Baixe o app para aproveitar ainda mais
Prévia do material em texto
1 Osserva e interagisci La bellezza è negli occhi di chi guarda 2 Raccogli e conserva energia Prepara il fieno finché c’è il sole 3 Assicurati un raccolto Non si può lavorare a stomaco vuoto 4 Applica l’autoregolazione e accetta il feedback I peccati dei padri ricadranno sui figli fino alla settima generazione 5 Usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili Lascia che la natura segua il suo corso 6 Evita di produrre rifiuti Un punto a tempo ne risparmia cento Non desiderare se non vuoi sprecare 7 Progetta dal modello al dettaglio Gli alberi non sono la foresta 8 Integra invece di separare Molte mani rendono il lavoro leggero 9 Piccolo e lento è bello Più sono grossi e più rumore fanno cadendo Con lentezza e costanza si vince la corsa 10 Usa e valorizza la diversità Non mettere tutte le uova nella stessa cesta 11 Usa e valorizza il margine Smetti di pensare di essere sulla buona strada solo perché è molto frequentata 12 Reagisci ai cambiamenti e usali in modo creativo Bisogna imparare a vedere le cose non solo come sono ma anche come saranno Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 L’autore David Holmgren è nato a Fremantle, in Australia occidentale, nel 1955. Figlio di operai attivisti politici, Holm- gren è stato profondamente influenzato dalla rivoluzione sociale degli anni ’60 e dai primi anni ’70. Nel 1973, durante un viaggio in Tasmania, si innamorò del paesaggio tipico di quell’isola ed entrò a far parte dell’innovativa Environmental Design School di Hobart. Nei tre anni successivi collaborò intensamente con il suo mentore Bill Mollison ideando il concetto di permacultura, concetto che ha plasmato la sua vita futura. Coautore con Mollison di Permaculture One, uscito nel 1978, Holmgren si è dedicato, da allora in poi, ad approfondire concretamente le sue abilità nella progettazione e nella realizzazione di stili di vita autosufficienti. In seguito, Holmgren ha scritto altri libri, ha progettato e organizzato varie tenute agricole usando i principi del- la permacultura, condotto laboratori e corsi in Australia, in Nuova Zelanda, in Israele e in Europa. Negli ultimi 17 anni ha vissuto e lavorato a Hepburn Springs, nella parte centrale dello stato di Victoria. In qualità di consulente, ha sviluppato una profonda competenza nel campo dei territori a clima temperato tipici dell’Australia sud-orientale, approfondendo il concetto di bioregionalismo in relazione al territorio locale. Insieme alla partner Su Dennett e al figlio Oliver conduce il podere Melliodora, uno dei più noti siti dimostrativi di permacultura applicata in Australia. Negli ultimi sette anni si è dedicato intensamente alla progettazione e allo sviluppo del Fryer’s Forest Eco-village. Nel contesto internazionale del movimento sviluppatosi in base ai principi della permacultura, Holmgren è noto e stimato per aver sempre sottolineato l’aspetto pratico dei progetti di per- macultura. Attraverso l’esempio personale e l’impegno concreto, ha dimostrato e dimostra, con il suo percorso di vita, che la permacultura rappresenta una radicale – ma anche attraente – alternativa al consumismo dilagante. Questo libro è la testimonianza di una vita vissuta secondo i principi della permacultura. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 Premessa Se i principi di permacultura proposti da David Holm- gren in questo libro di grande rilevanza venissero applicati a tutto ciò che facciamo, saremmo già a buon punto sulla strada della realizzazione di una società sostenibile e forse più avanti ancora. E oltre a questo ci liberemmo del senso di colpa, che fa sempre capolino ogni qualvolta pensiamo al mondo che stiamo per lasciare ai nostri figli. La permacultura si basa su valori e prospettive, progetti e metodi di gestione, che possiamo a buon diritto definire oli- stici, specialmente per quanto concerne le nostre concezioni bio-ecologiche e psicologiche. In particolare, è importante sottolineare l’aspetto legato alla progettazione e riprogetta- zione dei metodi di gestione delle risorse naturali, al fine di garantire la salute e il benessere delle attuali e future gene- razioni. Ciò che meraviglia è che, mentre tutti gli ingegneri (persone che operano soprattutto con materiali inerti, non viventi) studiano i principi della progettazione, quasi tutti i laureati in agraria e coloro che si specializzano in campi atti- nenti al vivente continuino a non ricevere alcuna formazione per quanto concerne la progettazione: a questa competenza cruciale di solito non viene dedicata alcuna attenzione. Il non riconoscere la rilevanza della progettazione nel contesto delle interazioni tra specie e della biodiversità all’interno degli eco- sistemi sostenibili è responsabile della mancanza di compe- tenze specifiche nel campo della progettazione di ecosistemi; tutto questo non fa che peggiorare la situazione e acuire i problemi della gestione delle risorse naturali. La permacultura può essere descritta in diversi modi com- plementari. Per un verso, è l’espressione di una fase – che deve ancora in gran parte manifestarsi – nell’evoluzione della gestio- ne delle risorse naturali, soprattutto per quanto riguarda l’agri- coltura. Quest’ultima è ancora per lo più ferma a uno stadio evolutivo che non trova più rispondenza con i tempi, uno sta- dio evolutivo contrassegnato da specializzazione, monocolture e rotazioni molto limitate, che denotano un modo di considera- re l’agricoltura improntato a un ingannevole semplicismo pro- gettuale. Questi metodi progettuali, i problemi da essi causati e le soluzioni controproducenti spesso adottate per risolverli, hanno causato la perdita di suolo fertile, la perdita della capacità del suolo di trattenere umidità, la perdita di fertilità, produtti- vità, resilienza, habitat naturali, biodiversità e, in ultima ana- lisi, la crisi dei meccanismi naturali di controllo dei parassiti e del patrimonio genetico, che supportava a livello naturale tali meccanismi. Per chi segue i principi della permacultura, que- ste conseguenze sono del tutto prevedibili, come è prevedibile la crescente dipendenza dei sistemi agricoli da fonti esterne di energia. Il lavoro dell’agricoltore dipende sempre più dall’ester- no; non solo per quanto riguarda le fonti energetiche, ma an- che per il controllo dei parassiti e delle malattie; ciò si ripercuote anche sull’accumulo di rifiuti e sul loro smaltimento, causando un crescente impatto ambientale dell’operatore agricolo. Que- sto insieme di problemi, davvero desolante, potrebbe essere fa- cilmente affrontato adottando i principi della permacultura de- lineati nelle pagine del presente libro. Invece di sprecare com- petenze, tempo, energia e risorse nel tentativo di risolvere – con immenso affanno – detti problemi, la permacultura, con un deciso scatto in avanti, potrebbe permetterci con pochi sforzi di prevenirli e minimizzarli dando il giusto risalto a iniziative di progettazione e riprogettazione innovative. La mia particolare esperienza in questo campo si è concentrata sul controllo dei parassiti e sulla gestione del suolo. Il concetto di permacultura riflette anche le trasforma- zioni intervenute nei sistemi di valori e di conoscenza. La permacultura recepisce gli influssi e le sfide provenien- ti dalle tendenze più recenti nell’evoluzione del pensiero: post-modernismo, poststrutturalismo, movimenti femmi- nisti ed ecofemministi, ecologia sociale, ecologia profonda, ecopsicologia, post-normal science, olismo, bioregionalismo, sostenibilità, comunitarismo, spiritualismo e sistemi di co- noscenza indigeni. Molti fattori hanno contribuito all’evolu- zione della permacultura. I principali sono: sincronicità e collaborazionenella differenza, come nel caso dell’associazione casuale tra David Holmgren (sem- plice, riflessivo, coerente, pratico) e Bill Mollison (propu- gnatore di idee controcorrente e al contempo personag- gio pubblico carismatico); Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 8 Permacultura la capacità di avere immaginato la permacultura come movimento internazionale; come condizione per poter insegnare nei corsi, richiedere agli insegnanti di avere una vasta formazione ed esperien- za sul campo per mantenere viva l’esperienza pratica; integrazione di tutti gli aspetti, pratici, teorici ed etici, nella pratica della progettazione. Questa impostazione organica e le sue profonde ri- percussioni sul processo della progettazione e dell’azio- ne olistica hanno impedito a molti di avvicinarsi alla realtà della permacultura. Così come la maggior parte delle persone preferisce prendere un’aspirina piuttosto che andare alle radici del mal di testa mettendo ordine nella propria vita, molti agricoltori e orticoltori preferi- scono la dipendenza dalla chimica per risolvere i mal di testa generati dai loro sistemi produttivi malprogettati e malgestiti. Quanti invece hanno avuto il coraggio di fare il salto, trovando soluzioni permanenti ai problemi at- traverso la progettazione delle loro proprietà – soluzioni che bisogna mettere in pratica una volta per tutte – mai ritorneranno alla dipendenza, all’inefficienza e all’illuso- rietà delle “pallottole magiche” che tutto risolvono. In questo libro David Holmgren ha fornito un chiaro, sistematico e documentato apporto basato sulla