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SOCIOLOGIA DEI PROCCESSI CULTURALI 
CULTURA: 
Secondo Bauman, Il termine “cultura” si riferisce a tre concetti e processi: 
1. Concetto gerarchico → consiste nella sapienza e nella conoscenza. È la cultura legittimata, originata 
dal conflitto (simbolico o materiale) dell'affermazione di una cultura su un'altra → concetto 
“umanistico”; (non ammette il plurale) 
2. Concetto differenziale (antropologico) → riguarda le differenze tra persone che fanno parte di 
contesti temporali, geografici e sociali diversi. È tutto ciò che completa l'essere umano al di fuori del 
patrimonio genetico → concetto relativistico: esistono più culture delimitate da confini; Tipo: cultura 
aziendale, cultura politica, cultura araba… 
3. Concetto generico → e un concetto accomunante perché indica la proprietà degli esseri umani di 
produrre culture. 
 
Chi fu Zygmunt Bauman? 
Nato da genitori ebrei a Poznań nel 1925, fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche 
nel 1939, all'inizio della seconda guerra mondiale. Divenuto comunista, si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra, 
incominciò a studiare sociologia all'Università di Varsavia, dove insegnavano Stanisław Ossowski e Julian Hochfeld. Durante una 
permanenza alla London School of Economics, preparò la sua maggiore dissertazione sul socialismo britannico che fu pubblicata 
nel 1959. 
Collaborò con numerose riviste specializzate tra cui la popolare Socjologia na co dzień ("La Sociologia di tutti i giorni", del 1964), che 
raggiungeva un pubblico più vasto del circuito accademico. Inizialmente, egli rimase vicino al marxismo-leninismo ufficiale, per poi 
avvicinarsi ad Antonio Gramsci e Georg Simmel soprattutto dopo il 1956 e la destalinizzazione. 
Nel marzo del 1968, la ripresa dell'antisemitismo, utilizzato anche nella lotta politica interna in Polonia, spinse molti ebrei polacchi a 
emigrare all'estero; tra questi, molti intellettuali distaccatisi dal regime. Bauman, che aveva perso la sua cattedra all'Università di 
Varsavia, fu uno di questi. Egli dapprima emigrò in Israele per andare a insegnare all'Università di Tel Aviv; successivamente accettò 
una cattedra di sociologia all'Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore. Dal 1971 ha quasi sempre scritto in lingua 
inglese. Sul finire degli anni ottanta, si è guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la 
cultura della modernità e il totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l'Olocausto. Ha infine ottenuto anche la cittadinanza inglese. 
Si è spento il 9 gennaio 2017, a 91 anni, nella città di Leeds, dove viveva e insegnava da tempo. 
 
L’essere umano è una specie simbolica: 
->sono in grado di produrre simboli (i simboli orientano il comportamento) 
I simboli umani sono: 
• arbitrari e 
• integrati in un sistema-codice, l’uomo è in grado de imporre nuove strutture al mondo. 
2- Sistema di simboli 
I simboli umani hanno senso soltanto se messi in relazione tra di loro. 
3- Strutturare il mondo -> Significa dargli un ordine, cioè, organizzare l’ambiente selezionando la complessità 
a cui viene dato senso, riducendo e escludendo possibilità. 
La prassi umana trasforma il caos in ordine. 
Tre modi di strutturare: 
1) Differenziazione dei significati attribuiti all’ambiente. (separazione tra appartenenti alla propria tribù) 
2) Introduzione di regolarità nell’ambiente. (confini tra casa /non casa) 
3) Manipolazione della distribuzione di possibilità: orientando la situazione verso un’orientazione 
differente che non sarebbe tale senza l’intervento. (trappole per difesa dalle bestie) 
Due processi di strutturazione dell’ambiente e del comportamento umano: 
• Teukein - attività che attiene alla realizzazione di utensili, al loro utilizzo (la dimensione della tecnica). 
• Legein - attività del raccogliere, con cui il pensiero e la parola mettono ordine nel caos della vita 
umana. 
 distinzione formulata da Cornelius Castoriadis fra legein e teukein, intese come le due forme 
fondamentali del processo di significazione. 
