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gianmarco gometz La certezza giuridica come prevedibilita

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analisi e diritto
serie teorica
68
gianmarco gometz
g. giappichelli editore
la certezza giuridica
come prevedibilità
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INDICE V 
 
 
 
 
 
Indice 
pag. 
 
Introduzione 1 
 
Capitolo 1 
L’incertezza sulla certezza 
1.1. Ambiguità dell’espressione “certezza del diritto” 7 
1.2. Vaghezza del significato di “certezza del diritto” 13 
1.3. Importanza della precisione concettuale in materia di certezza 
giuridica 19 
1.4. La certezza come prevedibilità 22 
1.5. Certezza come fatto e certezza come valore 25 
1.5.a. La certezza-prevedibilità come concetto fattuale dispo-
sizionale 25 
1.5.b. La certezza fattuale: una questione di grado 29 
1.5.c. Concezioni normative della certezza 35 
1.5.d. La certezza come valore o come principio 43 
 
 
Capitolo 2 
La certezza-prevedibilità tra formalismo e 
antiformalismo 
2.1. Alcune domande sulla certezza-prevedibilità 53 
2.2. Previsione e certezza giuridica nell’opera di Hans Kelsen 55 
2.2.a. L’“illusione della certezza del diritto” nella Dottrina pu-
ra del 1934 55 
2.2.b. L’inammissibilità dell’impiego delle conoscenze extra-
giuridiche 58 
2.2.c. La prevedibilità della funzione giuridica negli scritti 
successivi al 1941 62 
 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ VI 
pag. 
 
2.2.d. Il rapporto tra giurisprudenza normativa e giurispruden-
za sociologica 65 
2.2.e. Sostanziale identità di risultati tra giurisprudenza socio-
logica e giurisprudenza normativa 70 
2.2.f. La certezza del diritto nella Dottrina pura del 1960 78 
2.2.g. Due problemi per un previsore “kelsenista” 86 
2.2.h. La previsione e i conflitti di norme di grado diverso 94 
2.2.i. Il grado della certezza 97 
2.2.l. Una certezza approssimativamente realizzabile 100 
2.3. Due posizioni antiformaliste: la certezza-prevedibilità secondo 
Corsale e Leoni 102 
2.3.a. Corsale e la certezza come sicurezza-prevedibilità 102 
2.3.b. Critica alla “certezza legale” 107 
2.3.c. Certezza-prevedibilità e ideologia sociale 112 
2.3.d. La certezza nella storia del diritto 118 
2.3.e. Prospettive per la soluzione di una crisi 125 
2.3.f. La certezza come sicurezza di avere giustizia: critica 128 
2.3.g. Leoni: certezza a lungo termine e certezza a breve ter-
mine 138 
2.3.h. Certezza a lungo termine come espressione di diritto 
spontaneo 141 
2.3.i. Differenze tra certezza a lungo termine e certezza a bre-
ve termine 146 
2.3.l. Legislazione vs. certezza-prevedibilità? 149 
 
 
Capitolo 3 
Per una metateoria della certezza 
3.1. Una ricostruzione del concetto di “certezza del diritto” 159 
3.1.a. Perché una ridefinizione 159 
3.1.b. Né essenze né contestabilità essenziali: il ricostruzioni-
smo 161 
3.2. La certezza come disposizione 165 
3.2.a. Una definizione condizionale della certezza 165 
3.2.b. La riduzione come definizione parziale di “certezza del 
diritto” 169 
3.2.c. La natura convenzionale dei punti terminali della ridu-
zione 177 
3.3. La certezza come concetto quantitativo 184 
 
INDICE VII 
 
 
pag. 
Capitolo 4 
Una ridefinizione di “certezza del diritto” 
4.1. Quattro domande sulla certezza-prevedibilità 193 
4.2. Chi prevede 198 
4.3. Che cosa si prevede 204 
4.3.a. Il carattere alternativo della previsione 205 
4.3.b. Essere o dover essere: questo è il problema 217 
4.3.c. Conoscenze fattuali e previsione delle decisioni giuridi-
che 221 
4.3.d. Prevedere in negativo 224 
4.3.e. Conseguenze di che cosa? 226 
4.3.f. La certezza come prevedibilità dei tempi delle reazioni 
giuridiche 229 
4.3.g. L’accuratezza della previsione 232 
4.3.h. Una certezza diacronica 237 
4.3.i. Ancora sulla previsione di successo: Hayek 241 
4.3.l. Il “che cosa” della certezza 244 
4.4. La certezza del diritto come prevedibilità qualificata nei mezzi 
e nei metodi (come si prevede). 246 
4.4.a. La certezza come prevedibilità conseguibile soltanto 
mediante la conoscenza delle disposizioni normative 247 
4.4.b. Critica: una certezza servente rispetto alla pianificabilità 
giuridicamente informata della condotta individuale 250 
4.4.c. Una pianificabilità strumentale all’autonomia dei previ-
sori 256 
4.4.d. La certezza come prevedibilità conseguita mediante 
qualsiasi informazione disponibile 258 
4.4.e. Certezza ed effettività delle norme 265 
4.5. Il quanto della certezza 268 
4.5.a. La dimensione verticale della certezza: una misura com-
plessa 269 
4.5.b. La dimensione orizzontale della certezza: la diffusione 
della prevedibilità 275 
4.5.c. I fattori di certezza 278 
 
 
 
 
 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ VIII 
pag. 
Capitolo 5 
Conclusione 
5.1. Una proposta di ridefinizione 293 
 
