacoli che i trasporti possono opporre alla realizzazione del mercato interno e, quindi, soppressione delle discriminazioni di prezzo e di condizioni di trasporto ▶ Integrazione dei trasporti nell’ambito dell’Unione europea, con conseguente abolizione delle discriminazioni tra i trasportatori ▶ Organizzazione generale dei trasporti nel quadro dell’Unione, implicante una politica tariffaria comune, un coordinamento in materia d’investimenti in infrastrutture etc. Ambito di applicazione ▶ Trasporti su strada ▶ Trasporti ferroviari ▶ Trasporti marittimi ▶ Trasporti aerei 1.1 • Trasporti su strada e ferroviari Trasporti su strada ▶ Trasporto passeggeri, disciplinato dal Reg. CE n. 1073/2009 relativo al trasporto internazionale passeggeri con autobus ▶ Trasporto merci, disciplinato dal Reg. CE n. 1072/2009 applicabile ai trasporti internazionali di merci per i percorsi effettuati nel territorio UE Trasporti ferroviari ▶ Obiettivo: realizzare un quadro normativo comune per la sicurezza ferroviaria, tale da far fronte all’eterogeneità di principi, norme e standard di sicurezza di natura essenzialmente nazionale, impostati su concetti tecnici e operativi nazionali ▶ Azioni • armonizzazione della struttura normativa negli Stati membri • attribuzione delle responsabilità fra i vari soggetti interessati • istituzione all’interno di ciascuno degli Stati membri di un’autorità nazionale con compiti di regolamentazione e supervisione della sicurezza ferroviaria al fine di agevolare la cooperazione a livello europeo e, nello stesso tempo, l’istituzione di un organismo indipendente incaricato di svolgere indagini sugli incidenti e sugli inconvenienti • definizione di principi comuni per la gestione, la regolamentazione e la supervisione del trasporto ferroviario Agenzia ferroviaria europea ▶ Istituzione: nel 2004 con il Reg. CE n. 881/2004 del 29 aprile 2004 ▶ Inizio dell’attività: da maggio 2006 ▶ Obiettivo: contribuire all’attuazione della normativa europea potenziando il livello di interoperabilità dei sistemi ferrovieri e sviluppare un approccio comune in materia di sicerezza del sistema ferroviario europeo costituendo uno strumento essenziale di dialogo, consutazione e scambio fra tutti gli agenti del settore 1.2 • Trasporti marittimi Generalità: la politica comune in questo settore è stata realizzata solo a partire dalla metà degli anni ’80. Disciplina ▶ Reg.CEE n. 4055/86: libertà di accesso alle attività da parte del prestatore di trasporti marittimi stabilito in uno Stato membro diverso da quello della prestazione. Per alcuni tipi di attività è necessaria l’adesione alle conferences marittime ▶ Reg. CEE n. 3577/92: possono esercitare l’attività quegli armatori le cui navi sono iscritte nei registri e con i requisiti richiesti nello Stato ove essi hanno sede Agenzia europea per la sicurezza marittima ▶ Istituzione: con il Reg. CE n. 1406/2002 del 27 giugno 2002 ▶ Obiettivo: assicurare maggiore sicurezza e garantire una maggiore prevenzione dell’inquinamento causato dalle navi. Ciò attraverso: • l’assistenza alla Commissione nelle fasi di iniziativa legislativa • una collaborazione con gli Stati membri 1.3 • Trasporti aerei Disciplina ▶ Fondamentali sono state le sentenze nn. 209-213/84 (note come Nouvelles Frontières), con cui la Corte ha stabilito che le regole di concorrenza previste dai trattati si applicano anche ai trasporti aerei e marittimi ▶ Principio generale: liberalizzazione ▶ Eccezioni alla liberalizzazione • accesso all’interno del singolo Stato solo per i voli internazionali che effettuino più scali all’interno di esso • imposizione di obblighi di servizio pubblico per determinate aree o affidamento della gestione del servizio ad un solo vettore • limitazioni temporanee cagionate da congestione delle rotte o da problemi ambientali Reg. CE n. 1008/2008 ▶ È stato introdotto un regime di piena liberalizzazione su • tariffe merci • charter • nolo 2 Reti transeuropee (artt. 170-172 TFUE) Azione dell’Unione ▶ Favorire l’interconnessione e l’interoperabilità delle reti nazionali all’interno dell’Unione Misure previste ▶ Armonizzazione delle norme tecniche ▶ Erogazione di finanziamenti per progetti volti a migliorare il trasporto tra i paesi membri ▶ Cooperazione con altri paesi al fine di garantire l’integrazione delle reti di trasporto e la realizzazione di progetti d’interesse comune note 1 Disciplina generale (artt. 101-109 TFUE) Obiettivi fondamentali ▶ Contribuire a realizzare l’unicità del mercato interno a vantaggio delle imprese e dei consumatori ▶ Impedire l’abuso di potere economico ▶ Mettere in condizione le imprese di razionalizzare la produzione e la distribuzione, adeguandosi al progresso tecnico e scientifico Ambito di applicazione ▶ Regole di concorrenza applicabili alle imprese • divieto di intese che recano pregiudizio alla concorrenza • divieto di abuso di posizione dominante • disciplina delle imprese pubbliche ▶ Regole di concorrenza applicabili agli Stati: in particolare la disciplina di controllo sugli aiuti di Stato Osservazioni Per quanto riguarda la nozione di impresa che rileva ai fini delle regole di concorrenza, nella sentenza Höfner la Corte di giustizia ha riconosciuto come impresa «qualsiasi entità che esercita un’attività economica» (sent. 23 aprile 1991, Höfner, causa C-41/90). In una pronuncia successiva il Tribunale di primo grado (ora Tribunale) ha chiarito che, ai fini del diritto UE, l’attività economica consiste nell’«offerta di beni e servizi sul mercato» (sent. 4 marzo 2003, FENIN, causa T-319/99). Non rileva la natura pubblica o privata del soggetto in quanto nella citata sentenza Höfner la Corte ha giudicato ininfluenti nella valutazione sia lo status giuridico, sia le modalità di funzionamento dell’ente. 2 Pratiche vietate 2.1 • Intese e pratiche concordate tra imprese (art. 101 TFUE) Nozione: qualunque accordo tra due o più imprese diretto alla fissazione dei prezzi e alla spartizione del mercato, che pregiudica il commercio tra Stati membri falsando o impedendo il gioco della concorrenza. Divieto ▶ Oggetto • gli accordi tra imprese. Sono caratterizzati da un comune volere delle imprese di comportarsi sul mercato nello stesso modo: non occorre pertanto che vi sia un contratto giuridicamente valido, poiché gli accordi possono assumere qualsiasi forma, anche implicita Divieto ▶ Oggetto • le decisioni di associazioni di imprese. Tali associazioni sono vietate anche quando, pur non essendo vincolanti, sono adottate da raggruppamenti di imprese o sindacati professionali nei confronti degli associati, avendo comunque l’effetto di alterare la concorrenza • le pratiche concordate. La Corte ha definito le pratiche concordate come qualsiasi comportamento che, pur non traducendosi in un accordo formale, rappresenta una cooperazione consapevole a danno della concorrenza ▶ Condizioni di applicabilità del divieto • l’intesa deve essere in grado di provocare, anche solo parzialmente, un pregiudizio al commercio tra gli Stati membri • deve avere per oggetto e per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato comune (cd. pregiudizio alla concorrenza) Esenzione dal divieto ▶ Tipologia di esenzione • individuale: quando riguarda una determinata intesa • per categoria: quando riguarda un’intera categoria di intesa ▶ Condizioni di applicabilità dell’esenzione • l’intesa deve soddisfare una delle seguenti condizioni: — contribuire a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti — promuovere il progresso tecnico o economico — riservare agli utilizzatori una congrua parte dell’utile che ne deriva — non eliminare la concorrenza per una parte sostanziale di prodotti di cui si tratta ▶ Procedura di esecuzione • esenzioni individuali: le imprese interessate devono procedere alla notifica alla Commissione, in mancanza della quale non si può ottenere l’esenzione. La Commissione deve pronunciarsi sull’ammissibilità dell’esenzione 2.2 • Abuso di posizione dominante (art. 102 TFUE) Divieto ▶ È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo Divieto ▶ Il TFUE, dunque, vieta non l’acquisizione di una posizione dominante sul mercato comune o su una sua parte, ma lo sfruttamento abusivo di tale posizione Accertamento della posizione dominante ▶ Individuazione del mercato rilevante, cioè della frazione di mercato sulla quale la posizione dominante è supposta realizzarsi. Tale mercato va definito sia in termini geografici, sia in termini di prodotti o servizi ▶ Valutazione relativa all’impresa che detiene una posizione dominante sul mercato rilevante. L’impresa che la detiene è in grado di ostacolare la persistenza di una concorrenza effettiva sul mercato di cui trattasi ed ha la possibilità di tenere comportamenti alquanto indipendenti nei confronti dei suoi concorrenti, dei suoi clienti e, in ultima analisi, dei consumatori (sent. 13 febbraio 1979, Hoffmann La Roche, causa 85/76) ▶ Una volta riconosciuta l’esistenza di una posizione dominante, la terza fase consiste nel verificare se sussista uno sfruttamento di tale posizione. Lo sfruttamento può definirsi «il comportamento dell’impresa in posizione dominante atto ad influire sulla struttura di un mercato in cui, proprio per il fatto che vi opera detta impresa, il grado di concorrenza è già sminuito» Osservazioni Il mercato in cui è presente una posizione dominante è già di per sé caratterizzato da una concorrenza debole. L’impresa che detiene una posizione dominante è tenuta a non compromettere lo svolgimento, sulmercato interno, di una concorrenza «effettiva e non falsata» (sent. 9 novembre 1983, Michelin, causa 322/81). Potere di vigilanza della Commissione ▶ Inizio della procedura di verifica • informazioni • verifiche ▶ Decisione circa la sussistenza o meno dell’infrazione ▶ Repressione delle infrazioni o imposizione della sanzione ▶ Potestà di assumere provvedimenti provvisori e cautelari 3 Imprese pubbliche Generalità: a norma dell’art. 106 TFUE le regole di concorrenza devono trovare applicazione anche nei confronti delle imprese pubbliche. Art. 106 TFUE ▶ Ambito di applicazione • impresa pubblica: ogni impresa nei confronti della quale i poteri pubblici possono esercitare, direttamente o indirettamente, un’influenza dominante per ragioni di proprietà, di partecipazione finanziaria o della normativa che la disciplina • imprese alle quali gli Stati membri riconoscono diritti speciali ed esclusivi: imprese anche private cui lo Stato attribuisce il diritto esclusivo di esercitare una certa attività Art. 106 TFUE ▶ Deroghe all’applicazione delle regole di concorrenza • imprese incaricate della gestione dei servizi di interesse economico generale: imprese incaricate dello svolgimento dei servizi da parte dei pubblici poteri Osservazioni La norma di cui all’art. 106 TFUE cerca di contemperare l’interesse dell’Unione all’osservanza dei principi in materia di concorrenza e mercato unico con l’interesse degli Stati ad utilizzare determinate imprese pubbliche quali strumenti di politiche economiche o fiscali (sent. 23 ottobre 1997, Commissione c. Paesi Bassi, causa C-157/94). 4 Aiuti di Stato Disciplina ▶ Artt. 107-109 TFUE • sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati o mediante risorse statali sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza ▶ Sussistenza di quattro elementi: • il vantaggio economico per l’impresa beneficiaria derivante dalla misura pubblica che si sospetta costituire un aiuto • l’incidenza di tale misura sul commercio nel mercato interno • la sua selettività o specificità, nel senso di favorire solo alcune imprese e non la totalità • il trasferimento di risorse statali Osservazioni Il vantaggio economico può derivare ad un’impresa sia da una sovvenzione, ossia un’erogazione di risorse, sia da qualsiasi misura che comporti una mancata entrata nelle casse dello Stato o di altri enti pubblici di risorse private, altrimenti dovute loro dalle imprese. Non è necessario che l’aiuto assuma la forma di un materiale trasferimento di risorse finanziarie in favore dell’impresa beneficiaria, potendo consistere anche in una rinuncia ad un introito da parte dello Stato membro. Lo stesso art. 107 TFUE precisa che sono incompatibili con il mercato unico non tutti gli aiuti, ma quelli che «falsino o minaccino di falsare la concorrenza». Il criterio della selettività o specificità è applicato dalla Commissione a carattere nazionale, per cui una misura agevolatrice estesa a tutte le imprese di uno Stato membro, non potendo essere considerata selettiva o specifica poiché non introduce alcuna selezione tra le imprese su scala nazionale, non costituirà un aiuto di Stato. L’art. 107, par. 1 TFUE, nel dichiarare l’incompatibilità degli aiuti, fa riferimento sia a quelli «concessi dagli Stati», sia quelli concessi «mediante risorse statali». Nella sent. 17 marzo 1993, Sloman Neptun, cause C-72/91 e C-73/91 la Corte ha chiarito che la distinzione tra queste due ipotesi è «intesa a ricomprendere nella nozione di aiuto non solo gli aiuti direttamente concessi dagli Stati, ma anche quelli concessi da enti pubblici o privati designati o istituiti dagli Stati». Dunque affinché sussista un aiuto non è necessario che esso sia accordato direttamente dallo Stato, ma vi rientrano anche agevolazioni erogate, ad esempio, da enti pubblici territoriali (sent. 14 ottobre 1987, Germania c. Commissione, causa 248/84). Aiuti compatibili ▶ Aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, a condizione che siano accordati senza discriminazioni determinate dall’origine dei prodotti ▶ Aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali ▶ Aiuti concessi all’economia di determinate regioni della Repubblica federale di Germania che risentono della preesistente divisione della Germania, nella misura in cui sono necessari a compensare gli svantaggi economici provocati da tale divisione. Cinque anni dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare una decisione che abroga la presente lettera Aiuti che possono dichiararsi compatibili ▶ Aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione ▶ Aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro ▶ Aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse ▶ Aiuti destinati a promuovere la cultura e la conservazione del patrimonio, quando non alterino le condizioni degli scambi e della concorrenza nell’Unione in misura contraria all’interesse comune ▶ Altre categorie di aiuti determinate con decisione del Consiglio Controllo sugli aiuti ▶ Disciplinato dall’art. 108 TFUE, si fonda sulla distinzione tra aiuti esistenti e di nuova istituzione: • nel caso di aiuti esistenti la Commissione svolge un controllo successivo • nel caso di aiuti modificativi o di nuova istituzione la Commissione avvia una procedura di indagine che può concludersi con una decisione positiva, condizionale (subordinata al rispetto di determinati obblighi e condizioni) o negativa Osservazioni Con Dec. n. 2009/155/CE del 12 novembre 2008 (in merito al prestito di 300 milioni di euro cui l’Italia ha dato esecuzione a favore della compagnia aerea Alitalia), adottata al termine del procedimento d’indagine formale ex art. 108, par. 2 TFUE, la Commissione ha dichiarato che il prestito suddetto, del cui importo era stata consentita l’imputazione al capitale proprio di Alitalia, costituiva un aiuto di Stato illegittimo, non previamente notificato, e incompatibile con il mercato comune; ne ha, pertanto, ordinato all’Italia il recupero presso il beneficiario, cioè presso Alitalia. La Commissione ha ritenuto che, pur potendosi qualificare Alitalia come impresa in difficoltà (la compagnia era stata posta in regime di amministrazione straordinaria), la misura in questione non potesse essere dichiarata compatibile con il mercato comune in applicazione degli