propria grande esperienza nell’applicazione dei criteri chiave del- la permacultura, dando il giusto spazio alle competenze intellettuali indispensabili per svilupparne i principi. Chi volesse avvicinarsi alla permacultura deve mettere neces- sariamente insieme competenze intellettuali ed esperien- za pratica. Ciò, idealmente, potrebbe essere fatto come apprendista sotto la guida di un mentore come David, ma dovrebbe includere anche lo sperimentare liberamente da soli e con audacia, senza supervisione. Questa seconda parte dell’opera dovrebbe concentrarsi su ciò che io chiamo “piccole, significative iniziative, che una per- sona può impegnarsi a portare a compimento”. Tali iniziative dovrebbero tendere a ridurre al minimo le possibilità di un impatto negativo, dovuto a una inadeguata progettazione e, di conseguenza, anche il senso di sfiducia e fallimento, che impe- direbbe di impegnarsi in successivi progetti su larga scala. In quanto pensatore olografico – aperto all’idea che qualsiasi cosa una persona osserva in un luogo qualsiasi può avere espressioni parallele in qualunque altro luogo – sono portato ad andare oltre i soliti confini che vengono imposti alla permacultura. Quando vivevo in Nord Ame- rica, condussi dei workshop per permaculturisti intitolati Permacultura del paesaggio interiore. Lo feci perché mi ero reso conto che molte di quelle persone erano limitate non dalle conoscenze dei sistemi esteriori, ma dal bisogno di guarire e ridisegnare i loro sistemi interiori. Era come far rimarginare una ferita. Allo stesso modo, incoraggio voi lettori ad applicare i principi della permacultura a qual- siasi area che potrebbe trarre beneficio da questa teoria e pratica di progettazione olistica. Le aree che mi vengono spontaneamente in mente sono quelle che includono gli insediamenti umani e le imprese commerciali, i sistemi politici ed economici, il settore della salute, l’allevamento dei bambini e i contesti educativi. Quello che vi accingete a leggere è il testo più avanzato di presentazione dei principi della permacultura che io cono- sca. I 12 principi sono stati ampiamente verificati non solo dall’autore – che è il coideatore della permacultura – ma anche da migliaia di permaculturisti in tutto il mondo. Se la permacultura per voi è un argomento nuovo, questo volume vi fornirà una straordinaria introduzione all’approccio olistico alla progettazione del paesaggio. Se siete da tempo un permaculturista o un docente di per- macultura, è probabile che questo sia il libro che stavate aspettando, per mettere alla prova o affinare le vostre idee o per utilizzarlo come testo base dei vostri corsi. Spero che il libro vi piaccia e che ne facciate – come ho fatto io – il vostro testo di riferimento. Prof. Stuart B. Hill Foundation Chair of Social Ecology University of Western Sydney NSW Australia Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 Scopo del libro La permacultura è molto più di un metodo di agricol- tura biologica. Il mio scopo, nello scrivere questo libro, è quello di spiegare la permacultura a un pubblico più vasto di quello che potrebbe sentirsi attratto dal termine “agricoltura biologica”. Il libro è rivolto in special modo ad attivisti, progettisti, docenti, ricercatori, studenti e a quanti, interessati ai temi ormai arcinoti della sostenibili- tà, chiedono di andare oltre e abbracciare altri campi. Permaculture One1 è stato scritto più di 25 anni fa; all’epoca, avevo vent’anni. Gran parte delle mie pubblicazioni più re- centi si è occupata di casi specifici, e in essi i principi teorici che stanno dietro al lavoro concreto sono solo accennati. Vorrei approfittare dei punti di forza e dei successi accu- mulati in venticinque anni di lavoro e di elaborazione te- orica in Australia e nel mondo, per fornire ai lettori, con il presente libro, un più ampio quadro dei principi pratici e teorici su cui si basa la permacultura. Nel fare questo lavoro spero anche di dare un contributo che rinvigori- sca il dibattito interno al movimento della permacultura, soprattutto per quanto concerne alcuni temi controversi, veri o presunti punti deboli del movimento. Dopo 25 anni passati ad applicare, scrivere e insegnare i principi della permacultura, ho capito che le persone, di una teoria, utilizzano ciò che trovano rilevante e significa- tivo, tralasciando il resto. A quanti sono alla ricerca di un sistema completamente organico e logico chiamato perma- cultura meglio chiarire subito che tale ricerca è inutile. Più che tentare di definire o mettere sotto controllo la perma- cultura, io la descrivo semplicemente come uno strumen- to ulteriore per capire, per dare un significato a parole e cose in un mondo pieno di incertezze. Evoluzione del progetto Questo progetto è nato su suggerimento del collega Ian Lillington, il quale mi consigliò di pubblicare la raccolta commentata di quanto avevo scritto nel corso degli ultimi venti anni. L’obiettivo sarebbe stato quello di fornire a quanti fossero interessati alla permacultura il punto di vista di det- ta corrente di pensiero su vari temi e contesti. Con questo libro, fra l’altro, si sarebbero messi in evidenza gli sviluppi e l’evoluzione delle idee e delle applicazioni dell’autore meno noto della permacultura2. Quando eravamo quasi alla fine del lavoro, Ian si rese conto che mancava una parte che spiegasse in modo diretto i principi della permacultura, più o meno come li spieghiamo durante i nostri corsi residenziali. Non appena gli sentii dire questa cosa capii che aveva perfettamente ragione, ma sentii allo stesso tempo un tuffo al cuore perchè mi resi conto che il compito non era così semplice come sembrava. L’idea di mettermi subito al lavoro per preparare un testo di questo tipo rimase quindi in sospeso. Tre anni dopo, il progetto conobbe una ulteriore tra- sformazione su input di Janet Mackenzie, giornalista e attiva permaculturista. Il manoscritto intanto era cre- sciuto, nel tentativo di dare una nuova e più profondainterpretazione dei principi della permacultura. L’anto- logia di scritti, invece, era rimasta allo stadio di testi di riferimento da consultare a parte. La raccolta3 è stata poi pubblicata sotto forma di CD ed è disponibile sul sito web dell’Holmgren Design Services. Formato del libro In sintonia con i corsi residenziali di permacultu- ra da noi organizzati negli ultimi cinque anni, l’inizio della trattazione prevede un capitolo sui principi etici. Seguono 12 capitoli, uno per ognuno dei principi gui- da della permacultura. Ogni principio viene sintetizzato in una breve frase (il titolo del capitolo) associata a una icona e a un proverbio Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 10 Permacultura o modo di dire, che esemplifica al meglio il principio che dà l’impronta al capitolo. Bisogna dire che la frase mette l’accento sugli aspetti positivi della permacultura nel suo lavorare in sintonia con la natura; il detto o proverbio – una sorta di monito o avvertimento – ci mette in guardia verso i limiti e le costrizioni che la natura stessa ci detta. Ogni principio viene spiegato, specificando come si realizza nel vasto mondo della natura e come si è rea- lizzato, in termini di progettazione e uso del territorio da parte delle comunità tradizionali prima dell’avvento della Rivoluzione Industriale. Poi passo ad analizzare i modi in cui la nostra energivora società industriale ha trasformato, ignorato, oppure stravolto il principio, in particolare quando ciò può servire a confermare la vali- dità universale di quello stesso principio. Ogni capitolo contiene esempi di applicazione del principio, nella prospettiva della creazione di una socie- tà ecologica. Volendo essere il più possibile comprensi- bili e concreti, le applicazioni del principio prevedono esempi tratti dall’orticoltura, dall’utilizzo del territorio e dall’ambiente urbanizzato, senza escludere i temi più complessi e controversi relativi al comportamento delle persone e delle organizzazioni sociali ed economiche. Per illustrare ogni principio utilizzo anche la mia fattoria, documentata nel libro Melliodora (Hepburn Permaculture Gardens)4. Ogni capitolo contiene, inol- tre, dei riferimenti ai vari articoli pubblicati nel CD dei miei Collected writings 1978-20005, se servono a illustrare aspetti concernenti il principio trattato nel capitolo. Quando è stato possibile, ho fatto riferimen- to ad altre pubblicazioni che potessero contribuire a rendere più chiari i concetti densi e complessi enun- ciati in ogni capitolo. Come sempre, quando si utilizza la logica lineare implicita nella scrittura nel trasmettere contenuti di tipo olistico, la divisione tra i temi e le prospettive che rientrano nella trattazione dei singoli capitoli è arbitra- ria. Le mie scelte – e di conseguenza anche i principi stessi – sono semplicemente strumenti utili a svilup- pare prospettive molteplici sul modo stesso di pensare in modo olistico. Per legare un principio all’altro – e quindi anche un capitolo all’altro – ho inserito dei ri- mandi che sottolineano i nessi più importanti. In que- sto senso, ogni principio va interpretato come una del- le tante porte che immettono nel labirinto del pensiero olistico. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 Ringraziamenti Devo dire grazie a Ian Lillington per il suo pensiero stra- tegico e per il persistente incoraggiamento a proseguire sulla strada che ha portato alla realizzazione di questo libro. Le sue indicazioni – per quanto parzialmente mutate nel tempo – hanno fatto in modo che il progetto del presente libro andasse avanti. Fra gli altri amici permaculturisti che hanno fornito ispirazione, incoraggiamento e consigli preziosi devo citare Jason Alexandra, Stephen Bright, Andrea Furness, Stuart Hill, Sholto Maud, Kale Sniderman e Terry White. Ringrazio in particolare Janet McKenzie per aver generosamente pre- stato il suo tempo e le sue doti professionali a questo progetto e per avermi trasmesso la fiducia e la voglia di andare avan- ti quando io pensavo che tutto fosse già finito. Ringrazio Ri- chard Telford per le sue idee originali e per aver prestato la sua opera di artista nella realizzazione delle icone relative ai principi. Ringrazio Luke Mancini per la rielaborazione grafica dei miei disegni; ringrazio Rob e Terttu Mancini per aver fatto in modo che questo libro si trasformasse in una iniziativa di carattere economico per la comunità locale. Voglio anche rin- graziare tutti i colleghi e gli allievi che hanno, con pazienza, atteso l’uscita di questo libro. Su Dennett Gli autori di opere letterarie, tradizionalmente ringrazia- no le loro spose o compagne per averli sostenuti nelle lun- ghe e a volte difficili prove che hanno preceduto il parto del libro. Tutto ciò si addice perfettamente al mio caso. Anch’io ringrazio qui la mia compagna Su Dennett, che per oltre vent’anni mi ha accompagnato nelle mie esperienze di vita. Nei primi tempi della nostra vita insieme era frustrante percepire che Su fosse ritenuta dai più una semplice segua- ce del mio stile di vita, una che metteva in pratica le mie idee, e questo solo perché Su non si era messa in vista in atti- vità di insegnamento, scrittura o perché non parlava in pub- blico. La cosa più ironica era che queste opinioni venivano espresse proprio da donne, che erano al contempo femmi- niste e seguaci della permacultura. In realtà, è stata proprio Su, con il suo impegno e la sua costanza nel perseguire un ideale di alta frugalità e uno stile di vita semplice, a spingere anche me a impegnarmi di più nel rendere coerenti le idee professate e lo stile di vita praticato. Il contributo di Su alla realizzazione di questo libro non va ricercato in idee particolarmente elaborate, ma essenzial- mente nell’avermi spinto ad andare oltre i miei limiti; limiti che rischiavano di fare di questo libro un trattato di meta- fisica astratta, esageratamente razionale. Avevo già ampia- mente sperimentato, in esperienze precedenti, come fossi personalmente predisposto a considerare le cose sotto tutti i possibili punti di vista e prospettive, per impedire a me stes- so di agire in modo affrettato. Questo atteggiamento ha però prodotto in me una sorta di paralisi per troppa analisi, ossia la tendenza a esaminare fin nei minimi dettagli un’idea prima di metterla in pratica. La mia vita con Su mi ha aiutato a libe- rarmi di questa tendenza e a recuperare fiducia nel mio lato intuitivo, il che a sua volta mi ha aiutato ad ampliare la mia capacità di comprensione e di azione in senso olistico. La positiva influenza esercitata da Su si è riversata anche nel rendere meno pesante e più abbordabile un compito non facile come la pubblicazione in proprio di questo libro. Oliver Holmgren Dal momento della sua nascita, avvenuta in casa, Oliver si è sempre trovato immerso in progetti di permacultura, anche quando a 15 anni ha lavorato in aziende biologiche italiane. Come accade a tutti gli adolescenti, le sue opinioni e il suo comportamento sono una costante sfida per i genitori, ma, negli anni dedicati alla stesura di questo libro, il modo di pensare e di agire di Oliver mi ha spinto ad affinare la mia concezione di permacultura. Attraverso Oliver ho capito che ci vuole più di una generazione, per creare una nuova cultu- ra ecologica. Molti concetti, che io ho fatto fatica a compren- dere, sono stati da lui assimilati con facilità. Gerard Holmgren Mio fratello Gerard mi ricorda spesso la valenza politica della permacultura e non solo con la sua passione, il suo intelletto e il suo agire. La dura strada della sua esperienza serve a ricordarmi che il percorsoche porta a un mondo migliore non sarà necessariamente fortunato e positivo come il mio. Venie Holmgren Visto che mi sono spinto così in là nel parlare dei miei familiari, un aneddoto su mia madre è d’obbligo. Una vol- ta un tipo, durante un incontro pubblico sulla permacultu- ra, entusiasta esclamò, rivolto a mia madre: «E così lei è la madre di David Holmgren!». Al che, mia madre rispose: «No. È lui che è mio figlio». Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 Prefazione La permacultura nell’era dell’incertezza L’incertezza è una delle caratteristiche che defini- scono la nostra epoca e deriva da varie fonti: le scienze teoretiche hanno innalzato l’incertezza da risultato di un’informazione inadeguata a qualcosa che è implicito in tutto; lo scontro tra le molteplici tradizioni culturali pre- senti al mondo e la modernità fa sì che molta gente sia o diventi insicura dei propri valori e del proprio ruolo nella società; la valanga di prove e di informazioni sull’instabili- tà praticamente di qualsiasi aspetto della società e dell’economia moderna – instabilità dovuta soprat- tutto alla minaccia di sconvolgimenti ambientali epocali – mina alla base qualsiasi senso di certezza sulla continuità della vita quotidiana; allo stesso tempo, le accelerazioni della tecnologia e il continuo emergere di nuove idee, di nuovi modi di vedere ed essere, di nuovi movimenti, di percorsi spirituali e di sottoculture hanno allargato le possi- bilità, le speranze e le paure oltre ogni immaginabi- le orizzonte. Il concetto di permacultura e il movimento stesso della permacultura fanno parte di questa realtà cultura- le globale, una realtà che alcuni chiamano postmoderni- smo, in cui ogni significato è relativo e contingente. Il concetto di permacultura è il prodotto di una inten- sa, ma relativamente breve, relazione di lavoro tra Bill Mollison e chi scrive alla metà degli anni ’70. Era una ri- sposta alla crisi ambientale che stava di fronte alla socie- tà moderna del tempo. La pubblicazione di Permaculture One nel 1978 rappresentò il culmine di questo inizio di lavoro e un nuovo punto di partenza, da cui si sviluppò il movimento della permacultura a livello mondiale. Bill Mollison ha descritto la permacultura come una rispo- sta positivistica6 alla crisi ambientale. Questo significa che tale risposta dipende più da ciò che vogliamo e pos- siamo fare, che da quelle idee che vorremmo far cam- biare agli altri. Questa risposta o reazione può essere definita sia etica che pragmatica, sia filosofica che tecni- ca. Come ogni idea, la permacultura si fonda su alcuni presupposti fondamentali, che rimangono cruciali sia per comprenderla che per giudicarla. Questi presuppo- sti, indicati per la prima volta in Permaculture One, non sono cambiati e vale la pena ripeterli. La crisi ambientale è reale e le sue dimensioni sono tali che certamente trasformeranno la moderna so- cietà industriale in modo irriconoscibile. Questo processo metterà in serio pericolo il benessere e la stessa sopravvivenza della popolazione mondiale, in costante aumento. L’impatto globale – quello già presente e quello futuro – della società industriale e dell’enorme popolazione sulla meravigliosa biodiversità della terra sarà sicu- ramente molto più vasto degli enormi cambiamenti registrati negli ultimi secoli. L’uomo, anche se creatura abbastanza insolita nel contesto del mondo naturale, è soggetto alle stesse leggi scientifiche che governano l’universo materia- le e l’evoluzione delle forme di vita, in primo luogo quelle relative al bilancio energetico. Lo sfruttamento dei combustibili fossili durante l’era in- dustriale è la causa primaria della spettacolare esplosio- ne della popolazione umana, delle conquiste tecnologi- che e di ogni altra caratteristica della società moderna. Sebbene sia quanto meno difficile prevedere quali saranno gli sviluppi della società umana successivi all’esaurimento delle risorse energetiche di tipo fos- Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 13Prefazione sile, è indubbio che i prossimi decenni vedranno il ritorno ai modelli osservabili in natura e nelle società preindustriali e cioè a modelli sociali dipendenti da energie e risorse rinnovabili. Anche se sono molti i teorici che hanno messo in cir- colazione queste idee, per quanto mi concerne il pen- satore verso il quale riconosco apertamente di essere in debito è l’ecologo americano Howard Odum7. L’influen- za di Odum sull’evoluzione delle mie idee risulterà chia- ra anche dalle ripetute citazioni in questo libro, nonché da quelle contenute in Collected writings8. Alcune delle previsioni fatte negli anni ’70 sull’esauri- mento delle risorse e sul conseguente collasso dell’econo- mia si sono dimostrate errate, almeno per quanto riguar- da i tempi. Nonostante ciò, risulta sempre più evidente agli occhi di tutti che le risorse naturali stanno, già at- tualmente, ponendo un serio limite all’espansione dello sviluppo economico e questo dopo circa 300 anni di cre- scita e 50 anni di crescita a livelli molto accelerati. Anche le ricorrenti crisi del petrolio