 
Appendice 1: Schema generale di previsione alternativa 299 
 
Bibliografia 303 
 
Introduzione 
 
 
Con qualche ironia, è possibile rilevare come pochi concetti, tra 
quelli considerati dalla filosofia giuridica, siano incerti come quello 
di certezza del diritto. In primo luogo, infatti, tale espressione è oggi 
usata dai giuristi e dai filosofi del diritto per indicare cose diverse: la 
prevedibilità delle decisioni giudiziali, la chiarezza, precisione e in-
telligibilità della formulazione linguistica delle norme giuridiche, 
l’incontestabilità dei rapporti giuridici esauriti, l’univocità delle qua-
lificazioni giuridiche ecc. In secondo luogo, i vari sensi in cui 
l’espressione è usata sono sovente assai vaghi e potenzialmente am-
bigui. Perfino le trattazioni dedicate ex professo al nostro tema elu-
dono spesso, inspiegabilmente, il problema di rilevare/proporre una 
definizione sufficientemente determinata di “certezza del diritto”. In 
tal modo si finisce col dire un gran bene (oppure, sempre più spesso, 
un gran male) della certezza, senza neppure aver precisato l’oggetto 
del proprio apprezzamento (o biasimo). Quel che è peggio, questo 
caos concettuale ha finito col generare tra i giuristi pratici, special-
mente gli avvocati, un clima di divertito scetticismo sulla certezza, 
ormai considerata quasi alla stregua di balocco ideologico con cui i 
filosofi, dalle retrovie dei campi di battaglia della prassi giuridica, 
ripropongono semplicistiche e ingenue visioni di un diritto funzio-
nante come un meccanismo a molla. 
Questo compiaciuto sarcasmo è diretto soprattutto contro le con-
cezioni – classiche e tuttora maggioritarie – che pongono la certezza 
in qualche rapporto con una prevedibilità delle conseguenze giuridi-
che di atti o fatti, o al limite la configurano come presupposto, con-
dizione o mezzo utile per una (miglior) previsione di tali conseguen-
ze. L’idea della prevedibilità giuridica serpeggia spesso, in effetti, 
sotto le concezioni correnti della certezza, tanto da rappresentarne il 
comune denominatore semantico. Questa certezza è sovente (ma non 
sempre) considerata come un valore positivo, non fosse altro perché 
se agli individui è dato prevedere le conseguenze giuridiche dellapropria condotta, è presumibile che essi possano far uso di queste 
conoscenze per una più accorta e consapevole pianificazione delle 
loro scelte pratiche e, dunque, delle loro vite. Tuttavia, proprio con-
tro la certezza intesa come prevedibilità si scagliano più frequente-
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 2 
mente gli strali polemici degli scettici o dei disillusi. L’argomento 
più frequentemente adoperato per quest’operazione di demolizione 
critica è, più o meno, così riassumibile: la certezza-prevedibilità del 
diritto è un mito (l’ha mostrato Kelsen evidenziando l’elemento crea-
tivo insito in ogni “applicazione” del diritto! Lo ribadisce ogni gior-
no la pratica forense!), dunque non ha senso parlarne oltre/vagheg-
giarne l’attuazione/tesserne le lodi. 
In contrapposizione a quest’atteggiamento scettico e rinunciata-
rio, nel presente lavoro sosterrò che è possibile tentare un’operazione 
di recupero concettuale di questo screditato – ma, a mio parere, anco-
ra degno – valore del liberalismo moderno. Ritengo tuttavia che il 
perseguimento di tale obiettivo richieda l’abbandono di alcuni assun-
ti tradizionali, ormai a mio parere insostenibili, e la ricostruzione di 
un concetto disposizionale e non classificatorio di certezza che con-
senta di formulare delle asserzioni intersoggettivamente controllabili 
sul grado di certezza di un dato ordinamento o settore normativo. 
L’adozione di un concetto non classificatorio di certezza del diritto 
consente infatti di superare molte delle difficoltà rilevate dagli scetti-
ci: se la certezza non è concetto tutto-o-niente ma questione di grado, 
risulta possibile parametrarla alla sua maggiore o minore diffusione, 
nonché all’attendibilità, accuratezza ed estensione diacronica delle 
previsioni circa le conseguenze giuridiche degli atti o fatti che i pre-
visori considerano. In tal modo, il concetto di certezza diventa com-
patibile con la constatazione della possibilità di fallimento e di eleva-
ta genericità di quelle previsioni, e dunque col riconoscimento 
dell’ambito di discrezionalità di cui godono i decisori giuridici (o, se 
si preferisce, della natura parzialmente “creativa” della loro funzio-
ne). 
L’obiettivo normativo di questo lavoro viene dunque perseguito 
attraverso un preliminare lavoro analitico, volto alla ridefinizione di 
un concetto di certezza giuridica il più possibile preciso, inequivoco, 
idoneo ad evitare le difficoltà evidenziate dai critici, ed utile sia co-
me strumento per la rilevazione dello stato della certezza dei vari or-
dinamenti considerati, sia come base per l’istituzione di un metodo 
rivolto a variare, in una prospettiva de jure condendo, il grado di cer-
tezza di un particolare ordinamento giuridico. 
Occorre precisare che sono di carattere etico-politico anche alcu-
ne delle scelte che guidano la ricostruzione del concetto di certezza 
che viene proposta in questo lavoro. La stessa decisione di (ri)parlare 
di certezza in termini di prevedibilità discende invero dalla convin-
INTRODUZIONE 3 
zione secondo cui la valutazione positiva della (elevata) certezza ri-
siede principalmente nella sua funzione servente rispetto al bene del-
la pianificabilità giuridicamente informata delle scelte pratiche indi-
viduali e, mediatamente, rispetto all’autonomia dell’individuo, inteso 
come soggetto capace di elaborare piani d’azione a lungo termine. 
Per sottrarre il nostro concetto alle facili ironie dei critici è infatti a 
mio parere opportuno tornare alla sua ratio originaria, ridefinendolo 
in modo da ripristinarne l’oramai allentato legame con la program-
mazione giuridicamente consapevole della vita degli individui. Ciò, 
come dicevo, anche a costo di mettere in discussione alcuni dei più 
noti luoghi comuni sulla certezza. Per rendere quest’ultima realmente 
funzionale al perseguimento degli obiettivi dei previsori, quali che 
siano, è ad esempio necessario abbandonare ogni dogmatismo volto a 
precludere la possibilità di sfruttare a fini predittivi la conoscenza 
delle regolarità fattuali e delle prassi consolidate degli organi giuridi-
ci. Soprattutto, l’idea per cui il valore della certezza risiede (e si e-
saurisce) nel suo ruolo strumentale rispetto alla pianificazione strate-
gica delle scelte pratiche collide con l’affermazione, ancora piuttosto 
comune, di una qualche relazione necessaria tra certezza e giustizia 
“sostanziale”. Dire che il diritto è in qualche misura certo significa 
dire che è in qualche misura possibile prevedere la data soluzione 
giuridica, anche qualora questa sia (sentita come) immorale, inoppor-
tuna o addirittura scandalosa: la certezza di un diritto iniquo è certez-
za di iniquità. Dalla distinzione tra certezza del diritto e certezza del-
la giustizia discende inoltre che la certezza-prevedibilità è un mezzo, 
o meglio, una situazione che può essere sfruttata dagli individui in 
modo strumentale al perseguimento dei loro obiettivi personali, de-
gni o indegni che siano. Il gentiluomo se ne può avvalere esattamente 
come il lestofante: quest’ultimo sfrutterà le possibilità di previsione 
delle reazioni giuridiche per pianificare le proprie malefatte in modo 
da minimizzare il rischio di subire conseguenze sgradite. 
Il presente lavoro si articola in cinque capitoli. 
Nel primo capitolo si dà conto della notevole polisemia, vaghez-
za, ambiguità dell’espressione “certezza del diritto” e si spiegano le 
ragioni dell’urgenza di una riforma analitica. In questa parte del la-
voro si tratta altresì della asserita necessità di distinguere tra una 
“certezza come fatto” e una “certezza come valore”, e si conclude 
che la seconda non è altro che il risultato di una valutazione, solita-
mente positiva, della prima. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 4 
Il secondo capitolo è dedicato all’esame di tre note concezioni 
della certezza giuridica come prevedibilità. Le tesi del Kelsen delle 
due edizioni della Dottrina pura del diritto verranno contrapposte a 
quelle di due autori antiformalisti italiani – Bruno Leoni e Massimo 
Corsale – allo scopo di evidenziarne convergenze (la certezza del di-
ritto deve intendersi in termini di prevedibilità, essa è desiderabile e 
in qualche misura realizzabile) e divergenze (soprattutto riguardanti i 
mezzi con cui un più elevato grado di certezza può realizzarsi entro 
una data comunità giuridica). Si cercherà anche di demolire il mito di 
un Kelsen scettico in materia di certezza del diritto. 
Il terzo capitolo tratta di alcune questioni preliminari ad un’opera 
di ricostruzione analitica della certezza. In particolare, qui si argo-
menta in favore di una ridefinizione della certezza come concetto di-
sposizionale e non classificatorio. Si sostiene che una ridefinizione 
siffatta comporta dei notevoli vantaggi per la rilevazione empirica 
del grado di certezza di un dato ordinamento (o settore normativo), 
ed evita le gravi difficoltà cui conduce l’adozione di un concetto del 
tipo tutto-o-niente. 
Nel quarto capitolo si tenta di giustificare una proposta di ridefi-
nizione della certezza come prevedibilità dando una risposta alle se-
guenti questioni: 
1) chi prevede (ovvero quali sono i soggetti le cui previsioni deb-
bono considerarsi per esprimere un giudizio sulla certezza del dirit-
to); 
2) che cosa si prevede (ovvero su che cosa vertono le previsioni 
che si debbono considerare per esprimere un giudizio sulla certezza 
del diritto); 
3) come si prevede (ovvero quali sono i mezzi e i metodi attraver-
so cui vengono elaborate le previsioni che si debbono considerare ai 
fini di una rilevazione della certezza del diritto); 
4) quanto si prevede (ovvero come si determina la misura della 
certezza del diritto). 
Le risposte date a tali quesiti determinano la proposta di ridefini-
zione che nel quinto capitolo conclude questo lavoro. Si sosterrà che 
la certezzadel diritto può essere definita come la possibilità, diffusa 
presso gli individui compresi in una data classe, di prevedere la 
gamma delle conseguenze suscettibili di essere spontaneamente o 
coattivamente ricondotte ad atti o fatti, nonché l’ambito temporale in 
cui tali conseguenze giuridiche verranno in essere. Lo schema se-
INTRODUZIONE 5 
guente precisa la ridefinizione proposta e la articola secondo i quesiti 
sopra enunciati: 
 
Elementi della definizione Definizione 
elemento disposizionale Possibilità, 
quanto si prevede (misura oriz-
zontale) 
diffusa 
chi prevede presso gli individui inclusi in una data clas-
se, 
quanto si prevede (misura ver-
ticale) 
di prevedere accuratamente, attendibilmen-
te e a lungo termine, 
come si prevede con qualsiasi mezzo a disposizione, 
che cosa si prevede la gamma delle conseguenze giuridiche ef-
fettivamente suscettibili di essere, in virtù 
del diritto o del settore del diritto conside-
rato, spontaneamente o coattivamente ri-
condotte ad atti o fatti, reali o immaginari, 
passati o futuri, 
che cosa si prevede (tempi) nonché l’ambito temporale in cui tali con-
seguenze giuridiche verranno in essere. 
 
 
Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno incoraggiato e aiu-
tato nella preparazione di questo libro. 
Un pensiero di particolare riconoscenza va ad Anna Pintore, i cui 
consigli sono stati davvero indispensabili in tutte le fasi del lavoro: 
nessuno avrebbe potuto essere più paziente o più disponibile. 
Sono molto in debito con Mario Jori e Claudio Luzzati: molte del-
le idee contenute in questo libro non avrebbero potuto essere elabora-
te senza i loro preziosi contributi. 
Vorrei infine ringraziare Riccardo Guastini per l’attenta lettura 
del testo, per le utili osservazioni, nonché, assieme a Paolo Coman-
ducci, per l’onore che mi ha accordato ospitando questo lavoro nella 
collana “Analisi e diritto”. 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1 
L’incertezza sulla certezza 
 
 
 
1.1. Ambiguità dell’espressione “certezza del diritto” 
 
I giuristi e i filosofi del diritto, in luoghi e tempi diversi, hanno at-
tribuito alla locuzione “certezza del diritto”, o “certezza giuridica” 
(Rechtssicherheit, legal certainty, sécurité du droit, seguridad jurídi-
ca), molteplici significati, spesso assai diversi tra loro. Senza alcuna 
pretesa di completezza, si possono elencare i seguenti: conoscibilità 
ex ante delle conseguenze giuridiche dei comportamenti degli indivi-
dui, basata sulla conoscenza delle norme del diritto; prevedibilità 
dell’intervento (o del non intervento) degli organi con competenza 
decisionale o meramente esecutiva in relazione a ciascuna singola 
fattispecie; prevedibilità dell’esito di ciascun intervento degli organi 
dotati di competenza giuridica decisionale, ovvero prevedibilità della 
decisione giuridica concreta; sicurezza dei rapporti giuridici, in virtù 
di una presumibile stabilità della regolamentazione o della congruen-
za tra normative susseguentisi nel tempo; controllabilità ex post delle 
decisioni giuridiche; accessibilità alla conoscenza della legge o, più 
in generale, delle prescrizioni giuridiche da parte dei loro destinatari; 
conoscenza diffusa ed effettiva del diritto da parte dei consociati; 
principio che prescrive di produrre e di applicare le norme in modo 
da rendere possibile conoscere anticipatamente in via generale o par-
ticolare la valutazione giuridica dei comportamenti futuri; univocità 
delle qualificazioni giuridiche, fedeltà delle decisioni ai precedenti 
giudiziali, o coerenza e congruenza delle decisioni giuridiche; con-
formità del diritto o delle decisioni giudiziali a determinati standards 
di giustizia o di correttezza; coerenza e completezza dell’ordinamen-
to considerato come sistema di qualificazioni giuridiche; stabilità del 
giudicato o comunque incontestabilità dei rapporti giuridici esauriti; 
completa definizione delle fonti di produzione delle norme giuridi-
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 8 
che; chiarezza, precisione e intelligibilità delle direttive di compor-
tamento contenute nelle norme giuridiche; determinatezza delle com-
petenze e delle reciproche relazioni tra i pubblici poteri; protezione 
del cittadino contro l’arbitrio dei governanti e/o dei giudici, specie 
grazie alla presenza nel sistema giuridico di principi o istituti specifi-
ci, quali il principio di legalità, l’irretroattività della legge e via di-
cendo 1. 
La semplice enumerazione di queste definizioni dovrebbe mostra-
re che «non è affatto chiaro che cosa debba intendersi per certezza 
del diritto» 2; ciò, del resto, è stato ampiamente rilevato dagli studio-
si che si sono occupati della materia 3. Uno dei motivi dell’inaffer-
 