 Cornelius Castoriadis, filosofo e psicanalista francese d'origine greca, difensore del concetto di «autonomia politica». 
Fondatore alla fine degli anni Quaranta del gruppo politico Socialismo o barbarie. 
La Prassi Umana -> La prassi ordinatrice non è una prassi di completamento, ma, piuttosto di “incompletamento”, cioè di 
selezione e riduzione della complessità attraverso la tracciatura dei confini, distinzioni, differenze. 
Cultura (Canguilhem) -> codice di ordinamento dell’esperienza umana sotto un triplice rapporto: 
 Linguistico 
 Percettivo 
 Pratico 
Compiere una pratica culturale equivale a usare un codice semiotico (astratto) per eseguire qualcosa. Il linguaggio struttura, le 
pratiche gli danno voce. Ogni linguaggio ha la sua dimensione pratica, siccome ogni pratica ha la sua dimensione 
discorsiva, insomma il linguaggio fa cose, mentre le pratiche parlano. 
Georges Canguilhem (1904-1995), filosofo e storico della scienza, ha insegnato Storia della scienza alla Sorbona ed è stato 
direttore dell'Istituto di Storia delle Scienze di Parigi. È, con Louis Althusser e Jacques Lacan, uno dei grandi maîtres à 
penser della Francia del secondo dopoguerra. Fra le sue pubblicazioni più importanti, gli "Études d'histoire et de 
philosophie des sciences”, "La conoscenza della vita" e "Il normale e il patologico". 
4- rappresentazione sociale: forma di conoscenza che i soggetti effettuano, sotto l’influenza di quadri sociali, 
di pensieri e di norme di comportamento collettivo, integrando i dati della propria pratica e della propria 
esperienza. 
 Duplice ruolo: 
 Rende familiare ciò che non lo è. Trasforma le cose in convenzioni. 
 È prescrittiva. S’impone a noi in forza della struttura precedente. 
 
5- Le rappresentazioni sociali sono necessarie per 4 motivi: 
 Antropologico. L’uomo ha bisogno di dare ordine all’esistenza umana. 
 Cognitivo. Forniscono schemi interpretativi della realtà, permettendo distinzione tra normalità/anormalità. 
 Pratico. Le rappresentazioni sociali sono la base su cui si agisce nel mondo, generano pratiche e routine. 
 Emotivo. Ci si affeziona alle proprie rappresentazioni sociali, legate alla propria appartenenza. 
6- Crash – Per risparmiare risorse cognitive gli individui ricorrono a: 
 Categorizzazione. Serve a semplificare l’ambiente, producendo un’eccessiva assimilazione intracategoriale e 
differenziazione intercategoriale. Le categorie si associano a schemi che sono insieme di credenze e valutazioni costruite su 
esperienze precedenti. 
 Euristiche. È la parte della ricerca cui compito è favorire l'accesso a nuovi sviluppi teorici o a scoperte empiriche. 
Scorciatoie di pensiero. 
Domanda: La categorizzazione è una forma di classificazione? No, perché la categorizzazione si fonda su valori e 
rappresentazioni sociali, ed è un atto fondamentale alla sopravvivenza. 
7- Processo delle tipizzazioni (Berger e Luckmann). 
(La realtà come costruzione sociale (The Social Construction of Reality) è un saggio di Peter L. Berger e Thomas Luckmann pubblicato 
nel 1966, testo fondamentale della sociologia della conoscenza). 
Interpretazioni dell’azione, culturalmente codificate, che costruiscono vissuti tipici assimilati tramite 
insegnamento, linguaggio, esempi pratici, media, ecc. 
Dualità della struttura: la cultura comporta una costrizione sugli agenti; mentre è anche veicolo di creazione. 
La prassi culturale è simultaneamente oggettiva e soggettiva, esecuzione e creazione, vincolo e libertà. 
8- L’incorporazione della cultura: 
L’incorporazione del sistema di relazioni, codici, pratiche e significati è definitosocializzazione. 
Socializzazione: 
processo di transazione tra gli agenti e le istituzioni che lo formano. 
È il prodotto delle influenze di molteplici agenzie sociali. 
 → si acquisisce anche attraverso l'esperienza (ruolo chiave della corporeità). 