sono un chiaro segnale che l’era dell’energia a basso prezzo è in via di esaurimento9. I modelli basati sui sistemi naturali suggeriscono che si ritornerà a sistemi a basso utilizzo di energia e di risorse (per lo più rinnovabili) e che si assisterà probabilmente a una riduzione della popolazione mondiale. All’interno di questo scenario generale sono considerati plausibili infi- niti percorsi e possibilità locali, da quelli più ottimistici ai più marcatamente catastrofici. Coloro che invece sono spinti dall’ottimismo e dalla fiducia nella scienza e nella tecnologia sostengono che siamo all’inizio di una nuova rivoluzione industriale e biologica, che porterà a una nuova età dell’oro di benes- sere materiale. Anche in questo caso si possono produr- re solide prove. Le più credibili sono le idee di Amory Lovins sul capitalismo naturale e su esempi incontro- vertibili di come, con un giusto approccio, la scienza e l’industria possono ottenere di più con risorse minori e meno energia10. Per quanto inevitabile possa apparire un futuro in cui si riduca il consumo di energie e risorse, questo futuro resta tuttora incerto o per lo meno indeterminato. La transizio- ne da un modello ad alto consumo di energia a un altro in cui il consumo viene ridotto il più possibile ha già i suoi portavoce. Le idee e i modelli di Lovins, ad esem- pio, hanno avuto e hanno una notevole influenza, per- ché possono essere applicati all’interno di una cornice capitalistica di economia di mercato senza aspettare che intervengano trasformazioni radicali nel campo socia- le e politico o nel campo culturale relativo a comporta- menti e abitudini dei cittadini. La permacultura è una risposta progettuale creativa a un mondo contrassegnato dal declino delle disponibili- tà energetiche. In quanto tale, ha molti punti in comune con i modelli di Lovins e la loro giusta enfasi su processi e progetti derivati dai cicli naturali. L’interesse centrale della permacultura per la terra e la gestione delle risorse naturali è complementare all’interesse industriale per la cosiddetta “tecnologia verde” o sostenibile (green tech). Vi sono però alcune differenze. La permacultura: dà priorità all’utilizzo delle risorse attualmente dispo- nibili al fine di ricostituire il capitale naturale11, in parti- colare alberi e foreste, come patrimonio per sostenere l’umanità in un futuro con minor utilizzo di combusti- bili fossili; sottolinea l’importanza di processi di bottom-uprede- sign12, in cui si parte dall’individuo visto come unità produttiva e motore di trasformazione per arrivare a trasformare il mercato, la comunità e il contesto culturale più ampio; postula l’imminenza di un crollo o, in qualche mi- sura, di una grave crisi, di tecnologia, economia e società, elemento che manca per lo più nel green tech – di natura fondamentalmente ottimista – e che in- vece è una realtà palpabile per molta gente in tutto il mondo; considera le società sostenibili preindustriali come modelli, in cui si riflettono i processi di progettazione generali, osservabili in natura, che potrebbero assu- mere grande rilevanza per i sistemi post-industriali. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 14 Permacultura Nella misura in cui riuscirà a fornire una risposta ef- ficace alla necessità di limitare l’uso di energia e risorse naturali, la permacultura perderà il suo attuale status di “risposta alternativa alla crisi ambientale” per assumere quello di modello condiviso sociale ed economico dell’era postindustriale. Se sarà ancora chiamata permacultura o in qualche altro modo, è un fatto secondario13, 14. Il concetto e il movimento della permacultura hanno già cambiato la vita di migliaia di persone e modificato forse milioni di vite in mille modi diversi15. Ciò è acca- duto senza alcun tipo di sostegno da parte di istituzioni pubbliche, aziende o governi. Alcuni hanno attribuito la forza del movimento al carisma di Bill Mollison, alla sua instancabile energia e al suo intelletto. Il suo ruo- lo nella diffusione iniziale a livello globale del concetto di permacultura è stato senza dubbio fondamentale; la persistenza, l’evoluzione e l’influenza della permacultu- ra devono essere però attribuite alla rilevanza che essa ha assunto per la vita delle persone. Dopo aver sottolineato la rilevanza della permacultura per un futuro con meno energia, quale potrebbe essere la sua importanza, invece, in un eventuale, fantascien- tifico mondo in cui non vi fossero problemi di sorta di approvvigionamento energetico (per effetto dell’energia nucleare, dell’ingegneria genetica, delle colonie spaziali o di qualche altra diavoleria, da alcuni auspicata e da altri temuta)? In quel caso, sospetto che l’impatto della permacultura sarebbe limitato alla vita di qualche indi- viduo o di pochi gruppi di individui isolati, persone che, per ragioni etiche, sarebbero spinte a scegliere un mini- mo consumo di energia e di risorse. Come definire che cos’è e cosa non è la permacultura è una questione che tormenta diverse persone. Il suo ca- rattere molto sfaccettato ha permesso la sua progressi- va evoluzione in una integrazione piuttosto ecumenica di molte alternative ecologiche. Anch’io ho contribuito16 a questa espansione, ma riconosco anche che il tentativo di creare una teoria al cui interno possa starci di tutto – oltre a presentare qualche rischio – è un po’ come saper fare un po’ di tutto, ma non essere bravi in niente17, op- pure come reinventare la ruota dal nulla, quando intor- no a noi il mondo è pieno di ruote. Nonostante questi li- miti, la progressiva evoluzione della permacultura come punto di forza nell’influenzare la natura capricciosa e vibrante dei cambiamenti sociali è un dato di fatto. La terza ondata di ambientalismo L’emergere della coscienza ecologica nell’ultimo quarto del XX secolo può essere considerato come l’espressione di fasi di attività molto intensa seguite da fasi più lunghe e più lente di consolidamento. Queste fasi di nuova attività tendono a coincidere con altre di recessione economica18. La permacultura come alternativa ambientalista emerse durante la prima grande fase di presa di coscienza dei pro- blemi ambientali, che coincise con il rapporto del “Club di Roma” del 1972 e le crisi petrolifere del 1973 e del 1975. Dopo la crescita economica degli anni ’80 – segnata nei Paesi a capitalismo avanzato dalla rivoluzione Rea- gan-Thatcher – la presa di coscienza pubblica dell’effet- to serra, sul finire della stessa decade, portò alla nascita di una seconda fase di ambientalismo, con un accentua- to interesse per la permacultura. Negli anni ’90, men- tre l’attenzione generale era puntata sulle nuove tecno- logie e sull’affermarsi della globalizzazione, si verificò un’altra fase di consolidamento dell’ambientalismo. Nel 1999, si avvertirono i primi segni di una nuova fase. In questa terza fase possiamo aspettarci che si arrivi alla diffusione di molte innovazioni di impronta ecologica comparse nella seconda. La passata esperienza sugge- risce però che ogni nuova fase getta nuova luce anche su quelle precedenti e su principi che si davano per scontati. Questo libro è il mio contributo alla terza fase dell’ambientalismo. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 È con grande piacere che L’Accademia Italiana di Per- macultura accoglie l’edizione italiana del libro Perma- cultura - Principi e percorsi oltre la sostenibilità di David Holmgren, di cui ha promosso la pubblicazione presso Arianna Editrice. A tre anni dall’uscita del manuale Introduzione alla Per- macultura di Bill Mollison e Reny Mia Slay (Edizioni AAM Terra Nuova, 2007), questo libro esce ora come indispensabile contributo intellettuale per chi voglia accostarsi al mondo della Permacultura e comprender- ne a fondo, oltre alle indicazioni pratiche e operative, anche le motivazioni etiche e filosofiche. Di questo infatti si tratta: un’analisi lucida e precisa delle dina- miche che regolano e condizionano il nostro moderno mondo globalizzato, e l’indicazione di possibili per- corsi di salvezza ad un’umanità che pare schiava del consumismo e della dipendenza dai combustibili fos- sili. Holmgren ci offre una chiave di lettura della realtà contemporanea attraverso i 12 principi fondanti della Permacultura e, grazie alla sua straordinaria capacità di utilizzare il pensiero sistemico, allarga la visuale fi- no ad abbracciare e mettere in relazione un lontano passato, un ipotetico futuro, esotici paesi lontani e il giardino di casa propria, in una danza di tempi e luo- ghi che affascina e avvince il lettore. Ci porta su percorsi che vanno “oltre la sostenibilità” per non accontentarci di mantenere l’esistente ma spingerci invece a ricostruire attivamente il capitale naturale già pesantemente intac- cato, in primo luogo l’humus del suolo. Ma il libro di Holmgren si spinge oltre l’analisi delle di- namiche ecologiche e sociali, e ci offre spunti critici e di riflessione sulle scelte effettuate dalla politica e dall’econo- mia sulla nostra vita quotidiana. Nel corso degli ultimi due secoli, l’umanità si è affrancata, almeno formalmente, dal- la schiavitù dell’uomo sull’uomo. Ha sostituito gran parte del lavoro svolto con enorme fatica da persone ed animali con l’apporto energetico incredibilmente economico e fun- zionale di macchine e prodotti chimici derivati dai com- bustibili