1 Questo elenco non comprende solo i sensi in cui l’espressione “certezza del di-
ritto” è usata di fatto nel comune linguaggio dei giuristi, ma include anche alcune 
più o meno note ridefinizioni e definizioni stipulative reperibili nella vasta letteratu-
ra teorica e filosofico-giuridica sull’argomento; per ciò che riguarda i soli contributi 
italiani si vedano ad esempio: BERTEA, S., Certezza del diritto e argomentazione 
giuridica, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002; CARCATERRA, G., Certezza, scienza, 
diritto, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, 48 (1962), pp. 337-394; CO-
MANDUCCI, P., GUASTINI, R., L’analisi del ragionamento giuridico, Giappichelli, To-
rino 1987, pp. 233-242; CORSALE, M., Certezza del diritto e crisi di legittimità, Giuf-
frè, Milano 1979, pp. 30 ss.; GIANFORMAGGIO, L., Certezza del diritto, in GIANFOR-
MAGGIO, L., Studi sulla giustificazione giuridica, Giappichelli, Torino 1986, pp. 
157-169; GUASTINI, R., La certezza del diritto come principio di diritto positivo?, in 
Le regioni, a. XIV, n. 5, 1986, pp. 1094-1096; JORI, M., PINTORE, A., Manuale di 
teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1995, pp. 194-198; LONGO, M., voce 
Certezza del diritto, in Novissimo Digesto Italiano, III, Utet, Torino 1974, pp. 124-
129; LUZZATI, C., L’interprete e il legislatore, Giuffrè, Milano 1999; LOMBARDI, L., 
Saggio sul diritto giurisprudenziale, Giuffrè, Milano 1967, pp. 567 ss.; PEGORARO, 
L., La tutela della certezza giuridica in alcune costituzioni contemporanee, in JORI, 
M., GIANFORMAGGIO, L. (a cura di), Scritti per Uberto Scarpelli, Giuffrè, Milano 
1997, pp. 705-742. 
2 GUASTINI, R., La certezza del diritto come principio di diritto positivo?, cit., p. 
1094. 
3 Secondo Lombardi Vallauri, ad esempio, i numerosi significati di “certezza del 
diritto” possono essere divisi in ben quattro gruppi, ad ognuno dei quali corrisponde 
un’idea fondamentale di certezza giuridica. La prima idea è quella di “sicurezza”, 
ovvero certezza dell’azione attraverso il diritto; la certezza è la specifica eticità e 
utilità del diritto. Questa concezione, su cui insisteva particolarmente Lopez de Oña-
te (cfr. LOPEZ DE OÑATE, F., La certezza del diritto, Gismondi, Roma 1942, con pre-
fazione di G. Capograssi), si ricollega all’idea del diritto certo come strumento di 
garanzia dell’ordine e della pace sociali, in particolare contro l’arbitrio e la violenza 
pubblici o privati (sulla certezza del diritto come sicurezza, vedi anche CORSALE, 
M., Certezza del diritto e crisi di legittimità, cit., pp. 31-33). La seconda idea di cer-
tezza è quella di “inviolabilità delle situazioni (soggettive) giuridicamente protette”, 
alla cui garanzia mirano le dottrine e gli istituti posti dalla grande tradizione liberale: 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 9 
rabilità del concetto in esame è che non sempre si parla di “certezza 
del diritto” avendo cura di precisare, almeno in qualche misura, cosa 
s’intenda per “diritto”. È chiaro che la trattazione del tema della cer-
tezza assume connotati diversi a seconda dell’approccio teorico-
giuridico adottato: una teoria dellacertezza giuridica viene ordina-
riamente elaborata facendo riferimento ad un determinato concetto di 
diritto, sintesi delle scelte metodiche, teoriche ed etico-politiche che 
costituiscono l’insieme delle tesi fondamentali di una persona, di una 
corrente di pensiero, o di una cultura attorno al diritto 4. Dato che la 
lunga storia della filosofia del diritto coincide in larga misura con la 
storia dei tentativi volti ad individuare il concetto di diritto, e che in 
pratica ogni autore, al di là delle inevitabili “somiglianze di famiglia” 
con i colleghi dello stesso indirizzo o scuola, ha sviluppato (almeno) 
una personale concezione del diritto, è agevole rilevare come la va-
rietà e il numero dei risultati proposti abbiano incrementato in modo 
esponenziale il novero dei possibili significati dell’espressione “cer-
 
 
il principio dello Stato di diritto, la subordinazione del giudice alla legge, il principio 
nullum crimen sine lege, l’irretroattività della legge, e via dicendo; questa concezio-
ne richiama le varie forme di tutela delle libertà del cittadino contro gli abusi dei 
pubblici poteri. La terza idea di certezza, che secondo Lombardi si pone rispetto alle 
altre due come condizione necessaria ma non sempre sufficiente, è quella di “cono-
scibilità della norma generale”, o meglio, “conoscibilità della situazione giuridica 
individuale (e dunque prevedibilità della norma giurisdizionale individuale) sulla 
base della norma generale”. Tuttavia, al contrario di quello che si potrebbe pensare, 
l’autore non intende riferirsi ad una conoscibilità de facto, ad un’accessibilità del 
cittadino alla conoscenza giuridica, bensì ad una conoscibilità-prevedibilità fondata 
sulla completezza del diritto, a sua volta assicurata, in astratto, dall’ideale irrealizza-
bile di una “casistica assoluta dotata di assoluta effettività” (ibidem, p. 583). Infine, 
Lombardi parla di una “certezza diacronica”, che richiama l’idea di “stabilità” della 
regolamentazione giuridica nel tempo (ibidem, pp. 586, 587). Questa quarta idea di 
certezza riguarderebbe in particolare la produzione di nuove norme, il cui contenuto 
dovrebbe presentare una continuità, una gradualità di mutamento, rispetto al diritto 
preesistente; ciò accadrebbe specialmente «là dove mutino le norme nel permanere 
dei principii: mi è più facile accettare la nuova norma che sconcerta i miei piani di 
vita se vedo che essa è posta per applicare, in una mutata situazione storico-sociale, 
lo stesso principio su cui si fondava la norma precedente» (ibidem, p. 587). Distin-
gue tra certezza sincronica e certezza diacronica, ma in un senso differente, anche 
LUZZATI, C., L’interprete e il legislatore, cit., pp. 277-284, 290-292. 
4 Sulla necessità di precisare il concetto di diritto cui si allude parlando di “cer-
tezza del diritto”, vedi: COMANDUCCI, P., Aarnio ed il problema della certezza del 
diritto, in COMANDUCCI, P., GUASTINI, R., Analisi e diritto 1994, Giappichelli, Tori-
no 1994, p. 112; CORSALE, M., Certezza del diritto e crisi di legittimità, cit., pp. 61 
ss.; LONGO, M., voce Certezza del diritto, in Novissimo Digesto Italiano, cit., pp. 
124-125. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 10 
tezza giuridica” 5. Con ciò non intendo affermare che ad ogni conce-
zione del diritto corrisponda una e una sola definizione di certezza 
del diritto. Piuttosto, è vero che un’unica definizione di certezza, 
specie se molto generica, può attagliarsi a più concezioni del diritto, 
anche tra loro inconciliabili; per esempio, se si definisce la certezza 
semplicemente come “possibilità di prevedere le conseguenze giuri-
diche delle proprie azioni”, una tale definizione è compatibile sia con 
la concezione del diritto come coazione applicata in modo sistemati-
co e organizzato con sufficiente effettività, sia con la concezione del 
diritto come impresa finalizzata all’assoggettamento della condotta 
umana a norme, sia con la concezione che considera il diritto come 
insieme di previsioni di ciò che faranno effettivamente i tribunali 6. 
La compatibilità con queste diverse concezioni giuridiche si basa ov-
viamente sulla genericità della locuzione “conseguenze giuridiche”, 
che assume un senso diverso a seconda del concetto di diritto adotta-
to, tanto da poter indicare sia degli accadimenti naturali, ad esempio 
degli atti coercitivi di qualche sorta, sia dei Sollen, ad esempio delle 
norme individuali prodotte nel quadro di un ordinamento dinamico 
inteso come concatenazione produttiva. Tuttavia, se è vero che un’uni-
ca definizione di certezza può attagliarsi a diverse concezioni del di-
ritto, è vero anche, per contro, che una sola definizione di “diritto” 
può lasciare aperta la possibilità di più concezioni di “certezza” al-
ternative e, per così dire, in competizione tra loro. Così, vari autori 
disposti a condividere una concezione positivistica del diritto posso-
no avanzare ognuno una propria personale definizione di certezza 
 
5 Una precisazione si rende a questo punto necessaria circa la distinzione tra 
“concetto” e “concezione”: per “concetto” intendo il nucleo minimo di significato, 
l’elemento uniforme e costante, il denominatore comune alle varie concezioni, che 
viene da queste ultime diversamente sviluppato (vedi ad esempio la distinzione tra 
concetto e concezioni della giustizia operata da H.L.A. HART in The Concept of 
Law, Oxford University Press, London, 1961, trad. it. Il concetto di diritto, Einaudi, 
Torino 1991, pp. 186 e 187). Un concetto ha necessariamente un’intensione minore 
ed un’estensione maggiore rispetto alle varie concezioni che ne costituiscono la spe-
cificazione. Per chiarimenti analitici riguardo alla distinzione tra concetti e conce-
zioni si veda PINTORE, A., La teoria analitica dei concetti giuridici, Jovene, Napoli 
1990, pp. 162 ss. 
6 La prima definizione è quella “minimalistica” riportata in JORI, M., PINTORE, 
A., Manuale di teoria generale del diritto, cit., p. 38, la seconda è in FULLER, L.L., 
The Morality of Law, Yale University Press 1964, trad. it. La moralità del diritto, 
Giuffrè, Milano 1986, p. 142, la terza è in HOLMES, O.W., The Path of the Law, in 
Harward Law Review, 10, 1897, p. 461. 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 11 
giuridica, intesa per esempio come possibilità di prevedere le conse-
guenze giuridiche delle proprie azioni, o come possibilità di prevede-
re, più in generale, le conseguenze che l’ordinamento ricollega ad 
eventi del mondo reale, siano essi comportamenti umani (o loro ri-
sultati), o meno 7. 
Se ciò di cui si predica la certezza adoperando l’espressione in e-
same è oggetto di discussione, non meno controverso è il significato 
del predicato stesso. Il vocabolo “certezza”, infatti, richiama di primo 
acchito una totale sicurezza, una completa mancanza di dubbio su ciò 
che si afferma certo. L’età d’oro della certezza del diritto, quella 
dell’Illuminismo giuridico, è del resto caratterizzata dall’afferma-
zione di un concetto bivalente di certezza: essa c’è o non c’è, tertium 
non datur 8. Questa tendenza a considerare la certezza del diritto 
come concetto tutto-o-niente resiste ancora oggi ed è diffusa spe-
cialmente tra i giuristi positivi. Secondo questa concezione, l’espres-
sione “certezza assoluta”, pur frequente nella letteratura filosofico-
giuridica contemporanea, è in pratica un pleonasmo, poiché non fa 
altro che ribadire l’assolutezza di qualcosa che già per definizione è 
 
