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Schemi Schede di Diritto dellUnione europea (Gli strumenti di sintesi) (Italian Edition) (Redazioni Edizioni Simone [Simone etc ) (z-lib org)

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Vietata la riproduzione anche parziale
Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Simone S.p.A. (art.
64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)
Della stessa collana:
Vol. 1/3 • Schemi e Schede di Diritto del Lavoro • pp. 272 • € 16,00
Vol. 2/3 • Schemi e Schede di Diritto Costituzionale e Pubblico • pp. 224 •
€ 10,00
Vol. 3/4 • Schemi e Schede di Diritto Penale (generale e speciale) • pp.
272 • € 15,00
Vol. 4/2 • Schemi e Schede di Diritto Amministrativo • pp. 288 • € 15,00
Vol. 5/2 • Schemi e Schede di Istituzioni di Diritto Privato • pp. 320 • €
16,00
Vol. 6/4 • Schemi e Schede di Diritto Commerciale • pp. 352 • € 17,00
Vol. 7/2 • Schemi e Schede di Diritto Processuale Penale • pp. 192 • €
15,00
Vol. 8/3 • Schemi e Schede di Diritto Processuale Civile • pp. 320 • € 16,50
Vol. 12/2 • Schemi e Schede di Scienza delle Finanze • pp. 208 • € 13,00
Vol. 21/3 • Schemi e Schede di Istituzioni di Diritto Romano • pp. 160 • €
10,00
Vol. 32/2 • Schemi e Schede di Diritto Ecclesiastico • pp. 224 • € 14,00
Vol. 39/2 • Schemi e Schede di Economia Aziendale • pp. 240 • € 14,00
Vol. 44/1 • Schemi e Schede di Economia Politica • pp. 176 • € 15,00
Vol. 45/2 • Schemi e Schede di Diritto Internazionale Privato • pp. 176 • €
13,00
Vol. 46/3 • Schemi e Schede di Diritto Internazionale • pp. 224 • € 15,00
Avviso: le schede riportate in questo volume citano istituti, opere giuridiche, fonti del diritto
etc. per il cui approfondimento si rinvia alla consultazione del Nuovo Dizionario Giuridico
(vol. 581/1).
Revisione del testo a cura della dott.ssa Simonetta Gerli
Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Simone S.p.A.
(art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)
Finito di stampare nel mese di marzo 2013
da «Pittogramma s.r.l.» Via Vicinale della Murata Agnano 2/B - 80125 - Napoli
per conto della SIMONE S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80133 - Napoli
Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno
PREMESA
Gl i Schemi e Schede di diritto dell’Unione europea intendono fornire a quanti si
apprestano ad affrontare questa disciplina, in vista di esami e concorsi, un utile
supporto didattico per il ripasso e il perfezionamento della propria preparazione.
Il testo, per come è stato concepito, si presta al ritaglio e all’inserimento delle singole
tavole nel proprio manuale o blocco di appunti presi alle lezioni, in modo da avere
sempre a disposizione, accanto alla tradizionale trattazione espositiva, quella
sistematica, particolarmente utile in fase di ripasso.
Questa nuova edizione, inoltre, è corredata di tre Rubriche che ne consentono una più
agevole lettura:
— Osservazioni, nella quale vengono puntualizzati concetti, spesso oggetto di
dibattito in dottrina e in giurisprudenza, che costituiscono il leit motiv per
entrare nel vivo della materia;
— Differenze, che analizza aspetti particolari degli argomenti, stimolando il
confronto fra i diversi sistemi;
— In sintesi, che offre un quadro riepilogativo, in chiave critica, degli argomenti
affrontati nei precedenti paragrafi o capitoli.
L’opera, pur privilegiando gli aspetti istituzionali, frequentemente oggetto di domanda di
esame, è aggiornata alle più recenti novità normative, tra le quali si segnalano:
• la L. 234/2012 (adottata il 24 dicembre 2012, in vigore dal 19 gennaio 2013) sulla
«partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e
delle politiche dell’Unione europea», che ha abrogato la Legge Buttiglione e
ha introdotto la «legge di delegazione europea» e la «legge europea»;
• il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES) firmato il 2 febbraio
2012, in vigore da settembre 2012, volto a salvaguardare la stabilità
finanziaria della zona euro;
• il Fiscal compact, o patto di bilancio («Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e
sulla governance nell’Unione economica»), firmato il 2 marzo 2012 e in vigore
dal 1° gennaio 2013, che stabilisce l’obbligo dell’equilibrio di bilancio negli
Stati dell’Unione.
PARTE PRIMA
LE ORIGINI DEL’UNIONE EUROPEA
Capitolo 1:I primi passi dell’integrazione europea: la nascita delle Comunità
europee
1 Le Organizzazioni europee e l’Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico •
2 Sviluppi storici
Capitolo 2:Evoluzione delle Comunità europee
1 Sviluppi dell’integrazione europea • 2 Modifiche ai trattati istitutivi • 3 Il
mercato unico europeo e l’unione monetaria • 4 La Costituzione europea • 5
Il Trattato di Lisbona • 6 L’allargamento dell’Unione europea
 1 Le Organizzazioni europee e l’Organizzazione del
Trattato Nord-Atlantico
OECE (Organizzazione europea per la cooperazione economica)
▶ Istituzione: 16 aprile 1948
▶ Nozioni generali: nel 1960 l’OECE trasformò la sua struttura e le
finalità assumendo la denominazione di OCSE (Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico – sigla inglese OECD)
▶ Obiettivo: coordinare l’afflusso di aiuti americani ai paesi
dell’Europa occidentale sconvolti dalla guerra (Piano Marshall)
▶ Stati membri: inizialmente contava 18 Stati beneficiari degli aiuti
previsti dal Piano Marshall. Attualmente conta 34 Stati membri, la
maggior parte europei
COMECON (Consiglio di mutua assistenza economica)
▶ Istituzione-scioglimento: 1949-1991
▶ Obiettivo: coordinare le attività economiche di interesse reciproco
sviluppando la cooperazione economica, tecnica e scientifica
multilaterale
▶ Stati membri: Stati socialisti dell’Europa orientale
NATO (Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico)
▶ Istituzione: 4 aprile 1949
▶ Obiettivo: mantenimento della pace, difesa obbligatoria dalle
aggressioni esterne
▶ Stati membri: Stati europei, Stati Uniti e Canada
Consiglio d’Europa
▶ Istituzione: Trattato di Londra, 5 maggio 1949
▶ Scopi
• promozione e protezione del patrimonio
comune di ideali politici e di libertà
• sviluppo economico e sociale dei paesi
europei
 2 Sviluppi storici
Dichiarazione Schuman
▶ Adozione: 9 maggio 1950
▶ Oggetto: proposta del ministro degli esteri francese di mettere in
comune le risorse europee nella produzione del carbone e dell’acciaio
▶ Obiettivo: formazione di un’unione economica tra gli Stati europei
 Osservazioni
Per capire il senso della proposta francese si deve ricordare che lo sfruttamento dei ricchi
giacimenti di carbone e di acciaio della Ruhr e della Saar era stato in passato il motivo
scatenante di vari conflitti tra la Francia e la Germania e, nel corso della prima metà del
‘900, di due conflitti mondiali. Inoltre, a cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale,
gli Stati occidentali (in particolare gli Stati Uniti e il Regno Unito) volevano evitare un nuovo
isolamento della Germania, anche nell’ottica di contrastare, col baluardo tedesco,
l’affermarsi del blocco sovietico nell’Europa centro-orientale.
CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio)
▶ Firma del trattato istitutivo: Parigi, 18 aprile 1951
▶ Stati firmatari: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio,
Lussemburgo
▶ Entrata in vigore: 23 luglio 1952
▶ Scadenza: il trattato è stato firmato per un periodo di 50 anni. È
venuto a scadenza il 23 luglio 2002
▶ Obiettivo: cooperazione nel settore del carbone e dell’acciaio in
vista del raggiungimento di un’unione economica fra gli Stati europei
▶ Istituzioni
• Alta autorità
• Consiglio dei ministri
• Corte di giustizia
CEE (Comunità economica europea) ed EURATOM (Comunità europea dell’energia atomica)
▶ Firma dei trattati istitutivi: Roma, 25 marzo 1957
▶ Entrata in vigore: 1° gennaio 1958
▶ Stati firmatari: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio,
Lussemburgo
▶ Obiettivi fondamentali:creazione di un mercato comune e una
politica comune nel settore dell’energia nucleare
▶ Istituzioni
• Assemblea (in comune con la CECA)
• Consiglio
• Commissione
• Corte di giustizia (in comune con la CECA)
 Differenze 
Mentre il Trattato CECA prevedeva l’instaurazione di un’area di libero scambio
limitatamente al settore del carbone e dell’acciaio (che implicava l’abolizione dei dazi
doganali interni e la soppressione di qualunque limitazione all’importazione e
all’esportazione di tali prodotti tra gli Stati membri), i Trattati CEE ed Euratom gettavano le
basi per la creazione di un’unione doganale, che implicava anche l’adozione di una tariffa
doganale comune nei confronti dei paesi terzi.
L’obiettivo dell’instaurazione dell’unione doganale fu raggiunto nel 1968, allorché fu fissata
una tariffa doganale comune (TDC); dopo questa data tutti gli sforzi dei paesi membri
furono indirizzati alla realizzazione di una unione economica, cioè di uno spazio interno in
cui fosse assicurata la piena libertà di circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e
delle persone, nonché il perseguimento di politiche economiche comuni.
 1 Sviluppi dell’integrazione europea
Periodo transitorio (1957-1969)
▶ Periodo intercorrente tra la data della firma del Trattato CEE e il
definitivo raggiungimento dell’unione doganale nel corso del quale gli
Stati membri si impegnavano a ridurre progressivamente i loro dazi
doganali. L’originario art. 8 del Trattato di Roma fissava tale periodo in
12 anni, suddiviso in 3 tappe da 4 anni ciascuno, per cui il periodo
transitorio doveva concludersi nel 1970. In realtà il termine della fase
transitoria fu anticipato al 1° luglio 1968 quando fu adottata la tariffa
doganale comune
La crisi del 1965
▶ In seguito a una proposta della Commissione
• istituzione di un bilancio autonomo della
Comunità
— finanziato non con contributi da parte dei
singoli Stati membri ma con i versamenti dei
prelievi e dei diritti doganali
— fu previsto un rafforzamento dei poteri di
controllo del Parlamento europeo e della
Commissione
▶ Politica della sedia vuota: per opporsi alla proposta della
Commissione il governo francese boicottò le sedute delle istituzioni
comunitarie portando, per 7 mesi, alla sospensione dell’attività della
Comunità
Compromesso di Lussemburgo
▶ Raggiunto il 29 gennaio 1966 tra i ministri degli esteri dei sei
paesi membri, stabiliva che il principio dell’unanimità avrebbe sostituito il
criterio del voto a maggioranza in seno al Consiglio tutte le volte in cui
sarebbero stati in gioco interessi molto importanti anche per uno solo
degli Stati membri
Fusione degli esecutivi
▶ Prevista dal Trattato di Bruxelles del 1965 (entrato in vigore nel
luglio 1967), che istituiva un Consiglio unico e una Commissione unica
per tutte tre le Comunità
Trattato di Lussemburgo
▶ Firma: 22 aprile 1970
▶ Obiettivo: sostituzione dei contributi finanziari degli Stati membri
con le risorse proprie della Comunità
Elezione diretta del Parlamento
▶ Nel mese di giugno del 1979 il Parlamento europeo venne eletto
per la prima volta a suffragio universale diretto da parte dei cittadini
europei
Adesione di nuovi Stati (1973-1995)
▶ Regno Unito, Irlanda e Danimarca (1973), Grecia (1981), Spagna
e Portogallo (1986), Finlandia, Austria e Svezia (1995)
 2 Modifiche ai trattati istitutivi
2.1 • Atto unico europeo
Generalità
▶ Firma: 28 febbraio 1986
▶ Entrata in vigore: 1° luglio 1987
Obiettivi
▶ Realizzazione entro il 31 dicembre 1992 del mercato unico (spazio
senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione
delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali)
▶ Ricerca di una coesione economica più stretta tra le regioni
europee
▶ Miglioramento della politica sociale
▶ Rafforzamento della cooperazione monetaria
▶ Aggiunta di norme in materia di tutela dell’ambiente e di ricerca
scientifica e tecnologica
2.2 • Trattato di Maastricht
Generalità
▶ Denominazione ufficiale: Trattato sull’Unione europea (TUE)
▶ Firma: Maastricht, 7 febbraio 1992
▶ Entrata in vigore: 1° novembre 1993
▶ Unione europea: un’organizzazione anomala creata con il
Trattato di Maastricht che da un lato inglobava le Comunità europee già
esistenti e dall’altro avviava la cooperazione tra gli Stati membri in settori
come la politica estera e di sicurezza comune e la cooperazione in
materia penale: i cd. tre pilastri
Tre pilastri
▶ Dimensione comunitaria: l’espressione Comunità economica
europea (CEE) viene sostituita con Comunità europea (CE); il pilastro
comunitario è disciplinato dalle disposizioni contenute nei trattati istitutivi
delle Comunità europee riguardanti per lo più la sfera economico-sociale
▶ Politica estera e di sicurezza comune (PESC) (cd. secondo
pilastro): è disciplinata dal Titolo V del Trattato sull’Unione europea e
fondata sulla cooperazione intergovernativa
▶ Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni
(CGAI) (cd. terzo pilastro): cooperazione di natura intergovernativa
2.3 • Trattato di Amsterdam
Generalità
▶ Obiettivo: proporre i necessari adattamenti ai trattati, in vista
dell’allargamento della CE verso i paesi dell’Europa orientale ed in
seguito all’introduzione dell’euro
▶ Firma: Amsterdam, 2 ottobre 1997
▶ Entrata in vigore: 1° maggio 1999
Modifiche principali al primo pilastro (Trattato originario)
▶ Inserimento di un nuovo Titolo dedicato alle problematiche
occupazionali
▶ Modifiche istituzionali
• il Parlamento europeo diventa un vero e
proprio co-legislatore dell’Unione, con
l’applicazione della procedura di codecisione
• le ipotesi nelle quali il Consiglio vota a
maggioranza qualificata (e non all’unanimità) sono
estese anche ad altri settori
• il Presidente della Commissione assume
un ruolo sempre più incisivo, come figura di guida
e impulso dell’operato dell’intero organo
Modifiche principali al terzo pilastro (cooperazione nella giustizia e negli affari interni)
▶ Nuova denominazione: cooperazione di polizia e giudiziaria in
materia penale
▶ Trasferimento nel primo pilastro di materie trattate, in precedenza,
esclusivamente in ambito intergovernativo (comunitarizzazione)
• asilo
• visti
• immigrazione
• cooperazione doganale
• cooperazione in materia civile, libera
circolazione delle persone
Cooperazione rafforzata
▶ Si sancisce il diritto, per quegli Stati membri che intendono
perseguire determinate politiche comuni, a procedere anche in assenza
di una volontà comune di tutti i membri
2.4 • Trattato di Nizza
Generalità
▶ Obiettivo: redigere un trattato che contenesse le modifiche
istituzionali necessarie per l’allargamento dell’Unione
▶ Firma: Nizza, 26 febbraio 2001
▶ Entrata in vigore: 1° febbraio 2003
Novità del Trattato
▶ Nuova ripartizione del numero dei rappresentanti degli Stati
membri nelle istituzioni e negli organi comunitari, in vista
dell’allargamento dell’Unione
▶ Ampliamento dei poteri del Presidente della Commissione
europea
▶ Riduzione dei casi in cui il Consiglio deve deliberare all’unanimità
▶ Modifiche all’ordinamento giudiziario
▶ Introduzione di una procedura di preavviso in caso di violazioni dei
diritti fondamentali da parte di uno Stato membro
▶ Snellimento delle procedure per poter procedere ad una
cooperazione rafforzata
 3 Il mercato unico europeo e l’unione monetaria
Mercato unico europeo
▶ 1° gennaio 1993:a partire da tale data, tra i paesi membri della
Comunità sono caduti tutti gli ostacoli di natura burocratica e tariffaria,
che ostacolavano la circolazione dei beni e dei servizi tra gli Stati membri
Unione monetaria e introduzione dell’euro
▶ 1a fase (1990-1993): liberalizzazione dei movimenti di capitali
▶ 2a fase (1994-1998): convergenza delle economie degli Stati
membri attraverso il rispetto dei criteri stabiliti dal Protocollo allegato al
Trattato di Maastricht:
• contenimento dell’inflazione all’1,5%
• contenimento del debito al di sotto del 60%
• riduzione del deficit pubblico al 3%
• contenimento dei tassi di interesse, che
non devono superare più del 2% quelli adottati
dagli Stati membri che hanno conseguito i risultati
migliori in termini di stabilità dei prezzi
▶ 3a fase (1999-2002): fissazione dei tassi di cambio tra l’euro e le
valute partecipanti
▶ Dal 1° gennaio 2002 l’euro è entrato materialmente in
circolazione. Oggi è la moneta unica per 17 dei 27 Stati membri (Belgio,
Germania, Francia, Spagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Austria, Portogallo, Finlandia, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia
ed Estonia)
 4 La Costituzione europea
Generalità: nasce l’esigenza di procedere alla riorganizzazione della disciplina normativa
comunitaria affidandosi nel contempo ad un quadro giuridico stabile, in un contesto istituzionale
rinnovato alla luce dell’ingresso dei nuovi Stati membri.
Tappe
▶ Convenzione sul futuro dell’Europa: organismo creato nel
2002 e formato da rappresentanti delle istituzioni europee, dei governi
nazionali e della società civile con lo scopo di preparare la bozza della
Carta costituzionale europea
▶ Firma: 29 ottobre 2004
▶ Processo di ratifica: il Trattato costituzionale non è mai entrato in
vigore, essendo stato ratificato solo da 18 Stati membri. Nel maggio del
2005 il referendum popolare in Francia si è espresso negativamente e
analogamente si è pronunciato il referendum in Olanda nel luglio dello
stesso anno. Gli altri paesi che non avevano ancora ratificato il Trattato
hanno deciso di sospendere e di non dare più luogo al processo interno
di ratifica
 5 Il Trattato di Lisbona
Generalità: nel giugno del 2007 si decide di abbandonare l’idea di sostituire ai trattati
europei un unico testo di livello costituzionale e viene convocata una conferenza intergovernativa per
procedere ad una riformulazione dei trattati preesistenti, modificando il TUE e TCE.
Tappe
▶ Consiglio europeo di Bruxelles, 21-22 giugno 2007: decisione
di convocare una conferenza intergovernativa incaricata di stabilire e di
adottare un nuovo trattato per l’Unione europea
▶ Consiglio europeo di Lisbona, 18-19 ottobre 2007:
approvazione del testo definitivo
▶ Firma: 13 dicembre 2007
▶ Entrata in vigore: 1° dicembre 2009. In seguito all’entrata in
vigore del Trattato di Lisbona il termine «Comunità europea» scompare
ed è sostituito da «Unione europea»
▶ Nuovi testi
• TUE
— conserva l’originaria denominazione
— suddiviso in 6 titoli: principi democratici,
disposizioni istituzionali, cooperazione rafforzata,
azione esterna dell’Unione, politica estera e di
sicurezza comune, disposizioni finali
• TFUE
— denominazione ufficiale: Trattato sul
funzionamento dell’Unione europea
— caratteristiche: raccoglie tutte quelle
disposizioni volte a regolare le competenze e a
delimitare il campo d’azione dell’Unione
— votazione: sono estesi i settori per i quali
si può decidere a maggioranza qualificata
— adozione degli atti: procedura legislativa
ordinaria e procedura legislativa speciale
— introduzione di una clausola di recesso
dall’Unione
 6 L’allargamento dell’Unione europea
Generalità: a partire dal 1990, 10 Stati appartenenti all’ex blocco comunista (Bulgaria,
Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Slovenia e Slovacchia)
avevano presentato domanda di adesione all’Unione europea, cui si aggiungevano le richieste di
Stati dell’area del Mediterraneo (Malta e Cipro). Il processo di allargamento è stato portato avanti fino
al 1998-1999, quando si sono avviati i negoziati per l’adesione.
Le trattative sono proseguite fino al Consiglio europeo di Copenaghen del 12-13
dicembre 2002 nel corso del quale si è deciso di procedere alla firma dei Trattati di adesione (Atene,
16 aprile 2003). Dal blocco dei 12 Stati candidati sono state escluse inizialmente la Romania e la
Bulgaria (non rispettando appieno i requisiti socio-economici), che hanno poi firmato il 25 aprile
2005, a Lussemburgo.
Adesione dei nuovi Stati
▶ 1° maggio 2004: adesione di Polonia, Ungheria, Repubblica
Ceca, Slovenia, Estonia, Cipro, Slovacchia, Lettonia, Lituania e Malta. Il
numero degli Stati membri dell’Unione è passato da 15 a 25
▶ 1° gennaio 2007: entrata in vigore del Trattato di adesione con
Romania e Bulgaria. Il numero degli Stati membri è passato a 27
 In sintesi 
L’idea di costruire un’Europa unita nacque nel 1950, con la proposta di Robert Schuman di
mettere l’intera produzione francese e tedesca del carbone e dell’acciaio sotto il controllo di
un’organizzazione comune.
L’obiettivo era di pervenire alla formazione di un’unione economica cui avrebbero potuto
aderire gradatamente gli altri Stati europei: tale proposta portò nel 1951 alla firma del
Trattato di Parigi, con il quale fu creata la Comunità economica del carbone e
dell’acciaio (CECA).
L’esperienza positiva della CECA indusse gli Stati membri a promuovere altre forme di
cooperazione; con l’entrata in vigore dei Trattati di Roma nel 1957 nacquero, così, la
Comunità economica europea (CEE) e la Comunità europea per l’energia atomica
(EURATOM).
L’obiettivo comune di tali comunità consisteva nella realizzazione di un’unione doganale
cui sarebbe dovuta seguire la creazione di un’area economica integrata col divieto di
applicare dazi e con l’adozione di una tariffa doganale comune.
I Trattati istitutivi delle Comunità europee sono stati modificati e integrati diverse volte nel
corso degli anni, sia per tener conto delle esigenze degli Stati che vi hanno aderito
successivamente (oggi gli Stati membri sono 27) che per ampliare il raggio d’azione delle
Comunità (dall’idea iniziale dell’unione doganale si è giunti, attraverso varie tappe,
all’unione economica e monetaria che ha condotto, il 1° gennaio 2002, all’adozione di
una moneta unica, l’euro, per la maggior parte degli Stati europei).
PARTE SECONDA
STRUTTURA ISTITUZIONALE DEL’UNIONE EUROPEA
Capitolo 1: L’architettura dell’Unione europea
1 L’Unione europea • 2 L’assetto istituzionale • 3 La trasparenza delle
istituzioni • 4 Adesione all’Unione e diritto di recesso
Capitolo 2: Il Parlamento europeo
1 Composizione • 2 Funzionamento • 3 Funzioni • 4 Parlamenti nazionali e
Parlamento europeo
Capitolo 3: Il Consiglio europeo
1 Evoluzione storica • 2 Composizione - Competenze - Funzionamento • 3 Il
Presidente del Consiglio europeo
Capitolo 4: Il Consiglio (dei ministri)
1 Nozioni generali • 2 Composizione e formazioni • 3 Presidenza • 4
Funzioni del Consiglio • 5 Funzionamento
Capitolo 5: La Commissione europea
1 Nomina - Composizione • 2 Il Presidente della Commissione e l’Alto
rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza • 3
Attribuzioni e poteri della Commissione • 4 Funzionamento
Capitolo 6: La Corte di giustizia dell’Unione europea
1 Struttura • 2 La Corte di giustizia • 3 Il Tribunale • 4 I Tribunali specializzati
Capitolo 7: La Banca centrale europea
Capitolo 8: La Corte dei conti e il bilancio dell’Unione
1 Nozione e composizione • 2 Competenze • 3 Finanziamento dell’Unione •
4 Bilancio dell’Unione • 5 Lotta allefrodi
Capitolo 9: Gli organi consultivi, la BEI e le agenzie
1 Comitato economico e sociale europeo (CESE) • 2 Comitato delle Regioni
• 3 Banca europea per gli investimenti (BEI) • 4 Altri Comitati consultivi • 5
Agenzie
 1 L’Unione europea
Obiettivi generali (art. 3 TUE)
▶ Promuovere la pace, i valori dell’Unione e il benessere dei suoi
popoli
▶ Offrire ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia
senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle
persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle
frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e
la lotta contro quest’ultima
▶ Instaurare un mercato interno, adoperandosi per lo sviluppo
sostenibile dell’Europa
▶ Combattere l’esclusione sociale, le discriminazioni e promuovere
la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la
solidarietà intergenerazionale e la tutela dei diritti dei minori
▶ Promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, nonché
la solidarietà tra Stati membri
▶ Rispettare la ricchezza della diversità culturale e linguistica
dell’Unione, vigilando sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio
culturale europeo
▶ Istituire un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro
▶ Nelle relazioni con il resto del mondo, contribuire alla pace, alla
sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al
rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo,
all’eliminazione della povertà, alla tutela dei diritti umani, in particolare dei
diritti del minore, alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto
internazionale, nonché, in particolare, al rispetto dei principi della Carta
delle Nazioni Unite
 Osservazioni 
L a natura giuridica dell’Unione europea è attualmente quella di un’organizzazione
internazionale dotata di elementi in parte di sovranazionalità (soprattutto per quanto
riguarda le politiche relative al mercato unico), in parte di tipo intergovernativo, dunque con
competenze certamente più estese e articolate rispetto alle tradizionali forme di
associazione tra Stati, ma non tali da poter parlare di ente costituzionale o federale.
Valori democratici
▶ Il principio di uguaglianza dei cittadini (art. 9 TUE), che deve
informare tutte le attività svolte dall’Unione mediante le sue istituzioni, i
suoi organi e i suoi organismi
▶ Il principio di democrazia rappresentativa (art. 10 TUE),
secondo il quale la rappresentanza dei cittadini è diretta nel Parlamento
europeo, tenuto conto delle elezioni a suffragio universale, ma si
manifesta indirettamente in seno al Consiglio europeo e al Consiglio,
attraverso la presenza dei Capi di Stato e di governo, nel primo, e dei
ministri di governo, nel secondo
Valori democratici
▶ Il principio di democrazia partecipativa (art. 11 TUE), che
comporta il diritto per i cittadini e le associazioni di cittadini di
partecipare attivamente alla vita democratica dell’Unione. Alle istituzioni,
d’altra parte, corrisponde l’obbligo — in linea con il cd. principio di
prossimità e trasparenza — di adottare decisioni il più possibile aperte
e vicine ai cittadini
 Osservazioni 
La partecipazione alla vita democratica dell’Unione impegna i seguenti soggetti:
— i partiti politici, a livello europeo, che attraverso la loro azione contribuiscono a
formare una coscienza politica europea e ad esprimere la volontà dei cittadini;
— le istituzioni europee, che tramite gli opportuni canali mirano a far conoscere e
scambiare pubblicamente le opinioni dei cittadini e delle associazioni rappresentative e a
mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare;
— i cittadini dell’Unione (in numero di almeno un milione), che possono invitare la
Commissione europea a presentare una proposta appropriata — sulla scorta delle iniziative
popolari presenti negli Stati membri — su materie in merito alle quali gli stessi cittadini
ritengono necessaria l’adozione di un atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati.
Cittadinanza europea
▶ È cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno
Stato membro. La cittadinanza UE si aggiunge alla cittadinanza
nazionale e non la sostituisce; essa comporta:
• il diritto di circolare e soggiornare
liberamente nel territorio degli Stati membri (art.
20, par. 2, e 21 TFUE)
• il diritto di votare e di essere eletto nello
Stato membro in cui si risiede (diverso da quello
della propria cittadinanza nazionale) in occasione
delle elezioni del Parlamento europeo e di quelle
comunali (art. 22 TFUE)
• il diritto alla tutela diplomatica e consolare
nei paesi terzi da parte delle autorità competenti
degli Stati membri diversi da quello di
appartenenza se quest’ultimo non vi è
rappresentato (art. 23 TFUE)
• il diritto di accesso ai documenti delle
istituzioni, degli organi e degli organismi
dell’Unione, il diritto di rivolgersi al Mediatore
europeo nei casi di cattiva amministrazione delle
istituzioni e degli organi o organismi dell’Unione e
i l diritto di presentare petizioni al Parlamento
europeo. Questi diritti sono riconosciuti sia al
cittadino europeo sia al residente in uno Stato
membro (art. 24 TFUE)
• la previsione di disposizioni che agevolano
l a partecipazione dei cittadini e delle
associazioni rappresentative della società civile
alle deliberazioni dell’Unione (art. 11, par. 1 TUE)
• l’introduzione di un potere di iniziativa dei
cittadini europei volto ad invitare la Commissione
a presentare proposte su questioni per le quali si
ritiene necessario un atto giuridico dell’Unione ai
fini dell’attuazione dei trattati (art. 11, par. 4 TUE)
Delimitazione competenze dell’UE
▶ Principio base: principio di attribuzione, in virtù del quale l’UE
agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite
dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti
(art. 5, par. 2 TUE)
• Competenze esclusive: solo l’UE può
legiferare e adottare atti giuridicamente vincolanti
— unione doganale
— regole di concorrenza
— politica monetaria
— conservazione risorse biologiche del
mare
— politica commerciale comune
• Competenze concorrenti: sia l’UE che gli
Stati membri possono adottare atti giuridicamente
vincolanti
— mercato interno
— politica sociale
— coesione economica e sociale
— agricoltura e pesca
— protezione consumatori
— trasporti
— reti transeuropee
— energia
— spazio di libertà, sicurezza e giustizia
— sanità pubblica
• Azioni: intese a sostenere, coordinare o
completare l’azione degli Stati membri
— tutela salute umana
— industria
— cultura
— turismo
— istruzione e formazione
— protezione civile
— cooperazione amministrativa
(*) Nel corso dell’attuale legislatura (2009-2014) il numero dei parlamentari è 754 (ai 736 previsti dal Trattato di
Nizza se ne sono aggiunti 18 dopo l’adesione di Romania e Bulgaria).
 Osservazioni 
Con il Trattato di Lisbona il ruolo dei Parlamenti nazionali viene rafforzato.
La novità di rilievo riguarda l’istituzionalizzazione della loro partecipazione all’attività
dell’Unione europea. È infatti inserito nel nuovo TUE l’art. 12, con il quale si riconosce che i
Parlamenti nazionali contribuiscono attivamente al buon funzionamento dell’Unione.
Tale partecipazione avviene nel modo seguente:
— i Parlamenti nazionali sono informati dalle istituzioni e ricevono i progetti di atti
legislativi;
— vigilano sul rispetto del principio di sussidiarietà;
— partecipano, nell’ambito dello spazio di libertà,sicurezza e giustizia, ai
meccanismi di valutazione nell’attuazione delle politiche dell’Unione nel settore e sono
associati al controllo politico messo in atto dall’Europol e alla valutazione delle attività di
Eurojust;
— partecipano alle procedure di revisione dei trattati;
— sono informati delle domande di adesione all’Unione europea;
— partecipano alla cooperazione interparlamentare.
 2 L’assetto istituzionale
Istituzioni dell’UE
▶ Parlamento europeo
▶ Consiglio europeo
▶ Consiglio (dei ministri)
▶ Commissione europea
▶ Corte di giustizia dell’Unione europea
▶ Banca centrale europea
▶ Corte dei conti
Altri organi previsti dai trattati
▶ Comitato economico e sociale
▶ Comitato delle Regioni
▶ Banca europea degli investimenti
▶ Altri organismi, comitati e varie agenzie europee
 3 La trasparenza delle istituzioni
Concetto: la trasparenza comporta la predisposizione di misure intese ad assicurare al
pubblico la possibilità di accedere e prendere conoscenza delle informazioni di cui dispongono le
istituzioni.
Excursus storico
▶ Consigli europei del 1992 (Birmingham ed Edimburgo): fu
adottata una dichiarazione in cui si invitavano le istituzioni a garantire una
maggiore trasparenza nell’attività delle istituzioni
▶ Codice di condotta: il 6 dicembre 1993 la Commissione e il
Consiglio adottarono un documento nel quale s’impegnavano, nei limiti
delle rispettive competenze, ad adottare i provvedimenti necessari per
garantire il diritto di accesso ai documenti in loro possesso
▶ Provvedimenti di attuazione al Codice: in seguito all’adozione
del Codice di condotta, ciascuna istituzione ad eccezione della Corte di
giustizia ha emanato disposizioni relative alle modalità di accesso ai
propri documenti in attuazione dei principi enunciati nel Codice
Principio di trasparenza
▶ Nel TUE
• art. 1: «le decisioni dell’Unione devono
essere prese nel modo più trasparente possibile e
il più possibile vicino ai cittadini»
▶ Nel TFUE
• art. 15, par. 1 (inserito dal Trattato di
Lisbona): «al fine di promuovere il buon governo e
garantire la partecipazione della società civile, le
istituzioni, gli organi e gli organismi dell’Unione
operano nel modo più trasparente possibile»
▶ Nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE
• art. 42, par. 11: si riconosce il diritto di ogni
individuo alla libertà di espressione e
d’informazione. Tale diritto include la libertà di
opinione e la libertà di ricevere o di comunicare
informazioni o idee senza che vi possa essere
ingerenza da parte delle autorità pubbliche
Disciplina attuale
▶ Trattato di Amsterdam e Trattato di Lisbona : il diritto di
accesso ha trovato con il Trattato di Amsterdam una diretta collocazione
nel testo del TCE all’art. 255. Con il Trattato di Lisbona tale articolo è
stato modificato ed è diventato art. 15, par. 3 TFUE
▶ Regolamento di attuazione (Reg. CE n. 1049/2001)
• principio generale
— qualsiasi cittadino dell’Unione e qualsiasi
persona fisica o giuridica che risieda o abbia la
sede sociale in uno Stato membro ha il diritto ad
accedere ai documenti delle istituzioni, degli
organi e degli organismi dell’Unione, a
prescindere dal loro supporto
• limitazioni
— le istituzioni possono rifiutare l’accesso ai
documenti quando la loro divulgazione può
arrecare un pregiudizio alla tutela:
– dell’interesse pubblico, segnatamente in
ordine alla sicurezza pubblica, alla difesa e alle
questioni militari, alle relazioni internazionali e alla
politica finanziaria, monetaria o economica della
Comunità (oggi Unione) o di uno Stato membro
– della vita privata e dell’integrità
dell’individuo
– degli interessi commerciali di una
persona fisica o giuridica (compresa la proprietà
intellettuale), delle procedure giurisdizionali e
della consulenza legale, degli obiettivi dell’attività
ispettiva, di indagine e di revisione contabile
 4 Adesione all’Unione e diritto di recesso
Adesione
▶ Art. 49 TUE: per aderire all’Unione – adesione riservata
esclusivamente agli Stati europei – è necessaria la stipulazione di
un accordo internazionale tra gli Stati membri originari e i nuovi Stati,
accordo che deve essere poi sottoposto alla ratifica da parte di tutti i
soggetti che vi hanno partecipato
▶ Condizioni
• i nuovi Stati membri devono garantire
l’osservanza dei principi democratici, il
rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo,
delle libertà fondamentali e i principi dello
Stato di diritto
Adesione
▶ Condizioni
• i nuovi Stati membri divengono parti dei
trattati istitutivi: vale a dire, l’adesione non può
mutare l’essenza dell’Unione, né essere
l’occasione per rinegoziare i trattati istitutivi
• l’adesione comporta l’accettazione
dell’acquis communautaire, cioè l’accettazione
non solo dei trattati istitutivi, ma anche del diritto
derivato adottato in forza dei trattati stessi
• l’adesione deve essere progressiva: è
dunque necessario un periodo transitorio affinché
i nuovi Stati si inseriscano gradualmente nella
realtà dell’Unione
• l’adesione comporta degli adattamenti dei
trattati istitutivi, che devono avere carattere
tecnico (composizione degli organi, ponderazione
dei voti, capitale della BEI etc.) dal momento che,
come si è già detto, non sono possibili in linea di
principio adattamenti di fondo riguardanti gli
obiettivi e le politiche dell’Unione
▶ Criteri di Copenaghen (1993)
• stabilità politica e rispetto dei principi di
democrazia
• tutela delle regole di uno Stato di diritto e
dei diritti dell’uomo e delle minoranze
• instaurazione e consolidamento di
un’economia di mercato che sia in grado di
sopportare le regole e le pressioni derivanti dalla
libera concorrenza
• capacità di assumere gli impegni connessi
all’adesione, compresa l’accettazione degli
obiettivi dell’unione politica, economica e
monetaria
Prospettive di adesione
▶ Croazia : il suo ingresso è previsto a luglio 2013
▶ Montenegro: status di paese candidato; apertura dei negoziati di
adesione nel giugno 2012
▶ Macedonia: status di paese candidato (2005); la Commissione
ha raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione
▶ Serbia: status di paese candidato (marzo 2012)
▶ Albania: sono stati conclusi nel 2006 accordi di stabilizzazione e
associazione, il paese sta portando avanti le riforme necessarie al fine di
soddisfare tutti i criteri politici per l’adesione all’Unione
▶ Bosnia-Erzegovina: è stato avviato un processo di
stabilizzazione e associazione che non ha ancora portato all’entrata in
vigore dell’accordo firmato nel 2008
▶ Kosovo: la Commissione ha adottato una comunicazione per
studiare la possibilità di un accordo di stabilizzazione e associazione
▶ Turchia: con questo paese il processo di adesione è bloccato a
causa di una serie di questioni ancora in sospeso (rispetto dei diritti
fondamentali, mancanza di dialogo fra i partiti politici, applicazione
inadeguata della legislazione sul terrorismo e sulla criminalità
organizzata)
▶ Islanda: nel 2011 sono iniziati i negoziati di adesione
Diritto di recesso
▶ Art. 50 TUE: ogni Stato ha la facoltà di decidere conformemente
alle proprie norme costituzionali di recedere dall’Unione
▶ Procedure
• notifica dello Stato membro recedente al
Consiglio europeo
• stipula di un accordo che definisce le
modalità del recesso tra l’Unione e lo Stato
recedente
• i trattati (TUE e TFUE) cessano di essere
applicabili allo Stato recedente a seguitodell’entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in
mancanza dello stesso, due anni dopo la notifica
dello Stato recedente al Consiglio europeo
 In sintesi 
Il Trattato di Lisbona ha semplificato notevolmente la complessa struttura «a tempio»
dell’Unione europea, così come la questione della sua natura giuridica: ai sensi degli artt. 3
e 47 TUE, infatti, l’Unione succede alla Comunità europea ed è dotata di una personalità
giuridica unica.
I trattati rimangono due, ma si distinguono sul piano dei contenuti: il TUE definisce le norme
essenziali dell’Unione, richiamando i valori fondamentali (art. 2), gli obiettivi (art. 3) e i
principi democratici (artt. 9-11) cui essa deve ispirarsi; il TFUE fissa, invece, le regole di
funzionamento delle istituzioni, degli organi e degli organismi e disciplina in dettaglio
le politiche interne e l’azione esterna dell’organizzazione.
Il conseguimento degli obiettivi fondamentali dell’Unione europea è affidato dai trattati a
diverse istituzioni (assistite a loro volta da diversi organi e organismi ausiliari) con
determinate competenze:
— il Parlamento europeo;
— il Consiglio europeo (elevato con il Trattato di Lisbona al rango di istituzione);
— il Consiglio;
— la Commissione europea;
— la Corte di giustizia dell’Unione europea;
— la Banca centrale europea (elevata anch’essa con il nuovo trattato al rango di
istituzione);
— la Corte dei conti.
Resta sostanzialmente invariata la procedura di adesione all’Unione, disciplinata all’art.
49 TUE e sottoposta al rispetto di alcune condizioni da parte dei paesi candidati, mentre
una novità importante introdotta dalla riforma di Lisbona consiste nella previsione, per la
prima volta, di un diritto di recesso dall’Unione, così come nella possibilità di aderirvi
nuovamente (art. 50).
Introduzione
▶ Originariamente denominato Assemblea
▶ Legittimazione formale con l’art. 3 dell’Atto unico europeo
▶ Istituzione composta da rappresentanti dei cittadini dell’Unione
▶ Esercita insieme al Consiglio la funzione legislativa e di bilancio
 1 Composizione
Nozioni generali
▶ Art. 14 TUE: il Parlamento è composto da rappresentanti dei
cittadini dell’Unione e il loro numero non può essere superiore a 750 più il
Presidente
▶ Rappresentanza: è garantita in modo degressivamente
proporzionale con una soglia minima di rappresentanti per ogni Stato. A
ciascuno Stato non possono essere assegnati più di 96 seggi
Legislatura (2009-2014)
▶ Il Consiglio europeo dell’11-12 dicembre 2008 aveva stabilito che
a titolo transitorio e fino alla scadenza della legislatura 2009-2014 il
numero dei parlamentari doveva essere pari a 754 membri
Elezione
▶ Procedura di elezione: suffragio universale diretto con il sistema
proporzionale
▶ Durata del mandato: 5 anni
▶ Carica di parlamentare europeo: incompatibile con quella di
parlamentare nazionale
▶ Gruppi politici
• PPE (Popolari europei)
• S&D (Alleanza progressista socialisti e
democratici)
• ECR (Gruppo dei conservatori e riformisti
europei)
• ALDE/ADLE (Alleanza dei democratici e
liberali europei)
• SUE/SVN (Sinistra unitaria
europea/Sinistra verde nordica)
• Verdi/Alleanza libera europea
• EFD (Gruppo Europa della libertà e della
democrazia)
 2 Funzionamento
Generalità: tutti gli aspetti dell’attività del Parlamento europeo sono disciplinati dal suo
regolamento interno. Il regolamento interno attualmente in vigore (VII legislatura) è stato adottato nel
mese di luglio 2004 e da ultimo nella versione di dicembre 2012.
Svolgimento dei lavori
▶ Legislature: periodi di durata effettiva del mandato dei
parlamentari europei
▶ Sessioni: hanno durata annuale
▶ Tornate: sono le singole riunioni del Parlamento che di norma si
tengono ogni mese
▶ Giorni di seduta: sono le riunioni quotidiane dell’istituzione
 Osservazioni 
Va rilevato che la maggior parte dei lavori parlamentari viene svolta all’interno delle
Commissioni specializzate, suddivise a loro volta in sottocommissioni.
Vanno menzionate anche le delegazioni, costituite da membri scelti dal Parlamento nella
propria compagine per la partecipazione ai lavori del Comitato parlamentare comune,
previsto da ciascuno degli accordi di associazione.
Organi
▶ Ufficio di presidenza
• Presidente: dirige l’insieme dei lavori del
Parlamento e dei suoi organi per assicurarne il
buon svolgimento e dispone dei poteri per
presiedere alle deliberazioni
• Quattordici vicepresidenti: ai quali può
essere delegata qualsiasi funzione
Organi
▶ Ufficio di presidenza
• Questori: esercitano funzioni consultive
• Conferenza dei Presidenti (Presidenti dei
gruppi politici più il Presidente): cerca di
raggiungere un consenso sulle questioni che le
sono deferite
• Conferenza dei Presidenti di
Commissione: può presentare proposte alla
Conferenza dei Presidenti
• Conferenza dei Presidenti di delegazione:
può presentare proposte
Sistemi di votazione
▶ Per alzata di mano: è la procedura ordinaria
▶ Per appello nominale: è la procedura obbligatoria per la
votazione di una proposta di atto legislativo, per la nomina dei membri
della Commissione e per l’adozione di una mozione di censura
▶ A scrutinio segreto: è una procedura che si applica
principalmente per le nomine. Può comunque essere esplicitamente
richiesta da 1/5 dei deputati
▶ Elettronica: può essere utilizzata in qualunque momento su
decisione del Presidente in sostituzione di tutte le tipologie di votazioni
prima esaminate
▶ Adozione delle deliberazioni: a maggioranza dei suffragi
espressi. Il quorum per la validità delle sedute è di un terzo dei membri
del Parlamento. La validità di una votazione può essere contestata se è
presente un numero di deputati inferiore, a meno che previamente non sia
stata richiesta la verifica del numero legale
 3 Funzioni
Legislativa
▶ È condivisa con il Consiglio nel procedimento di formazione degli
atti
• procedura legislativa ordinaria: il
Parlamento e il Consiglio hanno lo stesso potere
decisionale
• procedura legislativa speciale: si attiva la
funzione consultiva del Parlamento su un atto del
Consiglio oppure (anche se raramente) quella del
Consiglio su un atto del Parlamento
Di bilancio
▶ Approvazione del quadro finanziario pluriennale e adozione della
decisione sulle spese da iscriversi nel bilancio da parte del Consiglio e
del Parlamento insieme
Iniziativa dell’iniziativa
▶ Il Parlamento può chiedere alla Commissione di esercitare il suo
potere di proposta su alcune questioni
Di controllo
▶ Sugli atti delle istituzioni
• relazione generale presentata annualmente
delle istituzioni dalla Commissione
▶ Sulle istituzioni
• Corte dei conti
— audizione dei membri
— audizione dei singoli commissari
— interrogazioni
• Commissione
— mozione di censura: una volta adottata
dai parlamentari obbliga i membri della
Commissione a dismettere collettivamente le loro
funzioni
• Consiglio
— presentazione di una relazione
— audizione del Consiglio
• Consiglio europeo
— audizione dei suoi membri
▶ Costituzione di una commissione d’inchiesta
• esame delle denunce di infrazione o di
cattiva amministrazione nell’applicazione del
diritto dell’Unione
▶ Nomina di un mediatore
• organo abilitato a ricevere le denunce, da
parte di ogni persona fisica o giuridica, sulla
cattiva amministrazione degli organi dell’Unione▶ Potere di ricevere petizioni attraverso una Commissione per le
petizioni
• la petizione può contenere un reclamo o
un’osservazione relativa all’applicazione della
normativa dell’Unione oppure un invito al
Parlamento a pronunciarsi su una determinata
questione
 4 Parlamenti nazionali e Parlamento europeo
Ruolo dei Parlamenti nazionali
▶ Contribuiscono attivamente al buon funzionamento dell’Unione
partecipando alla cooperazione interparlamentare con il Parlamento
europeo
Cooperazione interparlamentare
▶ Conferenza degli organi parlamentari specializzati per gli affari
dell’UE
• organo istituito nel 1989 con il nome di
Cosac (Conferenza degli organi specializzati in
affari comunitari)
▶ Aspetti principali
• la comunicazione di informazioni ai
Parlamenti nazionali e tra questi e il Parlamento
europeo
Cooperazione interparlamentare
▶ Obiettivi: una maggiore e migliore informazione ai Parlamenti
nazionali attraverso la trasmissione di documenti di consultazione redatti
dalla Commissione al fine di potenziare la capacità dei Parlamenti
nazionali di esprimere pareri su problemi di particolare interesse;
organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici
 In sintesi 
Il Parlamento europeo costituisce la più «democratica» tra le istituzioni dell’Unione, essendo
composto da rappresentanti dei cittadini (e non degli Stati) eletti dal 1979 con suffragio
universale diretto. Originariamente deputato a svolgere funzioni essenzialmente
consultive, nel corso degli anni esso ha visto crescere le proprie competenze, tra cui rientra,
dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, una competenza legislativa pienamente
condivisa con il Consiglio; a questa si aggiungono le importanti funzioni di controllo sul
bilancio, sulle istituzioni e sull’apparato amministrativo (negli ultimi due casi per
assicurare la corretta applicazione del diritto dell’Unione), oltre che una funzione
consultiva quando il Consiglio adotta una decisione secondo la procedura legislativa
speciale.
note 
 1 Evoluzione storica
Generalità
▶ È nato inizialmente come un organo informale di cooperazione
politica che riuniva almeno 3 volte l’anno i Capi di Stato e di governo dei
diversi Stati membri
▶ Non era previsto dai trattati istitutivi delle Comunità; doveva
originariamente svolgere un ruolo di stimolo per le più importanti iniziative
politiche comunitarie e dirimere le controversie di rilevanza politica ed
economica in seno al Consiglio dei ministri
▶ La prima formalizzazione del Consiglio europeo avvenne al vertice
di Parigi del dicembre 1974
Istituzionalizzazione del Consiglio europeo
▶ Riconoscimento formale dapprima con l’Atto unico, poi con il
Trattato di Maastricht e infine con il Trattato di Amsterdam che gli ha
assegnato un ruolo più incisivo
▶ Con il Trattato di Lisbona il Consiglio europeo è stato elevato ad
istituzione dell’Unione europea
 2 Composizione - Competenze - Funzionamento
Composizione
▶ Art. 15, par. 2 TUE
• Capi di Stato e di governo degli Stati
membri
• Presidente
• Presidente della Commissione
• L’Alto rappresentante dell’Unione per gli
affari esteri e la politica di sicurezza partecipa ai
lavori
Competenze
▶ Il Consiglio europeo dà all’Unione gli impulsi necessari al suo
sviluppo, definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali
▶ Non esercita funzioni legislative
Funzionamento
▶ Riunioni
• due volte a semestre su convocazione del
suo Presidente
• riunione straordinaria: se la situazione lo
richiede viene convocata dal Presidente
▶ Votazioni
• generalità: i membri dispongono di un solo
voto e si pronunciano per consenso
• unanimità: nel caso di violazioni dei valori
contemplati all’art. 2 TUE
Funzionamento
▶ Votazioni
• a maggioranza qualificata per l’elezione
del Presidente e dell’Alto rappresentante
dell’Unione
• a maggioranza semplice per le questioni
procedurali e per l’adozione del suo regolamento
interno
▶ Regolamento interno: adottato il 1° dicembre 2009, n.