fossili. Ha sviluppato la “civiltà del petrolio” che a partire dalla Rivoluzione Industriale ha sconvolto e trasfor- mato capillarmente la vita su tutto il globo, sia nei paesi industrializzati che da questo salto energetico traggono diretto beneficio, sia nei paesi definiti eufemisticamente “in via di sviluppo” o emergenti, cioè più poveri, che ne subiscono maggiormente i danni. La nuova società indu- strializzata ha investito in pieno il settore dell’agricoltura trasformandola nel settore produttivo più dipendente dai combustibili fossili. Per lunghissimo tempo, è parso che questo modello di sviluppo non imponesse prezzi da pa- gare e potesse consentire alla ristretta élite mondiale, di cui noi facciamoparte, di ignorare le conseguenze delle proprie azioni e vivere in un’eterna, irresponsabile e vizia- ta adolescenza. Ma non è così. Il riscaldamento globale, la devastazione dell’ambiente, la perdita di fertilità dei suoli, la biodiversità in pericolo, le ricorrenti crisi economiche, la scarsità delle materie prime – primo tra tutti proprio del nostro deus-ex-machina, il petrolio – ci costringono a fare i conti con problemi di portata così enorme da lasciarci sen- za fiato e senza forze, sentendoci impotenti e frustrati di fronte a possibili scenari futuri che non vorremmo davvero augurare ai nostri figli e nipoti, né ad alcun altro. L’autore non offre, con le sue pagine, soluzioni sem- plici o consolatorie per chi sta prendendo coscienza Prefazione all’edizione italiana “Non andare dove conduce il sentiero, va’ invece dove il sentiero non c’è e lascia una traccia” Ralph Waldo Emerson, poeta e scrittore (1803 - 1882) Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 16 Permacultura della vastità dei problemi che abbiamo davanti. Indica però, in modo chiaro e convincente, un cammino fatto di consapevolezza, azione, autocritica, dubbi e capaci- tà di evolversi imparando dai nostri stessi errori, che possa portare verso una futura società della decrescita conseguente alla discesa energetica. Questa è la gran- de sfida: come risponderà il mondo a noi conosciuto alla ridotta disponibilità di combustibili a basso costo, inevitabile una volta raggiunto e superato il picco di estrazione del petrolio? Sarà la tecnologia, il sogno tec- nologico come l’autore lo definisce, a salvare un’uma- nità e un pianeta sull’orlo del collasso, o sarà piuttosto una trasformazione “dal basso”, generata dalle miglia- ia di azioni e progetti sviluppati nel territorio dai “pro- gettisti – permacultori” a partire dalla porta di casa, e collegati e potenziati dalla loro capacità di fare rete? Ai posteri l’ardua sentenza, ma il celebre slogan “pensare globalmente e agire localmente” trova nel libro di Hol- mgren un’eccellente applicazione teorica e pratica. I 12 principi della Permacultura ci mantengono però saldamente (e saggiamente) ancorati al mondo della natura e delle leggi dell’energia a cui nulla sfugge e a cui dobbiamo tornare a guardare con un po’ di umiltà per tentare di mettere ordine nella confusione e nel frastuono che ci circondano. I percorsi e le strategie pratiche che l’autore ci indica spaziano dall’ambito agricolo e rurale a quello urbano, dalla gestione del territorio alle relazioni sociali, dalla scala umana a noi familiare a quella enorme dell’intero pianeta, e a quella microscopica della trasmissione genetica. La Permacultura è progettazione, e la capacità di pro- gettare e riprogettare la nostra vita in modo adegua- to e consono alla situazione e alle sfide attuali è nelle nostre mani. La Permacultura è anche l’arte di tessere relazioni utili tra gli elementi di sistemi a volte talmen- te complessi da ricordare le immagini prodotte dai ca- leidoscopi, o dai frattali. È necessario conoscere per capire, capire per amare e amare per proteggere. La complessità dinamica e l’incessante evoluzione degli ecosistemi naturali e umani, che Holmgren affronta e descrive nelle sue pagine, affascina come un raccon- to fantascientifico e commuove al pensiero di quanto poco sappiamo e capiamo dell’ecosistema Terra, da cui tutti dipendiamo. Manca, egli lamenta, una scienza ecologica globale in grado di fare previsioni attendibili sul futuro che ci attende. L’esito dei nostri sforzi rima- ne incerto, ci ammonisce, ma abbiamo il dovere mora- le e civile di impegnarci al meglio e da subito, perché la strada verso una reale sostenibilità è lunga ed il tempo a nostra disposizione è breve. Alla lucida, e talvolta spietata, profondità di lettura del presente, l’autore unisce una capacità di anticipazione dei tempi quasi preveggente. All’età di 23 anni collaborò con Bill Mollison alla creazione e definizione della Per- macultura, uno dei più significativi contributi intellet- tuali offerti dal suo paese, l’Australia. Da allora, egli ha incessantemente sviluppato ed applicato i principi della Permacultura alla propria vita, sia nella sua piccola (in termini australiani) fattoria di Melliodora sia nelle azien- de agricole a cui offre consulenza, riunendo nella collana Collected writings 1978-2000 gli studi e le ricerche alla ba- se di questo libro, pubblicato nel 2002 in Australia. Già allora mise in evidenza tendenze che si sarebbero svilup- pate negli anni successivi, e avrebbero aperto la strada a movimenti emergenti oggi attivi in molti paesi, come le “Transition Towns” iniziate nel 2007 dal permacultore inglese Rob Hopkins. Il movimento della “Decrescita”, sostenuto dall’economista e filosofo francese Serge La- touche, affonda le radici nel lavoro dell’economista ru- meno Nicholas Georgescu-Roegen (ideatore della bioe- conomia) e passando per ragionamenti di natura molto diversa giunge a conclusioni analoghe. Entrambi i movimenti hanno trovato in Italia un terre- no fertile e sensibile. Le Transition Towns, da cui è nata la rete “Transition Italia”, nascono dalla grande intuizione che la sfida energetica riguarda anche e innanzittutto gli abitanti delle città e delle periferie, e che un radicale, seppur graduale, cambiamento degli stili di vita deve necessa- riamente coinvolgere tutti, pena l’inefficacia. Portare Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 17Prefazione all’edizione italiana città e villaggi verso la transizione ad un modello socia- le a basso impatto ambientale e a basso assorbimento energetico è uno sforzo senza precedenti che richiede la partecipazione attiva di tutti le componenti della so- cietà, chiamate a contribuire al grande cambiamento con creatività e senso di responsabilità verso le proprie comunità locali. La filosofia della Decrescita ha generato in Italia due correnti di pensiero, collegate alla “Rete per la Decre- scita” e al “Movimento per la Decrescita Felice”, acco- munate dalla consapevolezza della totale insostenibili- tà del modello di sviluppo occidentale e dell’assoluta, pressante necessità di ridurre consumi, sprechi, velo- cità e ritmi di vita. La decrescita è la grande “eresia” che terrorizza economisti e politici insieme, perché se- condo il modello economico occidentale senza crescita non c’è sviluppo, e senza sviluppo si rischia di cadere fuori dalle Colonne d’Ercole della civiltà. Peccato che già oggi lo studio dell’impronta ecologica evidenzi con dati oggettivi che i paesi del primo mondo stanno divo- rando il capitale naturale della Terra, danneggiando il pianeta – in modo forse irreparabile – senza nemme- no accorgersene. La Permacultura ci porta ad osservare la natura e gli ecosistemi, facendoci comprendere che non esiste alcun modello naturale di crescita eterna ed illimitata, ma piuttosto una costante costruzione di si- stemi complessi, che crescono fino al raggiungimento della massima stabilità, ed in questo stato perdurano per tempi talmente lunghi da sembrare – per la scala umana – permanenti ed eterni. È inoltre molto attiva la Rete Italiana dei Villaggi Ecologici – RIVE, che dal 1996 riunisce le principali esperienze di vita comunitaria ed ecologica in Italia. Le comunità intenzionali, gli eco-villaggi ed i gruppi di co-housing, a cui si fa ampiamente riferimento nelle pagine del libro, rivestono per Holmgren grande im- portanza come esempi positivi di integrazione socio- ecologica degli elementi della vita umana, nella ricerca di ricrearequel senso di appartenenza e condivisione che scarseggia nella struttura sociale organizzata per nuclei frammentati e separati. Le comunità – molte delle quali seguono e sviluppano i principi della Per- macultura – sono veri e propri laboratori che offrono alla società idee e strumenti innovativi e adeguati al percorso di discesa energetica. L’Accademia Italiana di Permacultura, nata nel 2003, continua la propria azione di formazione e promozio- ne sia attraverso i Corsi di Progettazione in Perma- cultura sia con le tutorie offerte dai suoi diplomati a chi voglia conseguire, dopo un percorso biennale di apprendimento attivo, il Diploma di Progettazione in Permacultura. Ha visto costantemente crescere nel corso degli anni l’interesse del pubblico e dei media per questa nuova scienza progettuale che abbraccia e comprende tutte le attività umane, e in primo luogo la produzione del cibo quotidiano senza cui la vita è impossibile. Prendersi la propria responsabilità, aver cura della Terra e delle persone, imparare a condivide- re il surplus per creare una diffusa solidarietà sociale, sono le