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Liturgia in uso

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TP1010 - FONDAMENTI DELLA LITURGIA CRISTIANA
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La Chiesa celebra e vive la sua liturgia. La Chiesa celebra tutta la sua esistenza nelle sue liturgie. Liturgia si forma a partire di quello che la Chiesa prega. La Chiesa prega ciò che crede. È la lex credenti e lex oranti. Ormai da 40 anni, giungano il lex agendi o lex viventi, la nostra azione liturgica doveva essere applicata, vivida nella praticità della vita. Oggi comunque vogliamo vedere che cosa significa liturgia. Come mai la Chiesa antica voleva usare questo termini? Perche hanno scelto questo termini? Un termini greco, in cui vediamo due realtà, ergon, lavoro, progetto e poi litos, qualcosa che appartiene al popolo. Un lavoro svolto a nome di un popolo, a nome di una comunità. Nel mondo greco-romano antico, questo termini fu identificato in diversi progetti per il bene di un popolo. Spesso fu un termini anche usato a un ufficio pubblico. Interessante perche ci parla sin dall’inizio tra questo scambio culturale tra il mondo non cristiano e la Chiesa che nasceva e cercava di prendere questo termini del mondo comune. È un termini molto comune nell’antichità. Sempre nella società antica, pian piano il termini fu utilizzato per dire qualsiasi cosa per un’altra persona, un gesto di bontà. Portare qualcosa, fare un favore, questo era considerato liturgia. Quindi, ma mano questo termini viene usato per descrivere il discorso spirituale. Nell’At abbiamo 170 volte il termini usato, sempre per dire di un rito svolto per il sacerdoti nel tempio. La funzione ufficiale dei capi della sinagoga, era descritta come liturgia. Nell’NT appare soltanto 15 volte e non significano la stessa cosa. Rm 15, 16, vediamo liturgia per descrivere cristiani che si offrono spiritualmente; Ebrei 8, 2, Cristo stesso che si offre a livello sacrificale; Att 13, 2, una usanza di questo termini per descrivere ciò che capiamo, per descrivere un rito cristiano. Questo non doveva generare un scandalo. I primi cristiani si sono cresciuti celebrando riti molte diverse. Questa diversità di usanze è molto bene intesa. Quello che chiama l’attenzione è il numero di citazioni. Avendo presso qualche concetto ebraico e greco, la comunità cristiana voleva battezzare questi concetti. Dobbiamo stare attenti per non confondere questo. Per esempio, il battessimo, cercando di trovare il suo fondamento, è stato trovato nella Qram; il problema è che questo bagno della Qram, fu svolto tante volte, ripetutamente. E il nostro battessimo è soltanto una volta. Oggi sappiamo che il fondamento ebraico del battessimo è la circoncisione e non quel bagno della Qram. Noi stiamo nel primo secoli e quando vogliamo giustificare e capire dobbiamo fare attenzione per non legare tutto facilmente. Abbiamo qui di una parte il culto liturgico per adorare a Dio e di un’altro il servizio comune. Lo stesso termini con due realtà, che alla fine sono una cosa sola: amare Dio e il prossimo. Importante capire questa duplice realtà, questo legame. Liturgia non’è solo celebrare la messa, ma è vivere il rito nel servizio del prossimo; la predicazione tramite gli atti, l’azione verso il prossimo. Arrivando al 4 secolo, in oriente usavano questo termine esclusivamente per descrivere l’eucaristia, la divina liturgia; per noi in occidente vediamo liturgia non soltanto alla santa messa. Per esempio nell’occidente usiamo opus dei, per dire l’azione liturgica. Poi questo termine è stato scoperto dopo la riforma del sec. XIII e Trento. Per secoli questo termine è stato dimenticato e sostituito, per esempio per opus Dei. IN 1947, il papa Pio XII, nella enciclica, mediator Dei, dice che la liturgia è il culto pubblico che Gesù rende al Padre, e anche il culto che la comunità dei fedeli rende al suo fondatore, questa è la prima enciclica della Chiesa che si parla della liturgia. Questa enciclica non sarebbe stata concepita si non ci fossi il movimento liturgico. Il Vat. II non è stato caduto dal cielo. La riforma liturgica non è stata cominciata nel Vat. II, è un movimento che viene facendo strada. Grande teologi tedeschi, nell’800, hanno riscoperto a Tubinga, questa pressa del movimento liturgico. Nel Sacrosanctum Concilium 7, la liturgia è il culto cristiano svolto dal tutto il corpo di Cristo, capo e membri, perche Cristo doveva stare al centro dell’atto liturgico. In questo senso, il culto cristiano. Il liturgo per eccellenza è Cristo e non il prete. Abbiamo nella stessa costituzione, che la liturgia doveva glorificare Dio e santificare l’assemblea liturgia, la Chiesa. Dio non ha bisogno del nostro culto, ma noi che abbiamo bisogno. È glorificare Dio, ma essere anche santificati. Il termine messa non possiamo parlare nel secolo II, questo è termine medievale. Però questo è un termine importante per la sua relazione con missione. La Messa che ci porta verso il mondo. Questo missio non’è soltanto alla fine della Messa, questo missio troviamo fin dall’inizio, quando entriamo nella Chiesa, siamo già in missione, già siamo legati, nel senso che incontrando gli altri membri della comunità cristiana, questo ci fa ricordare che siamo tutti della stessa famiglia, siamo figli di Dio. Tutta la messa doveva esprimere questa missione. Anche la preghiera dei fedeli doveva avere questo senso, di pregare per tutta la Chiesa, per la chiesa universale, perche siamo intimamente legati. Celebriamo la stessa liturgia, per questo che dobbiamo pregare per tutti gli altri. La missione di Dio ci ispira a vivere bene la Messa. Anche il termine Messa è molto rico, per quanto riguarda la teologia e tanti altri aspetti. La liturgia non è una cosa creata da noi per noi, è un dono di Dio per noi. I santi doni di Dio diventano per noi santificazione. Rahner parla della liturgia del mondo, ossia, la liturgia celebrata continuamente nella vita, nella praticità della vita la sacralizzazione degli atti. Nel’NT vediamo la tendenza di legare liturgicamente all’AT. Vediamo la dinamica del sabato, non’è bene chiara all’origine, alcuni dicono che è legata al giorno della luna piena, un giorno sfortunato, in cui dobbiamo stare attento per non avere un incidente. Un giorno in cui si doveva dare ai dei i doni per stare più protetto. Un’altra tradizione, classica, è dire che è il giorno del riposo. Sappiamo che nel 6 secolo il sabato prende un significato con u contenuto proprio spirituale. Gli ebrei della Babilonia, che erano più disciplinati, hanno visto e hanno incluso un giorno di riposo universale. Quando Gesù nasce il concetto di sabato è a bastanza sviluppato. Così tutta la settimana va verso il sabato, giorno del sacrificio. Anche il mangiare era diverso. Ricordate il sabato, questa frase classica, per un ebreo di quella epoca aveva un’importanza molto importante. Quando Gesù dice, prendete il mio corpo, mio sangue ... in un contesto ebraico antico significava molta cosa, era prendete ciò che sono io, mio passato, la mia vita. Ricordare, memoriale non solo a livello della mente, ma al livello del cuore, a livello profondo. Quindi, interessante che anche questo sviluppo per arrivare alla domenica, c’era la tendenza che quando alcuni ebrei sono diventato cristiani, andavano nella sinagoga. La sinagoga fu iniziata, fondata, come risultato della distruzione del tempio di Gerusalemme e dispersione degli ebrei, così la sinagoga fu pensata per mantenere l’unità di fede. Era prima, un luogo privato, già nel NT la sinagoga fu stabilita come un cuore di ogni paese, città, la sinagoga aveva un palazzo distinto per un culto speciale. La struttura fu un’aula rettangolare, separando l’uomo delle donne e dentro ciascuna ci fu un tipico di tabernaculo per riservare i testi sacri e un posto dove si pronunciava le letture. All’inizio non c’era il culto ebraico del venerdì sera, invece gli ebrei pregavano a casa in famiglia e dopo la cena le famiglie andavano alla sinagoga per studiare. La sinagoga era un centro laicale, diverso del tempio, riservato specialmente ai sacerdoti. Nella sinagoga bastava avere un laico, un uomo, per condurre il rito. Un puntoche riguarda alla liturgia ebraica fu nell’anno 60, portato alla fine il culto sacrificale della antica alleanza. Siamo abituati a legare il tempio, con il culto cristiano, però sono le sinagoghe che possono essere più legati. La tradizione di cantare i salmi solamente è arrivare nell’ottavo secolo. Nel nostro culto abbiamo presso tanti aspetti del culto ebraico, tra di questi possiamo individuare: lode, ringraziamento, intercessione, liturgia delle ore (dove un fedele dedicava tutta la giornata a Dio) liturgia della parola di Dio con un sermone, una settimana di sette giorni, anno liturgico pensato nella festa di Pasqua, Pentecoste che sono ebraiche, digiuno, culto dei martiri, imposizione delle mani, invito come preghiamo, dossologia. Abbiamo questi concetti pressi dell’ebraismo. Vediamo che nel NT non troviamo un’unità sul battessimo, perche i sinottici parlano del battessimo di Gesù, già Giovanni non. Att 2, 38; Gio 3, 5; Eb 7, 4; Rm 6, 22: ciascuno parla del battessimo di una maniera diversa. Tutto questo per dire che nell’inizio del cristianesimo non sappiamo molto, abbiamo più domande che risposte. Non sappiamo com’erano proprie le celebrazioni, sappiamo che c’era una diversità di prassi nella Chiesa antica. La didachè, l’insegnamento dei dodici apostoli, che è il primo documento che viene detto liturgicamente. Scoperto in 1873, importante per diversi motivi, probabilmente della fine del primo e inizio del secondo secolo. La didachè fu un ordo della Chiesa per la comunità ebraico cristiana, questo sappiamo perche è pieno di citazioni di Matteo. Un documento siriaco, probabilmente della regione attorno ad Antiochia. Il concetto delle due vie è un può cambiato, adesso non’è seguire Javed, ma il proprio Cristo. Abbiamo in questo documento due parti: 1-6, dispensa, un libro catechetico, insegna la metodologia classica della sinagoga ; 7-16: un tipo di manuale per la Chiesa, 7, amministrazione di un battessimo, 8, fa riferimento a una vita cristiana vera con un digiuno, per esempio, digiuniamo il mercoledì e venerdì, diverso degli ebrei.