2009/882/UE
 Osservazioni 
Sebbene rivestano carattere preminentemente politico, gli atti del Consiglio europeo
sono divenuti, con il Trattato di Lisbona, oggetto di controllo giurisdizionale da parte
della Corte di giustizia dell’Unione europea.
Si tratta del ricorso in carenza e del controllo di legittimità degli atti, dove tra le istituzioni
imputate di omissione o di emanazione di atti illegittimi rientra anche il Consiglio europeo, i
cui atti a questo punto sono destinati a produrre effetti giuridici nei confronti di terzi: in tal
modo viene a cadere anche per questa istituzione quel regime di insindacabilità degli atti
mantenutosi per anni immutato.
 3 Il Presidente del Consiglio europeo
Nomina
▶ Eletto a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo
▶ Il mandato è di due anni e mezzo e può essere rinnovato una sola
volta; è incompatibile con un mandato nazionale
Funzioni
▶ Presiedere e animare i lavori del Consiglio europeo
▶ Assicurare la preparazione e la continuità dei lavori
▶ Facilitare la coesione e il consenso in seno al Consiglio europeo
▶ Presentare al Parlamento europeo una relazione dopo ciascuna
delle riunioni del Consiglio europeo
 In sintesi 
La prassi delle riunioni dei Capi di Stato e di governo ha avuto inizio nel 1961 ed è stata
formalizzata nel vertice di Parigi del 1974. L’esistenza del Consiglio europeo è stata, poi,
formalmente sancita nell’art. 2 dell’Atto unico europeo.
In quanto centro decisionale e di impulso dell’Unione europea, il Consiglio europeo ha
acquisito una funzione di sempre maggiore rilevanza non solo nell’ambito della
cooperazione intergovernativa (riconducibile, dopo l’entrata in vigore del Trattato di
Maastricht, al secondo e terzo pilastro), ma anche in relazione alle politiche propriamente
comunitarie.
Con il Trattato di Lisbona, esso è stato elevato al rango di istituzione, ed è ora disciplinato
all’art. 13 del Trattato sull’Unione europea.
 1 Nozioni generali
Il Consiglio, composto da un rappresentante di ciascuno Stato membro, è l’istituzione
che gode di un importante potere decisionale nell’Unione, pur condividendo la funzione legislativa
e di bilancio con il Parlamento europeo: «il Consiglio esercita, congiuntamente al Parlamento
europeo, la funzione legislativa e la funzione di bilancio. Esercita funzioni di definizione delle
politiche e di coordinamento alle condizioni stabilite nei trattati». Con il Trattato di Lisbona, tale
istituzione è oggi denominata semplicemente «Consiglio».
 2 Composizione e formazioni
Composizione
▶ Membri: un rappresentante di ciascuno degli Stati membri (facenti
parte della compagine governativa)
▶ Numero dei membri: quanti sono gli Stati membri facenti parte
dell’Unione
Formazioni
▶ Art. 16 TUE: il Consiglio si riunisce in varie formazioni il cui elenco
è adottato con una decisione a maggioranza qualificata che stabilisce:
• l’elenco delle formazioni
• la presidenza delle formazioni
▶ Sono previste sempre due formazioni:
• Consiglio «affari generali», che assicura la
coerenza dei lavori e prepara le riunioni del
Consiglio
• Consiglio «affari esteri», che elabora
l’azione esterna
 Differenze 
Trattandosi di un’ istituzione composta di Stati, in cui ciascuno di essi dispone
sovranamente del proprio voto, è lecito che il governo nazionale conferisca un mandato
imperativo senza durata prestabilita ad un membro cheandrà a partecipare alla riunione del
Consiglio, vincolandone il voto a precise e rigide istruzioni.
Infatti , nell’equilibrio istituzionale dell’Unione, mentre la Commissione rappresenta il
momento di sintesi dell’interesse dell’Unione considerato globalmente, il Consiglio è
strutturato in modo tale da poter dar voce ai singoli interessi nazionali (FERRARI BRAVO).
 3 Presidenza
Art. 236 TFUE
▶ La presidenza è esercitata da rappresentanti degli Stati membri
secondo un sistema di rotazione paritaria sulla base di una decisione del
Consiglio europeo adottata a maggioranza qualificata
Decisione del Consiglio europeo n. 2009/881 del 1° dicembre
▶ Gruppo predeterminato di tre Stati per un periodo di 18 mesi alla
presidenza
• ciascun membro esercita a turno la
presidenza di tutte le formazioni del Consiglio ad
eccezione di quella affari esteri per un periodo di
sei mesi
Compiti
▶ Rappresenta il Consiglio in tutte le sedi
▶ Convoca il Consiglio
▶ Risponde alle interrogazioni del Parlamento
▶ Cura le relazioni internazionali dell’Unione
 4 Funzioni del Consiglio
Nozioni generali: le competenze attribuite al Consiglio investono tutti i settori di attività
dell’Unione, in virtù del suo ruolo di rappresentante degli interessi degli Stati membri.
Poteri decisionali
▶ Adozione di provvedimenti legislativi che sono, materia per
materia, previsti dai trattati. Tale funzione è condivisa con il Parlamento
europeo
▶ Approvazione del bilancio insieme al Parlamento
▶ Conclusione per conto dell’Unione di accordi con Stati terzi o
organizzazioni internazionali dopo la chiusura dei negoziati condotti dalla
Commissione
Altre competenze
▶ Coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri
▶ Elaborazione della politica estera e di sicurezza comune sulla
base degli orientamenti generali definiti dal Consiglio europeo
 5 Funzionamento
Sedi di lavoro: Bruxelles e Lussemburgo
Organizzazione interna
▶ Organo ausiliario
• CEOPR (Comitato dei rappresentanti
permanenti degli Stati membri)
▶ Assistenza
• segretariato generale e vice segretario
generale
COREPER
▶ Generalità: è un organo ausiliare, responsabile della
preparazione del lavoro del Consiglio e dell’esecuzione dei compiti che il
Consiglio gli assegna
▶ Istituzione: con il Trattato sulla fusione degli esecutivi del 1965
▶ Composizione: rappresentanze diplomatiche
▶ Struttura
• COREPER I (affari correnti, di procedura o
tecnici)
• COREPER II (affari di rilievo politico e
relazioni esterne)
COREPER
▶ Funzioni
• coordinamento dei gruppi di lavoro
• predisposizione dell’ordine del giorno delle
riunioni del Consiglio
• organizzazione di comitati permanenti per
problemi specifici
• adozione di decisioni di procedura
Sistema di votazione
▶ All’unanimità: assenza di voti negativi e non convergenza di voti
tutti positivi (per armonizzazione fiscale, ravvicinamento delle legislazioni
nazionali, PESC, cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale
e cittadinanza)
▶ A maggioranza semplice: è limitata solo ad alcune materie che
riguardano per lo più provvedimenti procedurali; per calcolarla si prende
in considerazione il numero dei membri che compongono il Consiglio
▶ A maggioranza qualificata: è la regola generale. Le votazioni
avvengono con il sistema del voto ponderato, che attribuisce un valore
diverso a ciascuno Stato a seconda della sua importanza demografica e
politica all’interno dell’Unione. Viene attribuito un numero di voti più alto ai
paesi demograficamente più importanti e proporzionalmente un numero
inferiore agli altri paesi
▶ Protocollo sulle disposizioni transitorie (fino al 31 ottobre
2014)
• le deliberazioni per le quali è prevista la
proposta della Commissione sono valide se
hanno ottenuto almeno 255 voti che esprimono il
voto favorevole della maggioranza dei membri
• negli altri casi le deliberazioni sono valide
se hanno ottenuto almeno 255 voti che esprimono
il voto favorevole di almeno due terzi dei membri
▶ Dall’1-11-2014
• doppia maggioranza
— qualora il Consiglio deliberi a
maggioranza qualificata, quest’ultima s’intende
raggiunta con il 55% dei membri del Consiglio che
comprendono il 65% della popolazione
dell’Unione. È prevista la possibilità per un
numero limitato di Stati, che deve includere
almeno quattro membri del Consiglio (minoranza
di blocco), di manifestare la loro opposizione
perché la proposta sia respinta
Sistema di votazione
▶ Dall’1-11-2014
• doppia maggioranza
— qualora il Consiglio deliberi senza la
proposta della Commissione o dell’Alto
rappresentante dell’Unione, e a maggioranza
qualificata, quest’ultima s’intende raggiunta con il
72% dei membri del Consiglio rappresentanti gli
Stati membri che totalizzano almeno il 65% della
popolazione dell’Unione
▶ Periodo transitorio
• dal 1° novembre 2014 al 31 marzo 2017 in
caso di votazione a maggioranza qualificata sarà
permesso a ciascun membro del Consiglio di
chiedere di procedere secondo il sistema di
ponderazione dei voti tuttora applicabile (in vigore
fino al 2014)
• se un gruppo di membri del Consiglio
manifesta l’intenzione di opporsi all’adozione di un
atto a maggioranza qualificata il Consiglio discute
la questione e si adopera per raggiungere entro
un tempo ragionevole una soluzione
soddisfacente. Tale gruppo, per costituire una
minoranza di blocco, deve costituire almeno i tre
quarti della popolazione o almeno i tre quarti del
numero degli Stati membri. Si tratta del cd.
compromesso di Ioannina
▶ Dall’1-4-1917
• diventerà obbligatoria la regola della
doppia maggioranza e per costituire una
minoranza di blocco occorrerà il 55% degli Stati
membri o il 55% della popolazione
 In sintesi 
Il Consiglio è la principale istituzione decisionale dell’Unione: tale ruolo si traduce
nell’adozione di atti legislativi, nella formazione e adozione del bilancio e nella conclusione
di accordi con Stati terzi. Altre importanti funzioni consistono nel coordinare le politiche
economiche generali degli Stati membri e nel definire e attuare la politica estera e di
sicurezza comune.
Essendo composto dai rappresentanti degli Stati membri, è espressione dei loro interessi e
portatore delle volontà dei governi nazionali.
Si riunisce in formazioni diverse in base alle questioni e politiche da trattare; due sono
quelle cui l’art. 16 TUE fa esplicito riferimento: il Consiglio affari generali e il Consiglio affari
esteri.
note 
 1 Nomina - Composizione
Composizione
▶ Un cittadino per Stato membro
▶ Dal 2014 un numero di membri pari ai due terzi del numero di Stati
membri
 Osservazioni 
Il regime in vigore dal 2014, se da un lato ha trovato conforto in chi sosteneva che lo stesso
consentirebbe un funzionamento più efficace della Commissione, rafforzando il suo
carattere di indipendenza e collegialità, dall’altro non sembra però essere stato condiviso
da alcuni Stati membri che si vedrebbero esclusi dalla composizione di tale istituzione. Di
conseguenza, durante la riunione del Consiglio europeo dell’11-12 dicembre 2008 è stata
adottata la dichiarazione secondo cui la Commissione, a partire dal 1° novembre 2014,
continuerà a essere composta da un cittadino per Stato membro. Le stesse conclusioni
sono state poi confermate nella riunione del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009.
Nomina
▶ Il Consiglio europeo, tenuto conto delle elezioni del Parlamento
europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, deliberando
a maggioranzaqualificata, propone al Parlamento europeo un candidato
alla carica di Presidente della Commissione
▶ Il Parlamento europeo elegge tale candidato a maggioranza dei
membri che lo compongono
▶ Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo,
deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo
candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa
procedura
▶ Il Consiglio, di comune accordo con il Presidente eletto, adotta su
proposta degli Stati membri l’elenco delle altre personalità che propone
di nominare membri della Commissione
▶ Il Presidente, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e
la politica di sicurezza e gli altri membri della Commissione sono
soggetti, collettivamente, ad un voto di approvazione del Parlamento
europeo
▶ La Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che
delibera a maggioranza qualificata
Membri
▶ Nozioni generali: scelti in base a un sistema di rotazione
paritaria
▶ Caratteristiche
• scelti tra personalità che offrono tutte le
garanzie d’indipendenza
• il mandato è di 5 anni
Membri
▶ Caratteristiche
• nei loro confronti può essere adottata dal
Parlamento una mozione di censura,
provvedimento che comporta le dimissioni di tutti i
membri
▶ Dimissioni
• volontarie: atto scritto presentato al
Consiglio e inviato al Presidente della Conferenza
dei rappresentanti dei governi degli Stati membri
nel quale l’interessato dichiara di voler cessare
ogni attività al servizio della Commissione
• d’ufficio: dichiarate dalla Corte di giustizia
su istanza del Consiglio o della Commissione
quando un membro non risponda più alle
condizioni necessarie all’esercizio delle sue
funzioni o abbia commesso una colpa grave
• collettive: sono contemplate dall’art. 246
TFUE ultimo comma quando si parla di dimissioni
volontarie di tutti i membri della Commissione. I
membri dimissionari rimangono in carica e
continuano a curare gli affari di ordinaria
amministrazione fino alla loro sostituzione
 Osservazioni 
Il sistema di rotazione paritaria poggia innanzitutto sul principio dell’assoluta parità tra
gli Stati per quanto concerne la determinazione del periodo di permanenza dei loro cittadini
in seno alla Commissione; di conseguenza lo scarto tra il numero totale dei mandati
detenuto da cittadini di due Stati membri non può mai essere superiore a uno (art. 244
TFUE), volendo intendere con tale espressione la necessità per tutti gli Stati membri di
avere a turno i loro cittadini come commissari. In secondo luogo la scelta dei commissari
deve riflettere la molteplicità demografica e geografica degli Stati membri dell’Unione.
La Commissione è un’istituzione formata da individui e non da rappresentanti degli Stati,
e d agisce nell’esclusivo interesse dell’Unione per cui si dice che sia
«snazionalizzata». Le volizioni dei singoli componenti della Commissione che concorrono
a formare la volontà collegiale non sono, dunque, riferite agli Stati membri d’appartenenza,
ma restano volizioni individuali e solo la volontà collegiale viene in rilievo divenendo così
imputabile all’Unione nel suo complesso.
 2 Il Presidente della Commissione e l’Alto
rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e
la politica di sicurezza
Presidente
▶ Proposta alla carica
• dal Consiglio europeo
• approvata dal Parlamento a maggioranza
dei membri che lo compongono
▶ Funzioni
• definisce gli orientamenti della
Commissione
• decide l’organizzazione interna per
assicurare la coerenza, l’efficacia e la collegialità
• nomina i vicepresidenti tra i membri della
Commissione
• può richiedere le dimissioni di un membro
della Commissione
Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (art. 18 TUE)
▶ Nomina
• dal Consiglio europeo
• a maggioranza qualificata con l’accordo del
Presidente della Commissione
▶ Ruoli
• agisce in qualità di mandatario del
Consiglio nella guida della politica estera e di
sicurezza comune dell’Unione
• vicepresidente della Commissione europea
 3 Attribuzioni e poteri della Commissione
Attribuzioni
▶ Vigila sull’applicazione dei trattati o delle misure adottate dalle
istituzioni in virtù dei trattati nonché sull’applicazione del diritto dell’Unione
sotto il controllo della Corte di giustizia
▶ Dà esecuzione al bilancio e gestisce i programmi
▶ Svolge funzioni di coordinamento, di esecuzione e di gestione
▶ Assicura la rappresentanza esterna dell’Unione fatta eccezione
per la politica estera e di sicurezza comune
▶ Avvia il processo di programmazione annuale e pluriennale per
giungere ad accordi interistituzionali
Funzioni
▶ Di proposta
• la Commissione dispone di un potere di
proposta di un atto legislativo che le spetta in via
esclusiva e che rappresenta la condizione affinché
il Consiglio e il Parlamento possano emanare atti
vincolanti
▶ Esecutiva
• Atti di esecuzione
— atti esecutivi degli atti giuridicamente
vincolanti dell’Unione
• Atti delegati
— un atto legislativo può delegare alla
Commissione il potere di adottare atti non
legislativi di portata generale che integrano o
modificano determinati elementi non essenziali
dell’atto
• Altre funzioni esecutive
— esecuzione del bilancio
— gestione dei programmi
— coordinamento
▶ Di controllo
• Vigila sull’applicazione dei trattati e del
diritto dell’Unione
▶ Di rappresentanza
• per atti compiuti nell’ambito del diritto
interno UE
• negoziazioni di accordi internazionali
• relazioni internazionali
 Osservazioni
Riguardo al controllo sulle competenze di esecuzione ai sensi del reg. UE n. 182/2011 del
16 febbraio 2011, «che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di
controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle competenze di esecuzione
attribuite alla Commissione», tale controllo viene esercitato attraverso le procedure di
comitatologia, ossia impegnando la Commissione a presentare tutti i progetti di atti di
esecuzione a comitati (attualmente circa 300) formati dai rappresentanti degli Stati membri.
Il regolamento ora citato abroga la previgente dec. n. 1999/468/CE del 28 giugno 1999, con
cui i comitati erano stati istituiti per la prima volta (per questo nota come decisione sulla
comitatologia), e rende il meccanismo di controllo più semplice, efficiente, trasparente e
pienamente conforme ai trattati.
 4 Funzionamento
Regolamento interno
▶ Adottato nel 2000
▶ Modificato con Dec. n. 2011/737/UE del 9 novembre 2011
▶ Stabilisce le linee essenziali delle modalità di lavoro dell’organo
collegiale
▶ Stabilisce che le delibere sono adottate a maggioranza dei voti
dei membri che compongono la Commissione
Struttura interna
▶ Direzioni generali
▶ Servizi
 In sintesi 
La Commissione europea è il motore della politica dell’Unione, in quanto dotata, in via
esclusiva, della funzione di iniziativa legislativa, ed è custode dei trattati, poiché vigila sul
rispetto e l’applicazione tanto delle loro norme, quanto della legislazione derivata.
Attualmente la Commissione è composta da un numero di membri pari al numero degli Stati
dell’Unione; è un’istituzione formata da individui in quanto i suoi membri sono investiti del
compito di perseguire gli interessi dell’Unione (e non del loro Stato di appartenenza) e
rappresentano quest’ultima sia all’interno degli Stati membri che nelle relazioni esterne.
In generale, è possibiledefinire la Commissione come istituzione:
— esecutiva, in quanto le sue funzioni principali consistono nel gestire le politiche
comuni e nell’assicurare l’applicazione dei trattati e delle fonti derivate;
— indipendente, in quanto i commissari sono nominati a titolo individuale e non
rappresentano né gli Stati da cui provengono, né alcun gruppo di interesse esterno
all’Unione;
— collegiale, per cui tutte le delibere vengono riferite sempre alla Commissione nel
suo complesso;
— a tempo pieno, che si riunisce almeno una volta alla settimana; ciò tra l’altro
giustifica l’incompatibilità prevista per i membri della Commissione con qualsiasi altra
carica.
 1 Struttura
Nozioni generali
▶ Con l’adozione del Trattato di Lisbona la Corte di giustizia
dell’Unione europea è concepita come un’istituzione a carattere
unitario comprensiva al suo interno dei seguenti organi:
• Corte di giustizia
• Tribunale
• Tribunali specializzati
 Differenze 
La Corte di giustizia UE si distingue da altri organi giurisdizionali internazionali sotto diversi
profili:
— in primo luogo perché possono adire la Corte non soltanto gli Stati membri (come
di regola avviene per i tribunali internazionali), ma anche le istituzioni dell’Unione, nonché le
persone fisiche e giuridiche a determinate condizioni;
— in secondo luogo perché tutte le controversie nascono e sono risolte nell’ambito
del diritto dell’Unione;
— in terzo luogo perché la giurisdizione della Corte è obbligatoria e le sue
competenze sono ampie e differenziate.
 2 La Corte di giustizia
2.1 • Composizione e funzionamento
Membri
▶ Numero: 1 giudice per ogni Stato membro e 8 avvocati generali
▶ Nomina: di comune accordo dai governi degli Stati membri previa
consultazione di un Comitato speciale
▶ Requisiti: indipendenza, giureconsulti di notoria competenza
▶ Durata del mandato: 6 anni, rinnovabile. Ogni 3 anni si procede
ad un rinnovo parziale (riguarda alternativamente 14 e 13 giudici e ogni
volta 4 avvocati generali)
 Osservazioni 
Il Comitato (cd. Comitato di valutazione) è composto da sette personalità, scelte fra ex
membri della Corte di giustizia e del Tribunale, membri dei massimi organi giurisdizionali
nazionali e giuristi di notoria competenza uno dei quali è proposto dal Parlamento europeo.
Le regole di funzionamento e la designazione dei membri sono state adottate con Dec. n.
2010/124 del Consiglio del 25 febbraio 2010, ai sensi della quale i membri sono designati
per un periodo di quattro anni e il mandato può essere rinnovato una sola volta. La
Presidenza è attribuita ad uno dei suoi membri e designata dal Consiglio, il che, oltre a
garantire il Segretariato generale del Comitato, fornisce il sostegno amministrativo per tutte
le attività del Comitato.
Organizzazione interna
▶ Nomina del Presidente e del Vicepresidente: ogni 3 anni dalla
Corte
▶ Nomina del Cancelliere: a scrutinio segreto dalla Corte subito
dopo ogni rinnovo parziale dei giudici. È nominato Cancelliere chi ottiene
la maggioranza assoluta dei voti
▶ Svolgimento dei lavori: costituzione di sezioni (composte da 3 e
5 giudici) o di una grande sezione (composta da 15 giudici)
▶ Sede di lavoro: Lussemburgo
Procedura
▶ 2 Fasi: una fase scritta con scambio di memorie fra le parti e una
fase orale con relazione del giudice relatore
▶ Le udienze della Corte sono di regola pubbliche. Le deliberazioni
sono e restano segrete
▶ Le sentenze sono firmate dal Presidente e dal Cancelliere,
devono essere motivate e lette in pubblica udienza; hanno efficacia
vincolante per le parti in causa e forza esecutiva all’interno degli Stati
membri alle condizioni fissate dall’art. 299 TFUE per le decisioni
comportanti obblighi pecuniari a carico dei privati
2.2 • Competenze
Nozioni generali: assicurare il rispetto del diritto dell’Unione attraverso il controllo
giurisdizionale degli atti e dei comportamenti delle istituzioni nonché attraverso l’interpretazione del
diritto dell’Unione.
Principali attribuzioni
▶ Esame dei ricorsi in tema di inadempimento degli Stati (artt. 258-
260 TFUE)
▶ Controllo sulla legittimità degli atti dell’Unione (artt. 263-264
TFUE)
▶ Controllo sul comportamento omissivo delle istituzioni (art. 265
TFUE)
▶ Competenza a pronunciarsi in via pregiudiziale sull’interpretazione
dei trattati e sulla validità e sull’interpretazione degli atti delle istituzioni
e degli altri organi dell’Unione (art. 267 TFUE)
▶ Esame dei ricorsi per il risarcimento dei danni derivanti da
responsabilità extracontrattuale dell’Unione (artt. 268 e 340 TFUE)
 Osservazioni 
Di grande importanza è la considerazione che alla Corte è assegnata una funzione
particolare: quella di assicurare un’unità di giurisprudenza e d’interpretazione, necessario
presupposto per un’integrazione effettiva.
Tale principio è stato per anni garantito attraverso l’istituzione di un solo organo
giurisdizionale ed è sembrato vacillare allorché è stata istituita una giurisdizione, ossia il
Tribunale competente a conoscere in primo grado alcune categorie di ricorsi, che si è
andata ad affiancare alla Corte di giustizia. Tuttavia l’unicità di giurisdizione resta un
principio cardine, dal momento che nello svolgimento delle sue principali attribuzioni la
Corte di giustizia resta giudice di appello e, in altre ipotesi, mantiene una giurisdizione
esclusiva.
L’esigenza di assicurare il rispetto del diritto si è tradotta in una multiformità di competenze
della Corte, riflesso della multiformità dell’azione dell’Unione (TIZZANO).
 3 Il Tribunale
Nozioni generali
▶ Giurisdizione di primo grado. È stato istituito con Dec. n. 591
del Consiglio del 24 ottobre 1988 per far fronte al progressivo aumento
del carico di lavoro della Corte di giustizia; con il Trattato di Nizza ha
ricevuto uno status giurisdizionale pieno
▶ Trattato di Lisbona: con tale Trattato è stato riconfermato quanto
già disciplinato a Nizza
▶ Art. 265 TFUE: il Tribunale è competente a conoscere in primo
grado alcune categorie di ricorsi ad eccezione di quelle attribuite a un
tribunale specializzato e di quelle che lo Statuto riserva alla Corte di
giustizia
Composizione
▶ Numero dei membri: 27 giudici (art. 48 Statuto)
▶ Nomina dei membri: di comune accordo dai governi degli Stati
membri previa consultazione del Comitato di valutazione
▶ Durata del mandato: 6 anni, rinnovabile
Funzionamento
▶ Sedute: in sezioni composte di 3 o 5 giudici. Può riunirsi in
grande sezione composta da 13 giudici
▶ Seduta plenaria: nei casi previsti dal regolamento di procedura
▶ Giudice unico: nei casi previsti dal regolamento di procedura
▶ Sede di lavoro: Lussemburgo
▶ Procedura: analoga a quella prevista davanti alla Corte. Per la
decisione della causa è necessario un quorum di 3 giudici, quando il
Tribunale è riunito in sezione, di 9 in adunanza plenaria. Alle deliberazioni
partecipano solo i giudici intervenuti in udienza
▶ Decisioni del Tribunale: possibilità d’impugnazione dinanzi alla
Corte di giustizia per i soli motivi di diritto e alle condizioni ed entro i limiti
previsti dallo Statuto
 Osservazioni 
I membri del Tribunale, per tutta la durata del loro incarico, sono soggetti alle medesime
obbligazioni e beneficiano delle stesse garanzie, privilegi ed immunità dei membri della
Corte. È indispensabile che essi posseggano, come richiesto per i membri della Corte, la
capacità per l’esercizio delle più alte funzioni giudiziarie (art. 254 TFUE).
Funzione giurisdizionale
▶ Soggetti che possono presentare ricorso
• persone fisicheo giuridiche
▶ Ricorsi
• di annullamento (art. 263 TFUE)
• per carenza (art. 265 TFUE)
• per risarcimento dei danni derivanti da
responsabilità extracontrattuale dell’Unione (artt.
268 e 340 TFUE)
• riguardanti controversie tra l’Unione e i suoi
agenti (art. 270 TFUE)
• presentati in virtù di una clausola
compromissoria (art. 272 TFUE)
 Osservazioni
Il Tribunale è competente anche per quei ricorsi diretti rientranti nell’ambito dei
contenziosi speciali, vale a dire quelli attribuiti ai Tribunali specializzati (art. 256, par. 2,
TFUE), fungendo in tal caso da giudice d’appello.
Con una modifica introdotta dal Trattato di Nizza e riconfermata, in seguito, dal Trattato di
Lisbona è stata attribuita al Tribunale anche la competenza a conoscere delle questioni
pregiudiziali in materie specifiche determinate dallo Statuto (art. 256, par. 3 TFUE).
 4 I Tribunali specializzati
Disciplina generale
▶ Natura giuridica: sono organismi incaricati di conoscere in
primo grado di alcune categorie di ricorsi proposti in materie
specifiche, determinate dallo Statuto della Corte di giustizia dell’Unione
europea
▶ Istituzione: spetta al Parlamento e al Consiglio secondo la
procedura legislativa ordinaria
Tribunale della funzione pubblica
▶ Istituzione
• Dec. n. 2004/752/CE del 2 novembre 2004
▶ Funzioni: statuire in merito al contenzioso del pubblico impiego
▶ Strutture
• sette giudici nominati dal Consiglio per
sette anni
• Presidente
• si riunisce in sezioni composte di tre giudici
 In sintesi 
Con il Trattato di Lisbona la Corte di giustizia ha assunto la nuova denominazione di Corte
di giustizia dell’Unione europea, e si caratterizza attualmente come istituzione unitaria
comprendente al suo interno tre organi giurisdizionali: la Corte di giustizia, il
Tribunale e i Tribunali specializzati . Ha sede a Lussemburgo ed è composta da un
giudice per ogni Stato membro, a cui si aggiungono gli avvocati generali.
La Corte si pronuncia, conformemente ai trattati:
— sui ricorsi presentati da uno Stato membro, da un’istituzione o da una persona
fisica o giuridica;
— in via pregiudiziale, su richiesta delle giurisdizioni nazionali, sull’interpretazione del
diritto dell’Unione o sulla validità degli atti adottati dalle istituzioni;
— negli altri casi previsti dai trattati.
Art. 13, par. 1 TUE
▶ Istituzione UE con una personalità giuridica distinta da quella
dell’Unione
▶ Conduce assieme alle banche centrali nazionali la politica
monetaria dell’Unione e ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione
dell’euro
▶ SEBC
• Banca centrale europea
• banche centrali nazionali
 Osservazioni 
La personalità giuridica separata dall’Unione trova conferma nell’art. 340, par. 2 TFUE, dove
si legge anche una responsabilità propria della BCE: «la Banca centrale europea deve
risarcire, conformemente ai principi generali comuni al diritto degli Stati membri, i danni
cagionati da essa stessa o dai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni».
Come stabilito dall’art. 343 TFUE la BCE, al pari dell’Unione europea, gode sul territorio
degli Stati membri delle immunità e dei privilegi necessari all’assolvimento dei suoi compiti,
alle condizioni definite dal Protocollo dell’8 aprile 1965 sui privilegi e sulle immunità
dell’Unione europea.
Composizione
▶ Consiglio direttivo
• organo decisionale
• adotta gli indirizzi e prende le decisioni
necessarie per l’assolvimento dei compiti della
BCE
• formula la politica monetaria dell’Unione
▶ Comitato esecutivo
• attua la politica monetaria secondo le
decisioni e gli indirizzi stabiliti dal Consiglio
direttivo
• è responsabile della gestione degli affari
correnti della BCE
▶ Consiglio generale
• organo di governo a carattere transitorio
• sarà operativo finché vi saranno Stati
membri dell’UE che non aderiscono alla moneta
unica
• rafforza la cooperazione tra le banche
centrali nazionali
• rafforza il coordinamento delle politiche
monetarie degli Stati membri
• sorveglia il funzionamento del meccanismo
di cambio
• procede a consultazioni su questioni che
rientrano nelle competenze delle banche centrali
nazionali
Attribuzioni
▶ La Banca centrale europea è responsabile della moneta unica e il
suo compito è preservarne il potere di acquisto
▶ Funzioni fondamentali
• definire e attuare la politica monetaria
dell’Unione
• svolgere le operazioni sui cambi
• detenere e gestire le riserve ufficiali in
valuta estera degli Stati membri
• promuovere il regolare funzionamento dei
sistemi di pagamento
▶ Funzione consultiva
• in merito a qualsiasi proposta di atto
dell’Unione
• sui progetti di disposizioni legislative
• pareri da sottoporre alle istituzioni, organi e
organismi dell’Unione o alle autorità nazionali su
questioni che rientrano nelle sue competenze
Misure
▶ Regolamenti
▶ Ammende o penalità di mora alle imprese
 In sintesi 
Istituita dal Trattato di Maastricht allo scopo di gestire la politica monetaria, con la riforma
apportata dal Trattato di Lisbona la Banca centrale europea è stata pienamente inserita nel
quadro istituzionale dell’Unione europea (è, infatti, citata all’art. 13 TUE).
Dotata di personalità giuridica, essa ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione
dell’euro.
 1 Nozione e composizione
Nozione: istituzione che verifica le finanze dell’Unione (art. 13 TUE).
Composizione
▶ Numero dei membri: un cittadino di ciascuno Stato membro
▶ Nomina: da parte del Consiglio in base ad un elenco di candidati
presentato da ciascuno Stato membro. Il Consiglio delibera, previa
consultazione del Parlamento, a maggioranza qualificata (art. 286 TFUE)
▶ Durata del mandato: 6 anni
▶ Requisiti: professionalità e indipendenza; aver fatto parte, nei
rispettivi paesi, delle istituzioni di controllo esterno
 2 Competenze
Controllo
▶ È un controllo generale in base al quale si esaminano i conti di
tutte le entrate e le spese dell’Unione, nonché di ogni organismo creato
dalla stessa
▶ Natura
• formale o di legittimità: diretto a verificare
la correttezza e la regolarità della gestione
finanziaria
• di merito: diretto ad accertare la sana
gestione finanziaria verificandone:
— l’efficacia: capacità dell’amministrazione
dell’Unione di fissare degli obiettivi e raggiungerli
— l’economicità: gestione razionale del
personale e dei materiali
— l’efficienza: capacità di produrre ottimi
risultati con una determinata quantità di risorse o
conseguire obiettivi predeterminati con una
minima base di risorse
▶ Oggetto
• il controllo è effettuato sul bilancio
(maggiore documento contabile UE). Si esplica
attraverso:
— l’elaborazione di una relazione inerente
all’esecuzione del bilancio e ai Fondi europei di
sviluppo
— ispezioni da effettuare presso i locali
delle istituzioni e di qualsiasi organismo
dell’Unione e presso gli Stati membri
Potere consultivo
▶ Obbligatorio: nell’adozione dei regolamenti finanziari relativi alla
formazione e all’esecuzione del bilancio nonché alla responsabilità degli
agenti finanziari
▶ Facoltativo: ogni qualvolta una delle istituzioni dell’Unione
richiede il parere della Corte dei conti
 3 Finanziamento dell’Unione
Principio di autonomia finanziaria
▶ Diritto dell’Unione di disporre di risorse proprie
▶Diritto dell’Unione di regolare il gettito per finanziare integralmente
il bilancio (autonomia di bilancio)
 Differenze 
L’attuale sistema sancisce il principio di autonomia finanziaria, in quanto l’Unione, a
differenza delle altre organizzazioni internazionali, non dipende dai contributi degli Stati
membri, ma dispone di finanze autonome.
Risorse proprie
▶ Prelievi riscossi sulle importazioni di prodotti agricoli
▶ Dazi doganali, ossia quelli della tariffa doganale comune e gli altri
diritti fissati dall’Unione sugli scambi con i paesi non membri
▶ Proventi dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), ottenuti
mediante prelievo di un’aliquota massima dello 0,50% e attualmente pari
allo 0,30%
▶ Una quarta risorsa che consiste in contributi versati dagli Stati
membri nell’ipotesi in cui le precedenti risorse non risultassero sufficienti
a garantire la copertura del bilancio dell’Unione. Tali contributi vengono
calcolati in percentuale sul prodotto nazionale lordo dei singoli Stati
membri mediante l’applicazione di un’aliquota che è fissata per il periodo
2007-2013 all’1,24%
 4 Bilancio dell’Unione
4.1 • Principi fondamentali
Nozioni generali: i principi fondamentali del bilancio sono contenuti nell’art. 310 TFUE e
nel regolamento finanziario n. 966/2012 del 25 ottobre 2012.
Principi fondamentali
▶ Unità e verità di bilancio: il bilancio prevede a autorizza tutte le
entrate e le spese ritenute necessarie
▶ Annualità: il riferimento di tutte le operazioni si deve rapportare
ad un arco temporale determinato, l’esercizio finanziario
▶ Pareggio: entrate e stanziamenti di pagamento devono risultare in
pareggio
▶ Unità di conto: il bilancio è formato in euro
▶ Universalità: non vi è compensazione tra entrate e spese, viene
indicato solo il relativo saldo
▶ Specializzazione: si prevede da un lato uno stato generale delle
entrate e dall’altro uno stato delle entrate e delle spese
▶ Sana gestione finanziaria: implica che gli stanziamenti del
bilancio devono essere utilizzati secondo principi di economia, efficacia
ed efficienza
▶ Trasparenza: il bilancio è oggetto di rendiconto e inoltre è
pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
4.2 • Approvazione
Generalità: la procedura di approvazione del bilancio è molto complessa e vi partecipano
diverse istituzioni. Quelle maggiormente coinvolte sono, congiuntamente, il Parlamento ed il Consiglio
mediante una procedura legislativa speciale prevista dall’art. 314 TFUE.
Spese dell’Unione
▶ Devono essere circoscritte nei limiti dei proventi derivanti dalle
risorse proprie nel rispetto del quadro finanziario pluriennale
Procedura
▶ 1ª Fase
• il progetto di bilancio è definito dal
Consiglio sulla scorta di un progetto preliminare
elaborato dalla Commissione in base agli stati di
previsione ad essa comunicati da tutte le
istituzioni
Entro il 1° ottobre dell’anno precedente l’esercizio
finanziario (che coincide con l’anno solare) cui il
bilancio si riferisce, il Consiglio, con deliberazione
a maggioranza qualificata, trasmette tale
prospetto al Parlamento europeo
• il Parlamento (entro 42 giorni)
— può approvare il bilancio, non apportare
emendamenti e non proporre modificazioni: in tal
caso il bilancio viene adottato
— può, deliberando a maggioranza dei suoi
membri, apportare emendamenti al progetto di
bilancio
— se non delibera, il bilancio si considera
adottato
▶ Comitato di conciliazione
• nel caso di emendamenti il Presidente del
Parlamento e il Presidente del Consiglio
convocano il Comitato di conciliazione
Highlight
• il Comitato di conciliazione ha il compito di
giungere sulla base delle posizioni del Parlamento
e del Consiglio ad un accordo su un progetto
comune entro un termine di 21 giorni
• se il Comitato non raggiunge alcun accordo
la Commissione dovrà sottoporre un nuovo
progetto di bilancio
▶ 2ª Fase
• si instaura se il Comitato giunge ad un
accordo su un progetto comune
• il Parlamento e il Consiglio dispongono di
un termine di 14 giorni per approvare il progetto
— il bilancio si considera adottato se il
Parlamento e il Consiglio approvano il progetto o
non riescono a deliberare
— la Commissione deve sottoporre un nuovo
progetto di bilancio se il Parlamento e il Consiglio
respingono il proprio progetto comune o il
Parlamento lo respinge e il Consiglio lo approva
— se il Parlamento approva il progetto
comune e il Consiglio lo respinge il Parlamento
può entro 14 giorni decidere di confermare tutti gli
emendamenti della 1ª fase. Se un emendamento
del Parlamento non viene confermato è mantenuta
la posizione in seno al Comitato di conciliazione e
su questa base il bilancio si considera
definitivamente adottato
▶ Una volta che la procedura sia stata espletata:
• il Presidente del Parlamento europeo
consta che il bilancio è adottato
• la Commissione dà esecuzione al bilancio
 Osservazioni 
In caso di mancata approvazione del bilancio si adotta il regime dei dodicesimi
provvisori, che consente di procedere comunque all’erogazione delle spese necessarie
per le istituzioni prendendo come parametro di riferimento l’ultimo bilancio regolarmente
approvato.
Tali spese, considerate mensilmente, saranno sottoposte ad un duplice ordine di limiti.
Esse, infatti, non potranno eccedere la soglia di un dodicesimo dei crediti regolarmente
aperti nel bilancio dell’esercizio precedente, né quella di un dodicesimo dell’importo
complessivo dei crediti risultanti dal progetto di bilancio elaborato con riferimento
all’esercizio in corso.
 5 Lotta alle frodi
Introduzione
▶ Frodi: irregolarità commesse ai danni degli interessi finanziari
dell’Unione
▶ Base giuridica: art. 325 TFUE, che comporta l’ obbligo per gli
Stati membri di adottare anche per gli interessi finanziari dell’Unione le
stesse misure che adottano per combattere le frodi che ledono i propri
interessi finanziari
 Osservazioni
L’assimilazione delle frodi dell’Unione a quelle nazionali si giustifica tenendo in
considerazione che:
— il compito di reperire le risorse finanziarie dell’Unione è comunque attribuito ai
singoli Stati membri (che poi le riversano sul bilancio dell’Unione); l’onere di provvedere alla
riscossione comporta un parallelo obbligo di adoperarsi affinché vi sia una efficace azione
di repressione di tutte le possibili frodi;
— gli interessi finanziari dell’Unione non possono essere distinti da quelli degli Stati
membri. In ultima analisi, infatti, tutti i mancati introiti dell’Unione si riflettono in maggiori
oneri a carico dei singoli Stati membri che sono comunque tenuti ad integrare il bilancio
dell’Unione.
Art. 325, comma 2
▶ Principio di assimilazione
• obbligo di combattere le frodi che ledono
gli interessi finanziari dell’Unione con gli stessi
strumenti che vengono adottati per combattere le
frodi a livello nazionale
▶ Provvedimenti UE
• Reg. n. 2988/95 relativo alla protezione
degli interessi finanziari dell’Unione europea in
tutti i settori
• Reg. n. 2185/96 relativo ai controlli e alle
verifiche sul posto effettuati dalla Commissione
Convenzioni
Highlight
▶ Convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari
dell’Unione (26 luglio 1995)
• azione od omissione riguardante:
— l’utilizzo o la presentazione di documenti
falsi o incompleti cui consegue il percepimento
illecito di fondi
— la mancata comunicazione di
un’informazione
— il dirottamento di fondi per fini diversi da
quelli per cui essi sono stati inizialmente concessi
OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode)
▶ Nozione: organismocreato per intensificare la lotta contro gli atti
fraudolenti, la corruzione e ogni altra forma di attività illegale
▶ Istituzione: con Dec. n. 352 della Commissione del 28 aprile
1999
▶ Competenze
• indagini amministrative esterne (negli Stati
membri)
• indagini amministrative all’interno delle
istituzioni e degli organismi
▶ Obiettivi
• intensificare la lotta contro le frodi e
qualsiasi attività illecita
• ricercare fatti gravi connessi con l’esercizio
di attività professionali incompatibili con gli
obblighi dei funzionari degli agenti dell’Unione
 In sintesi
Il Trattato di Bruxelles del 22 luglio 1975 ha dato vita ad un nuovo organo di controllo sulla
gestione finanziaria della Comunità: la Corte dei conti, insediata a Lussemburgo nel 1977
e poi elevata al rango di istituzione dall’art. 7 del previgente TCE.
Dopo la riforma di Lisbona essa continua a far parte della struttura istituzionale dell’Unione
(è menzionata, infatti, all’art. 13 TUE), mentre la sua composizione e le sue competenze
sono disciplinate agli artt. 285-287 TFUE.
La Corte è composta da un cittadino di ciascuno Stato membro; ad essa è stata
attribuita una competenza di controllo generale: esamina, in base all’art. 287 TFUE, i conti
di tutte le entrate e le spese dell’Unione, nonché di ogni organo o organismo creato dalla
stessa, a meno che l’atto costitutivo non escluda espressamente tale riesame.
Per lo più si tratta di un controllo formale di legittimità, ossia un controllo diretto a verificare
la correttezza e la regolarità della gestione finanziaria.
Questa istituzione svolge un ruolo determinante nei riguardi di quello che è il maggiore
documento contabile: il bilancio dell’Unione. È il documento approvato dalle istituzioni che
contiene l’elenco di tutte le spese e le risorse a disposizione dell’Unione.
La riscossione delle entrate che costituiscono le risorse proprie dell’Unione è di
competenza degli Stati membri, che versano poi le somme percepite all’Unione; anche per
ciò che concerne le erogazioni, l’Unione si serve di intermediari nazionali. Questo sistema di
riscossione ed erogazione ha prodotto, nel corso degli anni, un notevole aumento delle frodi
ai danni del bilancio europeo.