Habitus: 
→ sistemi di disposizioni strutturate e strutturanti. 
→ risultato di azione organizzatrice, ma anche predisposizione, propensione. 
→ gli habitus sono incorporati attraverso esperienze passate e permettono di operare atti di 
conoscenza pratica 
→ reiterazione di pratiche all'interno di un mondo strutturato che riduce gradualmente lo spazio di 
ciò che è possibile (per noi). 
Esperienza: 
 → processo di costruzione di capacita pratiche che, una volta acquisite, restano disponibile al 
soggetto. 
 → pratica, esercizio → automatismi 
L’esperienza costituisce una memoria progettuale, cioè una memoria che si traduce in ipotesi d'azione 
→ si genera una rete di disposizioni che delimitano il campo del possibile. 
Memoria dell'esperienza 
→ incorporazione di un sapere fatto proprio dal soggetto come acquisizione di determinate capacita 
e non di altre. 
 
→ L'habitus permette sia di avere esperienza, cioè di aver acquisito una disposizione verso 
qualcosa attraverso la pratica; sia di fare esperienza, cioè di modificare tale disposizione. 
Scoperte di psicologia cognitiva rafforzano questa concezione, mettendo in luce l'esistenza di 
Due tipi di cognizione: 
1- Cognizione automatica → insita negli schemi culturali e si manifesta nelle strutture 
istituzionalizzate, nelle rappresentazioni sociali, nell'habitus e nelle scorciatoie cognitive 
 → cultura influenza il pensiero; 
2- Cognizione deliberativa → e riflessiva, pianificata, entra in gioco quando si sollecita la 
soglia di attenzione → gli schemi vengono messi in crisi (es. contesti nuovi). 
 
 
 
L'habitus è caratterizzato da un'inerzia dovuta a: 
 1-resistenza al cambiamento degli schemi cognitivi; 
 2-persistenza delle informazioni acquisite per prime. 
Questa inerzia fa sì che alcune disposizioni, anche se obsolete, non vengano abbandonate. 
ORDINE CULTURALE 
→ duplicità del termine “ordine: 
1) Mettere in ordine → dare senso all'indistinto tracciando confini e differenze 
2) Comando, cogenza → da una parte si ha la questione dei confini esterni e delle divisioni interne a 
una cultura, dall'altra si evidenza invece la relazione tra potere e ordine culturale → la cultura non è 
un corpus monolitico e interpretabile in via definitiva, ma e in continua trasformazione. 
La definizione di “cultura” implica il conflitto per il prevalere dei principi di visione e divisione 
del mondo (cultura in un dato contesto o momento storico) 
→ legittimazione e 
→ naturalizzazione. 
La creazione di un ordine culturale inizia con l'applicazione di una regola che specifica il 
campo a cui si applica l'universo discorsivo dato 
→ la regola si fonda sull'arbitrio, che viene rimosso attraverso: 
 la naturalizzazione e 
 la legittimazione. 
 
Naturalizzazione 
 → l’eliminazione dell'origine sociale dell'ordine, rimozione dell'operazione di posizionamento dei 
confini 
→ un fenomeno culturale viene percepito come “naturale” 
→ il principale strumento di naturalizzazione è il senso comune: fondo di evidenze condivise da tutti 
che rendono possibile confronto e dialogo → tra persone differenti il senso comune 
diventa la posta in gioco di conflitti per la legittimazione della realtà. 
Nelle società contemporanee il senso comune e spesso nazionale in quanto costruito dalle istituzioni, 
ma si assiste anche a dinamiche di pluralizzazione istituzionale. 
Gli schemi cognitivi, le pratiche, le classificazioni sono collegati alla struttura sociale 
→ ne consegue che i sistemi simbolici non sono solo strumenti di conoscenza e organizzazione, ma 
strumenti di dominio: 
→ Doxa: ciò che non può essere messo in discussione, che è percepito come un dato di fatto dagli 
individui poiché essi agiscono secondo le convenzioni sociali 
→ ci si rifà al concetto gerarchico di cultura (es. gerarchizzazione della lingua = l’uso del registro a 
seconda dei contesti). 