La didaché (l’insegnamento dei dodici apostoli), un importante documento. Sappiamo che è una comunità ebraico-cristiana, principalmente con le grandi citazioni di matteo. Abbiamo due parti di questo documento.
1-) 1-6: una catechesi.
2-) 7-15: c’è un tipo di manuale della Chiesa. Nel settimo si parla dello svolgimento del battesimo. Chiede che sia in un’acqua corrente, magari un fiume, un lago. L’idea già nell’antichità un importanza di rispettare i simboli reali. Nell’ottavo di parla della prassi del digiuno, che mostra la differenza tra cristiani e ebrei, giorni distinti. Prendendo il concetto di digiuno, ma cambiando i giorni. Nel capitolo 9 e 10 sembra una specie di Eucaristia, non sappiamo bene si è proprio. Nel capitolo 14 è chiaro che è una celebrazione liturgica. Nel capitolo 11 fino a 13, parla dei diversi ministeri della comunità, e nel capitolo 15, parla dei vescovi e diaconi. Il capitolo 14, si parla della pace, che dobbiamo vivere la pace prima di portare le nostre offerte. Possiamo dire che i testi liturgici, sono sempre indirizzati a Cristo. Si parla delle due vie nella prima parte: la via della vita e la via della morte. Tutto questo ci offre il primo documento. La liturgia deve essere sempre studiata, per quanto riguarda la storia, ogni passo. 
Abbiamo quattro documento antichi: didache, giustino, pseudo-ipolito, didascalia. Gli atti degli apostoli 15, parlaci dei problemi della comunità. Andando avanti nel mondo greco-romano, abbiamo alcuni problemi, per esempio, calcolare il tempo, sapere quando comincia la domenica, quando si conclude. Nel quarto secolo quando si sviluppa la veglia pasquale, vediamo che questa era pressa come concetto della veglia settimanale, prima di ogni domenica, di ogni sabato sera. Detto questo rimaniamo difficoltà per quanto non sappiamo come calcolare il tempo. Alla fine del primo secolo, con Ignazio di Antiochia, sappiamo che il sabato e la domenica già erano definiti, vediamo anche con il vangelo, c’è una diversità: la domenica nella creazione era vista come ottavo giorno. Vediamo il modo greco di calcolare la domenica. Usiamo ancora il concetto ebraico: del tramonto al tramonto. Nel mondo greco era dall’alba all’alba. Nel contesto romano era da mezza notte a mezza notte. Abbiamo questi problemi per quanto riguarda il giorno della domenica. Poi abbiamo sempre in questo secondo secolo, un certo adattamento al mondo pagano. La Chiesa ha fatto il meglio, usando la forma già esistente. Anche per evangelizzare, loro hanno preso la lingua corrente, per convincere ai nuovi il valore della parola di Gesù. Abbiamo sin dall’inizio qualche tentativo di usare un linguaggio e una maniera accessibile. Abbiamo nella tradizione apostolica la differenza tra il rito battessimale e l’Eucaristia. Sono tre calice: vino, acqua e un altro con latte e miele. Vino: sangue di Cristo; Acqua: battessimo: Latte e miele: un rito di accoglienza in famiglia, quando nasceva qualcuno il padre o accoglieva e rigietava, e questo quando accetato il padre prendeva una tazza di latte e miele, per proteggere il neo natto contro il malle e per altro latto per significare l’accoglienza. I cristiane per accogliere i nuovi cristiani usavano questo segno, come vivevano in questo contesto, prima di diventare cristiani. È una maniera di scambio tra la cultura antica e quella nuova dei cristiani. Un altro esempio era di Giustino, che accusa quelle seguaci del culto di Mitra di avere imitato il culto cristiano, usando pane e acqua per un banchetto. Lui critica questi di avere copiato senza nessun risultato, noi facciamo con un senso e abbiamo risultato. Anche l’uso dell’olio era molto usato nell’antichità. L’unzione del corpo. Anche i lavare i piedi si faceva sempre con i neo cristiani. Abbiamo molti esempi di questa adatazione. Un altro esempio di questo scambio è il gesto corporale di rinunciare il passato e abbracciare la nuova vita. Prima di scendere nella vasca, tutte candidati dovevano rivolgere all’occidente per rinunciare a satana e dopo verso l’oriente accogliere il Cristo. Un altro esempio, un concetto di oriente era molto comune, Mitra era il dio del sole, quindi dobbiamo stare verso l’oriente per accogliere il sole e celebrare i nostri riti. I cristiani credendo che Gesù è il nuovo sole, celebravano verso l’oriente dove nasce il nuovo sole. Anche la discussione del 25 dicembre. Sono esempi che ci fanno capire lo scambio anche di linguaggio, battessimo come iniziazione, illuminazione; abbiamo anche un schema molto simili del rito battesimale. Vorremo andare a Giustino, morri 165 e nacque in Palestina, diventa cristiano 130. Diventato un tipo di filosofo itinerante. Qui a Roma era aperta una scuola di neo cristiani. Giustino è importante perche fu il primo a usare il termo greco, eucaristia, per rendere grazia. Abbiamo una sua prima testimonianza nella sua prima apologia, che scrive per un non cristiano. Lui cercava di modo semplice spiegare ciò che facciamo come cristiani. Per noi è più interessante il capitolo 67.
Giustino, che nel secondo secolo a Roma voleva aiutare la formazione catechetica. Siamo interessati nella sua prima apologia, dove lui parla dell’Eucaristia dominicale. Parla all’imperatore romano per convincerlo dell’importanza della fede e della Chiesa.
Nel capitolo 65 già vediamo una testimonianza dominicale, ma è nel capitolo 67 che troviamo gli elementi più ricchi. Non avevano testi ufficiali, ognuno pregava secondo la sua capacità, però alcuni non avevano questo dono, così si cercava di scrivere per aiutare. Nel tempo primitivo, 150, non vediamo niente ufficiale! Vediamo qui che l’assemblea acclamava quelle preghiere con un solenne amem. Vediamo anche come era distribuita la comunione: si fa la spartizione e i diaconi se ne manda agli assenti; dopo quello che vogliono e possono danno una offerta. Lo stesso presidente della comunità e colui che dovrebbe presiedere l’elemosina, lui non doveva solopensare nella parte spirituale. Importante sin dall’inizio questo legame tra Eucaristia e vita, Eucaristia e missione ... abbiamo un elenco di chi sono i bisognosi della comunità: orfano, vedovi, malati, stranieri e tutti quanti si trovano in difficoltà. Ci raccogliamo nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio trasforma le tenebre in luce, e creò il mondo, e in cui Gesù, nostro salvatore, ha vinto la morte. Quello che è bello è vedere la stessa struttura oggi e del 150, ossia, della Chiesa primitiva. 
Vediamo il terzo documento: tradizione apostolico, non scritto da Ipolito, come tanto hanno detto. È una redazione di tre o quattro documenti e qualcuno ha messo insieme un testo unico. Un altro problema è che non sappiamo ne la provenienza, ne la data. Fu considerato un documento classico romano, ma alcuni vedono anche caratteristiche orientali. Alcuni mettono nel terzo secolo, altri del quarto secolo. In ogni modo, è importante perche parla moltissimo del catecumenato, addirittura un catecumenato di tre anni, per conseguenza parla anche dello svolgimento dei ritti dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Parla anche dell’ordinazione di vescovi e sacerdoti. Una altra materia è sul ministeri: ........, poi magari la cosa più classica è la base per la nostra seconda preghiera eucaristica; è la prima volta che troviamo la forma narrativa “prendete e mangiate ...” prima non c’era la narrazione. Anche l’ufficio divino abbiamo l’informazione sulla preghiera fissa in diversi momenti della giornata. Parla ancora di chi può assumere un posto, un ministero. Cap 21. Un veglia notturna, di dove rissale la nostra veglia pasquale. Il soffio dello Spirito era trasmesso tramite il bacio della pace, per questo che i non battezzati no potevano partecipare Arrivando alle 3:00, mentre i battezzati pregano, il vescovi benedici l’acqua. Le donne non potevano avere gioielli, per entrare libera nella vasca, senza niente, per accogliere Cristo liberamente. Il vescovo, dopo, pronunciava la benedizione fuori della vasca e la preghiera di ringraziamento sul olio. I diaconi erano nella vasca aiutando. A quel punto il presbitero portava il candidato da una parte per rivolgersi all’oriente, per rinunciare a satana. Nell’inizio la cresima era insieme col il battessimo. Dopo versava sale e olio sul capo de neo battezzato e dopo il primo bacio della pace. Nel medioevo il bacio fu trasferito. Il bacio della pace alcune volte sostituiva l’Eucaristia, era un segno di comunione spirituale. Mostra ancora l’importanza della frazione del pane, con le sue acclamazioni. Se non ci sono presbiteri abbastanza, assistono i diaconi ai calici. Sono tre calici, dove ognuno doveva bere di tutte tre. Il primo: l’acqua; il secondo: latte con miele; il terzo: vino consacrato. Usavano la forma trinitaria per i tre calice: il padre onnipotente (primo calice) Gesù (secondo) .... Come carattere è fortemente cristologico, l’azione di Dio padre in Cristo. Il sanctus non c’è, non c’è intercessione del santo, c’è un epiclesi, c’è anche una dossologia. Questa epiclesi è interessante perche è dopo la narrazione eucaristica. C’è pure un atto di riverenza, offerta di olivi, formaggio e olio, non vengono consumati li, ma c’è una benedizione. C’è una prassi interessante in cui i cristiani portavano a casa un pezzo della comunione consacrata, per mangiare durante la settimana, un poco per volta. Vediamo un desiderio di comunione feriale.