7 Simile alla prima definizione è quella riportata in JORI, M., PINTORE, A., Ma-
nuale di teoria generale del diritto, cit., p. 194, per cui «la certezza del diritto consi-
ste nella possibilità, da parte del cittadino, di conoscere la valutazione che il diritto 
dà delle proprie azioni e di prevedere le reazioni degli organi giuridici alla propria 
condotta» (corsivo mio). Un altro esempio è presente in LUZZATI, C., La vaghezza 
delle norme,Giuffrè, Milano 1990, p. 421, dove la certezza del diritto è definita co-
me la «possibilità dei soggetti di conoscere, prima di agire, quale valutazione delle 
proprie azioni verrà data dall’ordinamento giuridico» (corsivo mio). Una definizione 
che identifica la certezza del diritto con la prevedibilità delle conseguenze giuridiche 
di atti o fatti, senza distinguere tra gli uni e gli altri, né tra azioni proprie e altrui, è 
invece riportata in GIANFORMAGGIO, L., Certezza del diritto, cit., p. 158. 
Un esempio di reazione dell’ordinamento a fatti indipendenti dalla condotta u-
mana potrebbe essere, per quanto riguarda il diritto italiano, la dichiarazione dello 
“stato di calamità naturale” (cfr. L. 996/1970, L. 225/1992), ma altri ordinamenti 
prevedono analoghi provvedimenti d’emergenza predisposti per fronteggiare eventi 
naturali catastrofici o comunque eccezionali. Questo provvedimento serve per attiva-
re un’azione pubblica volta a prestare assistenza alle popolazioni colpite da “calami-
tà naturali” (frane, inondazioni, terremoti, siccità, ecc.) e a predisporre i mezzi ne-
cessari per ristabilire la normalità della loro vita. Ebbene, solo secondo la definizio-
ne di “certezza del diritto” come prevedibilità delle conseguenze giuridiche di atti o 
fatti, essa potrebbe essere valutata anche alla stregua della misura con cui è possibile 
prevedere che, verificatosi un certo evento naturale dannoso, sarà dichiarato lo stato 
di calamità naturale. Vedi anche infra, § 4.3.b. 
8 Sui concetti classificatori cfr. HEMPEL, C.G., La formazione dei concetti e delle 
teorie nella scienza empirica, Feltrinelli, Milano 1977, pp. 65-69. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 12 
assoluto; d’altra parte, l’altrettanto ricorrente locuzione “certezza re-
lativa” diventa un ossimoro in quanto accosta termini che esprimono 
concetti contradditori: una certezza non del tutto certa non è più “cer-
tezza”, ma “credenza”, “opinione”, e via dicendo. Come vedremo, le 
nozioni relativiste e graduabili di certezza del diritto sembrano peral-
tro godere di sempre maggior considerazione tra i teorici del diritto 
contemporanei, tanto che sempre più di frequente – e senza contrad-
dizioni – essi parlano di “grado di certezza”, o di “certezza relati-
va” 9. 
La descritta polisemia della locuzione “certezza giuridica” si tra-
duce assai frequentemente in ambiguità, poiché spesso accade che, 
nonostante l’espressione sia inclusa in un contesto più ampio, non si 
riesca a capire quale, tra i vari possibili significati, sia quello effetti-
vamente usato nella concreta istanza verbale. Così, l’enunciato “il 
diritto italiano è un modello di certezza giuridica” non chiarisce se 
per “certezza giuridica” s’intenda, ad esempio, la possibilità di pre-
vedere le conseguenze giuridiche di un determinato comportamento, 
la stabilità della regolamentazione giuridica nel tempo, la chiarezza e 
conoscibilità delle norme giuridiche del diritto italiano o uno qualsia-
si degli altri significati di cui si è fatta menzione in apertura di para-
grafo. Addirittura, qualche volta l’ambiguità della locuzione è tale da 
non permettere di capire se ci si riferisca ad una situazione di fatto, 
ad un principio giuridico o ad un valore etico-politico, e anzi ciò ha 
portato molti studiosi a distinguere espressamente tra una certezza 
intesa come fatto e una certezza intesa come principio o come valo-
re 10. In effetti, se si considerano gli usi effettivi dell’espressione 
“certezza giuridica” si può rilevare che essa è adoperata dai giuristi e 
dai teorici del diritto sia per indicare una situazione di fatto (per e-
sempio, quella per cui più spesso che no gli esperti riescono a preve-
dere le decisioni dei giudici, o il fatto che gli operatori giuridici ap-
plicano il diritto in modo da garantire la previsione della maggior 
parte delle loro decisioni), sia per indicare un principio giuridico (per 
esempio, la direttiva di scopo che prescrive ai giudici di applicare le 
norme in modo da aumentare le probabilità di previsione delle loro 
decisioni da parte dei giuristi o dei cittadini), sia per indicare un va-
 
9 Per tutti, vedi LUZZATI, C., L’interprete e il legislatore, cit., pp. 247-249. Vedi 
infra, § 1.4. 
10 Cfr. GIANFORMAGGIO, L., Certezza del diritto, cit., pp. 162, 165-166; LUZZATI, 
C., L’interprete e il legislatore, cit., pp. 252 ss. All’argomento è dedicato il § 1.5.c. 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 13 
lore (certezza come virtù specifica del diritto, per cui un diritto rela-
tivamente prevedibile è migliore di un diritto relativamente impreve-
dibile) 11. Quest’uso promiscuo della locuzione “certezza del diritto”, 
in taluni casi, può però essere fonte di confusione. Chi voglia affron-
tare uno studio sull’argomento o su qualche suo specifico aspetto do-
vrà pertanto, se desidera evitare equivoci, palesare il senso in cui in-
tende parlare di certezza giuridica, individuandone un’accezione per 
quanto possibile non ambigua. Per far ciò, potrà eventualmente co-
niare una definizione che si discosti parzialmente o totalmente dagli 
usi linguistici correnti, giacché questi non solo favoriscono una certa 
ambiguità della nostra espressione ma, come subito vedremo, sono 
caratterizzati da un’indeterminatezza semantica certo non utile alle 
esigenze di chiarezza e di precisione del discorso scientifico. 
 
 
1.2. Vaghezza del significato di “certezza del diritto” 
 
Non solo l’espressione “certezza del diritto” è potenzialmente 
ambigua, ma i vari significati in cui essa è solitamente usata presen-
tano un elevato grado di vaghezza. Assai spesso, infatti, accade di 
imbattersi in casi-limite ai quali non si riesce a decidere se applicare 
l’espressione o meno. Consideriamo, a titolo d’esempio, la definizio-
ne molto diffusa di “certezza del diritto” come “possibilità di preve-
dere le reazioni degli organi giuridici al comportamento dei conso-
ciati”. Ebbene, una nozione di questo tipo è poco più determinata di 
quella per cui la giustizia è data dal «vivere onestamente, non recar 
danno a nessuno, dare a ciascuno il suo» 12. Varie “aperture” seman-
tiche rendono assai equivoco il definiens proposto, per esempio: cosa 
si intende precisamente per “possibilità di prevedere”? Deve trattarsi 
di una prevedibilità assoluta, per cui si deve sempre essere in grado 
di prevedere esattamente queste reazioni, oppure ci si può acconten-
tare di una prevedibilità in qualche senso relativa, per cui si ammet-
tono dei margini di errore o di approssimazione nell’an e/o nel quid e 
nel quantum della reazione dell’ordinamento? È ammessa esclusi-
vamente una prevedibilità basata sulla conoscenza delle norme giuri-
diche, o si può parlare di certezza del diritto anche quando si prevede 
la decisione affidandosi a massime d’esperienza, a conoscenze sulla 
 
11 Vedi infra, § 1.5.c. 
12 La notissima definizione è di ULPIANO (Digesto, 1, 1, 10). 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 14 
prassi o comunque a conoscenze giuridiche “private” 13? Che cosa 
s’intende per “reazioni degli organi giuridici”? Si tratta delle conse-
guenze giuridiche astrattamente applicabili al caso considerato o si 
tratta dell’atto concreto con cui l’organo investito di potestà giurisdi-
zionale “applica” il diritto? Devono potersi prevedere solo gli atti 
degli organi investiti di potestà giurisdizionale oppure la previsione 
deve riguardare anche gli atti di altre autorità con poteri decisionali, 
come quelle amministrative? Deve potersi prevedere solo la reazio-
ne-decisione conforme alla legge oppure anche quella eventualmente 
contra legem? Cosa si intende per “comportamento dei consociati”? 
Si deve essere in grado di predire esclusivamente le conseguenze 
giuridiche della propria condotta oppure anche quelle della condotta 
altrui? O invece si può parlare di certezza solo quando si è in grado 
di prevedere le reazionidell’ordinamento a qualunque atto o fatto, 
anche indipendente dalla condotta umana? 
Come si vede, concetti di “certezza del diritto” come quello ripor-
tato nell’esempio sono relativamente molto vaghi. Questa indetermi-
natezza semantica si riscontra non solo quando si considera il signifi-
cato di “certezza del diritto” come uso linguistico dell’espressione, 
ma anche quando lo si intende come estensione 14, come intensione 15 
 