 1 Comitato economico e sociale europeo (CESE)
Struttura interna e funzioni (artt. 300-304 TFUE)
▶ Caratteristiche: organo che esercita le sue funzioni in piena
indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione
▶ Composizione: 344 membri rappresentanti delle varie
componenti di carattere economico e sociale della società civile
organizzata (produttori, agricoltori, commercianti, artigiani, libere
professioni, consumatori)
▶ Nomina dei membri: ad opera del Consiglio, che previa
consultazione della Commissione delibera adottando l’elenco dei membri
redatto sulla base delle proposte presentate da ciascuno Stato membro
▶ Mandato: 5 anni rinnovabile
▶ Funzione: consultiva (obbligatoria o facoltativa) nei riguardi del
Parlamento, del Consiglio e della Commissione, che si concreta
nell’emanazione di pareri tecnici mai vincolanti. Il Comitato formula anche
pareri di propria iniziativa
 2 Comitato delle Regioni
Struttura interna e funzioni
▶ Caratteristiche: organo che esercita le sue funzioni in piena
indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione
▶ Composizione: 344 membri rappresentanti delle collettività
regionali e locali, titolari di un mandato elettorale oppure politicamente
responsabili dinanzi ad un’assemblea eletta
▶ Nomina dei membri: ad opera del Consiglio, che delibera
adottando l’elenco redatto in precedenza sulla base delle proposte
presentate da ciascuno Stato membro
▶ Mandato: 5 anni rinnovabile
▶ Funzione: consultiva
• emanazione di un parere mai vincolante
per lo più nei confronti del Consiglio, della
Commissione e del Parlamento
• consultazione facoltativa: quando le
istituzioni lo ritengono opportuno
• consultazione obbligatoria: quando è
richiesta da Consiglio o Commissione, nei casi
previsti dai trattati
 Osservazioni
Il Comitato delle Regioni ha una posizione di rilievo in quanto non coopera solo all’attività del
Parlamento, del Consiglio e della Commissione, ma è l’organo consultivo di tutte le
istituzioni dell’Unione. Se è vero che il parere emanato non ha efficacia vincolante e che è
previsto un meccanismo automatico che legittima le istituzioni a prescindere
dall’acquisizione del parere stesso in caso di inerzia, non è men vero che il Comitato si va
ritagliando una propria dimensione nell’esperienza dell’Unione, sulla scia della tendenza
evoluzionistica in senso locale della rappresentatività dell’Unione.
 3 Banca europea per gli investimenti (BEI)
Natura giuridica e compiti
▶ Disciplinata dagli artt. 308-309 TFUE; è nello stesso tempo un
organismo dell’Unione e una banca
▶ Istituita con il Protocollo del 25 marzo 1957
▶ Compito principale: concedere prestiti ai settori pubblico e
privato per finanziare progetti d’interesse comune agli Stati membri
mirando soprattutto a sollevare le regioni meno sviluppate
▶ Obiettivo: contribuire, facendo appello al mercato di capitali e alle
proprie risorse, allo sviluppo equilibrato dell’Unione
 Osservazioni 
La BEI ha una propria personalità giuridica distinta da quella dell’Unione; dispone di risorse
proprie, di un proprio bilancio, di organi di amministrazione e di gestione propri. Di
conseguenza si presenta come un’organizzazione autonoma, seppure funzionalmente
collegata con l’Unione, piuttosto che come un’istituzione vera e propria dell’Unione
medesima.
Ciò non toglie che la Banca operi unicamente nell’interesse dell’Unione e non si distingua –
sotto il profilo degli scopi dell’attività svolta – dalle istituzioni dell’Unione.
Prestiti
▶ Sono diretti a finanziare i progetti concessi sia ai governi che a
singole imprese pubbliche o private
▶ Fonte: risorse proprie oppure ottenute facendo appello al mercato
di capitali
 Osservazioni 
In linea di principio i prestiti diretti a finanziare i progetti devono riguardare programmi di
investimenti da effettuare nei territori europei degli Stati membri. Tuttavia, con deroga
deliberata all’unanimità dal Consiglio dei governatori, la Banca può concedere crediti per
progetti da attuarsi in tutto o in parte al di fuori dei territori europei degli Stati membri.
Organi
▶ Consiglio dei governatori, che esercita una funzione di indirizzo,
deliberativa e di controllo
▶ Consiglio di amministrazione, con competenza nella gestione
ordinaria dell’attività finanziaria
▶ Comitato direttivo, che cura l’attività di ordinaria amministrazione
▶ Comitato di verifica, con funzioni di controllo ed esame di bilancio
 4 Altri Comitati consultivi
Competenze
▶ Fornire pareri alla Commissione in materia di:
• trasporti
• economia e finanza
• occupazione
• gestione del Fondo sociale europeo
• politica commerciale
• protezione sociale
 5 Agenzie
Natura giuridica e funzioni
▶ Organismi di diritto pubblico di varia denominazione (Centri,
Fondazioni, Uffici e Osservatori) istituiti con atti di diritto derivato e dotati
di personalità giuridica e di autonomia finanziaria e di bilancio
▶ Compito principale: fornire informazioni di natura tecnica agli
Stati membri e alle parti private interessate
Organi
▶ Consiglio di amministrazione
▶ Direttore generale
▶ Comitato scientifico e tecnico
Tipologie
▶ Agenzie che concorrono al funzionamento del mercato interno
▶ Osservatori
▶Agenzie che hanno il compito di promuovere il dialogo sociale a
livello europeo
▶ Agenzie che realizzano programmi per l’Unione europea nel
rispettivo campo di competenza
▶ Agenzie istituite per svolgere funzioni nell’ambito della politica di
sicurezza e difesa comune
Agenzie esecutive
▶ Caratteristiche: organismi ai quali la Commissione può affidare
sotto il proprio controllo compiti relativi alla gestione dei programmi
dell’Unione. Hanno durata determinata
▶ Compiti
• gestione di tutte le fasi di un progetto (o
parti di esse)
• adozione degli atti di esecuzione finanziaria
• raccolta, analisi e trasmissione delle
informazioni alla Commissione
▶ Sede
• sede della Commissione (Bruxelles o
Lussemburgo)
▶ Operative
• Agenzia esecutiva della sanità pubblica
• Agenzia esecutiva del Consiglio europeo
della ricerca (CER)
Agenzie esecutive
▶ Operative
• Agenzia esecutiva per la competitività e
l’innovazione
• Agenzia esecutiva per la rete transeuropea
di trasporto
• Agenzia esecutiva per la ricerca
• Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli
audiovisivi e la cultura
 Differenze 
Le agenzie esecutive si distinguono dalle altre agenzie europee perché non sono soggetti
giuridici indipendenti, ma organismi istituiti ai sensi del Reg. CE n. 58/2003 e formalmente
considerati come Direzioni generali della Commissione a cui quest’ultima può affidare,
sotto il proprio controllo e la propria responsabilità, compiti relativi alla gestione dei
programmi dell’Unione. Le agenzie esecutive hanno una durata determinata e devono
essere ubicate nella sede della Commissione (Bruxelles o Lussemburgo).
 In sintesi 
L’architettura dell’Unione europea è completata da una serie di organi, organismi, agenzie e
servizi interistituzionali che partecipano a vario titolo alla definizione e attuazione delle
politiche dell’Unione; tra questi:
— il Comitato delle Regioni, il Consiglio economico e sociale e altri comitati
previsti dai trattati istitutivi, i quali assistono le istituzioni nell’esercizio delle loro funzioni,
svolgendo competenze consultive che si traducono nell’emanazione di pareri mai vincolanti;
— la Banca europea degli investimenti, organismo con una propria personalità
giuridica distinta da quella dell’Unione europea, il cui ruolo principale è concedere prestiti
contribuendo allo sviluppo equilibrato dell’Unione;
— le agenzie decentrate dell’Unione, organismi anch’essi dotati di personalità
giuridica, autonomia finanziaria e di bilancio che hanno lo scopo di fornire agli Stati e alle
parti private interessate tutte le informazioni di natura tecnica a loro necessarie.
PARTE TERZA
LA LEGISLAZIONE DEL’UNIONE E LE PROCEDURE
DECISIONALI
Capitolo 1: Fonti primarie
1 Introduzione • 2 Diritto originario • 3 Tutela dei diritti fondamentali • 4
Revisione dei trattati
Capitolo 2: Diritto derivato
1 Atti giuridici dell’Unione • 2 Atti atipici • 3 Qualità della legislazione
dell’Unione
Capitolo 3: Adozione degli atti dell’Unione
1 Introduzione • 2 Procedure
Capitolo 4: La tutela giurisdizionale
1 Giurisdizione contenziosa • 2 Giurisdizione non contenziosa
 1 Introduzione
Sistema giuridico dell’UE
▶ È costituito dall’insieme di norme che regolano l’organizzazione e
lo sviluppo dell’Unione europea e i rapporti tra questa e gli Stati membri
Classificazione delle fonti
▶ Fonti di primo grado, vale a dire il diritto originario
▶ Fonti di secondo grado, vale a dire tutti gli atti di diritto derivato
▶ Fonti di terzo grado, costituite dai regolamenti della Commissione
di attuazione degli atti del Consiglio
 Differenze 
Diversamente da altre organizzazioni internazionali l’ordinamento giuridico dell’Unione
risulta completamente autonomo rispetto a quelli degli Stati membri.
Con la sentenza 6/64 (Costa c. Enel), la Corte ha esplicitamente affermato: «A differenza
dei comuni trattati internazionali, il Trattato CEE ha istituito un proprio ordinamento giuridico,
integrato nell’ordinamento giuridico degli Stati membri all’atto dell’entrata in vigore del
Trattato e che i giudici nazionali sono tenuti ad osservare. Istituendo una Comunità senza
limiti di durata, dotata di propri organi, di personalità, di capacità giuridica, di capacità di
rappresentanza sul piano internazionale, ed in ispecie di poteri effettivi provenienti da una
limitazione di competenza o da un trasferimento di attribuzioni degli Stati alla Comunità,
questi hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato quindi un
complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi».
 2 Diritto originario
Nozione: è costituito dall’insieme delle norme che formano il quadro giuridico
costituzionale dell’Unione.
Classificazione
▶ Diritto scritto: i trattati istitutivi, i successivi atti di modifica e gli
atti di diritto derivato
▶ Diritto non scritto: principi generali di diritto individuati dalla
Corte di giustizia dell’Unione europea
Diritto scritto
▶ Trattati istitutivi
• Atto costitutivo CECA: firmato il 18 aprile
1951, entrato in vigore il 23 luglio 1952 e scaduto
il 23 luglio 2002
• Atti costitutivi CEE ed EURATOM: firmati
a Roma il 25 maggio 1957 ed entrati in vigore il 1°
gennaio 1958
• Trattato istitutivo dell’Unione europea,
firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato
in vigore il 1° novembre 1993
Diritto scritto
▶ Atti modificativi delle disposizioni originarie
• Trattato sulla fusione degli esecutivi,8
aprile 1965: abrogato dal Trattato di Amsterdam
che ne ha conservato però le disposizioni
principali; ha istituito un Consiglio unico e una
Commissione unica per tutte e tre le Comunità
• Decisione del Consiglio 21 aprile 1970: ha
instaurato il regime di risorse proprie della
Comunità
• Trattato di Lussemburgo, 22 aprile 1970 e
successivo Trattato di Bruxelles, 22 luglio 1975:
hanno conferito al Parlamento europeo nuove
competenze in materia di bilancio
• Decisione 20 settembre 1976: ha
introdotto l’elezione dei membri del Parlamento
europeo a suffragio universale diretto
• Atto unico europeo, 28 febbraio 1986:
l’obiettivo principale è consistito nell’instaurazione
progressiva del mercato interno nel quale è
assicurata la libera circolazione di merci, persone,
servizi e capitali
• Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992 (e
Protocolli allegati): stabilisce la nuova architettura
dell’Europa fondata su tre pilastri: Trattati istitutivi
delle Comunità europee; politica estera e di
sicurezza comune; cooperazione in materia di
giustizia e affari interni
• Trattato di Amsterdam, 2 ottobre 1997 : ha
ulteriormente modificato i Trattati istitutivi
apportando modifiche alle procedure decisionali e
comunitarizzando alcuni settori
• Trattato di Nizza, 26 febbraio 2001: ha
apportato modifiche soprattutto di carattere
istituzionale in vista del futuro allargamento
dell’Unione
• Trattato di Lisbona, 13 dicembre 2007: ha
modificato il TCE in TFUE e il TUE, facendo venir
meno la distinzione tra Comunità europea e
Unione europea
• i vari trattati di adesione dei nuovi Stati
membri
Diritto non scritto
▶ Natura
• principi generali individuati dalla Corte di
giustizia nella sua funzione di assicurare la
corretta applicazione ed interpretazione delle
norme europee
▶ Distinzione
• principi generali di diritto mutuati dai
sistemi giuridici
— certezza del diritto
— proporzionalità dell’azione amministrativa
— forza maggiore
— affidamento dei terzi in buona fede
• principi generali propri del diritto UE
— uguaglianza— solidarietà
— primato del diritto UE
— mutuo riconoscimento
— diretta applicabilità
— equilibrio istituzionale
— efficacia diretta
— effetto utile delle norme europee
Le fonti del diritto dell’Unione europea
 3 Tutela dei diritti fondamentali
3.1 • Evoluzione storica
Trattati istitutivi
Highlight
Highlight
Highlight
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Highlight
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Highlight
Highlight
Highlight
Highlight
Highlight
Highlight
Highlight
▶ I trattati delle Comunità europee non contenevano alcuna norma
relativa alla tutela dei diritti fondamentali
▶ Erano riconosciute solo alcune libertà fondamentali (circolazione
delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali) e il divieto di
discriminazione in base alla nazionalità e al sesso
 Osservazioni 
Le libertà individuali erano strumentali alla realizzazione del mercato comune; nell’intenzione
degli Stati membri i trattati dovevano essere la regolamentazione giuridica di una
integrazione economica, con la conseguenza che l’individuo non veniva tutelato come
persona umana ma solo come individuo-lavoratore, individuo-operatore economico etc.
La mancata tutela dei diritti fondamentali negli originari trattati comunitari trova una
spiegazione anche di ordine politico. Al momento della costituzione della CEE, uno degli
Stati membri, la Francia, non aveva ancora ratificato la Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e, quindi, sarebbe
stato difficile ottenere un suo consenso riguardo l’inserimento nel Trattato di norme a tutela
delle libertà fondamentali.
Ruolo della Corte di giustizia
▶ La Corte attraverso una serie di sentenze ha affermato che i diritti
fondamentali dell’uomo vanno tutelati e considerati parte integrante dei
«principi generali dell’ordinamento comunitario». In seguito alle pronunce
della Corte costituzionale italiana (sentenza Frontini, 1973) e di quella
tedesca (sentenza Solange I, 1974) si è iniziata ad ipotizzare la
possibilità di effettuare un controllo di legittimità costituzionale sugli atti
dell’Unione, allo scopo di verificare che questi ultimi non contengano
violazioni dei diritti fondamentali garantiti dalle rispettive Costituzioni
nazionali
Trattato di Lisbona
▶ Con il Trattato di Lisbona è stato realizzato un passo decisivo nella
tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, con l’introduzione del nuovo par. 1
all’interno dell’art. 6 TUE, in base al quale «l’Unione riconosce i diritti, le
libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a
Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati»
▶ Nel Trattato vigente al capoverso successivo si prevede che «le
disposizioni della Carta non estendono in alcun modo le competenze
dell’Unione definite nei trattati».
I «diritti, le libertà e i principi della Carta sono interpretati in conformità
delle disposizioni generali del titolo VII della Carta che disciplinano la sua
Highlight
interpretazione e applicazione e tenendo in debito conto le spiegazioni
cui si fa riferimento nella Carta, che indicano le fonti di tali disposizioni»
▶ L’art. 6 TUE opera un ulteriore richiamo alla tutela dei diritti umani
fornendo al par. 2 la base giuridica per l’adesione dell’Unione
europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU); la decisione sulla
conclusione dell’accordo di adesione entrerà in vigore previa
approvazione degli Stati membri
▶ Al par. 3 dell’art. 6 TUE viene esplicitato che i diritti fondamentali
garantiti dalla CEDU e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli
Stati membri fanno parte del diritto dell’Unione in quanto principi generali
 Osservazioni
L’attribuzione di un valore giuridico vincolante alla Carta rappresenta, quindi, un
passaggio fondamentale nell’identificazione dei diritti umani, la cui tutela a livello europeo è
stata assicurata dapprima da una giurisprudenza coraggiosa trovando poi riscontro nei
Trattati, prima a Maastricht e in modo più compiuto ad Amsterdam e a Nizza.
3.2 • La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea
Natura giuridica
▶ È un documento che sancisce in maniera visibile il carattere
fondamentale e la portata dei diritti umani per i cittadini dell’Unione
▶ La Carta è equiparata ai trattati con valore giuridico vincolante;
riprende e raccoglie per la prima volta in un testo organico i diritti civili e
politici e quelli economici e sociali
Testo
▶ Elaborazione: da parte di un organo ad hoc (Convenzione)
composto da 62 membri suddivisi in 4 gruppi
▶ Proclamazione: Consiglio europeo di Nizza 7 dicembre 2000
▶ 12 dicembre 2007: grazie ad alcune modifiche il Consiglio, la
Commissione e il Parlamento hanno provveduto ad una nuova
proclamazione a Strasburgo
▶ Struttura: 50 articoli suddivisi in 6 categorie di valori
• dignità
• libertà
• uguaglianza
• solidarietà
• cittadinanza
• giustizia
 4 Revisione dei trattati
Art. 48 TUE
▶ Procedura di revisione ordinaria
▶ Procedura di revisione semplificata
Procedura di revisione ordinaria
▶ Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la
Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a
modificare i trattati. Tali progetti possono, tra l’altro, essere intesi ad
accrescere o a ridurre le competenze attribuite all’Unione nei trattati;
vengono trasmessi dal Consiglio al Consiglio europeo e notificati ai
Parlamenti nazionali
▶ Qualora il Consiglio europeo, previa consultazione del Parlamento
europeo e della Commissione, adotti a maggioranza semplice una
decisione favorevole all’esame delle modifiche proposte, il Presidente
del Consiglio europeo convoca una Convenzione composta da
rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Capi di Stato o di governo
degli Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione.
La Convenzione esamina i progetti di modifica e
adotta per consenso una raccomandazione da
trasmettere a una Conferenza dei rappresentanti
dei governi degli Stati membri.
Il Consiglio europeo può decidere a maggioranza
semplice, previa approvazione del Parlamento
europeo, di non convocare una Convenzione
qualora l’entità delle modifiche non lo giustifichi. In
questo caso, il Consiglio europeo definisce il
mandato per una conferenza dei rappresentanti
dei governi degli Stati membri
▶ Il Presidente del Consiglio convoca una Conferenza dei
rappresentanti dei governi degli Stati membri allo scopo di stabilire di
comune accordo le modifiche da apportare ai trattati. Queste ultime
entrano in vigore dopo essere state ratificate da tutti gli Stati membri
conformemente alle rispettive norme costituzionali
▶ Se, al termine di un periodo di due anni a decorrere dalla firma di
un trattato che modifica quelli previgenti, i quattro quinti degli Stati
membri hanno ratificato detto trattato e uno o più Stati membri hanno
incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al
Consiglio europeo
Procedura di revisione semplificata
▶ Prima tipologia
• modifiche relative alla Parte Terza del
TFUE (politiche e azioni interne all’UE)
• il potere d’iniziativa spetta agli Stati, al
Parlamento o alla Commissione che inviano
proposte di modifica al Consiglio europeo
• il Consiglio europeo, all’unanimità e previa
consultazione del Parlamento europeo e della
Commissione, adotta la decisione che entra in
vigore dopo l’approvazione degli Stati membri
▶ Seconda tipologia
• modifiche relative alle procedure di voto in
seno al Consiglio
• azionabile nel settoredell’azione esterna e
quando il Consiglio adotta una decisione secondo
la procedura legislativa speciale
 Osservazioni 
In entrambi i casi su esposti (cd. clausole-passerella), l’iniziativa, presa dal Consiglio
europeo, deve essere trasmessa ai Parlamenti nazionali. In caso di opposizione notificata
da un Parlamento nazionale, entro sei mesi dalla data di tale trasmissione la decisione del
Consiglio europeo non è adottata. Va da sé che, in assenza di opposizione, il Consiglio
europeo può adottare tale decisione. Per l’adozione delle decisioni per le quali è azionabile
la seconda procedura di revisione semplificata, il Consiglio europeo delibera all’unanimità
previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri
che lo compongono.
 In sintesi 
L’ordinamento giuridico dell’Unione europea è completamente autonomo rispetto a
quello dei singoli Stati membri; l’autonomia (il cui principio è stato elaborato dalla Corte di
giustizia delle allora Comunità europee attraverso due famose sentenze – Vand Gend en
Loos e Costa c. Enel) è l’elemento essenziale per impedire che il diritto dell’Unione possa
essere svuotato nei suoi contenuti dalle disposizioni nazionali.
Le fonti del diritto dell’Unione possono essere classificate in:
— fonti di primo grado, che comprendono i trattati istitutivi, i successivi atti di
modifica (diritto scritto) nonché i principi generali del diritto individuati dalla Corte di giustizia
(diritto non scritto);
— fonti di secondo grado, vale a dire gli atti di diritto derivato emanati dalle
istituzioni dell’Unione per la realizzazione degli obiettivi individuati dai trattati;
— fonti di terzo grado, costituite dai provvedimenti di esecuzione degli atti di diritto
derivato.
note 
 1 Atti giuridici dell’Unione
Introduzione
▶ Il diritto derivato dell’Unione europea è costituito dall’insieme delle
norme giuridiche emanate dalle istituzioni dell’Unione
▶ Art. 288 TFUE: per esercitare le competenze dell’Unione le
istituzioni adottano regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e
pareri
Atti vincolanti
▶ Regolamenti
▶ Direttive
▶ Decisioni
Atti non vincolanti
▶ Raccomandazioni
▶ Pareri
 Osservazioni 
Gli atti vincolanti sono definiti atti legislativi sulla base della procedura adottata per la
loro emanazione. Recita, infatti, l’art. 289, par. 3 TFUE che «gli atti adottati mediante
procedura legislativa sono atti legislativi».
Gli atti legislativi adottati mediante procedura legislativa ordinaria o speciale –
rispettivamente, con l’adozione congiunta del Parlamento e del Consiglio, o con l’adozione
da parte del Parlamento con la partecipazione del Consiglio o da parte di quest’ultimo con
la partecipazione del Parlamento – sono i regolamenti, le direttive e le decisioni.
Gli atti non legislativi sono atti la cui adozione non si regge su procedure legislative (siano
esse ordinarie o speciali). È il caso, ad esempio, nell’ambito della politica estera e di
sicurezza comune, degli atti adottati dal Consiglio europeo, di decisioni interne o
amministrative.
Principi comuni
▶ Ai sensi dell’art. 296, comma 2 TFUE gli atti giuridici sono motivati
e fanno riferimento alle proposte, iniziative, raccomandazioni, richieste, e
pareri previsti dai trattati
▶ La motivazione dell’atto è una formalità sostanziale, pena
l’invalidità dell’atto
▶ L’ indicazione della base giuridica è un altro requisito
essenziale ai fini di una migliore comprensione e validità dell’atto. Si
tratta dell’articolo del trattato sul quale è fondato l’atto e sul quale si
poggiano le competenze delle istituzioni e i limiti delle stesse nonché il
procedimento richiesto per l’adozione del provvedimento
▶ L’entrata in vigore è prevista il ventesimo giorno dalla
pubblicazione, salvo diversa disposizione, o dal momento dell’avvenuta
notifica
 Osservazioni
La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (GUUE) è il documento ufficiale, pubblicato quasi
tutti i giorni feriali in tutte le lingue ufficiali dell’Unione (ad eccezione dell’irlandese), nel quale
sono riportati gli atti normativi e le altre informazioni di interesse europeo che devono
essere rese note.
1.1 • Regolamenti
Caratteristiche
▶ Portata generale
• destinatari: categorie considerate
astrattamente e nel loro insieme; Stati membri,
persone fisiche e giuridiche degli Stati stessi
▶ Obbligatori in tutti i loro elementi
• vanno osservati come tali dai destinatari
▶ Direttamente applicabili
• norme self-executing operanti senza atti di
adattamento da parte degli ordinamenti statali
 Differenze 
Il carattere della «portata generale» distingue il regolamento dalle direttive, che hanno come
destinatari gli Stati membri, e da quelle decisioni che designano espressamente i loro
destinatari.
1.2 • Direttive
Nozione: vincolano lo Stato membro cui sono rivolte per quanto riguarda il risultato da
raggiungere (art. 288 TFUE).
Caratteristiche
▶ Destinatari: Stati membri
• generali, se indirizzate a tutti gli Stati
membri
• individuali o particolari, se indirizzate ad
uno o ad alcuni di essi
▶ Obbligo di risultato, lasciando liberi gli Stati di adottare le misure
ritenute opportune per il conseguimento del risultato stesso
Efficacia
▶ Generalità: non hanno efficacia diretta, cioè non producono diritti
ed obblighi che i giudici nazionali devono far osservare, ma un’efficacia
mediata attraverso i provvedimenti che gli Stati intenderanno adottare
▶ Giurisprudenza della Corte: a determinate condizioni si
riconosce un’efficacia immediata
Entrata in vigore
▶ È a partire dalla notifica ai destinatari o dalla pubblicazione nella
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
▶ Efficacia
• se dirette a tutti gli Stati membri: dalla data
indicata nell’atto medesimo ovvero dal ventesimo
giorno successivo alla pubblicazione
• se dirette a singoli destinatari: dalla data di
notifica
▶ Termine per l’attuazione: se gli Stati membri entro il termine
fissato dalla direttiva non adottano le misure interne di esecuzione,
commettono una violazione del trattato ai sensi dell’art. 258 TFUE
Direttive dettagliate
▶ Nozione: indicano con precisione anche le norme interne che gli
Stati sono tenuti ad adottare. La discrezionalità degli Stati si riduce alla
scelta della forma giuridica interna (amministrativa, legislativa o
regolamentare) da dare alla norma già fissata sul piano europeo
▶ Legittimità (secondo la dottrina)
• legittima: se la direttiva dettagliata viene
emanata in materia disciplinabile
indifferentemente con regolamenti, direttive o
decisioni
• illegittima: se si tratta di materia che può
formare oggetto soltanto di direttive
1.3 • Decisioni
Nozioni
▶ Sono obbligatorie in tutti i loro elementi
▶ Se designano i destinatari sono obbligatorie soltanto nei confronti
di questi
Caratteristiche
▶ Portata generale, se non designano i destinatari
▶ Portata individuale, se designano i destinatari
▶ Destinatari: individui o Stati membri
▶ Motivazione: ragioni sulle quali l’atto è fondato
▶ Obbligatorietà in tutti i loro elementi: in relazione al risultato e ai
mezzi da utilizzare per raggiungere l’obiettivo indicato
Art. 297 TFUE
▶ Le decisioni che non designano i destinatari e che hanno o meno
carattere legislativo devono essere firmate dal presidente dell’istituzione
e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
▶ Le decisioni che designano i destinatari cui sono rivolte e non
hanno carattere legislativo sono notificate
1.4 • Raccomandazioni e pareri
Generalità
▶ Nozione: atti emanati dal Consiglio e, quando previsto dai trattati,dalla Commissione o dalla Banca centrale europea
▶ Effetto di liceità: le raccomandazioni producono un effetto liceità
nel senso che è da considerarsi pienamente lecito un atto, di per sé
illecito, posto in essere per rispettare una raccomandazione di
un’istituzione.
Secondo la Corte di giustizia compito del giudice
nazionale è tenere conto delle raccomandazioni
per procedere all’interpretazione degli altri atti
vincolanti emanati dalle istituzioni e delle norme
nazionali
Scopi
▶ Raccomandazione: sollecitare il destinatario a tenere un
determinato comportamento giudicato più rispondente agli interessi
comuni
▶ Parere: fissare il punto di vista dell’istituzione che lo emette in
ordine a una specifica questione. Talvolta si vuole ottenere una
modificazione del comportamento del destinatario
Destinatari
▶ Stati membri
▶ Istituzioni
▶ Soggetti di diritto interno degli Stati membri
Forma
▶ Non sono sottoposti ad alcuna forma particolare
▶ Per alcuni pareri: è prevista una motivazione espressa
 2 Atti atipici
Nozione
▶ Sono atti non vincolanti emanati dalle istituzioni dell’Unione
▶ Non rientrano nell’art. 288 TFUE
Tipologie
▶ Regolamenti interni: ciascuna istituzione li emana per
disciplinare la propria organizzazione e il proprio funzionamento
▶ Programmi generali per la soppressione delle restrizioni
relative alla libertà di stabilimento o di prestazione dei servizi
▶ Accordi interistituzionali: con essi le istituzioni stabiliscono delle
regole volte a migliorare i loro rapporti ed evitare possibili conflitti
▶ Dichiarazioni comuni: atti con cui le istituzioni si impegnano a
rispettare determinati principi
▶ Comunicazioni: la Commissione le emana per precisare i propri
orientamenti in merito ad una questione (cd. decisorie), per raccogliere le
evoluzioni della giurisprudenza relative ad un determinato settore (cd.
interpretative), per indicare le linee guida di future proposte normative
(cd. informative)
▶ Codici di condotta: elaborati dalle varie istituzioni, contengono
disposizioni non vincolanti relative a regole o pratiche uniformi
Tipologie
▶ Orientamenti generali e modus vivendi: indicano le linee guida
delle istituzioni su determinati argomenti ai quali gli Stati membri devono
conformarsi nelle rispettive politiche nazionali
▶ Libri verdi e bianchi: nel primo caso si tratta di documenti
pubblicati dalla Commissione al fine di avviare un processo di
consultazione su determinati argomenti. Al libro verde segue spesso il
libro bianco le cui consultazioni si traducono in concrete proposte
d’azione
 3 Qualità della legislazione dell’Unione
Miglioramento della qualità redazionale
▶ Rendere la nuova legislazione più chiara e semplice, sia
rispettando le linee direttrici concordate dalle istituzioni, sia attraverso
l’operato del Servizio giuridico del Consiglio e del Gruppo di
Giuristi/Linguisti, che esaminano regolarmente gli atti legislativi del
Consiglio prima della loro adozione in modo da proporre eventuali
modifiche
▶ Rendere più accessibile la legislazione già esistente,
mediante un ricorso più rapido e organizzato agli strumenti di
codificazione e consolidazione e alla banca dati Eur-lex
Semplificazione e codificazione
▶ Si traducono in quattro tipologie di interventi:
• la semplificazione, che mira a rendere,
appunto, più semplici gli atti riguardanti specifici
settori
• la codificazione ufficiale, che consiste nel
riunire ogni atto normativo e le successive
modifiche in un unico atto
• la rifusione dei testi legislativi, intesa
come adozione di un nuovo atto giuridico che
apporta una serie di modifiche ad un atto di base
per poi abrogarlo
• la consolidazione, che chiarisce un
precedente atto dell’Unione senza che il nuovo
atto produca alcun effetto giuridico
 In sintesi 
Il diritto derivato è costituito anzitutto dagli atti tipici (emanati dalle istituzioni dell’Unione)
espressamente previsti dal TFUE, di natura vincolante (regolamenti, direttive e decisioni)
e non vincolante (raccomandazioni e pareri).
Ad essi si aggiungono, inoltre, gli atti atipici, che pur non trovando esplicita disciplina nei
trattati sono di frequente adottati dalle istituzioni dell’Unione. Tali atti rivestono perlopiù
carattere politico o amministrativo.
note 
 1 Introduzione
Ruolo delle istituzioni
▶ Alla Commissione è affidato il compito di proporre l’adozione di
un atto (funzione d’iniziativa legislativa)
▶ Il Consiglio è l’istituzione decisionale, a cui spetta il compito di
adottare l’atto
▶ Il Parlamento europeo può assumere una duplice funzione in
quanto, a seconda della procedura adottata, può essere fondamentale
per l’adozione dell’atto o partecipare soltanto attraverso l’emanazione
di pareri (vincolanti e non)
▶ Altri organi (Comitato economico e sociale, Comitato delle
Regioni) possono soltanto partecipare attraverso l’emanazione di pareri
 2 Procedure
2.1 • L’iniziativa
Caratteristiche
▶ Un atto legislativo dell’Unione può essere adottato solo su
proposta della Commissione, salvo che i trattati non dispongano
diversamente
▶ L’iniziativa è determinata da una richiesta esterna alla
Commissione, da parte:
• del Parlamento, che a maggioranza dei
membri che lo compongono può chiedere alla
Commissione di presentare proposte sulle
questioni per le quali reputa necessaria
l’elaborazione di un atto ai fini dell’attuazione dei
trattati (iniziativa della iniziativa)
• del Consiglio, che deliberando a
maggioranza semplice può chiedere alla
Commissione di procedere a tutti gli studi che
esso ritiene opportuni ai fini del raggiungimento
degli obiettivi comuni e di sottoporgli tutte le
proposte del caso. Se la Commissione non
presenta una proposta, ne comunica le
motivazioni (art. 241 TFUE)
• di un gruppo di Stati membri, della Corte
di giustizia, della BCE e della BEI
• di un milione di cittadini dell’Unione
▶ L’iniziativa può essere modificata da pareri e viene discussa da
un gruppo di lavoro di esperti e dal COREPER
▶ La Commissione può modificare la propria proposta in ogni fase
della procedura di adozione purché Parlamento e Consiglio non abbiano
ancora deliberato
▶ La Commissione può in qualunque momento ritirare la propria
proposta
2.2 • Procedura legislativa ordinaria
Caratteristica: l’adozione dell’atto da parte del Parlamento e del Consiglio è congiunta.
Iter legislativo
▶ Prima lettura
• il Parlamento europeo adotta una posizione
sulla proposta presentata dalla Commissione e la
trasmette al Consiglio, il quale può approvarla o
meno. Nel primo caso l’atto è adottato così come
è stato formulato dal Parlamento europeo. Nella
seconda ipotesi, invece, il Consiglio adotta una
posizione, in prima lettura, la trasmette al
Parlamento europeo e lo informa esaurientemente
dei motivi che lo hanno indotto a non approvare la
proposta del Consiglio. In questa fase anche la
Commissione informa il Parlamento europeo della
sua posizione
▶ Seconda lettura
• il Parlamento europeo, entro tre mesi dalla
comunicazione, può approvare la posizione del
Consiglio o non pronunciarsi (in tal caso l’atto è
Highlight
adottato); può respingere la posizione del
Consiglio a maggioranza dei membri che lo
compongono (in tal caso l’atto si considera non
adottato); oppure può proporre degli
emendamenti. Nell’ultima ipotesi il testo è inviato
al Consiglio e alla Commissione (a quest’ultima,
in particolare, affinché esprima un parere) e lo
stesso Consiglio, deliberando a maggioranza
qualificata, dispone di tre mesi per approvareo
meno gli emendamenti. Nel primo caso l’atto si
considera adottato. Nel secondo caso il Consiglio,
d’intesa con il presidente del Parlamento europeo,
convoca entro sei settimane il Comitato di
conciliazione che apre la fase immediatamente
successiva
▶ Fase di conciliazione
• il Comitato di conciliazione, entro sei
settimane dalla convocazione, deve raggiungere
un accordo su un progetto comune a partire dalle
posizioni comuni adottate dal Parlamento e dal
Consiglio in seconda lettura. In caso contrario
l’atto si considera non adottato
▶ Terza lettura
• se entro le sei settimane il Comitato di
conciliazione riesce ad approvare un progetto
comune, il Parlamento europeo e il Consiglio
dispongono di sei settimane per adottare,
ciascuno per conto proprio, l’atto sulla base del
progetto comune. In caso contrario, l’atto si
considera non adottato
2.3 • Procedura legislativa speciale
Art. 289 TFUE
▶ Nei casi previsti dai trattati gli atti legislativi possono essere
emanati dal Parlamento europeo con la partecipazione del Consiglio, o
viceversa. Tale procedura investe della funzione legislativa due soli
soggetti, distinguendo nettamente il loro ruolo: uno di essi assume la
veste di organo deliberante, l’altro di organo partecipante (il quale può
essere semplicemente consultato o chiamato ad approvare l’atto)
Consultazione e approvazione da parte del Parlamento
▶ Nei casi in cui è il Parlamento europeo a dover solo partecipare
all’adozione di un atto, la consultazione parlamentare può essere sia
obbligatoria che facoltativa a seconda di quanto disposto dai trattati, e
si traduce nell’emanazione di un parere che non è mai vincolante né
per la Commissione, né per il Consiglio
▶ Quando si parla di approvazione parlamentare si fa riferimento
alla procedura di parere conforme contemplata dal previgente TCE che,
introdotta per la prima volta dall’Atto unico europeo, consente al
Parlamento europeo di esprimere il proprio accordo o disaccordo in
merito all’approvazione di determinati atti proposti dal Consiglio. In
sostanza, il Consiglio non può validamente legiferare in alcune materie se
il Parlamento, deliberando a maggioranza assoluta dei suoi membri, non
concorda pienamente con il contenuto dell’atto
 Osservazioni 
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha elaborato in diverse sentenze tre principi
fondamentali nel definire i caratteri della consultazione parlamentare, anche per ovviare alla
scarna dizione dei trattati istitutivi:
— la consultazione del Parlamento è obbligatoria nella misura in cui, potendo
scegliere tra una base giuridica che non prevede la consultazione del Parlamento e una che
la prevede, si decide di utilizzare la prima. Ciò comporta l’impugnabilità dell’atto adottato;
— non è sufficiente che il Consiglio abbia chiesto al Parlamento il suo parere, ma è
necessario che quest’ultima istituzione esprima effettivamente la propria opinione. Se il
Parlamento non adempie a tale compito entro un ragionevole periodo di tempo, non potrà
obiettare al Consiglio l’inosservanza della procedura;
— il parere deve essere dato su di un testo che nella sostanza rispecchi quello
successivamente adottato dal Consiglio. Nell’ipotesi in cui quest’ultimo intende apportare
modifiche sostanziali all’atto, è necessaria una nuova consultazione del Parlamento.
 In sintesi 
In merito all’adozione degli atti dell’Unione, ciascuna istituzione esercita una funzione
specifica:
— la Commissione propone l’adozione dell’atto; esercita, quindi, la funzione di
iniziativa legislativa;
— il Consiglio, in qualità di organo decisionale, si occupa dell’adozione dell’atto;
— il Parlamento può svolgere un ruolo decisionale o consultivo in relazione alla
procedura adottata;
— gli altri organi hanno una funzione consultiva che si traduce nell’emanazione di
pareri.
Il procedimento è più o meno complesso, a seconda dell’importanza della materia da
regolare: di solito, però, esso prevede almeno le fasi della proposta, della consultazione di
altri organi e della decisione finale, con la conseguente emanazione dell’atto.
 1 Giurisdizione contenziosa
1.1 • Avente ad oggetto il comportamento degli Stati: il ricorso per inadempimento
Nozioni generali: si tratta del giudizio della Corte sulla violazione degli obblighi degli
Stati membri derivanti dai trattati e dagli atti vincolanti delle istituzioni.
Procedura promossa dalla Commissione
▶ Fase precontenziosa
• caratterizzata dalla lettera di messa in mora
e dal parere motivato:
— la lettera di messa in mora ha lo scopo di
delimitare la questione oggetto del contendere e
di fornire allo Stato membro invitato a presentare
le sue osservazioni i dati essenziali per
organizzare la sua difesa
— il parere motivato, indirizzato allo Stato in
questione dopo la lettera di messa in mora
(ricevute le osservazioni o in assenza delle
stesse), è adottato dalla Commissione solo se
non si raggiunge nessun accordo fra lo Stato e la
stessa Commissione
▶ Fase contenziosa
• viene avviata solo nel caso in cui lo Stato
interessato non si sia conformato in tempo utile
(stabilito a discrezione della Commissione) al
parere motivato.
Tuttavia non sussiste alcun obbligo per la
Commissione di adire la Corte: il ricorso non ha
come oggetto l’inosservanza al parere motivato,
ma l’inadempimento agli obblighi derivanti dai
trattati
Procedura promossa da uno Stato membro
▶ Obiettivo: evitare, quando possibile, un giudizio della Corte
▶ Procedimento
• lo Stato formula una richiesta di intervento
della Commissione fondata su ragioni chiare
• la Commissione ha il compito di far
conciliare le posizioni contrastanti degli Stati e di
porre questi ultimi in condizioni di presentare
osservazioni scritte e orali
Procedura promossa da uno Stato membro
▶ Procedimento
• la Commissione emette un parere motivato
che presenta le stesse caratteristiche di quello
relativo alla procedura promossa dalla
Commissione
• la Commissione può assumere diverse
posizioni:
— reputare non fondate le motivazioni
riportate dallo Stato o non sentirsi in grado di
assumere una posizione precisa
— appoggiare la tesi dello Stato imputato di
inadempimento
— è sempre possibile il ricorso alla Corte
— condividere la tesi dello Stato che ha
presentato ricorso
— il ricorso alla Corte ha luogo solo se lo
Stato non si è conformato entro il termine
prestabilito al parere o non ha posto fine all’illecito
— non formulare alcun parere nel termine di
3 mesi
— non vi è alcun impedimento al ricorso
presso la Corte di giustizia e a tutte le attività
preliminari di questo ricorso
Effetti della sentenza
▶ Di mero accertamento dell’esistenza della violazione. La
sentenza non può indicare allo Stato inadempiente le misure per la
riparazione dell’illecito, ma lo obbliga a dare esecuzione alla sentenza
riparando all’illecito; qualora non lo faccia, vi è la prosecuzione del
giudizio in due fasi:
• fase precontenziosa: la Commissione invia
una lettera di messa in mora, evidenziando una
serie di raccomandazioni volte a porre fine
all’illecito, e consente allo Stato inadempiente di
presentare le sue osservazioni
• fase contenziosa: è solo eventuale; si attiva
nel caso in cui lo Stato membro non si sia
conformato alla sentenza della Corte, che può
commissionargli il pagamento di una somma
forfettaria o di una penalità
1.2 • Avente ad oggetto il comportamento delle istituzioni: il ricorso di
annullamento e il ricorso per carenza
Nozioni: il comportamento delle istituzioni può formare oggetto di controversia sia sotto il
profilo attivo (emanazione di atti illegittimi), attivandosi in tale caso il ricorso di annullamento,sia
sotto il profilo omissivo (astensione dall’emanazione di atti dovuti), proseguendo, in tal modo, con
il ricorso per carenza.
Ricorso di annullamento (art. 263 TFUE)
▶ Oggetto: atti delle istituzioni che presentano delle irregolarità
▶ Soggetti legittimati a proporre ricorso
• le istituzioni dell’Unione europea
(Parlamento, Consiglio e Commissione) e gli
Stati membri, che sono definiti ricorrenti
privilegiati
• la Corte dei conti, il Comitato delle
Regioni e la BCE, solo per la salvaguardia delle
proprie prerogative (ricorrenti semiprivilegiati)
• le persone fisiche e giuridiche
(ricorrenti non privilegiati), che possono
proporre un ricorso, peraltro al Tribunale e non alla
Corte, solo nell’ipotesi in cui gli atti di cui chiedono
di dichiarare l’illegittimità le riguardino
direttamente e individualmente
▶ Vizi degli atti (art. 263, co. 2 TFUE)
• incompetenza: quando l’istituzione,
l’organo o l’organismo che ha emanato l’atto non
aveva il potere di emanarlo
• violazione delle forme sostanziali:
mancanza di un requisito di forma essenziale per
la formulazione dell’atto
• violazione dei trattati e delle norme
giuridiche relative alla loro applicazione: un
vizio residuale, a cui ricondurre la contrarietà
dell’atto ai trattati fuori dei due casi già esaminati;
esso si estende anche ai principi generali del
diritto non scritto dell’Unione e alle norme
internazionali vincolanti per l’Unione
• sviamento di potere: esercizio del potere
per un fine diverso da quello per il quale era stato
conferito
▶ Effetti dell’annullamento: erga omnes (nei confronti di tutti i
soggetti dell’ordinamento) ed ex tunc (a partire dal momento
dell’emanazione dell’atto)
▶ Obbligo dell’istituzione, organo o organismo che ha emanato
l’atto: ripristino della situazione preesistente attraverso la revoca degli atti
collegati all’atto illegittimo e attraverso l’obbligo di risarcire i danni
provocati
 Osservazioni 
Secondo quanto previsto dall’art. 278 TFUE la Corte può sospendere, in via cautelare, l’atto
impugnato, sebbene il ricorso non abbia di per sé effetto sospensivo.
ll procedimento per la concessione della sospensione dell’atto impugnato è disciplinato
dagli articoli da 83 a 88 del regolamento di procedura della Corte di giustizia dell’Unione
europea.
Ricorso per carenza (art. 265 TFUE)
▶ Oggetto: omessa adozione da parte delle istituzioni, degli organi
o degli organismi di un atto vincolante in attuazione dei trattati
▶ Soggetti legittimati a ricorrere: Stati membri, istituzioni
(diverse da quelle imputate di carenza), persone fisiche e giuridiche
(se l’atto le riguarda direttamente e purché non si tratti di
raccomandazioni o pareri), BCE (limitatamente ai ricorsi in settori che
rientrano nella sua competenza o siano stati proposti contro la stessa)
▶ Procedura: prima di adire la Corte, occorre che l’istituzione,
l’organo o l’organismo carente sia messo in mora e che per 2 mesi non
abbia preso posizione; entro i 2 mesi successivi il ricorrente può
rivolgersi alla Corte. Se la Corte dichiara contraria ai trattati l’astensione,
l’istituzione, organo o organismo carente ha l’obbligo di adottare i
provvedimenti necessari per l’esecuzione della sentenza. Contro
l’inosservanza di tale obbligo potrà solo esperirsi un nuovo ricorso in
carenza
1.3 • In materia di responsabilità extracontrattuale
Nozioni generali (art. 340 TFUE)
▶ La Corte è competente a conoscere delle controversie relative al
risarcimento dei danni causati da istituzioni, organi, organismi o dagli
agenti dell’Unione nell’esercizio delle loro funzioni
▶ La BCE è tenuta a risarcire il danno conformemente ai principi
generali comuni agli Stati membri
 Osservazioni 
La Banca centrale europea deve risarcire, conformemente ai principi generali comuni al
diritto degli Stati membri, i danni cagionati da essa stessa o dai suoi agenti nell’esercizio
delle loro funzioni (art. 340, comma 3 TFUE). Si tratta in questo caso di una competenza
esclusiva della BCE voluta con la riforma dei trattati, che evita all’Unione europea la
responsabilità del risarcimento di tali danni.
Elementi fondamentali
▶ Presupposto soggettivo
• comportamento colposo, che può
consistere anche solo nell’emanazione di atti
normativi illegittimi
▶ Presupposti oggettivi
• esistenza di un danno certo e reale. La
giurisprudenza ha anche ammesso che nel danno
risarcibile vanno inclusi il lucro cessante, il danno
morale e gli interessi
• rapporto di causalità diretto tra il
comportamento illegittimo e il danno lamentato
Procedimento
Highlight
Highlight
▶ Termine per la proposizione dell’azione di responsabilità
extracontrattuale: 5 anni dal verificarsi del fatto dannoso
1.4 • Le residue competenze in materia contenziosa
Controversie tra Stati membri (art. 273 TFUE)
▶ Oggetto: qualsiasi controversia tra Stati membri, qualora la
stessa venga sottoposta alla Corte in virtù di un compromesso
▶ Limiti: l’oggetto del contendere deve essere in connessione con i
trattati e i soggetti del contendere possono essere solo gli Stati membri
Controversie tra l’Unione e i suoi agenti (art. 270 TFUE)
▶ Competenza a pronunciarsi: Tribunale della funzione pubblica
▶ Soggetti legittimati a introdurre ricorso: funzionari dell’Unione,
sia quelli inseriti stabilmente nell’organico del personale, che quelli con
contratto a tempo determinato
▶ Tipologie di azioni di ricorso
• dipendenti contro le istituzioni
• Unione contro i dipendenti
▶ Materie oggetto delle controversie
• fissazione della retribuzione
• risarcimento danni per ritardo nella
corresponsione degli arretrati o
nell’inquadramento
• questioni di carriera, benefici sociali etc.