Il quarto documento è la didascalia apostolorum, l’insegnamento degli apostoli. Un documento siriaco, indirizzato ai vescovi. Scritto per un vescovo. Si riferisce all’ordinamento liturgico. Sono orientamenti pratici, per esempio, che i giovani devono alzarsi quando vengono anziani ... o quando viene un vescovo in visita che deve essere integrato nella celebrazione eucaristia, è un primo segno della concelebrazione. Quando in antichità due vescovi litigavano, per esempio, sulla data della pasqua, per dimostrare la loro riconciliazione, concelebravano 	pubblicamente. Seguendo in questo documento, un dato interessante è che quando un parrocchiano arriva in ritardo, il vescovo non deve fare niente, ci sono i diaconi per aiutarli. Se arriva un malato, un barbone, anziano ... vai li nella porta e accompagna questa persona, se tutti i posti sono occupati, il vescovo deve lasciare il suo posto dare a quella persona e sedersi per terra. Sempre in questa epoca abbiamo un argomento interessante: lingua liturgica. La koine era molto parlata; già nel 64 a Roma si parlava il koine, era la lingua del popolo romano. Come primo passo a Roma, la koine fu adottata come lingua ufficiale e liturgica. Nei primi 2 secoli, 10 sul 14 parlavano Greco come lingua materna. Latino come lingua, liturgica, cominciò nel nord africa grazia a Tertuliano, Cipriano, Agostino... da loro noi abbiamo presso dei termini come sacramentum, ordo, intitucio ...fu sempre in torno 250, la chiesa nord africana, fa una versione ufficiale della Scrittura in latino. Il papa Vitorio I, un africano di nascita ha fatto un primo passo: introdurre il latino nella chiesa romana. Risultato: una liturgia bilingue, greco rimasse per le preghiere e formule liturgiche e latino per le letture. A Roma c’erano già immigrante africani e non capivano greco solo latino. Con saggezza la Chiesa ha dato il permesso di fare questa liturgia bilingue. Questo rimase fino al 4 secolo, il papato di Damaso I, 384, dove Roma parlava praticamente solo latino e così anche la sacra liturgia. La liturgia era in latino, era la lingua in vernacolo. Nel 7 secolo una nuova onda di immigrante di paesi che parlavano greco, un’altro tentativo di tornare la liturgia nuovamente bilingue, alla fine siamo rimasti con il latino, anche nel medioevo, quando il latino non era più parlato. Questo dico perche è interessante che la koine greca e latino come un tipo di concezione pastorale, volevano che la gente capiva. Un altro argomento è l’architettura fascinante ... qui a Roma, case che diventano basiliche, titoli di case chiese, furono le case di ricchi romani che quando non c’erano più le famiglie davano alla chiesa romana usanza della casa che diventa una basilica. 
Il modello basicale fu un modello preso dal greco-romano. La Chiesa non aveva bisogno di creare ex-nihilo, toccava alla Chiesa battezzare quello che aveva. Le basiliche erano fatti per avere movimenti, è la Chiesa in processione verso il regno dei cieli. Le processioni deve simboleggiare l’unione del corpo di Cristo, l’unità dell’assemblea al suo Signore. Nel contesto del quarto secolo, sappiamo che doveva avere un spazio grande, con la possibilità di camminare, di fare tanti processioni. Con Costantino abbiamo un cambiamento architettonico, anche perche c’èrano tante gente, per lodare Dio anche con il corpo. Il rito stazionale aveva come oggettivo questo, tutta la città diventava un luogo sacro. 312-313, il cristianesimo diventa una religione pubblica. Dobbiamo ricordare che qui a Roma c’era ancora il rito di Mitra. Costantino sosteneva la Chiesa cristiana, vediamo anche una moltiplicazione di luoghi di culto. Il cristianesimo entra in una nuova epoca. Costantino fa la sospensione del pagamento delle tasse per parte del clero. L’immagine della moneta era adesso cristiana. I vescovi potevano adesso giudicare cause tra cristiani, lui era un giudice dello Stato. La sedia del re diventa la sedia del vescovo. Il palio era concesso a tutti vescovi, però senza significato; nel non secolo cambia: solo arcivescovo metropolita e significa una unione con il vescovo di Roma. La mitra nasce per un necessità, per fare le processioni, era freddo, aveva bisogno di un capello, non si poteva essere qualsiasi capello, per questo hanno fatto un capello molto speciale, per il vescovo di Roma. Fino al 9 secolo, quando c’è la tiara. L’anello era un tipo di timbro per documento, per questo ognuno aveva un anello con il suo simbolo particolare. Dopo diventa una cosa più speciale, Caius, vescovo di Roma, era il primo a usare. Nel settimo secoloarriva la tradizione di dare a un vescovo nel momento della sua ordinazione un anello come simbolo del matrimonio tra un vescovo con la sua Chiesa. La croce fu indossata da parte di tutti quanti, sopratutto nell’oriente, si indossa sotto i vestiti; dopo il 4 secolo, i vescovi cominciano a portare una croce speciale, si doveva essere sotto i vestiti, per questo oggi vediamo che tanti vescovi mettono la croce nella tasca. Nel 14 secolo diventa un simbolo ufficiale dell’episcopato. La estola fu interessatamente come il clergyman, un sacerdote in viaggio ha portato una estola per essere identificato. La casula entra per simboleggiare la caritàa di Dio che abbraccia tutti, per questo è grande. Il vero vestito liturgico è la casula, la estola si indossava per andare sulle vie, era un vestito a essere usato sotto la casula. Il bastone è nato anche per le processioni, era per sostenere il vescovo anziano. A partire del 4 secolo questo bastone era portato per tutti, anche i presbiteri. Dopo diventa quello che capiamo. La parte curvata del bastone, significa le pecore che stano fuori della Chiesa, il cuore del pastore che si curva per cercare le pecore che non sono nel gregge. La parte più retta significa quelle pecore che sono nella comunità e devono essere sostenute dal vescovi. La parte estrema inferiore era per spingere quelle pecore che erano pigri. Il calendario liturgico anche si sviluppa nel quarto secolo. I cristiani dell’occidente hanno deciso celebrare annualmente la festa del natale. Il giorno nel culto di Mitra, 21 dicembre, dio del solo, il giorno più corto dell’anno. Il 25 dicembre sembra essere per contraddire Mitra e dire che Cristo è il nostro vero sole che nasce. Il giorno più lungo dell’anno 24 giugno, giorno di San Giovanni Batista, un punto importantissimo del calendario. Una festa importante, sempre nel mese di Febbraio, dei romani, che si ricordava gli antenati, parentalia, facevano un banchetto, una cena fraterna, un cara cognatio. In quella festa, in quella cena, ci fu sempre una sedia vuota, l’idea era ricordare gli antenati della famiglia. Qui a Roma, i cristiani cominciarono a pensare: chi sono nostro antenati? Quindi hanno ricordato San Pietro, nacque la festa della cattedra di San Pietro, era la sedia di san Pietro. È nostra festa di 22 Febbraio. La veglia pasquale era celebrata ogni sabato sera, però pian piano hanno pensato de fare una festa annuale. La quaresima si sviluppa, come un tempo per eccellenza di preparazione dei catecumeni, i cristiani hanno pensato: anche noi possiamo accompagnare i nostri cari con un tempo speciale. IN questa epoca molta cosa cambia nella Chiesa e nella liturgia.
Nostro rito romano, non’è puramente romano, perche lungo i secoli sono stati aggiunti tanti cose che sono nate in altre posti, un esempio, è il credo niceno. Il rito romano puramente parlando mostrava una semplicità, sobri, brevi e il credo di Nicea è lungo e niente semplice. Anche l’incenso era una cosa in comune, si usava però con molta sobrietà. Stiamo parlando del 5 all’8 secolo, epoca d’oro del rito romano. Importante vedere che si è cresciuto il rito romano in un ambito proprio naturale, in un contesto romano. A Roma tutto si riduceva a praticità, a sobrietà. Così anche il rito era semplice, le preghiere erano semplice, non ci voleva una laurea per capire. Questo per dire che abbiamo già una certa concordanza tra i testi romani fuori della Chiesa e quelli della liturgia. I testi del rito romano, puro o classico, nella sua forma antica, prima di incontrare altri riti, erano semplice. Grazie a Sergio I, alla fine del 7 secolo, entrano alcuni cose che vengono dagli altri riti. Ma nel quinto secolo la liturgia è proprio romana. Il rito romano è classico perche si fonda sul questi termini classici: semplice, veloce, pratico ... E. Bishop, storico, in una conferenza in 1899 ha detto che il rito romano si riduce alla sobrietà, semplicità, praticità. Questa semplicità era molto chiara, nella presentazione dei doni, e anche nella preghiera eucaristica, fatto solo dal vescovo. Qui abbiamo, tre forme di rito romano: 1. Stazionale: importante capire che questo non fu limitata a Roma, ma celebrata a Gerusalemme, a Costantinopoli e altri posti. Era la liturgia movimentata, di un posto all’altro. La città diventava luogo sacri, erano 7 processioni, tutta la città era coinvolto in questo. Il papa con la sua processione, a cavallo anche andava da Giovanni Laterano. La diaconia era assistita por un diacono nel senso sociale, era di queste diaconie che arrivavano le processioni. Il diacono conduceva la sua processione con la croce. In questo senso abbiamo qui la prima forma classica, ma anche molto solenne. Come si scleglieva le chiese? Per le feste (Venerdì santo: santa croce in Gerusalemme; Mercoledì delle ceneri: santa sabina; ...); 2. Titulus o si vogliamo dire parrocchia: questo perche furono case-chiese, case donate alla chiesa per l’uso liturgico. Le nostre grande basiliche erano case titolare. Non una messa solenne, ma una liturgia molto semplice; era presidiata per i presbiteri, i vescovi non ce la faceva più tutto questo. Qui abbiamo una altra cosa, che legga la prima formula e la seconda che è il fermentum, l’azione liturgica in cui il vescovo o presbitero, prende un pezzo dell’ostia e mette nel calice, abbiamo tante testimonianze del quinto secolo di questa pratica, in cui si afferma l’importanza di questi atto, per una unità, è un gesto che legga la comunità locale e la Chiesa universale. In pratica durante una liturgia stazionale, durante il fractio panis, il papa riservava 28 pezzi, come 28 titoli (parrocchie), e ogni diacono portava questo pezzo fino al titulus , rimane la domanda di che cosa loro facevano, la posizione classica è che il presbitero nel momento della consacrazione metteva nel calice questo pezzo e significava l’unità del vescovo con le chiese. Un altra teoria afferma che il presbitero di tale titulus non sarebbe stato presente alla messa del papa nella mattina, perche stava dando la catechesi in titulus, in quel caso è probabile che quel pezzo di ostia era consumato da presbitero per partecipare dell’Eucaristia del papa. Per noi è importante sapere come funzione questa questione del fermentum, che legga la prima forma e la secondo. 3. Celebrazione eucaristica celebrata fuori del muro di Roma, forse nel campo: una liturgia molto semplice senza niente, per forza, pure essendo domenica mattina molte semplice. Qui nasce la nostra messa feriale, privata, votiva ... qui ci mostra la differenza tra la domenica e feriale, deve essere una bellezza domenicale. Vogliamo vedere il passaggio di questo rito romano a questo scambio tra il rito romano e rito gallicano. Com’è possibile che il rito gallicano è riuscito entrare nella chiesa romana. A partire del settimo secolo, abbiamo la testimonianze dei vescovi che vengono a Roma per visitare le tombe di Pietro e Paolo, e tornando a casa volevano portare qualcosa del rito romano. Comincino già fare alcuni adattamenti, perche i testi romani erano secondo la mentalità romana, ci voleva alcuni cambiamenti. Andando avanti, con aiuto di Peppino e Carlo Magno, molto legati a Roma. Dal decimo secolo, comincia lo scambio di questo rito gallicano (poetico, drammatico, variato, incenso alla grande, preghiera eucaristica con grande varietà, tante preghiere rivolti a Cristo, come risposta ancora all’eresia ariana, molte preghiere apologetica, “non sono degno” “abbiamo peccato” ... [il concilio di Trento ha tentato di eliminare queste preghiere]) comincia a entrare a Roma. 