basi etiche della Permacultura, che ci spinge all’azione attraverso l’insegnamento dei principi pro- gettuali e delle strategie per una buona gestione del territorio e delle risorse. Cercare un’alta qualità della vita per questa generazione e quelle future non è solo un generico diritto di tutti gli esseri umani ma un im- pegno da assumere, da oggi, in prima persona. Dall’Australia Holmgren lancia il suo messaggio anche all’Italia, paese che egli conosce ed ama, e ci auguriamo che il lettore italiano accolga l’invito all’azione che la pia- cevole e stimolante lettura di queste pagine ispira. Ringraziamo Arianna Editrice per avere pubblicato il libro, Giuseppe Chia per il suo lavoro di traduzione e le note esplicative, e tutte le persone che portano avan- ti attivamente progetti per rendere visibile e tangibile intorno a noi un modello sociale, economico ed ecolo- gico profondamente sostenibile, solidale e gioioso. Lucilla Borio, Stefano Soldati, Massimo Candela Accademia Italiana di Permacultura Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 18 Permacultura Siti web di riferimento: Accademia Italiana di Permacultura: http://www.permacultura.it Transition Italia: http://transitionitalia.wordpress.com Rete per la Decrescita: http://www.decrescita.it Movimento per la Decrescita Felice: http://www.decrescitafelice.it Rete Italiana Villaggi Ecologici – RIVE: http://www.ecovillaggi.it Gruppi di co-housing in Italia: http://retecohousing.org, http://www.cohousingintoscana.it Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 Introduzione Che cos’è la permacultura? Ho già detto che non è mia intenzione definire o limitare il concetto di permacultura, ma devo almeno dare alcuni chiarimenti per spiegare il contenuto di questo libro. La visione Il termine permacultura fu coniato da Bill Mollison e da me a metà degli anni ’70 per descrivere «un sistema integrato in evoluzione di specie animali e vegetali, pe- renni o a diffusione spontanea, utili all’uomo»19. Un’al- tra definizione di permacultura, che riflette il progressi- vo allargarsi delle prospettive dopo la pubblicazione di Permaculture One è questa: «Paesaggi consapevolmente progettati, che imitano modelli e relazioni presenti in natura e forniscono cibo, fibre ed energia per soddisfare i bisogni locali». Le persone, le loro abitazioni e i modi in cui organizzano le loro comunità sono di importanza centrale, in permacultura. In tal modo, la prospettiva di una agricoltura permanente (per definizione, sostenibi- le) si evolve spontaneamente nella realizzazione di una cultura permanente (anch’essa sostenibile). Il sistema di progettazione Per molte persone, me compreso, la concezione di permacultura evocata nelle righe che precedono è tal- mente globale, nella prospettiva che delinea, da limitar- ne l’utilità. Precisando meglio, io considero la permacultu- ra come l’utilizzo di sistemi di pensiero e principi di proget- tazione che forniscano la cornice organizzativa per mettere in pratica la prospettiva o visione delineata sopra20. È come mettere insieme tutte quelle idee, le capacità e i modi di vita diversi che bisogna riscoprire e sviluppare, per darci la possibilità e la forza di trasformarci da consumatori dipendenti in cittadini responsabili e produttivi. Se consideriamo le cose da questo punto di vista più limitato – ma probabilmente più importante – la per- macultura non è più solo la cura del paesaggio, l’abilità dell’orticoltore biologico, l’allevamento secondo metodi sostenibili, la costruzione di edifici o ecovillaggi effi- cienti dal punto di vista del fabbisogno energetico. È tutto questo e anche di più: è la capacità di pro- gettare, rendere praticabili, gestire e migliorare tutte queste cose insieme e ogni altro sforzo di individui, famiglie e comunità, nel tentativo di costruire un fu- turo sostenibile. Il fiore della permacultura illustrato nella Figura 1 mostra le principali aree che bisogna trasformare per creare un futuro sostenibile. Storicamente, la perma- cultura si è concentrata sulla cura della terra e della natura, sia come fonte di principi etici e organizzativi che come applicazione degli stessi. Si possono applicare gli stessi principi anche a quel- le altre aree dell’attività umana che sono le risorse ma- teriali ed energetiche e l’organizzazione delle comuni- tà umane (nei nostri corsi di permacultura spesso chia- miamo queste aree di intervento strutture invisibili)21. I settori specifici, i metodi progettuali e le soluzioni che con il tempo sono stati associati a una visione più al- largata della permacultura si trovano alla periferia del fiore. La spirale evolutiva in forma di freccia ha il suo punto di partenza nella corolla centrale dei principi eti- ci e connette i vari settori, inizialmente a livello indi- viduale e locale e poi in senso sempre più collettivo e globale. La spirale un po’ ondivaga a tela di ragno sug- gerisce il carattere incerto e variabile di tale processo di integrazione. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 20 Permacultura Figura 1 – Il fiore della permacultura. PrinciPi etici e organizzativi della Permacul- tura Evoluzione dei sistemi progettati in senso permaculturale Cura di terra e natura Agricoltura biologica e biodinamica Silvicoltura Spigolare, raccogliere allo stato selvatico Raccolta e conservazione semi Ambiente costruito (edifici) Bioarchitettura Case di terra e paglia Case autocostruite Solare passivo Strumenti e tecnologie Energie rinnovabili Tecnologie appropriate Trasporti su bicicletta Riutilizzo/riciclo Cultura e istruzione Riutilizzo/riciclo Leggere il paesaggio/ spiritus loci Istruzione in casa/ pedagogia steineriana Arti e musica aper- te alla partecipazione Salute e benessere spirituale Yoga e altre discipline per corpo/mente/spirito Medicina olistica Parto in casa/ Morire con dignità Economia e finanza LETS22 WWOOF Agricoltura su sottoscrizione23 Investimenti etici Possesso della terra e governo della comunità Risoluzione dei conflitti Ecovillaggi- co-housing Cooperative, enti giuridici e fondazioni La rete La permacultura è anche una rete con movimenti diffusi a livello mondiale, fatti di individui e gruppi che lavorano in Paesi ricchi e poveri per dimostrazione e diffonderne i prin- cipi di progettazione pratica.Questi movimenti sono per lo più autonomi e non finanziati da Stati, governi e imprese private; le persone che ne fanno parte sono testimoni di- retti di un futuro ecocompatibile organizzato direttamente intorno alle loro vite in base ai principi della permacultura. In tal modo queste persone si fanno promotrici di cambia- mento, all’interno delle loro realtà locali; questi anche pic- coli cambiamenti, a loro volta, influenzano in maniera più Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 21Introduzione o meno diretta ulteriori altre trasformazioni in altri ambiti, come la gestione dell’ambiente, l’agricoltura biologica, la scelta di tecnologie appropriate, la fondazione di comunità improntate a principi di salvaguardia della natura. A distan- za di vent’anni, la permacultura è diventata il prodotto cul- turale d’esportazione più significativo dell’Australia. Il corso di progettazione in permacultura La maggior parte delle persone coinvolte nel movimen- to della permacultura ha in qualche modo svolto un cor- so speciale di preparazione. Da oltre quindici anni, questi corsi sono stati il principale veicolo d’espansione del movi- mento in tutto il mondo. Nel 1984 siamo riusciti a codifica- re un curriculum con vari argomenti e materie. In seguito, però, per effetto dei diversi approcci seguiti dai vari docen- ti, la forma e il contenuto di questi corsi hanno prodotto esperienze e concezioni differenziate anche in base alle realtà locali. All’inizio degli anni ’90, ho cominciato a te- nere regolarmente dei corsi di permacultura, adottando il curriculum cui ho già accennato. Anch’io, però, ho adatta- to il formato del curriculum dando maggiore importanza alle mie esperienze, concezioni e priorità. Ho anche con- tribuito alla discussione e al dibattito, all’interno del movi- mento, su come insegnare i contenuti della permacultu- ra24. In anni recenti, questo dibattito si è fatto più intenso. Bill Mollison e altri25 hanno dichiarato che il non aderire al curriculum, l’includere in esso la trattazione di temi di tipo religioso che esulino da quelli classici della permacultura come scienza della progettazione e la non aderenza ai prin- cipi e alle teorie fanno perdere valore e forza al senso stesso dei corsi di permacultura. Personalmente, sono abbastan- za d’accordo con alcune di queste affermazioni relative ai corsi, ma ho sempre pensato che anche nel caso della per- macultura uno dei principali valori debba essere la diver- sità, pure quando – come nel caso delle erbacce – questa diversità assume forme che possono non piacerci. Diffusione del concetto di permacultura In molti Paesi il concetto di permacultura è noto soltanto a quel ridotto numero di persone, che hanno partecipato a qualche corso di progettazione o sono at- tivamente coinvolte in progetti specifici. In Australia la cosa, per ovvie ragioni, è del tutto diversa: è qui che è iniziata la storia della permacultura ed è qui che, attra- verso i tanti progetti avviati, i principi della permacul- tura hanno trovato diffusione e apprezzamento presso larghe