Controversie relative alla BEI e alla BCE (art. 271 TFUE)
▶ In merito all’esecuzione degli obblighi degli Stati membri
derivanti dallo Statuto della BEI. La competenza della Corte è simile a
quella in materia di comportamento degli Stati nell’esecuzione dei trattati
e il Consiglio dei governatori della Banca dispone di poteri analoghi a
quelli riconosciuti alla Commissione. La Corte è, inoltre, competente a
conoscere dei ricorsi contro le deliberazioni del Consiglio di
amministrazione della Banca, e può essere adita (da ciascuno Stato
membro, dalla Commissione e dal Consiglio di amministrazione) per
l’annullamento di dette deliberazioni
▶ In materia di esecuzione, da parte delle banche centrali
nazionali, degli obblighi derivanti dai trattati e dallo Statuto del
SEBC e della BCE. Il Consiglio direttivo della BCE dispone nei confronti
delle banche centrali nazionali di poteri analoghi a quelli riconosciuti alla
Commissione nei confronti degli Stati membri
Controversie relative a sanzioni irrogate dalle istituzioni
▶ La Corte di giustizia dell’Unione europea ha giurisdizione piena
avverso le decisioni con cui sono comminate le sanzioni a carico di
coloro che violino le disposizioni dell’Unione
Controversie in virtù di una clausola compromissoria (art. 272 TFUE)
▶ La Corte di giustizia dell’Unione europea è competente a
giudicare in virtù di una clausola compromissoria contenuta in un contratto
di diritto pubblico o di diritto privato stipulato dall’Unione o per conto di
questa.
È indispensabile che la clausola compromissoria sia redatta per iscritto
 2 Giurisdizione non contenziosa
Interpretazione in via pregiudiziale (art. 267 TFUE)
▶ Alla Corte di giustizia dell’Unione europea spetta la competenza
esclusiva a titolo pregiudiziale sull’interpretazione dei trattati e sulla
validità degli atti delle istituzioni, degli organi e degli organismi
dell’Unione
▶ Scopo di tale pronuncia è quello di assicurare l’uniformeinterpretazione del diritto dell’Unione per una sua corretta ed uniforme
applicazione
Oggetto del rinvio pregiudiziale (art. 267 TFUE)
▶ Corretta interpretazione da attribuire a disposizioni dei trattati o
ad atti (regolamenti, direttive, decisioni o ogni altro atto dell’Unione che
produce effetti giuridici) nonché a sentenze della Corte.
Compito della Corte in questo caso è quello di chiarire e precisare «il
significato e la portata della norma, quale deve, o avrebbe dovuto, essere
intesa e applicata dal momento della sua entrata in vigore»
▶ Validità di un atto di diritto derivato dell’Unione europea. La Corte,
in questo caso, è tenuta a verificare che l’atto in parola rispetti tutte le
regole giuridiche applicabili nel quadro dell’ordinamento giuridico
dell’Unione
Procedura per l’interpretazione degli atti
▶ Soggetti legittimati ad adire la Corte: le autorità giurisdizionali
di ciascuno Stato membro (d’ufficio o su richiesta delle parti)
▶ Rinvio alla Corte: è facoltativo tranne per i giudici di ultima
istanza (la Cassazione in Italia), per i quali è obbligatorio. Può essere
derogato quando:
• un’identica questione è già stata oggetto di
pronuncia della Corte in un precedente
procedimento
• le norme hanno un senso chiaro ed univoco
▶ Fase conclusiva: una volta ottenuta l’interpretazione pregiudiziale
della questione, la causa ritorna al giudice interno per la decisione sul
caso
▶ Effetti della sentenza interpretativa: vincola il giudice nazionale,
che dovrà eventualmente disapplicare la norma nazionale confliggente
con la norma europea. La sentenza avrà, però, la sua efficacia anche al di
fuori di quel contesto diventando in futuro vincolante nei confronti di altri
giudici, che saranno tenuti ad applicarla in futuro
Pronunce pregiudiziali sulla validità degli atti emanati dalle istituzioni
▶ Generalità: si tratta di una procedura in base alla quale la Corte
valuta la validità o meno dell’atto; i criteri utilizzati sono gli stessi applicati
nell’ambito della procedura di annullamento (art. 263 TFUE)
▶ Effetti della sentenza: l’atto viene dichiarato invalido e gli effetti
di tale pronuncia sono limitati alla controversia in esame.
In genere però le istituzioni si comportano come se fosse intervenuto un
annullamento dell’atto e provvedono a modificarlo o sostituirlo
 Osservazioni 
Una novità introdotta con il Trattato di Lisbona riguarda l’ultimo comma aggiunto all’art.
267 TFUE, secondo cui la Corte statuisce il più rapidamente possibile qualora una
questione pregiudiziale sia sollevata in un giudizio pendente davanti a un organo
giurisdizionale nazionale e riguardante una persona in stato di detenzione. Si tratta in
sostanza del procedimento pregiudiziale d’urgenza, a cui ora viene fatto riferimento
direttamente nel testo del TFUE (una forma di procedimento, applicabile allo spazio di
libertà, sicurezza e giustizia, che era stata adottata già il 15 gennaio 2008 dalla Corte come
modifica al suo regolamento di procedura).
 In sintesi 
Il sistema della tutela giurisdizionale nell’ambito dell’Unione europea comprende:
— i ricorsi diretti (giurisdizione contenziosa), che si caratterizzano per l’azione,
appunto, diretta dei soggetti interessati dinanzi alla Corte di giustizia, al Tribunale o al
Tribunale della funzione pubblica. Sono riconducibili a questa categoria il ricorso per
inadempimento, il ricorso di annullamento, il ricorso per carenza, i ricorsi in materia di
responsabilità extracontrattuale e di controversie tra l’Unione e i suoi agenti, o quelli attivati
in virtù di una clausola compromissoria;
— i ricorsi indiretti (giurisdizione non contenziosa), proposti dinanzi ai giudici
nazionali e successivamente portati all’esame della Corte di giustizia dell’Unione europea;
si risolvono, in sostanza, nel procedimento di rinvio pregiudiziale.
note 
PARTE QUARTA
ORDINAMENTO DEL’UNIONE EUROPEA E STATI MEMBRI
Capitolo 1: Diritto dell’Unione e diritto degli Stati membri
1 Generalità • 2 Diretta efficacia del diritto dell’Unione europea • 3 Primato
del diritto dell’Unione
Capitolo 2: Adattamento dell’ordinamento italiano al diritto del l’Unione
1 Costituzione italiana e ordinamento europeo • 2 Normativa europea e
norme statali di pari rango • 3 Adattamento al diritto derivato dell’Unione
Capitolo 3: Le Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione
1 Generalità • 2 Le Regioni e la formazione degli atti dell’Unione • 3 Le
Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione • 4 Il potere sostitutivo dello
Stato e il principio di cedevolezza • 5 Attuazione in via regolamentare • 6 Il
ricorso alla Corte di giustizia su richiesta delle Regioni
Capitolo 4: Responsabilità dello Stato per violazione delle norme europee
1 L’adempimento degli obblighi dell’Unione • 2 Responsabilità dello Stato
membro e obbligo di risarcimento del danno
Capitolo 5: Principio di sussidiarietà, cooperazione rafforzata e clausola di
flessibilità
1 Ripartizione di competenze tra Unione e Stati membri • 2 Principio di
sussidiarietà • 3 Cooperazione rafforzata
 1 Generalità
Integrazione e leale collaborazione
▶ La tesi prevalente considera l’ordinamento dell’Unione non come
un sistema chiuso e autosufficiente, ma legato agli ordinamenti dei
diversi Stati membri da un rapporto di vera e propria integrazione e di
reciproco completamento, più che di semplice «correlazione paritaria»
▶ Questa stretta correlazione tra diritto dell’Unione europea e diritto
interno è rafforzata dall’obbligo per gli Stati membri, sancito dall’art. 4,
par. 3 TUE di adottare «ogni misura di carattere generale o particolare
atta ad assicurare l’esecuzione degli obblighi derivanti dai trattati o
conseguenti agli atti delle istituzioni dell’Unione. Gli Stati membri … si
astengono da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la
realizzazione degli obiettivi dell’Unione» (obbligo di leale
collaborazione)
 2 Diretta efficacia del diritto dell’Unione europea
Nozione: qualora una disposizione dei trattati o di un atto delle istituzioni presenti
determinate caratteristiche (deve imporre un comportamento preciso e non condizionato da alcuna
riserva e deve contenere una disciplina completa che non necessita di normativa derivata da parte
degli organi statali o dell’Unione), essa crea diritti e obblighi a favore dei privati, i quali sono
legittimati ad esigere, davanti alle giurisdizioni nazionali, la stessa tutela riconosciuta per i diritti di cui
sono titolari in base alle norme dettate dall’ordinamento interno.
La nozione di effetto diretto non va però confusa con quella di diretta applicabilità. Per
poter meglio capire questa differenza è necessario soffermarsi sulle nozioni di atto e norma.
Atto
▶ Natura: provvedimento emanato dagli organi competenti e
contenente determinate disposizioni normative
• diretta applicabilità: è una caratteristica
tipica del regolamento in quanto atto e sta ad
indicare che è completo in tutti i suoi elementi e
quindi non ha bisogno di alcun atto di
trasposizione nazionale; un regolamento esplica i
suoi effetti negli ordinamenti statali nel momento
stesso in cui entra in vigore nell’ordinamento
dell’Unione europea
Norma
▶ Natura: i diritti e gli obblighi posti a carico dei singoli membri della
collettività e inseriti nell’atto
• effetto diretto: si ricava dalla norma, che
produce diritti ed obblighi in capo ai singoli anche
se lo Stato non ha provveduto, entro il tempo
stabilito, a trasporre l’atto nell’ordinamento
nazionale. Di conseguenza il singolo potrà far
valere i propri diritti garantiti dalla norma innanzi al
giudice nazionale
2.1 • Diretta efficacia dei trattati
Pronunce della Corte sull’efficacia diretta delle disposizioni dei trattati
▶ Sentenza Van Gend en Loos, del 5 febbraio 1963, in materia di
dazidoganali e tasse di effetto equivalente (art. 30 TFUE)
▶ Sentenza Van Duyn, del 4 dicembre 1974, in materia di libera
circolazione dei lavoratori (art. 45 TFUE)
▶ Sentenza Reyners, del 21 giugno 1994, in materia di libertà di
stabilimento (art. 49 TFUE)
▶ Sentenza Van Binsbergen, del 3 dicembre 1974, in materia di
soppressione delle discriminazioni che colpiscono il prestatore di servizi
a causa della sua nazionalità o della sua residenza (artt. 56 e 57 TFUE)
▶ Sentenza Defrenne, dell’8 aprile 1976, sul principio della parità di
retribuzione fra lavoratori di sesso maschile e lavoratori di sesso
femminile (art. 157, par. 1 TFUE)
 Osservazioni 
Con le sue costanti pronunce in materia, la Corte ha affermato che l’ordinamento giuridico
dell’Unione europea, riconoscendo come soggetti non solo gli Stati membri, ma anche i
singoli cittadini, impone degli obblighi così come attribuisce loro diritti soggettivi.
Highlight
2.2 • Diretta efficacia delle direttive
Presupposti (pronunce della Corte di giustizia)
▶ Per essere direttamente efficace una direttiva deve imporre agli
Stati degli obblighi sufficientemente chiari e precisi
▶ Deve chiarire il contenuto di un obbligo già previsto dai trattati
▶ Deve porre a carico degli Stati membri un obbligo di astenersi
dall’approvare determinati atti o dal compiere specifiche azioni (si tratta
di un obbligo di non facere)
Conseguenza della diretta efficacia
▶ Effetto verticale: riguarda sempre i rapporti tra i cittadini e lo
Stato e si produce nei casi in cui l’ordinamento dell’Unione europea
prevede norme più favorevoli per i cittadini rispetto alla normativa interna
che non è stata adeguata. Decorso inutilmente il termine fissato per dare
attuazione alla direttiva i singoli possono far valere in giudizio diritti
precisi ed incondizionati che derivano loro dalla direttiva ed i giudici
devono accogliere una simile richiesta. Per le autorità nazionali, inoltre,
sussite il divieto di opporre qualunque disposizione interna non conforme
ad una disposizione della direttiva
▶ Effetto orizzontale: la Corte ha ribadito che le direttive non
possono esplicare effetti tra i privati pur mancando una disposizione
nazionale di recepimento; un privato, dunque, non può fondare su di una
direttiva un diritto nei confronti di un altro privato, né può farlo valere
dinanzi a un giudice
 Osservazioni 
Il riconoscimento di un effetto diretto solo verticale delle direttive ha prodotto disfunzioni e
anomalie, atteso il diverso trattamento che ne deriva per i lavoratori nel settore pubblico,
abilitati a far valere una direttiva non trasposta dinanzi al giudice nazionale, rispetto a quelli
del settore privato, cui tale possibilità sarebbe negata.
Per rimediare a tali problemi di carattere discriminatorio, la Corte ha fatto ricorso a
due mezzi di efficacia indiretta delle direttive: l’interpretazione conforme e la
tutela risarcitoria.
In base al principio dell’interpretazione conforme, tutti gli organi nazionali, ma
soprattutto i giudici, sono tenuti ad interpretare il proprio diritto interno in modo
quanto più compatibile con le prescrizioni del diritto dell’Unione, anche se queste
non sono direttamente efficaci. In tal modo, è assicurato un effetto orizzontale
indiretto alle direttive le cui norme vengono mediatamente applicate dal giudice
nazionale ai rapporti tra privati, temperando quindi le conseguenze discriminatorie
connesse all’esclusione degli effetti diretti orizzontali nei rapporti interprivati.
È, tuttavia, escluso che il giudice possa procedere ad un’interpretazione contra
legem delle norme nazionali. In questi casi, in cui il risultato prescritto da una
direttiva non può essere conseguito mediante interpretazione, può attivarsi in via
residuale il rimedio risarcitorio, a patto che sussistano tre condizioni, ossia che la
direttiva abbia lo scopo di attribuire diritti ai singoli, che la violazione commessa
sia grave e manifesta, che vi sia un nesso causale tra l’inadempienza dello Stato e
il danno sofferto (causa C-555/07 del 7 luglio 2009).
2.3 • Diretta efficacia delle decisioni
Dottrina
▶ Distingue tra:
• individui: rivolta a individui singoli la
decisione è obiettivamente efficace anche per il
carattere amministrativo che essa assume
• Stati membri: rivolta agli Stati membri essi
hanno l’obbligo di adottare provvedimenti di
attuazione ma non sono liberi di scegliere la forma
o il mezzo di esecuzione, essendo tutto ciò già
previsto dalla decisione
 Osservazioni 
La Corte ha altresì negato qualsiasi efficacia orizzontale ad una decisione indirizzata agli
Stati membri e non trasposta negli ordinamenti nazionali. Nella sent. 80/06 (Carp c. Ecorad)
la Corte sottolineava che «le considerazioni alla base della giurisprudenza ricordata …
riguardo alle direttive sono applicabili, mutatis mutandis, per quanto riguarda la possibilità
di far valere la detta decisione contro un singolo».
 3 Primato del diritto dell’Unione
Nozioni generali
▶ S’intende quel principio per cui in caso di conflitto, di
contraddizione o di incompatibilità tra norme di diritto dell’Unione e
norme nazionali, le prime prevalgono sulle seconde
▶ È stato affermato per la prima volta dalla Corte di giustizia nella
sentenza Costa c. Enel (15 luglio 1964)
▶ È ricordato nella Dichiarazione n. 17, allegata ai Trattati in seguito
alla riforma di Lisbona; ad essa è collegato altresì il parere del servizio
giuridico del Consiglio secondo cui «il fatto che il principio della
preminenza non è incluso nel Trattato non altera in alcun modo l’esistenza
del principio stesso e la giurisprudenza esistente della Corte di giustizia»
Sent. Costa c. Enel (passaggi fondamentali)
▶ Con l’istituzione delle Comunità europee gli Stati membri hanno
limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato un
complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi
▶ Tale limitazione di sovranità ha come corollario l’impossibilità per
gli Stati di far prevalere contro l’ordinamento dell’Unione europea un
provvedimento unilaterale ulteriore; se ciò accadesse sarebbe scosso lo
stesso fondamento giuridico dell’Unione
Sent. Amministrazione delle finanze c. Simmenthal (passaggi fondamentali)
▶ L’applicabilità diretta del diritto dell’Unione significa che le sue
norme devono esplicare pienamente i loro effetti in maniera uniforme in
tutti gli Stati membri a partire dalla loro entrata in vigore e per tutta la
durata della loro validità
▶ «In forza del principio della preminenza del diritto [dell’Unione], le
disposizioni dei trattati e gli atti delle istituzioni, qualora siano
direttamente applicabili, hanno l’effetto, nei loro rapporti col diritto interno
degli Stati membri, non solo di rendere “ipso jure” inapplicabile, per il
fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione
contrastante della legislazione nazionale preesistente, ma anche – in
quanto dette disposizioni e detti atti fanno parte integrante, con rango
superiore rispetto alle norme interne, dell’ordinamento giuridico vigente
nel territorio dei singoli Stati membri – di impedire la valida formazione di
nuovi atti legislativi nazionali, nella misura in cui questi fossero
incompatibili con norme [dell’Unione]»
 In sintesi 
Il rapporto tra diritto dell’Unione europea e diritto degli Stati membri è un rapporto di
integrazione più che di mera correlazione, dal momento che il primo completa gli
ordinamenti nazionali ponendo in molti casi obblighi a carattere vincolante, e implica una
necessaria opera di coordinamento e armonizzazione che non sempre risulta facile da
realizzare, dando vita a fenomeni di contrasto tra le diverse disposizioni europee e
nazionali.
Highlight
La questione è stata affrontata in più occasioni dalla Corte di giustizia dell’Unione europea,
che hastabilito due principi fondamentali: la diretta efficacia del diritto dell’Unione
(qualora una disposizione dei trattati o di un atto presenti determinate caratteristiche essa
crea diritti e obblighi a favore dei privati, i quali sono legittimati ad agire dinanzi alle
giurisdizioni nazionali) e il primato del diritto dell’Unione, che prevale nell’ipotesi in cui
sorga un conflitto tra norme europee e norme nazionali.
 1 Costituzione italiana e ordinamento europeo
Trattati istitutivi
▶ Ai trattati istitutivi delle tre Comunità è stata data esecuzione in
Italia mediante leggi ordinarie. Tali leggi si limitano a disporre che «ai
trattati è data piena ed intera esecuzione»
▶ Fondamento costituzionale
• art. 11 Cost., con cui l’Italia si dichiara
disposta ad accettare «limitazioni di sovranità»
derivanti dall’assunzione di obblighi a livello
internazionale
 Osservazioni 
La stessa Corte costituzionale, sin dalla sua prima pronuncia, ha invocato l’art. 11 come
fondamento costituzionale dell’adesione alle Comunità europee. Il suo primo intervento si
ebbe con la sent. 14/64, relativa ad un caso destinato a divenire famoso per molte ragioni: il
caso Costa c. ENEL. Questa sentenza, nella parte che qui interessa, stabilì che: «È
consentito stipulare trattati con cui si assumono limitazioni di sovranità ed è consentito darvi
esecuzione con legge ordinaria».
 2 Normativa europea e norme statali di pari rango
Principio applicabile: nei rapporti tra la normativa europea e le leggi interne contrastanti
la Corte costituzionale ha riconosciuto, al termine di un lungo percorso, la prevalenza delle norme
europee su quelle interne, collocandole nella gerarchia delle fonti in una posizione di subordinazione
alla sola Costituzione e di sovraordinazione alla legge ordinaria.
1ª Fase
▶ Nella sentenza del 1964 (Costa c. Enel) la Corte costituzionale
aveva affermato che le norme comunitarie erano da porre sul medesimo
piano della legge ordinaria
▶ Rapporto tra legge nazionale e norme comunitarie: era
ricondotto alla logica della successione delle leggi nel tempo, con la
conseguente possibilità di abrogazione e modifica della norma
comunitaria ad opera della norma interna successiva (lex posterior
derogat priori)
▶ In senso nettamente contrario si collocava la Corte di
giustizia: affermava il principio della superiorità della norma comunitaria
sulla norma interna con essa incompatibile
Evoluzione giurisprudenziale
▶ Sentenza 1973, n. 183 (Frontini): affermazione da parte della
Corte costituzionale del primato del diritto comunitario sul diritto interno e
dell’efficacia diretta dei regolamenti
▶ Sentenza 30 ottobre 1975, n. 232 (Soc. Industrie chimiche
Italia Centrale c. Ministero del commercio con l’estero): affermazione
del principio di illegittimità costituzionale della legge interna successiva a
carattere riproduttivo o integrativo di un regolamento. Per essere
disapplicata la norma nazionale doveva essere abrogata o dichiarata
costituzionalmente illegittima dall’organo costituzionale competente
▶ Sentenza 9 marzo 1978 (Simmenthal): la Corte di giustizia
sottolineava la necessità di un controllo diffuso nel quale spettasse a
ciascun giudice nazionale, in sede di applicazione delle norme europee,
garantire la piena efficacia delle stesse, disapplicando la norma interna
contrastante
Superamento del contrasto
▶ Il conflitto tra le due Corti è stato superato soltanto con la
sentenza dell’8 giugno 1984 n. 170 (Granital c. Ministero delle
finanze)
▶ Principali passaggi della citata sentenza
• l’ordinamento comunitario (oggi
dell’Unione) e quello nazionale vanno configurati
come autonomi e distinti, ancorché coordinati,
secondo la ripartizione di competenze stabilita dai
trattati. Da questo assunto discende la prevalenza
del regolamento europeo nei confronti della legge
nazionale
• il regolamento opera per forza propria con
caratteristica di immediatezza. All’atto si
riconosce «forza e valore di legge», la stessa
efficacia di cui è provvisto nell’ordinamento di
origine
• al giudice spetta il potere di accertare se la
normativa europea regola il caso sottoposto al
suo esame e in tale ipotesi applicarla
• poiché il regolamento fissa la disciplina
applicabile, l’effetto connesso con la sua vigenza
non si risolve nella caducazione della norma
interna incompatibile, ma nell’impedire che questa
venga in rilievo. In pratica il giudice nazionale è
tenuto soltanto a disapplicare la norma nazionale
incompatibile
• la norma nazionale non risulta quindi
abrogata (estinta o derogata) data la distinzione
fra i due (coordinati) ordinamenti
• al di fuori dell’ambito materiale in cui vige la
disciplina europea la legge conserva pienamente
la propria efficacia restando sottoposta al regime
tipico dell’atto legislativo ordinario, compreso il
controllo di costituzionalità
• la legge di esecuzione dei trattati resta
assoggettata al sindacato di legittimità
costituzionale in riferimento ai principi
fondamentali del nostro ordinamento
 Osservazioni 
Il passo più importante di tale pronuncia è quello in cui la Corte affermava che il giudice
nazionale è tenuto a disapplicare la normativa nazionale posteriore confliggente
con le disposizioni europee; in questo modo si allineava totalmente alle statuizioni della
Corte di giustizia e ammetteva un sindacato diffuso sull’eventuale contrasto, superando
l’obbligo di un preventivo giudizio di legittimità costituzionale.
Giudizio di legittimità costituzionale
▶ Giudizio in via principale: la Corte costituzionale si è dichiarata
competente a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di una legge
regionale o statale in contrasto con una normativa europea, dichiarandola
incostituzionale se del caso (sentt. 384/1994 e n. 94/1995)
▶ Giudizio in via incidentale: la Corte si è dichiarata incompetente
a conoscere di un eventuale contrasto tra norma interna e norma
europea, rimettendo al giudice il compito di disapplicare l’eventuale
normativa interna confliggente (sent. 170/1984)
 3 Adattamento al diritto derivato dell’Unione
3.1 • Introduzione
Iter legislativo
▶ Inizialmente il percorso di adattamento dell’ordinamento italiano
alle direttive è stato difficoltoso: si è provveduto mediante le ordinarie
fonti di produzione normativa, con un cronico ritardo nel recepimento di
tali atti
▶ Legge Fabbri (14 aprile 1987, n. 183)
▶ Legge La Pergola (9 marzo 1989, n. 86), che ha introdotto la legge
comunitaria
▶ Legge Buttiglione (4 febbraio 2005, n. 11), che ha abrogato la L. 9
marzo 1989 conservando lo strumento della legge comunitaria
▶ Legge 24 dicembre 2012, n. 234: entrata in vigore il 19 gennaio
2013, disciplina la partecipazione dell’Italia alla formazione e
all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea
procedendo all’abrogazione della legge Buttiglione
Ratio della L. 234/2012
▶ Adeguamento delle procedure nazionali di adattamento
dell’ordinamento italiano dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona
▶ Adeguamento all’estensione dei poteri conferiti ai Parlamenti
nazionali prevista in ambito europeo
▶ Adeguamento alle dinamiche istituzionali e politiche nell’ambito
del sistema europeo scaturite a seguito della crisi economico-finanziaria
(come la governance economica)
▶ Esigenza di una tempestiva attuazione degli obblighi europei
Finalità e principi della L. 234/2012
▶ Finalità
• assicurare che il paese partecipi alla
formazione e all’attuazione della normativa e delle
politiche europee in modo coerente ed efficace
• migliorare il raccordo tra Parlamento e
Governo e tra Parlamento e Assemblee regionali
nella fasedi formazione della normativa europea
• consentire un maggiore coinvolgimento del
Parlamento nazionale al processo di adattamento
al diritto UE
• riorganizzare il processo di recepimento
della normativa europea con lo sdoppiamento
della tradizionale legge comunitaria in «legge di
delegazione europea» e «legge europea»
▶ Principi
• attribuzione
• sussidiarietà
• proporzionalità
• leale collaborazione
• efficienza
• trasparenza
• partecipazione democratica
3.2 • Disciplina della L. 234/2012
Fase ascendente
▶ Partecipazione del Parlamento italiano alla definizione della
politica europea e al processo di formazione degli atti
• informazione del Governo alle Camere
riguardo alla posizione che intende assumere
prima delle riunioni del Consiglio europeo e del
Consiglio, sulle iniziative o questioni relative alla
politica estera e di difesa comune e su accordi in
materia finanziaria
• trasmissione del Governo alle Camere di
atti e progetti di atti accompagnati da una nota
illustrativa della valutazione del Governo
• trasmissione di relazioni e note informative
relative alle riunioni del Consiglio, tra Parlamento
UE, Commissione e Consiglio, e degli altri organi
UE, relative a procedure di contenzioso e
precontenzioso avviate nei confronti dell’Italia
• partecipazione delle Camere alla verifica
del rispetto del principio di sussidiarietà
nell’attività legislativa dell’UE
 Osservazioni 
Occorre osservare che la L. 234/2012 stabilisce l’obbligo per il Governo di assicurare che la
posizione assunta in sede di Consiglio o di altre istituzioni dell’UE sia coerente con gli
indirizzi definiti dalle Camere; qualora il Governo non abbia potuto attenersi agli indirizzi
prefissati, il Presidente del Consiglio dei ministri o il ministro competente riferisce agli
organi parlamentari fornendo adeguate motivazioni.
Sempre in linea con la nuova legge le Camere hanno la possibilità di far pervenire alle
istituzioni UE ogni documento utile alla definizione delle politiche europee, che tenga conto
di eventuali proposte e osservazioni formulate da Regioni e Province autonome.
Fase discendente
▶ La legge mira a garantire l’adempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza all’UE
• presentazione del Governo al Parlamento
entro il 28 febbraio di ogni anno della «legge di
delegazione europea» con indicazioni di
disposizioni di delega necessarie al recepimento
delle direttive europee
• presentazione del Governo al Parlamento
di una eventuale «legge europea» (non è indicato
un termine preciso di presentazione) contenente
altre disposizioni
CIAE
▶ Comitato interministeriale per gli affari europei
▶ Organo disciplinato dall’art. 2 della L. 234/2012 che opera presso
la presidenza del Consiglio dei ministri
▶ Ha il compito di concordare le linee politiche del Governo nel
processo di formazione della posizione italiana nella fase di
predisposizione degli atti dell’Unione europea e di consentire il puntuale
adempimento degli obblighi derivanti dal recepimento di tali atti nel
nostro paese
3.3 • Regolamenti e decisioni
Regolamento
▶ Attuazione: non è necessario alcun provvedimento nazionale di
esecuzione. Può esplicare pienamente i suoi effetti nell’ordinamento
interno degli Stati membri avendo portata generale ed essendo
obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno
degli Stati membri
▶ In alcuni casi: necessita dell’emanazione di atti nazionali di
integrazione per trovare completa attuazione negli ordinamenti interni
degli Stati membri
Decisioni
▶ Quelle rivolte agli Stati membri necessitano di disposizioni di
attuazione già previste nella decisione stessa
▶ Se la decisione ha come destinatari individui singoli è
obiettivamente efficace anche per il carattere amministrativo che essa
assume
3.4 • Direttive
Attuazione
▶ Con «legge di delegazione europea», che reca in particolare:
• disposizioni per il conferimento al Governo
di una delega legislativa diretta esclusivamente
all’attuazione delle direttive e delle decisioni
quadro
• disposizioni di delega legislativa diretta a
modificare o abrogare norme statali vigenti per
garantire la conformità del paese ai pareri
indirizzati dalla Commissione
• disposizioni di delega per recepire in via
regolamentare le direttive
• disposizioni di delega per la disciplina
sanzionatoria di violazione di atti dell’Unione
• disposizioni di delega per attuare eventuali
disposizioni non direttamente applicabili
contenute in regolamenti europei
• disposizioni che individuano principi
fondamentali secondo i quali le Regioni e le
Province autonome esercitano la loro competenza
per recepire atti dell’Unione
 Differenze 
Mentre la legge di delegazione europea riguarda fondamentalmente l’attuazione delle
direttive e delle decisioni quadro attraverso le disposizioni di delega al Governo, la legge
europea eventuale, da non emanarsi necessariamente e congiuntamente alla legge di
delegazione europea in quanto non contiene un termine specifico di presentazione, dà
attuazione agli atti europei e ai trattati internazionali conclusi nel quadro delle relazioni
esterne dell’Unione, contiene disposizioni modificative o abrogative di sentenze o di norme
statali vigenti in contrasto con gli obblighi dell’Unione e oggetto di procedure di infrazione
nei confronti dell’Italia, nonché quelle disposizioni emanate nell’esercizio del potere
sostitutivo.
 1 Generalità
Disciplina costituzionale (art. 117, comma 5 Cost.)
▶ Tre principi disciplinano la partecipazione delle Regioni nella
formazione e nell’attuazione della normativa europea:
• la previsione di una loro partecipazione
nella cd. fase ascendente del diritto
dell’Unione, vale a dire all’iter procedurale che
porta all’adozione da parte delle istituzioni
europee di determinati atti. Tale partecipazione si
realizza attraverso la presenza di rappresentanti
delle autonomie locali in vari organismi (Comitato
delle Regioni, Rappresentanza permanente
presso l’Unione europea, Conferenza Stato-
Regioni)
• la previsione di una loro partecipazione
nella cd. fase discendente del diritto
dell’Unione, vale a dire nel momento in cui
diventa necessario dare attuazione nel nostro
Stato agli atti europei, in particolare in quelle
materie in cui è prevista una potestà legislativa
(esclusiva o concorrente) delle Regioni
• la previsione di una legge organica da
parte dello Stato che disciplini sia le modalità di
esercizio della potestà legislativa per l’attuazione
della normativa europea che il relativo potere di
intervento sostitutivo
 2 Le Regioni e la formazione degli atti dell’Unione
Fase ascendente (art. 5 L. 131/2003; artt. 24 e 25 L. 234/2012)
▶ Partecipazione negli organismi di rappresentanza
• presenza di esponenti regionali nelle
delegazioni del Governo che collaborano nello
sviluppo delle attività del Consiglio dell’Unione e
della Commissione
▶ Partecipazione alle decisioni relative alla formazione di atti
dell’Unione europea
• il Governo è tenuto a trasmettere i
progetti e gli atti dell’Unione, contestualmente
alla loro ricezione, alla Conferenza dei Presidenti
delle Regioni e delle Province autonome e alla
Conferenza dei Presidenti dell’Assemblea, dei
Consigli regionali e delle Province autonome
Fase ascendente (art. 5 L. 131/2003; artt. 24 e 25 L. 234/2012)
▶ Partecipazione alle decisioni relative alla formazione di atti
dell’Unione europea
• il Governo è tenuto ad assicurare
un’informazione qualificata e tempestiva sui
progetti e sugli atti trasmessi che rientrano nelle
materie di competenza delle Regioni e delleProvince autonome
• nelle materie di loro competenza, le
Regioni e le Province possono trasmettere
osservazioni al Governo
• nelle materie di competenza regionale il
Governo può convocare singoli gruppi di lavoro
cui partecipano rappresentanti delle Regioni e
delle Province autonome allo scopo di definire la
posizione italiana da sostenere in sede di Unione
europea
• il Governo deve informare le Regioni delle
proposte e delle materie di loro competenza
inserite all’ordine del giorno delle riunioni del
Consiglio dell’Unione europea
▶ Intesa e riserva d’esame
• intesa: una o più Regioni o Province
autonome possono chiedere al Governo di
convocare una sessione alla Conferenza Stato-
Regioni allo scopo di raggiungere un’intesa. In
mancanza il Governo può comunque procedere
• riserva di esame: le Regioni possono
richiedere una riserva d’esame al Governo
qualora siano in discussione atti che rientrano
nella loro competenza
▶ Principio di sussidiarietà
• partecipazione delle Assemblee, Consigli e
Province autonome alla verifica del rispetto del
principio di sussidiarietà
 Osservazioni 
Il Presidente del Consiglio dei ministri o il ministro per gli affari europei assicura
un’adeguata consultazione dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane in
relazione alla partecipazione degli enti locali alle decisioni relative alla formazione di atti
normativi dell’Unione attraverso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali.
 3 Le Regioni e l’attuazione del diritto dell’Unione
Fase discendente (art. 29 L. 234/2012)
▶ Materie in cui sussiste una competenza piena o residuale: le
Regioni possono dare immediata attuazione alle direttive dell’Unione
▶ Materie in cui sussiste una competenza concorrente: nella
legge di delegazione europea sono indicati i principi fondamentali non
derogabili dalla legge regionale successiva e prevalente su quella
eventualmente già emanata
 4 Il potere sostitutivo dello Stato e il principio di
cedevolezza
Poteri sostitutivi
▶ Nozione: nelle materie di competenza legislativa delle Regioni e
delle Province autonome possono essere adottati dallo Stato
provvedimenti di attuazione degli atti dell’Unione europea
▶ Finalità: porre rimedio all’inerzia degli enti locali nel dare
attuazione ad atti europei
▶ I provvedimenti statali si applicano per le Regioni e Province
autonome nelle quali non sia ancora in vigore la normativa di attuazione e
nei confronti di Regioni, Province autonome, enti territoriali e altri enti
pubblici responsabili della violazione degli obblighi derivanti dalla
normativa UE o che non diano tempestiva esecuzione alle sentenze della
Corte
Diritto di rivalsa
▶ Nei confronti delle Regioni o di altri enti pubblici
▶ Nei confronti dei soggetti responsabili di violazioni del diritto
dell’Unione e violazioni delle disposizioni della Convenzione per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali
▶ Le misure degli importi dovuti allo Stato a titolo di rivalsa sono
stabilite con decreto del ministro dell’economia e delle finanze entro tre
mesi dalla notifica delle sentenza esecutiva di condanna
 5 Attuazione in via regolamentare
Art. 6 D.P.R. 616/1977
▶ Attribuiva alle Regioni tutte le funzioni amministrative derivanti
dall’applicazione della normativa comunitaria, ma subordinava l’esercizio
di tali funzioni al previo recepimento con legge dello Stato
Art. 2 D.Lgs. 112/1998
▶ Con successivi provvedimenti alle Regioni è stato attribuito un
generale potere di esercizio di funzioni amministrative
 6 Il ricorso alla Corte di giustizia su richiesta delle
Regioni
Art. 5 L. 131/2003
▶ Attribuisce alle Regioni il potere di chiedere al Governo di
proporre ricorso alla Corte di giustizia contro gli atti normativi dell’Unione
ritenuti illegittimi secondo la procedura prevista dall’art. 263 TFUE
note 
 1 L’adempimento degli obblighi dell’Unione
1.1 • Generalità
La violazione del diritto dell’Unione da parte di uno Stato membro può generare:
— sia la violazione di un obbligo nei confronti dell’Unione europea e degli altri Stati membri;
— sia la violazione del diritto del singolo individuo, destinatario diretto delle norme violate.
1.2 • Obbligo di leale cooperazione
Due doveri (art. 4, par. 3 TUE)
▶ Adozione di tutte le misure finalizzate a dare attuazione alle
norme di diritto dell’Unione europea
▶ Astensione da tutti i comportamenti che rischino di
compromettere la realizzazione degli scopi dell’Unione europea
1.3 • Responsabilità degli Stati e giurisprudenza della Corte di giustizia
Responsabilità extracontrattuale degli Stati membri
▶ Disciplina: non trova collocazione all’interno dei trattati. L’unica
disposizione sull’argomento è contenuta nell’art. 340 TFUE ed è relativa
ai danni causati dalle istituzioni dell’Unione o dai suoi agenti nell’esercizio
delle loro funzioni
▶ Interpretazione estensiva dei trattati: la Corte di giustizia
attraverso un’interpretazione estensiva dei trattati ha ricavato una serie di
principi
▶ Giurisprudenza della Corte di giustizia
• afferma che la responsabilità
extracontrattuale degli Stati membri trova il suo
fondamento nell’applicazione del principio di leale
cooperazione (art. 4, par. 3 TUE)
• chiarisce i requisiti indispensabili per
consentire al singolo di essere risarcito qualora
fossero lesi i diritti riconosciuti dall’Unione
• chiarisce a quali apparati possono essere
imputate eventuali violazioni del diritto europeo
• sottolinea la necessità di un nesso causale
tra norma violata e lesione del singolo
• chiarisce le caratteristiche che la violazione
del diritto UE deve possedere perché la condotta
dello Stato possa qualificarsi antigiuridica
 2 Responsabilità dello Stato membro e obbligo di
risarcimento del danno
Sent. Francovich (19 novembre 1991)
▶ Generalità: se una direttiva non è attuata entro il termine stabilito, i
singoli che abbiano subìto un pregiudizio a causa dell’inadempimento
dello Stato possono chiedere il risarcimento del danno attraverso
un’azione proposta al giudice nazionale nei riguardi dello Stato
inadempiente
▶ Principio della Corte di giustizia: gli Stati membri sono tenuti a
risarcire i danni causati ai singoli dalle violazioni del diritto dell’Unione
derivanti dalla mancata attuazione delle direttive anche se inidonee a
produrre effetti diretti
▶ Punti chiave
• è compito del giudice nazionale, incaricato
di applicare le norme di diritto dell’Unione,
garantire la piena efficacia di tali norme e tutelare
i diritti che esse attribuiscono ai singoli
• se i singoli non avessero la possibilità di
ottenere un risarcimento nell’ipotesi di lesione dei
loro diritti in seguito ad una violazione del diritto
dell’Unione imputabile ad uno Stato membro, si
metterebbe a repentaglio la piena efficacia del
diritto dell’Unione europea
• la possibilità per il singolo di ottenere un
risarcimento da parte dello Stato membro è
particolarmente indispensabile nell’ipotesi in cui la
piena efficacia delle norme dell’Unione è
condizionata da un’azione da parte dello Stato
membro
▶ Condizioni per il risarcimento del danno
• il risultato prescritto dalla direttiva deve
implicare l’attribuzione di diritti a favore dei singoli
• il contenuto di tali diritti deve poter essere
individuato sulla base delle disposizioni della
direttiva
• deve esistere un nesso di causalità tra la
violazione dell’obbligo a carico delloStato e il
danno subito dai soggetti lesi
Sent. Brasserie du Pêcheur e Factortame (5 marzo 1996) e sent. British telecommunications
(26 marzo 1996)
▶ La responsabilità degli Stati sussiste anche quando
l’inadempimento riguarda obblighi posti da disposizioni dei trattati
▶ L’obbligo del risarcimento opera anche quando la violazione
concerne direttive produttive di effetti diretti; infatti, anche in questo caso,
il singolo può aver subito un danno a causa dell’inadempimento
▶ Le condizioni che determinano il sorgere della responsabilità dello
Stato attengono al diritto dell’Unione europea
▶ Il danno risarcibile non può essere limitato ai soli danni arrecati a
determinati beni dei singoli specialmente tutelati (danno emergente),
escludendo il lucro cessante
▶ L’obbligo di risarcire i danni causati non può essere limitato ai soli
danni subiti successivamente alla pronuncia di una sentenza della Corte
che accerti l’inadempimento dello Stato membro
Sent. Konle (1° giugno 1999)
▶ Spetta agli Stati membri accertarsi che i singoli ottengano un
risarcimento del danno loro causato dall’inosservanza del diritto
dell’Unione, a prescindere dalla pubblica autorità che ha commesso tale
violazione
▶ Uno Stato membro non può pertanto far valere la ripartizione delle
competenze e delle responsabilità tra gli enti locali esistenti nel proprio
ordinamento giuridico interno per sottrarsi alla propria responsabilità al
riguardo
Responsabilità dello Stato e potere giudiziario
▶ Caso Kobler (sent. 30 settembre 2003) e caso Commissione c.
Italia (sent. 9 dicembre 2003)
• in queste sentenze, la Corte fa derivare la
responsabilità dello Stato per l’attività posta in
essere dal potere giudiziario dall’idea di Stato
inteso come organismo unico, che risponde
per tutti gli atti posti in essere da ogni suo
organo, indipendentemente dalla maggiore o
minore autonomia di cui gode
• nel caso Kobler la Corte ha specificato i
requisiti necessari affinché la violazione posta in
essere dall’organo giudiziario sia considerata di
gravità tale da comportare la responsabilità per lo
Stato e la possibilità del risarcimento del singolo
danneggiato:
— la sistematicità della violazione
— gli effetti negativi sulla realizzazione degli
obiettivi che le norme dell’Unione europea violate
si pongono
Responsabilità dello Stato imputabile ad un organo giurisdizionale supremo
▶ Caso Traghetti del Mediterraneo (sent. 13 giugno 2006)
La Corte di giustizia ha stabilito che:
• la legge italiana sulla responsabilità civile
dei giudici (L. 117/1988) è incompatibile con il
diritto dell’Unione
• la legge italiana subordina la responsabilità
civile dei giudici ai casi di dolo e colpa grave e la
esclude totalmente nei casi in cui l’attività del
giudice sia diretta all’interpretazione delle norme
di diritto
• tale disciplina nazionale si pone in
contrasto con il principio europeo della
responsabilità dello Stato per fatto dei giudici, la
cui applicazione verrebbe fortemente limitata da
una disciplina nazionale così garantista nei
confronti dei giudici
note 
 1 Ripartizione di competenze tra Unione e Stati
membri
Nozioni generali
▶ Con il Trattato di Lisbona sono state per la prima volta delineate
in maniera esplicita le competenze dell’Unione
▶ L’art. 1 TFUE prevede che sia lo stesso TFUE a determinare i
settori, la delimitazione e le modalità d’esercizio delle competenze
dell’Unione
Tipologie di competenze
▶ Competenze esclusive, in cui solo l’Unione può legiferare e
adottare atti giuridicamente vincolanti. Gli Stati membri possono farlo
autonomamente solo se autorizzati dall’Unione oppure per dare
attuazione agli atti da questa emanati
▶ Competenze concorrenti tra l’Unione e gli Stati membri in un
determinato settore, in cui sia l’una, sia gli altri possono legiferare e
adottare atti giuridicamente vincolanti. Gli Stati membri esercitano la loro
competenza nella misura in cui l’Unione non ha esercitato o ha cessato la
propria
▶ Competenza per definire le modalità di coordinamento delle
politiche economiche e occupazionali dei vari Stati membri, secondo
le modalità previste dal TFUE
▶ Competenza per definire e attuare una politica estera e di
sicurezza comune, compresa la definizione progressiva di una politica
di difesa comune
▶ Competenza per svolgere azioni intese a sostenere,
coordinare o completare l’azione degli Stati membri, senza tuttavia
sostituirsi alla loro competenza in tali settori
 Osservazioni 
Conformemente all’art. 7 TFUE, l’Unione assicura la coerenza tra le sue varie politiche e
azioni, tenendo conto dell’insieme dei suoi obiettivi e nel rispetto del principio di
attribuzione delle competenze. Tale principio, sancito all’art. 5 TUE, prevede che
l’Unione agisca esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli
Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Qualsiasi competenza
non attribuita all’Unione nei trattati appartiene agli Stati membri.
 2 Principio di sussidiarietà
Formalizzazione del principio
▶ Generalità: con l’ampliarsi dei settori d’intervento dell’Unione si è
reso necessario definire i limiti delle competenze nazionali e di quelle
europee attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà
▶ Art. 5 TUE: l’Unione interviene in quei settori che non sono di sua
esclusiva competenza solo quando la sua azione è considerata più
efficace di quella intrapresa a livello nazionale, regionale o locale, senza
andare oltre (cd. principio di proporzionalità) quanto necessario per il
raggiungimento degli obiettivi fissati
Presupposti per l’applicazione del principio
▶ Si applica solo per le materie che non rientrano nella competenza
esclusiva dell’Unione
▶ L’azione prevista deve avere una dimensione europea
▶ È necessaria la presunzione dell’insufficienza degli Stati a
risolvere lo specifico problema
▶ È necessaria la presunzione dell’esigenza dell’intervento
dell’Unione per una migliore soluzione del problema
▶ Obiettivi
• salvaguardare l’ambito di competenza
statale contro ogni ingerenza dell’Unione che non
sia necessaria
• giustificare l’intervento dell’Unione anche in
aree sino ad oggi riservate alla competenza degli
Stati membri
Principio di proporzionalità
▶ Generalità: l’Unione deve utilizzare mezzi legislativi adeguati e
proporzionali agli scopi fissati salvaguardando le competenze statali
▶ Art. 5, par. 4 TUE: l’azione dell’Unione non va al di là di quanto
necessario per il raggiungimento degli obiettivi individuati dai trattati
 Osservazioni 
Il rispetto del principio di sussidiarietà è sottoposto ad un doppio controllo: uno di tipo
politico, l’altro a carattere giudiziario.