Violenza simbolica 
→ i rapporti di forza e la struttura della società contribuiscono a costruire i principi di visione del 
mondo 
→ il dominato può pensarsi e pensare il dominante solo attraverso gli strumenti di conoscenza 
condivisi con quest'ultimo, ovvero con le classificazioni sociali naturalizzate. 
Questo si lega non solo alla naturalizzazione, ma anche a operazioni di legittimazione attiva. 
 
 Si distinguono diversi livelli di legittimazione: 
o Naturalizzazione 
o Proverbi, storie, massime che trasmettono un intero ordine di significati e relazioni 
o Riti e atti di istituzione (riti di passaggio) 
o Universi simbolici (religioni, filosofie, teorie politiche) → spiegano l'ordine. 
Lo Stato e quindi il massimo detentore della violenza simbolica legittima, a cui seguono le religioni 
organizzate. Ma dal momento che le questioni simboliche sono delle poste in gioco, gli agenti sociali 
non ne restano del tutto esclusi, ma possono contribuirvi secondo un continuum di possibilità: 
→ titolarità di agire sui segni e contendibile e negoziabile. 
La cultura non è omogenea, in ogni cultura vi sono diversi livelli di: 
 frammentazione e 
 condivisione dei confini: 
1) Al livello più generale troviamo il senso comune, molto generico → oggi minacciato (ma allo stesso 
tempo potenziato) dalla globalizzazione. 
2) Microcosmi sociali → generati da nascita di campi sociali specializzati, incomprensibili a chi non è 
del campo (es. arte, medicina ecc.) oppure per mezzo di operazioni istituzionali che delimitano 
simbolicamente un confine in cui producono significati condivisi (es. culture regionali, cittadine, ecc.). 
3) Subculture → livello di condivisione culturale che non prevede necessariamente l'interazione faccia 
a faccia, ma si basa su una serie di elementi (consumi di prodotti, situazioni, linguaggi). Media 
fungono da fattore aggregante. 
4) Idioculture (o microcolture) culture di gruppi localizzati che costituiscono una comunità di pratica, 
cioè condividono attività e ambienti. Prevedono un impegno reciproco (faccia a faccia). 
 
 
2. LA COSTRUZIONE CULTURALE DELLO SPAZIO 
Lo spazio ci parla delle culture individuali e collettive di una società (Ghisleni). Esso e il supporto materiale 
delle pratiche sociali di condivisione del tempo (Castells). 
– Discontinuità → importanza dei confini che fondano la contrapposizione tra un dentro e un fuori. È solo con 
questa contrapposizione che inizia a emergere il senso, creando distinzioni tra luoghi. 
– Mobilità → possibilità di muoversi tra questi confini e continua ridefinizione degli spazi che assumono valenze 
diverse in base alla situazione. 
– Centralità/marginalità → lo spazio e sempre associato a gruppi e la riorganizzazione dello spazio e una 
riorganizzazione del potere sociale (Harvey). Concetti di centralità e distanza non sono comprensibili secondo 
le proprietà fisiche, ma in base alla matrice sociale. 
Crescere significa fare esperienza del muoversi in uno spazio → la conoscenza dello spazio avviene in maniera 
pratica attraverso la costruzione di una “mente locale”: apprendimento e conoscenza di uno spazio = habitus 
spaziale. 
Processo di incorporazione → l'esperienza dei luoghi e un'esperienza corporea → gli agenti coinvolti 
costituiscono una realtà spaziale, la cui presenza ha luogo in relazione con lo spazio → gli spazi contengono 
informazioni sulle identità coinvolte e il loro rapporto. 
I luoghi non sono oggettivi, ma inscrivono intorno a noi la portata variabile delle nostre intenzioni e dei nostri 
gesti (corpo come misura di tutte le cose, mutamento del confine tra spazio peripersonale e extrapersonale). 
Processo di tipizzazione → gli habitus vengono strutturati all'interno degli spazi, dando origine a schemi di 
comportamentosociospaziali → cambiamenti repentini mettono in crisi gli schemi spaziali e il comportamento 
da adottare in determinati spazi. 