Quando parliamo del nostro rito romano, se vogliamo quello classico, dobbiamo tornare nel quinto secolo. Anche Gregorio VII voleva fare tornare alla Chiesa la sobrietà del rito. Se guardiamo una litania vediamo chiaramente questo influsso di altri riti. Anche il concilio di Trento voleva tornare, anche con il Vaticano II si vede questo sforzo per tornare alla semplicità. Decimo secolo torna a Roma il rito romano, ma cambiato e integrato con altri riti. Dobbiamoricordare che a causa della primazia romana, Roma era sempre un custode che giudicava quelli che non seguivano la tradizione romana. Storicamente parlando ci furono sempre tanti dibattiti tra Roma e altri posti, per esempio la difficoltà di accettare il rito ambrosiano. Il decimo secolo fu abbastanza particolare. Una cosa che ha contribuito è in questo secolo ci furono tanti papi tedeschi che erano molto abituati al rito gallicano. La messa era celebrata sotto voce, sempre all’oriente; la gente sempre di meno partecipava, non faceva la comunione. Il medioevo fu un tempo molto bello per la Chiesa, tanti fratelli a servizio dei più bisognosi. Il problema era che la caritas stava di un lato e la liturgia di una altra. Mentre nella caritas la gente era coinvolta, nella liturgia tutto toccava al sacerdote. Comincia anche il frutto della messa, offrire la messa per qualcuno. Quando arriviamo al 11 secolo, due cose importante: il contributo monastico, per esempio: Cantebury, Montecassino ... che hanno molto contribuito per la liturgia. 
Gregorio VII volendo ripristinare la liturgia, ha fatto per esempio, il simbolismo del palio, dato adesso solo ai metropoliti, come un legame tra i arcivescovo e il vescovo di Roma. Lui cercava di elevare il papato, che si trovava in una situazione molto complicata; lui che ha introdotto il nome del papa nella preghiera eucaristica, adesso le feste del papa devono essere celebrati in livello universale. Lui era molto critico, si preoccupava con il numero dei salmi dell’ufficio divino. Molto critico anche nel confronto con la chiesa tedesca, essere pigra per ridurre l’ufficio. Lui voleva riportare il papato e anche il rito romano. Lui era molto romano e anche molto critico al rito ambrosiano e altri. Ciò che cresce sono le preghiere apologetiche (non sono degno ... lavami delle mie colpe ...), si faceva una preghiera per ogni paramento che si adornava. In quest’epoca abbiamo dei cambiamenti ... a partire del 700, le cose entrano pian piano, all’anno 1000 le genuflessione arrivano, il vescovo e presbiteri facevano un chino e pian piano arriva la genuflessione, adottato dal cerimoniale della corte regale, cose che si facevano al re. (la Chiesa Romana, volendo battezzare il gesto, cominciarono ad introdurre lo stesso gesto nella liturgia)
Nostro canone romano usa un linguaggio molto imperiale, anche i gesti. Chi è per noi imperatore? Gesù ... chi è suo rappresentante? Il vescovo, quindi facciamo la stessa cosa. L’immagine dell’imperatore, al tempo di Costantino, è sostituita per l’immagine del vescovo. Un esempio di inculturazione, di adattamento. 
Fino all’anno 1000 c’era sempre il calice per i laici nel momento della comunione. Già Gregorio VII si lamentava che la gente non portava più le offerte all’altare, per questo che al meno nel giorno festivi una processione delle offerte da parte dei laici. Se la gente non faceva ne anche la comunione, non portava più niente. (Insistendo con la comunione spirituale)
In 1100 si comincia a mettere le candele sull’altare, fino a questo punto si metteva a fianco. Nella stessa epoca, cominciano a portare il pane e vino, perche fino al 1200 non c’era l’elevazione nel momento della consacrazione. (…. Processioni eucaristica, festa di corpus domini, - sottolineare lo sviluppo della dottrina eucaristica)
Ormai la curia romana diventa sempre più distaccata dalla vita pastorale di Roma, viveva praticamente in reclusione, non usciva come escono i nostri papi. Il papa celebrava i riti sempre in privato, qualche volta ne anche lui celebrava, lui c’era ma non celebrava. Quella liturgia stazionale, processionale, diventa una celebrazione privata.
I libri liturgici furono messi insieme: un messale, un lezionario e un pontificale. Era impossibile, per esempio, andare a cavallo con tanti libri. In tutto questo ci fa capire l’arrivo del messale pieno. Questa è la mentalità liturgica, dove i laici non ci entrava più. Non c’era lettore, il sacerdote pensava in tutto. Nel 13 secolo arriva il famoso messale pieno, 1200, tutto dentro del messale, anche le letture. 
Al certo punto ad Assisi è stato ritrovato un breviario del papa e messale pieno, fu i due libri ... pensarono ... per noi va benissimo questo, se va bene per il papa va bene per noi. Cominciava la diffusione del messale pieno. Per esempio, quando ci fu un coro cantando il gloria e il credo, c’era bisogno di che il sacerdote diceva sotto voce, per dire che c’è bisogno che il sacerdote dica tutto. La messa diventa una devozione del sacerdote. 
Cresce la messa privata e come devozione. Come negativo è che non c’era prima bisogno di prepararsi intellettualmente per il sacerdozio, qualcuno con buona intenzione poteva diventare sacerdote. I fedeli laici credevano che bastava essere presente nella consacrazione per ricevere la grazia. C’era anche persone che portavano gli animali nella Chiesa per partecipare della consacrazione per essere guariti. Alcuni contavano la durezza dell’elevazione, credendo che quanto più tempo, più grazia. Sempre nel 13 secolo, ci furono sacerdoti, per esempio, nell’Inglaterra, che rimanevano tutta la giornata nella cappella celebrando la messa, ogni messa per una persona, per una intenzione; alle volte 30 messe al giorno. C’erano i termini della messa letta e messa solitaria. 
Nel 9 secolo chiedeva al meno una persona nella messa, per rispondere. Abbiamo tre teorie: 1. Hoisling: Nel contesto monastico, per quanto riguarda all’evangelizzazione dell’Europa, i monaci erano laici, anche secondo la regola, ogni monastero doveva ordinare soltanto alcuni sacerdoti per attendere le necessità liturgica. Per forza, cominciarono a ordinare i monaci per la necessità ... davanti a tanti preti, che cosa facciamo? Nella prima teoria dice che ogni sacerdote celebrava la sua messa privata. Ogni mattina c’era la messa rituale presieduta dall’abate, dopo questa ciascuno andava ad un altare per celebrare la seconda messa, una messa solitaria, secca. La messa particolare era giustificata per questo. 2. La messa come “opus bonum”, più messa, più grazia. Ogni messa c’è frutti spirituali, più messe più frutti. Qui cresce le celebrazione con intenzione. Se doveva pagare, quindi i ricchi avevano un privilegio. Se fosse così, un povero non aveva il vantaggio, l’anima stava più tempo nel purgatorio. 3. Un desiderio delle messe votive, per gli ammalati, in tempo di guerra. Il papa celebrando nella sua cappella privata si poteva cantare una cosa, per esempio.
Abbiamo in questa epoca alcuni cambiamenti: la messa privata, la messa votiva. Abbiamo anche la crescita della devozione della Vergine Maria, comincia la preghiera del rosario, era una maniera di stare uniti alla messa. Cresce sempre il culto eucaristico fuori della Santa Messa, crescita scolastica della teologia e filosofia. È introdotta la festa del corpus domini, molto importante, più che pasqua. Aumenta anche la riserva dei sacramenti, per moribondi e ammalati. Nel medioevo cominciava a conservare i sacramenti nella sacrestia in un posto centrale. Dalla sacrestia va al presbitero, nel muro de presbitero. Dopo in una colomba sospesa sopra l’altare. Man mano nella scolastica, cresce la devozione del culto eucaristia, comincia a creare tabernacoli più grande, più ornati. 1577, Carlo Borromeo scrive insistendo di mettere il tabernacolo al centro, sull’altare della celebrazione. Importante è capire l’importanza di questa epoca per la devozione eucaristica. C’erano anche vari movimento spirituali in questa epoca, parlando del cammino spirituale individuale.