13 Per “conoscenze giuridiche private” intendo, genericamente, quelle conoscen-
ze (o pseudo-conoscenze, o credenze) che pur riguardando – in senso lato – il diritto, 
non sono accessibili in testi pubblicamente disponibili come gazzette ufficiali, reper-
tori giurisprudenziali, scritti dottrinali, ecc. Si tratta dunque di conoscenze cui nor-
malmente si ha accesso solo nell’ambito di determinati ambienti di specialisti (quelli 
degli avvocati, della pubblica amministrazione, della magistratura, ecc.) che hanno 
una particolare familiarità con la prassi giuridica di un particolare ufficio o comples-
so di uffici (una certa Procura della Repubblica, un dato Ufficio del Catasto, ecc.). 
L’argomento delle conoscenze giuridiche private e il rapporto tra queste e la certez-
za giuridica verranno approfonditamente trattati in questo lavoro. Vedi infra, § 4.4.d. 
14 Accolgo qui la tesi di Claudio Luzzati per cui a nozioni diverse di “significa-
to” corrispondono nozioni diverse di vaghezza (cfr. LUZZATI, C., La vaghezza delle 
norme, cit., pp. 13-16). 
L’estensione, o denotazione, o riferimento, o significato estensionale di un ter-
mine, è generalmente definita come l’insieme degli oggetti cui il termine può essere 
attribuito in maniera veritiera (se il termine è generale, come “uomo”) o dal singolo 
oggetto cui il termine si riferisce (se è singolare, come “Socrate”). Due espressioni 
con la medesima estensione sono dette equivalenti. 
15 L’intensione, o connotazione, o senso, o significato intensionale di un termi-
ne, è generalmente definita come l’insieme delle proprietà da esso evocate e posse-
dute dai singoli oggetti che rientrano nella sua estensione, oppure come l’insieme di 
attributi mediante i quali le cose denotate dal segno possono venire conosciute. Si 
può anche dire, con Belvedere, che l’intensione «consiste nell'insieme delle proprie-
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 15 
o come elemento del sistema lessicale 16. Molti dei significati di “cer-
tezza” proposti o usati, infatti, risultano estremamente vaghi sia a 
causa del relativamente alto numero di oggetti che siamo intrinseca-
mente incerti se includere o no nella classe denotata dall’espressione 
(vaghezza estensionale), sia a causa del relativamente alto grado di 
indeterminatezza dell’insieme delle proprietà che connotano tali og-
getti (vaghezza intensionale), sia – se accogliamo la concezione del 
significato proposta dalla linguistica strutturale – a causa del relati-
vamente basso grado di differenziazione rispetto a concetti “conti-
gui” nel sistema lessicale (vaghezza come parziale sovrapposizione 
tra concetti classificatori limitrofi). 
Così, per ciò che riguarda la vaghezza estensionale di “certezza 
del diritto”, se tra le varie accezioni della locuzione selezioniamo 
quella per cui essa è definibile come “situazione di fatto per cui tra i 
cittadini è diffusa un’elevata capacità di prevedere correttamente le 
conseguenze giuridiche della propria condotta”, ci si imbatterà co-
munque in moltissimi casi-limite che non sappiamo se ricondurre o 
meno alla classe denotata dall’espressione, e ciò anche ammettendo 
 
 
tà o caratteristiche che un oggetto deve possedere per essere indicato con un certo 
termine, per essere compreso nella classe che ne costituisce l'estensione» (BELVEDE-
RE, A., Aspetti ideologici delle definizioni nel linguaggio del legislatore e dei giuri-
sti, in Belvedere, A., Jori, M., Mantella, L., Definizioni giuridiche e ideologie, Giuf-
frè, Milano 1979). L’intensione di “uomo”, per esempio, comprende tutte le proprie-
tà che possono essere attribuite agli uomini: l’essere bipedi, intelligenti, dotati di 
parola, ecc.; l’intensione di “Gianmarco Gometz” comprende tutte le caratteristiche 
di questo individuo: l’essere figlio di Luciano Gometz, essere l’autore di La certezza 
giuridica come prevedibilità, avere i capelli castani., ecc. Due espressioni che hanno 
la medesima intensione, com’è noto, sono dette sinonime. 
Per uno studio di carattere introduttivo su estensione e intensione, cfr. COPI, 
I.M., COHEN, C., Introduzione alla logica, Il Mulino, Bologna 1999, pp. 144-147; 
MONDADORI, M., D’AGOSTINO, M., Logica, Bruno Mondadori, Milano 1997, pp. 
300-301. 
16 Secondo la linguistica strutturale, il significato di un termine non è concepibi-
le come un’entità isolata, ma dipende dalla posizione relativa che lo stesso occupa 
all’interno del sistema di termini solidali che strutturano un certo campo semantico. 
Ciascuna parola ha dunque un valore semantico puramente differenziale che viene 
stabilito mediante un’opposizione distintiva con le espressioni concettualmente con-
tigue. Cfr. LUZZATI, La vaghezza delle norme, cit., p. 11. “È dimostrato che gli uten-
ti dei segni non sono neppure in grado di percepire con precisione l’aspetto fisico dei 
segni, e tanto meno di ricordarli in numero significativo in isolamento dalla loro po-
sizione del sistema: infatti per quanto la cosa sembri strana, in realtà si percepiscono 
direttamente non gli aspetti fisici dei segni, ma le differenze semioticamente rilevan-
ti tra di loro …”; cfr. JORI, M., PINTORE, A., Manuale di teoria generale del diritto, 
cit., p. 307. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 16 
la nostra completa conoscenza di quella particolare situazione e delle 
regole d’uso dell’espressione stessa. Si pensi al caso in cui le nostre 
indagini statistiche stabiliscano che nello stato X il 50% dei cittadini 
riescono a prevedere con successo le conseguenze giuridiche delle 
proprie azioni (prescindiamo per ora dal problema di come condurre 
quest’indagine e di cosa si intenda per “previsione di successo”). 
Questa situazione rientra nella classe di quelle in cui è “diffusa” la 
capacità di prevedere con successo le conseguenze giuridiche della 
propria condotta? O è necessario, diciamo, il 60%? O è sufficiente il 
40%? O ancora, supponiamo che le nostre statistiche indichino che i 
cittadini, in media, riescono a prevedere con successo le conseguenze 
giuridiche delle loro azioni nel 50% dei casi (una previsione corretta 
ogni due avanzate). Possiamo allora dire che la loro capacità di pre-
vedere le conseguenze giuridiche della propria condotta è “elevata”? 
Ecco dei casi in cui siamo indecisi se adoperare o meno l’espressione 
“certezza del diritto”, pur avendo completa conoscenza della situa-
zione di fatto e delle regole d’uso delle espressioni “diffusa” e “ele-
vata” nel contesto considerato. Il nostro dubbio potrebbe in teoria es-
sere superato riducendo la vaghezza della definizione di partenza, ad 
esempio modificandola in modo da denotare solo gli ordinamenti in 
cui almeno il 66% dei cittadini sia in grado, almeno due volte su tre, 
di avanzare una previsione corretta delle conseguenze giuridiche del-
le proprie azioni. Come vedremo in seguito, tuttavia, le ridefinizioni 
di “certezza giuridica” che fanno ricorso a valori numerici non sono 
affatto d’uso corrente tra i giuristi e i teorici del diritto 17. Inoltre, a-
doperando una definizione di questo tipo ridurremmo sì la vaghezza 
estensionale dovuta all’uso delle espressioni “diffusa” e “elevata”, 
ma lasceremmo aperti altri varchi all’indeterminatezza semantica del 
definiens, per esempio quelli corrispondenti alle espressioni “capaci-
tà di prevedere”, “con successo” e “conseguenze giuridiche della 
propria condotta”. Che dire, infatti, dell’ordinamento T, in cui tutti i 
cittadini riescono a prevedere nel 100%dei casi alcune soltanto delle 
conseguenze giuridiche della loro condotta, ad esempio solo quelle 
relative a certe materie relativamente non controverse, o dell’ordi-
namento Z in cui tutti i cittadini riescono a prevedere nel 100% dei 
casi solo i giudizi sulla rilevanza o sull’irrilevanza penale della pro-
pria condotta, senza aver alcuna capacità di anticipare gli altri conte-
nuti della pronuncia giudiziale, tra cui il quantum della eventuale pe-
 
17 Vedi infra, § 1.5.b. 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 17 
na? O ancora, è certo, sempre secondo la definizione proposta, 
l’ordinamento R in cui tutti i cittadini riescono a prevedere nel 100% 
dei casi le decisioni giuridiche solo a istruzione conclusa, dunque 
nella frase processuale immediatamente precedente la sentenza, e 
non anche prima del processo, a partire dal momento immediatamen-
te successivo alla messa in atto della condotta le cui conseguenze 
giuridiche si intendono prevedere? Ed è certo l’ordinamento H in cui 
i cittadini riescono a prevedere nel 100% dei casi solo le decisioni 
conformi con quanto stabilito dalle norme superiori (“sostanziali” o 
“procedurali” che siano) e non anche quelle in qualche modo da esse 
difformi e tuttavia di fatto adottate dal giudice 18? 
Anche considerando il significato intensionale dell’espressione 
“certezza del diritto”, dato dall’insieme delle proprietà che connota-
no tutti gli oggetti denotati dall’espressione stessa, ci troviamo spes-
so di fronte ad un elevato grado di vaghezza 19. Si pensi ai dubbi che 
sorgono quando dobbiamo decidere quali siano esattamente le pro-
prietà presentate da tutti gli ordinamenti che consideriamo “certi”. 
Rientra davvero tra queste proprietà, ad esempio, la prevedibilità da 
parte dei cittadini delle conseguenze giuridiche delle proprie azioni? 
Oppure può essere chiamato “certo” anche il diritto che non presenta 
per nulla tale caratteristica, ma che pure viene applicato in modo 
meccanico e costante dagli organi che esercitano la coazione 20? Si 
 