orientamenti dell’Unione sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà. 5 Concentrazione di imprese Reg. CE n. 139/2004 ▶ Disciplina il controllo delle concentrazioni tra imprese ▶ Si ha un’operazione di concentrazione quando si produce una modifica duratura del controllo a seguito del fatto che due o più imprese procedono ad una fusione, oppure quando una o più persone che detengono il controllo di almeno una impresa, o una o più imprese, acquistano, direttamente o indirettamente (sia con l’acquisto di partecipazioni del capitale o di elementi del patrimonio, sia tramite contratto o qualsiasi altro mezzo), il controllo dell’insieme o di parti diuna o più imprese ▶ Tutte le operazioni di concentrazione devono essere notificate alla Commissione la quale dovrà dichiarare, con una decisione, l’accertata compatibilità delle stesse con il mercato interno ovvero l’incompatibilità 6 Normativa italiana antitrust Legge 287/1990 ▶ Stabilisce norme per la tutela della concorrenza e del mercato ▶ Si ispira a principi della disciplina dell’Unione europea per ciò che riguarda le intese e l’abuso di posizione dominante ▶ Istituisce l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a cui spettano: • il compito di vigilare sul rispetto della normativa antitrust • poteri istruttori e decisionali per il mantenimento e il ripristino di condizioni di concorrenza effettiva 1 Dal Trattato di Roma al Trattato di Lisbona Trattato di Roma ▶ Con il Trattato di Roma gli Stati membri, pur sottolineando la necessità di accompagnare l’instaurazione del mercato comune con un maggior coordinamento delle rispettive politiche economiche nazionali, non si mostrarono disposti a cedere alle istituzioni comunitarie un aspetto di fondamentale importanza della loro sovranità interna ▶ Ben presto fu però evidente che si richiedeva una più stretta collaborazione tra gli Stati nella conduzione di tali politiche economiche ▶ Vennero emanate, alcuni anni dopo, la Dec. n. 74/120/CEE e la Dir. n. 74/121/CEE, entrambe del 18 febbraio 1974, con le quali si intese perseguire l’obiettivo di dare un carattere di stabilità al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri SME ▶ Entrato in vigore il 13 marzo 1979 ▶ Si trattava di un meccanismo creato al fine di stabilire tra le economie dei paesi membri non soltanto delle relazioni di cambio più stabili, ma anche una disciplina comune nel campo della politica economica e monetaria; si intendeva istituire, in altre parole una zona di stabilità monetaria grazia all’attuazione di determinate politiche in materia di cambi, crediti e trasferimenti di risorse ▶ L’esperienza dello SME è terminata con l’adozione della moneta unica a partire dal 1° gennaio 1999 ▶ SME-2 • meccanismo creato nel corso del 1996 per evitare che le monete non partecipanti all’euro si deprezzino, svantaggiando indirettamente le altre economie UEM ▶ Le origini dell’Unione economica e monetaria risalgono all’Atto unico europeo, che introdusse un capo sulla cooperazione in materia di politica economica e monetaria ▶ Rapporto Delors: con tale Rapporto si sono proposte le tappe concrete per giungere all’UEM ▶ Trattato di Maastricht: con tale Trattato sono state inserite delle modifiche radicali alle indicazioni contenute nel Rapporto Delors e trasferite nel Trattato sull’Unione europea ▶ Con il Trattato di Maastricht l’Unione economica e monetaria è stata effettivamente realizzata, e l’obiettivo di giungere ad una moneta unica esplicitamente inserito all’art. 2 del TUE Disciplina vigente ▶ L’art. 119 TFUE prevede che, per «assicurare uno sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata, sulla stabilità dei prezzi e su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva», l’azione degli Stati membri e dell’Unione debba perseguire una politica economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche nazionali ▶ Disposizioni concernenti la politica economica e monetaria • disposizioni di politica economica (artt. 120-126 TFUE), che disciplinano il coordinamento delle politiche economiche nazionali al fine di raggiungere gli obiettivi dell’Unione e prevedono una rigida disciplina di controllo delle finanze pubbliche degli Stati membri • disposizioni di politica monetaria (artt. 127-133 TFUE), che riguardano la moneta unica e affidano ad uno specifico dispositivo istituzionale (SEBC e BCE) la competenza esclusiva in tale materia • disposizioni istituzionali (artt. 134 e 135 TFUE), che disciplinano la composizione, i compiti e i poteri degli organi in tale settore • disposizioni specifiche per gli Stati membri la cui moneta è l’euro (artt. 136138 TFUE), che configurano un regime di cooperazione speciale tra tali Stati • disposizioni transitorie (artt. 139-144 TFUE), concernenti la disciplina applicabile ai cosiddetti «Stati membri con deroga», vale a dire ai paesi dell’UE che il Consiglio non ritiene soddisfare le condizioni necessarie per l’adozione dell’euro Differenze La politica economica è governata in modo indipendente dagli Stati membri, che sono tenuti al coordinamento delle loro scelte in base agli indirizzi di massima dettati dal Consiglio (fermo restando che ex art. 5, par. 1 TFUE agli Stati appartenenti all’«eurozona» si applicano disposizioni specifiche). Al contrario, la politica monetaria, il cui obiettivo principale è la stabilità dei prezzi, costituisce per gli Stati dell’eurozona un settore ormai pienamente «europeizzato», stante la competenza esclusiva riconosciuta in materia all’Unione europea (art. 3, lett. c) TFUE). Meccanismo europeo di stabilità ▶ Nel corso degli anni 2010-2011, la crisi del debito sovrano di alcuni paesi dell’eurozona ha indotto le istituzioni e gli Stati membri ad adottare nuovi strumenti di stabilizzazione e di assistenza finanziaria ▶ Il 25 marzo 2011, pertanto, il Consiglio europeo ha approvato la Dec. n. 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 TFUE aggiungendovi il seguente par. 3: «Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità» Meccanismo europeo di stabilità ▶ Trattato istitutivo: firmato il 2 febbraio 2012 ed entrato in vigore nel settembre 2012 ▶ Obiettivo: fornire assistenza finanziaria agli Stati aderenti all’euro per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro 2 La politica economica Disposizioni sul coordinamento ▶ Artt. 120-121 TFUE: la definizione della politica economica resta di competenza degli Stati membri, i quali devono considerare le loro politiche economiche una questione di interesse comune e, quindi, oggetto di coordinamento da parte delle istituzioni dell’Unione ▶ Procedura • il Consiglio su raccomandazione della Commissione elabora un progetto di indirizzi di massima • il Consiglio europeo delibera su tale progetto, e sulla base di tale deliberazione il Consiglio adotta una raccomandazione in cui definisce gli indirizzi di massima destinati agli Stati membri (cd. «grandi orientamenti di politica economica») ▶ Sorveglianza multilaterale: è attuata dal Consiglio, che effettua un costante monitoraggio della rispondenza tra le prescrizioni degli indirizzi di massima e le azioni di politica economica degli Stati Disavanzo eccessivo ▶ Il rapporto tra il disavanzo pubblico di bilancio e il prodotto interno lordo (PIL) supera il 3% ▶ Il rapporto tra debito pubblico e PIL è superiore al 60% ▶ L’istituzione cui è attribuito il compito di sorvegliare l’evoluzione della situazione di bilancio e dell’entità del debito pubblico negli Stati membri, al fine di individuare errori rilevanti, è la Commissione, che formula pareri al riguardo ▶ Al Consiglio spetta decidere se esiste un disavanzo eccessivo e formulare raccomandazioni allo Stato interessato ▶ Nell’ipotesi in cui uno Stato membro non rispetti le indicazioni del Consiglio può essere avviata una procedura di preavviso, ed eventualmente sanzionatoria Osservazioni L’entità delle sanzioni applicabilinel caso in cui uno Stato non ottemperi alle raccomandazioni per ridurre il proprio disavanzo pubblico è stata precisata dal Patto di stabilità e crescita approvato nel 1997, che definisce delle regole di bilancio per gli Stati membri aderenti all’UEM e i termini per lo svolgimento della procedura di contestazione dei disavanzi eccessivi. Fiscal compact (o Patto di bilancio) ▶ Trattato fondamentale che introduce l’obbligo dell’equilibrio di bilancio negli Stati dell’Unione, formalmente denominato Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria dell’Unione europea Fiscal compact (o Patto di bilancio) ▶ Firma ed entrata in vigore: firmato il 2 marzo 2012, in vigore dal 1° gennaio 2013 ▶ Obiettivo: rafforzare il pilastro economico dell’Unione economica e monetaria adottando una serie di regole intese a rinsaldare la disciplina di bilancio attraverso un patto di bilancio, potenziare il coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e migliorare la governance della zona euro (art. 1) ▶ Principi fondamentali • gli Stati si impegnano a fare in modo che la posizione dei propri bilanci pubblici sia in pareggio (cioè in equilibrio) o in avanzo (cioè positiva). È ammesso un disavanzo (o deficit) strutturale fino allo 0,5% del PIL • il rapporto tra deficit e PIL non dovrà superare il 3% • salvo casi eccezionali, quando si constatino deviazioni significative dall’obiettivo di medio termine stabilito, è attivato automaticamente un meccanismo di correzione • le disposizioni contenute nel Patto devono obbligatoriamente essere introdotte all’interno degli ordinamenti degli Stati membri, preferibilmente con legge costituzionale • per ciò che riguarda la governance della zona euro, i Capi di Stato o di governo dei paesi di tale zona si incontreranno informalmente nelle riunioni del Vertice euro 3 La politica monetaria Introduzione: se nel campo della politica economica le istituzioni dell’Unione europea possono esercitare soltanto un’attività di indirizzo e coordinamento, con l’introduzione dell’euro la politica monetaria è divenuta una competenza esclusiva dell’Unione. Rapporto Delors ▶ Generalità: è il documento di base che ha delineato le tre tappe per la definitiva unione monetaria ▶ Prima fase: ha avuto inizio il 1° luglio 1990 (prima ancora che fosse approvato il Trattato di Maastricht) e si è conclusa nel 1993 con la totale liberalizzazione dei movimenti di capitale ▶ Seconda fase: periodo intercorrente tra il 1° gennaio 1994 e il 1° gennaio 1999 durante il quale è stata posta una maggiore attenzione alla politica delle finanze pubbliche degli Stati membri. Questa fase è caratterizzata dalla nascita dell’Istituto monetario europeo, con funzioni di coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri, e dall’invito rivolto agli stessi di evitare disavanzi pubblici eccessivi ▶ Terza fase: è iniziata il 31 dicembre 1998, quando sono stati fissati i tassi di conversione tra l’euro e le valute dei paesi aderenti. Dal 2002, poi, è iniziata la circolazione delle monete e delle banconote in euro e, dopo un breve periodo di doppia circolazione, le singole monete degli Stati aderenti sono state rimosse definitivamente dalla circolazione Le tappe verso l’introduzione dell’euro ▶ 1ª Fase (Periodo di preparazione) • iniziata l’1-2 maggio 1998 e terminata il 31 dicembre 1998: — scelta degli Stati ammessi alla moneta unica — fissazione delle parità bilaterali tra le valute nazionali — piena operatività della Banca centrale europea ▶ 2ª Fase (Periodo di transizione) • iniziata l’1° gennaio 1999 e terminata il 31 dicembre 2001: — cambi fissi tra le valute nazionali e con l’euro — introduzione dell’euro come moneta scritturale — emissione dei titoli di Stato in euro ▶ 3ª Fase • 1° gennaio 2002: l’euro viene fisicamente messo in circolazione; periodo di coesistenza tra euro e monete nazionali • 1° marzo 2002: a partire da questa data l’euro è l’unica moneta legale in tutti gli Stati aderenti Osservazioni Gli indicatori dei criteri di convergenza stabiliti dal Protocollo allegato al Trattato di Maastricht (ora Protocollo n. 13, che fa riferimento all’art. 140 TFUE) erano: — la stabilità del cambio. Le monete nazionali dovevano far parte da almeno due anni dello SME rispettando il proprio margine di oscillazione (15% in più o in meno rispetto alla parità centrale) e non dovevano aver subito svalutazioni valutarie; — l’inflazione. Il tasso medio di inflazione misurato sui prezzi al consumo e rilevato in tutti gli Stati membri non doveva superare di 1,5% quello dei tre Stati membri che avevano conseguito il più basso tasso d’inflazione nei dodici mesi precedenti l’esame d’ammissibilità; — il tasso d’interesse. I tassi d’interesse a lungo termine di ciascuno Stato membro non dovevano essere superiori del 2% rispetto a quelli adottati dai paesi in cui il costo della vita era cresciuto meno; — il disavanzo pubblico. Il rapporto tra disavanzo pubblico (indebitamento della pubblica amministrazione) e PIL non doveva essere superiore al 3%. Il debito totale non doveva superare il 60% del PIL. 4 Paesi in e paesi out Definizioni: si tratta di quei paesi che potevano adottare l’euro (i cd. paesi in) e di quelli esclusi (i cd. paesi out). Membri dell’Unione europea ▶ 17 paesi che adottano l’euro • Belgio • Germania • Francia • Grecia • Spagna • Irlanda • Italia • Lussemburgo • Paesi Bassi • Austria • Portogallo • Finlandia • Slovenia • Cipro • Malta • Slovacchia • Estonia ▶ 10 paesi che non adottano l’euro • Regno Unito • Svezia • Danimarca • Bulgaria • Repubblica ceca • Romania • Polonia • Ungheria • Lettonia • Lituania 5 Gestione della politica monetaria: il SEBC Composizione ▶ Banca centrale europea ▶ Banche centrali nazionali Obiettivo principale e compiti ▶ Obiettivo principale: mantenimento della stabilità dei prezzi • compiti — definire e attuare la politica monetaria dell’Unione — svolgere le operazioni sui cambi — detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri — promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento 6 Organi che gestiscono le politiche economiche Consiglio dei ministri economici e finanziari (ECOFIN) ▶ Funzioni • definisce ogni anno gli indirizzi di massima delle politiche economiche (obiettivi comuni per l’inflazione, le finanze pubbliche e la stabilità dei tassi di cambio) • ha poteri di sorveglianza sulle situazioni di bilancio degli Stati membri • formula gli orientamenti generali di politica del cambio nei confronti delle valute dei paesi terzi Comitato economico e finanziario ▶ Formula pareri all’indirizzo del Consiglio e della Commissione ▶ Segue la situazione economico-finanziaria degli Stati membri e riferisce al Consiglio ed alla Commissione ▶ Esamina, almeno una volta all’anno, la situazione relativa ai movimenti di capitale e ne riferisce al Consiglio ed alla Commissione ▶ Prepara i lavori dell’ECOFIN e svolge altri compiti consultivi e preparatori che gli siano affidati dal Consiglio ▶ Vigila sulla situazione monetaria e finanziaria degli Stati membri non partecipanti all’euro Eurogruppo ▶ Nozione: Consiglio informale che raggruppa i ministri delle finanze dei soli paesi euro ▶ Funzioni: si riunisce il fine di discutere questioni d’interesse comune per i paesi partecipanti alla moneta unicaIn sintesi L’art. 119 TFUE prevede che, per il conseguimento dell’obiettivo enunciato dall’art. 3 TUE («assicurare uno sviluppo sostenibile dell’Europa basato su una crescita economica equilibrata, sulla stabilità dei prezzi e su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva»), l’azione degli Stati membri e dell’Unione deve perseguire una politica economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche nazionali. Tale azione comprende una moneta unica (l’euro) e la conduzione di una politica monetaria e del cambio unica finalizzata a preservare la stabilità dei prezzi sostenendo, subordinatamente, le