Entriamo nella riforma e nel concilio di Trento
Trento è una risposta alla riforma. Arrivando al 16 secolo, c’era anzitutto una desiluzione dei laici. Trento è convocato anche per affrontare i problemi della Chiesa. Tanti volevano vedere un riforma dentro la chiesa stessa. Basta pensare nella simonia. Nonostante al fatto che Gregorio VII era molto critico con questa simonia. Ognuno doveva avere soldi per guadagnare le grazie di Dio. Sacerdoti vivevano come principe, e lagente passava grande miseria. Mangiavano come veri principi. Il problema dei sacerdoti che vivevano con le donne. Lutero arriva in questo tempo. La chiesa viveva un momento critico. Dobbiamo parlare di due gruppi riformatori: Lutero e Calvino. Lutero morrì 1546, un anno dopo Trento. Lui lamentava i l problema dell’indulgenzie. Dicevano che il frutto di una messa è uguale a 15 anni di digiuno, questo tipo di linguaggio che Lutero combateva. 1520 - la schiavitù della Chiesa: 1. calice ai laici 2. Contro la dottrina della transustanziazione, per lui era diverso, Cristo è presente in, con e sotto il pane e vino, ossia, rimangono contemporaneamente corpo, sangue, pane e vino. Per complicare lui dice che dopo l’eucaristia sparisce le presenza reale. 3. Dottrina della messa come sacrificio. La messa è sacrifico nel senso patristico, ma non nel senso scolastico. Sacrificio di lode e ringraziamento. La preghiera eucaristia è stata molto ridotta, non c’era più prefazio, all’inizio c’era la fratio panis, però dopo accusato di essere molto cattolico, toglie. Per lui Eucaristia è missione. Sacramenti sono soltanto il battessimo e l’eucaristia. C’era gli altri sacramenti, però non erano chiamati così. Un anno prima di morire, Lutero citò la lettera di Giacomo e ha detto di fare la unzione con olio benedetto. Anche il rito matrimoniale era valido, ma non un sacramento. Lui diceva della confessione comunitaria, sabato sera, nel vespro penitenziale. L’eucaristia è un dono di Dio per la Chiesa, il problema comincia quando pensiamo che possiamo offrire qualcosa a Dio, creatore del dono a offrire a Dio.1521, un anno dopo la sua magna carta, abolisce la messa privata e la confessione privata. Dopo introduce la lingua vernacolo e la comunione sulle due specie. 1523, introduce il suo rito battesimale, afferma anche che la cresima non’è un sacramento, ma un rito ad essere celebrata per il parroco. 1525, dice che non serve più il vescovo per ordinazione, lui comincia ordinare, basta il padre nostro e imposizione delle mani. 1526, fa una revisione del rito battesimale, per immersione e non effusione. Introduce lode e vespri per le parrochi. 1529, rito matrimoniale. 1542, elimina l’elevazione dell’ostia. 
Lutero ci offre, tutto sommato, una riforma che non era lontana della mentalità cattolica. Sono venuti dopo alcuni che erano molto radicali e volevano cambiare tutto. Calvino è della seconda generazione ... se sentiva più nemico di Lutero e Zwingli che della Chiesa. Lui insiste molto nell’azione dello Spirito Santo. Da noi prima non c’era l’epiclesi, diverso dell’oriente. In questo Calvino voleva mettere ogni volta di più l’importanza dello Spirito. Siamo debole, peccatori, solo lo Spirito può ci aiutare a vivere la fede. La Chiesa anglicana fu fondata non tanto per questioni dottrinari, ma piuttosto per il divorzio di Enrico VIII, per questo c’è un rapporto diverso. La loro liturgia fu formata usando dei testi cattolici. Il rito battesimale anglicano viene dei riti cattolici. 
Andiamo al Concilio di Trento.
Di una importanza molto grande. C’è un legame molto grande con il CVII. Quando vediamo la riforma liturgica di Trento, lo stesso spirito è del VII. Non si crea, quando possibile, da capo qualche cosa liturgica, si cerca di prendere quello che già è stato fatto. 1545 al 1563 ... un concilio che dura 18 anni. Importante capire che ci sono soltanto 50 vescovi, mentre il VII ci sono più di 2000. In 18 anni ci sono cambiati tanti vescovi però sempre più o meno 50.
C’erano due linee: 
Rispondere ai protestanti: nostra gente sta andando via, dobbiamo rispondere fortemente alle critiche dei riformatori, anche chiarire che cosa crediamo noi, che cosa professiamo. Tante cose liturgiche, per esempio dire ai riformatori che non’è facoltativo mettere acqua nel calice. 
Riconoscere nella nostra Chiesa il bisogno di riformare: sappiamo che ci sono tante cosa che non vanno bene, per esempio, il problema della simonia. Questi problemi dovevano essere risolti. Per quanto riguarda alla liturgia dobbiamo ricordare che per fare tante modifiche non era facile, molte cose non sono stati cambiati, c’era una grande resistenza, specialmente in Francia e Germania, per 320 anni la diocese di Munster non ha accettato il messale romano. In Francia non si voleva ne anche pubblicare i decreti del concilio. Questo è normale, dopo ciascuno concilio è stato un tempo difficile. Liturgicamente parlando vediamo in primo luogo, la centralità dell’autorità liturgica, perche prima di Trento c’era una grande confusione, quasi quasi ogni diocesi aveva suo libro liturgico. Quindi il concilio voleva unire la vita liturgica della Chiesa sotto il papa. La congregazione per i sacri riti nasce in questo periodo. Il concilio voleva ordinare tutto sotto il papa e sotto la curia romana. Come possiamo arrivare a questa centralità, a questa unità? Tramite le rubriche! Ci fu una grande enfasi rubricale ... anche fino al peccato mortale, una insistenza molto rigida nelle rubriche. Era molto rigido, c’era anche le preghiere per un prete che durante la messa aveva sbagliato, doveva chiedere perdono a Dio. Sembra che oggi siamo arrivati all’opposto. A Trento il punto rubricale è molto forte. Il terzo punto è una dimensione pastorale, quando si parla di Trento si vede negativamente, polemicamente. Però vediamo anche la questione pastorale, con due esempi: 
La lingua vernacolare, fu molto discusso, anche positivamente; prima di Trento c’era alcuni posti che si celebrava nella lingua corrente, per esempio Croacia, o nella Germania che si cantava alcuni canti in lingua tedesca. A Trento hanno discusso molto, però hanno deciso che non’era il momento per cambiare la lingua. Per questo che si diceva che al meno la predica durante le feste fosse fatta in lingua corrente. Un altro esempio pastorale: 
Il calice dei laici: prima era offerto a tutti presenti; a Trento hanno discusso a lungo e hanno detto, tra positivo e negativo, che sarebbe buono da vedere, ma non’è il tempo opportuno di offrire il calice. Ma in Praga, per esempio, 8 anni dopo Trento, il vescovo ha deciso di offrire il calice nelle messe mattina nel seminario dei gesuiti. Fondamentalmente il desiderio di Trento, nonostante i problemi con i protestanti, fu di tornare alle fonte romane. Tornare al rito romano classico. Tanto che non c’era a disposizione i testi che abbiamo oggi, tante cose ... in quanto possibile voleva tornare al fondamento romano. I vescovi non volevano una archeologia liturgica, ma volevano essere fedele alla Chiesa nel suo fondamento romano. 
Dovremo andare a 1562, nella sezione 22: La messa dovrebbe essere celebrata solo nei luoghi consacrati; il trattamento magico con l’ostia, perche molto credevano in questo potere magico, un senso sbagliato; il problema della musica banale, si dovrebbe smettere l’usanza della musica non liturgica in Chiesa; i vescovi dovrebbero controllare i loro sacerdoti quando all’offerta della messa; la superstizione per quanto riguarda al numero delle messe doveva essere eliminata; fu desiderato che tutti i membri dovevano comunicare ad ogni messa [durante il concilio c’era anche un vescovo che diceva che era meglio che la gente no ci fosse nella messa, loro soltanto ci disturba], in 1742, ci fu anche pistoia una insistenza in consacrare la comunione per una messa specifica, non usare il tabernacolo per l’ostia a comunicare, per dare il valore di ricevere l’Eucaristia. In Trento già di discute l’importanza della comunità ricevere l’Eucaristia. Inoltre è importante che è stato affermato tanto il carattere sacrificale della messa, questo perche i riformatori non accettavano la messa come sacrificio. I sacerdote dovevano mettere sempre acqua nel calice. 
Andiamo all’800. Qui è importante ricordare l’avvenimento della rivoluzione francesa e tutti i danni che hanno fatto alla Chiesa, tanti monasteri che sono stati chiusi. P. Gueranger: impegnato liturgicamente.