Zone spaziali → luoghi dove si manifestano le pratiche di reciprocità → schemi di tipizzazione trasformano 
luoghi fisici anonimi in luoghi di costruzione della realtà sociale attraverso le esperienze. 
Mappa mentale → proiezione degli stili di vita sugli spazi della città. 
 → 5 dimensioni di Lynch: 
 Percorsi → canali attraverso cui gli agenti si muovono; 
 Margini → limiti e ostacoli concreti incontrati nell'agire; 
 Zone → suddivisioni (informali o istituzionali) dell'area in cui si agisce, riconosciute da chi si trova 
all'interno e anche da chi e all'esterno. Spazi vuoti: cancellati dalle pratiche e quindi anche dalle mappe 
mentali dei soggetti; 
 Nodi → luoghi in cui convergono determinate pratiche (es. incroci, piazze, mercati); 
 Riferimenti → punti di orientamento nella propria attività spaziale. 
Le mappe sociospaziali dipendono dal tipo di traiettorie → vi saranno tante mappe differenti quanti sono gli 
habitus. 
Spazio ≠ Luogo → I luoghi sono spazi umani, il centro dell'esperienza e delle intenzioni, delle memorie e dei 
desideri (Silverstone). 
Intreccio fra luoghi e memoria → emozioni legate allo spazio, spazi fisici carichi di significati e simboli evocativi 
→ la memoria e tenuta viva attraverso le pratiche umane e le narrazioni. 
Costruzione di confini 
L'atto culturale per eccellenza consiste nel tracciare la linea, che produce uno spazio separato è delimitato 
(Bordieu). 
Il limite non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma e un fatto sociologico che si forma spazialmente 
(Simmel) → i confini sono definiti e continuamente ridisegnati da rapporti di potere (fra Stati, persone, ruoli, 
classi sociali). 
Il confine serve innanzitutto a selezionare la complessità del reale: il luogo viene reso familiare, selezionandolo 
dallo spazio indistinto → mette ordine nel caos → mettere un confine significa creare regole che spiegano lo 
spazio nel momento in cui lo creano → stabiliscono una distinzione tra “retto” e “storto” e una norma da 
seguire per rimanere dentro i limiti. 
3 funzioni dei confini: 
 Funzione classificatoria → in base a ciò che raggruppano e distinguono (arbitrarietà del confine) es. 
divisione amministrativa vigne; 
 Funzione distributiva → distribuiscono le conseguenze della classificazione trasformandole in 
disuguaglianze. Es. qualità del vino in base a divisione; 
 Funzione relazionale → permettono relazioni tra le identità che fondano tramite la distinzione. Es. 
associazione contadini per decidere politiche commerciali. 
Confine/frontiera 
→ mentre il confine e netto e definisce le condizioni al suo interno, mentre la frontiera e uno spazio più ampio 
e sfumato, di confronto e mescolanza 
→ frontiera assume valenza di terzo spazio. 
Arbitrarietà dei confini 
→ i confini selezionano a priori che cosa accadrà in un determinato contesto, tanto ai singoli agenti quanto ai 
gruppi. Attraverso i confini, il corpo e le funzioni corporee vengono regolati 
→ separazione sfera pubblica/privata e all'interno di questa di altri spazi più o meno intimi 
→ diversa penetrabilità dei confini riflette differenti concezioni culturali del pubblico, del privato e dell'intimo. 
Spazializzazione: 
mette in relazione gli elementi del mondo sociale 
 → l'uomo deve interpretare gli spazi intorno a sé 
 → da un lato produce spazi, dall'altro viene condizionato dal contesto 
→ dimensioni inscindibili: la collocazione degli individui avviene attraverso la partizione dello spazio, ma allo 
stesso tempo si concretizza nell'uso che se ne fa (es. parco giochi) 
→ reciprocità 
Regionalizzazione: 
divisione del tempo-spazio in base alle pratiche sociali routinizzate (Giddens). 
Essa può avvenire in più modi: 
– In base alla forma → come vengono costruiti i confini. Possono essere anche solo i corpi a definire la 
suddivisione spaziale (es. posizione persone a una festa; pareti di una casa, ecc.); 
– In base all'estensione → avviene su vasta scala, come divisione funzionale di quartieri urbani (es. distinzione 
centro/periferia); 
– In base alla durata → i confini sono temporanei (es. area per un concerto); 
– In base al 'carattere' → cioè ai modi in cui l'organizzazione degli spazi e fatta all'interno di un sistema sociale 
(es. spazi preindustriali/modi di produzione capitalista). 