politiche economiche generali dell’Unione. Gli squilibri macroeconomici, finanziari e di bilancio nell’area dell’euro hanno indotto l’Unione europea a rafforzare la propria governance economica al fine di garantire la stabilità e l’ordinato funzionamento dell’UEM. Tra le riforme si segnalano, in particolare: — il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES), firmato il 2 febbraio 2012 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Anche detto «Fondo salva-Stati» o «firewall», il MES si concreta in un’istituzione internazionale con sede a Lussemburgo che deve fornire assistenza finanziaria all’eurozona nel suo complesso e ai suoi Stati membri; — il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea, anche noto come Fiscal Compact o Patto di bilancio, firmato il 2 marzo 2012 da tutti i paesi membri dell’Unione europea ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica CECA. Tale accordo, in vigore dal 1° gennaio 2013, impone alle parti contraenti l’obbligo dell’equilibrio di bilancio. note 1 Introduzione Nozione e obiettivi ▶ Nozione: insieme delle misure che, riducendo il divario tra livelli di sviluppo delle regioni europee, promuovono una evoluzione armoniosa dell’Unione ▶ Obiettivi • tutelare la competitività delle imprese che operano in aree geografiche disagiate • garantire un livello di benessere omogeneo per tutti i cittadini • salvaguardare l’uniforme efficacia delle altre politiche dell’Unione Evoluzione della politica regionale dell’Unione ▶ Trattati istitutivi: l’art. 2 Trattato CEE, nell’enunciare i compiti della Comunità economica europea, già prevedeva quello di promuovere uno sviluppo armonioso delle attività economiche e più strette relazioni tra gli Stati membri; ciononostante, nessuno specifico strumento era preposto alla realizzazione di tale obiettivo, se non quelli già previsti per altri fini ▶ Soltanto nei primi anni ’70 si prese atto della persistenza della sproporzione nel livello di sviluppo delle varie aree territoriali, ostacolo al processo di integrazione economica ▶ Dal 1978 la Commissione ha, poi, posto in essere una serie di azioni volte a favorire lo sviluppo delle zone rurali svantaggiate o di aree colpite da crisi di riconversione mediante l’utilizzazione congiunta, coordinata e programmata dei fondi strutturali comunitari, dei prestiti ed aiuti CECA e dei prestiti della Banca europea degli investimenti ▶ Atto unico europeo: viene aggiunto un nuovo Titolo al Trattato relativo alla coesione economica e sociale. All’art. 158 dopo aver affermato che la Comunità, per promuovere uno sviluppo armonioso del suo insieme, sviluppa e prosegue la propria azione intesa a rafforzare la sua coesione economica e sociale, si chiarisce che la stessa Comunità «mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite o insulari comprese le zone rurali» ▶ Trattato di Maastricht • ha esplicitamente menzionato le zone rurali fra quelle meno favorite • ha creato un nuovo strumento finanziario di intervento, il Fondo di coesione • ha associato il Comitato delle Regioni nella gestione della politica regionale comunitaria Disciplina vigente ▶ Con il Trattato di Lisbona, nelle disposizioni relative alla coesione economica e sociale è stato aggiunto il riferimento alla coesione territoriale ▶ Tra le regioni interessate dall’azione dell’Unione, l’art. 174, par. 3 TFUE menziona le zone rurali, le zone interessate da transizione industriale e le regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna Obiettivi prioritari ▶ Convergenza: volto ad accelerare la coesione degli Stati membri e l’adeguamento delle regioni in ritardo di sviluppo, tale obiettivo si prefigge la crescita delle aree interessate e l’incremento dell’occupazione tramite l’aumento degli investimenti, l’efficienza amministrativa, l’innovazione, l’adattamento ai cambiamenti economici e sociali e la tutela ed il miglioramento della qualità dell’ambiente ▶ Competitività regionale e occupazione: finanziato dal FESR e dal FSE, tale obiettivo mira a rafforzare la competitività delle regioni che non rientrano nell’obiettivo Convergenza, concentrandosi sui problemi della riconversione socio-economica delle regioni con problemi strutturali e della formazione-occupazione ▶ Cooperazione territoriale europea: mira a rafforzare la cooperazione transnazionale e interregionale mediante azioni volte allo sviluppo territoriale integrato connesse alle priorità dell’Unione Strumenti ▶ La politica economica statale. Il TFUE ha attribuito il compito di perseguire gli obiettivi, in primo luogo, agli Stati membri, i quali sono tenuti a condurre e coordinare le loro rispettive politiche economiche ▶ Le misure strutturali dell’Unione. Si concretizzano in un’azione di appoggio da parte dell’Unione (consistente nell’impiego di fondi aventi finalità strutturale), della Banca europea degli investimenti e degli altri strumenti finanziari esistenti ▶ Le azioni specifiche dell’Unione. Possono essere adottate dal Parlamento e dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria, previo parere consultivo del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni 2 I fondi strutturali Nozione, evoluzione della disciplina e principi ▶ Nozione: sono gli strumenti finanziari volti a promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni a sviluppo ritardato, riconvertire le aree a declino industriale, lottare contro la disoccupazione strutturale, facilitare l’inserimento professionale dei giovani e accelerare la riforma del sistema agrario ▶ I fondi strutturali che operano in ambito UE per il rafforzamento della coesione economica sono il FESR e il FSE ▶ Evoluzione della disciplina • Reg. CEE n. 2052/88: riforma che instaura vincoli di coordinamento tra i singoli fondi • Reg. CEE n. 2081/93: conferma la disciplina precedente Nozione, evoluzione della disciplina e principi ▶ Evoluzione della disciplina • riforma dell’Agenda 2000 con il Reg. CE n. 1260/99 sulla semplificazione amministrativa e sull’efficienza ed efficacia degli interventi strutturali • nuova riforma per il periodo 2007-2013 con il Reg. CE n. 1083/2006 ▶ Principi di funzionamento • la concentrazione. In base al Reg. CE n. 1083/2006 è stata confermata la tendenza alla concentrazione delle risorse UE in determinate aree • il partenariato. Gli obiettivi dei fondi sono perseguiti in un quadro di stretta cooperazione tra la Commissione e ciascuno Stato membro, con il coinvolgimento delle autorità regionali e locali, delle altre autorità pubbliche, delle parti economiche e sociali e di ogni altro organismo che sia rappresentativo della società civile • la complementarità. I fondi intervengono a completamento delle azioni nazionali •la coerenza. La Commissione e gli Stati membri intervengono perché l’impiego dei fondi sia coerente con le attività, le politiche e le priorità dell’Unione e complementare agli altri strumenti finanziari dell’Unione • l’addizionalità. Al fine di assicurarne un reale impatto economico, gli stanziamenti dei fondi strutturali non possono mai sostituirsi alle spese a finalità strutturale pubbliche, o ad esse assimilabili, dello Stato membro • la programmazione. La Commissione ha il compito di pianificare l’utilizzazione degli stanziamenti dell’Unione nell’arco dei sette anni e si articola in diverse fasi che coinvolgono sia le istituzioni europee che quelle nazionali e locali 3 Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) FESR ▶ È il principale strumento di attuazione della politica regionale dell’Unione ▶ Si propone di sostenere lo sviluppo armonioso e la coesione economica delle diverse regioni dell’Unione attraverso la correzione dei principali squilibri e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo FSE ▶ Creato nel 1958 per risolvere i problemi di occupazione suscitati dalla stessa integrazione europea, partecipa al finanziamento di corsi di formazione professionale e di aiuti ai disoccupati 4 Gli altri strumenti finanziari Fondo di coesione ▶ È stato istituito con il Reg. CE n. 1164/94. La sua attuale disciplina è contenuta nel Reg. CE n. 1084/2006 dell’11 luglio 2006 ▶ Non è un fondo strutturale: esso rientra tra gli strumenti finanziari di cui si avvale l’Unione ai sensi dell’art. 175 TFUE per il perseguimento degli obiettivi di coesione economica e sociale ▶ Obiettivo: sostegno di progetti nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporto transeuropee, ma solo negli Stati membri il cui PIL è inferiore al 90% della media europea BEI ▶ Obiettivo: contribuisce allo sviluppo equilibrato dell’Unione attraverso l’integrazione economica e la coesione sociale ▶ Gestione: affidata ad un Consiglio dei governatori, composto da ministri delle finanze ▶ Funzionamento: concede finanziamenti a lungo termine per la realizzazione di progetti di cui sia garantita l’attuabilità dal punto di vista economico, tecnico, finanziario e della tutela ambientale ▶ Progetti finanziabili • per la valorizzazione delle regioni meno sviluppate • per l’ammodernamento e la riconversione di imprese oppure per la creazione di nuove attività • per progetti di interesse comune di più Stati membri che per la loro ampiezza non possono essere interamente finanziati dallo Stato FEI ▶ È lo strumento che opera a supporto delle piccole e medie imprese. Il suo azionista di maggioranza è la Banca europea per gli investimenti, con la quale costituisce il cosiddetto «Gruppo BEI» ▶ Istituito nel 1994, opera essenzialmente attraverso la concessione di capitale di rischio e la prestazione di garanzie ▶ Funzionamento: si avvale di fondi propri ovvero di quelli affidatigli dalla BEI o dall’Unione europea, operando attraverso banche o intermediari finanziari FEAGA, FEASR, FEP e FSUE ▶ FEAGA: Fondo europeo agricolo di garanzia istituito con Reg. CE n. 1290/2006; è subentrato alla sezione garanzia del vecchio FEOGA ed ha la funzione di finanziare tutti gli aiuti che rientrano nella PAC ▶ FEASR: Fondo europero agricolo per lo sviluppo rurale istituito con il Reg. CE n. 1698/2005; finanzia i programmi di sviluppo rurale da attuare nella fase di programmazione 2007-2013 ▶ FEP: Fondo europeo per la pesca istituito con il Reg. CE n. 1198/2006 del 27 luglio 2006 che subentra allo SFOP (strumento finanziario di orientamento della pesca) ▶ FSUE: Fondo di solidarietà dell’Unione europea creato nel 2002 per rispondere a situazioni di urgenza e catastrofi naturali Sovvenzione globale (art. 42 Reg. CE n. 1083/2006) ▶ Ha lo scopo di superare gli ostacoli burocratici che a livello nazionale rallentano le procedure di finanziamento ▶ Si risolve nell’affidare l’attuazione e gestione della parte di un intervento a uno o più organismi intermediari autorizzati 5 Programmazione degli interventi Tipologie ▶ Orientamenti strategici dell’Unione. Definiscono un contesto indicativo per l’intervento dei fondi, tenendo altresì presenti gli orientamenti delle altre politiche dell’Unione ▶ Quadro di riferimento strategico nazionale. Costituisce uno strumento per preparare la programmazione dei fondi. È redatto dallo Stato membro in coerenza gli Orientamenti strategici e con il Programma nazionale di riforma per la crescita e l’occupazione ▶ Programmi operativi (PO). Illustrano il modo in cui i fondi saranno impiegati all’interno dello Stato membro nel periodo di riferimento. Sono in sostanza lo strumento per dare attuazione, nell’ambito del Quadro di riferimento strategico nazionale, agli interventi dei fondi in ciascuno degli Stati membri 6 Sistemi di valutazione, gestione e controllo Valutazione degli interventi ▶ Valutazione ex ante. Serve ad ottimizzare l’attribuzione delle risorse nell’ambito dei Programmi operativi. Tiene conto in modo particolare della situazione socio-economica della regione interessata ▶ Valutazione intermedia. Valutazione dei primi interventi effettuati, della loro pertinenza con la valutazione ex ante e del grado di conseguimento degli obiettivi ▶ Valutazione ex post. Mira a rendere conto dell’impiego delle risorse, dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi, individuandone i successi e gli insuccessi in modo da poter trarre insegnamenti per la politica di coesione economica e sociale Organi di gestione e controllo (Reg. CE n. 1083/2006) ▶ Le Autorità di gestione ▶ L’Autorità di certificazione ▶ I Comitati di sorveglianza Sistema di sorveglianza ▶ L’Autorità di gestione e il Comitato di sorveglianza garantiscono la qualità dell’attuazione del programma operativo ▶ L’Autorità di gestione tramette entro il 30 giugno di ogni anno un rapporto annuale alla Commissione ▶ La Commissione e l’Autorità di gestione esaminano lo stato di avanzamento del programma operativo ▶ In seguito la Commissione può rivolgere osservazioni allo Stato membro e all’Autorità di gestione che ne informa il Comitato di sorveglianza 7 Iniziative dell’Unione Nozione e tipologie ▶ Sono progetti e azioni promossi dalla Commissione in settori particolarmente innovativi che rappresentano la base per il futuro sviluppo delle politiche dell’Unione. Sono state ideate nel 1989 come strumenti finanziari speciali per l’attuazione delle politiche strutturali della Comunità ▶ Coprono un periodo di sette anni, sono preparate in modo autonomo dalla Commissione, ma sono coordinate e attuate sotto il controllo degli Stati membri ▶ Tipologie • l’iniziativa Jaspers (Joint assistance in supporting projects in European Regions), il cui obiettivo è facilitare la preparazione di grandi progetti, soprattutto nei settori dei trasporti, dell’ambiente e delle energie rinnovabili, finanziati dal Fondo di coesione e dal FESR. Tali progetti sono rivolti, in special modo, agli Stati di nuova adesione • l’iniziativa Jeremie (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises), che si rivolge alle piccole e medie imprese con l’intento di facilitare il loro accesso ai finanziamenti, di garantire loro assistenza tecnica e di incentivarle nel condurre attività di ricerca ed innovazione, al fine di accrescere la competitività dell’economia europea in linea con gli obiettivi tracciati dalla Strategia di Lisbona• l’iniziativa Jessica (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas), che ha sostanzialmente sostituito l’obiettivo Urban e si occupa dello stanziamento di fondi destinati allo sviluppo e alla riqualificazione urbana, con particolare attenzione per il settore dell’edilizia popolare 8 Gruppi europei di cooperazione transfrontaliera (GECT) Natura e compiti ▶ Sono organismi dotati di personalità giuridica la cui competenza è definita in una Convenzione stipulata tra soggetti (Stati membri), autorità regionali o locali ▶ Il compito è quello di supervisionare l’attuazione di progetti concepiti in seno all’obiettivo Cooperazione territoriale europea In sintesi La politica di coesione econonica e sociale è finalizzata a ridurre le disparità in materia di sviluppo socio-economico tra le varie regioni europee, promuovendo la crescita di quelle meno favorite. Ciò è dettato dalla consapevolezza che il ritardo di sviluppo di alcune aree geografiche ostacola, nel lungo periodo, lo sviluppo di tutta l’Unione europea e impedisce la piena realizzazione del mercato interno. Tale politica è contemplata all’art. 3, par. 3, comma 3 TUE, in base al quale l’Unione promuove la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri. L’art. 174 TFUE afferma, inoltre, che l’Unione «mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite». A tale scopo, gli Stati membri hanno l’obbligo di condurre e coordinare la loro politica economica finalizzata ad uno sviluppo equilibrato dell’intera Unione; quest’ultima, a sua volta, si attiva nella predisposizione di vari fondi strutturali. La politica di coesione si articola in cicli pluriennali di programmazione; il Reg. CE n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 ha determinato i principi generali per la gestione dei fondi strutturali nel periodo di programmazione 2007/2013. note 1 Politica industriale Evoluzione storica ▶ Era essenzialmente affidata ai singoli Stati membri, i quali si preoccupavano di proteggere le imprese nazionali e di garantire loro capacità strutturali e dimensioni tali da poter affrontare la concorrenza internazionale, predisponendo a tal fine misure di pianificazione, incentivi finanziari ed organismi di controllo del mercato ▶ Mentre il Trattato CECA e il Trattato Euratom si potevano considerare dei veri e propri «trattati di politica industriale» in due settori importanti (quelli carbosiderurgico e dell’energia nucleare), il Trattato CE lasciava lo sviluppo di tale politica agli strumenti legati alla realizzazione del mercato comune ▶ Predisposto dalla Commissione per il Consiglio, ed intitolato «Principi ed orientamenti della politica industriale delle Comunità», il Memorandum Colonna del 1970 può essere considerato il primo documento nel quale si individuano le linee direttrici di un’organica politica industriale comunitaria ▶ Con il Trattato di Maastricht si attribuisce esplicitamente alla Comunità una nuova competenza in materia di politica industriale aggiungendo nel Trattato CE un nuovo Titolo 1.1 • La disciplina vigente Obiettivi dell’azione dell’Unione ▶ Accelerare l’adattamento dell’industria alle trasformazioni strutturali ▶ Promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e allo sviluppo delle imprese di tutta l’Unione, segnatamente delle piccole e medie imprese ▶ Promuovere un ambiente favorevole alla cooperazione tra imprese ▶ Favorire un migliore sfruttamento del potenziale industriale delle politiche d’innovazione, di ricerca e di sviluppo tecnologico Osservazioni L’azione dell’Unione si realizza principalmente attraverso le altre politiche o azioni condotte nel quadro dei trattati. Si riconferma il carattere trasversale della politica industriale rispetto alle altre politiche dell’Unione e l’interdipendenza funzionale di queste. 