Prima di tutto cominciamo con lo sguardo francese, avendo in mente la rivoluzione. Primadi Gueranger la Chiesa sperimentava una grande diversità liturgica. Dopo Trento in Francia c’era una grande resistenza, non accettava le norme della santa sede. Anche i vescovi francesi erano tanti d’accordo con quella resistenza. Ogni diocese aveva i suoi libri liturgici. Gueranger vuole creare quasi da capo, un monastero beneditino fedele al fondamento romano, tramite la vita liturgica, osservando ogni rubrica. In terra francese essere fedele a Roma, per dopo portare tutta la Francia all’unione con Roma. Quindi tutto questo si trova nel desiderio di Gueranger. Diventa subito l’abate. Voleva di una parte fa rispondere il suo monastero all’esigenze moderne, ma essendo fedele a Roma. Possiamo dire che tutto era ben ordinato liturgicamente parlando, come rubrica, ma anche il modo di celebrare. Volendo portare avanti questo impegno, lui scopre anche le ricchezze del canto gregoriano. Ormai in Germania, alcuni dicevano che il canto gregoriano doveva essere tolto della liturgia, era molto difficile, lontano dalla gente. Gueranger avendo visto queste cambiamenti musicale, a favore della popolarità, voleva riscoprire la romanità del canto gregoriano. A partire dell’anno 80 si fonda una scuola di canto gregoriano. Studiare gli scritti, tutta la storia del canto gregoriano. Togliere quello che non è vero nel canto gregoriano e rimanere con quello che è originalmente romano. Si può anche dire che oggi ce l’abbiamo il canto gregoriano grazie al lavoro di questo monastero e di Gueranger. Pio X che era musicista, scrive un testo propria fermato nel giorno di santa cecilia, sulla musica sacra; lui dice che la liturgia è la fonte indispensabile per la vita della Chiesa. Questo testo diventa la magna carta per il movimento liturgico del XX secolo. Liturgia non’è un argomento a parte, dimostra tutto ciò che crediamo, la nostra vita, la nostra dottrina. Gueranger entra in questo testo perche il papa scrive che l’unico canto che si può cantare nella Chiesa è quello del monastero, quello di Gueranger. È stata un grande problema per accettare questa modificazione, una difficoltà pastorale immensa. Non si accettava una musica scoperta in Francia, per i tedeschi era impossibile. Gueranger e suoi monaci ci hanno dato questo grande contributo. Fino a 20 anni fa, Gueranger fu considerato il fondatore del movimento liturgico, però oggi si vede che non centra niente con lui. Il movimento liturgico voleva tornare all’antichità, alla patristica, Gueranger non, lui si è fermato nel medioevo. Lo stesso Gueranger aveva un modo un soggettivo per quanto riguarda alla ricerca, aveva già le conclusioni di quello che cercava. Lui ha fatto molto per romanizzare la liturgia della Francia. Liturgia come contemplazione per eccellenza. Per Gueranger la liturgi fu contemplazione di modo tale che era vista come una contemplazione misteriosa, un Dio che ci porta al mistero. Per promuovere la sua proposta, in 41 introduce una collana di nove libri con lo scopo di educare il clero e i laici francese nella liturgia romano. Nello stesso anno, avendo di una parte la linea pastorale delle collane, introduce adesso una istruzione liturgica per i professori, per gli intellettuale. L’idea passa della Francia, per la Germania, dopo Belgio e così in tutto il mondo. Importante capire che l’influsso di Solerma. Il monastero di Buerun, fondato da due fratelli monaci, vive fedelmente lo spirito di Solerma. Da Buerun, va a Marilac. Quindi comincia la espansione di Solerma e di Gueranger. In 1884, un monaco di Buerun di nome Schott publicò il primo messale tedesco latino, nel quale si trovava citazione di Gueranger nella sua collana. Poi qualche anno dopo 1893, hanno pubblicato un libro per i vescovi. Prima di andare al XX secolo e il testo di Pio X, dobbiamo vedere la scuola di Tubinga. L’importanza tra ecclesiologia e liturgia. La liturgia è la fonte della missione della Chiesa. Alla fine la realtà liturgica è la stessa della Chiesa. La dottrina della Chiesa come corpo di Cristo (ricordando Paolo), fu durante tanto tempo dimenticato. San Paolo ci offre questa bella dottrina della Chiesa come corpo mistico di Cristo. Anche Agostino tanto ha parlato di questo. Il legame tra il corpo mistico di Cristo e la liturgia, l’eucaristia. Nel medioevo non si parlava più di questo, è dimenticato. La Chiesa è diventata un può cautelosa per dire che tutti siamo uguale. A Tubinga si fa questa nuova riscoperta, specialmente con Sailer, Mohler, Neander, parlando della bellezza della Chiesa come corpo di Cristo. Qui importante perche in quella dottrina non fu immediatamente accettata. Fino al 1943 c’è questo dubbio, li il papa scrive una enciclica dicendo che la Chiesa è corpo mistico di Cristo. Quando nacque il movimento liturgico del XX secolo, hanno scelto la teologia di Tubinga, della Chiesa come corpo di Cristo, perche hanno capito che per avere credibilità scelgono questa teologia. Il fondamento teologico del movimento liturgico va oltre all’aspetto estetico, è la Chiesa come corpo di Cristo che celebra. Loro hanno scelto questo perche prendendo sul serio questo, vedevano che l’eucaristia e missione sono inseparabile. Nell’eucaristia c’è la missione della Chiesa. Anche nostri membri inferiore fanno parte del medesimo corpo di Cristo, quindi nostra partecipazione liturgica dovrebbe potarci a questi membri sofferenti. 
Non’è stato soltanto la chiesa come corpo di Cristo, ma anche l’assemblea della Chiesa era ogni volta di più lasciata. Quando è stata riscoperta che la chiesa era il corpo di Cristo questo fu visto come molto strano. In 1943 Pio XII, scrive una enciclica come risultato del movimento ecclesiologico iniziato a Tubinga nell’800. Queste movimenti cominciano dal basso, con lo studio, pian piano. Importante è vedere il legame tra i movimento, per esempio il movimento ecclesiologico non si chiude, ma parla di tanti argomenti, anche della liturgia. Quando nel secolo XX cercavano i protagonisti del movimento liturgico, vedevano nell’800 con Gueranger. Queste protagoniste sono state criticati, come superficiali, preocupati con i paramenti e altre cose. La risposta viene con le citazioni di queste opere fatta nella scuola di Tubinga per affermare la dottrina della Chiesa come corpo mistico. Con l’enciclica del papa che afferma questa dottrina entra definitivamente nella Chiesa. Ci sono qualche dibattito sul chi è il fondatore del movimento liturgico; oggi si sa che questo è il belga Beauduin, un diocesano che dopo diventa beneditino, perche in 1906 entra nel monastero, nel fra tempo prima di diventare beneditino, come risposta alla enciclica di Leone XIII; Rerum Novarum, un cardinale fonda una fraternità di sacerdoti per assistere la gente senza lavoro, e anche a livello spirituale e Beauduin fu membro di questa fraternità. Lui è sempre stato appassionato per quelli che soffrono, aveva nel cuore la dottrina del corpo di Cristo. Come risposta lui partecipava, e entrando nel monastero aveva già quella formazione umana. In un convegno sociale sul quella enciclica e Beauduin doveva fare una conferenza con il tema sulla liturgia. Il suo titolo fu “la vera preghiera della Chiesa” lui ha fondato sua relazione sulla enciclica di Pio X, parlava della liturgia come fonte di regerazione per la Chiesa, è la preghiera della Chiesa. Durante una pausa del caffè, un professore laico, Kurth, e lui hanno cominciato a sognare come sarebbe la Chiesa se loro prendessero sul serio quella frase del Papa. Comincia il movimento liturgico nella Belgi. La magna carta del movimento liturgico è la enciclica di Pio X e la frase più sottolineata era: “la liturgia è la fonte indispensabile per la vita della Chiesa”. il motu proprio del Papa, sulla musica gregoriana, fu inspirato nella sua origine nel monastero di Solerma. Due anni dopo vediamo il decreto sul ricevimento della comunione. 5 anni dopo lui abassa l’età dei bambini per ricevere la prima comunione. Da Solesmes va a Bueron e dopo a Maria Laach. Per il movimento liturgico tedesco questo ultimo è la capitale. Dovremmo ringraziareall’abate Herwegen, uomo aperto e molto sviluppato. Durante il tempo che era capelano di una università, ha conosciuto Casel, un grande nome della liturgia. Casel entra nel monastero e diventa un grande nome della storia della liturgia. Herwegen non’è molto citato ma ha una importanza molto grande, lui come abate fu il grande incentivatore del movimento. Guardini è anche molto importante, un diocesano italiano. Abbiamo tutto questo in Germania, in Maria Laach. Abbiamo alcuni dati interessante: in Germania il movimento è conosciuto per la sua dimensione scientifica, non tanto pastorale, però c’era anche molta influenza pastorale, per esempio, li fu celebrata la prima messa recitata, 1 Agosto 1926, alcuni monaci che avevano studiato il movimento liturgico, hanno chiesta l’autorizzazione di fare una messa recitata, con la partecipazione dell’assemblea. Hanno celebrato la messa in latino, ma con le risposte, ognuno che arrivava nella cripta doveva mettere l’ostia sulla patena. Una messa verso popolo. È successo dopo che alcuni preti diocesani della zona, cominciarono a criticare i monaci come protestanti. Il vescovo avendo visto quella messa recitata, si è commosso e dopo un anno nel congresso eucaristico, anche lui ha celebrato la messa recitata per tutta la sua diocesi. Anche Guardini è visto come un grande pensatore, intellettuale, ma anche pastorale, perche lui ha fatto una cosa molto sorprendente: lui ha cominciato un dialogo tra i teologi e gli artisti, gli architetti. Importante dire anche che Casel, durante l’estate, andava come cappellano alle monache benedettine a Herstelle, quello monastero era molto importante, perche le suore che entravano nel convento già avevano una formazione scientifica; Casel vedendo questo ha cominciato di influire le monache nel movimento liturgico. Quindi anche le monache benedettine hanno contribuito molto per il movimento liturgico. Da Maria Laach, anche nella Spagna, comincia questo movimento. Come hanno perso tanti monaci, quello monastero della Spagna, il monastero doveva chiudere e mandare alcuni pochi monaci agli altri monasteri. Alcuni andarono a Maria Laach e hanno ricevuto tutta l’influenza del movimento liturgico così vivo in quello monastero. Tornando alla Spagna hanno portato a casa quella visione liturgica, e cominciato anche il movimento nella Spagna. 1872, sono andati dalla parte di Bueron, Maurus e Placidus, fratelli di sangue, che dopo hanno fondato nel Belgio un monastero Maredous. Van Caloen, 1882, pubblica il primo messale in latino e francese. Questo stesso ha fatto una conferenza affermando la necessità dei fedeli laici partecipare dell’Eucaristia. Ha fondato anche una rivesta per promuovere il movimento liturgico nel Belgio. Kerchove, sono andati a fondare un altro monastero a Monte Cesàr. Questo fu conosciuto per le sue pubblicazioni, ma di modo più notevole, in 1910, quando Beauduin fondò una rivista. 1912, inizia le settimane liturgiche. 
Da quello incontro di Beauduin con il professore laico Kurth hanno pensato in quattro punti:
lavorare sui testi liturgiche: tradurre il messale in francese. Incoraggiare l’uso dei messale romano anche per i laici. Far più accessibile ai laici
sviluppare una spiritualità liturgica, dove i cristiani possono vivere di questa spiritualità
Coltivare l’usanza del canto gregoriano durante la messa 
formare musicisti, maestro di cori. Una volta all’anno un ritiro spirituale sulla liturgia. 