fasce di popolazione di orientamento ambientali- sta26, grazie anche alla sensibilità dei mass media. Molti considerano la permacultura come un sistema di orticoltura o uno stile di vita ispirato alla controcultura. Tali interpretazioni popolari possono implicare sia van- taggi che svantaggi, ma in entrambi i casi contribuiscono ad allargare il contesto di trattazione di questo mio libro. La permacultura come orticoltura Molta gente in Australia vede la permacultura in modo positivo, come una forma di ambientalismo da accettare perché basata sul buon senso. Gli effetti dei programmi televisivi su giardinaggio e simili, i video e i libri27 che propagandano il fai da te in questo campo, i progetti av- viati in molte scuole, gli orti comunali, i LETSystem e l’inclusione come opzione in corsi standard di orticoltu- ra hanno contribuito a scatenare un vero entusiasmo nei confronti della permacultura. Il processo di soddisfacimento dei bisogni della gen- te secondo modalità sostenibili richiederebbe una vera rivoluzione culturale. Imporre alla gente un tale passo come prerequisito di adesione alla permacultura non fa- rebbe che allontanarla, inibendo anche il crearsi di una mentalità positiva che punti al cambiamento sociale e personale. In tal modo, la permacultura ha evitato alcu- ni degli ostacoli e delle opposizioni, che altre idee rivolu- zionarie hanno incontrato sulla propria strada. Il movimento della permacultura e la comprensione seppur rudimentale di molti suoi concetti fondamentali da parte del grande pubblico dimostrano che è possibi- le, per idee rivoluzionarie complesse e anche astratte, esercitare una marcata influenza sull’opinione pubblica a partire dal basso. È un esempio, che potrebbe fungere da linea guida anche per altri concetti connessi alla so- stenibilità ambientale, al contrario di quanto è accaduto ad esempio, per il Summit della Terra di Rio, che ha ten- Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 22 Permacultura tato senza successo di mettere in moto dei meccanismi di partecipazione popolare e di cambiamento culturale a partire dall’alto. La permacultura come controcultura Anche la percezione della permacultura come parte del fenomeno più generale della controcultura, con regolari riunioni, riviste, newsletter e gruppi locali, ha avuto degli aspetti positivi. In quanto tale, la permacultura ha fornito una cornice olistica per riorganizzare gli stili di vita e i va- lori di una piccola minoranza pronta a trasformazioni più radicali. Ciò si è dimostrato particolarmente vero per la mi- noranza di giovani disillusa dalla cultura consumistica gio- vanile della fine degli anni ’9028. In altri casi, la permacul- tura ha portato un messaggio di speranza nella lotta contro ingiustizie ambientali e sociali29. I corsi di progettazione in permacultura, specialmente quelli che durano due setti- mane, sono stati particolarmente efficaci nel promuovere cambiamenti radicali e offrire nuove prospettive di vita ai partecipanti, fornendo loro anche un senso di appartenen- za. Questo aspetto controculturale della permacultura ha facilitato la sperimentazione di nuovi stili di vita, in cui pre- domina l’imperativo ecologico30. Le reazioni del mondo accademico, delle professioni e delle autorità pubbliche Queste reazioni sono state più diversificate rispetto a quelle riscontrate nel largo pubblico. Nel piccolo numero di professionisti e accademici, che alla fine degli anni ’70 tentarono di integrare nel loro lavoro il pensiero ecologi- co nei suoi vari aspetti etici, pragmatici, filosofici e tecni- ci, Permaculture One produsse qualche commento entu- siastico. Ad esempio, Earle Barnhard31 del New Alchemy Institute32 scrisse: «La permacultura fornisce una cornice concettuale preziosa per società del futuro sane e sosteni- bili». Bill Mollison, invece, sottolineò il fatto più generale che «la comunità dei professionisti si arrabbiò molto, per- ché avevamo combinato l’architettura e la biologia, l’agri- coltura e la silvicoltura, e la silvicoltura con l’allevamento. Molti specialisti di questi campi si sentirono offesi da tale approccio»33. La permacultura stessa fu concepita all’in- terno di ambienti accademici. Molte figure impegnate nell’agricoltura su grande scala e nelle politiche del territo- rio definirono la permacultura teorica, utopica e poco pra- tica, difficile da applicare nel prevalente contesto sociale, politico ed economico34. Sin dalla comparsa del movimen- to della permacultura, essa è diventata oggetto di studio da parte del mondo accademico, con varie accentuazionidi impronta sociologica, educativa, politica, ecologica o sem- plicemente agricola35. Alcuni docenti universitari utilizzano testi di permacultura e altre fonti; ad esempio, nel 1992 un intero elaborato sulla permacultura, redatto dal sottoscritto, venne incluso nel primo corso australiano post-laurea con specializzazione in agricoltura sostenibile36. In altri Paesi sono stati proprio gli accademici a pro- muovere l’apprezzamento della permacultura37. Un altro accademico molto attivo è stato Stuart Hill, che ha inseri- to la permacultura fra le discipline connesse al concetto di sostenibilità38. Quella che Hill chiama prospettiva della sostenibilità profonda rafforza le motivazioni che stanno alla base di scelte radicali come la permacultura. «La mia analisi della situazione – scrive Hill – è primariamente psicosociale, piuttosto che sola- mente politica, ed è esattamente questo che rende difficile accettarla, perché essa richiede come pri- ma cosa che ognuno riconosca le proprie responsa- bilità e agisca di conseguenza cambiando se stesso prima di puntare come al solito il dito in direzione degli altri, o che almeno si facciano contempora- neamente le due cose. Ciò non ha lo scopo di nega- re le ineguaglianze e le oppressioni, che esistono e che devono essere risolte all’interno della nostra società, ma quello di riconoscere che ineguaglian- ze e oppressioni possono essere fatte risalire ai nostri modelli, personali e collettivi, di comporta- mento. Questi modelli di comportamento, se non verranno radicalmente trasformati, continueranno a causare disastri e a offendere il nostro prezioso pianeta, la nostra società e il nostro benessere in- dividuale. Inoltre, io credo che quanto più infor- mato, cosciente, competente e chiaro riguardo ai Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 23Introduzione propri valori ognuno di noi è, tanto più saremo in grado di portare a termine le trasformazioni strut- turali e istituzionali di cui abbiamo urgentemente bisogno. Tentare di fare queste ultime cose senza cambiare i nostri modelli di comportamento non farà che portare al fallimento delle nostre iniziati- ve, proprio a causa del fatto che, così, non riusci- remo a rimuovere le cause dei nostri problemi. Al massimo, riusciremo a ridurre solo di poco i livelli di non sostenibilità e di degrado»39. Le opinioni di Hill si basano sulla sua esperienza nel campo dell’agricoltura ecologica e della ricerca entomolo- gica alla McGill University del Canada e sulle conoscenze delle pratiche agricole biologiche ed ecologiche di varie parti del globo che Hill ha accumulato. La permacultura ha dunque avuto un discreto grado di riconoscimento e generato un forte interesse negli stu- denti, tanto che è stata inclusa come opzione in molti cor- si standard connessi all’agricoltura. Persiste però il pre- concetto che la permacultura non sia degna di un rigoroso sforzo intellettuale, ed è questa un’immagine assai diffusa che impedisce che venga presa seriamente in considera- zione dagli accademici. Anche Mollison ha contribuito al verificarsi di questa situazione. Da una parte, ha diffuso diffidenza nei con- fronti del mondo accademico; dall’altra la sua personalità, il suo carisma e il modo netto e graffiante in cui si pone nei confronti dei media lo hanno imposto all’attenzione dell’opinione pubblica. La sua immagine di zio irriveren- te ed eccentrico, con idee precise e nette ha fatto breccia in molti australiani; egli è diventato così un vero guru, per i sostenitori della permacultura. Il dr. John Wam- sley40, un altro ambientalista con tratti da iconoclasta, ha svolto un ruolo simile a quello di Mollison, nel sensibiliz- zare e scuotere l’opinione pubblica. Ovviamente, questa radicalizzazione produce automaticamente un’atmosfera di sospetto e rifiuto in molte persone, anche se queste stesse persone accettano la radicalità delle posizioni di leader riconosciuti. Inoltre, l’occasionale uso, da parte di Mollison, di dichiarazioni piuttosto forti per smuovere le acque e infrangere pregiudizi molto radicati, ha prodot- to nella comunità scientifica e accademica – già per suo conto sospettosa degli approcci olistici e gelosa del pro- prio orticello – un atteggiamento non certo benevolo. Un eccesso di promozione Si è verificato, a volte, che alcuni progetti di perma- cultura si siano rivelati in retrospettiva ingenui, malrea- lizzati e controproducenti. La mancanza di adeguate ri- sorse finanziarie, di adeguate informazioni e di capacità ha portato molte buone idee a naufragare più o meno miseramente. Robert Gilman – redattore della rivista In Context – ha detto41 che «l’opinione pubblica è stata vaccinata contro le buone idee» dal fatto che quelle idee sono state promosse e approvate molto prima di averne verificato l’efficacia nella pratica. Altre volte è avvenuto che l’etichetta di permacultura sia stata affibbiata a pro- getti grandiosi, che avevano poco o nulla in comune con i suoi principi etici e ambientali. Il fatto che la permacultura sia stata catapultata sul palcoscenico troppo in fretta può aver prodotto una sor- ta di corto circuito, che ha impedito una sua ulteriore evoluzione intellettuale. Tale processo può essere para- gonato al concetto di sviluppo sostenibile, che è stato screditato e annacquato dalla sua troppo rapida proie- zione nel mondo delle politiche istituzionali e dei con- sulenti aziendali. Qualunque percorso seguano, tutte le idee devono sporcarsi le mani con il mondo reale, se vogliono avere vita e utilità. I principi della permacultura In Permaculture One (1978), Mollison e io delineammo la teoria e alcune applicazioni iniziali della progettazione in permacultura, senza con questo elencare un vero e proprio insieme organico di principi. L’albero della permacultura42 pre- sentava il concetto paragonandolo a un albero, che germoglia a partire dal seme, dando vita a radici e strutture aeree inter- dipendenti. La germinazione dell’idea genera sia la realtà fi- sica dei sistemi di sostegno dell’ecologia umana che l’intera cornice concettuale di conoscenza olistica. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 24 Permacultura In Permaculture: a designers’ manual (1988), Bill Mollison ha realizzato una trattazione enciclopedica dei fini e delle possibilità della progettazione permaculturale, aggiungen- do anche un allargamento della teoria e dei principi di pro- gettazione alla base delle varie applicazioni pratiche. I ca- pitoli 2 e 3 che trattano di queste fondamenta concettuali sono pieni di intuizioni e suggerimenti, ma non arrivano a fornire un chiaro e ben definito elenco di principi. In Introduction to permaculture (1991), Mollison e Reny Slay hanno presentato i principi in modo molto più sem- plice, seguendo un formato attribuito al docente di per- macultura americano John Quinney. Questo formato è stato da allora largamente utilizzato o adattato da molti altri docenti. Il valore e l’utilizzo dei principi L’idea che sta dietro ai principi della permacultura è che si possono derivare dei principi di ordine generale dallo studio del mondo naturale e delle società prein- dustriali e che si possono applicare questi principi in modo universale, per accelerare lo sviluppo postindu- striale in senso sostenibile di terre e risorse. Il processo attraverso cui si riesce a fornire all’interno di limiti ecologici ciò che serve a soddisfare i bisogni di una comunità di persone richiede una rivoluzione cul- turale. Inevitabilmente, essa porterà con sé confusioni, false piste, rischi e inefficienze. Sembra davvero che il tempo a disposizione per detta rivoluzione sia molto li- mitato.In questo contesto storico, l’idea di un semplice elenco di linee guida che abbiano un’applicabilità molto ampia o addirittura universale è davvero attraente. I principi della permacultura sono brevi dichiarazioni o slogan, che possono essere ricordati quasi fossero parti di un promemoria per sintetizzare le complesse opzioni, che abbiamo davanti quando si tratta di progettare e attuare un sistema ecologico improntato a criteri di sostenibilità. I principi vanno considerati universali, anche se i meto- di che li esprimono variano molto in base ai luoghi e alle situazioni. Espandendoli ulteriormente, i principi sono applicabili anche alla riorganizzazione della nostra vita in senso personale, economico, sociale e politico. Come illu- strato nel Fiore della Permacultura, possono essere divisi in principi etici e principi di progettazione. I principi etici sono un distillato dei principi etici comunitari adottati in epoche precedenti da gruppi religiosi e cooperativi43. Fin dall’emergere della permacultura, l’etica – soprattutto l’eti- ca collegata all’ambiente – è diventata un campo di studio molto attivo, sotto vari punti di vista. Ciò è la prova che i problemi etici sono il cuore della crisi che l’umanità ha di fronte alla fine del secondo millennio dalla nascita del Cri- stianesimo. La stessa permacultura è diventata argomento di studio nel contesto dell’etica ambientale44. I filosofi morali possono argomentare che dare alla per- macultura una valenza di questo tipo – senza più generali riferimenti all’etica ambientale e senza entrare nel contesto della filosofia – è pericoloso dal punto di vista etico e pra- tico. Sono d’accordo sul fatto che l’ignoranza della storia ci condanna a ripeterla, ma credo sia difficile andare molto lontano con i paradigmi etici senza che al tempo stesso si agisca nel mondo reale, sviluppando in modo olistico la nostra personalità. I pericoli di isolamento del pensiero fi- losofico rispetto a una vita integrata sono grandi quanto i pericoli di ignoranza della storia di filosofia e morale. Nel mondo moderno, regno dell’incertezza e delle do- mande, anche i principi etici della permacultura, pur così semplici, possono facilmente essere interpretati in vari modi. La mia stessa comprensione di questi principi eti- ci è influenzata da una varietà di fonti, che risalgono a prima e a dopo aver scritto Permaculture One. Per altri, più addentro all’etica ambientale, sarà più facile collocare queste idee in un contesto più ampio. Nel tentativo di essere più esplicito a proposito di que- sti principi e della loro applicazione, nel presente libro mi troverò a percorrere un altro terreno minato filosofico senza quasi conoscere i dettagli di questi pericoli. Molti accademici45 giudicheranno l’utilizzo di energetica e teoria dei sistemi per capire e dare una forma ai concetti etici – impliciti nella permacultura e resi espliciti in questo libro – una visione della realtà pericolosamente determi- nistica. Perfino all’interno del movimento, alcuni non si sentono a loro agio, quando si confrontano con le mie interpretazioni dei principi di etica e progettazione. Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 25Introduzione Prodotti terziari Prodotti secondari Prodotti primari Realizzazione del sistema Medium II Medium I Sintesi Discipline Rami (radici) Dati non compresi Categorie Radici Frutti Sequenza (tempo) Di sp ers ion e d i ra cco lti Prodotti della perm acultura O sservazioni del m ondo naturale Ra cco lta di da ti Stu di su an im ali St ud i su p ian te Fo to pe rio do Fis iol og ia Ta ss on om ia O rti co ltu ra Ac qu ac ol tu ra G ia rd in ag gi o G es tio ne fo re st al e Te cn ol og ia de l l eg no Sc ie nz a de l s uo lo G eo gr afi a fis ic a Te or ia d el la Lo ca liz za zi on e A gr ic ol tu ra In ge gn er ia Sc ie nz a de l p ae sa gg io St re ss Ar go m en ti Sa lu te M at er ia m ed ica Ig ien e Utensili Colla Cosm esi Alcol Cordam i Isolanti Abbigliam ento Carburanti Fibre D errate alim entari Sostanze chim iche M edicine Energia C oloranti Riparo Calore Q uiete Aria puraControllo dell’erosione Pom pe e um idificatori Zo olo gia Bo tan ica Ag ric ol tu ra Si lvi co ltu ra G eo lo gi a G eo gr afi a In ge gn er ia Fi si ca C hi m ic a Ps ic ol og ia Fi lo so fia M ed ici na Fa rm ac ia Corno Cuoio Pelliccia Carne Frutta Fiori Stelo R adice Suolo Clim a LuceVento M odifica tem perature Osso luce aria terra acqua Decompositori humus C ic lo d ei n ut ri en ti Fe e d b ac k Superficie equipotenziale Reale Astratto Te cn ic he d i co nt ro llo T eo ri e g es ti on al i Diversità Stabilità Margine Racco lto En erg ia Ecologia Paesaggio progettazione Reti fu nz io na li Cat egorie primarie Fa tto ri in tri ns ec i Pr od ot ti ve ge ta li Pr od ot ti an im ali Evoluzione dei sistemi Progettazione permaculturale Germinazione Idea dell’idea Evento Scienze ambientali Evoluzione e interazione dei sistemi Ev ol uz io ne d i t ec no lo gi e e id ee L av or o e n er gia la vor o Figura 2 – L’albero della permacultura. Offro i miei pensieri con la fiducia che il disagio, so- prattutto il disagio morale, sia una salutare alternativa alla certezza ideologica. I principi di progettazione Il fondamento scientifico dei principi della progettazio- ne in permacultura si trova nella moderna scienza dell’eco- L’inform azione produce una più alta int egr azi one de lle c on os ce nz e Il de sig n pr od uc e u na mig liore integrazione degli ecosistem i creati dall’uom o La conoscenza accumula potenzial ità ne l m on do a st ra tto I s is te m i r ea li f ann o s egu ito a u n’idea ed evolvono dalla conoscenza Fr an ce sc o Pa pa - O rd in e n. 53 59 43 -2 51 50 1 26 Permacultura logia e, più in particolare, in quella branca dell’ecologia che si chiama ecologia dei sistemi. Altre discipline intellettuali, so- prattutto la geografia del paesaggio e l’etnobiologia, hanno apportato concetti che sono stati adattati ai vari principi. Fondamentalmente, i principi permaculturali di pro- gettazione derivano da un modo di percepire il mondo, spesso descritto come systems thinking e design thinking (v. Principio 146). Esponenti di questa corrente di idee sono: la Whole Earth Review, il cui prodotto più noto è il Whole Earth Catalogue, pubblicato da Stewart Brand. La Whole Earth Review si è adoperata davvero tanto per far conoscere il pensare e progettare per siste- mi come strumento fondamentale della rivoluzione culturale, di cui la permacultura fa
Compartilhar