2 Marchi e brevetti Nozione: strumenti che consentono alle imprese di proteggere mediante registrazione tutta una serie di prodotti. Marchio europeo (Reg. CE n. 207/2009) e Brevetto ▶ Marchio europeo: imprese e cittadini UE possono depositare un marchio a carattere unitario che produce effetti in tutta l’Unione europea ▶ Brevetto unitario: s’intende dare agli inventori la possibilità di ottenere un brevetto unitario valido in tutto il territorio dell’Unione 3 Diritto societario Generalità: quando le società operano in un ordinamento diverso da quello di origine sorge non solo il problema del loro riconoscimento in un ordinamento diverso da quello originario, ma anche quello del loro trattamento e, quindi, di individuazione della norma applicabile. È un problema che comporta l’individuazione dei criteri di collegamento per determinare la nazionalità della società. 3.1 • Diritto europeo delle società Nozione: insieme di normative volte ad armonizzare le legislazioni nazionali in materia societaria. Disciplina (13 direttive) ▶ Primo gruppo di direttive: riguardano vari aspetti della vita delle società (pubblicità, costituzione, capitale, fusione e scissione), a cui si sono aggiunte l’undicesima e la dodicesima direttiva che disciplinano la pubblicità delle succursali, create in uno Stato membro da taluni tipi di società soggette al diritto di un altro Stato membro, e le società a responsabilità limitata con un solo socio ▶ Secondo gruppo di direttive: disciplinano la contabilità delle società (conti annuali, conti consolidati e qualifiche professionali per esercitare il controllo contabile) ▶ Quinta direttiva: relativa al coinvolgimento dei lavoratori nella Società europea (SE) ▶ Tredicesima direttiva: relativa alle offerte pubbliche di acquisto e di scambio (OPA) ▶ Quattordicesima direttiva: relativa alle funzioni transfontaliere delle società di capitali 3.2 • Società europea (SE) e Società cooperativa europea (SCE) SE ▶ Nozione: tipologia di società per azioni fondata sul diritto dell’Unione e quindi indipendente dalle legislazioni degli Stati membri. È dotata di personalità giuridica e operatività a carattere transnazionale ▶ Disciplina • Reg. CE n. 2157/2001: istituzione della Società europea • Dir. CE n. 86/2001: coinvolgimento dei lavoratori negli organi direttivi — obiettivo: consentire a imprese intenzionate ad operare in più paesi dell’Unione di costituire società in forma di società per azioni europee senza gli ostacoli dovuti alle divergenze legislative dei vari Stati membri in materia societaria SCE ▶ Società cooperativa europea costituita con il Reg. CE n. 1435/2003 ▶ Struttura societaria che ha per oggetto il soddisfacimento dei bisogni o la promozione delle attività economiche e sociali dei propri soci ▶ Società avente personalità giuridica il cui capitale è diviso in quote 4 Gruppo europeo di interesse economico (GEIE) Natura e obiettivi ▶ È un organismo associativo finalizzato a consentire agli imprenditori europei lo svolgimento di iniziative economiche, la realizzazione di proficui rapporti di cooperazione internazionale, nonché la partecipazione congiunta a gare di appalto per la realizzazione di opere pubbliche o private ▶ Lo scopo primario è quello di agevolare o sviluppare l’attività economica dei suoi membri ed accrescere i profitti conseguendo economie di scala quale presupposto inscindibile della competitività del sistema imprenditoriale europeo nell’area internazionale Partecipazione al GEIE ▶ Le società e gli altri enti giuridici di diritto pubblico o privato costituiti secondo la legislazione di uno Stato dell’Unione, aventi la propria sede socialeo legale o l’amministrazione centrale nell’Unione ▶ Le persone fisiche che esercitano attività industriale, commerciale, artigianale, agricola o un’autonoma professione, o che prestano altri servizi nell’ambito UE Formalità di costituzione ▶ Conclusione di un contratto ▶ Iscrizione presso il registro dello Stato in cui è ubicata la sede 5 Abolizione degli ostacoli tecnici Nozione: per ostacoli tecnici si intendono tutti quegli ostacoli alla circolazione delle merci generati dalle differenti normative nazionali che disciplinano le modalità di fabbricazione, composizione, imballaggio, confezionamento ed etichettaggio dei prodotti. Enti di normalizzazione ▶ Nozione: sono enti cui si affida l’Unione per stabilire i requisiti essenziali ai quali i prodotti devono uniformarsi ▶ Tipologia • CEN (Comitato europeo per la standardizzazione): ha il compito di creare un sistema unico di norme tecniche dell’Unione per i prodotti, i processi e la loro applicazione, nonché per le tecnologie dell’informazione • CENELEC (Comitato europeo per la standardizzazione elettronica): ha il compito di creare un sistema unico di norme tecniche dell’Unione in campo elettronico 6 Politica delle imprese Evoluzione storica ▶ Organizzazione dell’Anno europeo delle piccole e medie imprese (PMI) e dell’artigianato nel 1983, contenuta in una proposta del Parlamento europeo ▶ Programma d’azione nel giugno del 1986 sull’istituzione della Task-Force PMI, adottato sotto forma di risoluzione dal Consiglio con l’obiettivo di promuovere l’occupazione ▶ Atto unico europeo • creazione della nuova direzione generale responsabile dell’attuazione di tale politica • decisione del Consiglio, in data 28 luglio 1989, sul miglioramento del contesto aziendale e la promozione dello sviluppo delle imprese (in particolare delle piccole e medie imprese nell’UE) ▶ Trattato di Maastricht • l’azione della Comunità è finalizzata a promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e allo sviluppo delle imprese di tutta la Comunità, in particolare le piccole e medie imprese PMI (Racc. n. 361/2003) ▶ Definizione: qualsiasi entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di imprese o le associazioni che svolgono regolarmente un’attività economica ▶ Parametri dimensionali • media impresa, quella che occupa meno di 250 persone, il cui fatturato non supera i 50 milioni di euro ovvero il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro • piccola impresa, quella che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 10 milioni di euro • microimpresa, quella che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro Attività di cooperazione ▶ Reti di informazioni e assistenza • Eurosportelli (EIC): forniscono alle PMI informazioni sulle varie attività dell’Unione • Centri di collegamento per l’innovazione (IRC): costituiscono una rete formata da organizzazioni coordinate dalla Commissione europea il cui scopo è la diffusione di risultati di ricerca, il trasferimento di tecnologie alle PMI e l’innovazione, in modo da accrescerne la competitività • European Tecnology transfer network (ETN): progetto pilota il cui scopo è rafforzare la competitività delle PMI attraverso l’individuazione di soluzioni ambientali e tecnologiche alle problematiche delle imprese ▶ Europartenariato: è volto ad incoraggiare la cooperazione tra le PMI delle zone svantaggiate e con lo sviluppo industriale in declino Carta europea delle PMI ▶ Generalità: è un documento che si sofferma sulla necessità di ridurre le formalità amministrative cui le PMI devono far fronte ▶ Adozione: giugno 2000 ▶ Obiettivi: sono definiti nel programma quadro per la competitività e l’innovazione Osservazioni Il finanziamento di progetti per lo sviluppo delle PMI è da lungo tempo oggetto di interventi dell’Unione europea. Si va dai pacchetti di consulenza per interventi di ampliamento, oppure per la creazione di imprese, a progetti di carattere più strettamente economico, fino a giungere all’intervento di fondi strutturali. Un importante strumento di sostegno alle imprese è il Fondo europeo per gli investimenti (FEI): istituito con decisione adottata dal Consiglio dei governatori della Banca europea per gli investimenti (BEI) il 25 maggio 1993, e divenuto operativo nel 1994, il FEI rappresenta una joint venture i cui azionisti sono la BEI, in maggioranza, la Commissione europea e le istituzioni finanziarie europee, che si affianca alla BEI quale strumento finanziario a sostegno delle PMI. 1 Introduzione Nozioni generali ▶ Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea contiene 12 articoli dedicati ai settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dello spazio (artt. 179-190 TFUE), alcuni dei quali introdotti ex novo dal Trattato di Maastricht, altri riletti in una nuova versione ▶ L’obiettivo proposto è quello di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’Unione con la realizzazione di uno spazio europeo della ricerca (European Research Area, ERA) nel quale i ricercatori, le conoscenze scientifiche e le tecnologie circolino liberamente; favorire lo sviluppo della competitività, inclusa quella dell’industria europea; promuovere le azioni di ricerca ritenute necessarie ▶ L’azione dell’Unione si svolge attraverso: • l’attuazione dei programmi di ricerca e di sviluppo tecnologico, promuovendo la cooperazione con e tra le imprese, i centri di ricerca e le università • la promozione della cooperazione, nei suddetti settori, tra i paesi terzi e le organizzazioni internazionali • la diffusione e valorizzazione dei risultati • l’impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori dell’Unione Osservazioni L’azione si svolge attraverso i programmi quadro pluriennali (art. 182 TFUE), cui si ricollegano i programmi specifici. Il programma quadro fissa gli obiettivi da realizzare, indica, a grandi linee, le azioni da compiere, stabilisce il budget da impiegare e le quote rispettive per ciascuna delle azioni previste. È adottato dal Consiglio e dal Parlamento secondo la procedura legislativa ordinaria. I programmi specifici, invece, sono adottati dal Consiglio secondo una procedura legislativa speciale e previa consultazione del Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale. 2 Settimo programma quadro Nozione e obiettivi ▶ Nozione: è la settima versione del programma di ricerca pluriennale per il periodo 2007-2013 ▶ Obiettivi: rispondere alle esigenze di competitività e occupazione e trasformare l’Europa nell’economia della conoscenza più competitiva e dinamica al mondo, sviluppando competenze e rafforzando le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria europea Struttura ▶ Quattro programmi specifici • il programma Cooperazione, che mira a incentivare la cooperazione e a rafforzare i legami tra l’industria e l’università, tra il pubblico e il privato • il programma Idee, che si propone di incoraggiare nuove conoscenze in grado di cambiare fondamentalmente lo stile di vita dei cittadini • il programma Persone, destinato a promuovere la mobilità e le prospettive di carriera dei ricercatori in Europa e ad attirare un maggior numero di giovani professionisti di qualità • il programma Capacità, cheincentiva gli investimenti nel settore delle infrastrutture di ricerca delle regioni meno efficienti e nella creazione di poli regionali a vantaggio delle PMI Osservazioni L’attività dell’Unione nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico non si esaurisce nell’adozione di programmi (generali e specifici) e nel finanziamento di azioni avviate dai singoli Stati membri. L’Unione, infatti, dispone di una propria struttura organizzativa e operativa, il Centro comune di ricerca (CCR), contemplato dal Trattato Euratom come Centro nucleare comune di ricerca. 