Il controllo politico è rimesso all’iniziativa dei Parlamenti nazionali, i quali, se ritengono che
una proposta legislativa della Commissione sia contraria al principio di sussidiarietà,
dispongono di otto settimane a partire dalla data di trasmissione del progetto di atto
legislativo per poter inviare ai Presidenti del Parlamento europeo, della Commissione
stessa e del Consiglio un parere motivato per esprimere le loro ragioni. La Commissione
riesamina il progetto e decide, motivando, se modificare, ritirare o conservare la propria
proposta.
Il controllo giudiziario è promosso a nome degli stessi Parlamenti nazionali dai rispettivi
Stati membri mediante un ricorso per violazione del diritto dell’Unione, su cui è competente
a pronunciarsi la Corte di giustizia dell’Unione europea.
Clausola di flessibiità
▶ Base giuridica: art. 352 TFUE
▶ Contenuto: se un’azione dell’Unione appare necessaria, nel
quadro delle politiche definite dai trattati,per realizzare uno degli obiettivi
di cui ai trattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione
richiesti a tal fine, il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della
Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, adotta le
disposizioni appropriate
▶ Si richiede che la flessibilità sia applicata nel quadro delle
politiche individuate dai trattati
▶ Sono escluse, stando anche alla Dichiarazione n. 42 allegata al
nuovo Trattato, quelle politiche che perseguono l’obiettivo della
promozione della pace e del benessere dei popoli, quelle dell’unione
economica e monetaria così come le politica estera e di sicurezza
comune
▶ L’attivazione della clausola di flessibilità richiede altresì la previa
approvazione del Parlamento europeo e l’informazione dei Parlamenti
nazionali da parte della Commissione in ordine al rispetto del principio di
sussidiarietà
 3 Cooperazione rafforzata
Nozioni generali
▶ Sancisce il diritto, per gli Stati membri che intendono
perseguire determinate politiche comuni, a procedere anche in
assenza di una volontà condivisa da tutti i membri
▶ Disposizioni dei trattati
• disciplina generale di principio, applicabile
a tutte le cooperazioni rafforzate (art. 20 TUE)
• disciplina generale di funzionamento (artt.
326-334 TFUE)
• disposizioni specifiche in materia di
cooperazione giudiziaria (artt. 82, 83, 86, 87
TFUE)
Obiettivi
▶ Promozione della realizzazione degli obiettivi dell’Unione,
protezione dei suoi interessi e rafforzamento del suo processo di
integrazione
Principi generali
▶ Autorizzazione da parte del Consiglio in ultima istanza
▶ Impossibilità di conseguimento di determinati obiettivi entro un
termine ragionevole dall’Unione nel suo insieme
▶ Partecipazione di almeno nove Stati membri
Procedura
▶ Trasmissione della richiesta alla Commissione, precisando il
campo d’applicazione e gli obiettivi perseguiti dalla cooperazione
rafforzata prevista
▶ Presentazione al Consiglio da parte della Commissione di una
proposta al riguardo, o informazione circa le ragioni di non presentare
tale proposta
▶ Autorizzazione del Consiglio, su proposta della Commissione e
previa approvazione del Parlamento europeo
Highlight
▶ Nella politica estera e di sicurezza comune
• presentazione di richiesta al Consiglio
• trasmissione all’Alto rappresentante
dell’Unione per gli affari esteri e la politica di
sicurezza
• parere dell’Alto rappresentante sulla
coerenza della cooperazione rafforzata
• parere della Commissione
• trasmissione al Parlamento europeo per
conoscenza
• decisione del Consiglio all’unanimità
Condizioni (art. 326 TFUE)
▶ Rispetto dei trattati e del diritto dell’Unione
▶ Necessità di non recare pregiudizio né al mercato interno né alla
coesione economica, sociale e territoriale
▶ Necessità di non costituire un ostacolo né una discriminazione per
gli scambi tra gli Stati membri, e di non provocare distorsioni di
concorrenza tra questi ultimi
Effetti
▶ Vincolatività degli atti adottati nel quadro di una cooperazione
rafforzata solo per gli Stati membri partecipanti
▶ Impossibilità di considerarli un acquis che deve essere accettato
dagli Stati candidati all’adesione all’Unione
Obblighi verso i terzi
▶ Rispetto delle competenze, dei diritti e degli obblighi degli Stati
membri che non partecipano ad una cooperazione rafforzata
▶ Obbligo di informazione periodica da parte della Commissione e,
all’occorrenza, dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza verso il Parlamento europeo e il Consiglio in merito
allo sviluppo delle cooperazioni rafforzate
Principio di apertura
▶ Principio generale
• apertura di una cooperazione rafforzata a
tutti gli Stati membri, fatto salvo il rispetto delle
eventuali condizioni di partecipazione stabilite
dalla decisione di autorizzazione
• possibilità di adesione anche in un
momento successivo all’instaurazione della
cooperazione rafforzata, fatto salvo il rispetto, oltre
che delle condizioni di cui all’art. 326 TFUE, degli
atti già adottati nell’ambito della cooperazione
• partecipazione del maggior numero
possibile di Stati membri
▶ Procedure di adesione generali
• notifica al Consiglio e alla Commissione
della volontà di aderire ad una cooperazione
rafforzata già instaurata
• conferma della partecipazione da parte
della Commissione entro quattro mesi
• indicazione delle disposizioni da adottare
per soddisfare le condizioni di adesione e
fissazione di un termine per il riesame della
richiesta
• possibilità di sottoporre la questione al
Consiglio, che si pronuncia sulla richiesta
Procedure di adesione alle cooperazioni rafforzate in materia di politica estera e sicurezza
comune
▶ Notifica al Consiglio, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli
affari esteri e la politica di sicurezza e alla Commissione dell’intenzione di
aderire alla cooperazione rafforzata già instaurata
▶ Conferma della partecipazione da parte del Consiglio previa
consultazione dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza e dopo aver constatato, se del caso, che le
condizioni di partecipazione sono soddisfatte
▶ Adozione da parte del Consiglio delle misure transitorie
necessarie per l’applicazione degli atti già adottati nel quadro della
cooperazione rafforzata
▶ Se le condizioni di partecipazione non sono soddisfatte, il
Consiglio indica le disposizioni da adottare per soddisfarle e fissa un
termine per il riesame della richiesta di partecipazione all’unanimità
Obiettivi di una cooperazione rafforzata nella cooperazione giudiziaria in materia penale
▶ Riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni
giudiziarie
▶ Cooperazione di polizia e giudiziaria nelle materie penali aventi
dimensione transnazionale
▶ Ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli
Stati membri in materia penale
▶ Istituzione di una Procura europea
▶ Misure riguardanti la cooperazione operativa tra le autorità di
polizia
 In sintesi 
Con l’ampliarsi dei settori di intervento della Comunità e, oggi, dell’Unione si è reso
necessario definire i limiti delle competenze nazionali e di quelle europee attraverso
l’applicazione del principio di sussidiarietà.
Conformemente ad esso l’Unione interviene in quei settori che non sono di sua esclusiva
competenza solo quando la sua azione è considerata più efficace di quella intrapresa a
livello nazionale, regionale o locale, senza andare oltre quanto necessario per il
raggiungimento degli obiettivi fissati (cd. principio di proporzionalità).
Se da un lato, quindi, il carattere sovranazionale dell’Unione consente a quest’ultima di
raggiungere risultati talvolta migliori di quelli conseguibili a livello statale, dall’altro ha
rappresentato un ostacolo all’adozione di politiche comuni a causa dell’opposizione di
alcuni Stati timorosi di veder ulteriormente limitati i propri poteri.
Di qui la necessità di ricercare nuove forme di integrazione differenziata, per ampliare il
campo d’azione comunitario e, poi, dell’Unione salvaguardando la sovranità degli Stati
dissenzienti.
Solo con il Trattato di Amsterdam si è proceduto all’istituzionalizzazione della
cooperazione rafforzata, attraverso cui si sancisce il diritto per gli Stati che intendono
perseguire determinate politiche comuni a procedere anche in assenza di una volontà
comune di tutti i membri.
note 
PARTE QUINTA
POLITICHE DEL’UNIONE EUROPEA
Capitolo 1: Spazio senza frontiere interne
1 Sviluppi storici • 2 Attuazione dell’unione doganale • 3 Libro biancoper il
completamento del mercato interno • 4 Realizzazione del mercato interno
Capitolo 2: Le quattro libertà
1 Libera circolazione delle merci (artt. 28-37 TFUE) • 2 Libera circolazione
delle persone (artt. 45-55 e 66-80 TFUE) • 3 Libera prestazione dei servizi
(artt. 56-62 TFUE) • 4 Libera circolazione dei capitali (artt. 63-66 TFUE)
Capitolo 3: Spazio di libertà, sicurezza e giustizia
Capitolo 4: Politica agricola e politica della pesca
1 Politica agricola comune (PAC) • 2 Politica comune della pesca
Capitolo 5: Politica dei trasporti e reti transeuropee
1 Trasporti (artt. 90-100 TFUE) • 2 Reti transeuropee (artt. 170-172 TFUE)
Capitolo 6: Politica della concorrenza
1 Disciplina generale (artt. 101-109 TFUE) • 2 Pratiche vietate • 3 Imprese
pubbliche • 4 Aiuti di Stato • 5 Concentrazione di imprese • 6 Normativa
italiana antitrust
Capitolo 7: Politica economica e monetaria
1 Dal Trattato di Roma al Trattato di Lisbona • 2 La politica economica • 3
La politica monetaria • 4 Paesi in e paesi out • 5 Gestione della politica
monetaria: il SEBC • 6 Organi che gestiscono le politiche economiche
Capitolo 8: Politica di coesione economica e sociale
1 Introduzione • 2 I fondi strutturali • 3 Il Fondo europeo di sviluppo
regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) • 4 Gli altri strumenti
finanziari • 5 Programmazione degli interventi • 6 Sistemi di valutazione,
gestione e controllo • 7 Iniziative dell’Unione • 8 Gruppi europei di
cooperazione transfrontaliera (GECT)
Capitolo 9: Politica per le imprese
1 Politica industriale • 2 Marchi e brevetti • 3 Diritto societario • 4 Gruppo
europeo di interesse economico (GEIE) • 5 Abolizione degli ostacoli tecnici •
6 Politica delle imprese
Capitolo 10: Politica di ricerca e sviluppo tecnologico
1 Introduzione • 2 Settimo programma quadro • 3 Società dell’informazione •
4 La politica spaziale europea
Capitolo 11: Politica dell’ambiente
1 L’ambiente nelle disposizioni dei trattati • 2 Obiettivi, principi e strumenti
della politica europea dell’ambiente • 3 Settori di intervento • 4 Il
coinvolgimento delle imprese • 5 Agenzia europea per l’ambiente • 6
Programma quadro per l’ambiente • 7 Politica dell’energia • 8 Protezione
civile
Capitolo 12: Politica sociale, dell’occupazione e della formazione professionale
1 Politica sociale • 2 Occupazione • 3 Politica della formazione
professionale (art. 166 TFUE)
Capitolo 13: Istruzione, cultura, sanità e tutela dei consumatori
1 Politica dell’istruzione • 2 Cultura • 3 Sanità pubblica • 4 Tutela dei
consumatori
Capitolo 14: PESC e PSDC
1 La ricerca di un’unione politica europea • 2 Politica estera e di sicurezza
comune (PESC) vigente • 3 Politica di sicurezza e difesa comune
Capitolo 15: Politica commerciale comune
1 Introduzione • 2 Rapporti tra l’Unione europea e il GATT-OMC • 3 Misure
di difesa commerciale
Capitolo 16: Cooperazione con i paesi terzi
1 Cooperazione con i paesi in via di sviluppo • 2 Cooperazione economica,
finanziaria e tecnica e aiuto umanitario • 3 Politica europea di vicinato (PEV)
e clausola di solidarietà
Capitolo 17: Gli accordi internazionali
Capitolo 18: Relazioni con le altre organizzazioni internazionali
1 Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) • 2 Consiglio d’Europa • 3
Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) • 4
Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE)
Capitolo 19: Rapporti con i paesi non candidati all’adesione
1 Introduzione • 2 Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS)
Capitolo 20: Rapporti con le altre aree geografiche
1 Rapporti con i paesi ACP • 2 Spazio economico europeo (SEE) • 3 Stati
dell’America del Nord • 4 Rapporti euromediterranei • 5 Asia • 6 America
Latina • 7 Australia e Nuova Zelanda
 1 Sviluppi storici
Unione doganale
▶ Nozione: è un accordo in base al quale alcuni Stati si impegnano
a sopprimere reciprocamente qualsiasi barriera doganale e ad adottare,
nei confronti dei paesi terzi, una tariffa doganale comune che garantisca
a tutti i prodotti un livello di protezione uniforme, indipendentemente dal
punto d’ingresso delle merci nel territorio dell’unione
▶ Base giuridica: art. 28 TFUE, ai sensi del quale l’Unione
comprende un’unione doganale che si estende al complesso di scambi di
merci
▶ Implicazioni: divieto, fra gli Stati membri, dei dazi doganali
all’esportazione ed all’importazione e di qualsiasi tassa di effetto
equivalente; adozione di una tariffa doganale comune nei loro rapporti
con i paesi terzi
▶ Misure
• istituzione di una tariffa doganale comune
(TDC) applicabile ai confini del territorio doganale
comune
• elaborazione e applicazione di una
legislazione doganale comune
• divieto, negli scambi tra gli Stati membri
dell’unione doganale, dei dazi doganali e delle
tasse d’effetto equivalente e di qualsiasi
regolamentazione restrittiva
▶ Effetti
• sostituzione di un unico territorio doganale
ai territori doganali degli Stati membri
• messa in comune dell’importo globale dei
dazi doganali riscossi in virtù della tariffa doganale
comune
• libera circolazione anche ai prodotti
provenienti da paesi terzi una volta che siano stati
immessi in libera pratica, cioè quando siano stati
pagati i dazi della tariffa doganale comune al
momento dell’entrata nella zona dell’unione
doganale
 Differenze 
L’unione doganale rappresenta un livello intermedio di integrazione economica rispetto
all’area di libero scambio e all’unione economica.
Nella prima l’obiettivo principale è quello di abolire i dazi doganali tra i paesi aderenti e
permettere la libera importazione ed esportazione delle merci, senza tuttavia procedere alla
fissazione di una tariffa doganale comune. Un classico esempio di area di libero scambio
è rappresentato dall’EFTA (European Free Trade Area).
La seconda rappresenta invece un passo avanti rispetto all’unione doganale in quanto, in
aggiunta alle misure prima citate, è prevista anche la libera circolazione all’interno dei
paesi membri delle persone, dei servizi e dei capitali (in pratica corrisponde a quello che
nella terminologia comunitaria e, oggi, dell’Unione viene detto mercato unico o mercato
interno).
 2 Attuazione dell’unione doganale
Generalità: l’attuazione dell’unione doganale è avvenuta progressivamente e si è
realizzata con anticipo di diciotto mesi rispetto ai tempi previsti dal Trattato CEE, vale a dire il 1°
luglio 1968.
Essa rappresentava l’obiettivo principale dopo la firma del Trattato di Roma, implicando
l’eliminazione dei dazi e di tutte le restrizioni, l’introduzione di una tariffa doganale comune e l’avvio di
una politica commerciale comune.
Ostacoli tariffari
▶ Dazi doganali: tributi indiretti dovuti al momento della entrata, in
un dato paese, della merce estera. L’abolizione dei dazi doganali sugli
scambi interni è stata realizzata a partire dal 1968
▶ Tasse d’effetto equivalente: qualsiasi diritto imposto
unilateralmente a prescindere dalla sua denominazione e struttura, che
colpisce le merci in ragione del fatto che esse varcano la frontiera e che
ha un effetto equivalente a quello del dazio doganale (sentt. Corte di
giustizia 2 e 3/62 Commissione c. Lussemburgo e Belgio - Pan pepato)
Ostacoli non tariffari
▶ Restrizioni quantitative: misure nazionali che limitano
l’importazione o l’esportazione di una merce in base alle quantità o al
valore
▶ Misure di effetto equivalente: ogni normativa commerciale degli
Stati membri che possa ostacolare direttamente o indirettamente, in atto
o in potenza, gli scambi all’interno dell’Unione
Tariffa doganale comune (TDC)
▶ Applicazione: 1° luglio 1968
▶ Scopi
• fondere le voci tariffarie nazionali in una
nomenclatura uniforme
• armonizzare le tariffe doganali degli Stati
membri divergenti tra loro
▶Effetti
• rendere inesigibile il dazio riscosso
all’entrata della merce in uno Stato membro da
parte di un altro Stato dopo che essa, provenendo
da un paese terzo, era stata sdoganata ed aveva
acquistato il diritto di circolazione nel territorio
della Comunità
• deferire ogni decisione relativa alla TDC
alla competenza delle istituzioni comunitarie
Tariffa integrata comunitaria (TARIC)
▶ Istituzione: 1° gennaio 1988
▶ Funzione: sostituisce la tariffa doganale comune
▶ Elementi costitutivi: insieme di diritti applicati alle importazioni
nel territorio dell’Unione dei prodotti provenienti dai paesi terzi
 3 Libro bianco per il completamento del mercato
interno
Generalità: superata la fase della mera integrazione doganale, negli anni ‘80 si decise di
procedere all’instaurazione di un mercato unico europeo; le linee di sviluppo dell’azione
comunitaria erano contenute nel Libro bianco sul completamento del mercato interno. Quest’ultimo è
stato presentato dalla Commissione europea al Consiglio europeo di Milano del giugno 1985.
Obiettivi
▶ Integrare i mercati nazionali della Comunità economica europea
▶ Garantire che questo mercato unico fosse un mercato in
espansione
▶ Assicurare che il mercato fosse sufficientemente flessibile per
canalizzare in modo adeguato le risorse umane, materiali e finanziarie
Eliminazione delle barriere
▶ Fisiche: l’abbattimento delle barriere fisiche (eliminazione delle
formalità di frontiera, ad eccezione dei controlli per motivi di sicurezza)
riguardava non solo la mobilità fisica ma anche la mobilità intellettuale e
delle forze lavoro, promuovendo il mutuo riconoscimento dei titoli di studio
e l’abolizione degli ostacoli burocratici alla libera circolazione delle merci
▶ Tecniche: eliminazione di qualunque ostacolo derivante dalle
diverse prescrizioni legislative nazionali
▶ Fiscali: eliminazione di qualsiasi ostacolo derivante da diversi
regimi fiscali adottati negli Stati membri
 4 Realizzazione del mercato interno
Generalità: le indicazioni della Commissione contenute nel Libro bianco sono state
recepite nell’Atto unico europeo, con il quale venivano dettate disposizioni di carattere
programmatico per la realizzazione del mercato interno.
Atto unico europeo: principi fondamentali
▶ La nozione di mercato interno è più ampia di quella di mercato
comune, in quanto comprende, accanto alla completa realizzazione delle
libertà fondamentali di circolazione di beni, persone, servizi e capitali (le
quattro libertà simbolo dell’integrazione comunitaria), anche l’attuazione
di nuove politiche comuni e la coesione economica
▶ Il termine del 31 dicembre 1992, entro il quale doveva essere
realizzato il mercato unico, non implicava l’aprirsi di un nuovo periodo
transitorio
▶ La Commissione, entro il 31 dicembre 1988 ed entro il 31
dicembre 1990, avrebbe riferito al Consiglio sullo stato dei lavori per
l’attuazione del mercato interno
▶ Il Consiglio, su proposta della Commissione, in cooperazione col
Parlamento e sentito il parere del Comitato economico e sociale,
stabiliva le misure relative al riavvicinamento delle disposizioni interne
degli Stati membri che avessero rilievo ai fini dell’instaurazione e del
funzionamento del mercato interno
Instaurazione del mercato unico europeo
▶ 1° gennaio 1993
▶ L’instaurazione del mercato unico europeo (o mercato interno
europeo) ha rappresentato un passo in avanti nel processo di
integrazione
note 
 1 Libera circolazione delle merci (artt. 28-37 TFUE)
1.1 • Soppressione delle barriere doganali
A partire dal 1° gennaio 1993 non esistono più barriere doganali che possano in
qualche modo impedire il transito di merci da uno Stato all’altro: sono in tal modo scomparsi tutti i
controlli e le formalità doganali.
1.2 • Regime di transito delle merci
Tra paesi membri
▶ Implica un controllo non più sistematico alle frontiere, attuato
secondo procedure non discriminatorie riguardo all’origine e al modo di
trasporto delle merci
▶ Codice doganale comunitario: istituito dal Reg. CE n.
450/2008, ha raccolto e armonizzato l’intera normativa relativa al transito
dell merci in ambito europeo
Tra paesi membri attraverso paesi terzi
▶ È necessario porre in essere – tanto al momento dell’uscita
dall’Unione, quanto al momento del reingresso in essa – un’operazione
doganale, sia per provare lo status europeo della merce al momento del
reingresso nel territorio dell’Unione, sia a garanzia che la merce stessa
non venga immessa in consumo nello Stato attraversato
Negli scambi con paesi terzi
▶ Per ciò che concerne le esportazioni verso paesi terzi possono
verificarsi due ipotesi:
• le formalità di esportazione sono espletate
in un ufficio di frontiera dell’Unione e l’inoltro delle
merci dallo Stato membro di esportazione fino
all’ufficio di frontiera avviene senza alcuna
formalità
• le formalità di esportazione hanno luogo in
un ufficio doganale situato all’interno dell’Unione e
l’inoltro delle merci fino all’ufficio doganale della
frontiera europea viene effettuato senza alcun
controllo alle frontiere interne
▶ Relativamente alle importazioni di merci da paesi terzi sono
possibili tre soluzioni:
• le formalità di importazione sono espletate
nel primo ufficio doganale di ingresso nell’Unione
e le merci possono, quindi, circolare nel territorio
dell’Unione europea senza alcuna forma di
controllo
• nel primo ufficio di ingresso nell’Unione
europea le merci sono immesse soltanto in libera
pratica mediante il pagamento dei dazi doganali e
circoleranno vincolate al regime di transito
dell’Unione interno fino al luogo di immissione in
consumo, presso la cui dogana saranno versate le
imposte interne
Negli scambi con paesi terzi
▶ Relativamente alle importazioni di merci da paesi terzi sono
possibili tre soluzioni:
• si può procedere, contestualmente,
all’immissione in libera pratica e all’immissione in
consumo presso la dogana interna, nella cui
competenza territoriale è compreso il luogo di
destinazione finale delle merci. In tale ipotesi le
merci circolano nell’ambito del mercato unico, e
fino al luogo di immissione in consumo, vincolate
al regime di transito dell’Unione esterno, e presso
la dogana interna sono corrisposti sia i dazi
doganali che le imposte interne
Cooperazione doganale
▶ Nozione: cooperazione fra le amministrazioni doganali degli Stati
membri
▶ Obiettivo: evitare che la realizzazione del mercato unico e la
conseguente soppressione dei controlli alle frontiere interne favorisca il
dilagare di frodi doganali e traffici illeciti
▶ Disciplina: art. 33 TFUE
▶ Procedura: deliberazione del Consiglio secondo la procedura
legislativa ordinaria ai fini dell’adozione delle misure necessarie per
rafforzare la cooperazione fra Stati e fra questi e la Commissione
▶ Convenzione sull’uso dell’informatica nel settore doganale, che
istituisce un sistema informativo doganale (SID)
• firma: Bruxelles, 26 luglio 1995
• entrata in vigore: 25 dicembre 2005
• scopo: agevolare la prevenzione,
l’individuazione e la repressione di operazioni
contrarie alla regolamentazione doganale o
agricola
▶ Convenzione sulla mutua assistenza e cooperazione fra
amministrazioni doganali
• firma: Bruxelles, 18 dicembre 1997
• scopo: instaurare un ufficio centrale con il
compito di coordinare le varie richieste di
assistenza provenienti dagli Stati membri
1.3 • Barriere tecniche
Nozione: ostacoli derivanti dalle diverse prescrizioni legislative nazionali.
Soppressione delle barriere tecniche
▶ Armonizzazione delle norme tecniche: emanazionedi
normative europee che, sostituendosi a quelle nazionali, impongano in
tutti gli Stati gli stessi standard tecnici per la produzione di determinati
beni
▶ Adozione del principio del mutuo riconoscimento: le norme
nazionali possono essere riconosciute equivalenti a quelle di un altro
paese membro grazie ad una procedura di approvazione da parte della
Commissione
1.4 • Barriere fiscali
Nozione: qualsiasi ostacolo derivante dai diversi regimi fiscali adottati negli Stati
membri.
Disciplina
▶ Artt. 110-113 TFUE
• si vieta a ciascuno Stato l’applicazione
diretta o indiretta, nei confronti dei prodotti
provenienti dagli altri Stati membri dell’Unione, di
imposte di qualsivoglia natura superiori a quelle
applicate ai prodotti nazionali similari e
l’introduzione di imposizioni interne intese a
proteggere indirettamente altre produzioni
• il Consiglio, deliberando all’unanimità
secondo una procedura legislativa speciale e
previa consultazione del Parlamento europeo e
del Comitato economico e sociale, adotta le
disposizioni che riguardano l’armonizzazione delle
legislazioni
Armonizzazione IVA
▶ Nozione di IVA: l’IVA è un’imposta prelevata dallo Stato sul valore
aggiunto di un bene o servizio, cioè sulla differenza tra il valore di un
prodotto e il valore delle materie prime impiegate nella sua produzione
▶ Dir. n. 2006/112/CE (testo unico dell’IVA europea)
• obiettivi: abolizione delle barriere fiscali;
realizzare il sistema comune d’IVA, che porta ad
una neutralità dell’imposta facendo gravare nel
territorio di ciascuno Stato, sui beni e sui servizi lo
stesso carico fiscale a prescindere dalla
lunghezza del circuito di produzione e
distribuzione
• aliquote IVA
— obbligo di applicare un’aliquota ordinaria
non inferiore al 15%
— contenimento delle aliquote ridotte al
numero di due, non inferiori al 5%
— facoltà di applicare un’aliquota ancora più
ridotta per alcuni beni
— facoltà di continuare esenzioni o aliquote
ridotte inferiori al 5%
1.5 • Armonizzazione in materia di accise
Dir. n. 92/12/CEE
▶ Nozione: le accise sono tributi che colpiscono la merce al
momento della produzione (imposta di fabbricazione) e dello scambio
(imposta o dazio doganale). Il soggetto colpito dal tributo è il produttore
o rivenditore del bene che può rivalersi sul consumatore (inciso)
aumentando il prezzo di vendita del prodotto
▶ Prodotti soggetti ad accisa: olii minerali, alcole, bevande
alcoliche, tabacchi lavorati
1.6 • Imposte dirette
Nozioni generali
▶ Si tratta di tutte le imposte sul reddito delle persone fisiche e
sugli utili delle società
▶ L’armonizzazione delle imposte dirette appare ancora molto
lontana perché implica mutamenti fondamentali sulle scelte politiche ed
economiche di ciascuno Stato
 2 Libera circolazione delle persone (artt. 45-55 e 66-80
TFUE)
Sezione Prima
La libera circolazione dei lavoratori
Nozioni generali
▶ Il concetto di libera circolazione era, nel Trattato istitutivo della
CEE, strettamente collegato alla figura del lavoratore. Tale concetto si è
poi esteso sino a ricomprendere qualunque cittadino dell’Unione
▶ La libera circolazione dei lavoratori fa riferimento alla possibilità
per i lavoratori (subordinati o autonomi) di svolgere un’attività
lavorativa sul territorio di qualunque Stato membro (art. 45 TFUE)
▶ Comporta l’abolizione di qualsiasi discriminazione fondata sulla
nazionalità
Categorie di soggetti
▶ Lavoratori subordinati
• diritto di rispondere a offerte di lavoro
• diritto di spostarsi liberamente nel territorio
degli Stati membri
• diritto di prendere dimora in uno degli Stati
membri per svolgervi attività di lavoro
▶ Lavoratori autonomi
• diritto di stabilimento: esercitare la propria
attività non salariata in un altro Stato membro
• libera prestazione di servizi: possibilità di
prestare la propria opera in uno Stato membro
diverso da quello in cui il lavoratore si è stabilito
2.1 • Attuazione della libertà di circolazione
Tappe
▶ 1ª Fase
• (1961-1964) adozione da parte del
Consiglio del Reg. n. 15 del 1961 in base al quale
la libera circolazione dei lavoratori era
subordinata al rilascio del permesso di lavoro da
parte dell’amministrazione del paese ricevente
▶ 2ª Fase
• (1964-1968) assimilazione del lavoratore
straniero a quello del paese d’impiego in due anni
(Reg. n. 38 del 1964)
• il 1968 segnò la completa liberalizzazione
nella circolazione dei lavoratori con l’emanazione
del Reg. 1612/68 (abrogato e sostituito dal Reg.
492/2011) e della Dir. 2004/38/CE
Eccezioni
▶ L’intera disciplina della libera circolazione dei lavoratori non si
applica agli impieghi nella pubblica amministrazione. L’esercizio di
pubblici poteri strettamente collegato agli interessi di un paese richiede il
requisito della cittadinanza
▶ Un’altra eccezione alla libera circolazione delle persone è legata a
motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica,
come esplicitamente afferma l’art. 45, par. 3 TFUE; si tratta di deroghe
che devono essere interpretate in senso restrittivo e non possono essere
applicate in modo da discriminare i lavoratori stranieri
 Osservazioni
La giurisprudenza ha precisato i limiti che gli Stati membri sono tenuti a rispettare nella
definizione delle esigenze di ordine pubblico poste a fondamento di una restrizione alla
libera circolazione: l’applicazione della misura restrittiva non può avere finalità economiche
o, comunque, non connesse alle esigenze di ordine pubblico normalmente riconosciute in
una società democratica; i provvedimenti restrittivi della libertà di circolazione, inoltre,
possono essere collegati esclusivamente ad un comportamento personale e specifico del
soggetto e non possono essere fondati sulla semplice esistenza di precedenti negativi.
Sicurezza sociale
▶ Fondamento giuridico: artt. 45-48 TFUE
▶ La normativa sulla sicurezza sociale dei lavoratori costituisce un
indispensabile corollario della libertà di circolazione; infatti, l’obiettivo
fissato dagli artt. da 45 a 48 TFUE non sarebbe adeguatamente
raggiunto se i lavoratori, come conseguenza dell’esercizio del diritto di
libera circolazione, dovessero essere privati dei vantaggi previdenziali
garantiti loro dalla legge di uno Stato membro
2.2 • Diritto di stabilimento (artt. 49-55 TFUE)
Nozione: libertà, garantita ai cittadini dell’Unione, di stabilirsi in uno Stato membro
diverso dal proprio per esercitarvi un’attività non salariata.
Implicazioni
▶ Accesso alle attività non salariate e al loro esercizio sia per le
persone fisiche che per quelle giuridiche (liberi professionisti,
imprenditori, società)
▶ Applicazione delle stesse condizioni definite dalla legislazione del
paese di stabilimento nei confronti dei propri cittadini
 Differenze 
Il diritto di stabilimento è affine alla libera prestazione di servizi, ma esiste una differenza fra
i due concetti:
— il diritto di stabilimento riguarda la possibilità di esercitare stabilmente in un altro
Stato un’attività non salariata (ad esempio il commercialista inglese che intende esercitare
la sua professione in Italia in via continuativa, iscrivendosi all’apposito albo);
— la libera prestazione di servizi concerne la possibilità di prestare la propria
attività in un altro Stato dell’Unione europea, alle stesse condizioni dei professionisti ivi
residenti, ma senza un insediamento permanente (è il caso dello stesso commercialista
inglese al quale è richiesta in Italia una consulenza sulla normativa fiscale del suo paese).
Mutuo riconoscimento dei titoli di studio
▶ Generalità: nel campo delle libere professioni il vero ostacolo alla
possibilità di un effettivo eserciziodel diritto di stabilimento e della libera
prestazione dei servizi era legato alla non equivalenza dei titoli di studio e
delle qualifiche professionali conseguite nei diversi Stati membri. Per un
armonizzazione del settore le istituzioni hanno dovuto procedere
all’emanazione di diverse direttive
▶ Disciplina di armonizzazione
• Dir. n. 2005/36/CE. Il provvedimento,
attraverso una riorganizzazione dell’intero sistema
del mutuo riconoscimento delle qualifiche
professionali, rappresenta una sorta di testo unico
in materia. Pur essendo un testo ricognitivo e di
accorpamento del settore la direttiva è volta ad
introdurre una più ampia liberalizzazione nella
prestazione dei servizi e un sistema più flessibile
nel riconoscimento delle qualifiche (ad es. il
riconoscimento automatico)
Mutuo riconoscimento dei titoli di studio
▶ Disciplina di armonizzazione
Sezione Seconda
Libera circolazione delle persone
Dir. n. 2004/38/CE
▶ Testo unico in materia di diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro
familiari di circolare o di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati
membri eliminando la precedente differenziazione tra lavoratori
subordinati, lavoratori autonomi, studenti e altre persone
▶ Diritto di ingresso: è garantito al cittadino dell’Unione europea
richiedendo come unico adempimento la presentazione di una carta di
identità o di un passaporto valido
▶ Diritto di soggiorno
• per un periodo di tre mesi è garantito ai
cittadini dell’Unione con il solo possesso di una
carta di identità o di un passaporto in corso di
validità
• per un periodo superiore a tre mesi è
garantito a condizione di essere lavoratore
subordinato o autonomo e di disporre di risorse
economiche sufficienti e di un’assicurazione
malattia
• il soggiorno permanente è riconosciuto al
cittadino che soggiorni in via continuativa per 5
anni nello Stato membro ospitante dietro richiesta
da inoltrare a tale Stato
Convenzione di Schengen
▶ Generalità: Convenzione di applicazione (del 19 giugno 1990)
dell’Accordo siglato a Schengen il 14 giugno 1985, riguardante le
formalità doganali per i cittadini in transito sul territorio dell’Unione
▶ Principi fondamentali
• libertà di attraversare i confini senza dover
sottostare ad alcun controllo se non per motivi di
sicurezza
• collaborazione tra forze di polizia degli Stati
aderenti
• coordinamento tra gli Stati per combattere
fenomeni mafiosi, di droga, immigrazione
clandestina e traffico di armi
• sistema di collegamento telematico (SIS)
per la diffusione tra le forze di polizia di
informazioni relative a persone od oggetti sospetti
▶ Trattato di Amsterdam : con un protocollo allegato al Trattato è
stato deciso di incorporare gli Accordi di Schengen nel quadro
giuridico e istituzionale dell’Unione
 3 Libera prestazione dei servizi (artt. 56-62 TFUE)
Generalità: possibilità garantita ai cittadini dell’Unione di prestare la propria opera in uno
Stato diverso da quello di stabilimento alle stesse condizioni dei professionisti che vi risiedono,
senza dover per questo stabilirsi nello Stato in cui la prestazione è fornita.
Servizi
▶ Nozione: sono le prestazioni fornite normalmente dietro
retribuzione, non regolate dalle disposizioni relative alla libera
circolazione delle merci, dei capitali e delle persone (art. 57 TFUE)
▶ Natura
• attività di carattere industriale
• attività di carattere commerciale
• attività artigiane
• attività delle libere professioni
Eccezioni alla libera prestazione di servizi
▶ Attività che partecipino, sia pure occasionalmente, all’esercizio di
pubblici poteri
▶ Applicazione di disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative che prevedano un regime particolare per i non residenti e
che siano giustificate da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e
di sanità pubblica
 4 Libera circolazione dei capitali (artt. 63-66 TFUE)
Divieto (art. 63 TFUE)
▶ Di restrizioni ai movimenti di capitali tra Stati membri, nonché
tra Stati membri e paesi terzi (par. 1)
▶ Di restrizioni sui pagamenti tra gli Stati membri, nonché tra Stati
membri e paesi terzi (par. 2)
Deroghe (art. 65 TFUE)
▶ Gli Stati membri possono applicare le pertinenti disposizioni della
loro legislazione tributaria in cui si opera una distinzione tra i contribuenti
che non si trovano nella medesima situazione per quanto riguarda il loro
luogo di residenza o il luogo di collocamento del loro capitale
▶ Gli Stati membri possono prendere tutte le misure necessarie per
impedire le violazioni della legislazione e delle regolamentazioni
nazionali, stabilire procedure per la dichiarazione dei movimenti di
capitali a scopo di informazione amministrativa o statistica, adottare
misure giustificate da motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza
 In sintesi 
Ai sensi dell’art. 3, par. 3 TUE, l’Unione:
— instaura un mercato interno;
— si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita
economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato
fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un
elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente;
— promuove il progresso scientifico e tecnologico.
Funzionale all’instaurazione di un mercato interno e componente essenziale dello stesso è
l’unione doganale. A questo proposito l’art. 28 TFUE afferma che: «l’Unione comprende
un’unione doganale che si estende al complesso degli scambi di merci e comporta il
divieto, fra gli Stati membri, dei dazi doganali all’esportazione ed all’importazione e di
qualsiasi tassa di effetto equivalente, come pure l’adozione di una tariffa doganale
comune nei loro rapporti con i paesi terzi».
A partire dal 1° gennaio 1993 si è veramente realizzata la libera circolazione tra i paesi
dell’Unione europea che attiene allo scambio delle merci. Da quella data non esistono più
barriere doganali che possano impedire o in qualche modo limitare il transito di merci da
uno Stato all’altro: ciò ha portato alla scomparsa di tutti i controlli e le formalità doganali.
La realizzazione del mercato interno, così come contemplata all’art. 3 TUE, implica
l’eliminazione fra gli Stati membri degli ostacoli, oltre che agli scambi di merci, alla
circolazione di persone, servizi e capitali. La libera circolazione delle persone, in particolare,
è destinata a facilitare ai cittadini dell’Unione l’esercizio di attività lavorative di qualsiasi
natura nell’intero territorio dell’Unione.
Nonostante la disciplina originaria dei trattati facesse riferimento ai soli spostamenti
economicamente rilevanti, il diritto dell’Unione europea ha progressivamente ampliato il
concetto di libera circolazione, estendendolo alla quasi totalità delle persone in possesso
del requisito della cittadinanza di uno Stato membro.
Con l’espressione «libera prestazione di servizi» il TFUE si riferisce alla possibilità, per un
soggetto, di prestare la propria opera in uno Stato membro diverso da quello dove è
stabilito, senza per questo stabilirsi (cioè installarsi) nello Stato della prestazione. La
prestazione di servizi comporta, dunque, l’esercizio temporaneo e occasionale di un’attività
non salariata in uno Stato dell’Unione diverso da quello d’origine, e la sua disciplina è
contenuta negli artt. 56-62 TFUE.
Introduzione
▶ L’art. 3, par. 2 TUE prevede che «l’Unione offre ai suoi cittadini
uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in
cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure
appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo,
l’immigrazione, la prevenzione della criminalitàe la lotta contro
quest’ultima»
▶ La realizzazione di tale spazio è oggetto di competenza
concorrente tra l’Unione e gli Stati membri, e in riferimento ad essa il
Trattato di Lisbona ha introdotto una riforma profonda, abolendo il cd.
terzo pilastro ed estendendo il «metodo comunitario» anche alla
cooperazione di polizia e a quella giudiziaria in materia penale
 Osservazioni 
È da sottolineare la persistenza di alcune peculiarità che differenziano la realizzazione dello
spazio di libertà, sicurezza e giustizia dalle altre politiche interne dell’Unione; tra queste,
l’attribuzione al Consiglio europeo (che in tal caso vota all’unanimità) del potere di definire
gli orientamenti strategici per la programmazione legislativa e operativa in materia (art. 68
TFUE).
Oggetto
▶ I controlli alle frontiere, l’asilo e l’immigrazione (artt. 77-80 TFUE)
▶ La cooperazione giudiziaria in materia civile (art. 81 TFUE)
▶ La cooperazione giudiziaria in materia penale (artt. 82-86 TFUE)
▶ La cooperazione di polizia (artt. 87-89 TFUE)
Obiettivi
▶ Garantire che non vi siano controlli sulle persone alle frontiere
interne e sviluppare una politica comune in materia di asilo, immigrazione
e controllo delle frontiere esterne
▶ Garantire un livello elevato di sicurezza attraverso misure di
prevenzione e di lotta contro la criminalità, il razzismo e la xenofobia
▶ Facilitare l’accesso alla giustizia
Controlli alle frontiere, asilo e immigrazione
▶ Principi
• le politiche comuni in materia di controlli
alle frontiere, asilo e immigrazione sono tutte
fondate sui principi di solidarietà ed equa
ripartizione delle responsabilità tra gli Stati
membri, anche sul piano finanziario (art. 80
TFUE)
▶ Obiettivi in materia di controlli alle frontiere
• garantire l’assenza di qualsiasi controllo
sulle persone, a prescindere dalla nazionalità,
all’atto dell’attraversamento delle frontiere interne
• garantire il controllo delle persone e la
sorveglianza efficace dell’attraversamento delle
frontiere esterne
Controlli alle frontiere, asilo e immigrazione
▶ Obiettivi in materia di controlli alle frontiere
• instaurare progressivamente un sistema
integrato di gestione delle frontiere esterne
▶ Obiettivi in materia di asilo
• offrire uno status appropriato a qualsiasi
cittadino di un paese terzo che necessita di
protezione internazionale
• garantire il rispetto del principio di non
respingimento
• istituire un sistema europeo comune in
tema di asilo attraverso l’adozione delle msiure
necessarie da parte del Parlamento e del
Consiglio
▶ Obiettivi in materia di immigrazione
• la gestione efficace dei flussi migratori
• l’equo trattamento dei cittadini dei paesi
terzi regolarmente soggiornanti negli Stati membri
• la prevenzione e il contrasto rafforzato
dell’immigrazione illegale e della tratta degli
esseri umani
• l’adozione di misure specifiche in settori
particolarmente delicati, quali, ad esempio, la
normativa in materia di rilascio, da parte degli
Stati membri, di visti e titoli di soggiorno di lunga
durata, o quella in materia di immigrazione
clandestina e di soggiorno irregolare
 Osservazioni 
L’art. 67 TFUE prevede che l’azione dell’Unione è rivolta a garantire un livello elevato di
sicurezza attraverso misure di prevenzione e di lotta contro la criminalità, il razzismo e la
xenofobia, realizzando un’attività di coordinamento e cooperazione tra forze di polizia e
autorità giudiziarie o di altra natura competenti. A questo fine, il Trattato di Lisbona ha
riconosciuto il ruolo dell’Ufficio europeo di polizia (Europol), quale organo che potrà svolgere
indagini. Inoltre, il nuovo Trattato mira a rafforzare le forme di cooperazione giudiziaria in
materia penale e civile, attraverso il riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie
penali e, se necessario, il ravvicinamento delle legislazioni penali.
Cooperazione giudiziaria in materia civile
▶ La materia è disciplinata dall’art. 81 TFUE, ai sensi del quale
l’Unione si propone di:
• armonizzare e semplificare le disposizioni
procedurali relative alla notificazione tra gli Stati
membri degli atti giudiziari ed extragiudiziari
• migliorare la cooperazione nell’assunzione
delle prove
• migliorare il sistema di riconoscimento e di
esecuzione delle decisioni in materia civile e
commerciale
• promuovere la compatibilità delle regole
applicabili ai conflitti di giurisdizione e di
competenza
• eliminare gli ostacoli ad un corretto
svolgimento dei procedimenti civili anche
attraverso la compatibilità delle norme di
procedura civile
Cooperazione giudiziaria in materia penale
▶ È fondata sul principio di riconoscimento reciproco delle
sentenze e delle decisioni giudiziarie e prevede misure tese a:
• definire norme e procedure per assicurare
il riconoscimento in tutta l’Unione di qualsiasi tipo
di sentenza e di decisione giudiziaria
• prevenire e risolvere i conflitti di
giurisdizione tra gli Stati membri
• sostenere la formazione dei magistrati e
degli operatori giudiziari
• facilitare la cooperazione tra le autorità
giudiziarie o autorità omologhe degli Stati membri
in relazione all’azione penale e all’esecuzione
delle decisioni
▶ Ravvicinamento delle legislazioni
• si possono stabilire norme minime di natura
processuale relative all’ammissibilità reciproca
delle prove tra Stati membri, ai diritti della
persona, ai diritti della persona nella procedura
penale
• si possono stabilire norme minime di natura
sostanziale relative alle definizione di reati e
sanzioni in sfere di criminalità particolarmente
gravi
 Osservazioni 
Particolarmente importante è la decisione quadro 2002/584/GAI del 13 giugno 2002 relativa
al mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri.
L’obiettivo di tale provvedimento (recepito in Italia con L. 22 aprile 2005, n. 69) è di
sostituire la procedura formale di estradizione introducendo un sistema semplificato di
consegna, tra le autorità giudiziarie, delle persone condannate o sospettate. Ciò al fine di
creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia che assicuri la libera circolazione delle
decisioni giudiziarie in materia penale e nello stesso tempo consenta l’eliminazione dei
ritardi e di quel meccanismo abbastanza articolato appartenente proprio alla disciplina
attuale in materia di estradizione.
Il mandato d’arresto europeo (MAE) si attua con una decisione giudiziaria emessa da uno
Stato membro in vista dell’arresto e della consegna, da eseguirsi a cura di un altro Stato
membro, di una persona ricercata; di solito l’autorità emittente comunica il mandato
d’arresto europeo direttamente all’autorità giudiziaria dell’esecuzione, per questo
implicando un elevato livello di fiducia tra gli Stati membri e il reciproco riconoscimento delle
decisioni giudiziarie.
Strumenti della cooperazione giudiziaria in materia penale
▶ Eurojust (art. 85 TFUE)
• ha il compito di sostenere e potenziare il
coordinamento e la cooperazione tra le autorità
nazionali responsabili delle indagini e dell’azione
penale contro la criminalità grave che interessa
due o più Stati membri o che richiede un’azione
penale su basi comuni, sulla scorta delle
operazioni effettuate e delle informazioni fornite
dalle autorità degli Stati membri e da Europol
▶ Procura europea (art. 86 TFUE)
• il fine è di combattere i reati che ledono gli
interessi finanziari dell’Unione
• la sua istituzione avviene con delibera
unanime del Consiglio previa approvazione del
Parlamento europeo (dunque, secondo una
procedura legislativa speciale)
Strumenti della cooperazione giudiziaria in materia penale
▶ Procura europea (art. 86 TFUE)
•è competente per individuare, perseguire e
rinviare a giudizio, eventualmente in collegamento
con Europol, gli autori di reati che ledono gli
interessi finanziari dell’Unione e i loro complici.