Nello stesso anno del convegno dove ha parlato Beauduin, il monastero di Mont. Cesar ha cominciato una rivista sulla liturgia, che subito ha fatto molta fama. 1914, Beauduin ha pubblicato il suo primo libro, come una dichiarazione pubblica dell’esistenza del movimento liturgico. In questo libro lui ha fatto una base teologica e metodologica per questo movimento. Lui ha fatto un bel lavoro perche ha legato Tubinga, il desiderio di Pio X e il movimento liturgico. Beauduin è venuto a Roma, sembra che aveva tanti problemi con la vita comunitaria, quindi doveva uscire; lo hanno mandato a Roma e qui insegnava e ha fatto alcuni discepoli; tra di questi Michel, un americano che studiava a Roma. Michel ha cominciato a sognare con Beauduin. Ha cominciato a girare e vedere tutto quello che facevano nei monasteri; così in 1925, tornando negli Stati Uniti, fondò un monastero e ha cominciato a tradurre e pubblicare in inglese i testi del movimento liturgico. Fonda anche una rivista liturgica. Anche in Brasile si arriva questo movimento con un piccolo foglietto di spiritualità liturgica. Il protagonista del movimento liturgico nell’Austria è stato Parsch, un agostiniano. Lui ha presso molto di Maria Laach. Fu un studioso che aveva una passione per la pastorale. Quando ha presso una parrocchia, vicino al suo monastero. Quella parrocchia diventò un laboratorio delle sue idee liturgiche. Quando vediamo Austria è più importante il legame tra Bibbia, Patristica e liturgia. Questa integrazione è importante, molto vista nel Vaticano II, influenzato per Parsch. Per promuovere il suo desideri ha fatto in 1923, un commentario sul messale e breviario, intitolato “l’anno liturgico” questo era solo il primo volume. Dopo ha cominciato una rivista, in 1926. Una rivista legando la Bibbia e la liturgia; la bibbia come fondamento della liturgia, non solo testuale. In questo punto la Bibbia era una cosa un può lasciata da parte, era cosa di protestante, noi ce l’abbiamo il santissimo, loro la Bibbia. In questo senso questa pubblicazione ha fatto una grande rivoluzione. Quando leggiamo la Sacrosantum Concilium, che deve se deve tornare alla Bibbia come fondamento teologico e biblico della liturgia, certamente è influenzato di Parsch. Il movimento liturgico non’è stato accettato facile così. Solo in 1947 con una enciclica del Papa Pio XII, viene riconosciuto come autentico il movimento liturgico. Nell’Italia è interessante che comincia nel Centro - Nord, non tanto verso il Sud. Emanuele Caronte è un grande nome, perche voleva fondare la pietà della Chiesa nella pietà liturgica. Pubblicò nel 1921 a Torino, un libro “La pietà liturgica” e anche il “Messale festivo per i fedeli”. In 1914 a Savona, si fonda la rivista liturgica che è ancora la più importante dell’Italia. Nella Spagna a Toledo nel 1945 se fonda anche un rivista. Se fonda in 1961 anche il centro di formazione di liturgia di Barcelona. In Francia, interessante è che le protagoniste sono i domenicani, in 1945 fonda la prima rivista di liturgia. 1946-1947, si fonda anche un istituto importante della liturgia. Negli Stati Uniti, nell’anno 40, più di 12000 persona a un convegno sulla liturgia. Nel 1947 i vescovi di Belgio hanno chiesto un permesso speciale per celebrare la messa durante la sera, chiesta negata. Volevano celebrare la messa per la gente che lavorava. Nell’anno seguente i vescovi giaponese hanno fatto la stessa richiesta e hanno ricevuto il permesso. Anche i vescovi della Cina hanno richiesto di fare la traduzione per il mandarino il messale. 
SOLESMES 
Già Pio XII ha provato di promuovere una riforma liturgica. Uno grande studioso di questa riforma che va fino al Vaticano II, è A. Bugnini nel suo “la riforma liturgica”. Andando avanti avendo avuto l’enciclica di Pio XII, arriviamo all’anno 56, nove anni dopo la enciclica, abbiamo un convegno sulla liturgia, convocato dalla sacra congregazione per i sacri riti. Per noi è importante che quando fu annunziato il Vaticano II, hanno dovuto tornare a questo convegno per comporre il gruppo per la liturgia. Hanno preso l’elenco di Assisi per la riforma liturgica. Nel convegno di Assisi c’era come argomento centrale la liturgia pasquale. L’organizzatore era vescovo di Biella nel Piemonte, Carlo Rossi, con l’aiuto di alcuni esperti, tre professori. Dovrei anche dire che non’è stato la prima volta quelli convegni, però non della stessa importanza di quello di Assisi. Ci sono stati due gesuiti nel campo liturgico, che hanno dato grande contributo, con due conferenze. Il presidente è sempre stato il cardinale prefetto.Sono due i temi centrale: 1. La lingua corrente e 2. La riforma del breviario. Tanto è vero che questi temi sono stati discussi con grande emozione. Avendo preparato ognuno il suo testo prima sulla importanza della lingua corrente, è stata una grande sorpresa perche il cardinale ha detto prima: potete discutere qualsiasi cosa, meno la lingua liturgica. Alla fine del convegno, il papa ha parlato chiaramente: la lingua liturgica sarà sempre il latino. Per noi Assisi è ponte tra la riforma liturgica di Pio XII, tra il movimento liturgico e il Vaticano II. 
25 Gennaio 1959, a San Paolo fuori delle murre, Giovanni XXIII convoca il concilio. Gigno di 60, lo stesso cardinale del sacri riti è stato nominato come presidente dei lavori per la liturgia, avendo come segretario Bugnini. Hanno formato una commissione piena di 65 membri e 30 consultori, tra cui vescovi e liturgisti di 25 paese. Ci sono formati tre sotto commissione, anche gerarchico: 1. Il mistero della sacra liturgia e suo rapporto con la Chiesa (entra tutto il linguaggio del mistero pasquale, l’argomento ecclesiologico, lex oranti e lex credenti); 2. La Santa Messa; 3. La concelebrazione eucaristica (perche? Perche prima non c’era la concelebrazione; 4. L’ufficio divino; 5. Sacramenti e sacramentali; 6. La riforma del calendario (alcuni giorni c’erano 6 memorie da festeggiare) 7. Usanza del latino (qui non entra la lingua corrente) 8. La formazione liturgica; MANCANO GLI ULTIMI 15 MINUTI DELLA LEZIONE 
Un grande problema è l’interpretazione delle norme del concilio, non si sapeva che cosa significava partecipazione, pensavano che era tutti fare tutto. Anche nel silenzio c’è la partecipazione, non significa che dobbiamo stare attivi tutta la celebrazione. C’erano 13 sottocommissione che ha composto un testo di sette capitoli. Vediamo adesso queste sette capitoli. I capitolo ci parla dei motivi della riforma. Il II parla dell’Eucaristia, parla della Santa Messa. Il III capitolo parla dei sacramenti e dei sacramentali. Il IV parla dell’ufficio divino, o come, viene intitolato liturgia delle ore. Il V capitolo parla dell’anno liturgico, dicendo che il cuore è il mistero pasquale di Cristo. Il VI la musica liturgica e il VII l’arte liturgica. Il nuovo linguaggio del Sacrossantum Concilium viene affermare la Chiesa come popolo di Dio, e non tanto come corpo di Cristo, come si viveva fino allora, questo non significa che sono contradditori, però è diverso. La Chiesa come corpo di Cristo: vantaggio è una integrazione, proporziona la comunione. Per quanto riguarda questo linguaggio, alcuni si lamentavano questa perdita del linguaggio del corpo di Cristo, perche si perdeva anche la questione mistica di comunione. Il numero VII sottolinea di modo eloquente questa realtà. È Cristo che agisce nella liturgia; è Dio che ci parla nella prima lettura, è Cristo che ci parla nel vangelo. Cristo è presente nella Scrittura, ma anche dove si canta e prega con la Scrittura. Sottolinea anche che lo scopo della liturgia è la glorificazione di Dio e la santificazione del popolo. Tramite la liturgia siamo santificati. Dio non c’è bisogno della nostra glorificazione, ma noi che siamo santificati nella glorificazione di Dio. 
Anche nel numero 7 vediamo che la liturgia è l’esercizio sacerdotale di Gesù Cristo. Dentro di questo duplice scopo, c’è l’esercizio di Cristo. Ogni celebrazione liturgica è azione sacra in senso eminente. Non si può paragonare con nessuna altra azione della Chiesa. Nel numero VIII vediamo il linguaggio che la liturgia deve farci gustare il cielo sulla terra, ossia, partecipando di una celebrazione dobbiamo esperimentare quello che è liturgia celeste. Nella liturgia terrestre cantiamo il canto di lode a Dio insieme agli angeli del cielo.
Nel numero 10, parlaci che la liturgia è la fonte per ogni cristiani per vivere la vita cristiana. 
Numero 13: l’unico numero che parla della pietà popolare (novena, rosari, pellegrinaggio....) parlando che queste esercizi sono di grande aiuto quando sono vissuti in comunione con la Chiesa e il magistero; queste devono essere un cammino per prepararci alle celebrazioni liturgiche. Un rischio è che questa informalità comincia a seguire un cammino fuori della Chiesa, una strada separata. 
Numero 14: importante perche parla della partecipazione di tutti fedeli; il popolo ha il diritto e il dovere di partecipare della messa. La partecipazioni non viene fatta senza formazione. 
15, 16, 17, parla dello studio della liturgia nei seminari. 
37-40, parliamo dell’inculturazione liturgica, contestualizzare la liturgia, ossia, una messa per i bambini non’è uguale a una messa per gli anziani.
Dopo il Vaticano II, c’era la Sacrossantum e si doveva implementare le modifiche. Così Paolo VI ha convocato nel 64 il Concilium. Dopo si istaura la Sacra Congregazione per il culto divino e in 75 per il culto divino e i sacramenti. Si doveva tradurre il messale, quante lingue c’è bisogno? Tante complicazioni, che si doveva pensare. I vescovi non sapevano che cosa fare per implementare la riforma. 
Vediamo adesso l’istruzione generale del messale romano. 
L’istruzione generale offre un tipo di coreografia liturgica, ossia, come si dovrebbe celebrare, quello che si può fare, come quello che non si può fare. Non’è un testo nuovo, come fondamento, dobbiamo tornare a tanti secoli passati. 
Il primo e secondo capitoli, offre il contesto per i capitoli successivi. Perche queste elementi? Parla d’obbligo di tutti i partecipanti nella celebrazione. Parla anche dell’importanza del canto comune
Nel capitolo 4 ci parla delle messe con diaconi, senza diaconi. Comunione sotto due specie.
Nel capitolo 5 parla dello spazio liturgico, per esempio, l’altare che doveva essere fatto di maniera che tutti i ministri potessi circondare. Parla anche del tabernacolo, del luogo della riserva.