3 Società dell’informazione Obiettivi della politica dell’Unione ▶ Regolamentare l’uso degli strumenti messi a disposizione dalla «società dell’informazione», nata dai recenti progressi tecnologici, attraverso una più ampia apertura degli scambi all’interno del mercato unico europeo, la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni e la definizione di norme armonizzate che consentano l’utilizzo di specifiche apparecchiature su tutto il territorio europeo evitando la creazione di barriere tecniche ▶ Stimolare il settore mediante politiche volte a sviluppare nuovi prodotti e tecnologie e ad incentivare l’introduzione di nuovi servizi elettronici e transazioni online (eBusiness) ▶ Sfruttare i vantaggi della società dell’informazione in modo da trarre il massimo beneficio possibile dagli strumenti derivanti dalla rivoluzione tecnologica, attraverso, ad esempio, i servizi della pubblica amministrazione online (eGovernment), la sanità online (eHealth), la partecipazione elettronica dei cittadini (eInclusion) e l’apprendimento elettronico a distanza (eLearning) 4 La politica spaziale europea Nozioni generali ▶ Con il Trattato di Lisbona la politica spaziale è stata inserita a pieno titolo tra le politiche dell’Unione ▶ L’Unione elabora una politica spaziale europea per favorire il progresso tecnico e scientifico, la competitività industriale e l’attuazione delle altre politiche europee, potendo a tal fine promuovere iniziative comuni, sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico e coordinare gli sforzi necessari per l’esplorazione e l’utilizzo dello spazio ▶ Tra i programmi adottati in tale ambito si segnalano il programma GALILEO di navigazione satellitare e il programma GMES (Global Monitoring for Enviroment and Security) di osservazione terrestre. Inoltre nel 2009 sono stati adottati gli «Orientamenti del Consiglio Spazio» nel quale sono precisate le priorità di intervento in materia di spazio e innovazione, esplorazione dello spazio e mezzi di finanziamento ▶ Allo scopo di un pieno sviluppo della politica spaziale europea, l’Unione instaura tutti i collegamenti utili con l’Agenzia spaziale europea note 1 L’ambiente nelle disposizioni dei trattati Evoluzione storica ▶ Nei trattati istitutivi: non era prevista alcuna competenza specifica in materia ambientale ▶ Nell’Atto unico europeo: è stato inserito un nuovo Titolo specificamente destinato alla tutela dell’ambiente con indicazione degli obiettivi, principi e strumenti per la politica comunitaria in questo settore. Tali modifiche sono state poi confermate dal Trattato di Maastricht ▶ Nel Trattato di Amsterdam : la tutela dell’ambiente ha assunto una valenza trasversale nell’ambito delle politiche comunitarie, poi dell’Unione. Tutte le politiche devono tenere conto della salvaguardia dell’ambiente soprattutto nella prospettiva di promuovere uno sviluppo sostenibile e uno sviluppo economico che consenta di non alterare il delicato equilibrio ambientale 2 Obiettivi, principi e strumenti della politica europea dell’ambiente Obiettivi (art. 191 TFUE) ▶ Salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente ▶ Protezione della salute umana ▶ Utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali ▶ Promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale Principi ispiratori (art. 191 TFUE) ▶ Azione preventiva: è necessario predisporre tutte le misure volte ad evitare danni ambientali ▶ Correzione (soprattutto alla fonte) dei danni causati all’ambiente: implica l’immediata rimozione della fonte di inquinamento ambientale ▶ «Chi inquina paga»: chi produce danni all’ambiente è tenuto al risarcimento della collettività ▶ Precauzione: impone a tutti coloro che svolgono attività potenzialmente dannose per l’ambiente la ricerca di rimedi atti a scongiurare gli eventuali pericoli Osservazioni Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l’Unione deve tener conto, quali parametri di riferimento (art. 191, par. 3 TFUE): — dei dati scientifici e tecnici disponibili; — delle condizioni dell’ambiente nelle varie regioni dell’Unione; — dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall’azione o dall’assenza di azione; — dello sviluppo socio-economico dell’Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni. Strumenti ▶ Azioni per la realizzazione degli obiettivi di cui all’art. 191 TFUE, da definire mediante decisioni assunte con la procedura di legislazione ordinaria ▶ Adozione di disposizioni in particolari settori (fiscale, assetto del territorio, gestione di risorse idriche, approvvigionamento energetico) ▶ Adozione di programmi di azioni generali con la procedura di legislazione ordinaria 3 Settori di intervento Inquinamento atmosferico e smaltimento dei rifiuti ▶ Emissione di gas di scarico dei veicoli a motori e immissione di rifiuti industriali: le misure dell’Unione sono volte a controllare il trasporto a grande distanza delle sostanze inquinanti e a ridurre la concentrazione di piombo nell’atmosfera con l’oblbigo dei catalizzatori ▶ Emissioni industriali: sono oggi regolate dalla Dir. n. 2008/1/CE del 15 gennaio 2008, che prevede valori-limite ▶ Uso dei clorofluorocarburi (cfc): le misure dell’Unione sono volte a limitare i cfc ▶ Smaltimento e trattamento dei rifiuti: il nuovo quadro normativo stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, contenendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia. L’Unione europea si renderebbe più vicina a una «società del riciclaggio» basata su una «gerarchia» nella lotta ai rifiuti rispondente, in generale, ad un ordine di priorità Inquinamento delle acque ▶ Disciplina quadro volta ad impedire lo scarico nell’ambiente idrico di sostanze dannose e a ridurre la concentrazione di elementi meno pericolosi ▶ Dir. n. 2009/31/CE: quadro comune per l’azione UE in tema di acque • Scopo: contribuire a: — garantire una fornitura sufficiente di acque superficiali e sotterranee di buona qualità — ridurre l’inquinamento — proteggere le acque territoriali e marine — realizzare accordi internazionali in materia Inquinamento acustico ▶ Adozione di direttive sui metodi di valutazione e del livello massimo di rumorosità Protezione della fauna e della flora ▶ Adozione di direttive sulla salvaguardia degli uccelli selvatici ▶ Introduzione della disciplina sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici o sperimentali 4 Il coinvolgimento delle imprese Generalità: la politica dell’Unione a tutela dell’ambiente prevede anche interventi volti a promuovere il miglioramento dei risultati ambientali di tutte le organizzazioni europee,e non solo delle imprese del settore industriale come avveniva in passato. EMAS ▶ Istituzione: Reg. CE n. 761/2001 del 19 marzo 2001, riguardante l’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema dell’Unione europea di ecogestione e audit ▶ Obiettivo: miglioramento delle prestazioni ambientali ▶ Strumenti • introduzione e attuazione da parte delle organizzazioni di sistemi di gestione ambientale • valutazione sistematica, obiettiva e periodica dell’efficacia di tali sistemi • informazione sulle prestazioni ambientali e dialogo aperto con il pubblico o altri soggetti interessati • partecipazione attiva dei dipendenti all’organizzazione nonché formazione professionale adeguata per l’introduzione e attuazione dei sistemi di gestione ambientale ECOLABEL ▶ Istituzione: Reg. CE n. 1980/2000 ▶ Nozione: marchio ecologico costituito da un’etichetta volta a segnalare la rispondenza del prodotto alle esigenze di tutela dell’ambiente ▶ Prodotti esclusi: alimentari, bevande, farmaci 5 Agenzia europea per l’ambiente Aspetti generali ▶ Natura: organismo che ha il compito sviluppare una rete di controllo ed informazioni sullo stato dell’ambiente (EIONET) ▶ Istituzione: fine anni ’80, operativa dal 1994 ▶ Sede: Copenaghen 6 Programma quadro per l’ambiente Generalità: il documento fondamentale per l’attuazione delle politiche dell’Unione in materia ambientale è costituito dal programma d’azione periodicamente varato dalle istituzioni. L’ultimo, varato alla fine del 2012, è il VII programma d’azione per l’ambiente per il 2020. VII programma quadro ▶ Priorità • definire le modalità affinché la politica ambientale favorisca lo sviluppo economico «verde» • migliorare salute e benessere dei cittadini • promuovere il perseguimento degli obiettivi in materia di ambiente e clima nelle altre politiche UE Osservazioni La valenza trasversale della tutela ambientale rispetto all’insieme delle politiche dell’Unione ha portato alla riforma dell’art. 11 TFUE, per il quale, in sostanza, tutte le politiche e le azioni dell’Unione debbono tener conto delle esigenze connesse alla salvaguardia dell’ambiente, soprattutto nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile, vale a dire una forma di progresso economico tale da non alterare il delicato equilibrio ambientale. 7 Politica dell’energia 7.1 • Evoluzione della politica energetica Trattati istitutivi ▶ Inizialmente l’intervento comunitario era limitato ai campi d’azione tracciati dalle disposizioni specifiche contenute nei Trattati CECA ed EURATOM, relative rispettivamente al carbone e all’energia nucleare 1973 ▶ In seguito alla crisi petrolifera: strategia fondata sulla diversificazione delle fonti energetiche e sulla riduzione dei consumi ▶ In seguito al vertice di Copenaghen: politica centralizzata in materia di accumulo e gestione delle scorte Anni ’80 ▶ Adozione di misure volte a ridurre i danni ambientali (benzina senza piombo, diminuzione del tasso di zolfo nei combustibili per il riscaldamento) Anni ’90 ▶ Libro verde • pubblicazione: gennaio 1995 • obiettivi — assicurare la sicurezza dell’approvvigionamento — promuovere la tutela dell’ambiente — garantire la sicurezza dei consumatori ▶ Libro bianco • pubblicazione: dicembre 1995 • oggetto: programma d’azione della durata di 5 anni • obiettivi — integrazione del mercato energetico — sostegno dello sviluppo durevole — promozione della ricerca e delle tecnologie avanzate — gestione della dipendenza energetica ▶ Comunicazione della Commissione (23-4-1997) • temi principali — rendere i mercati energetici maggiormente rispondenti alle urgenze ambientali — far fronte all’aumento vertiginoso della dipendenza energetica dei paesi membri, che per il 2020 raggiungerà probabilmente il 70% per il gas naturale, l’80% per il carbone ed il 90% per il petrolio — assicurare prezzi energetici più competitivi, in grado di adeguarsi al processo di globalizzazione dell’economia 2000 e 2007 ▶ Nel 2000 è stato pubblicato un Libro verde sulla strategia europea di sicurezza dell’approvviggionamento energetico ▶ Nel 2007 è stato approvato un piano d’azione con tre obiettivi: • competitività • sostenibilità • sicurezza delle forniture 7.2 • Carta europea dell’energia e Trattato sulla Carta europea dell’energia Carta europea dell’energia ▶ Natura: accordo informale ▶ Firma: 17 dicembre 1991 ▶ Membri: 51 Stati ▶ Oggetto: principi da osservare nel settore energetico ▶ Obiettivi • miglioramento della possibilità di accesso all’energia • un più efficiente sistema di produzione, impiego e trasporto Trattato sulla Carta europea dell’energia ▶ Firma: Lisbona, 17 dicembre 1994 ▶ Ratifica dell’Italia: L. 10 novembre 1997, n. 415 ▶ Entrata in vigore per l’Italia: 16 dicembre 1997 ▶ Stati membri: 51 paesi firmatari della Carta dell’energia ▶ Disposizioni vincolati in materia di: • tutela degli investimenti • scambio di materiali e prodotti energetici • risoluzione delle controversie 8 Protezione civile Azioni (art. 196 TFUE) ▶ sostenere e completare l’azione degli Stati membri a livello nazionale, regionale e locale concernente la prevenzione dei rischi, la preparazione degli attori della protezione civile negli Stati membri e l’intervento in caso di calamità naturali o provocate dall’uomo all’interno dell’Unione ▶ promuovere una cooperazione operativa rapida ed efficace all’interno dell’Unione tra i servizi di protezione civile nazionali ▶ favorire la coerenza delle azioni intraprese a livello internazionale in materia di protezione civile note 1 Politica sociale Evoluzione della disciplina ▶ Trattato di Roma: prevedeva norme in materia di sicurezza sociale e di divieto di discriminazione tra lavoratori e lavoratrici ▶ Atto unico europeo: veniva prevista l’adozione della procedura di cooperazione (e non più l’unanimità) per l’adozione degli atti comunitari in questo campo. Lo stesso Trattato tentava per la prima volta di ampliare e sviluppare il dialogo fra le parti sociali a livello europeo ▶ Trattato di Maastricht: durante i lavori preparatori del Trattato di Maastricht è stato deciso di ampliare notevolmente la dimensione sociale della Comunità estendendo le sue competenze anche in settori fino ad allora esclusi. È stato allegato al Trattato un Accordo sulla politica sociale (APS), sottoscritto dagli Stati membri ad esclusione del Regno Unito, per ampliare i settori di intervento comunitario in materia (informazione e consultazione dei lavoratori, parità uomo-donna, dialogo tra le parti sociali) ▶ Trattato di Amsterdam • trasposizione del contenuto dell’Accordo sulla politica sociale negli articoli del Trattato CE • ampliamento della politica sociale • abrogazione del Protocollo sulla politica sociale ▶ Trattato di Nizza: ampliamento dei settori di intervento Disciplina generale vigente ▶ A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la disciplina della politica sociale dell’Unione è contenuta nel Titolo X del TFUE. L’art. 151 detta i principi cardine della materia, indicando, al primo comma, gli obiettivi da raggiungere: la «promozione dell’occupazione, ilmiglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che consenta la loro parificazione nel progresso, una protezione sociale adeguata, il dialogo sociale, lo sviluppo delle risorse umane atto a consentire un livello occupazionale elevato e duraturo e la lotta contro l’emarginazione» ▶ Con la riforma di Lisbona la politica sociale subisce una maggiore estensione: • l’inclusione, tra i valori dell’Unione europea, della dignità umana, dell’uguaglianza, della solidarietà e della parità donna-uomo • la fissazione, fra gli obiettivi dell’Unione, di un’economia sociale di mercato diretta alla piena occupazione e al progresso sociale e della coesione territoriale oltre che economica e sociale Disciplina generale vigente ▶ Con la riforma di Lisbona la politica sociale subisce una maggiore estensione: • il riconoscimento del ruolo delle parti e del vertice sociale trilaterale per la crescita e l’occupazione (art. 152 TFUE) • l’attribuzione del valore giuridico vincolante a l la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea • l’inclusione della clausola sociale che impegna l’Unione a tenere sempre conto delle esigenze connesse alla promozione di un livello di occupazione elevato, alla garanzia di una protezione sociale adeguata, alla lotta contro l’esclusione sociale e ad un livello elevato di istruzione, formazione e tutela della salute umana Osservazioni Nel perseguire siffatti obiettivi vanno tenuti presenti i diritti sociali fondamentali, quali quelli definiti nella Carta sociale europea e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori. La Carta sociale europea è una convenzione internazionale firmata nell’ambito del Consiglio d’Europa e consacrata alla tutela dei diritti economici e sociali. Firmata a Torino il 18 ottobre 1961, è entrata in vigore il 26 febbraio 1965. Adottata nel corso del Consiglio europeo di Strasburgo del 1989, la Carta comunitaria dei diritti sociali dei lavoratori è un mero atto di indirizzo politico che non presenta un carattere particolarmente innovativo: essa, infatti, si limita per lo più a ribadire diritti già garantiti ai lavoratori dai trattati. Settori principali di intervento ▶ Divieto di discriminazioni in ambito lavorativo • sono vietate (Dir. n. 2000/43/CE): — discriminazioni dirette: quando dipendono dalla razza o dall’origine etnica — discriminazioni indirette: quando un criterio apparentemente neutro può mettere persone di razza o origine etnica diversa in situazioni di svantaggio rispetto ad altre ▶ Parità uomo-donna: obiettivo principale è quello di adottare le misure necessarie che assicurino il principio della pari opportunità e della parità di trattamento ▶ Armonizzazione dei rapporti di lavoro • per porre garanzie minime a tutela dei lavoratori • per incentivare e regolare il dialogo e lo scambio di informazioni tra i lavoratori e i datori di lavoro ▶ Ambiente di lavoro: l’azione è quella di migliorare e proteggere la sicurezza e la salute dei lavoratori ▶ Dialogo sociale: si prevede una reale promozione del dialogo tra le parti sociali Procedure decisionali ▶ Procedura legislativa ordinaria ▶ Procedura legislativa speciale 2 Occupazione 2.1 • Aspetti generali Disciplina ▶ Evoluzione: con il Trattato di Amsterdam si è provveduto ad aggiungere al Trattato istitutivo di Roma un nuovo Titolo dedicato all’occupazione (Titolo VIII) che con il Trattato di Lisbona è divenuto Titolo IX ▶ Attività di coordinamento • il Consiglio europeo esamina la situazione occupazionale • il Consiglio elabora gli orientamenti generali sull’occupazione che devono essere tenuti in conto dagli Stati • ogni Stato presenta il proprio Piano d’azione nazionale (PAN) al Consiglio e alla Commissione • il Consiglio può formulare raccomandazioni ▶ Le azioni di sostegno e integrazione UE consistono in misure volte a sviluppare gli scambi di informazioni e buone pratiche Comitato per l’occupazione ▶ Compiti • seguire la situazione dell’occupazione e le politiche in materia di occupazione negli Stati membri e nell’Unione • formulare pareri (di propria iniziativa o su richiesta del Consiglio o della Commissione) e contribuire alla preparazione dei lavori del Consiglio in materia occupazionale ▶ Composizione • due rappresentanti di ciascuno Stato membro e due della Commissione 2.2 • Sviluppi della politica occupazionale europea Processo di Lussemburgo ▶ Sono stati