Regionalizzazione e distinzione tra pubblico e privato 
→ cambia in base al contesto storico e sociale ed e influenzata dal legame tra spazio e potere. 
 
 
Globalizzazione e mobilità 
Processi di globalizzazione “deterritorializzano” → simultaneità despazializzata: i vincoli imposti dallo spazio 
fisico sono superabili, scavalcabili soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione → stesso evento può essere 
vissuto in luoghi diversi (es. olimpiadi). 
Spazializzazione → ristrutturazione dei modi in cui è organizzato lo spazio. 
Secondo tre elementi: 
– Globalità → il mondo intero e un'arena in cui si svolge l'azione umana → ridefinisce i confini e fa cadere la 
dicotomia dentro/fuori; 
– Aspazialità → indifferenza rispetto ai luoghi in diverse sfere (privata, lavorativa, politica...) → vengono sfidati 
confini (privato/pubblico, stanzialità/nomadicità). 
– Reticolarità → esistenza di nodi e flussi che riconfigurano l'idea di vicino e lontano (ciò che è vicino nella 
comunicazione può essere lontano geograficamente) → connessa alla mobilità (non solo fisica ma anche di 
idee, simboli, malattie...) 
Spazio e potere 
La gestione degli spazi e centrale sia nella pianificazione del controllo sociale, sia nei rapporti di dominazione. 
La possibilità di controllo dei propri spazi varia in base al punto che si occupa nelle relazioni di potere, fra 
gruppi e fra singoli. 
Rappresentazione dello spazio 
→ fatta sia in senso di “misurazioni” ufficiali, sia di rappresentazioni sociali 
→ mappe mentali soggettive dipendono dall'esperienza del singolo, 
ma anche dalle rappresentazioni dominanti (es. Quarto Oggiaro). 
Possibilità di uso e appropriazione di spazi personali (Hall e Goffman) 
→ ad ogni attore sociale sono legate delle “estensioni” del se, egli occupa uno spazio la cui invasione 
costituisce una violazione della sfera personale 
→ gli spazi sono una proprietà su cui si esercitano diritti. La posizione sociale dell'attore determinerà anche la 
maggiore o minore ampiezza di quest'area. 
Distanza sociale 
→ distinzione e marcamento di disuguaglianze 
→ chiusura nei confronti di persone appartenenti a categorie sociali diverse → tale distanza viene tradotta 
anche sul piano fisico. Non è la distanza troppo marcata a generare prese di distanza, ma quella minima 
 → rafforzamento dei confini per ribadire l'ordine. 
Le pratiche spaziali hanno senso in base alla struttura delle relazioni sociali in cui esse entrano in gioco. 
Lo spazio sociale tende a tradursi in spazio fisico → corrispondenza tra un ordine di 
coesistenza degli agenti con l'ordine di coesistenza delle proprietà 
 → non c’è nessuno che non sia caratterizzato dal luogo in cui e nato. 
Spazi pubblici incivili (Bauman) 
→ dove vi è scarsa interazione: 
 Emici → esclusione e rigetto della diversita (es. ghetti); 
 Fagici → assimilazione e cancellazione della diversita (es. centri commerciali); 
 Non-luoghi → non avviene alcuno scambio, luoghi di passaggio (es. aeroporti). 
 Spazio urbano contemporaneo → forma urbana e un oggetto sempre piu vago e indefinito, con 
confini fisici sempre meno netti → la citta riflette la molteplicità e le contraddizioni del mondo. 
La trasformazione della città è espressione del mondo contemporaneo 
 → essa è un luogo aperto e intercollegato, sottoposto a un gran numero di stimoli. Vi si riscontra 
un'eterogeneità degli stili di vita e dei flussi che la attraversano. 
Due processi urbani: 
1) Tentativi di chiusura escludente (gardencities, enclosures); 
2) Abbraccio al cosmopolitismo connesso ai flussi globali, ma senza conflitti sociali (es. 
gentrification). 