Nel capitolo 7 parla delle scelte per la messa. Importante è che il sacerdote doveva fare attenzione al bene spirituale del popolo di Dio, e non pensare in se stesso. I bisogni pastorale dell’assemblea liturgica. 
Vediamo alcuni numero specifici:
6 e7: tradizione continua. Legame tra i concili, per esempio, Trento e Vaticano II. Non’è una nuova liturgia, ma una continuazione. Spiega anche le differenza tra i messale di Pio V e quello di Paolo VI, che ognuno fa parte di un concetto particolare. 
8: seguendo il 7, parlando del Vaticano II, parla della linea continua, quando i padre del concilio volevano tornare alle fonti.
10-11: adattamento per le condizioni normale. Parla dell’importanza catechetica della liturgia, sta parlando in modo tale che tutta la liturgia insegna, anche il silenzio, il segno della croce, il gloria. Ciò che svolgiamo in Chiesa è ciò che crediamo
13: sottolinea che la comunione per i fedeli laici doveva essere consacrata durante quella messa. Non esiste nessun documento della Chiesa che parla dell’usanza del tabeprima comurnacolo durante la messa 
19: quando possibile è raccomandato che il sacerdote celebre quotidianamente
24: parla del ruolo del vescovo che deve controllare la vita liturgica della diocesi. Anche il sacerdote deve ricordare che lui è servo della liturgia, non quello che li piace. 
Nell’inizio la predica era piuttosto morale, non era legata alla Scrittura. Dopo il concilio la predica diventa parte della liturgia della parola, una parte integrante della Scrittura. Hanno tolto il segno della croce nell’inizio e alla fine della predica, per mostrare che siamo dentro della liturgia
30: il punto centrale della Messa è la preghiera eucaristica. Importante capire che tutta la preghiera eucaristica conta e non soltanto la consacrazione. Tutta l’assemblea deve stare attenta, pregando con la preghiera eucaristica. Il sacerdote è persona christi, che offre il sacrificio a Dio, in nome di tutti. Il sacerdote non’è il centro, ma quello che lui offre.
31: il sacerdote può introdurre la messa, brevemente. Il celebrante non può mai commentare o introdurre la preghiera eucaristica. Sullastessa linea, a causa di questa importanza della preghiera eucaristica, non si può mai suonare sotto fondo.
38: importanza di pronunciare bene i testi, con una voce alta e chiara. Deve corrispondere al testo, la maniera di parlare. Enfatizzare le parole è importante. 
39: importanza della musica liturgica. Si deve cantare sopratutto nel giorni festivi. 
42: parla dei movimenti liturgici, i gesti liturgici. Ci vuole un’uniformità dei gesti. Anche i gesti ci parlano. Le processioni deve comunicare l’unità del corpo mistico di Cristo. 
45: si parla del sacro silenzio. Ci sono degli spazi riservati per il silenzio. 
49-50: si saluta l’assemblea con il saluto biblico 
60: importanza del vangelo. Non si porta un lezionario nel posto del evangeliario. 
61: salmo responsoriale che deve essere cantato dall’ambone e non dal coro.
63: Alleluia, se non’è cantato, può essere omesso
65-66: la predica. Non può essere mai fatta da un laico, fa parte del ministero del presidente.
67-68: professione di fede
70: la preghiera dei fedeli ... c’è un ordine. L’idea è che sia una preghiera universale. 
72: Non’è più chiamato offertorio, ma preparazione dei doni
79: elementi di ringraziamento del prefazio. 
82: segno della pace. I ministri non dovevano lasciare il presbitero per salutare. 
83: fraccio panis
84: Ci sono delle preghiere che fanno parte spiritualità del sacerdote e per questo si fa in voce bassa
88: silenzio dopo la comunione.
III capitolo: uffici e ministeri durante la Messa
92: il ruolo del vescovo, che è il vero presidente della celebrazione. Per questo che quando c’è un vescovo lui deve presiedere. 
IV capitolo: diverse maniere di celebrazioni. 
Nella domenica ci deve essere una messa principale, che si deve essere ben preparata. Parla delle messe conventuali e delle concelebrazioni. Parla di tutti gli elementi pratici di una messa senza diacono. 
160: i fedeli possono fare la comunione in piedi o in ginocchio. L’importante è l’unità nei gesti che viene dall’unità del corpo mistico di Cristo. 
195: parla dei diaconi. Il libro dei vangeli che entra in processioni e deve essere messo sopra l’altare. Non si porta lezionario nella processione, ma il libro dei vangeli.
199 ss: andiamo verso la concelebrazione. Sottolinea il simbolismo che sta indietro alla concelebrazioni. La concelebrazione deve essere espressione dell’unità dei sacerdoti e del corpo mistico di Cristo. La concelebrazione è nata come espressione di accoglienza di un vescovo ospite.
201: quando ci sono tanti sacerdoti, è meglio fare vari celebrazioni
209: non c’è bisogno che tutti concelebranti portino la casula. La voce del celebrante principale deve essere più alta, sentita di più che degli altri celebranti
215: o concelebranti non devono interferire troppo nella messa. Devono stare attenti al presidente principale.
I numeri più avanti parlano di ogni preghiera eucaristica. Il sacerdote doveva avere sempre qualcuno che lo aiutasse nella celebrazione
Capitolo V
305: uso dei fiori; non si permette mai fiori di plastica. Durante la quaresima non ci devono essere fiori nella chiesa. Le fiori non dovevano essere sopra l’altare ma vicino all’altare. L’ambone che doveva essere fisso e non portabile. La predica può essere tenuta dall’ambone o dalla sedia, oppure da un’altro posto degno, giusto. Non dall’altare, che è riservato per la liturgia eucaristica.
Capitolo VI – questioni molto pratiche! Materiali utili per la celebrazioni
Capitolo VII – diverse tipi di celebrazioni
Capitolo VIII – celebrazione con le preghiere specifiche e occasioni specifiche.
Capitolo IV – adattamento che appartiene alla conferenza episcopale. È un capitolo nuovo che non appartiene al testo originale dopo il concilio.
390: quelli che hanno ricevuto il permesso di fare un adattamento dal vescovo, deve avere anche l’approvazione del Vaticano. Per esempio: gesti corporali dei laici, canti, lettura della scrittura per le varie occasioni, il modo di scambiare la pace, il modo di ricevere la comunione, traduzioni dei testi biblici.
Ogni diocesi dovrebbe avere il suo proprio calendario liturgico. Nel 399 parla della varietà linguistica.
La teologia liturgica non’è limitata solo al credo che professiamo. Ogni momento di un ufficio divino, di un battessimo, doveva mostrare la nostra fede, in quello che crediamo. La teologia prima: l’atto liturgico; La teologia seconda; studio liturgico. Lex orandi, lex credenti. C’è la tendenza di dire che liturgia non’è teologia. Liturgia non’è strana alla realtà teologica. La missione di Dio nel mondo viene vista per eccellenza nella celebrazione liturgica. Nella liturgia sperimentiamo il cielo, il mistero di Dio. La liturgia è la fonte della vita cristiana, è la fonte per vivere la settimana. È l’energia di Dio che riceviamo per vivere la messa nella vita.
Beaudiun: volendo riscoprire il valore teologico della liturgia ha detto che la liturgia è la vera preghiera della Chiesa. questo perche dopo Trento la liturgia era vista rubricamente, e come fondatore del movimento liturgico nel Belgio ha provato di studiare. Verso l’800 nella scuola di Tubinga anche si studiava e hanno scoperto la Chiesa come corpo mistico di Cristo. La mistica della liturgia. Casel, un studioso, voleva legare il rito cristiano con il culto romano antico, però lui è il nostro maestro per mostrare che il cuore della celebrazione è il mistero pasquale di Cristo. Quando leggiamo il numero 7 della Sacrossantum Concilium, sul ruolo sacerdotale di Cristo nella celebrazione, nel fondo sta la ricerca di Casel. 50 anni dopo concilio siamo ancora come bambini per capire il mistero sacerdotale e pasquale di Cristo nella liturgia. Il mistero pasquale di Cristo è il fondamento della Sacrossantum Concilium. Importante è che il simbolismo liturgico anche ci mostrano il mistero pasquale di Cristo. Il Signore stesso ci ha donato questo mistero, questa azione sacra che svolgiamo. Non siamo capaci di offrire qualcosa a Dio, non siamo autori della liturgia, è Dio che ci dona. Non siamo padroni della liturgia. È Dio che opera in messo a noi. Quando diciamo mistero già la propria parola ci dice che scappa del nostro intendimento, la liturgia è mistero perche va oltre a noi. Se la liturgia è mistero pasquale, significa che non capiamo tutto. Non abbiamo bisogno di spiegare tutto, è mistero. 
Quando parliamo della teologia liturgica, parliamo anche dei simboli (l’acqua, olio, fuoco ...), che dovrebbero comunicare qualcosa della nostra fede. Non’è per caso che le cose sono prescritti. Il problema è minimizzare i simboli liturgici. I nostri fedeli laici hanno bisogno di una fonte de energia e questa è la liturgia. La liturgia è opera di Dio sul di noi. Dio non ha bisogno del nostro culto, noi che abbiamo bisogno per la nostra santificazione. Noi veniamo trasformati a causa del nostro culto. La liturgia non può diventare una azione nostra. Noi siamo incapaci di raggiungere Dio, soltanto la sua bontà verso di noi ci fa possibile di lodarlo. Tutto questo per spiegare come Casel ha influenzato. Vagaggini, un grande uomo che voleva collegare la liturgia con la dogmatica. Per lui è importante capire la liturgia come fonte dogmatica e di spiritualità. Un’altro grande è Marsili, che ha fatto la sistemazione, ha scritto tanti numero della Sacrossantum Concilium, perche erano periti nel Vaticano II. Parla della natura teologica dell’atto liturgica. L’incontro con Cristo sacramento nella liturgia è per noi un momento essenziale della rivelazione di Dio.
Casel che apre la porta della teologia liturgica e viene ricondotta da Vagaggini e Marsili, che hanno scritto la sacrossantum concilium.
2: nella liturgia si attua l’opera della nostra redenzione. I fedeli quando escono della Chiesa, della liturgia devono portare il volto di Dio, il volto della Chiesa. parla anche dei segni visibili che parlano di cose invisibili
5: segue sempre la stessa linea, dicendo che l’opera di redenzione dell’uomo, è l’opera

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