elaborati orientamenti in materia di occupazione per: • migliorare l’occupabilità • sviluppare l’imprenditorialità • incoraggiare l’adattabilità delle imprese e dei dipendenti • rafforzare le pari opportunità tra uomo e donna Processo di Cardiff (giugno 1988) ▶ Punti fondamentali • crescita economica per un aumento duraturo della occupazione • incoraggiamento delle riforme economiche per migliorare la competitività ed il funzionamento della libera circolazione di merci, servizi e capitali Processo di Colonia (giugno 1999) ▶ Punti fondamentali • promozione del dialogo macroeconomico attraverso un forum di consultazione permanente fra le parti sociali, i rappresentanti del Consiglio e i responsabili della politica monetaria, con la partecipazione della Commissione • Adozione del Patto europeo per l’occupazione — interazione tra dinamica salariale, politica di bilancio e politica monetaria — sviluppo e attuazione più efficiente della strategia elaborata in materia di occupazione nell’ambito del processo di Lussemburgo — rafforzamento delle riforme strutturali al fine di migliorare la competitività e il funzionamento dei mercati delle merci, dei servizi e dei capitali conformemente al processo di Cardiff 2.3 • Europa 2020 Strategia europea per la crescita e l’occupazione ▶ Il 3 marzo 2010 la Commissione europea ha proposto una nuova Strategia per l’Europa denominata «UE 2020» ▶ Tale Strategia, approvata formalmente nel giugno 2010, rappresenta la prosecuzione della Strategia di Lisbona (ormai giunta al termine nello stesso 2010) ▶ Sono previsti tre motori di crescita dell’Europa, da realizzare mediante azioni concrete a livello europeo e nazionale: • crescita intelligente • crescita sostenibile • crescita inclusiva ▶ La Commissione ha posto cinque traguardi da raggiungere entro il 2020: • il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro • il 3% del PIL dell’Unione deve essere investito in ricerca e sviluppo • i traguardi «20/20/20» in materia di clima/energia devono essere raggiunti • il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve avere una laurea o un diploma • il tasso di povertà deve essere ridotto del 25%, portando fuori dal rischio di povertà più di 20 milioni di persone 3 Politica della formazione professionale (art. 166 TFUE) Obiettivi ▶ Facilitare l’adeguamento alle trasformazioni industriali, in particolare attraverso la formazione e la riconversione professionale ▶ Migliorare la formazione professionale iniziale e la formazione permanente, per agevolare l’inserimento e il reinserimento professionale sul mercato del lavoro ▶ Facilitare l’accesso alla formazione professionale e a favorire la mobilità degli istruttori e delle persone in formazione, in particolare dei giovani ▶ Stimolare la cooperazione in materia di formazione tra istituti di insegnamento o di formazione professionale e imprese ▶Sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di formazione degli Stati membri Osservazioni L’intervento dell’Unione nell’ambito della formazione professionale è diretto a migliorare la qualità di quelle forme di insegnamento che preparano all’esercizio di una determinata professione negli Stati membri. Il TFUE, infatti, all’art. 166 prevede una serie di disposizioni per la messa in atto di una politica volta al completamento dell’azione degli Stati membri nel campo della formazione professionale, pur rispettando pienamente le responsabilità nazionali in merito al contenuto e all’organizzazione della stessa formazione. Organismi di formazione professionale ▶ CEDEFOP (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale) ▶ LEFT (Fondazione europea per la formazione) ▶ Comitato consultivo per la formazione professionale In sintesi La politica dell’occupazione e la politica sociale sono tra di loro strettamente connesse. La prima, infatti, comprende l’insieme delle misure volte a favorire l’impiego dei membri di una comunità in attività che concorrano al benessere della società, in base alle loro inclinazioni; la seconda attiene alle modalità in cui tali attività vengono svolte, occupandosi, in particolare, di tutelare e salvaguardare gli interessi dei lavoratori (si pensi, ad esempio, alle disposizioni in tema di salubrità dell’ambiente di lavoro, di divieto di discriminazione etc.). Tradizionalmente tali settori, in ragione delle pregnanti connotazioni politiche che rivestono, sono appannaggio delle legislazioni nazionali, ma sono strettamente interconnessi con la libertà di circolazione delle persone e con una pluralità di competenze attribuite all’Unione europea. note 1 Politica dell’istruzione Fondamento giuridico: art. 165 TFUE, ai sensi del quale l’Unione europea contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità e incentiva la cooperazione tra gli Stati membri nel pieno rispetto delle loro diversità linguistiche e culturali. L’intervento dell’Unione si traduce nell’adozione di azioni di incentivazione, raccomandazioni e programmi. Obiettivi ▶ Sviluppare la dimensione europea dell’istruzione, con particolare riguardo all’apprendimento e alla diffusione delle lingue negli Stati membri ▶ Incoraggiare la mobilità degli studenti e degli insegnanti, anche attraverso la promozione del riconoscimento accademico delle lauree e dei diplomi ▶ Favorire la cooperazione fra gli istituti di insegnamento ▶ Agevolare lo scambio di informazioni e di esperienze fra gli Stati membri sui problemi inerenti i sistemi di insegnamento ▶ Sostenere lo sviluppo dell’istruzione a distanza ▶ Sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l’equità e l’apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi sportivi 2 Cultura Fondamento giuridico: art. 167 TFUE, ai sensi del quale l’Unione si impegna a svolgere un ruolo attivo per promuovere la specificità culturale europea e valorizzare il retaggio culturale comune integrando le azioni degli Stati membri. Obiettivi ▶ Miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e della storia dei popoli europei ▶ Conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea ▶ Incentivazione di scambi culturali non commerciali ▶ Tutela della creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo Aree di intervento ▶ Tutela del patrimonio architettonico ▶ Promozione della creatività culturale e artistica ▶ Promozione dei libri e della lettura ▶ Promozione del settore audiovisivo europeo Programma culturale 2000 ▶ Obiettivi • sostegno ad azioni culturali • sostegno ad organismi culturali • attività di cooperazione culturale Promozione audiovisivi ▶ Settori di intervento • radio • televisione • cinema ▶ Punti deboli • frammentazione in mercati nazionali • mancanza di una rete transfrontaliera di distribuzione di programmi cinematografici e televisivi • crollo degli investimenti ▶ Obiettivi • garantire uno spazio europeo per i servizi audiovisivi • contribuire allo sviluppo di un’industria di programmi cinematografici e televisivi 3 Sanità pubblica Obiettivi (art. 168 TFUE) ▶ Prevenzione delle malattie ▶ Eliminazione delle fonti di pericolo per la salute umana Misure adottate dal Consiglio ▶ Fissazione dei parametri elevati di qualità e sicurezza degli organi, delle sostanze di origine umana, del sangue e degli emoderivati ▶ Protezione della sanità pubblica nel settore veterinario e fitosanitario ▶ Incentivazione volta a proteggere e a migliorare la salute umana 4 Tutela dei consumatori Trattato di Maastricht: introduzione di un apposito titolo dedicato alla tutela dei consumatori nel quale si affermava l’obiettivo di garantire a tale categoria di soggetti un elevato livello di protezione. Art. 169 TFUE ▶ Obiettivi • promozione degli interessi economici dei consumatori • diritto all’informazione, all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia degli interessi dei consumatori ▶ Misure • di ravvicinamento delle disposizioni legislative • di sostegno, di integrazione e di controllo della politica svolta dagli Stati membri, adottate dal Consiglio e dal Parlamento secondo la procedura legislativa ordinaria Azione UE a favore dei consumatori ▶ Tutela della salute e della sicurezza dei consumatori in relazione ai prodotti che possono essere commercializzati ▶ Tutela degli interessi economici dei consumatori collegata a forme di pubblicità ingannevoli relative ai prodotti ▶ Migliore informazione in relazione ai prodotti che si acquistano ▶ Adeguato risarcimento per i danni derivanti da prodotti difettosi ▶ Partecipazione dei rappresentanti dei consumatori ai meccanismi decisionali relativi a materie che li riguardano Sicurezza dei prodotti alimentari ▶ Libro bianco sulla sicurezza alimentare • generalità: documento approvato dalla Commissione il 12 gennaio 2000 • priorità strategiche — creazione di un’Autorità europea per la sicurezza alimentare (istituita con Reg. CE n. 178/2002) — applicazione del principio «dalla fattoria alla tavola» nella legislazione UE — attribuire la responsabilità della sicurezza alimentare agli operatori del settore dei mangimi e agli operatori alimentari, funzioni di sorveglianza agli Stati membri e poteri di ispezione alla Commissione ▶ Istituzione di marchi di qualità • denominazione di origine protetta (DOP): attestazione che garantisce e tutela il livello qualitativo dei prodotti agricolo-alimentari, comprese le bevande vegetali (non il vino) • indicazione geografica protetta (IGP): attestazione rilasciata a garanzia della provenienza di determinati prodotti • specialità tradizionale garantita (STG) • agricoltura biologica In sintesi L’azione dell’Unione europea nel settore dell’istruzione, della cultura e della diffusione dei mezzi di comunicazione va ricollegata al preciso obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale europeo, contribuendo alla sua conoscenza. L’Unione, quindi, opera incentivando la cooperazione fra istituti di insegnamento, favorendo la mobilità degli studenti e degli insegnanti attraverso diverse azioni di restauro architettonico, promozione dei libri e della lettura e incoraggiando, nel settore delle telecomunicazionie dell’audiovisivo, una maggiore apertura. Le disposizioni in materia di sanità pubblica (Titolo XIV - art. 168 TFUE), da cui si evince l’impegno dell’Unione a creare una vera e propria politica europea della salute, prospettano le iniziative per la prevenzione e la lotta contro la diffusione di malattie e altri flagelli che possono ledere o mettere in pericolo la salute umana. Con il Trattato di Lisbona sono state inserite in questo settore misure concernenti la sorveglianza, l’allarme e la lotta contro gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, nonché misure tese alla protezione della sanità pubblica in relazione al tabacco e all’abuso di alcol. Le disposizioni in materia di tutela del consumatore (Titolo XV - art. 169 TFUE), infine, prevedono misure intese alla salvaguardia degli interessi economici del consumatore e del suo diritto ad acquistare, nella massima trasparenza possibile, prodotti sicuri. 1 La ricerca di un’unione politica europea Generalità: il settore della cooperazione politica e militare rappresenta uno dei punti di maggiore debolezza del processo d’integrazione europeo a causa delle forti resistenze di alcuni Stati membri, che lo considerano espressione diretta della sovranità statale e, dunque, oggetto di domestic jurisdiction. Prima fase (1950-1954) e seconda fase (1957-1963) ▶ Prima fase: caratterizzata dall’ambizioso Trattato sulla CED (Comunità europea di difesa) volto alla creazione di una Comunità politica europea (CPE); firmato nel 1952, il Trattato non entrò mai in vigore ▶ Seconda fase: caratterizzata dal rilancio dei progetti sull’unione politica Terza fase (1970): Rapporto Davignon ▶ Constatazione del ruolo sempre più importante ricoperto dal gruppo dei paesi membri della Comunità nelle relazioni internazionali ▶ Si auspicava a una maggiore concertazione nel campo della politica estera Dichiarazione di Stoccarda (1983) ▶ Principi fondamentali • coordinamento tra politiche comunitarie e cooperazione politica • affidamento al Consiglio europeo e all’allora Consiglio dei ministri della funzione di coordinamento, d’intesa con la Commissione • ripristino della procedura di votazione a maggioranza qualificata prevista dai trattati europei Cooperazione politica ▶ Nell’Atto unico europeo • istituzionalizzazione della cooperazione politica. Essa era disciplinata dal Titolo III dell’Atto stesso • obiettivo: giungere ad una politica estera comune, base per l’instaurazione di una Unione europea ▶ Nel Trattato di Maastricht • introduzione della politica estera e di sicurezza comune, disciplinata dal Titolo V del Trattato, fuori dalla struttura istituzionale della Comunità • la politica estera è stata sistematizzata e resa più vincolante per gli Stati membri ▶ Dopo il Trattato di Maastricht • elementi innovativi introdotti con il Trattato di Amsterdam — strategie comuni di politica estera — astensione costruttiva: la facoltà di ciascuno Stato membro di astenersi dall’adottare alcune decisioni senza paralizzare l’azione degli altri Stati Cooperazione politica ▶ Dopo il Trattato di Maastricht • elementi innovativi introdotti con il Trattato di Amsterdam — tra i compiti dell’Unione rientrano anche le missioni umanitarie e di mantenimento della pace • elementi innovativi introdotti con il Trattato di Nizza — facoltà di avviare cooperazioni refforzate nel settore 2 Politica estera e di sicurezza comune (PESC) vigente A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ▶ Istituzione di una personalità giuridica unica dell’Unione (art. 47 TUE) ▶ Superamento della rotazione semestrale della Presidenza del Consiglio europeo, a cui sono affidati compiti di rappresentanza esterna dell’Unione per le materie relative alla PESC ▶ Istituzione di un Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (in sostituzione della figura di «Ministro degli affari esteri dell’Unione» prevista nel fallito progetto costituzionale), separando tale ruolo da quello finora associato di Segretario generale del Consiglio ▶ Creazione del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ▶ Ampliamento della politica estera di sicurezza e difesa - PESD (ora denominata politica di sicurezza e difesa comune - PSDC) e delle sue missioni operative Disciplina generale ▶ La disciplina della PESC è inserita nel nuovo Titolo V del TUE – così come riformulato a seguito del Trattato di Lisbona – che si apre con un capo relativo alle disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione europea ▶ Principi generali • democrazia • Stato di diritto • universalità • indivisibilità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali • rispetto della dignità umana • principi di uguaglianza e solidarietà • rispetto dei principi della Carta della Nazioni unite e del diritto internazionale ▶ Obiettivi • la salvaguardia dei valori dell’Unione, dei suoi interessi fondamentali, della sua sicurezza, della sua indipendenza e della sua integrità • il consolidamento e il sostegno della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti dell’uomo e dei principi del diritto internazionale • la preservazione della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite Osservazioni L’art. 24 TUE precisa che «gli Stati membri sostengono attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell’Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca e rispettano l’azione dell’Unione in questo settore». Essi operano congiuntamente per rafforzare e sviluppare la loro reciproca solidarietà politica e si astengono da qualsiasi azione contraria agli interessi dell’Unione o tale da nuocere alla sua efficacia come elemento di coesione nelle relazioni internazionali. Si tratta della cd. clausola di solidarietà politica, che pone contemporaneamente