18 Le domande potrebbero continuare. Ad esempio, è certo l’ordinamento in cui i 
cittadini sono in grado di prevedere le conseguenze giuridiche delle loro azioni solo 
grazie a mezzi diversi dalle conoscenze giuridiche “ufficiali”, ad esempio grazie alla 
conoscenza delle patologie e dei malfunzionamenti dell’ordinamento? (si pensi ad 
un ipotetico ordinamento in cui i cittadini sono in grado di prevedere una decisione 
giudiziale favorevole ai loro interessi in tutti i casi in cui le somme offerte al giudice 
per ottenerla sono maggiori di quelle offerte dalla controparte). Tali questioni ver-
ranno discusse nel quarto capitolo (vedi specialmente i §§ 4.4.a-d). 
19 Qui si accoglie una nozione intuitiva di vaghezza intensionale, vicina a quella 
proposta da Pap (cfr. PAP, A., Semantics and Necessary Truth. An Inquiry into the 
Foundations of Analytic Philosophy, Yale University Press, New Haven, Londra 
1966, p. 430), secondo cui un termine generale è vago se “l’insieme delle proprietà 
che connota non è fisso”. Si può obiettare, tuttavia, che secondo questa nozione la 
vaghezza intensionale ridonda in vaghezza estensionale; cfr. LUZZATI, La vaghezza 
delle norme, cit., p. 16. 
20 Incidentalmente, si può rilevare che determinate proprietà tradizionalmente 
considerate caratterizzanti il diritto “certo”, come la generalità delle norme, la cono-
scibilità, l’irretroattività, l’intelligibilità, ecc., sono da alcuni autori elevate a condi-
zioni necessarie perché si abbia diritto tout court. Si veda, ad esempio, FULLER, L.L., 
La moralità del diritto, cit. Per Fuller, quelle che molti autori ritengono essere esclu-
sivamente caratteristiche del diritto “certo”, cioè la generalità delle norme, la cono-
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 18 
pensi ad un diritto costituito da norme in larga parte tenute segrete ai 
cittadini, eppure applicato in modo rigoroso e formale da un’esigua 
casta di monopolisti del sapere giuridico. Un diritto siffatto è esistito 
storicamente in più occasioni, sia nell’antichità sia in epoche a noi 
ben più vicine. È il caso, ad esempio, del diritto della Roma preclas-
sica, col monopolio della conoscenza dei formulari delle legis actio-
nes detenuto dai pontefici, veri e propri depositari di un sapere giuri-
dico-sacrale segreto. 
I dubbi derivanti dalla vaghezza intensionale del concetto di “cer-
tezza del diritto” permangono, inoltre, anche passando alle concezio-
ni che la definiscono come un principio. Potremmo infatti chiederci: 
il principio di certezza è (cioè presenta la proprietà di essere) interno 
o esterno al diritto? Detto in altri termini, si tratta di un principio me-
tagiuridico, etico-politico, che prescrive di produrre e applicare il di-
ritto in modo da realizzare una qualche forma di certezza come prassi 
effettiva, oppure tale principio deve ritenersi interno all’ordinamento 
giuridico? E inoltre: è un principio rivolto primariamente al legislato-
re o agli organi dell’applicazione 21? 
Infine, se si accoglie la teoria del significato avallata dalla lingui-
stica strutturale, si deve rilevare che l’espressione “certezza del dirit-
to” è vaga perché la sua area di significato coincide in parte, nella zo-
na detta di frangia o di penombra, con aree che il sistema linguistico 
assegna al significato di espressioni confinanti, come “legalità”, “sta-
bilità della regolamentazione giuridica”, “irretroattività della legge 
penale”, “tassatività della legge penale”, “sicurezza giuridica”, “Stato 
di diritto”, “effettività” ecc. In questi casi, anzi, non sempre è chiaro 
se tali espressioni siano intese come iponime, sinonime o iperonime 
rispetto a “certezza del diritto 22. 
 
 
scibilità, l’irretroattività, la comprensibilità, la non contradditorietà, la possibilità di 
adempimento, la stabilità, l’applicazione fedele, sono in realtà delle esigenze che il 
diritto stesso (inteso come enterprise, come attività finalizzata) deve soddisfare per 
tendere alla realizzazione del fine che gli è proprio, cioè assoggettare la condotta 
umana al governo di norme. La mancata soddisfazione di tali esigenze non sfocia 
semplicemente in un cattivo diritto, ma in qualcosa che non si può nemmeno chia-
mare diritto (cfr. ibidem, pp. 56, 255). Secondo Herbert L.A. Hart, intelligibilità, 
possibilità e normale irretroattività, sono caratteristiche necessarie di ogni forma di 
controllo sociale attuato per mezzo di norme generali, dunque anche del diritto; cfr. 
HART. H.L.A., Il concetto di diritto, cit., pp. 240-241. 
21 Vedi infra, § 1.5.c. 
22 Per esempio, è stato affermato che “certezza del diritto” è addirittura sinonimo 
di “efficienza del sistema giuridico”, se con quest’ultima espressione s’intende la 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 19 
 
 
 1.3. Importanza della precisione concettuale in materia di cer-
tezza giuridica 
 
Tutti i dubbi riportati nei paragrafi precedenti dimostrano che la 
locuzione “certezza del diritto”, oltre che polisenso e frequentemente 
ambigua, presenta dei significati molto vaghi. Per trattare di certezza 
del diritto è necessario pertanto non solo specificare l’accezione in 
cui se ne parla, ma anche precisare il significato scelto riducendo 
(almeno in certa misura) il suo grado di vaghezza mediante ridefini-
zioni via via più precise. La potenziale ambiguità dell’espressione, 
infatti, rende altamente probabile l’insorgenza di quelle sterili dispu-
te – veri e propri dialoghi tra sordi – che frequentemente, in filosofia 
del diritto e tra i giuristi positivi, si sviluppano a causa di malintesi, 
 
 
capacità di un ordinamento giuridico di raggiungere l’obiettivo di “realizzare un or-
dine nella società organizzandola al fine di permetterle il raggiungimento di quei fini 
che le sono propri” (cfr. CORSALE, M., Certezza del diritto e crisi di legittimità, cit., 
pp. 39-41). 
Un altro esempiopuò essere dato dal modo in cui parte della dottrina penalistica 
configura il “principio di legalità”. Secondo alcuni, infatti, questo principio avrebbe 
come destinatari sia il giudice sia il legislatore e sarebbe articolato in quattro sotto-
principi: il principio di riserva di legge, il principio di tassatività o sufficiente deter-
minatezza della legge penale, il principio di irretroattività della legge penale e il di-
vieto di analogia in materia penale (cfr. FIANDACA, G., MUSCO, E., Diritto penale, 
Zanichelli, Bologna 1995, pp. 47 ss.). Si noti come ciascuno di questi quattro sotto-
principi abbia parecchio in comune con molte delle accezioni di certezza giuridica 
riportate nel paragrafo 1.1. 
Altro esempio ancora è dato dalla presunta contiguità semantica tra “certezza” 
ed “effettività”: è stato sostenuto che la certezza del diritto manca nei casi in cui le 
norme vengano troppo spesso disobbedite, i giudici siano ignoranti o troppo spesso 
corrompibili, i processi risultino troppo lunghi e costosi, perdurino forme di autotu-
tela o di vendetta privata arbitrarie, non abbiano forza sufficiente gli organi esecutivi 
e di polizia, o ancora negli stati di guerra o di emergenza (cfr. LOMBARDI, L. Saggio 
sul diritto giurisprudenziale, cit., p. 570). 
Infine, sulla sovrapposizione tra Stato di diritto e certezza-prevedibilità, vedasi 
KELSEN, H., Reine Rechtslehre, Verlag Franz Deuticke, Vienna 1960, trad. it. La 
dottrina pura del diritto, Einaudi, Torino 1975, p. 283, dove si afferma tra l’altro 
che «il principio in base al quale si ricollega la risoluzione di certi casi concreti a 
norme generali precedentemente prodotta da un organo legislativo centrale può esse-
re esteso in modo conseguente anche alla funzione degli organi amministrativi: in 
questa generalità, esso rappresenta il principio dello stato di diritto, che è essenzial-
mente il principio della certezza del diritto»; vedasi anche WALDRON, J., The Rule of 
Law in Contemporary Liberal Theory, in Ratio Juris, Vol. 2 No. 1, Marzo 1989, pp. 
79-96. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 20 
equivoci, o mancati accordi sul significato da attribuire alle parole. 
Così, in passato, molti filosofi, indubbiamente con la loro buona par-
te di ragione, hanno qualificato la certezza del diritto come un mito, 
un ideale irrealizzabile, o un obiettivo indegno di essere perseguito, 
mentre altri, con altrettanto valide argomentazioni, hanno sostenuto 
posizioni di segno diametralmente opposto, affermando l’esistenza, 
la necessità o la bontà della certezza giuridica. Si pensi alla polemica 
a distanza che, intorno alla metà del secolo scorso, vide impegnati 
Jerome Frank e Norberto Bobbio, il primo – conformemente alla sua 
immagine di vilain della filosofia giuridica – tutto teso ad insinuare 
dubbi su questa mitica certainty, considerata mera manifestazione di 
un infantile bisogno di protezione e di sicurezza 23, il secondo arroc-
cato su posizioni di difesa di una certezza considerata elemento costi-
tutivo dell’idea stessa di diritto 24. Come ha rilevato Gianformaggio, 
entrambi i contendenti avevano in realtà perfettamente ragione, o 
comunque portavano – se tralasciamo alcune provocatorie afferma-
zioni di Frank, poi parzialmente sconfessate dallo stesso autore – 
buoni argomenti per sostenere le rispettive tesi 25. L’aporia è solo 
apparente, e si spiega col fatto che i due scrittori, pur adoperando la 
medesima espressione, alludevano in realtà a cose diverse: Bobbio, 
dicendo che la certezza del diritto è «un elemento intrinseco del dirit-
 