Essa esercita l’azione penale per tali reati dinanzi
agli organi giurisdizionali competenti degli Stati
membri
Cooperazione di polizia
▶ Associa tutte le autorità competenti degli Stati membri, compresi i
servizi di polizia, i servizi delle dogane e altri servizi incaricati
dell’applicazione della legge specializzati nel settore della prevenzione o
dell’individuazione dei reati e delle relative indagini (art. 87, par. 1 TFUE)
▶ Possono essere adottate misure riguardanti:
• la raccolta, l’archiviazione, il trattamento,
l’analisi e lo scambio delle pertinenti informazioni
• il sostegno alla formazione del personale e
la cooperazione relativa allo scambio di
personale, alle attrezzature e alla ricerca in campo
criminologico
• le tecniche investigative comuni ai fini
dell’individuazione di forme gravi di criminalità
organizzata
▶ Europol
• costituisce un sistema di scambio di
informazioni tra le diverse forze di polizia degli
Stati membri. Ha il compito di sostenere e
potenziare l’azione delle autorità di polizia e degli
altri servizi incaricati dell’applicazione della legge
degli Stati membri e la reciproca collaborazione
nella prevenzione e nella lotta contro la criminalità
grave che interessa due o più Stati membri, il
terrorismo e le forme di criminalità che ledono un
interesse comune oggetto di una politica
dell’Unione
 In sintesi 
Il Trattato di Maastricht aveva previsto due forme di cooperazione intergovernativa relative,
rispettivamente, alla politica estera e di sicurezza comune (cd. secondo pilastro) e al settore
della giustizia e degli affari interni. Con il Trattato di Amsterdam si è proceduto a trasferire le
norme relative alla libera circolazione delle persone (visti, asilo, immigrazione e altre
materie connesse alla cooperazione civile) e quelle relative alla cooperazione giudiziaria in
materia civile al pilastro comunitario, nonché a rinominare il terzo pilastro «cooperazione di
polizia e giudiziaria in materia penale». Con il Trattato di Lisbona, che ha determinato
l’abolizione dei pilastri, la cooperazione di polizia e giudiziaria è stata quasi
completamente assimilata alle materie relative all’integrazione economica. Oltre che
la collocazione (capo IV del Titolo V – Spazio di libertà, sicurezza e giustizia nella Parte
Terza relativa alle politiche dell’Unione e alle azioni interne), l’assimilazione riguarda il ruolo
delle istituzioni, le modalità di voto, gli atti normativi, le modalità di esecuzione, le procedure
per l’istituzione delle cooperazioni rafforzate. In particolare, la Corte di giustizia dell’Unione
europea è pienamente competente in materia di cooperazione giudiziaria in materia penale
e di polizia; non può, però, esaminare la validità o la proporzionalità di operazioni condotte
dalla polizia o da altri servizi incaricati dell’applicazione della legge di uno Stato membro o
l’esercizio delle responsabilità incombenti agli Stati membri per il mantenimento dell’ordine
pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna (art. 276 TFUE).
 1 Politica agricola comune (PAC)
Introduzione
▶ La PAC è finalizzata alla razionalizzazione e all’incremento
della produttività nel settore agricolo, allo scopo di assicurare un
tenore di vita equo alla popolazione rurale dei paesi membri
▶ Tale settore rientra oggi fra le materie oggetto di competenza
concorrente tra l’Unione e gli Stati membri e, per esso, il Trattato di
Lisbona ha operato una rilevante modifica procedurale che ha ampliato i
poteri decisionali del Parlamento
Obiettivi (art. 39 TFUE)
▶ Incrementare la produttività dell’agricoltura, sviluppando il
progresso tecnico e assicurando lo sviluppo nazionale della produzione
agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in
particolare della manodopera
▶ Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, in
particolare grazie al miglioramento del reddito individuale di coloro che
lavorano nell’agricoltura
▶ Stabilizzare i mercati
▶ Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti
▶ Assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori
Principi fondamentali
▶ Principio dell’unicità dei mercati agricoli, attuato con la fissazione
di prezzi comuni dei prodotti agricoli e con la creazione delle
organizzazioni comuni di mercato valide su tutto il territorio dell’Unione
▶ Principio della preferenza comunitaria, che prevede, attraverso il
meccanismo del sostegno dei prezzi interni, dei prelievi e delle tariffe
doganali comuni, un incremento degli scambi dei prodotti agricoli
all’interno dell’Unione
▶ Principio della solidarietà finanziaria, in base al quale è l’Unione
europea, attraverso i fondi europei, a finanziare la politica agricola
comune
Gestione della politica agricola
▶ È importante la fissazione di un prezzo dei prodotti agricoli tale da
garantire al produttore un reddito minimo in grado di incoraggiare lo
svolgimento dell’attività agricola e tutelarlo, nello stesso tempo, dalla
concorrenza mondiale
▶ Tipologie di prezzo
• prezzo orientamento: fissato dal
Consiglio, è un prezzo stabilito in base al gioco
della domanda e dell’offerta in tutti i mercati e
funge da indicatore sull’andamento generale dei
prezzi
• prezzo intervento: prezzo al di sotto del
quale l’Unione interviene per stabilizzare il
mercato (attraverso l’acquisto di eccedenze, il
ritiro dei prodotti dal circuito alimentare)
Gestione della politica agricola
▶ Tipologie di prezzo
• prezzo ritiro (per certe categorie di
prodotti): prezzo al di sotto del quale i produttori
anziché vendere destinano le quantità eccedenti
alla distruzione o alle opere sociali
• prezzo soglia: determinato da un prezzo al
di sotto del quale le importazioni provenienti dai
paesi terzi non possono essere immesse sul
mercato europeo, è calcolato sulla base del
prezzo di orientamento sottratte le spese di
trasporto dalle frontiere esterne
▶ Organizzazioni comuni di mercato (OCM): sono organismi
deputati all’attuazione delle disposizioni in materia di regolamentazione
dei prezzi, sovvenzioni alla produzione e alla distribuzione dei prodotti,
creazione di sistemi per la costituzione di scorte e per il riporto, nonché
atti a rendere operativi i meccanismi di stabilizzazione all’importazione e
all’esportazione
 Osservazioni 
Il settore agricolo è caratterizzato da interventi dell’Unione volti al sostegno dei prezzi. Per
evitare gli effetti conseguenti a una rivalutazione delle monete, sono stati introdotti dal 1970
gli importi compensativi monetari (ICM), che si sono risolti, per i paesi con valuta debole,
in tasse sulle esportazioni e sovvenzioni alle importazioni (ICM «negativi»), e per paesi con
valuta forte, in sovvenzioni alle esportazioni e tasse sulle importazioni (ICM «positivi»).
1.1 • L’evoluzione della PAC
Revisione della PAC (Reg. CE n. 73/2009)
▶ Nuova riforma all’insegna dei regimi di sostegno ai redditi degli
agricoltori, contenente una programmazione finanziaria dal 2005 fino al
2013 che provvede ad eliminare progressivamente quei finanziamenti
alle produzioni non richieste dal mercato nonché a mantenere in buone
condizioni agronomiche i terreni nel rispetto degli interessi dei
consumatori
▶ Elementi chiave
• la condizionalità o ecocondizionalità, vale
a dire la necessità di vincolare l’azienda agricola
al rispetto di determinati requisiti in materia
ambientale, di sicurezza alimentare e di
benessere per la salute degli animali al fine di
poter ottenere gli aiuti diretti
• la modulazione, consistente nella riduzione
progressiva dei pagamenti diretti allegrandi
aziende per il periodo 2005-2013 al fine di
destinare risorse allo sviluppo rurale
• sono inoltre previsti l’istituzione di un
sistema di consulenza aziendale per le aziende
agricole professionali allo scopo di conformarsi ai
requisiti di un’agricoltura di alto livello qualitativo, e
l’obbligo, a carico degli Stati, di istituire un
sistema integrato di gestione e controllo finalizzato
al monitoraggio dei vari regimi d’aiuto
 Osservazioni
Accanto all’econdizionalità e alla modulazione, l’altro principio fondamentale della riforma
della PAC è il regime del pagamento diretto unico per l’erogazione degli aiuti: si ha un
disaccoppiamento («decouplage») tra produzione e aiuto, per cui quest’ultimo è versato
direttamente all’agricoltore indipendentemente dalla produzione e collegato, invece, alla
produzione sottoposta a coltivazione.
1.2 • Finanziamento della PAC
Nozioni generali
▶ Dal 1° gennaio 2007 è applicato integralmente il nuovo sistema
finanziario per la politica agricola adottato il 21 giugno 2005 con il Reg.
CE n. 1290/2005
▶ Sono costituiti due fondi: il Fondo europeo agricolo di garanzia
(FEAGA), destinato a finanziare le misure di mercato ed altre azioni, e il
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), diretto a
finanziare i programmi di sviluppo rurale. Entrambi i fondi sono parte del
bilancio generale dell’Unione
FEAGA
▶ Attraverso il regime di gestione concorrente tra gli Stati membri
e la Commissione si finanziano:
• le restituzioni fissate per l’esportazione di
prodotti agricoli nei paesi terzi
• gli interventi destinati a regolarizzare i
mercati agricoli
• i pagamenti diretti agli agricoltori previsti
dalla politica agricola comune
• il contributo finanziario alle azioni di
informazione e promozione dei prodotti agricoli
sul mercato interno dell’Unione e nei paesi terzi
realizzate tramite gli Stati membri
▶ Attraverso il finanziamento centralizzato si sostengono:
• il contributo finanziario ad azioni veterinarie
specifiche; ad azioni ispettive nel settore
veterinario, nel settore dei prodotti alimentari e
degli alimenti per animali; a programmi di
sorveglianza delle malattie anomali e azioni
fitosanitarie
• la promozione dei prodotti agricoli
realizzata direttamente dalla Commissione o
attraverso organizzazioni internazionali
• le misure destinate a garantire la
conservazione, le caratterizzazione, la raccolta e
l’utilizzazione delle risorse genetiche in agricoltura
• la messa a punto e il mantenimento dei
sistemi di informazione contabile agricola
• i sistemi di indagine agricola
FEASR
▶ Gestione: condivisa con gli Stati membri
▶ Obiettivi
• accrescere la competitività del settore
agricolo e forestale sostenendo la ristrutturazione,
lo sviluppo e l’innovazione
• valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale
sostenendo la gestione del territorio
• migliorare la qualità di vita nelle zone rurali
e promuovere la diversificazione delle attività
economiche
Altre forme di finanziamento
▶ Sistema dei contributi, che prevede:
• prelievi applicati sulle produzioni che
superano una determinata quota (in particolare nel
settore del latte)
• versamenti corrispondenti ad una
percentuale del prezzo di intervento (in particolare
nel settore dello zucchero)
• acquisto da parte del produttore di prodotti
che sono eccedenti e necessari al processo di
produzione dello stesso produttore (in particolare
nel settore della polvere di latte)
 2 Politica comune della pesca
Disciplina: art. 38 TFUE.
Obiettivi
▶ Promuovere la gestione razionale e la conservazione delle risorse
ittiche
▶ Garantire a tutti i pescatori degli Stati membri il libero accesso alle
zone dell’Unione attinenti alla pesca
▶ Assicurare un reddito adeguato agli operatori del settore
▶ Garantire la stabilità dei prezzi
▶ Garantire un prezzo ragionevole per i consumatori
Strumenti
▶ Organizzazione comune di mercato
• norme di qualità relative alla taglia, al peso,
all’imballaggio, alla presentazione e
all’etichettatura dei prodotti
• fissazione delle quantità massime di
pescato
• sistema di prezzi affidato al libero mercato;
qualora però il prezzo scenda al di sotto di un
prezzo limite, il pesce viene ritirato dal mercato
• importazioni controllate dalla Commissione
per soddisfare la domanda interna di pesce
▶ FEP (Fondo europeo per la pesca)
• predisposizione di una politica di gestione
del settore ittico, mediante una strategia
territoriale che sia adattata alla situazione delle
singole regioni
• concessione di aiuti finanziari a strutture e
ad imprese operanti nell’ambito della pesca al fine
di garantire la loro competitività, soprattutto
laddove ricorrano eventi (ad esempio un arresto
dell’attività di pesca) che potrebbero
pregiudicarne l’attività
• adozione di una politica di tutela
dell’ambiente e delle risorse naturali, nel caso in
cui esista una connessione tra il loro sfruttamento
e il settore della pesca o dell’acquacoltura
note 
 1 Trasporti (artt. 90-100 TFUE)
Obiettivi
▶ Eliminazione degli ostacoli che i trasporti possono opporre alla
realizzazione del mercato interno e, quindi, soppressione delle
discriminazioni di prezzo e di condizioni di trasporto
▶ Integrazione dei trasporti nell’ambito dell’Unione europea, con
conseguente abolizione delle discriminazioni tra i trasportatori
▶ Organizzazione generale dei trasporti nel quadro
dell’Unione, implicante una politica tariffaria comune, un coordinamento
in materia d’investimenti in infrastrutture etc.
Ambito di applicazione
▶ Trasporti su strada
▶ Trasporti ferroviari
▶ Trasporti marittimi
▶ Trasporti aerei
1.1 • Trasporti su strada e ferroviari
Trasporti su strada
▶ Trasporto passeggeri, disciplinato dal Reg. CE n. 1073/2009
relativo al trasporto internazionale passeggeri con autobus
▶ Trasporto merci, disciplinato dal Reg. CE n. 1072/2009
applicabile ai trasporti internazionali di merci per i percorsi effettuati nel
territorio UE
Trasporti ferroviari
▶ Obiettivo: realizzare un quadro normativo comune per la sicurezza
ferroviaria, tale da far fronte all’eterogeneità di principi, norme e standard
di sicurezza di natura essenzialmente nazionale, impostati su concetti
tecnici e operativi nazionali
▶ Azioni
• armonizzazione della struttura normativa
negli Stati membri
• attribuzione delle responsabilità fra i vari
soggetti interessati
• istituzione all’interno di ciascuno degli Stati
membri di un’autorità nazionale con compiti di
regolamentazione e supervisione della sicurezza
ferroviaria al fine di agevolare la cooperazione a
livello europeo e, nello stesso tempo, l’istituzione
di un organismo indipendente incaricato di
svolgere indagini sugli incidenti e sugli
inconvenienti
• definizione di principi comuni per la
gestione, la regolamentazione e la supervisione
del trasporto ferroviario
Agenzia ferroviaria europea
▶ Istituzione: nel 2004 con il Reg. CE n. 881/2004 del 29 aprile
2004
▶ Inizio dell’attività: da maggio 2006
▶ Obiettivo: contribuire all’attuazione della normativa europea
potenziando il livello di interoperabilità dei sistemi ferrovieri e sviluppare
un approccio comune in materia di sicerezza del sistema ferroviario
europeo costituendo uno strumento essenziale di dialogo, consutazione e
scambio fra tutti gli agenti del settore
1.2 • Trasporti marittimi
Generalità: la politica comune in questo settore è stata realizzata solo a partire dalla
metà degli anni ’80.
Disciplina
▶ Reg.CEE n. 4055/86: libertà di accesso alle attività da parte del
prestatore di trasporti marittimi stabilito in uno Stato membro diverso da
quello della prestazione. Per alcuni tipi di attività è necessaria l’adesione
alle conferences marittime
▶ Reg. CEE n. 3577/92: possono esercitare l’attività quegli armatori
le cui navi sono iscritte nei registri e con i requisiti richiesti nello Stato ove
essi hanno sede
Agenzia europea per la sicurezza marittima
▶ Istituzione: con il Reg. CE n. 1406/2002 del 27 giugno 2002
▶ Obiettivo: assicurare maggiore sicurezza e garantire una
maggiore prevenzione dell’inquinamento causato dalle navi. Ciò
attraverso:
• l’assistenza alla Commissione nelle fasi di
iniziativa legislativa
• una collaborazione con gli Stati membri
1.3 • Trasporti aerei
Disciplina
▶ Fondamentali sono state le sentenze nn. 209-213/84 (note come
Nouvelles Frontières), con cui la Corte ha stabilito che le regole di
concorrenza previste dai trattati si applicano anche ai trasporti
aerei e marittimi
▶ Principio generale: liberalizzazione
▶ Eccezioni alla liberalizzazione
• accesso all’interno del singolo Stato solo
per i voli internazionali che effettuino più scali
all’interno di esso
• imposizione di obblighi di servizio pubblico
per determinate aree o affidamento della gestione
del servizio ad un solo vettore
• limitazioni temporanee cagionate da
congestione delle rotte o da problemi ambientali
Reg. CE n. 1008/2008
▶ È stato introdotto un regime di piena liberalizzazione su
• tariffe merci
• charter
• nolo
 2 Reti transeuropee (artt. 170-172 TFUE)
Azione dell’Unione
▶ Favorire l’interconnessione e l’interoperabilità delle reti nazionali
all’interno dell’Unione
Misure previste
▶ Armonizzazione delle norme tecniche
▶ Erogazione di finanziamenti per progetti volti a migliorare il
trasporto tra i paesi membri
▶ Cooperazione con altri paesi al fine di garantire l’integrazione
delle reti di trasporto e la realizzazione di progetti d’interesse comune
note 
 1 Disciplina generale (artt. 101-109 TFUE)
Obiettivi fondamentali
▶ Contribuire a realizzare l’unicità del mercato interno a vantaggio
delle imprese e dei consumatori
▶ Impedire l’abuso di potere economico
▶ Mettere in condizione le imprese di razionalizzare la produzione e
la distribuzione, adeguandosi al progresso tecnico e scientifico
Ambito di applicazione
▶ Regole di concorrenza applicabili alle imprese
• divieto di intese che recano pregiudizio alla
concorrenza
• divieto di abuso di posizione dominante
• disciplina delle imprese pubbliche
▶ Regole di concorrenza applicabili agli Stati: in particolare la
disciplina di controllo sugli aiuti di Stato
 Osservazioni 
Per quanto riguarda la nozione di impresa che rileva ai fini delle regole di concorrenza, nella
sentenza Höfner la Corte di giustizia ha riconosciuto come impresa «qualsiasi entità che
esercita un’attività economica» (sent. 23 aprile 1991, Höfner, causa C-41/90). In una
pronuncia successiva il Tribunale di primo grado (ora Tribunale) ha chiarito che, ai fini del
diritto UE, l’attività economica consiste nell’«offerta di beni e servizi sul mercato» (sent. 4
marzo 2003, FENIN, causa T-319/99). Non rileva la natura pubblica o privata del soggetto in
quanto nella citata sentenza Höfner la Corte ha giudicato ininfluenti nella valutazione sia lo
status giuridico, sia le modalità di funzionamento dell’ente.
 2 Pratiche vietate
2.1 • Intese e pratiche concordate tra imprese (art. 101 TFUE)
Nozione: qualunque accordo tra due o più imprese diretto alla fissazione dei prezzi e alla
spartizione del mercato, che pregiudica il commercio tra Stati membri falsando o impedendo il gioco
della concorrenza.
Divieto
▶ Oggetto
• gli accordi tra imprese. Sono caratterizzati
da un comune volere delle imprese di comportarsi
sul mercato nello stesso modo: non occorre
pertanto che vi sia un contratto giuridicamente
valido, poiché gli accordi possono assumere
qualsiasi forma, anche implicita
Divieto
▶ Oggetto
• le decisioni di associazioni di imprese. Tali
associazioni sono vietate anche quando, pur non
essendo vincolanti, sono adottate da
raggruppamenti di imprese o sindacati
professionali nei confronti degli associati, avendo
comunque l’effetto di alterare la concorrenza
• le pratiche concordate. La Corte ha definito
le pratiche concordate come qualsiasi
comportamento che, pur non traducendosi in un
accordo formale, rappresenta una cooperazione
consapevole a danno della concorrenza
▶ Condizioni di applicabilità del divieto
• l’intesa deve essere in grado di provocare,
anche solo parzialmente, un pregiudizio al
commercio tra gli Stati membri
• deve avere per oggetto e per effetto di
impedire, restringere o falsare il gioco della
concorrenza all’interno del mercato comune (cd.
pregiudizio alla concorrenza)
Esenzione dal divieto
▶ Tipologia di esenzione
• individuale: quando riguarda una
determinata intesa
• per categoria: quando riguarda un’intera
categoria di intesa
▶ Condizioni di applicabilità dell’esenzione
• l’intesa deve soddisfare una delle seguenti
condizioni:
— contribuire a migliorare la produzione o la
distribuzione dei prodotti
— promuovere il progresso tecnico o
economico
— riservare agli utilizzatori una congrua parte
dell’utile che ne deriva
— non eliminare la concorrenza per una
parte sostanziale di prodotti di cui si tratta
▶ Procedura di esecuzione
• esenzioni individuali: le imprese
interessate devono procedere alla notifica alla
Commissione, in mancanza della quale non si può
ottenere l’esenzione. La Commissione deve
pronunciarsi sull’ammissibilità dell’esenzione
2.2 • Abuso di posizione dominante (art. 102 TFUE)
Divieto
▶ È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui
possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo
sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione
dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo
Divieto
▶ Il TFUE, dunque, vieta non l’acquisizione di una posizione
dominante sul mercato comune o su una sua parte, ma lo
sfruttamento abusivo di tale posizione
Accertamento della posizione dominante
▶ Individuazione del mercato rilevante, cioè della frazione di
mercato sulla quale la posizione dominante è supposta realizzarsi. Tale
mercato va definito sia in termini geografici, sia in termini di prodotti o
servizi
▶ Valutazione relativa all’impresa che detiene una posizione
dominante sul mercato rilevante. L’impresa che la detiene è in grado
di ostacolare la persistenza di una concorrenza effettiva sul mercato di cui
trattasi ed ha la possibilità di tenere comportamenti alquanto indipendenti
nei confronti dei suoi concorrenti, dei suoi clienti e, in ultima analisi, dei
consumatori (sent. 13 febbraio 1979, Hoffmann La Roche, causa 85/76)
▶ Una volta riconosciuta l’esistenza di una posizione dominante, la
terza fase consiste nel verificare se sussista uno sfruttamento di tale
posizione. Lo sfruttamento può definirsi «il comportamento dell’impresa
in posizione dominante atto ad influire sulla struttura di un mercato in cui,
proprio per il fatto che vi opera detta impresa, il grado di concorrenza è
già sminuito»
 Osservazioni 
Il mercato in cui è presente una posizione dominante è già di per sé caratterizzato da una
concorrenza debole. L’impresa che detiene una posizione dominante è tenuta a non
compromettere lo svolgimento, sulmercato interno, di una concorrenza «effettiva e non
falsata» (sent. 9 novembre 1983, Michelin, causa 322/81).
Potere di vigilanza della Commissione
▶ Inizio della procedura di verifica
• informazioni
• verifiche
▶ Decisione circa la sussistenza o meno dell’infrazione
▶ Repressione delle infrazioni o imposizione della sanzione
▶ Potestà di assumere provvedimenti provvisori e cautelari
 3 Imprese pubbliche
Generalità: a norma dell’art. 106 TFUE le regole di concorrenza devono trovare
applicazione anche nei confronti delle imprese pubbliche.
Art. 106 TFUE
▶ Ambito di applicazione
• impresa pubblica: ogni impresa nei
confronti della quale i poteri pubblici possono
esercitare, direttamente o indirettamente,
un’influenza dominante per ragioni di proprietà, di
partecipazione finanziaria o della normativa che la
disciplina
• imprese alle quali gli Stati membri
riconoscono diritti speciali ed esclusivi:
imprese anche private cui lo Stato attribuisce il
diritto esclusivo di esercitare una certa attività
Art. 106 TFUE
▶ Deroghe all’applicazione delle regole di concorrenza
• imprese incaricate della gestione dei
servizi di interesse economico generale:
imprese incaricate dello svolgimento dei servizi
da parte dei pubblici poteri
 Osservazioni 
La norma di cui all’art. 106 TFUE cerca di contemperare l’interesse dell’Unione
all’osservanza dei principi in materia di concorrenza e mercato unico con l’interesse degli
Stati ad utilizzare determinate imprese pubbliche quali strumenti di politiche economiche o
fiscali (sent. 23 ottobre 1997, Commissione c. Paesi Bassi, causa C-157/94).
 4 Aiuti di Stato
Disciplina
▶ Artt. 107-109 TFUE
• sono incompatibili con il mercato interno,
nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati
membri, gli aiuti concessi dagli Stati o mediante
risorse statali sotto qualsiasi forma che, favorendo
talune imprese o talune produzioni, falsino o
minaccino di falsare la concorrenza
▶ Sussistenza di quattro elementi:
• il vantaggio economico per l’impresa
beneficiaria derivante dalla misura pubblica che si
sospetta costituire un aiuto
• l’incidenza di tale misura sul commercio
nel mercato interno
• la sua selettività o specificità, nel senso di
favorire solo alcune imprese e non la totalità
• il trasferimento di risorse statali
 Osservazioni 
Il vantaggio economico può derivare ad un’impresa sia da una sovvenzione, ossia
un’erogazione di risorse, sia da qualsiasi misura che comporti una mancata entrata nelle
casse dello Stato o di altri enti pubblici di risorse private, altrimenti dovute loro dalle
imprese. Non è necessario che l’aiuto assuma la forma di un materiale trasferimento di
risorse finanziarie in favore dell’impresa beneficiaria, potendo consistere anche in una
rinuncia ad un introito da parte dello Stato membro. Lo stesso art. 107 TFUE precisa che
sono incompatibili con il mercato unico non tutti gli aiuti, ma quelli che «falsino o minaccino
di falsare la concorrenza».
Il criterio della selettività o specificità è applicato dalla Commissione a carattere nazionale,
per cui una misura agevolatrice estesa a tutte le imprese di uno Stato membro, non potendo
essere considerata selettiva o specifica poiché non introduce alcuna selezione tra le
imprese su scala nazionale, non costituirà un aiuto di Stato.
L’art. 107, par. 1 TFUE, nel dichiarare l’incompatibilità degli aiuti, fa riferimento sia a quelli
«concessi dagli Stati», sia quelli concessi «mediante risorse statali». Nella sent. 17 marzo
1993, Sloman Neptun, cause C-72/91 e C-73/91 la Corte ha chiarito che la distinzione tra
queste due ipotesi è «intesa a ricomprendere nella nozione di aiuto non solo gli aiuti
direttamente concessi dagli Stati, ma anche quelli concessi da enti pubblici o privati
designati o istituiti dagli Stati». Dunque affinché sussista un aiuto non è necessario
che esso sia accordato direttamente dallo Stato, ma vi rientrano anche agevolazioni
erogate, ad esempio, da enti pubblici territoriali (sent. 14 ottobre 1987, Germania c.
Commissione, causa 248/84).
Aiuti compatibili
▶ Aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, a
condizione che siano accordati senza discriminazioni determinate
dall’origine dei prodotti
▶ Aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali
oppure da altri eventi eccezionali
▶ Aiuti concessi all’economia di determinate regioni della
Repubblica federale di Germania che risentono della preesistente
divisione della Germania, nella misura in cui sono necessari a
compensare gli svantaggi economici provocati da tale divisione. Cinque
anni dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il Consiglio, su
proposta della Commissione, può adottare una decisione che abroga la
presente lettera
Aiuti che possono dichiararsi compatibili
▶ Aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il
tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma
di sottoccupazione
▶ Aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante
progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a un grave
turbamento dell’economia di uno Stato membro
▶ Aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune
regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi
in misura contraria al comune interesse
▶ Aiuti destinati a promuovere la cultura e la conservazione del
patrimonio, quando non alterino le condizioni degli scambi e della
concorrenza nell’Unione in misura contraria all’interesse comune
▶ Altre categorie di aiuti determinate con decisione del Consiglio
Controllo sugli aiuti
▶ Disciplinato dall’art. 108 TFUE, si fonda sulla distinzione tra aiuti
esistenti e di nuova istituzione:
• nel caso di aiuti esistenti la Commissione
svolge un controllo successivo
• nel caso di aiuti modificativi o di nuova
istituzione la Commissione avvia una procedura
di indagine che può concludersi con una
decisione positiva, condizionale (subordinata al
rispetto di determinati obblighi e condizioni) o
negativa
 Osservazioni 
Con Dec. n. 2009/155/CE del 12 novembre 2008 (in merito al prestito di 300 milioni di euro
cui l’Italia ha dato esecuzione a favore della compagnia aerea Alitalia), adottata al termine
del procedimento d’indagine formale ex art. 108, par. 2 TFUE, la Commissione ha
dichiarato che il prestito suddetto, del cui importo era stata consentita l’imputazione al
capitale proprio di Alitalia, costituiva un aiuto di Stato illegittimo, non previamente notificato,
e incompatibile con il mercato comune; ne ha, pertanto, ordinato all’Italia il recupero presso
il beneficiario, cioè presso Alitalia.
La Commissione ha ritenuto che, pur potendosi qualificare Alitalia come impresa in difficoltà
(la compagnia era stata posta in regime di amministrazione straordinaria), la misura in
questione non potesse essere dichiarata compatibile con il mercato comune in applicazione
degli orientamenti dell’Unione sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di
imprese in difficoltà.
 5 Concentrazione di imprese
Reg. CE n. 139/2004
▶ Disciplina il controllo delle concentrazioni tra imprese
▶ Si ha un’operazione di concentrazione quando si produce una
modifica duratura del controllo a seguito del fatto che due o più imprese
procedono ad una fusione, oppure quando una o più persone che
detengono il controllo di almeno una impresa, o una o più imprese,
acquistano, direttamente o indirettamente (sia con l’acquisto di
partecipazioni del capitale o di elementi del patrimonio, sia tramite
contratto o qualsiasi altro mezzo), il controllo dell’insieme o di parti diuna
o più imprese
▶ Tutte le operazioni di concentrazione devono essere notificate alla
Commissione la quale dovrà dichiarare, con una decisione, l’accertata
compatibilità delle stesse con il mercato interno ovvero l’incompatibilità
 6 Normativa italiana antitrust
Legge 287/1990
▶ Stabilisce norme per la tutela della concorrenza e del mercato
▶ Si ispira a principi della disciplina dell’Unione europea per ciò che
riguarda le intese e l’abuso di posizione dominante
▶ Istituisce l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a cui
spettano:
• il compito di vigilare sul rispetto della
normativa antitrust
• poteri istruttori e decisionali per il
mantenimento e il ripristino di condizioni di
concorrenza effettiva
 1 Dal Trattato di Roma al Trattato di Lisbona
Trattato di Roma
▶ Con il Trattato di Roma gli Stati membri, pur sottolineando la
necessità di accompagnare l’instaurazione del mercato comune con un
maggior coordinamento delle rispettive politiche economiche nazionali,
non si mostrarono disposti a cedere alle istituzioni comunitarie un aspetto
di fondamentale importanza della loro sovranità interna
▶ Ben presto fu però evidente che si richiedeva una più stretta
collaborazione tra gli Stati nella conduzione di tali politiche economiche
▶ Vennero emanate, alcuni anni dopo, la Dec. n. 74/120/CEE e la
Dir. n. 74/121/CEE, entrambe del 18 febbraio 1974, con le quali si intese
perseguire l’obiettivo di dare un carattere di stabilità al coordinamento
delle politiche economiche degli Stati membri
SME
▶ Entrato in vigore il 13 marzo 1979
▶ Si trattava di un meccanismo creato al fine di stabilire tra le
economie dei paesi membri non soltanto delle relazioni di cambio
più stabili, ma anche una disciplina comune nel campo della
politica economica e monetaria; si intendeva istituire, in altre parole
una zona di stabilità monetaria grazia all’attuazione di determinate
politiche in materia di cambi, crediti e trasferimenti di risorse
▶ L’esperienza dello SME è terminata con l’adozione della moneta
unica a partire dal 1° gennaio 1999
▶ SME-2
• meccanismo creato nel corso del 1996 per
evitare che le monete non partecipanti all’euro si
deprezzino, svantaggiando indirettamente le altre
economie
UEM
▶ Le origini dell’Unione economica e monetaria risalgono all’Atto
unico europeo, che introdusse un capo sulla cooperazione in materia di
politica economica e monetaria
▶ Rapporto Delors: con tale Rapporto si sono proposte le tappe
concrete per giungere all’UEM
▶ Trattato di Maastricht: con tale Trattato sono state inserite delle
modifiche radicali alle indicazioni contenute nel Rapporto Delors e
trasferite nel Trattato sull’Unione europea
▶ Con il Trattato di Maastricht l’Unione economica e monetaria è
stata effettivamente realizzata, e l’obiettivo di giungere ad una moneta
unica esplicitamente inserito all’art. 2 del TUE
Disciplina vigente
▶ L’art. 119 TFUE prevede che, per «assicurare uno sviluppo
sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata,
sulla stabilità dei prezzi e su un’economia sociale di mercato fortemente
competitiva», l’azione degli Stati membri e dell’Unione debba perseguire
una politica economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche
economiche nazionali
▶ Disposizioni concernenti la politica economica e monetaria
• disposizioni di politica economica (artt.
120-126 TFUE), che disciplinano il coordinamento
delle politiche economiche nazionali al fine di
raggiungere gli obiettivi dell’Unione e prevedono
una rigida disciplina di controllo delle finanze
pubbliche degli Stati membri
• disposizioni di politica monetaria (artt.
127-133 TFUE), che riguardano la moneta unica e
affidano ad uno specifico dispositivo istituzionale
(SEBC e BCE) la competenza esclusiva in tale
materia
• disposizioni istituzionali (artt. 134 e 135
TFUE), che disciplinano la composizione, i
compiti e i poteri degli organi in tale settore
• disposizioni specifiche per gli Stati
membri la cui moneta è l’euro (artt. 136138
TFUE), che configurano un regime di
cooperazione speciale tra tali Stati
• disposizioni transitorie (artt. 139-144
TFUE), concernenti la disciplina applicabile ai
cosiddetti «Stati membri con deroga», vale a
dire ai paesi dell’UE che il Consiglio non ritiene
soddisfare le condizioni necessarie per l’adozione
dell’euro
 Differenze 
La politica economica è governata in modo indipendente dagli Stati membri, che sono
tenuti al coordinamento delle loro scelte in base agli indirizzi di massima dettati dal
Consiglio (fermo restando che ex art. 5, par. 1 TFUE agli Stati appartenenti all’«eurozona»
si applicano disposizioni specifiche). Al contrario, la politica monetaria, il cui obiettivo
principale è la stabilità dei prezzi, costituisce per gli Stati dell’eurozona un settore ormai
pienamente «europeizzato», stante la competenza esclusiva riconosciuta in materia
all’Unione europea (art. 3, lett. c) TFUE).
Meccanismo europeo di stabilità
▶ Nel corso degli anni 2010-2011, la crisi del debito sovrano di
alcuni paesi dell’eurozona ha indotto le istituzioni e gli Stati membri ad
adottare nuovi strumenti di stabilizzazione e di assistenza
finanziaria
▶ Il 25 marzo 2011, pertanto, il Consiglio europeo ha approvato la
Dec. n. 2011/199/UE, che modifica l’art. 136 TFUE aggiungendovi il
seguente par. 3: «Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire
un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per
salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La
concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito
del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità»
Meccanismo europeo di stabilità
▶ Trattato istitutivo: firmato il 2 febbraio 2012 ed entrato in vigore
nel settembre 2012
▶ Obiettivo: fornire assistenza finanziaria agli Stati aderenti all’euro
per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro
 2 La politica economica
Disposizioni sul coordinamento
▶ Artt. 120-121 TFUE: la definizione della politica economica
resta di competenza degli Stati membri, i quali devono considerare le
loro politiche economiche una questione di interesse comune e,
quindi, oggetto di coordinamento da parte delle istituzioni dell’Unione
▶ Procedura
• il Consiglio su raccomandazione della
Commissione elabora un progetto di indirizzi di
massima
• il Consiglio europeo delibera su tale
progetto, e sulla base di tale deliberazione il
Consiglio adotta una raccomandazione in cui
definisce gli indirizzi di massima destinati agli
Stati membri (cd. «grandi orientamenti di politica
economica»)
▶ Sorveglianza multilaterale: è attuata dal Consiglio, che effettua
un costante monitoraggio della rispondenza tra le prescrizioni degli
indirizzi di massima e le azioni di politica economica degli Stati
Disavanzo eccessivo
▶ Il rapporto tra il disavanzo pubblico di bilancio e il prodotto interno
lordo (PIL) supera il 3%
▶ Il rapporto tra debito pubblico e PIL è superiore al 60%
▶ L’istituzione cui è attribuito il compito di sorvegliare l’evoluzione
della situazione di bilancio e dell’entità del debito pubblico negli Stati
membri, al fine di individuare errori rilevanti, è la Commissione, che
formula pareri al riguardo
▶ Al Consiglio spetta decidere se esiste un disavanzo eccessivo e
formulare raccomandazioni allo Stato interessato
▶ Nell’ipotesi in cui uno Stato membro non rispetti le indicazioni del
Consiglio può essere avviata una procedura di preavviso, ed
eventualmente sanzionatoria
 Osservazioni 
L’entità delle sanzioni applicabilinel caso in cui uno Stato non ottemperi alle
raccomandazioni per ridurre il proprio disavanzo pubblico è stata precisata dal Patto di
stabilità e crescita approvato nel 1997, che definisce delle regole di bilancio per gli Stati
membri aderenti all’UEM e i termini per lo svolgimento della procedura di contestazione dei
disavanzi eccessivi.
Fiscal compact (o Patto di bilancio)
▶ Trattato fondamentale che introduce l’obbligo dell’equilibrio di
bilancio negli Stati dell’Unione, formalmente denominato Trattato sulla
stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione
economica e monetaria dell’Unione europea
Fiscal compact (o Patto di bilancio)
▶ Firma ed entrata in vigore: firmato il 2 marzo 2012, in vigore dal
1° gennaio 2013
▶ Obiettivo: rafforzare il pilastro economico dell’Unione economica
e monetaria adottando una serie di regole intese a rinsaldare la disciplina
di bilancio attraverso un patto di bilancio, potenziare il coordinamento
delle politiche economiche degli Stati membri e migliorare la governance
della zona euro (art. 1)
▶ Principi fondamentali
• gli Stati si impegnano a fare in modo che la
posizione dei propri bilanci pubblici sia in
pareggio (cioè in equilibrio) o in avanzo (cioè
positiva). È ammesso un disavanzo (o deficit)
strutturale fino allo 0,5% del PIL
• il rapporto tra deficit e PIL non dovrà
superare il 3%
• salvo casi eccezionali, quando si constatino
deviazioni significative dall’obiettivo di medio
termine stabilito, è attivato automaticamente un
meccanismo di correzione
• le disposizioni contenute nel Patto devono
obbligatoriamente essere introdotte all’interno
degli ordinamenti degli Stati membri,
preferibilmente con legge costituzionale
• per ciò che riguarda la governance della
zona euro, i Capi di Stato o di governo dei paesi
di tale zona si incontreranno informalmente nelle
riunioni del Vertice euro
 3 La politica monetaria
Introduzione: se nel campo della politica economica le istituzioni dell’Unione europea
possono esercitare soltanto un’attività di indirizzo e coordinamento, con l’introduzione dell’euro la
politica monetaria è divenuta una competenza esclusiva dell’Unione.
Rapporto Delors
▶ Generalità: è il documento di base che ha delineato le tre tappe
per la definitiva unione monetaria
▶ Prima fase: ha avuto inizio il 1° luglio 1990 (prima ancora che
fosse approvato il Trattato di Maastricht) e si è conclusa nel 1993 con la
totale liberalizzazione dei movimenti di capitale
▶ Seconda fase: periodo intercorrente tra il 1° gennaio 1994 e il 1°
gennaio 1999 durante il quale è stata posta una maggiore attenzione alla
politica delle finanze pubbliche degli Stati membri. Questa fase è
caratterizzata dalla nascita dell’Istituto monetario europeo, con funzioni di
coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri, e dall’invito
rivolto agli stessi di evitare disavanzi pubblici eccessivi
▶ Terza fase: è iniziata il 31 dicembre 1998, quando sono stati
fissati i tassi di conversione tra l’euro e le valute dei paesi aderenti. Dal
2002, poi, è iniziata la circolazione delle monete e delle banconote in
euro e, dopo un breve periodo di doppia circolazione, le singole monete
degli Stati aderenti sono state rimosse definitivamente dalla circolazione
Le tappe verso l’introduzione dell’euro
▶ 1ª Fase (Periodo di preparazione)
• iniziata l’1-2 maggio 1998 e terminata il
31 dicembre 1998:
— scelta degli Stati ammessi alla moneta
unica
— fissazione delle parità bilaterali tra le
valute nazionali
— piena operatività della Banca centrale
europea
▶ 2ª Fase (Periodo di transizione)
• iniziata l’1° gennaio 1999 e terminata il
31 dicembre 2001:
— cambi fissi tra le valute nazionali e con
l’euro
— introduzione dell’euro come moneta
scritturale
— emissione dei titoli di Stato in euro
▶ 3ª Fase
• 1° gennaio 2002: l’euro viene fisicamente
messo in circolazione; periodo di coesistenza tra
euro e monete nazionali
• 1° marzo 2002: a partire da questa data
l’euro è l’unica moneta legale in tutti gli Stati
aderenti
 Osservazioni 
Gli indicatori dei criteri di convergenza stabiliti dal Protocollo allegato al Trattato di
Maastricht (ora Protocollo n. 13, che fa riferimento all’art. 140 TFUE) erano:
— la stabilità del cambio. Le monete nazionali dovevano far parte da almeno due
anni dello SME rispettando il proprio margine di oscillazione (15% in più o in meno rispetto
alla parità centrale) e non dovevano aver subito svalutazioni valutarie;
— l’inflazione. Il tasso medio di inflazione misurato sui prezzi al consumo e rilevato in
tutti gli Stati membri non doveva superare di 1,5% quello dei tre Stati membri che avevano
conseguito il più basso tasso d’inflazione nei dodici mesi precedenti l’esame
d’ammissibilità;
— il tasso d’interesse. I tassi d’interesse a lungo termine di ciascuno Stato membro
non dovevano essere superiori del 2% rispetto a quelli adottati dai paesi in cui il costo della
vita era cresciuto meno;
— il disavanzo pubblico. Il rapporto tra disavanzo pubblico (indebitamento della
pubblica amministrazione) e PIL non doveva essere superiore al 3%. Il debito totale non
doveva superare il 60% del PIL.
 4 Paesi in e paesi out
Definizioni: si tratta di quei paesi che potevano adottare l’euro (i cd. paesi in) e di quelli
esclusi (i cd. paesi out).
Membri dell’Unione europea
▶ 17 paesi che adottano l’euro
• Belgio • Germania • Francia • Grecia • Spagna •
Irlanda • Italia • Lussemburgo • Paesi Bassi •
Austria • Portogallo • Finlandia • Slovenia • Cipro
• Malta • Slovacchia • Estonia
▶ 10 paesi che non adottano l’euro
• Regno Unito • Svezia • Danimarca • Bulgaria •
Repubblica ceca • Romania • Polonia • Ungheria •
Lettonia • Lituania
 5 Gestione della politica monetaria: il SEBC
Composizione
▶ Banca centrale europea
▶ Banche centrali nazionali
Obiettivo principale e compiti
▶ Obiettivo principale: mantenimento della stabilità dei prezzi
• compiti
— definire e attuare la politica monetaria
dell’Unione
— svolgere le operazioni sui cambi
— detenere e gestire le riserve ufficiali in
valuta estera degli Stati membri
— promuovere il regolare funzionamento dei
sistemi di pagamento
 6 Organi che gestiscono le politiche economiche
Consiglio dei ministri economici e finanziari (ECOFIN)
▶ Funzioni
• definisce ogni anno gli indirizzi di massima
delle politiche economiche (obiettivi comuni per
l’inflazione, le finanze pubbliche e la stabilità dei
tassi di cambio)
• ha poteri di sorveglianza sulle situazioni di
bilancio degli Stati membri
• formula gli orientamenti generali di politica
del cambio nei confronti delle valute dei paesi
terzi
Comitato economico e finanziario
▶ Formula pareri all’indirizzo del Consiglio e della Commissione
▶ Segue la situazione economico-finanziaria degli Stati membri e
riferisce al Consiglio ed alla Commissione
▶ Esamina, almeno una volta all’anno, la situazione relativa ai
movimenti di capitale e ne riferisce al Consiglio ed alla Commissione
▶ Prepara i lavori dell’ECOFIN e svolge altri compiti consultivi e
preparatori che gli siano affidati dal Consiglio
▶ Vigila sulla situazione monetaria e finanziaria degli Stati membri
non partecipanti all’euro
Eurogruppo
▶ Nozione: Consiglio informale che raggruppa i ministri delle
finanze dei soli paesi euro
▶ Funzioni: si riunisce il fine di discutere questioni d’interesse
comune per i paesi partecipanti alla moneta unicaIn sintesi
L’art. 119 TFUE prevede che, per il conseguimento dell’obiettivo enunciato dall’art. 3 TUE
(«assicurare uno sviluppo sostenibile dell’Europa basato su una crescita economica
equilibrata, sulla stabilità dei prezzi e su un’economia sociale di mercato fortemente
competitiva»), l’azione degli Stati membri e dell’Unione deve perseguire una politica
economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche
nazionali. Tale azione comprende una moneta unica (l’euro) e la conduzione di una
politica monetaria e del cambio unica finalizzata a preservare la stabilità dei prezzi
sostenendo, subordinatamente, le politiche economiche generali dell’Unione.
Gli squilibri macroeconomici, finanziari e di bilancio nell’area dell’euro hanno indotto
l’Unione europea a rafforzare la propria governance economica al fine di garantire la
stabilità e l’ordinato funzionamento dell’UEM.
Tra le riforme si segnalano, in particolare:
— il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES), firmato il 2
febbraio 2012 ed entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Anche detto «Fondo salva-Stati» o
«firewall», il MES si concreta in un’istituzione internazionale con sede a Lussemburgo che
deve fornire assistenza finanziaria all’eurozona nel suo complesso e ai suoi Stati membri;
— il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’Unione
economica e monetaria dell’Unione Europea, anche noto come Fiscal Compact o
Patto di bilancio, firmato il 2 marzo 2012 da tutti i paesi membri dell’Unione europea ad
eccezione del Regno Unito e della Repubblica CECA. Tale accordo, in vigore dal 1°
gennaio 2013, impone alle parti contraenti l’obbligo dell’equilibrio di bilancio.
note 
 1 Introduzione
Nozione e obiettivi
▶ Nozione: insieme delle misure che, riducendo il divario tra livelli di
sviluppo delle regioni europee, promuovono una evoluzione armoniosa
dell’Unione
▶ Obiettivi
• tutelare la competitività delle imprese che
operano in aree geografiche disagiate
• garantire un livello di benessere omogeneo
per tutti i cittadini
• salvaguardare l’uniforme efficacia delle
altre politiche dell’Unione
Evoluzione della politica regionale dell’Unione
▶ Trattati istitutivi: l’art. 2 Trattato CEE, nell’enunciare i compiti
della Comunità economica europea, già prevedeva quello di
promuovere uno sviluppo armonioso delle attività economiche e
più strette relazioni tra gli Stati membri; ciononostante, nessuno
specifico strumento era preposto alla realizzazione di tale obiettivo, se
non quelli già previsti per altri fini
▶ Soltanto nei primi anni ’70 si prese atto della persistenza della
sproporzione nel livello di sviluppo delle varie aree territoriali, ostacolo al
processo di integrazione economica
▶ Dal 1978 la Commissione ha, poi, posto in essere una serie di
azioni volte a favorire lo sviluppo delle zone rurali svantaggiate o di aree
colpite da crisi di riconversione mediante l’utilizzazione congiunta,
coordinata e programmata dei fondi strutturali comunitari, dei prestiti ed
aiuti CECA e dei prestiti della Banca europea degli investimenti
▶ Atto unico europeo: viene aggiunto un nuovo Titolo al Trattato
relativo alla coesione economica e sociale.