a carico degli Stati membri un obbligo di facere, per rafforzare la reciproca solidarietà politica, e un obbligo di non facere, ovvero di astenersi dal porre in essere azioni contrarie agli interessi dell’Unione. Gestione della PESC ▶ Istituzioni principali • il Consiglio europeo, che individua gli interessi strategici dell’Unione, fissa gli obiettivi e definisce gli orientamenti generali della PESC (ivi comprese le questioni che hanno implicazioni in materia di difesa) e adotta le decisioni necessarie. Il Presidente del Consiglio europeo assicura, in tale veste, la rappresentanza esterna dell’Unione, fatte salve le attribuzioni dell’Alto rappresentante che è responsabile dell’attuazione delle decisioni adottate nel settore della PESC ed esprime la posizione dell’Unione europea nelle organizzazioni e in seno alle conferenze internazionali • il Consiglio, nella composizione «Affari esteri», che in base agli orientamenti generali e alle linee strategiche definiti dal Consiglio europeo elabora la politica estera e di sicurezza comune e prende le decisioni necessarie per la definizione e la messa in opera della PESC ▶ Stati membri • insieme all’Alto rappresentante attuano la PESC, ricorrendo anche ai mezzi nazionali e a quelli dell’Unione • in caso di intervento operativo dell’Unione sono obbligati al rispetto delle decisioni adottate dal Consiglio nella conduzione della loro azione • in caso di assoluta necessità connessa con l’evoluzione della situazione che ha richiesto un intervento operativo dell’Unione, e in mancanza di una decisione del Consiglio, possono prendered’urgenza le misure necessarie, informandone immediatamente il Consiglio • provvedono affinché le loro politiche nazionali siano conformi alle posizioni dell’Unione • condividono con l’Alto rappresentante un limitato potere di iniziativa • coordinano la propria azione nelle organizzazioni internazionali e in occasione di conferenze internazionali, e in tali sedi difendono le posizioni dell’Unione • attraverso le loro missioni diplomatiche e consolari all’estero e le loro rappresentanze presso le organizzazioni internazionali, cooperano per assicurare il rispetto e l’attuazione delle decisioni che definiscono posizioni e azioni dell’Unione Gestione della PESC ▶ Alto rappresentante • contribuisce all’elaborazione della PESC presentando proposte sia a livello individuale sia con il sostegno della Commissione • assicura l’attuazione delle decisioni in materia di PESC adottate dal Consiglio europeo e dal Consiglio • conduce, a nome dell’Unione, il dialogo politico con soggetti terzi • esprime la posizione dell’Unione nelle organizzazioni internazionali e in seno alle conferenze internazionali Osservazioni Nell’esecuzione delle sue funzioni, l’Alto rappresentante si avvale del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), che lavora in collaborazione con i servizi diplomatici degli Stati membri ed è composto da funzionari dei servizi competenti del Segretariato generale del Consiglio e della Commissione e da personale distaccato dai servizi diplomatici nazionali. Intervengono anche: — il Comitato politico e di sicurezza (COPS), presieduto da un «rappresentante» dell’Alto rappresentante. Si tratta di un organo che controlla la situazione internazionale nei settori rientranti nella PESC e formula pareri per il Consiglio, a richiesta di questo, dell’Alto rappresentante o di propria iniziativa; — i Rappresentanti speciali, nominati dal Consiglio a maggioranza qualificata, su proposta dell’Alto rappresentante. Ad essi, sotto l’autorità dell’Alto rappresentante, è attribuito il compito di occuparsi di problemi politici specifici. Atti ▶ Definizione degli orientamenti generali ▶ Adozioni di decisioni che defiscono: • le azioni da intraprendere • le posizioni da assumere • le modalità di attuazione di tali decisioni Osservazioni Il Trattato di Lisbona ha confermato l’antica prassi della cooperazione sistematica, ovvero una tendenza degli Stati a consultarsi e informarsi su questioni di interesse generale per portare avanti azioni, se non comuni, almeno convergenti. Al fine di definire un approccio comune dei paesi dell’Unione in merito alle questioni di politica estera e di sicurezza di interesse generale, ciascuno Stato membro si impegna, infatti, a consultare gli altri in sede di Consiglio europeo e di Consiglio prima di intraprendere qualsiasi azione sulla scena internazionale o di assumere qualsiasi impegno che possa ledere gli interessi dell’Unione. Processo decisionale ▶ Regola dell’unanimità ▶ A maggioranza qualificata • quando si adotta una decisione che definisce un’azione o una posizione dell’Unione, sulla base di una decisione del Consiglio europeo sugli interessi e obiettivi strategici dell’Unione • quando si adotta una decisione che definisce un’azione o una posizione dell’Unione in base a una proposta dell’Alto rappresentante • quando si adotta una decisione relativa all’attuazione di un’azione o di una posizione • quando si nomina un Rappresentante speciale Osservazioni Nell’ambito della rigida regola dell’unanimità permangono delle eccezioni. Innanzitutto resta confermato l’elemento di flessibilità rappresentato dalla cd. astensione costruttiva: si tratta di un meccanismo, introdotto con il Trattato di Amsterdam, secondo il quale uno Stato dissenziente può, mediante una dichiarazione formale, decidere di astenersi invece di votare contro, al fine di consentire comunque l’adozione dell’atto. Tuttavia, la decisione si intende non adottata qualora i membri del Consiglio che motivano la loro astensione con una dichiarazione formale rappresentino almeno un terzo degli Stati membri che totalizzano almeno un terzo della popolazione dell’Unione; in questa ultima ipotesi si parla anche di astensione di blocco. 3 Politica di sicurezza e difesa comune Situazione nel dopoguerra ▶ Lo scenario internazionale nel secondo dopoguerra era caratterizzato dalla volontà di impedire non solo una rinascita militare tedesca, ma anche un eventuale attacco da parte dei paesi del blocco sovietico ▶ Il compito di difendere l’Europa occidentale era assegnato alla NATO ma, sia in ambito europeo che in ambito nord-americano, era avvertita la necessità di costituire un’organizzazione militare integrata di tipo continentale, separata e indipendente dalla supervisione politico- diplomatica degli Stati Uniti Osservazioni L’unica forma di alleanza militare in ambito europeo è stata, per molti anni, l’Unione dell’Europa occidentale (UEO), istituita a Parigi nel 1954 come struttura militare di raccordo tra Belgio, Olanda, Lussemburgo, Regno Unito, Francia, Italia e Repubblica Federale Tedesca. Per più di 30 anni l’UEO ha vissuto all’ombra della NATO stessa, senza avere alcun rilievo politico reale. Nel 1990 hanno aderito all’organizzazione la Spagna e il Portogallo, seguiti dalla Grecia nel 1995. A partire dagli anni ’80 (e per circa un ventennio) si è assistito ad una parziale rivitalizzazione del suo ruolo, grazie alla creazione delle cd. Missioni di Petersberg con finalità sia umanitarie, sia di mantenimento e ripristino della pace, condotte nel quadro di una stretta cooperazione tra l’UEO e l’Unione europea. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, tuttavia, la NATO è stata definitivamente posta a fondamento della sicurezza collettiva dei paesi europei, con la conseguenza che, il 30 giugno 2011, l’UEO ha cessato di esistere ai sensi di una decisione congiunta dei suoi Stati membri; dal 1° luglio 2011 tutte le attività residue sono state trasferite all’Unione europea. Difesa comune da Maastricht a Lisbona ▶ I negoziati per il Trattato di Maastricht riaprirono il dibattito sull’esigenza di dotare l’allora Comunità europea di una struttura operativa di difesa, da inserire nel contesto di una politica estera e di sicurezza comune ▶ Due iniziative • la proposta franco-tedesca di dar vita ad una «difesa comune» europea con possibilità di intervenire direttamente in conflitti militari attraverso l’UEO • la proposta di Regno Unito e Paesi Bassi. Contrari alla tesi della «difesa comune» avanzata da Francia e Germania, sostenevano che la realizzazione di un’identità europea anche in materia di difesa dovesse avvenire gradualmente, attraverso l’attuazione della PESC e la realizzazione dell’obiettivo di lungo periodo di una «politica di difesa comune» ▶ Soluzione di compromesso • Previsione di una politica di difesa comune (auspicata da Regno Unito e Paesi Bassi) tra gli obiettivi dell’Unione politica, che avrebbe potuto condurre successivamente ad una vera e propria difesa comune (proposta da Francia e Germania) • Creazione della PESD (politica europea di sicurezza e difesa) quale aspetto settoriale della più generale politica estera e di sicurezza comune Nel Trattato vigente ▶ Con la riforma introdotta dal Trattato di Lisbona, la PESD è stata rinominata politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) e trova la sua base giuridica nel nuovo art. 42 TUE ▶ Ai sensi dell’art. 42 TUE la politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) costituisce parte integrante della PESC e «comprende la definizione di una difesa comune dell’Unione che condurrà ad una difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all’unanimità, avràcosì deciso» ▶ Le decisioni in quest’ambito comprese quelle inerenti all’avvio di una missione, devono essere adottate dal Consiglio con voto unanime, su proposta dell’Alto rappresentante o su iniziativa di uno Stato membro Differenze In base all’art. 46 TUE i paesi membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militare e che relativamente ad essa hanno sottoscritto impegni vincolanti possono instaurare una cooperazione strutturata permanente. L e cooperazioni strutturate permanenti rappresentano una forma di integrazione differenziata introdotta dal Trattato di Lisbona in seno alla PSDC per favorire lo sviluppo delle capacità militari europee di gestione delle crisi. A differenza delle cooperazioni rafforzate che richiedono un numero minimo (nove) di Stati membri partecipanti, per stabilire una cooperazione strutturata permanente non sono previsti limiti numerici. La partecipazione ad essa, inoltre, resta aperta a tutti gli Stati che ne facciano richiesta purché questi si impegnino a fornire unità militari e ad intensificare lo sviluppo delle proprie capacità militari, in proprio ovvero attraverso la partecipazione a forze multinazionali, ai principali programmi europei in materia di equipaggiamento e, ancora, all’attività dell’Agenzia europea di difesa. Osservazioni Un’ulteriore novità introdotta dal Trattato di Lisbona nel settore della PSDC è costituita dalla clausola di mutua assistenza (art. 42, par. 7 TUE); essa prevede che, qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel proprio territorio, gli altri siano tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. Attori della PSDC ▶ Il Consiglio europeo, che può decidere all’unanimità di trasformare la politica di difesa e sicurezza comune in una vera e propria difesa comune ▶ Il Consiglio, che adotta all’unanimità tutte le decisioni relative alla PSDC ▶ L’Alto rappresentante, che condivide con gli Stati il potere di proposta su questioni afferenti alla PSDC, attua la PSDC e coordina gli aspetti civili e militari delle Missioni di Petersberg ▶ Il Comitato politico e di sicurezza (COPS) permanente, con sede a Bruxelles, che deve garantire la direzione politica delle strutture di difesa comune ▶ Il Comitato militare dell’Unione europea (CMUE), composto dai Capi di Stato maggiore della difesa, che formula pareri e raccomandazioni sugli aspetti militari della PSDC ▶ Lo Stato maggiore dell’Unione europea (EUMS), che fornisce consulenza e sostegno in campo militare alla politica di difesa comune note 1 Introduzione Disciplina generale ▶ Tale politica dell’Unione è volta all’adozione di misure uniformi applicabili in tutti gli Stati membri, che regolino gli scambi commerciali tra questi ultimi e i paesi terzi ▶ La disposizione di maggiore rilevanza è contenuta nell’art. 207 TFUE, ai sensi del quale «la politica commerciale comune è fondata su principi uniformi, in particolare per quanto concerne le modificazioni tariffarie, la conclusione di accordi tariffari e commerciali relativi agli scambi di merci e servizi, e gli aspetti commerciali della proprietà intellettuale, gli investimenti esteri diretti, l’uniformazione delle misure di liberalizzazione, la politica di esportazione e le misure di protezione commerciale, tra cui quelle da adottarsi nei casi di dumping e sovvenzioni … (È) condotta nel quadro dei principi e obiettivi dell’azione esterna dell’Unione» ▶ La competenza attribuita all’Unione in materia è esclusiva, con la conseguente perdita di autonomia negoziale da parte degli Stati membri nell’ambito di accordi e decisioni di politica commerciale e il venir meno del principio di sussidiarietà ▶ Per la negoziazione e la conclusione di accordi commerciali, il Consiglio delibera a maggioranza qualificata 2 Rapporti tra l’Unione europea e il GAT-OMC Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GAT) ▶ Natura: accordo commerciale multilaterale ▶ Firma: Ginevra 30 ottobre 1947 ▶ Obiettivo: favorire la cooperazione internazionale e l’eliminazione degli ostacoli che si frappongono al commercio fra gli Stati attraverso la stipulazione di accordi commerciali globali, nel quadro di cicli negoziali denominati «round» Unione europea, GAT e WTO ▶ Gli obblighi e i diritti derivanti dal GATT sono stati assunti dall’allora Comunità economica europea alcuni anni dopo la conclusione di tale Accordo (essendo stato il GATT istituito antecedentemente alla stipulazione del Trattato di Roma). Mentre durante i primi negoziati multilaterali la partecipazione della CEE si affiancava a quella degli Stati membri, con la conseguente ripartizione delle competenze, negli ultimi anni il Consiglio ha concluso accordi a nome prima della CE, poi dell’UE. Tra questi, gli accordi dell’Uruguay Round, con i quali si è sancito definitivamente il passaggio dal GATT ad un nuovo sistema caratterizzato da un’apposita organizzazione internazionale: l’Organizzazione mondiale del Commercio (OMC) o World Trade Organization (WTO); l’Unione è membro originario di questa organizzazione ▶ I negoziati dell’Uruguay Round si propongono il raggiungimento della liberalizzazione e della globalizzazione dei rapporti commerciali attraverso: • l’eliminazione delle differenze tra gli operatori economici • l’uniformità di trattamento dei prodotti importati e di quelli fabbricati nel paese importatore • la facilità di accesso ai mercati 3 Misure di difesa commerciale Pratiche commerciali sleali ▶ Dumping: è la vendita di merci (da parte di uno o più produttori) in un mercato estero ad un prezzo più basso rispetto a quello praticato in tale mercato da produttori interni ▶ Sovvenzioni: sono aiuti statali che consentono una riduzione dei costi dell’impresa esportatrice. Ciò al fine di favorire la vendita di merci nazionali sui mercati esteri attraverso l’applicazione di prezzi particolarmente competitivi Misure di difesa ▶ Nozione: misure volte ad evitare le pratiche di dumping e le concessioni di sovvenzioni sui prodotti provenienti dai paesi terzi ▶ Tipologie: imposizione di un dazio addizionale sulle importazioni • dazio antidumping • dazio compensativo ▶ Scopo: eliminare la competitività delle merci provenienti dai paesi terzi attraverso un aumento dei costi per l’importazione nell’Unione e quindi un aumento dei prezzi delle merci In sintesi La politica commerciale comune è disciplinata agli artt. 206 e 207 TFUE ed è condotta nel quadro dei principi e degli obiettivi dell’azione esterna dell’Unione. In particolare essa mira ad incoraggiare l’integrazione di tutti i paesi nell’economia mondiale, anche attraverso la progressiva abolizione delle restrizioni agli scambi internazionali. Mentre, infatti, agli artt. 28 e ss. TFUE l’unione doganale è contemplata quale elemento fondamentale del mercato interno, dunque in un’ottica «interna» all’Unione volta alla realizzazione del libero scambio di merci tra i paesi membri, e con un riferimento ai paesi terzi limitato soltanto alla previsione della tariffa doganale comune adottata nei loro confronti, all’art. 206 TFUE l’unione doganale è interpretata e disciplinata sotto il profilo della rilevanza che essa assume nelle relazioni esterne dell’Unione, quale strumento con cui l’Unione «contribuisce nell’interesse comune allo sviluppo armonioso del commercio mondiale‚ alla graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali e agli investimenti esteri diretti, e alla riduzione delle barriere doganali e di altro tipo». A seguito della riforma di Lisbona il campo di applicazione di tale politica, che resta tra lematerie oggetto di competenza esclusiva dell’Unione, è stato esteso allo scambio dei servizi e alla proprietà intellettuale. 