 
 
3. LA COSTRUZIONE CULTURALE DEL TEMPO 
Temporalità: 
è nelle pratiche, nelle esperienze vissute. Il tempo non permette pratiche sociali e culturali, ma è 
costituito da esse e ciò contribuisce a ordinare culturalmente l'esperienza temporale 
→ La pratica non e nel tempo, ma fa il tempo. 
Il tempo e lo spazio non sono contenitori ma rapporti convenzionali ordinatori e strutture di sintesi 
di cose e avvenimenti. 
Il tempo e una relazione, il simbolo di un rapporto che un gruppo crea tra due o più avvenimenti 
→ e un'opera collettiva della società che lo costruisce e lo supporta descrivendone la gerarchia dei 
valori 
→ tale opera dà la definizione del cambiamento, della durata, della continuità, della rottura, ecc. 
3 tipi di durata (Giddens): 
1) Reversibile e ciclica → routine quotidiana con ripetizioni → si può fare piu di una volta; 
2) Irreversibile → biologica o per le scelte (non si può fare due volte una cosa per la prima volta); 
3) Longue durate → quella dei tempi istituzionali, più lunga ma reversibile (cicli economici). 
Società preindustriale 
→ l'attività e il trascorrere del tempo sono legati in modo inscindibile 
→ sottomissione al trascorrere del tempo, non si cerca di controllarlo o di risparmiarlo (non è 
nemmeno possibile farlo). Concezione ciclica del tempo. 
Società capitalista 
→ il tempo è concepito in modo lineare, e quantitativamente misurabile (tempo come moneta). 
L'elemento temporale diventa un aspetto cruciale del lavoro, si passa da “orientamento al compito” 
a “orientamento al lavoro”. 
Il tempo e creato dall'interesse 
→ interessarsi a qualcosa significa fare il tempo, rendere 
attuale qualcosa che ancora non lo e, presentificandolo. 
L'illusio (interesse per il gioco) da senso all'esistenza, portando ad investire su di esso e nel suo “a 
venire”. 
Esperienza soggettiva del tempo: 
si genera nel rapporto tra attese e speranze (habitus) e mondo sociale 
→ se il mondo sociale non corrisponde alle aspettative, non si è appagati 
→ il tempo e veramente percepito solo quando le speranze e le opportunità non coincidono (illusio 
e lusiones) 
→ Esperienze della temporalità sono differenti in base ad alcune variabili (età, genere, occupazione, 
classe e ceto sociale) 
→ Es: tempo delle donne: e stato a lungo un tempo prevalentemente privato, in contrapposizione a 
quello pubblico degli uomini. 
Oggi si pone il problema della doppia presenza. La donna e sottoposta anche a vincoli temporali fisici 
legati alla riproduzione per le quali riceve una pressione sociale 
→ la loro gestione influisce su aspettative, investimenti, autonomia di scelte. 
Temporalizzazione 
→ processo costitutivo della prassi umana che ordina e struttura l'esperienza 
→ ordinamento temporale attraverso cui viene costruita la routine quotidiana. 
La struttura temporale della vita quotidiana impone delle sequenze fisse ogni giorno 
→ solo attraverso questa struttura la vita conserva il significato di “realtà” (disorientamento quando 
la routine viene spezzata) 
→ regolarità temporale 
 
 
 
La regolarità temporale si basa su: 
• strutture rigide di successione che possono essere formalizzate (normative) o non formalizzate 
 → più suscettibili di cambiamenti; 
• durate prevedibili (a seconda del contesto sociostorico), anche queste più o meno formalizzate 
 → relative, variano da cultura a cultura; 
• aspettative sociali di durata (Merton) → durate con altissimo tasso di prevedibilità, sono quelle 
previste sulla base di credenze collettive e quelle previste nei rapporti di interazione 
 → le aspettative di durata dipendono dagli habitus sociali degli agenti (es. durata spettacolo teatrale) 
e non sono quindi universalizzate. 
A questo concetto si può collegare quello di “spazio dei possibili” di Bordieu, ovvero l'insieme dei 
vincoli e delle possibilità che lo spazio sociale dà agli agenti, 
determinandone aspettative e progetti. 