All’art. 158 dopo aver affermato che la Comunità, per promuovere uno
sviluppo armonioso del suo insieme, sviluppa e prosegue la propria
azione intesa a rafforzare la sua coesione economica e sociale, si
chiarisce che la stessa Comunità «mira a ridurre il divario tra i livelli di
sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite o
insulari comprese le zone rurali»
▶ Trattato di Maastricht
• ha esplicitamente menzionato le zone rurali
fra quelle meno favorite
• ha creato un nuovo strumento finanziario di
intervento, il Fondo di coesione
• ha associato il Comitato delle Regioni nella
gestione della politica regionale comunitaria
Disciplina vigente
▶ Con il Trattato di Lisbona, nelle disposizioni relative alla
coesione economica e sociale è stato aggiunto il riferimento alla
coesione territoriale
▶ Tra le regioni interessate dall’azione dell’Unione, l’art. 174, par. 3
TFUE menziona le zone rurali, le zone interessate da transizione
industriale e le regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi
naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima
densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna
Obiettivi prioritari
▶ Convergenza: volto ad accelerare la coesione degli Stati membri
e l’adeguamento delle regioni in ritardo di sviluppo, tale obiettivo si
prefigge la crescita delle aree interessate e l’incremento dell’occupazione
tramite l’aumento degli investimenti, l’efficienza amministrativa,
l’innovazione, l’adattamento ai cambiamenti economici e sociali e la
tutela ed il miglioramento della qualità dell’ambiente
▶ Competitività regionale e occupazione: finanziato dal FESR e
dal FSE, tale obiettivo mira a rafforzare la competitività delle regioni che
non rientrano nell’obiettivo Convergenza, concentrandosi sui problemi
della riconversione socio-economica delle regioni con problemi strutturali
e della formazione-occupazione
▶ Cooperazione territoriale europea: mira a rafforzare la
cooperazione transnazionale e interregionale mediante azioni volte allo
sviluppo territoriale integrato connesse alle priorità dell’Unione
Strumenti
▶ La politica economica statale. Il TFUE ha attribuito il compito di
perseguire gli obiettivi, in primo luogo, agli Stati membri, i quali sono
tenuti a condurre e coordinare le loro rispettive politiche economiche
▶ Le misure strutturali dell’Unione. Si concretizzano in un’azione
di appoggio da parte dell’Unione (consistente nell’impiego di fondi aventi
finalità strutturale), della Banca europea degli investimenti e degli altri
strumenti finanziari esistenti
▶ Le azioni specifiche dell’Unione. Possono essere adottate dal
Parlamento e dal Consiglio secondo la procedura legislativa ordinaria,
previo parere consultivo del Comitato economico e sociale e del
Comitato delle regioni
 2 I fondi strutturali
Nozione, evoluzione della disciplina e principi
▶ Nozione: sono gli strumenti finanziari volti a promuovere lo
sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni a sviluppo
ritardato, riconvertire le aree a declino industriale, lottare contro la
disoccupazione strutturale, facilitare l’inserimento professionale dei
giovani e accelerare la riforma del sistema agrario
▶ I fondi strutturali che operano in ambito UE per il rafforzamento
della coesione economica sono il FESR e il FSE
▶ Evoluzione della disciplina
• Reg. CEE n. 2052/88: riforma che instaura
vincoli di coordinamento tra i singoli fondi
• Reg. CEE n. 2081/93: conferma la
disciplina precedente
Nozione, evoluzione della disciplina e principi
▶ Evoluzione della disciplina
• riforma dell’Agenda 2000 con il Reg. CE n.
1260/99 sulla semplificazione amministrativa e
sull’efficienza ed efficacia degli interventi strutturali
• nuova riforma per il periodo 2007-2013 con
il Reg. CE n. 1083/2006
▶ Principi di funzionamento
• la concentrazione. In base al Reg. CE n.
1083/2006 è stata confermata la tendenza alla
concentrazione delle risorse UE in determinate
aree
• il partenariato. Gli obiettivi dei fondi sono
perseguiti in un quadro di stretta cooperazione tra
la Commissione e ciascuno Stato membro, con il
coinvolgimento delle autorità regionali e locali,
delle altre autorità pubbliche, delle parti
economiche e sociali e di ogni altro organismo
che sia rappresentativo della società civile
• la complementarità. I fondi intervengono a
completamento delle azioni nazionali
•la coerenza. La Commissione e gli Stati
membri intervengono perché l’impiego dei fondi
sia coerente con le attività, le politiche e le priorità
dell’Unione e complementare agli altri strumenti
finanziari dell’Unione
• l’addizionalità. Al fine di assicurarne un
reale impatto economico, gli stanziamenti dei
fondi strutturali non possono mai sostituirsi alle
spese a finalità strutturale pubbliche, o ad esse
assimilabili, dello Stato membro
• la programmazione. La Commissione ha
il compito di pianificare l’utilizzazione degli
stanziamenti dell’Unione nell’arco dei sette anni e
si articola in diverse fasi che coinvolgono sia le
istituzioni europee che quelle nazionali e locali
 3 Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il
Fondo sociale europeo (FSE)
FESR
▶ È il principale strumento di attuazione della politica regionale
dell’Unione
▶ Si propone di sostenere lo sviluppo armonioso e la coesione
economica delle diverse regioni dell’Unione attraverso la correzione dei
principali squilibri e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo
FSE
▶ Creato nel 1958 per risolvere i problemi di occupazione suscitati
dalla stessa integrazione europea, partecipa al finanziamento di corsi di
formazione professionale e di aiuti ai disoccupati
 4 Gli altri strumenti finanziari
Fondo di coesione
▶ È stato istituito con il Reg. CE n. 1164/94. La sua attuale disciplina
è contenuta nel Reg. CE n. 1084/2006 dell’11 luglio 2006
▶ Non è un fondo strutturale: esso rientra tra gli strumenti finanziari
di cui si avvale l’Unione ai sensi dell’art. 175 TFUE per il perseguimento
degli obiettivi di coesione economica e sociale
▶ Obiettivo: sostegno di progetti nei settori dell’ambiente e delle reti
di trasporto transeuropee, ma solo negli Stati membri il cui PIL è inferiore
al 90% della media europea
BEI
▶ Obiettivo: contribuisce allo sviluppo equilibrato dell’Unione
attraverso l’integrazione economica e la coesione sociale
▶ Gestione: affidata ad un Consiglio dei governatori, composto da
ministri delle finanze
▶ Funzionamento: concede finanziamenti a lungo termine per la
realizzazione di progetti di cui sia garantita l’attuabilità dal punto di vista
economico, tecnico, finanziario e della tutela ambientale
▶ Progetti finanziabili
• per la valorizzazione delle regioni meno
sviluppate
• per l’ammodernamento e la riconversione
di imprese oppure per la creazione di nuove
attività
• per progetti di interesse comune di più Stati
membri che per la loro ampiezza non possono
essere interamente finanziati dallo Stato
FEI
▶ È lo strumento che opera a supporto delle piccole e medie
imprese. Il suo azionista di maggioranza è la Banca europea per gli
investimenti, con la quale costituisce il cosiddetto «Gruppo BEI»
▶ Istituito nel 1994, opera essenzialmente attraverso la concessione
di capitale di rischio e la prestazione di garanzie
▶ Funzionamento: si avvale di fondi propri ovvero di quelli
affidatigli dalla BEI o dall’Unione europea, operando attraverso banche o
intermediari finanziari
FEAGA, FEASR, FEP e FSUE
▶ FEAGA: Fondo europeo agricolo di garanzia istituito con Reg. CE
n. 1290/2006; è subentrato alla sezione garanzia del vecchio FEOGA ed
ha la funzione di finanziare tutti gli aiuti che rientrano nella PAC
▶ FEASR: Fondo europero agricolo per lo sviluppo rurale istituito
con il Reg. CE n. 1698/2005; finanzia i programmi di sviluppo rurale da
attuare nella fase di programmazione 2007-2013
▶ FEP: Fondo europeo per la pesca istituito con il Reg. CE n.
1198/2006 del 27 luglio 2006 che subentra allo SFOP (strumento
finanziario di orientamento della pesca)
▶ FSUE: Fondo di solidarietà dell’Unione europea creato nel 2002
per rispondere a situazioni di urgenza e catastrofi naturali
Sovvenzione globale (art. 42 Reg. CE n. 1083/2006)
▶ Ha lo scopo di superare gli ostacoli burocratici che a livello
nazionale rallentano le procedure di finanziamento
▶ Si risolve nell’affidare l’attuazione e gestione della parte di un
intervento a uno o più organismi intermediari autorizzati
 5 Programmazione degli interventi
Tipologie
▶ Orientamenti strategici dell’Unione. Definiscono un contesto
indicativo per l’intervento dei fondi, tenendo altresì presenti gli
orientamenti delle altre politiche dell’Unione
▶ Quadro di riferimento strategico nazionale. Costituisce uno
strumento per preparare la programmazione dei fondi. È redatto dallo
Stato membro in coerenza gli Orientamenti strategici e con il Programma
nazionale di riforma per la crescita e l’occupazione
▶ Programmi operativi (PO). Illustrano il modo in cui i fondi saranno
impiegati all’interno dello Stato membro nel periodo di riferimento. Sono
in sostanza lo strumento per dare attuazione, nell’ambito del Quadro di
riferimento strategico nazionale, agli interventi dei fondi in ciascuno degli
Stati membri
 6 Sistemi di valutazione, gestione e controllo
Valutazione degli interventi
▶ Valutazione ex ante. Serve ad ottimizzare l’attribuzione delle
risorse nell’ambito dei Programmi operativi. Tiene conto in modo
particolare della situazione socio-economica della regione interessata
▶ Valutazione intermedia. Valutazione dei primi interventi effettuati,
della loro pertinenza con la valutazione ex ante e del grado di
conseguimento degli obiettivi
▶ Valutazione ex post. Mira a rendere conto dell’impiego delle
risorse, dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi, individuandone i
successi e gli insuccessi in modo da poter trarre insegnamenti per la
politica di coesione economica e sociale
Organi di gestione e controllo (Reg. CE n. 1083/2006)
▶ Le Autorità di gestione
▶ L’Autorità di certificazione
▶ I Comitati di sorveglianza
Sistema di sorveglianza
▶ L’Autorità di gestione e il Comitato di sorveglianza garantiscono la
qualità dell’attuazione del programma operativo
▶ L’Autorità di gestione tramette entro il 30 giugno di ogni anno un
rapporto annuale alla Commissione
▶ La Commissione e l’Autorità di gestione esaminano lo stato di
avanzamento del programma operativo
▶ In seguito la Commissione può rivolgere osservazioni allo Stato
membro e all’Autorità di gestione che ne informa il Comitato di
sorveglianza
 7 Iniziative dell’Unione
Nozione e tipologie
▶ Sono progetti e azioni promossi dalla Commissione in settori
particolarmente innovativi che rappresentano la base per il futuro sviluppo
delle politiche dell’Unione.
Sono state ideate nel 1989 come strumenti finanziari speciali per
l’attuazione delle politiche strutturali della Comunità
▶ Coprono un periodo di sette anni, sono preparate in modo
autonomo dalla Commissione, ma sono coordinate e attuate sotto il
controllo degli Stati membri
▶ Tipologie
• l’iniziativa Jaspers (Joint assistance in
supporting projects in European Regions), il cui
obiettivo è facilitare la preparazione di grandi
progetti, soprattutto nei settori dei trasporti,
dell’ambiente e delle energie rinnovabili, finanziati
dal Fondo di coesione e dal FESR. Tali progetti
sono rivolti, in special modo, agli Stati di nuova
adesione
• l’iniziativa Jeremie (Joint European
Resources for Micro to Medium Enterprises), che
si rivolge alle piccole e medie imprese con
l’intento di facilitare il loro accesso ai
finanziamenti, di garantire loro assistenza tecnica
e di incentivarle nel condurre attività di ricerca ed
innovazione, al fine di accrescere la competitività
dell’economia europea in linea con gli obiettivi
tracciati dalla Strategia di Lisbona• l’iniziativa Jessica (Joint European
Support for Sustainable Investment in City
Areas), che ha sostanzialmente sostituito
l’obiettivo Urban e si occupa dello stanziamento di
fondi destinati allo sviluppo e alla riqualificazione
urbana, con particolare attenzione per il settore
dell’edilizia popolare
 8 Gruppi europei di cooperazione transfrontaliera
(GECT)
Natura e compiti
▶ Sono organismi dotati di personalità giuridica la cui competenza è
definita in una Convenzione stipulata tra soggetti (Stati membri), autorità
regionali o locali
▶ Il compito è quello di supervisionare l’attuazione di progetti
concepiti in seno all’obiettivo Cooperazione territoriale europea
 In sintesi 
La politica di coesione econonica e sociale è finalizzata a ridurre le disparità in materia di
sviluppo socio-economico tra le varie regioni europee, promuovendo la crescita di
quelle meno favorite. Ciò è dettato dalla consapevolezza che il ritardo di sviluppo di alcune
aree geografiche ostacola, nel lungo periodo, lo sviluppo di tutta l’Unione europea e
impedisce la piena realizzazione del mercato interno.
Tale politica è contemplata all’art. 3, par. 3, comma 3 TUE, in base al quale l’Unione
promuove la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati
membri. L’art. 174 TFUE afferma, inoltre, che l’Unione «mira a ridurre il divario tra i livelli di
sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite».
A tale scopo, gli Stati membri hanno l’obbligo di condurre e coordinare la loro politica
economica finalizzata ad uno sviluppo equilibrato dell’intera Unione; quest’ultima, a sua
volta, si attiva nella predisposizione di vari fondi strutturali.
La politica di coesione si articola in cicli pluriennali di programmazione; il Reg. CE n.
1083/2006 dell’11 luglio 2006 ha determinato i principi generali per la gestione dei fondi
strutturali nel periodo di programmazione 2007/2013.
note 
 1 Politica industriale
Evoluzione storica
▶ Era essenzialmente affidata ai singoli Stati membri, i quali si
preoccupavano di proteggere le imprese nazionali e di garantire loro
capacità strutturali e dimensioni tali da poter affrontare la concorrenza
internazionale, predisponendo a tal fine misure di pianificazione, incentivi
finanziari ed organismi di controllo del mercato
▶ Mentre il Trattato CECA e il Trattato Euratom si potevano
considerare dei veri e propri «trattati di politica industriale» in due settori
importanti (quelli carbosiderurgico e dell’energia nucleare), il Trattato CE
lasciava lo sviluppo di tale politica agli strumenti legati alla realizzazione
del mercato comune
▶ Predisposto dalla Commissione per il Consiglio, ed intitolato
«Principi ed orientamenti della politica industriale delle Comunità», il
Memorandum Colonna del 1970 può essere considerato il primo
documento nel quale si individuano le linee direttrici di un’organica
politica industriale comunitaria
▶ Con il Trattato di Maastricht si attribuisce esplicitamente alla
Comunità una nuova competenza in materia di politica industriale
aggiungendo nel Trattato CE un nuovo Titolo
1.1 • La disciplina vigente
Obiettivi dell’azione dell’Unione
▶ Accelerare l’adattamento dell’industria alle trasformazioni
strutturali
▶ Promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e allo sviluppo
delle imprese di tutta l’Unione, segnatamente delle piccole e medie
imprese
▶ Promuovere un ambiente favorevole alla cooperazione tra imprese
▶ Favorire un migliore sfruttamento del potenziale industriale delle
politiche d’innovazione, di ricerca e di sviluppo tecnologico
 Osservazioni 
L’azione dell’Unione si realizza principalmente attraverso le altre politiche o azioni condotte
nel quadro dei trattati. Si riconferma il carattere trasversale della politica industriale rispetto
alle altre politiche dell’Unione e l’interdipendenza funzionale di queste.
 2 Marchi e brevetti
Nozione: strumenti che consentono alle imprese di proteggere mediante registrazione
tutta una serie di prodotti.
Marchio europeo (Reg. CE n. 207/2009) e Brevetto
▶ Marchio europeo: imprese e cittadini UE possono depositare un
marchio a carattere unitario che produce effetti in tutta l’Unione europea
▶ Brevetto unitario: s’intende dare agli inventori la possibilità di
ottenere un brevetto unitario valido in tutto il territorio dell’Unione
 3 Diritto societario
Generalità: quando le società operano in un ordinamento diverso da quello di origine
sorge non solo il problema del loro riconoscimento in un ordinamento diverso da quello originario, ma
anche quello del loro trattamento e, quindi, di individuazione della norma applicabile.
È un problema che comporta l’individuazione dei criteri di collegamento per determinare
la nazionalità della società.
3.1 • Diritto europeo delle società
Nozione: insieme di normative volte ad armonizzare le legislazioni nazionali in materia
societaria.
Disciplina (13 direttive)
▶ Primo gruppo di direttive: riguardano vari aspetti della vita delle
società (pubblicità, costituzione, capitale, fusione e scissione), a cui si
sono aggiunte l’undicesima e la dodicesima direttiva che disciplinano
la pubblicità delle succursali, create in uno Stato membro da taluni tipi di
società soggette al diritto di un altro Stato membro, e le società a
responsabilità limitata con un solo socio
▶ Secondo gruppo di direttive: disciplinano la contabilità delle
società (conti annuali, conti consolidati e qualifiche professionali per
esercitare il controllo contabile)
▶ Quinta direttiva: relativa al coinvolgimento dei lavoratori nella
Società europea (SE)
▶ Tredicesima direttiva: relativa alle offerte pubbliche di acquisto e
di scambio (OPA)
▶ Quattordicesima direttiva: relativa alle funzioni transfontaliere
delle società di capitali
3.2 • Società europea (SE) e Società cooperativa europea (SCE)
SE
▶ Nozione: tipologia di società per azioni fondata sul diritto
dell’Unione e quindi indipendente dalle legislazioni degli Stati membri. È
dotata di personalità giuridica e operatività a carattere transnazionale
▶ Disciplina
• Reg. CE n. 2157/2001: istituzione della
Società europea
• Dir. CE n. 86/2001: coinvolgimento dei
lavoratori negli organi direttivi
— obiettivo: consentire a imprese
intenzionate ad operare in più paesi dell’Unione di
costituire società in forma di società per azioni
europee senza gli ostacoli dovuti alle divergenze
legislative dei vari Stati membri in materia
societaria
SCE
▶ Società cooperativa europea costituita con il Reg. CE n.
1435/2003
▶ Struttura societaria che ha per oggetto il soddisfacimento dei
bisogni o la promozione delle attività economiche e sociali dei propri soci
▶ Società avente personalità giuridica il cui capitale è diviso in quote
 4 Gruppo europeo di interesse economico (GEIE)
Natura e obiettivi
▶ È un organismo associativo finalizzato a consentire agli
imprenditori europei lo svolgimento di iniziative economiche, la
realizzazione di proficui rapporti di cooperazione internazionale, nonché
la partecipazione congiunta a gare di appalto per la realizzazione di
opere pubbliche o private
▶ Lo scopo primario è quello di agevolare o sviluppare l’attività
economica dei suoi membri ed accrescere i profitti conseguendo
economie di scala quale presupposto inscindibile della competitività del
sistema imprenditoriale europeo nell’area internazionale
Partecipazione al GEIE
▶ Le società e gli altri enti giuridici di diritto pubblico o privato
costituiti secondo la legislazione di uno Stato dell’Unione, aventi la
propria sede socialeo legale o l’amministrazione centrale nell’Unione
▶ Le persone fisiche che esercitano attività industriale,
commerciale, artigianale, agricola o un’autonoma professione, o che
prestano altri servizi nell’ambito UE
Formalità di costituzione
▶ Conclusione di un contratto
▶ Iscrizione presso il registro dello Stato in cui è ubicata la sede
 5 Abolizione degli ostacoli tecnici
Nozione: per ostacoli tecnici si intendono tutti quegli ostacoli alla circolazione delle merci
generati dalle differenti normative nazionali che disciplinano le modalità di fabbricazione,
composizione, imballaggio, confezionamento ed etichettaggio dei prodotti.
Enti di normalizzazione
▶ Nozione: sono enti cui si affida l’Unione per stabilire i requisiti
essenziali ai quali i prodotti devono uniformarsi
▶ Tipologia
• CEN (Comitato europeo per la
standardizzazione): ha il compito di creare un
sistema unico di norme tecniche dell’Unione per i
prodotti, i processi e la loro applicazione, nonché
per le tecnologie dell’informazione
• CENELEC (Comitato europeo per la
standardizzazione elettronica): ha il compito di
creare un sistema unico di norme tecniche
dell’Unione in campo elettronico
 6 Politica delle imprese
Evoluzione storica
▶ Organizzazione dell’Anno europeo delle piccole e medie
imprese (PMI) e dell’artigianato nel 1983, contenuta in una proposta
del Parlamento europeo
▶ Programma d’azione nel giugno del 1986 sull’istituzione
della Task-Force PMI, adottato sotto forma di risoluzione dal Consiglio
con l’obiettivo di promuovere l’occupazione
▶ Atto unico europeo
• creazione della nuova direzione generale
responsabile dell’attuazione di tale politica
• decisione del Consiglio, in data 28 luglio
1989, sul miglioramento del contesto aziendale e
la promozione dello sviluppo delle imprese (in
particolare delle piccole e medie imprese nell’UE)
▶ Trattato di Maastricht
• l’azione della Comunità è finalizzata a
promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e
allo sviluppo delle imprese di tutta la Comunità, in
particolare le piccole e medie imprese
PMI (Racc. n. 361/2003)
▶ Definizione: qualsiasi entità, a prescindere dalla forma giuridica
rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità
che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o
familiare, le società di imprese o le associazioni che svolgono
regolarmente un’attività economica
▶ Parametri dimensionali
• media impresa, quella che occupa meno
di 250 persone, il cui fatturato non supera i 50
milioni di euro ovvero il cui totale di bilancio annuo
non supera i 43 milioni di euro
• piccola impresa, quella che occupa meno
di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un
totale di bilancio non superiore a 10 milioni di euro
• microimpresa, quella che occupa meno di
10 persone e realizza un fatturato annuo o un
totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni
di euro
Attività di cooperazione
▶ Reti di informazioni e assistenza
• Eurosportelli (EIC): forniscono alle PMI
informazioni sulle varie attività dell’Unione
• Centri di collegamento per
l’innovazione (IRC): costituiscono una rete
formata da organizzazioni coordinate dalla
Commissione europea il cui scopo è la diffusione
di risultati di ricerca, il trasferimento di tecnologie
alle PMI e l’innovazione, in modo da accrescerne
la competitività
• European Tecnology transfer network
(ETN): progetto pilota il cui scopo è rafforzare la
competitività delle PMI attraverso l’individuazione
di soluzioni ambientali e tecnologiche alle
problematiche delle imprese
▶ Europartenariato: è volto ad incoraggiare la cooperazione tra le
PMI delle zone svantaggiate e con lo sviluppo industriale in declino
Carta europea delle PMI
▶ Generalità: è un documento che si sofferma sulla necessità di
ridurre le formalità amministrative cui le PMI devono far fronte
▶ Adozione: giugno 2000
▶ Obiettivi: sono definiti nel programma quadro per la competitività
e l’innovazione
 Osservazioni 
Il finanziamento di progetti per lo sviluppo delle PMI è da lungo tempo oggetto di interventi
dell’Unione europea. Si va dai pacchetti di consulenza per interventi di ampliamento, oppure
per la creazione di imprese, a progetti di carattere più strettamente economico, fino a
giungere all’intervento di fondi strutturali.
Un importante strumento di sostegno alle imprese è il Fondo europeo per gli investimenti
(FEI): istituito con decisione adottata dal Consiglio dei governatori della Banca europea per
gli investimenti (BEI) il 25 maggio 1993, e divenuto operativo nel 1994, il FEI rappresenta
una joint venture i cui azionisti sono la BEI, in maggioranza, la Commissione europea e le
istituzioni finanziarie europee, che si affianca alla BEI quale strumento finanziario a sostegno
delle PMI.
 1 Introduzione
Nozioni generali
▶ Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea contiene 12
articoli dedicati ai settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dello
spazio (artt. 179-190 TFUE), alcuni dei quali introdotti ex novo dal
Trattato di Maastricht, altri riletti in una nuova versione
▶ L’obiettivo proposto è quello di rafforzare le basi scientifiche e
tecnologiche dell’Unione con la realizzazione di uno spazio europeo
della ricerca (European Research Area, ERA) nel quale i ricercatori, le
conoscenze scientifiche e le tecnologie circolino liberamente; favorire lo
sviluppo della competitività, inclusa quella dell’industria europea;
promuovere le azioni di ricerca ritenute necessarie
▶ L’azione dell’Unione si svolge attraverso:
• l’attuazione dei programmi di ricerca e di
sviluppo tecnologico, promuovendo la
cooperazione con e tra le imprese, i centri di
ricerca e le università
• la promozione della cooperazione, nei
suddetti settori, tra i paesi terzi e le organizzazioni
internazionali
• la diffusione e valorizzazione dei risultati
• l’impulso alla formazione e alla mobilità dei
ricercatori dell’Unione
 Osservazioni 
L’azione si svolge attraverso i programmi quadro pluriennali (art. 182 TFUE), cui si
ricollegano i programmi specifici. Il programma quadro fissa gli obiettivi da realizzare,
indica, a grandi linee, le azioni da compiere, stabilisce il budget da impiegare e le quote
rispettive per ciascuna delle azioni previste. È adottato dal Consiglio e dal Parlamento
secondo la procedura legislativa ordinaria. I programmi specifici, invece, sono adottati dal
Consiglio secondo una procedura legislativa speciale e previa consultazione del
Parlamento europeo e del Comitato economico e sociale.
 2 Settimo programma quadro
Nozione e obiettivi
▶ Nozione: è la settima versione del programma di ricerca
pluriennale per il periodo 2007-2013
▶ Obiettivi: rispondere alle esigenze di competitività e occupazione
e trasformare l’Europa nell’economia della conoscenza più competitiva e
dinamica al mondo, sviluppando competenze e rafforzando le basi
scientifiche e tecnologiche dell’industria europea
Struttura
▶ Quattro programmi specifici
• il programma Cooperazione, che mira a
incentivare la cooperazione e a rafforzare i legami
tra l’industria e l’università, tra il pubblico e il
privato
• il programma Idee, che si propone di
incoraggiare nuove conoscenze in grado di
cambiare fondamentalmente lo stile di vita dei
cittadini
• il programma Persone, destinato a
promuovere la mobilità e le prospettive di carriera
dei ricercatori in Europa e ad attirare un maggior
numero di giovani professionisti di qualità
• il programma Capacità, cheincentiva gli
investimenti nel settore delle infrastrutture di
ricerca delle regioni meno efficienti e nella
creazione di poli regionali a vantaggio delle PMI
 Osservazioni 
L’attività dell’Unione nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico non si esaurisce
nell’adozione di programmi (generali e specifici) e nel finanziamento di azioni avviate dai
singoli Stati membri. L’Unione, infatti, dispone di una propria struttura organizzativa e
operativa, il Centro comune di ricerca (CCR), contemplato dal Trattato Euratom come
Centro nucleare comune di ricerca.
 3 Società dell’informazione
Obiettivi della politica dell’Unione
▶ Regolamentare l’uso degli strumenti messi a disposizione dalla
«società dell’informazione», nata dai recenti progressi tecnologici,
attraverso una più ampia apertura degli scambi all’interno del mercato
unico europeo, la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni e la
definizione di norme armonizzate che consentano l’utilizzo di specifiche
apparecchiature su tutto il territorio europeo evitando la creazione di
barriere tecniche
▶ Stimolare il settore mediante politiche volte a sviluppare nuovi
prodotti e tecnologie e ad incentivare l’introduzione di nuovi servizi
elettronici e transazioni online (eBusiness)
▶ Sfruttare i vantaggi della società dell’informazione in modo da
trarre il massimo beneficio possibile dagli strumenti derivanti dalla
rivoluzione tecnologica, attraverso, ad esempio, i servizi della pubblica
amministrazione online (eGovernment), la sanità online (eHealth), la
partecipazione elettronica dei cittadini (eInclusion) e l’apprendimento
elettronico a distanza (eLearning)
 4 La politica spaziale europea
Nozioni generali
▶ Con il Trattato di Lisbona la politica spaziale è stata inserita a
pieno titolo tra le politiche dell’Unione
▶ L’Unione elabora una politica spaziale europea per favorire il
progresso tecnico e scientifico, la competitività industriale e l’attuazione
delle altre politiche europee, potendo a tal fine promuovere iniziative
comuni, sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico e coordinare gli
sforzi necessari per l’esplorazione e l’utilizzo dello spazio
▶ Tra i programmi adottati in tale ambito si segnalano il programma
GALILEO di navigazione satellitare e il programma GMES (Global
Monitoring for Enviroment and Security) di osservazione terrestre. Inoltre
nel 2009 sono stati adottati gli «Orientamenti del Consiglio Spazio» nel
quale sono precisate le priorità di intervento in materia di spazio e
innovazione, esplorazione dello spazio e mezzi di finanziamento
▶ Allo scopo di un pieno sviluppo della politica spaziale europea,
l’Unione instaura tutti i collegamenti utili con l’Agenzia spaziale europea
note 
 1 L’ambiente nelle disposizioni dei trattati
Evoluzione storica
▶ Nei trattati istitutivi: non era prevista alcuna competenza
specifica in materia ambientale
▶ Nell’Atto unico europeo: è stato inserito un nuovo Titolo
specificamente destinato alla tutela dell’ambiente con indicazione degli
obiettivi, principi e strumenti per la politica comunitaria in questo settore.
Tali modifiche sono state poi confermate dal Trattato di Maastricht
▶ Nel Trattato di Amsterdam : la tutela dell’ambiente ha assunto
una valenza trasversale nell’ambito delle politiche comunitarie, poi
dell’Unione. Tutte le politiche devono tenere conto della salvaguardia
dell’ambiente soprattutto nella prospettiva di promuovere uno sviluppo
sostenibile e uno sviluppo economico che consenta di non alterare il
delicato equilibrio ambientale
 2 Obiettivi, principi e strumenti della politica europea
dell’ambiente
Obiettivi (art. 191 TFUE)
▶ Salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente
▶ Protezione della salute umana
▶ Utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali
▶ Promozione sul piano internazionale di misure destinate a
risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale
Principi ispiratori (art. 191 TFUE)
▶ Azione preventiva: è necessario predisporre tutte le misure volte
ad evitare danni ambientali
▶ Correzione (soprattutto alla fonte) dei danni causati
all’ambiente: implica l’immediata rimozione della fonte di inquinamento
ambientale
▶ «Chi inquina paga»: chi produce danni all’ambiente è tenuto al
risarcimento della collettività
▶ Precauzione: impone a tutti coloro che svolgono attività
potenzialmente dannose per l’ambiente la ricerca di rimedi atti a
scongiurare gli eventuali pericoli
 Osservazioni 
Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l’Unione deve tener conto, quali
parametri di riferimento (art. 191, par. 3 TFUE):
— dei dati scientifici e tecnici disponibili;
— delle condizioni dell’ambiente nelle varie regioni dell’Unione;
— dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall’azione o dall’assenza di
azione;
— dello sviluppo socio-economico dell’Unione nel suo insieme e dello sviluppo
equilibrato delle sue singole regioni.
Strumenti
▶ Azioni per la realizzazione degli obiettivi di cui all’art. 191
TFUE, da definire mediante decisioni assunte con la procedura di
legislazione ordinaria
▶ Adozione di disposizioni in particolari settori (fiscale, assetto
del territorio, gestione di risorse idriche, approvvigionamento
energetico)
▶ Adozione di programmi di azioni generali con la procedura di
legislazione ordinaria
 3 Settori di intervento
Inquinamento atmosferico e smaltimento dei rifiuti
▶ Emissione di gas di scarico dei veicoli a motori e immissione
di rifiuti industriali: le misure dell’Unione sono volte a controllare il
trasporto a grande distanza delle sostanze inquinanti e a ridurre la
concentrazione di piombo nell’atmosfera con l’oblbigo dei catalizzatori
▶ Emissioni industriali: sono oggi regolate dalla Dir. n. 2008/1/CE
del 15 gennaio 2008, che prevede valori-limite
▶ Uso dei clorofluorocarburi (cfc): le misure dell’Unione sono
volte a limitare i cfc
▶ Smaltimento e trattamento dei rifiuti: il nuovo quadro normativo
stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana
prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della
gestione dei rifiuti, contenendo gli impatti complessivi dell’uso delle
risorse e migliorandone l’efficacia. L’Unione europea si renderebbe più
vicina a una «società del riciclaggio» basata su una «gerarchia» nella
lotta ai rifiuti rispondente, in generale, ad un ordine di priorità
Inquinamento delle acque
▶ Disciplina quadro volta ad impedire lo scarico nell’ambiente idrico
di sostanze dannose e a ridurre la concentrazione di elementi meno
pericolosi
▶ Dir. n. 2009/31/CE: quadro comune per l’azione UE in tema di
acque
• Scopo: contribuire a:
— garantire una fornitura sufficiente di acque
superficiali e sotterranee di buona qualità
— ridurre l’inquinamento
— proteggere le acque territoriali e marine
— realizzare accordi internazionali in materia
Inquinamento acustico
▶ Adozione di direttive sui metodi di valutazione e del livello
massimo di rumorosità
Protezione della fauna e della flora
▶ Adozione di direttive sulla salvaguardia degli uccelli selvatici
▶ Introduzione della disciplina sulla protezione degli animali utilizzati
a scopi scientifici o sperimentali
 4 Il coinvolgimento delle imprese
Generalità: la politica dell’Unione a tutela dell’ambiente prevede anche interventi volti a
promuovere il miglioramento dei risultati ambientali di tutte le organizzazioni europee,e non solo delle
imprese del settore industriale come avveniva in passato.
EMAS
▶ Istituzione: Reg. CE n. 761/2001 del 19 marzo 2001, riguardante
l’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema dell’Unione
europea di ecogestione e audit
▶ Obiettivo: miglioramento delle prestazioni ambientali
▶ Strumenti
• introduzione e attuazione da parte delle
organizzazioni di sistemi di gestione ambientale
• valutazione sistematica, obiettiva e
periodica dell’efficacia di tali sistemi
• informazione sulle prestazioni ambientali e
dialogo aperto con il pubblico o altri soggetti
interessati
• partecipazione attiva dei dipendenti
all’organizzazione nonché formazione
professionale adeguata per l’introduzione e
attuazione dei sistemi di gestione ambientale
ECOLABEL
▶ Istituzione: Reg. CE n. 1980/2000
▶ Nozione: marchio ecologico costituito da un’etichetta volta a
segnalare la rispondenza del prodotto alle esigenze di tutela
dell’ambiente
▶ Prodotti esclusi: alimentari, bevande, farmaci
 5 Agenzia europea per l’ambiente
Aspetti generali
▶ Natura: organismo che ha il compito sviluppare una rete di
controllo ed informazioni sullo stato dell’ambiente (EIONET)
▶ Istituzione: fine anni ’80, operativa dal 1994
▶ Sede: Copenaghen
 6 Programma quadro per l’ambiente
Generalità: il documento fondamentale per l’attuazione delle politiche dell’Unione in
materia ambientale è costituito dal programma d’azione periodicamente varato dalle istituzioni.
L’ultimo, varato alla fine del 2012, è il VII programma d’azione per l’ambiente per il 2020.
VII programma quadro
▶ Priorità
• definire le modalità affinché la politica
ambientale favorisca lo sviluppo economico
«verde»
• migliorare salute e benessere dei cittadini
• promuovere il perseguimento degli obiettivi
in materia di ambiente e clima nelle altre politiche
UE
 Osservazioni
La valenza trasversale della tutela ambientale rispetto all’insieme delle politiche dell’Unione
ha portato alla riforma dell’art. 11 TFUE, per il quale, in sostanza, tutte le politiche e le
azioni dell’Unione debbono tener conto delle esigenze connesse alla salvaguardia
dell’ambiente, soprattutto nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile,
vale a dire una forma di progresso economico tale da non alterare il delicato equilibrio
ambientale.
 7 Politica dell’energia
7.1 • Evoluzione della politica energetica
Trattati istitutivi
▶ Inizialmente l’intervento comunitario era limitato ai campi d’azione
tracciati dalle disposizioni specifiche contenute nei Trattati CECA ed
EURATOM, relative rispettivamente al carbone e all’energia nucleare
1973
▶ In seguito alla crisi petrolifera: strategia fondata sulla
diversificazione delle fonti energetiche e sulla riduzione dei consumi
▶ In seguito al vertice di Copenaghen: politica centralizzata in
materia di accumulo e gestione delle scorte
Anni ’80
▶ Adozione di misure volte a ridurre i danni ambientali (benzina
senza piombo, diminuzione del tasso di zolfo nei combustibili per il
riscaldamento)
Anni ’90
▶ Libro verde
• pubblicazione: gennaio 1995
• obiettivi
— assicurare la sicurezza
dell’approvvigionamento
— promuovere la tutela dell’ambiente
— garantire la sicurezza dei consumatori
▶ Libro bianco
• pubblicazione: dicembre 1995
• oggetto: programma d’azione della durata
di 5 anni
• obiettivi
— integrazione del mercato energetico
— sostegno dello sviluppo durevole
— promozione della ricerca e delle
tecnologie avanzate
— gestione della dipendenza energetica
▶ Comunicazione della Commissione (23-4-1997)
• temi principali
— rendere i mercati energetici
maggiormente rispondenti alle urgenze ambientali
— far fronte all’aumento vertiginoso della
dipendenza energetica dei paesi membri, che per
il 2020 raggiungerà probabilmente il 70% per il
gas naturale, l’80% per il carbone ed il 90% per il
petrolio
— assicurare prezzi energetici più
competitivi, in grado di adeguarsi al processo di
globalizzazione dell’economia
2000 e 2007
▶ Nel 2000 è stato pubblicato un Libro verde sulla strategia
europea di sicurezza dell’approvviggionamento energetico
▶ Nel 2007 è stato approvato un piano d’azione con tre obiettivi:
• competitività
• sostenibilità
• sicurezza delle forniture
7.2 • Carta europea dell’energia e Trattato sulla Carta europea dell’energia
Carta europea dell’energia
▶ Natura: accordo informale
▶ Firma: 17 dicembre 1991
▶ Membri: 51 Stati
▶ Oggetto: principi da osservare nel settore energetico
▶ Obiettivi
• miglioramento della possibilità di accesso
all’energia
• un più efficiente sistema di produzione,
impiego e trasporto
Trattato sulla Carta europea dell’energia
▶ Firma: Lisbona, 17 dicembre 1994
▶ Ratifica dell’Italia: L. 10 novembre 1997, n. 415
▶ Entrata in vigore per l’Italia: 16 dicembre 1997
▶ Stati membri: 51 paesi firmatari della Carta dell’energia
▶ Disposizioni vincolati in materia di:
• tutela degli investimenti
• scambio di materiali e prodotti energetici
• risoluzione delle controversie
 8 Protezione civile
Azioni (art. 196 TFUE)
▶ sostenere e completare l’azione degli Stati membri a livello
nazionale, regionale e locale concernente la prevenzione dei rischi, la
preparazione degli attori della protezione civile negli Stati membri e
l’intervento in caso di calamità naturali o provocate dall’uomo all’interno
dell’Unione
▶ promuovere una cooperazione operativa rapida ed efficace
all’interno dell’Unione tra i servizi di protezione civile nazionali
▶ favorire la coerenza delle azioni intraprese a livello internazionale
in materia di protezione civile
note 
 1 Politica sociale
Evoluzione della disciplina
▶ Trattato di Roma: prevedeva norme in materia di sicurezza
sociale e di divieto di discriminazione tra lavoratori e lavoratrici
▶ Atto unico europeo: veniva prevista l’adozione della procedura
di cooperazione (e non più l’unanimità) per l’adozione degli atti comunitari
in questo campo. Lo stesso Trattato tentava per la prima volta di ampliare
e sviluppare il dialogo fra le parti sociali a livello europeo
▶ Trattato di Maastricht: durante i lavori preparatori del Trattato di
Maastricht è stato deciso di ampliare notevolmente la dimensione sociale
della Comunità estendendo le sue competenze anche in settori fino ad
allora esclusi. È stato allegato al Trattato un Accordo sulla politica sociale
(APS), sottoscritto dagli Stati membri ad esclusione del Regno Unito, per
ampliare i settori di intervento comunitario in materia (informazione e
consultazione dei lavoratori, parità uomo-donna, dialogo tra le parti
sociali)
▶ Trattato di Amsterdam
• trasposizione del contenuto dell’Accordo
sulla politica sociale negli articoli del Trattato CE
• ampliamento della politica sociale
• abrogazione del Protocollo sulla politica
sociale
▶ Trattato di Nizza: ampliamento dei settori di intervento
Disciplina generale vigente
▶ A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la
disciplina della politica sociale dell’Unione è contenuta nel Titolo X del
TFUE. L’art. 151 detta i principi cardine della materia, indicando, al primo
comma, gli obiettivi da raggiungere: la «promozione dell’occupazione, ilmiglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che consenta la loro
parificazione nel progresso, una protezione sociale adeguata, il dialogo
sociale, lo sviluppo delle risorse umane atto a consentire un livello
occupazionale elevato e duraturo e la lotta contro l’emarginazione»
▶ Con la riforma di Lisbona la politica sociale subisce una maggiore
estensione:
• l’inclusione, tra i valori dell’Unione europea,
della dignità umana, dell’uguaglianza, della
solidarietà e della parità donna-uomo
• la fissazione, fra gli obiettivi dell’Unione, di
un’economia sociale di mercato diretta alla piena
occupazione e al progresso sociale e della
coesione territoriale oltre che economica e
sociale
Disciplina generale vigente
▶ Con la riforma di Lisbona la politica sociale subisce una maggiore
estensione:
• il riconoscimento del ruolo delle parti e del
vertice sociale trilaterale per la crescita e
l’occupazione (art. 152 TFUE)
• l’attribuzione del valore giuridico vincolante
a l la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea
• l’inclusione della clausola sociale che
impegna l’Unione a tenere sempre conto delle
esigenze connesse alla promozione di un livello di
occupazione elevato, alla garanzia di una
protezione sociale adeguata, alla lotta contro
l’esclusione sociale e ad un livello elevato di
istruzione, formazione e tutela della salute umana
 Osservazioni 
Nel perseguire siffatti obiettivi vanno tenuti presenti i diritti sociali fondamentali, quali quelli
definiti nella Carta sociale europea e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali
dei lavoratori. La Carta sociale europea è una convenzione internazionale firmata
nell’ambito del Consiglio d’Europa e consacrata alla tutela dei diritti economici e sociali.
Firmata a Torino il 18 ottobre 1961, è entrata in vigore il 26 febbraio 1965.
Adottata nel corso del Consiglio europeo di Strasburgo del 1989, la Carta comunitaria dei
diritti sociali dei lavoratori è un mero atto di indirizzo politico che non presenta un
carattere particolarmente innovativo: essa, infatti, si limita per lo più a ribadire diritti già
garantiti ai lavoratori dai trattati.
Settori principali di intervento
▶ Divieto di discriminazioni in ambito lavorativo
• sono vietate (Dir. n. 2000/43/CE):
— discriminazioni dirette: quando dipendono
dalla razza o dall’origine etnica
— discriminazioni indirette: quando un
criterio apparentemente neutro può mettere
persone di razza o origine etnica diversa in
situazioni di svantaggio rispetto ad altre
▶ Parità uomo-donna: obiettivo principale è quello di adottare le
misure necessarie che assicurino il principio della pari opportunità e della
parità di trattamento
▶ Armonizzazione dei rapporti di lavoro
• per porre garanzie minime a tutela dei
lavoratori
• per incentivare e regolare il dialogo e lo
scambio di informazioni tra i lavoratori e i datori di
lavoro
▶ Ambiente di lavoro: l’azione è quella di migliorare e proteggere
la sicurezza e la salute dei lavoratori
▶ Dialogo sociale: si prevede una reale promozione del dialogo tra
le parti sociali
Procedure decisionali
▶ Procedura legislativa ordinaria
▶ Procedura legislativa speciale
 2 Occupazione
2.1 • Aspetti generali
Disciplina
▶ Evoluzione: con il Trattato di Amsterdam si è provveduto ad
aggiungere al Trattato istitutivo di Roma un nuovo Titolo dedicato
all’occupazione (Titolo VIII) che con il Trattato di Lisbona è divenuto Titolo
IX
▶ Attività di coordinamento
• il Consiglio europeo esamina la situazione
occupazionale
• il Consiglio elabora gli orientamenti
generali sull’occupazione che devono essere
tenuti in conto dagli Stati
• ogni Stato presenta il proprio Piano
d’azione nazionale (PAN) al Consiglio e alla
Commissione
• il Consiglio può formulare raccomandazioni
▶ Le azioni di sostegno e integrazione UE consistono in misure volte
a sviluppare gli scambi di informazioni e buone pratiche
Comitato per l’occupazione
▶ Compiti
• seguire la situazione dell’occupazione e le
politiche in materia di occupazione negli Stati
membri e nell’Unione
• formulare pareri (di propria iniziativa o su
richiesta del Consiglio o della Commissione) e
contribuire alla preparazione dei lavori del
Consiglio in materia occupazionale
▶ Composizione
• due rappresentanti di ciascuno Stato
membro e due della Commissione
2.2 • Sviluppi della politica occupazionale europea
Processo di Lussemburgo
▶ Sono stati elaborati orientamenti in materia di occupazione per:
• migliorare l’occupabilità
• sviluppare l’imprenditorialità
• incoraggiare l’adattabilità delle imprese e
dei dipendenti
• rafforzare le pari opportunità tra uomo e
donna
Processo di Cardiff (giugno 1988)
▶ Punti fondamentali
• crescita economica per un aumento
duraturo della occupazione
• incoraggiamento delle riforme
economiche per migliorare la competitività ed il
funzionamento della libera circolazione di merci,
servizi e capitali
Processo di Colonia (giugno 1999)
▶ Punti fondamentali
• promozione del dialogo macroeconomico
attraverso un forum di consultazione permanente
fra le parti sociali, i rappresentanti del Consiglio e
i responsabili della politica monetaria, con la
partecipazione della Commissione
• Adozione del Patto europeo per
l’occupazione
— interazione tra dinamica salariale, politica
di bilancio e politica monetaria
— sviluppo e attuazione più efficiente della
strategia elaborata in materia di occupazione
nell’ambito del processo di Lussemburgo
— rafforzamento delle riforme strutturali al
fine di migliorare la competitività e il
funzionamento dei mercati delle merci, dei servizi
e dei capitali conformemente al processo di
Cardiff
2.3 • Europa 2020
Strategia europea per la crescita e l’occupazione
▶ Il 3 marzo 2010 la Commissione europea ha proposto una nuova
Strategia per l’Europa denominata «UE 2020»
▶ Tale Strategia, approvata formalmente nel giugno 2010,
rappresenta la prosecuzione della Strategia di Lisbona (ormai giunta al
termine nello stesso 2010)
▶ Sono previsti tre motori di crescita dell’Europa, da realizzare
mediante azioni concrete a livello europeo e nazionale:
• crescita intelligente
• crescita sostenibile
• crescita inclusiva
▶ La Commissione ha posto cinque traguardi da raggiungere entro il
2020:
• il 75% delle persone di età compresa tra 20
e 64 anni deve avere un lavoro
• il 3% del PIL dell’Unione deve essere
investito in ricerca e sviluppo
• i traguardi «20/20/20» in materia di
clima/energia devono essere raggiunti
• il tasso di abbandono scolastico deve
essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei
giovani deve avere una laurea o un diploma
• il tasso di povertà deve essere ridotto del
25%, portando fuori dal rischio di povertà più di 20
milioni di persone
 3 Politica della formazione professionale (art. 166
TFUE)
Obiettivi
▶ Facilitare l’adeguamento alle trasformazioni industriali, in
particolare attraverso la formazione e la riconversione professionale
▶ Migliorare la formazione professionale iniziale e la formazione
permanente, per agevolare l’inserimento e il reinserimento professionale
sul mercato del lavoro
▶ Facilitare l’accesso alla formazione professionale e a favorire la
mobilità degli istruttori e delle persone in formazione, in particolare dei
giovani
▶ Stimolare la cooperazione in materia di formazione tra istituti di
insegnamento o di formazione professionale e imprese
▶Sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi
comuni dei sistemi di formazione degli Stati membri
 Osservazioni 
L’intervento dell’Unione nell’ambito della formazione professionale è diretto a migliorare la
qualità di quelle forme di insegnamento che preparano all’esercizio di una
determinata professione negli Stati membri.