1 Cooperazione con i paesi in via di sviluppo Obiettivo e misure ▶ Obiettivo • L’obiettivo principale della politica dell’Unione in questo settore «è la riduzione e, a termine, l’eliminazione della povertà» (art. 208 TFUE) • Gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo devono essere presi in considerazione dall’Unione nell’attuazione di tutte le politiche che possano avere incidenze sui paesi in via di sviluppo ▶ Misure • programmi pluriennali • programmi tematici • accordi di cooperazione 2 Cooperazione economica, finanziaria e tecnica e aiuto umanitario Cooperazione economica, finanziaria e tecnica (art. 212 TFUE) ▶ L’Unione conduce azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica, comprese azioni di assistenza specialmente in campo finanziario, con paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo, in conformità con la politica di sviluppo dell’Unione e nel rispetto dei principi e degli obiettivi dell’azione esterna ▶ Possono essere conclusi accordi di cooperazione economica, finanziaria e tecnica Aiuto umanitario ▶ Le azioni sono tese a fornire, in modo puntuale, assistenza, soccorso e protezione alle popolazioni dei paesi terzi vittime di calamità naturali o provocate dall’uomo, per far fronte alle necessità umanitarie risultanti da queste diverse situazioni ▶ L’art. 214 TFUE prevede che l’Unione possa anche stipulare accordi con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, salva comunque la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi internazionali e a concludere accordi nello stesso ambito ▶ È prevista l’istituzione di un corpo volontario europeo di aiuto umanitario per inquadrare contributi comuni dei giovani europei alle azioni di aiuto umanitario dell’Unione Osservazioni Spetta alla Commissione il compito di promuovere il coordinamento tra le azioni dell’Unione e quelle degli Stati membri mediante iniziative volte a rafforzare l’efficacia e la complementarità dei dispositivi dell’Unione e dei dispositivi nazionali di aiuto umanitario. 3 Politica europea di vicinato (PEV) e clausola di solidarietà PEV (art. 8 TUE) ▶ L’Unione sviluppa con i paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell’Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione ▶ L’Unione può stipulare accordi in materia con i paesi interessati, la cui attuazione è oggetto di una concertazione periodica ▶ ENPI • strumento europeo di vicinato e partenariato • mira a favorire la cooperazione con i paesi limitrofi • interviene attraverso piani d’azione stipulati tra l’Unione e ciascun paese partner Clausola di solidarietà (art. 222 TFUE) ▶ Riguarda le situazioni in cui uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall’uomo ▶ Il TFUE prevede che l’Unione mobiliti tutti gli strumenti di cui dispone ▶ Le modalità di attuazione della clausola di solidarietà da parte dell’Unione sono definite da una decisione adottata dal Consiglio, su proposta congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Osservazioni Ai fini dell’attivazione della clausola di solidarietà, il Consiglio è assistito dal Comitato politico e di sicurezza, con il sostegno delle strutture sviluppate nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, e dal comitato permanente di cui all’art. 71 TFUE, istituito in seno al Consiglio per promuovere e rafforzare la cooperazione operativa in tema di sicurezza interna. In sintesi La cooperazione esterna dell’Unione abbraccia sia la «cooperazione allo sviluppo» (Parte Quinta, Titolo III, capo I TFUE), diretta ai paesi in via di sviluppo, che la «cooperazione economica, finanziaria e tecnica» (Parte Quinta, Titolo III, capo II TFUE), rivolta anche ai paesi industrializzati. Le modalità di attuazione delle politiche in tale ambito si sostanziano principalmente nella stipula di accordi che possono essere finalizzati a promuovere rapporti commerciali e di cooperazione così come avere altri scopi, quali, ad esempio, la creazione di partenariati e forme di associazione. Personalità giuridica ▶ Delle organizzazioni internazionali: consiste nella loro capacità di essere titolari, in modo totalmente autonomo dagli Stati membri, di diritti e obblighi internazionali ▶ Internazionale dell’Unione europea: l’attribuzione o meno della personalità internazionale all’Unione (ma ciò vale per qualsiasi organizzazione) è una questione che deve essere valutata soltanto alla luce del principio di effettività, in virtù del quale quando determinate organizzazioni internazionali di fatto esercitano delle prerogative proprie di soggetti di diritto internazionale, tali organizzazioni sono dei soggetti di diritto internazionale ▶ Manifestazioni della personalità internazionale dell’Unione • l’Unione invia missioni diplomatiche in Stati terzi ed accredita missioni diplomatiche di questi Stati • intrattiene rapporti diplomatici con gli Stati membri e anche con Stati terzi • instaura rapporti e collegamenti con altre organizzazioni internazionali • partecipa a varie conferenze internazionali • stipula accordi internazionali con Stati terzi ▶ Di diritto interno dell’Unione • secondo quanto previsto dall’art. 335 TFUE «in ciascuno degli Stati membri, l’Unione ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalle legislazioni nazionali; essa può in particolare acquistare o alienare beni immobili e mobili e stare in giudizio» Differenze La giurisprudenza e la dottrina hanno più volte sottolineato che le organizzazioni, sebbene siano, come gli Stati, soggetti di diritto internazionale, hanno una capacità giuridica più limitata rispetto ad essi. Parte della dottrina ritiene che per le organizzazioni internazionali si debba parlare di personalità giuridica di carattere funzionale, dal momento che esse non godono di tutte le competenze spettanti agli Stati, ma soltanto di quelle necessarie a realizzare i fini comuni. Disciplina degli accordi internazionali ▶ Art. 216 TFUE: «l’Unione può concludere un accordo con uno o più paesi terzi o organizzazioni internazionali qualora i trattati lo prevedano o qualora la conclusione di un accordo sia necessaria per realizzare, nell’ambito delle politiche dell’Unione, uno degli obiettivi fissati dai trattati, o sia prevista in un atto giuridico vincolante dell’Unione, oppure possa incidere su norme comuni o alterarne la portata» ▶ Tipologie di accordi • commerciali • di cooperazione allo sviluppo • di cooperazione economica, finanziaria e tecnica Iter procedurale ▶ La Commissione, o l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (quando l’accordo previsto riguarda esclusivamente o principalmente la politica estera e di sicurezza comune), presenta raccomandazioni al Consiglio ▶ Il Consiglio autorizza l’avvio dei negoziati mediante una decisione adottata in via generale a maggioranza qualificata, e designa, in funzione della materia dell’accordo previsto, il negoziatore o il capo della squadra di negoziato dell’Unione ▶ Il Consiglio, su proposta del negoziatore, adotta una decisione che autorizza la firma dell’accordo (eventualmente accompagnata da una decisione riguardante l’applicazione provvisoria prima dell’entrata in vigore)e procede mediante decisione alla conclusione dell’accordo Osservazioni L’art. 218, par. 7 TFUE prevede che all’atto della conclusione di un accordo il Consiglio, in deroga alle norme generali, possa abilitare il negoziatore ad approvare a nome dell’Unione le modifiche dell’accordo se quest’ultimo ne autorizza l’adozione con una procedura semplificata o da parte di un organo istituito dall’accordo stesso. Il Consiglio correda eventualmente questa abilitazione di condizioni specifiche. Ruolo del Parlamento europeo ▶ È differenziato in base alla tipologia di accordi sottoscritti • approvazione — accordi di associazione — accordo sull’adesione dell’Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali — accordi che creano un quadro istituzionale specifico organizzando procedure di cooperazione — accordi che hanno ripercussioni finanziarie considerevoli — accordi che riguardano settori ai quali si applica la procedura legislativa ordinaria — accordi che riguardano settori ai quali si applica la procedura legislativa speciale • consultazione — in tutti gli altri casi Osservazioni Il par. 11 dell’art. 218 TFUE attribuisce al Parlamento, al Consiglio, alla Commissione o a uno Stato membro la facoltà di domandare il parere della Corte di giustizia circa la compatibilità di un accordo previsto con le disposizioni dei trattati. Nel noto parere in merito alla compatibilità con il Trattato della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) – parere 2/94 del 28 marzo 1996 – la Corte ha affermato che il parere va richiesto in una fase precedente la conclusione di un accordo. Accordi commerciali (iter procedurale) ▶ Presentazione di una raccomandazione della Commissione al Consiglio, che l’autorizza ad avviare i negoziati necessari ▶ Conduzione dei negoziati da parte della Commissione, in consultazione con un comitato speciale designato dal Consiglio per assisterla e nel quadro delle direttive che il Consiglio può impartirle. In tale fase, è previsto a carico della Commissione un obbligo di informativa periodica in favore del comitato speciale e del Parlamento europeo sui progressi dei negoziati ▶ Decisione di conclusione dell’accordo da parte del Consiglio a maggioranza qualificata e previa approvazione del Parlamento europeo Osservazioni La regola del voto a maggioranza qualificata in Consiglio subisce una serie di eccezioni. In particolare, è richiesto il voto all’unanimità: — per la negoziazione e la conclusione di accordi nei settori degli scambi di servizi, degli aspetti commerciali della proprietà intellettuale e degli investimenti esteri diretti, qualora tali accordi contengano disposizioni per le quali è richiesta l’unanimità per l’adozione di norme interne; — nel settore degli scambi di servizi culturali e audiovisivi, qualora tali accordi rischino di arrecare pregiudizio alla diversità culturale e linguistica dell’Unione; — nel settore degli scambi di servizi nell’ambito sociale, dell’istruzione e della sanità, qualora tali accordi rischino di perturbare seriamente l’organizzazione nazionale di tali servizi. Accordi di associazione ▶ L’art. 217 TFUE prevede che «l’Unione può concludere con uno o più Stati o organizzazioni internazionali accordi che istituiscono un’associazione caratterizzata da diritti e obblighi reciproci, da azioni in comune e da procedure particolari» ▶ Sono in genere conclusi sotto forma di accordi misti, cioè vengono ratificati, oltre che dal Consiglio, anche dagli Stati membri ▶ Alla formula dell’accordo di associazione è ricorsa spesso l’Unione (all’epoca Comunità europea) per acquisire nuovi mercati ed espandere la propria area commerciale o anche per regolare i rapporti con uno Stato candidato nel periodo transitorio precedente l’adesione, creando le basi per un ingresso a pieno titolo Differenze La differenza più importante tra gli accordi commerciali e quelli di cooperazione consiste nel fatto che,mentre gli accordi commerciali sono espressione di uno specifico settore di competenza materiale (la politica commerciale comune), gli accordi di associazione non specificano il settore o i settori di competenza materiale del trattato su cui possono incidere (ADAM) e sono inoltre caratterizzati da azioni in comune e procedure particolari, cioè da una istituzionalizzazione del rapporto tra l’Unione e lo Stato o gli Stati associati, o contemplano un Consiglio, un Comitato e una Conferenza parlamentare dell’associazione, che negli accordi commerciali di solito non sono presenti. In sintesi Conformemente all’art. 47 TUE, che conferisce all’Unione personalità giuridica, l’Unione può stipulare accordi con Stati terzi e altre organizzazioni, in particolare per la realizzazione di un obiettivo dell’Unione e per istituire un’associazione caratterizzata da diritti e obblighi reciproci, azioni in comune e procedure particolari. Tra le tipologie di accordi espressamente previsti dal TFUE vi sono, tra gli altri: — gli accordi commerciali (art. 207 TFUE). Essi riguardano, in particolare, lo scambio di merci, servizi e diritti di proprietà intellettuale; — gli accordi di cooperazione allo sviluppo (art. 209 TFUE), che affiancano alla regolamentazione degli scambi anche forme di cooperazione economica; — gli accordi di cooperazione economica, finanziaria e tecnica (art. 212 TFUE); — gli accordi di associazione (art. 217 TFUE). Essi mirano ad instaurare una cooperazione in campo economico e commerciale, con l’obiettivo di acquisire nuovi mercati e di espandere l’area commerciale dell’Unione. 1 Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) Partecipazione dell’Unione ▶ L’Unione europea, dotata di personalità giuridica, partecipa alle attività dell’ONU in qualità di osservatore senza però avere diritto al voto ▶ La rappresentanza esterna dell’Unione nei paesi terzi e presso le organizzazioni internazionali, dunque anche nelll’ONU, è assicurata dalle delegazioni dell’Unione, che agiscono sotto l’autorità dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e in stretta cooperazione con le missioni diplomatiche e consolari degli Stati membri 2 Consiglio d’Europa Generalità ▶ Natura: organizzazione internazionale con finalità di ordine generale ▶ Istituzione: 5 maggio 1949 ▶ Stati membri: attualmente 47, inclusi gli Stati membri dell’Unione Scopi ▶ Affermazione della democrazia ▶ Salvaguardia della libertà politica e civile Consiglio d’Europa, CEDU e Unione europea ▶ Convenzione europea dei diritti umani (CEDU) • firma: Roma, 4 novembre 1950 • entrata in vigore: 3 ottobre 1953 ▶ Art. 220 TFUE: «l’Unione attua ogni utile forma di cooperazione con … il Consiglio d’Europa» • le modalità di questa collaborazione sono state oggetto di uno scambio di lettere del 16 giugno 1987 tra il Consiglio d’Europa e la allora Comunità economica europea Osservazioni L’Unione ha adesso il dovere di attivare la procedura per l’adesione alla CEDU, come risulta dall’art. 6 TUE a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (lo stesso articolo riconosce i diritti garantiti dalla CEDU come parte integrante del diritto dell’Unione). Questo obiettivo è reso possibile anche dal fatto che, nell’ambito del Consiglio d’Europa, è entrato in vigore il Protocollo n. 14 allegato alla CEDU in forza del quale è riconosciuta all’Unione europea la facoltà di adesione. Una delle principali conseguenze di tale adesione è rappresentata dal fatto che il sistema dei diritti fondamentali sarà garantito oltre che mediante la protezione interna esercitata