23 FRANK, J., Law and the Modern Mind, Coward-McCann, New York 1930; 
rist. Peter Smith, Gloucester, Massachusetts 1970, pp. 14-23. Va detto che le posi-
zioni di Frank, pur alquanto rozze ed estreme nel loro scetticismo, sono state talvolta 
riportate in modo caricaturale dalla critica. Ciò che tuttavia è senz’altro censurabile, 
e che in effetti è stato il bersaglio polemico preferito dai detrattori dell’autore ameri-
cano – tra cui lo stesso Bobbio – è l’interpretazione in chiave pseudo-psicologica 
della certezza come surrogato della figura paterna. I critici hanno avuto buon gioco a 
dimostrare la superficialità e la non scientificità di questa impostazione. Bisogna 
precisare, peraltro, che Frank ritiene la sua solo una partial explanation, cioè una 
spiegazione che individua solo una concausa, spesso non la più importante, oltretut-
to non sempre presente e largamente inconscia, per cui le persone sono propense a 
credere in una illusoria certezza assoluta. Inoltre – e ciò è ancor meno evidenziato 
dalla critica – il nostro autore ammette che un certo grado di certezza sia realizzabile 
e anche socialmente desiderabile (J. FRANK, Law and the Modern Mind, cit., p. 12). 
Ciò che non è né realizzabile né desiderabile, secondo Frank, è la prevedibilità asso-
luta delle decisioni giudiziali (da lui intese come i comportamenti reali ed effettivi, 
che gli individui, nella loro veste di organi giudicanti, concretamente tengono). 
24 BOBBIO, N., La certezza del diritto è un mito?, in Rivista internazionale di fi-
losofia del diritto, 28, 1951, pp. 146-152. 
25 Cfr. GIANFORMAGGIO, L., Certezza del diritto, cit., p. 164. Vedi anche DI-
CIOTTI, E., Verità e certezza nell’interpretazione della legge, Giappichelli, Torino 
1999, pp. 5 ss. 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 21 
to, sì che il diritto o è certo o non è neppure diritto» intendeva riferir-
si alla certezza come generale osservanza di un insieme di regole 
provviste di un campo d’applicazione ragionevolmente determina-
to 26; Frank, quando brutalizzava la certezza qualificandola come “le-
gal myth”, la intendeva come possibilità di prevedere esattamente 
l’esito concreto di un processo muovendo soltanto dalla conoscenza 
dei testi di legge o di precedenti decisioni giudiziali 27. In sostanza, 
Bobbio e Frank, argomentando pro o contra la certezza giuridica, af-
fermavano il primo l’opportunità politica e la possibilità pratica di 
conoscere ex ante ciò che deve essere deciso in astratto, relativamen-
te a ciascuna singola fattispecie, affinché il diritto sia rispettato, il se-
condo l’imprevedibilità di quella che sarà la decisione giudiziale 
concreta, imprevedibilità dovuta alla complessità dei fattori che in-
tervengono ad influenzare la decisione stessa. La certezza-prevedibi-
lità di Bobbio riguardava il Sollen, quella di Frank il Sein. Per questo 
motivo, le due tesi, per quanto apparentemente opposte, non sono, 
come vedremo, del tutto inconciliabili 28. 
Il dibattito che ho appena richiamato è solo uno tra i tanti che, so-
prattutto dall’epoca di Montesquieu in poi, si sono incentrati sul tema 
della certezza del diritto, toccando questioni che vanno dalla teoria 
del ragionamento giuridico all’epistemologia e all’etica. Ora, la po-
lemica tra Bobbio e Frank, per quanto in buona misura viziata da fal-
lacie di ambiguità, ha visto impegnati due autori lontanissimi per 
formazione culturale e scuole filosofiche di appartenenza. Del resto, 
Bobbio non lesina all’avversario l’accusa di “scientismo ingenuo”, 
ovvero di incauto entusiasmo per l’applicazione delle scoperte biolo-
giche e psicologiche al campo della scienza della società umana e del 
suo sviluppo storico 29. Spesso, peraltro, analoghi dibattiti filosofici e 
 
26 BOBBIO, N., La certezza del diritto è un mito, cit., p. 150. 
27 J. FRANK, Law and the Modern Mind, cit., pp. 3-14. Anche Hans Kelsen, da 
posizioni affatto diverse, quasi vent’anni prima parlava di «illusione della certezza 
del diritto che la teoria scientifica tradizionale coscientemente o incoscientemente si 
sforza di mantenere», alludendo alla concezione assolutistica della certezza per la 
quale il comportamento dei tribunali è in ogni suo aspetto determinato da un diritto 
le cui norme, lungi dal dover essere prodotte mediante un atto di volontà, devono 
solo esserescoperte tramite un atto di conoscenza (KELSEN, H., Reine Rechtslehre 
(1934), trad. it. Lineamenti di dottrina pura del diritto, Einaudi, Torino 1952, p. 
125). Vedi infra, § 2.4. 
28 Vedi infra, § 4.4.d. 
29 Cfr. BOBBIO, N., La certezza del diritto è un mito?, cit., p. 150. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 22 
politici sono compromessi non già da più o meno insanabili diver-
genze di punto di vista fondamentale, di valori, o di teorie di sfondo, 
bensì da più banali malintesi, questioni terminologiche sovente im-
putabili ad ormai noti vizi del discorso, che soprattutto la filosofia 
analitica del XX secolo ha avuto il merito di evidenziare e denuncia-
re: il non precisare, almeno in certa misura, il significato dei termini 
su cui si sta dibattendo, non specificando se si stiano adoperando del-
le definizioni lessicali o stipulative, il non distinguere chiaramente ed 
esplicitamente le descrizioni dalle valutazioni e dalle prescrizioni, il 
non distinguere i discorsi dai metadiscorsi, e via dicendo 30. Ci si ri-
volge così, il più delle volte inconsapevolmente, all’attacco o alla di-
fesa di cose completamente diverse, come due squadre di giocatori di 
tiro alla fune che, invece di tirare ognuna un’estremità della stessa 
corda, esercitino i propri sforzi su funi diverse, ignari del fatto che il 
capo opposto, nascosto alla vista, è saldamente fissato ad un muro. 
 
 
1.4. La certezza come prevedibilità 
 
In questo lavoro, come ho detto, non intendo occuparmi della cer-
tezza giuridica in tutte le sue accezioni, ma vorrei limitarmi a consi-
derarne solo una: la certezza come prevedibilità delle conseguenze 
giuridiche di atti o fatti 31. Ciò, naturalmente, mantiene ben divarica-
te le aperture semantiche ricollegabili a “prevedibilità” e a “conse-
guenze giuridiche”; per esempio, la definizione appena enunciata 
non precisa se la previsione debba essere elaborata solo facendo ri-
corso alla conoscenza delle norme giuridiche ovvero anche a cono-
scenze ulteriori, se l’oggetto delle previsioni sia un Sollen o un Sein, 
 
30 C’è da dire, peraltro, che la necessità e l’opportunità di queste distinzioni, care 
alla maggior parte dei filosofi analitici non sono affatto pacifiche, ma dipendono a 
loro volta da scelte fondamentali: qualcuno, per esempio, potrebbe annunciare di 
aver finalmente scoperto una definizione reale di “certezza del diritto”, pretendendo 
di aver colto con essa l’intima essenza di questo fenomeno! 
31 Stefano Bertea afferma che la nozione di certezza giuridica come prevedibilità 
è quella tipicamente adottata e diffusa dal giuspositivismo normativista (BERTEA, S., 
Certezza del diritto e argomentazione giuridica, cit., pp. 57 ss.). Può comunque age-
volmente rilevarsi che di certezza come prevedibilità (sia pure basata sulla cono-
scenza di “norme” che non sono affatto intese alla maniera giuspositivista) parlano 
anche autori ben lontani dal positivismo giuridico, dal già citato Frank, ad Alf Ross 
(vedi nota 36), ai giusliberisti Massimo Corsale e Bruno Leoni (di cui si tratterà dif-
fusamente nel secondo capitolo; vedi infra, §§ 2.3.a-i). 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 23 
se dunque ciò che si prevede sia una norma individuale o un compor-
tamento (una decisione intesa come fatto storico), né, in quest’ultimo 
caso, se si preveda la semplice occorrenza di una decisione giudizia-
le, ovvero si predetermini più o meno esattamente il contenuto della 
decisione stessa 32. Nel corso della presente trattazione, si cercherà di 
affrontare e risolvere tali questioni anche attraverso il ricorso a stipu-
lazioni. In ogni modo, anche una definizione ampia e generica come 
quella sopra riportata è sufficiente ad evitare alcune ambiguità, quan-
tomeno perché esclude dal novero delle possibili accezioni di “cer-
tezza” alcune definizioni pur diffuse, per esempio quella per cui la 
certezza consiste nella stabilità del giudicato, nell’incontestabilità dei 
rapporti giuridici esauriti o nella chiarezza del dettato normativo. 
D’altra parte, se si accetta l’ampia definizione ora proposta ci si 
accorge che molte delle nozioni riportate in apertura di capitolo fan-
no riferimento a situazioni o caratteristiche che possono essere con-
siderate circostanze, condizioni o mezzi necessari per realizzare un 
dato (o un più elevato) grado di certezza-prevedibilità, e dunque, se 
fatte uscire dalla porta in qualità di definizioni di “certezza del dirit-
to”, rientrano dalla finestra nella veste di presupposti o di elementi di 
sostegno per la prevedibilità delle conseguenze giuridiche di atti o 
fatti. Proprio la certezza intesa come incontestabilità dei rapporti giu-
ridici esauriti, ad esempio, può essere considerata assai utile ai fini 
della previsione giuridica; si pensi a ciò che accadrebbe qualora 
qualsiasi res iudicata potesse essere ribaltata da nuove pronunce giu-
risdizionali: i giudicati non potrebbero servire né da base per la pre-
visione (è stato accertato con sentenza passata in giudicato che 
l’immobile è di mia proprietà; quindi prevedo di poterne ottenere il 
rilascio), né potrebbero essi stessi costituire stabile oggetto di previ-
sione. Altri esempi: la certezza intesa come completa definizione del-
le fonti di produzione delle norme giuridiche può essere vista come 
mezzo usato dal legislatore costituzionale per consentire una più effi-
cace attività di previsione; la certezza intesa come accessibilità dei 
cittadini alla conoscenza giuridica e la certezza come relativa stabili-
tà della regolamentazione giuridica possono essere invece considera-
te vere e proprie condizioni necessarie per una previsione della valu-
tazione giuridica di atti o fatti che abbia qualche probabilità di aver 
 