Il TFUE, infatti, all’art. 166 prevede una serie di disposizioni per la messa in atto di una
politica volta al completamento dell’azione degli Stati membri nel campo della formazione
professionale, pur rispettando pienamente le responsabilità nazionali in merito al contenuto
e all’organizzazione della stessa formazione.
Organismi di formazione professionale
▶ CEDEFOP (Centro europeo per lo sviluppo della formazione
professionale)
▶ LEFT (Fondazione europea per la formazione)
▶ Comitato consultivo per la formazione professionale
 In sintesi 
La politica dell’occupazione e la politica sociale sono tra di loro strettamente connesse.
La prima, infatti, comprende l’insieme delle misure volte a favorire l’impiego dei membri di
una comunità in attività che concorrano al benessere della società, in base alle loro
inclinazioni; la seconda attiene alle modalità in cui tali attività vengono svolte,
occupandosi, in particolare, di tutelare e salvaguardare gli interessi dei lavoratori (si pensi,
ad esempio, alle disposizioni in tema di salubrità dell’ambiente di lavoro, di divieto di
discriminazione etc.).
Tradizionalmente tali settori, in ragione delle pregnanti connotazioni politiche che rivestono,
sono appannaggio delle legislazioni nazionali, ma sono strettamente interconnessi con la
libertà di circolazione delle persone e con una pluralità di competenze attribuite all’Unione
europea.
note 
 1 Politica dell’istruzione
Fondamento giuridico: art. 165 TFUE, ai sensi del quale l’Unione europea contribuisce
allo sviluppo di un’istruzione di qualità e incentiva la cooperazione tra gli Stati membri nel pieno
rispetto delle loro diversità linguistiche e culturali. L’intervento dell’Unione si traduce nell’adozione di
azioni di incentivazione, raccomandazioni e programmi.
Obiettivi
▶ Sviluppare la dimensione europea dell’istruzione, con
particolare riguardo all’apprendimento e alla diffusione delle lingue negli
Stati membri
▶ Incoraggiare la mobilità degli studenti e degli insegnanti,
anche attraverso la promozione del riconoscimento accademico delle
lauree e dei diplomi
▶ Favorire la cooperazione fra gli istituti di insegnamento
▶ Agevolare lo scambio di informazioni e di esperienze fra gli
Stati membri sui problemi inerenti i sistemi di insegnamento
▶ Sostenere lo sviluppo dell’istruzione a distanza
▶ Sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo
l’equità e l’apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli
organismi sportivi
 2 Cultura
Fondamento giuridico: art. 167 TFUE, ai sensi del quale l’Unione si impegna a svolgere
un ruolo attivo per promuovere la specificità culturale europea e valorizzare il retaggio culturale
comune integrando le azioni degli Stati membri.
Obiettivi
▶ Miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e
della storia dei popoli europei
▶ Conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di
importanza europea
▶ Incentivazione di scambi culturali non commerciali
▶ Tutela della creazione artistica e letteraria, compreso il settore
audiovisivo
Aree di intervento
▶ Tutela del patrimonio architettonico
▶ Promozione della creatività culturale e artistica
▶ Promozione dei libri e della lettura
▶ Promozione del settore audiovisivo europeo
Programma culturale 2000
▶ Obiettivi
• sostegno ad azioni culturali
• sostegno ad organismi culturali
• attività di cooperazione culturale
Promozione audiovisivi
▶ Settori di intervento
• radio
• televisione
• cinema
▶ Punti deboli
• frammentazione in mercati nazionali
• mancanza di una rete transfrontaliera di
distribuzione di programmi cinematografici e
televisivi
• crollo degli investimenti
▶ Obiettivi
• garantire uno spazio europeo per i servizi
audiovisivi
• contribuire allo sviluppo di un’industria di
programmi cinematografici e televisivi
 3 Sanità pubblica
Obiettivi (art. 168 TFUE)
▶ Prevenzione delle malattie
▶ Eliminazione delle fonti di pericolo per la salute umana
Misure adottate dal Consiglio
▶ Fissazione dei parametri elevati di qualità e sicurezza degli
organi, delle sostanze di origine umana, del sangue e degli emoderivati
▶ Protezione della sanità pubblica nel settore veterinario e
fitosanitario
▶ Incentivazione volta a proteggere e a migliorare la salute umana
 4 Tutela dei consumatori
Trattato di Maastricht: introduzione di un apposito titolo dedicato alla tutela dei
consumatori nel quale si affermava l’obiettivo di garantire a tale categoria di soggetti un elevato livello
di protezione.
Art. 169 TFUE
▶ Obiettivi
• promozione degli interessi economici dei
consumatori
• diritto all’informazione, all’educazione e
all’organizzazione per la salvaguardia degli
interessi dei consumatori
▶ Misure
• di ravvicinamento delle disposizioni
legislative
• di sostegno, di integrazione e di controllo
della politica svolta dagli Stati membri, adottate
dal Consiglio e dal Parlamento secondo la
procedura legislativa ordinaria
Azione UE a favore dei consumatori
▶ Tutela della salute e della sicurezza dei consumatori in relazione ai
prodotti che possono essere commercializzati
▶ Tutela degli interessi economici dei consumatori collegata a forme
di pubblicità ingannevoli relative ai prodotti
▶ Migliore informazione in relazione ai prodotti che si acquistano
▶ Adeguato risarcimento per i danni derivanti da prodotti difettosi
▶ Partecipazione dei rappresentanti dei consumatori ai meccanismi
decisionali relativi a materie che li riguardano
Sicurezza dei prodotti alimentari
▶ Libro bianco sulla sicurezza alimentare
• generalità: documento approvato dalla
Commissione il 12 gennaio 2000
• priorità strategiche
— creazione di un’Autorità europea per la
sicurezza alimentare (istituita con Reg. CE n.
178/2002)
— applicazione del principio «dalla fattoria
alla tavola» nella legislazione UE
— attribuire la responsabilità della sicurezza
alimentare agli operatori del settore dei mangimi
e agli operatori alimentari, funzioni di sorveglianza
agli Stati membri e poteri di ispezione alla
Commissione
▶ Istituzione di marchi di qualità
• denominazione di origine protetta (DOP):
attestazione che garantisce e tutela il livello
qualitativo dei prodotti agricolo-alimentari,
comprese le bevande vegetali (non il vino)
• indicazione geografica protetta (IGP):
attestazione rilasciata a garanzia della
provenienza di determinati prodotti
• specialità tradizionale garantita (STG)
• agricoltura biologica
 In sintesi 
L’azione dell’Unione europea nel settore dell’istruzione, della cultura e della diffusione dei
mezzi di comunicazione va ricollegata al preciso obiettivo di valorizzare il patrimonio
culturale europeo, contribuendo alla sua conoscenza.
L’Unione, quindi, opera incentivando la cooperazione fra istituti di insegnamento, favorendo
la mobilità degli studenti e degli insegnanti attraverso diverse azioni di restauro
architettonico, promozione dei libri e della lettura e incoraggiando, nel settore delle
telecomunicazionie dell’audiovisivo, una maggiore apertura.
Le disposizioni in materia di sanità pubblica (Titolo XIV - art. 168 TFUE), da cui si evince
l’impegno dell’Unione a creare una vera e propria politica europea della salute,
prospettano le iniziative per la prevenzione e la lotta contro la diffusione di malattie e altri
flagelli che possono ledere o mettere in pericolo la salute umana. Con il Trattato di Lisbona
sono state inserite in questo settore misure concernenti la sorveglianza, l’allarme e la lotta
contro gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, nonché misure tese alla
protezione della sanità pubblica in relazione al tabacco e all’abuso di alcol.
Le disposizioni in materia di tutela del consumatore (Titolo XV - art. 169 TFUE), infine,
prevedono misure intese alla salvaguardia degli interessi economici del consumatore e del
suo diritto ad acquistare, nella massima trasparenza possibile, prodotti sicuri.
 1 La ricerca di un’unione politica europea
Generalità: il settore della cooperazione politica e militare rappresenta uno dei punti di
maggiore debolezza del processo d’integrazione europeo a causa delle forti resistenze di alcuni Stati
membri, che lo considerano espressione diretta della sovranità statale e, dunque, oggetto di
domestic jurisdiction.
Prima fase (1950-1954) e seconda fase (1957-1963)
▶ Prima fase: caratterizzata dall’ambizioso Trattato sulla CED
(Comunità europea di difesa) volto alla creazione di una Comunità
politica europea (CPE); firmato nel 1952, il Trattato non entrò mai in
vigore
▶ Seconda fase: caratterizzata dal rilancio dei progetti sull’unione
politica
Terza fase (1970): Rapporto Davignon
▶ Constatazione del ruolo sempre più importante ricoperto dal
gruppo dei paesi membri della Comunità nelle relazioni internazionali
▶ Si auspicava a una maggiore concertazione nel campo della
politica estera
Dichiarazione di Stoccarda (1983)
▶ Principi fondamentali
• coordinamento tra politiche comunitarie e
cooperazione politica
• affidamento al Consiglio europeo e
all’allora Consiglio dei ministri della funzione di
coordinamento, d’intesa con la Commissione
• ripristino della procedura di votazione a
maggioranza qualificata prevista dai trattati
europei
Cooperazione politica
▶ Nell’Atto unico europeo
• istituzionalizzazione della cooperazione
politica. Essa era disciplinata dal Titolo III dell’Atto
stesso
• obiettivo: giungere ad una politica estera
comune, base per l’instaurazione di una Unione
europea
▶ Nel Trattato di Maastricht
• introduzione della politica estera e di
sicurezza comune, disciplinata dal Titolo V del
Trattato, fuori dalla struttura istituzionale della
Comunità
• la politica estera è stata sistematizzata e
resa più vincolante per gli Stati membri
▶ Dopo il Trattato di Maastricht
• elementi innovativi introdotti con il Trattato
di Amsterdam
— strategie comuni di politica estera
— astensione costruttiva: la facoltà di
ciascuno Stato membro di astenersi dall’adottare
alcune decisioni senza paralizzare l’azione degli
altri Stati
Cooperazione politica
▶ Dopo il Trattato di Maastricht
• elementi innovativi introdotti con il Trattato
di Amsterdam
— tra i compiti dell’Unione rientrano anche le
missioni umanitarie e di mantenimento della pace
• elementi innovativi introdotti con il Trattato
di Nizza
— facoltà di avviare cooperazioni refforzate
nel settore
 2 Politica estera e di sicurezza comune (PESC) vigente
A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona
▶ Istituzione di una personalità giuridica unica dell’Unione (art. 47
TUE)
▶ Superamento della rotazione semestrale della Presidenza
del Consiglio europeo, a cui sono affidati compiti di rappresentanza
esterna dell’Unione per le materie relative alla PESC
▶ Istituzione di un Alto rappresentante dell’Unione per gli affari
esteri e la politica di sicurezza (in sostituzione della figura di «Ministro
degli affari esteri dell’Unione» prevista nel fallito progetto costituzionale),
separando tale ruolo da quello finora associato di Segretario generale
del Consiglio
▶ Creazione del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE)
▶ Ampliamento della politica estera di sicurezza e difesa -
PESD (ora denominata politica di sicurezza e difesa comune - PSDC) e
delle sue missioni operative
Disciplina generale
▶ La disciplina della PESC è inserita nel nuovo Titolo V del TUE –
così come riformulato a seguito del Trattato di Lisbona – che si apre con
un capo relativo alle disposizioni generali sull’azione esterna dell’Unione
europea
▶ Principi generali
• democrazia
• Stato di diritto
• universalità
• indivisibilità dei diritti dell’uomo e delle
libertà fondamentali
• rispetto della dignità umana
• principi di uguaglianza e solidarietà
• rispetto dei principi della Carta della
Nazioni unite e del diritto internazionale
▶ Obiettivi
• la salvaguardia dei valori dell’Unione, dei
suoi interessi fondamentali, della sua sicurezza,
della sua indipendenza e della sua integrità
• il consolidamento e il sostegno della
democrazia, dello stato di diritto, dei diritti
dell’uomo e dei principi del diritto internazionale
• la preservazione della pace, la prevenzione
dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza
internazionale conformemente agli obiettivi e ai
principi della Carta delle Nazioni Unite
 Osservazioni
L’art. 24 TUE precisa che «gli Stati membri sostengono attivamente e senza riserve la
politica estera e di sicurezza dell’Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca e
rispettano l’azione dell’Unione in questo settore». Essi operano congiuntamente per
rafforzare e sviluppare la loro reciproca solidarietà politica e si astengono da qualsiasi
azione contraria agli interessi dell’Unione o tale da nuocere alla sua efficacia come
elemento di coesione nelle relazioni internazionali.
Si tratta della cd. clausola di solidarietà politica, che pone contemporaneamente a carico
degli Stati membri un obbligo di facere, per rafforzare la reciproca solidarietà politica, e un
obbligo di non facere, ovvero di astenersi dal porre in essere azioni contrarie agli interessi
dell’Unione.
Gestione della PESC
▶ Istituzioni principali
• il Consiglio europeo, che individua gli
interessi strategici dell’Unione, fissa gli obiettivi e
definisce gli orientamenti generali della PESC (ivi
comprese le questioni che hanno implicazioni in
materia di difesa) e adotta le decisioni
necessarie.
Il Presidente del Consiglio europeo assicura, in tale veste, la rappresentanza
esterna dell’Unione, fatte salve le attribuzioni dell’Alto rappresentante che è
responsabile dell’attuazione delle decisioni adottate nel settore della PESC ed
esprime la posizione dell’Unione europea nelle organizzazioni e in seno alle
conferenze internazionali
• il Consiglio, nella composizione «Affari
esteri», che in base agli orientamenti generali e
alle linee strategiche definiti dal Consiglio
europeo elabora la politica estera e di sicurezza
comune e prende le decisioni necessarie per la
definizione e la messa in opera della PESC
▶ Stati membri
• insieme all’Alto rappresentante attuano la
PESC, ricorrendo anche ai mezzi nazionali e a
quelli dell’Unione
• in caso di intervento operativo dell’Unione
sono obbligati al rispetto delle decisioni adottate
dal Consiglio nella conduzione della loro azione
• in caso di assoluta necessità connessa con
l’evoluzione della situazione che ha richiesto un
intervento operativo dell’Unione, e in mancanza di
una decisione del Consiglio, possono prendered’urgenza le misure necessarie, informandone
immediatamente il Consiglio
• provvedono affinché le loro politiche
nazionali siano conformi alle posizioni dell’Unione
• condividono con l’Alto rappresentante un
limitato potere di iniziativa
• coordinano la propria azione nelle
organizzazioni internazionali e in occasione di
conferenze internazionali, e in tali sedi difendono
le posizioni dell’Unione
• attraverso le loro missioni diplomatiche e
consolari all’estero e le loro rappresentanze
presso le organizzazioni internazionali, cooperano
per assicurare il rispetto e l’attuazione delle
decisioni che definiscono posizioni e azioni
dell’Unione
Gestione della PESC
▶ Alto rappresentante
• contribuisce all’elaborazione della PESC
presentando proposte sia a livello individuale sia
con il sostegno della Commissione
• assicura l’attuazione delle decisioni in
materia di PESC adottate dal Consiglio europeo
e dal Consiglio
• conduce, a nome dell’Unione, il dialogo
politico con soggetti terzi
• esprime la posizione dell’Unione nelle
organizzazioni internazionali e in seno alle
conferenze internazionali
 Osservazioni 
Nell’esecuzione delle sue funzioni, l’Alto rappresentante si avvale del Servizio europeo per
l’azione esterna (SEAE), che lavora in collaborazione con i servizi diplomatici degli Stati
membri ed è composto da funzionari dei servizi competenti del Segretariato generale del
Consiglio e della Commissione e da personale distaccato dai servizi diplomatici nazionali.
Intervengono anche:
— il Comitato politico e di sicurezza (COPS), presieduto da un «rappresentante»
dell’Alto rappresentante. Si tratta di un organo che controlla la situazione internazionale nei
settori rientranti nella PESC e formula pareri per il Consiglio, a richiesta di questo, dell’Alto
rappresentante o di propria iniziativa;
— i Rappresentanti speciali, nominati dal Consiglio a maggioranza qualificata, su
proposta dell’Alto rappresentante. Ad essi, sotto l’autorità dell’Alto rappresentante, è
attribuito il compito di occuparsi di problemi politici specifici.
Atti
▶ Definizione degli orientamenti generali
▶ Adozioni di decisioni che defiscono:
• le azioni da intraprendere
• le posizioni da assumere
• le modalità di attuazione di tali decisioni
 Osservazioni 
Il Trattato di Lisbona ha confermato l’antica prassi della cooperazione sistematica, ovvero
una tendenza degli Stati a consultarsi e informarsi su questioni di interesse generale per
portare avanti azioni, se non comuni, almeno convergenti. Al fine di definire un approccio
comune dei paesi dell’Unione in merito alle questioni di politica estera e di sicurezza di
interesse generale, ciascuno Stato membro si impegna, infatti, a consultare gli altri in sede
di Consiglio europeo e di Consiglio prima di intraprendere qualsiasi azione sulla scena
internazionale o di assumere qualsiasi impegno che possa ledere gli interessi dell’Unione.
Processo decisionale
▶ Regola dell’unanimità
▶ A maggioranza qualificata
• quando si adotta una decisione che
definisce un’azione o una posizione dell’Unione,
sulla base di una decisione del Consiglio europeo
sugli interessi e obiettivi strategici dell’Unione
• quando si adotta una decisione che
definisce un’azione o una posizione dell’Unione in
base a una proposta dell’Alto rappresentante
• quando si adotta una decisione relativa
all’attuazione di un’azione o di una posizione
• quando si nomina un Rappresentante
speciale
 Osservazioni 
Nell’ambito della rigida regola dell’unanimità permangono delle eccezioni. Innanzitutto resta
confermato l’elemento di flessibilità rappresentato dalla cd. astensione costruttiva: si
tratta di un meccanismo, introdotto con il Trattato di Amsterdam, secondo il quale uno Stato
dissenziente può, mediante una dichiarazione formale, decidere di astenersi invece di
votare contro, al fine di consentire comunque l’adozione dell’atto.
Tuttavia, la decisione si intende non adottata qualora i membri del Consiglio che motivano la
loro astensione con una dichiarazione formale rappresentino almeno un terzo degli Stati
membri che totalizzano almeno un terzo della popolazione dell’Unione; in questa ultima
ipotesi si parla anche di astensione di blocco.
 3 Politica di sicurezza e difesa comune
Situazione nel dopoguerra
▶ Lo scenario internazionale nel secondo dopoguerra era
caratterizzato dalla volontà di impedire non solo una rinascita militare
tedesca, ma anche un eventuale attacco da parte dei paesi del blocco
sovietico
▶ Il compito di difendere l’Europa occidentale era assegnato alla
NATO ma, sia in ambito europeo che in ambito nord-americano, era
avvertita la necessità di costituire un’organizzazione militare integrata di
tipo continentale, separata e indipendente dalla supervisione politico-
diplomatica degli Stati Uniti
 Osservazioni 
L’unica forma di alleanza militare in ambito europeo è stata, per molti anni, l’Unione
dell’Europa occidentale (UEO), istituita a Parigi nel 1954 come struttura militare di
raccordo tra Belgio, Olanda, Lussemburgo, Regno Unito, Francia, Italia e Repubblica
Federale Tedesca. Per più di 30 anni l’UEO ha vissuto all’ombra della NATO stessa, senza
avere alcun rilievo politico reale. Nel 1990 hanno aderito all’organizzazione la Spagna e il
Portogallo, seguiti dalla Grecia nel 1995. A partire dagli anni ’80 (e per circa un ventennio) si
è assistito ad una parziale rivitalizzazione del suo ruolo, grazie alla creazione delle cd.
Missioni di Petersberg con finalità sia umanitarie, sia di mantenimento e ripristino della
pace, condotte nel quadro di una stretta cooperazione tra l’UEO e l’Unione europea.
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, tuttavia, la NATO è stata definitivamente
posta a fondamento della sicurezza collettiva dei paesi europei, con la conseguenza che, il
30 giugno 2011, l’UEO ha cessato di esistere ai sensi di una decisione congiunta dei
suoi Stati membri; dal 1° luglio 2011 tutte le attività residue sono state trasferite all’Unione
europea.
Difesa comune da Maastricht a Lisbona
▶ I negoziati per il Trattato di Maastricht riaprirono il dibattito
sull’esigenza di dotare l’allora Comunità europea di una struttura
operativa di difesa, da inserire nel contesto di una politica estera e di
sicurezza comune
▶ Due iniziative
• la proposta franco-tedesca di dar vita ad
una «difesa comune» europea con possibilità di
intervenire direttamente in conflitti militari
attraverso l’UEO
• la proposta di Regno Unito e Paesi Bassi.
Contrari alla tesi della «difesa comune» avanzata
da Francia e Germania, sostenevano che la
realizzazione di un’identità europea anche in
materia di difesa dovesse avvenire gradualmente,
attraverso l’attuazione della PESC e la
realizzazione dell’obiettivo di lungo periodo di una
«politica di difesa comune»
▶ Soluzione di compromesso
• Previsione di una politica di difesa
comune (auspicata da Regno Unito e Paesi
Bassi) tra gli obiettivi dell’Unione politica, che
avrebbe potuto condurre successivamente
ad una vera e propria difesa comune (proposta
da Francia e Germania)
• Creazione della PESD (politica europea
di sicurezza e difesa) quale aspetto settoriale
della più generale politica estera e di sicurezza
comune
Nel Trattato vigente
▶ Con la riforma introdotta dal Trattato di Lisbona, la PESD è stata
rinominata politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) e trova la
sua base giuridica nel nuovo art. 42 TUE
▶ Ai sensi dell’art. 42 TUE la politica di sicurezza e difesa comune
(PSDC) costituisce parte integrante della PESC e «comprende la
definizione di una difesa comune dell’Unione che condurrà ad una
difesa comune quando il Consiglio europeo, deliberando all’unanimità,
avràcosì deciso»
▶ Le decisioni in quest’ambito comprese quelle inerenti all’avvio di
una missione, devono essere adottate dal Consiglio con voto unanime, su
proposta dell’Alto rappresentante o su iniziativa di uno Stato membro
 Differenze 
In base all’art. 46 TUE i paesi membri che rispondono a criteri più elevati in termini di
capacità militare e che relativamente ad essa hanno sottoscritto impegni vincolanti possono
instaurare una cooperazione strutturata permanente.
L e cooperazioni strutturate permanenti rappresentano una forma di integrazione
differenziata introdotta dal Trattato di Lisbona in seno alla PSDC per favorire lo sviluppo
delle capacità militari europee di gestione delle crisi.
A differenza delle cooperazioni rafforzate che richiedono un numero minimo (nove) di Stati
membri partecipanti, per stabilire una cooperazione strutturata permanente non sono
previsti limiti numerici.
La partecipazione ad essa, inoltre, resta aperta a tutti gli Stati che ne facciano richiesta
purché questi si impegnino a fornire unità militari e ad intensificare lo sviluppo delle proprie
capacità militari, in proprio ovvero attraverso la partecipazione a forze multinazionali, ai
principali programmi europei in materia di equipaggiamento e, ancora, all’attività
dell’Agenzia europea di difesa.
 Osservazioni
Un’ulteriore novità introdotta dal Trattato di Lisbona nel settore della PSDC è costituita
dalla clausola di mutua assistenza (art. 42, par. 7 TUE); essa prevede che, qualora uno
Stato membro subisca un’aggressione armata nel proprio territorio, gli altri siano tenuti a
prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità all’art. 51 della
Carta delle Nazioni Unite.
Attori della PSDC
▶ Il Consiglio europeo, che può decidere all’unanimità di
trasformare la politica di difesa e sicurezza comune in una vera e propria
difesa comune
▶ Il Consiglio, che adotta all’unanimità tutte le decisioni relative alla
PSDC
▶ L’Alto rappresentante, che condivide con gli Stati il potere di
proposta su questioni afferenti alla PSDC, attua la PSDC e coordina gli
aspetti civili e militari delle Missioni di Petersberg
▶ Il Comitato politico e di sicurezza (COPS) permanente, con
sede a Bruxelles, che deve garantire la direzione politica delle strutture di
difesa comune
▶ Il Comitato militare dell’Unione europea (CMUE), composto dai
Capi di Stato maggiore della difesa, che formula pareri e
raccomandazioni sugli aspetti militari della PSDC
▶ Lo Stato maggiore dell’Unione europea (EUMS), che fornisce
consulenza e sostegno in campo militare alla politica di difesa comune
note 
 1 Introduzione
Disciplina generale
▶ Tale politica dell’Unione è volta all’adozione di misure uniformi
applicabili in tutti gli Stati membri, che regolino gli scambi
commerciali tra questi ultimi e i paesi terzi
▶ La disposizione di maggiore rilevanza è contenuta nell’art. 207
TFUE, ai sensi del quale «la politica commerciale comune è fondata
su principi uniformi, in particolare per quanto concerne le modificazioni
tariffarie, la conclusione di accordi tariffari e commerciali relativi agli
scambi di merci e servizi, e gli aspetti commerciali della proprietà
intellettuale, gli investimenti esteri diretti, l’uniformazione delle misure di
liberalizzazione, la politica di esportazione e le misure di protezione
commerciale, tra cui quelle da adottarsi nei casi di dumping e
sovvenzioni … (È) condotta nel quadro dei principi e obiettivi
dell’azione esterna dell’Unione»
▶ La competenza attribuita all’Unione in materia è esclusiva,
con la conseguente perdita di autonomia negoziale da parte degli Stati
membri nell’ambito di accordi e decisioni di politica commerciale e il
venir meno del principio di sussidiarietà
▶ Per la negoziazione e la conclusione di accordi commerciali, il
Consiglio delibera a maggioranza qualificata
 2 Rapporti tra l’Unione europea e il GAT-OMC
Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GAT)
▶ Natura: accordo commerciale multilaterale
▶ Firma: Ginevra 30 ottobre 1947
▶ Obiettivo: favorire la cooperazione internazionale e l’eliminazione
degli ostacoli che si frappongono al commercio fra gli Stati attraverso la
stipulazione di accordi commerciali globali, nel quadro di cicli negoziali
denominati «round»
Unione europea, GAT e WTO
▶ Gli obblighi e i diritti derivanti dal GATT sono stati assunti
dall’allora Comunità economica europea alcuni anni dopo la conclusione
di tale Accordo (essendo stato il GATT istituito antecedentemente alla
stipulazione del Trattato di Roma).
Mentre durante i primi negoziati multilaterali la partecipazione della CEE
si affiancava a quella degli Stati membri, con la conseguente ripartizione
delle competenze, negli ultimi anni il Consiglio ha concluso accordi a
nome prima della CE, poi dell’UE.
Tra questi, gli accordi dell’Uruguay Round, con i quali si è sancito
definitivamente il passaggio dal GATT ad un nuovo sistema caratterizzato
da un’apposita organizzazione internazionale: l’Organizzazione
mondiale del Commercio (OMC) o World Trade Organization (WTO);
l’Unione è membro originario di questa organizzazione
▶ I negoziati dell’Uruguay Round si propongono il raggiungimento
della liberalizzazione e della globalizzazione dei rapporti commerciali
attraverso:
• l’eliminazione delle differenze tra gli
operatori economici
• l’uniformità di trattamento dei prodotti
importati e di quelli fabbricati nel paese
importatore
• la facilità di accesso ai mercati
 3 Misure di difesa commerciale
Pratiche commerciali sleali
▶ Dumping: è la vendita di merci (da parte di uno o più produttori) in
un mercato estero ad un prezzo più basso rispetto a quello praticato in
tale mercato da produttori interni
▶ Sovvenzioni: sono aiuti statali che consentono una riduzione dei
costi dell’impresa esportatrice. Ciò al fine di favorire la vendita di merci
nazionali sui mercati esteri attraverso l’applicazione di prezzi
particolarmente competitivi
Misure di difesa
▶ Nozione: misure volte ad evitare le pratiche di dumping e le
concessioni di sovvenzioni sui prodotti provenienti dai paesi terzi
▶ Tipologie: imposizione di un dazio addizionale sulle importazioni
• dazio antidumping
• dazio compensativo
▶ Scopo: eliminare la competitività delle merci provenienti dai paesi
terzi attraverso un aumento dei costi per l’importazione nell’Unione e
quindi un aumento dei prezzi delle merci
 In sintesi 
La politica commerciale comune è disciplinata agli artt. 206 e 207 TFUE ed è condotta
nel quadro dei principi e degli obiettivi dell’azione esterna dell’Unione. In particolare essa
mira ad incoraggiare l’integrazione di tutti i paesi nell’economia mondiale, anche
attraverso la progressiva abolizione delle restrizioni agli scambi internazionali.
Mentre, infatti, agli artt. 28 e ss. TFUE l’unione doganale è contemplata quale elemento
fondamentale del mercato interno, dunque in un’ottica «interna» all’Unione volta alla
realizzazione del libero scambio di merci tra i paesi membri, e con un riferimento ai paesi
terzi limitato soltanto alla previsione della tariffa doganale comune adottata nei loro confronti,
all’art. 206 TFUE l’unione doganale è interpretata e disciplinata sotto il profilo della rilevanza
che essa assume nelle relazioni esterne dell’Unione, quale strumento con cui l’Unione
«contribuisce nell’interesse comune allo sviluppo armonioso del commercio mondiale‚
alla graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali e agli investimenti
esteri diretti, e alla riduzione delle barriere doganali e di altro tipo». A seguito della riforma
di Lisbona il campo di applicazione di tale politica, che resta tra lematerie oggetto di
competenza esclusiva dell’Unione, è stato esteso allo scambio dei servizi e alla proprietà
intellettuale.
 1 Cooperazione con i paesi in via di sviluppo
Obiettivo e misure
▶ Obiettivo
• L’obiettivo principale della politica
dell’Unione in questo settore «è la riduzione e, a
termine, l’eliminazione della povertà» (art. 208
TFUE)
• Gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo
devono essere presi in considerazione
dall’Unione nell’attuazione di tutte le politiche che
possano avere incidenze sui paesi in via di
sviluppo
▶ Misure
• programmi pluriennali
• programmi tematici
• accordi di cooperazione
 2 Cooperazione economica, finanziaria e tecnica e
aiuto umanitario
Cooperazione economica, finanziaria e tecnica (art. 212 TFUE)
▶ L’Unione conduce azioni di cooperazione economica, finanziaria e
tecnica, comprese azioni di assistenza specialmente in campo
finanziario, con paesi terzi diversi dai paesi in via di sviluppo, in
conformità con la politica di sviluppo dell’Unione e nel rispetto dei principi
e degli obiettivi dell’azione esterna
▶ Possono essere conclusi accordi di cooperazione economica,
finanziaria e tecnica
Aiuto umanitario
▶ Le azioni sono tese a fornire, in modo puntuale, assistenza,
soccorso e protezione alle popolazioni dei paesi terzi vittime di calamità
naturali o provocate dall’uomo, per far fronte alle necessità umanitarie
risultanti da queste diverse situazioni
▶ L’art. 214 TFUE prevede che l’Unione possa anche stipulare
accordi con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, salva
comunque la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi
internazionali e a concludere accordi nello stesso ambito
▶ È prevista l’istituzione di un corpo volontario europeo di aiuto
umanitario per inquadrare contributi comuni dei giovani europei alle
azioni di aiuto umanitario dell’Unione
 Osservazioni 
Spetta alla Commissione il compito di promuovere il coordinamento tra le azioni dell’Unione
e quelle degli Stati membri mediante iniziative volte a rafforzare l’efficacia e la
complementarità dei dispositivi dell’Unione e dei dispositivi nazionali di aiuto umanitario.
 3 Politica europea di vicinato (PEV) e clausola di
solidarietà
PEV (art. 8 TUE)
▶ L’Unione sviluppa con i paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine
di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori
dell’Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla
cooperazione
▶ L’Unione può stipulare accordi in materia con i paesi interessati, la
cui attuazione è oggetto di una concertazione periodica
▶ ENPI
• strumento europeo di vicinato e
partenariato
• mira a favorire la cooperazione con i paesi
limitrofi
• interviene attraverso piani d’azione stipulati
tra l’Unione e ciascun paese partner
Clausola di solidarietà (art. 222 TFUE)
▶ Riguarda le situazioni in cui uno Stato membro sia oggetto di un
attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata
dall’uomo
▶ Il TFUE prevede che l’Unione mobiliti tutti gli strumenti di cui
dispone
▶ Le modalità di attuazione della clausola di solidarietà da parte
dell’Unione sono definite da una decisione adottata dal Consiglio, su
proposta congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante
dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
 Osservazioni 
Ai fini dell’attivazione della clausola di solidarietà, il Consiglio è assistito dal Comitato
politico e di sicurezza, con il sostegno delle strutture sviluppate nell’ambito della politica di
sicurezza e di difesa comune, e dal comitato permanente di cui all’art. 71 TFUE, istituito in
seno al Consiglio per promuovere e rafforzare la cooperazione operativa in tema di
sicurezza interna.
 In sintesi 
La cooperazione esterna dell’Unione abbraccia sia la «cooperazione allo sviluppo»
(Parte Quinta, Titolo III, capo I TFUE), diretta ai paesi in via di sviluppo, che la
«cooperazione economica, finanziaria e tecnica» (Parte Quinta, Titolo III, capo II TFUE),
rivolta anche ai paesi industrializzati. Le modalità di attuazione delle politiche in tale ambito
si sostanziano principalmente nella stipula di accordi che possono essere finalizzati a
promuovere rapporti commerciali e di cooperazione così come avere altri scopi, quali, ad
esempio, la creazione di partenariati e forme di associazione.
Personalità giuridica
▶ Delle organizzazioni internazionali: consiste nella loro
capacità di essere titolari, in modo totalmente autonomo dagli Stati
membri, di diritti e obblighi internazionali
▶ Internazionale dell’Unione europea: l’attribuzione o meno della
personalità internazionale all’Unione (ma ciò vale per qualsiasi
organizzazione) è una questione che deve essere valutata soltanto alla
luce del principio di effettività, in virtù del quale quando determinate
organizzazioni internazionali di fatto esercitano delle prerogative proprie
di soggetti di diritto internazionale, tali organizzazioni sono dei soggetti di
diritto internazionale
▶ Manifestazioni della personalità internazionale dell’Unione
• l’Unione invia missioni diplomatiche in Stati
terzi ed accredita missioni diplomatiche di questi
Stati
• intrattiene rapporti diplomatici con gli Stati
membri e anche con Stati terzi
• instaura rapporti e collegamenti con altre
organizzazioni internazionali
• partecipa a varie conferenze internazionali
• stipula accordi internazionali con Stati terzi
▶ Di diritto interno dell’Unione
• secondo quanto previsto dall’art. 335 TFUE
«in ciascuno degli Stati membri, l’Unione ha la più
ampia capacità giuridica riconosciuta alle
persone giuridiche dalle legislazioni nazionali;
essa può in particolare acquistare o alienare beni
immobili e mobili e stare in giudizio»
 Differenze 
La giurisprudenza e la dottrina hanno più volte sottolineato che le organizzazioni, sebbene
siano, come gli Stati, soggetti di diritto internazionale, hanno una capacità giuridica più
limitata rispetto ad essi. Parte della dottrina ritiene che per le organizzazioni internazionali si
debba parlare di personalità giuridica di carattere funzionale, dal momento che esse
non godono di tutte le competenze spettanti agli Stati, ma soltanto di quelle necessarie a
realizzare i fini comuni.
Disciplina degli accordi internazionali
▶ Art. 216 TFUE: «l’Unione può concludere un accordo con uno o
più paesi terzi o organizzazioni internazionali qualora i trattati lo
prevedano o qualora la conclusione di un accordo sia necessaria per
realizzare, nell’ambito delle politiche dell’Unione, uno degli obiettivi fissati
dai trattati, o sia prevista in un atto giuridico vincolante dell’Unione,
oppure possa incidere su norme comuni o alterarne la portata»
▶ Tipologie di accordi
• commerciali
• di cooperazione allo sviluppo
• di cooperazione economica, finanziaria e
tecnica
Iter procedurale
▶ La Commissione, o l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari
esteri e la politica di sicurezza (quando l’accordo previsto riguarda
esclusivamente o principalmente la politica estera e di sicurezza
comune), presenta raccomandazioni al Consiglio
▶ Il Consiglio autorizza l’avvio dei negoziati mediante una decisione
adottata in via generale a maggioranza qualificata, e designa, in funzione
della materia dell’accordo previsto, il negoziatore o il capo della squadra
di negoziato dell’Unione
▶ Il Consiglio, su proposta del negoziatore, adotta una decisione
che autorizza la firma dell’accordo (eventualmente accompagnata da
una decisione riguardante l’applicazione provvisoria prima dell’entrata in
vigore)e procede mediante decisione alla conclusione dell’accordo
 Osservazioni 
L’art. 218, par. 7 TFUE prevede che all’atto della conclusione di un accordo il Consiglio, in
deroga alle norme generali, possa abilitare il negoziatore ad approvare a nome dell’Unione
le modifiche dell’accordo se quest’ultimo ne autorizza l’adozione con una procedura
semplificata o da parte di un organo istituito dall’accordo stesso. Il Consiglio correda
eventualmente questa abilitazione di condizioni specifiche.
Ruolo del Parlamento europeo
▶ È differenziato in base alla tipologia di accordi sottoscritti
• approvazione
— accordi di associazione
— accordo sull’adesione dell’Unione alla
Convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali
— accordi che creano un quadro istituzionale
specifico organizzando procedure di
cooperazione
— accordi che hanno ripercussioni
finanziarie considerevoli
— accordi che riguardano settori ai quali si
applica la procedura legislativa ordinaria
— accordi che riguardano settori ai quali si
applica la procedura legislativa speciale
• consultazione
— in tutti gli altri casi
 Osservazioni
Il par. 11 dell’art. 218 TFUE attribuisce al Parlamento, al Consiglio, alla Commissione o a
uno Stato membro la facoltà di domandare il parere della Corte di giustizia circa la
compatibilità di un accordo previsto con le disposizioni dei trattati.
Nel noto parere in merito alla compatibilità con il Trattato della Convenzione europea dei
diritti dell’uomo (CEDU) – parere 2/94 del 28 marzo 1996 – la Corte ha affermato che il
parere va richiesto in una fase precedente la conclusione di un accordo.
Accordi commerciali (iter procedurale)
▶ Presentazione di una raccomandazione della Commissione al
Consiglio, che l’autorizza ad avviare i negoziati necessari
▶ Conduzione dei negoziati da parte della Commissione, in
consultazione con un comitato speciale designato dal Consiglio per
assisterla e nel quadro delle direttive che il Consiglio può impartirle. In
tale fase, è previsto a carico della Commissione un obbligo di informativa
periodica in favore del comitato speciale e del Parlamento europeo sui
progressi dei negoziati
▶ Decisione di conclusione dell’accordo da parte del Consiglio a
maggioranza qualificata e previa approvazione del Parlamento europeo
 Osservazioni 
La regola del voto a maggioranza qualificata in Consiglio subisce una serie di eccezioni. In
particolare, è richiesto il voto all’unanimità:
— per la negoziazione e la conclusione di accordi nei settori degli scambi di servizi,
degli aspetti commerciali della proprietà intellettuale e degli investimenti esteri diretti,
qualora tali accordi contengano disposizioni per le quali è richiesta l’unanimità per
l’adozione di norme interne;
— nel settore degli scambi di servizi culturali e audiovisivi, qualora tali accordi
rischino di arrecare pregiudizio alla diversità culturale e linguistica dell’Unione;
— nel settore degli scambi di servizi nell’ambito sociale, dell’istruzione e della sanità,
qualora tali accordi rischino di perturbare seriamente l’organizzazione nazionale di tali
servizi.
Accordi di associazione
▶ L’art. 217 TFUE prevede che «l’Unione può concludere con uno o
più Stati o organizzazioni internazionali accordi che istituiscono
un’associazione caratterizzata da diritti e obblighi reciproci, da azioni in
comune e da procedure particolari»
▶ Sono in genere conclusi sotto forma di accordi misti, cioè vengono
ratificati, oltre che dal Consiglio, anche dagli Stati membri
▶ Alla formula dell’accordo di associazione è ricorsa spesso
l’Unione (all’epoca Comunità europea) per acquisire nuovi mercati ed
espandere la propria area commerciale o anche per regolare i rapporti
con uno Stato candidato nel periodo transitorio precedente l’adesione,
creando le basi per un ingresso a pieno titolo
 Differenze 
La differenza più importante tra gli accordi commerciali e quelli di cooperazione consiste nel
fatto che,mentre gli accordi commerciali sono espressione di uno specifico settore di
competenza materiale (la politica commerciale comune), gli accordi di associazione
non specificano il settore o i settori di competenza materiale del trattato su cui possono
incidere (ADAM) e sono inoltre caratterizzati da azioni in comune e procedure particolari,
cioè da una istituzionalizzazione del rapporto tra l’Unione e lo Stato o gli Stati
associati, o contemplano un Consiglio, un Comitato e una Conferenza parlamentare
dell’associazione, che negli accordi commerciali di solito non sono presenti.
 In sintesi 
Conformemente all’art. 47 TUE, che conferisce all’Unione personalità giuridica, l’Unione
può stipulare accordi con Stati terzi e altre organizzazioni, in particolare per la
realizzazione di un obiettivo dell’Unione e per istituire un’associazione caratterizzata da
diritti e obblighi reciproci, azioni in comune e procedure particolari.
Tra le tipologie di accordi espressamente previsti dal TFUE vi sono, tra gli altri:
— gli accordi commerciali (art. 207 TFUE). Essi riguardano, in particolare, lo
scambio di merci, servizi e diritti di proprietà intellettuale;
— gli accordi di cooperazione allo sviluppo (art. 209 TFUE), che affiancano alla
regolamentazione degli scambi anche forme di cooperazione economica;
— gli accordi di cooperazione economica, finanziaria e tecnica (art. 212 TFUE);
— gli accordi di associazione (art. 217 TFUE). Essi mirano ad instaurare una
cooperazione in campo economico e commerciale, con l’obiettivo di acquisire nuovi
mercati e di espandere l’area commerciale dell’Unione.
 1 Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)
Partecipazione dell’Unione
▶ L’Unione europea, dotata di personalità giuridica, partecipa alle
attività dell’ONU in qualità di osservatore senza però avere diritto al voto
▶ La rappresentanza esterna dell’Unione nei paesi terzi e presso le
organizzazioni internazionali, dunque anche nelll’ONU, è assicurata dalle
delegazioni dell’Unione, che agiscono sotto l’autorità dell’Alto
rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e
in stretta cooperazione con le missioni diplomatiche e consolari degli
Stati membri
 2 Consiglio d’Europa
Generalità
▶ Natura: organizzazione internazionale con finalità di ordine
generale
▶ Istituzione: 5 maggio 1949
▶ Stati membri: attualmente 47, inclusi gli Stati membri dell’Unione
Scopi
▶ Affermazione della democrazia
▶ Salvaguardia della libertà politica e civile
Consiglio d’Europa, CEDU e Unione europea
▶ Convenzione europea dei diritti umani (CEDU)
• firma: Roma, 4 novembre 1950
• entrata in vigore: 3 ottobre 1953
▶ Art. 220 TFUE: «l’Unione attua ogni utile forma di
cooperazione con … il Consiglio d’Europa»
• le modalità di questa collaborazione sono
state oggetto di uno scambio di lettere del 16
giugno 1987 tra il Consiglio d’Europa e la allora
Comunità economica europea
 Osservazioni 
L’Unione ha adesso il dovere di attivare la procedura per l’adesione alla CEDU, come
risulta dall’art. 6 TUE a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (lo stesso
articolo riconosce i diritti garantiti dalla CEDU come parte integrante del diritto dell’Unione).
Questo obiettivo è reso possibile anche dal fatto che, nell’ambito del Consiglio d’Europa, è
entrato in vigore il Protocollo n. 14 allegato alla CEDU in forza del quale è riconosciuta
all’Unione europea la facoltà di adesione.
Una delle principali conseguenze di tale adesione è rappresentata dal fatto che il sistema
dei diritti fondamentali sarà garantito oltre che mediante la protezione interna esercitata

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