32 A questo proposito, si parla talvolta di una “certezza dell’intervento” distinta 
da una “certezza di comportamento” del pubblico potere; cfr. LONGO, M., voce Cer-
tezza del diritto, in Novissimo Digesto Italiano, cit., pp. 126-127. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 24 
successo, dato che la loro mancanza priverebbe gli interessati di qua-
lunque base su cui costruire le loro previsioni, a meno di non accede-
re ad una concezione di “certezza del diritto” concepita tout court 
come situazione in cui, in qualunque modo, si riesce a prevedere la 
decisione giuridica; in questo caso dovrebbe dirsi che v’è certezza 
del diritto anche in mancanza di qualsiasi stabilità della regolamenta-
zione giuridica o di accessibilità alle conoscenze giuridiche… sem-
pre che i previsori abbiano altri mezzi (intimidazioni, lusinghe, o al-
tre forme di contatti extra ordinem con i decisori), per conoscere in 
anticipo il contenuto della decisione giuridica 33. 
La prevedibilità delle conseguenze giuridiche di atti o fatti è dun-
que al centro della problematica della certezza del diritto 34. Nel cor-
 
33 L’ipotesi è meno peregrina di quanto si potrebbe pensare a prima vista. Si 
pensi alle frequenti e deprecate “fughe di notizie” grazie alle quali certi cronisti par-
ticolarmente inseriti negli ambienti giudiziari riescono ad anticipare il contenuto di 
provvedimenti ritenuti di particolare interesse giornalistico. Mi occuperò più diffu-
samente in seguito della questione dei mezzi impiegabili ai fini della previsione; cfr. 
infra, §§ 4.4. 
34 Numerosissimi sono gli autori che rilevano o propongono una definizione di 
certezza del diritto che contempla un qualche richiamo alla possibilità di prevedere 
le conseguenze giuridiche di atti o fatti; tanto numerosi, in effetti, da far ritenere che 
la nozione di certezza-prevedibilità rivesta un ruolo egemonico nella letteratura filo-
sofico-giuridica dedicata al nostro argomento (di questo parere anche GUASTINI, R., 
La certezza del diritto come principio di diritto positivo?, pp. 1095 ss.). Kelsen, co-
me vedremo nel prossimo capitolo, adotta una nozione graduabile di certezza-prevedibilità, e la stessa cosa fanno Hart (cfr. HART, H.L.A., Il concetto di diritto, 
cit., p. 152) e Raz (cfr. RAZ, J., The Authority of Law: Essays on Law and Morality, 
Clarendon, Oxford 1979, pp. 210 ss.). Jeremy Waldron si spinge ad affermare che la 
prevedibilità giuridica, in quanto essenziale all’autonomia individuale, rappresenta il 
principale valore dell’ideale di Stato di diritto (WALDRON, J., The Rule of Law in 
Contemporary Liberal Theory, cit., pp. 79 ss.). Tra gli autori italiani che parlano di 
certezza come prevedibilità basterà per ora citare Ferrajoli (cfr. Diritto e ragione, 
Teoria del garantismo penale, Laterza, Roma-Bari 1989, pp. 81-82), Jori e Pintore 
(cfr. Manuale di teoria generale del diritto, cit., p. 194). Si noti, come già si è osser-
vato, che le definizioni di certezza come prevedibilità non sono appannaggio esclu-
sivo degli autori giuspositivisti. Sia il realismo giuridico che il giusliberismo anno-
verano numerosi autori disposti a parlare di certezza giuridica in termini di possibili-
tà di prevedere le conseguenze giuridiche di atti o fatti. In questi casi, naturalmente, 
sia le “conseguenze giuridiche” sia le modalità della previsione vengono concepite 
in modi toto coelo differenti rispetto alla tradizionale impostazione giuspositivista. 
Si pensi alla concezione di certezza adottata da Alf Ross in Diritto e giustizia (cfr. 
ROSS, A., On Law and Justice, Steven & Sons, Londra 1958, trad. it. Diritto e giusti-
zia, Einaudi, Torino 1965, spec. pp. 41 ss.), a quella considerata da Jerome Frank 
(cfr. FRANK, J., Law and the Modern Mind, cit., pp. 14-23), o alle due concezioni 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 25 
so della presente ricerca, si cercherà di trattare la questione precisan-
done via via i termini. Dapprima verranno prese in esame diverse no-
te concezioni di certezza come prevedibilità (capitolo 2), e in seguito 
verrà proposta una ridefinizione relativamente precisa di certezza-
prevedibilità (capitoli 3, 4 e 5). Prima di ciò è però necessario indivi-
duare, se possibile, il concetto che sottende tutte le varie e numerose 
concezioni della certezza-prevedibilità. A ciò è dedicato il resto di 
questo capitolo. 
 
 
1.5. Certezza come fatto e certezza come valore 
1.5.a. La certezza-prevedibilità come concetto fattuale disposi-
zionale 
Nel § 1.1, ho accennato alla tendenza diffusa ad affrontare il pro-
blema della certezza del diritto sotto un duplice profilo. Il primo è 
quello che parte dalla considerazione della certezza giuridica come 
fatto, il secondo trae le mosse dall’accostamento alla certezza giuri-
dica come principio o eventualmente come valore 35. 
Limitando, come anticipato, la nostra attenzione alle accezioni di 
certezza intesa come prevedibilità, si può rilevare che il comune de-
nominatore del primo tipo di concezioni è dato dal riferimento im-
mediato ad una situazione di fatto sussistente nell’ambito di una cer-
ta comunità giuridica e caratterizzata dalla possibilità, da parte di al-
cuni o tutti i consociati, di prevedere le conseguenze giuridiche di 
fatti o comportamenti. In questo senso, si dice che il diritto è certo 
quando effettivamente gli individui sono in grado di avanzare previ-
sioni giuridiche corrette. Questo riferimento ad una più o meno spic-
cata e diffusa attitudine alla previsione giuridica è l’unico elemento 
comune alle varie concezioni fattuali, e come tale va a connotare il 
 
 
antiformaliste di certezza che sono dettagliatamente esaminate nel prossimo capitolo 
(cfr. infra, §§ 2.3.a-i). 
La nozione di certezza come prevedibilità è frequentemente adottata anche in 
giurisprudenza: per citare solo un esempio, in Italia la notissima sentenza della Corte 
cost. n. 364 del 1988 (che ha disconosciuto l’assolutezza del principio “nemo cense-
tur ignorare legem” in ambito penale) ha evidenziato che l’esigenza di certezza non 
è fine a sé stessa, ma è strumentale alla prevedibilità dell’applicazione delle norme 
giuridiche. 
35 Della questione mi occuperò più diffusamente nel § 1.5.c. 
LA CERTEZZA GIURIDICA COME PREVEDIBILITÀ 26 
concetto fattuale di certezza come prevedibilità 36. La definizione di 
“certezza del diritto” in senso fattuale che provvisoriamente adotterò 
è dunque la seguente: possibilità diffusa di prevedere le conseguenze 
giuridiche di atti o fatti. Definire la certezza come possibilità diffusa 
di prevedere equivale a fornire un concetto disposizionale di “certez-
za del diritto”; esso esprime una pura e semplice potenzialità e per-
tanto soltanto indirettamente può essere ricondotto all’esperienza. I 
segni disposizionali, infatti, sono quelli che designano caratteristiche 
o proprietà la cui sussistenza può essere controllata solo se si verifi-
cano alcune condizioni 37. Si pensi al concetto di “solubilità”: quan-
do si afferma che lo zucchero è solubile in acqua non si dice che esso 
presenta certe caratteristiche immediatamente osservabili, ma che es-
so, se sarà immerso in una certa quantità d’acqua, allora si scioglierà. 
È noto che la forma di definizione appropriata per i concetti disposi-
zionali è la cosiddetta “definizione condizionale”, con la quale si de-
terminano le condizioni d’impiego del definiendum. La definizione 
del concetto disposizionale di “certezza”, dunque, fornisce una rego-
la d’uso del termine che specifica le condizioni al verificarsi delle 
quali si conviene di poter parlare di “certezza”; se queste condizioni 
si verificano, allora si può correttamente (e cioè conformemente alla 
regola convenuta) impiegare quell’espressione. 
È chiaro che nel caso del suesposto concetto di “certezza del dirit-
to” (certezza come disposizione diffusa alla corretta previsione delle 
conseguenze giuridiche di atti o fatti), tali condizioni sono assai ge-
neriche. Ciò non deve sorprendere: un concetto ha necessariamente 
un’intensione minore ed un’estensione maggiore rispetto alle varie 
concezioni che ne costituiscono la specificazione. La definizione del 
concetto fattuale di “certezza del diritto” come “possibilità diffusa di 
prevedere correttamente le conseguenze giuridiche di atti o fatti” la-
scia infatti aperte le questioni relative a cosa debba intendersi per 
“diffusa”, “effettiva”, “prevedere”, “correttamente” e per “conseguen-
ze giuridiche”. Sono le varie concezioni della certezza che fornisco-
no una risposta ad alcune o tutte queste domande, incrementando 
l’intensione del concetto, diminuendo la sua estensione e dunque 
specificando le condizioni d’impiego del definiendum. Come vedre-
mo, un efficace sistema per classificare le varie concezioni della cer-
 
36 Sulla distinzione tra concetto e concezioni cfr. supra, nota 5. 
37 La materia della definizione dei concetti disposizionali è più diffusamente 
trattata infra (§§ 3.2.a-c). 
L’INCERTEZZA SULLA CERTEZZA 27 
tezza-prevedibilità e per scoprire le loro a volte sottili differenze con-
siste proprio nel tentare di determinare esattamente le condizioni 
d’uso implicite nella loro definizione 38. Così, per quanto riguarda le 
concezioni fattuali, sarà utile scoprire che le condizioni d’uso del-
l’espressione “certezza del diritto” riguardano il chi prevede, il che 
cosa si prevede, il come si prevede, il quanto si prevede e, talvolta, 
perfino il perché si prevede. Si consideri la concezione, in verità an-
cora abbastanza generica, che definisce la certezza del diritto come la 
«possibilità, da parte del cittadino, di conoscere la valutazione che il 
diritto dà delle proprie azioni e di prevedere le reazioni degli organi 
giuridici alla propria condotta» 39. Questa definizione può essere ri-
formulata in forma condizionale dicendo che se il cittadino può co-
noscere la valutazione che il diritto dà delle proprie azioni, preve-
dendo le reazioni degli organi giuridici alla propria condotta, allora 
sussiste una situazione di “certezza del diritto”. L’analisi

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