• Collocazione temporale standard (Zerubavel) → attività programmate che accadono sempre nello 
stesso spazio-temporale 
→ spesso costituisce anche un fattore costrittivo (es. non mangiare fuori dai pasti) 
→ la c.t.s. e dunque legata anche al fatto che vi sia una frequenza uniforme nella ricorrenza degli 
eventi, ovvero una cadenza temporale definita. 
Il tempo, come lo spazio, e in relazione con l'habitus 
 → la temporalità e inscritta nei corpi ed e importante anche in chiave “interculturale”. 
Regionalizzazione temporale: 
→ le attività sono ripartite in determinati momenti della giornata 
→ La regionalizzazione temporale si sta sfumando sempre di più (es. “colonizzazione della notte”) e 
i diversi momenti della giornata non sono più esclusivo appannaggio di una sola sfera. 
Questione dell'accessibilità sociale di alcuni tempi (es. tempo libero, notte) e quindi della relazione 
tempo-potere. 
La temporalizzazione è uno dei vettori principali per dare alla nostra esistenza un senso di normalità. 
Il tempo è arredato da attività, pratiche, oggetti che ci danno informazioni circa il momento 
in cui ci troviamo (es. abbigliamento, albero di Natale, eventi storici, ecc.). 
Le organizzazioni, infine, contribuiscono a inquadrare la struttura temporale e il suo arredo 
 →personalizzazione, de-sincronizzazione, frammentazione dei tempi 
→ minore prevedibilità sociale (es. “anno prossimo” per studenti). 
Calendari e generazioni 
Sia organizzazione della vita sociale in un calendario sia la suddivisione delle fasce d'età 
forniscono quadri di riferimento collettivi che regolano i comportamenti → entrambi sono 
legati a dei riti che servono a costruire e rinforzare l'appartenenza ad un gruppo (es. feste 
nazionali; riti di passaggio). 
Calendario: 
scandisce il tempo qualitativamente, indicando gli eventi straordinari e distinguendoli dal tempo 
ordinario. Le date di festa indicano i valori che dovrebbero essere condivisi nella collettività 
→ evidente quando nelle società coabitano individui socializzati a calendari diversi. 
Accanto al calendario ufficiale che include valori civili e religiosi ve ne sono anche di “non ufficiali” 
che si sovrappongono 
→ si crea una gerarchizzazione tra i calendari. 
Categorie sociali legate all'età 
→ divisione in età e un processo di costruzione socioculturale 
→ orienta le condotte e le interpretazioni nelle relazioni con gli altri e ordina le cose, facendo si 
che trattiamo come reali delle categorie costruite con operazioni simboliche e istituzionali. 
Le categorie sociali legate all'età sono schemi classificatori che inquadrano gli individui in base al 
comportamento, all'aspetto, all'abbigliamento, cioè all'hexis corporea. 
Il tema delle generazioni va analizzato sia dal punto di vista della cultura in senso differenziale (cambia 
a seconda del contesto), sia da quello della cultura in senso gerarchico (relazione 
giovinezza/vecchiaia, qual e il modello ideale). 
Nelle società tradizionali erano i riti di passaggio a stabilire le tappe del passare dell'età, mentre nella 
società contemporanea questo sistema si e perso ed e stato sostituito dai traguardi istituzionali, che 
pero non prevedono nessuna investitura. 
Esempio della categoria dei giovani è emblematico 
→ categoria nata negli anni '50 con il consumismo 
→ prima si passava da infanzia a età adulta. 
Invecchiamento sociale 
→ è slegato dall'invecchiamento anagrafico e biologico, si concretizza nella riduzione dello spazio dei 
possibili (es. operaio di 25 anni e vecchio rispetto a coetanei studenti universitari). 
Rovesciamento dei valori del processo di socializzazione: 
→sono i figli che costituiscono per i genitori il modello da seguire 
→ società del giovanimento. 
La memoria: 
La memoria non è la semplice “riproduzione mentale del passato”, ma e anche una selezione e letturaalla luce di delle dinamiche sociali in cui si e inseriti 
→ attualizzazione e recupero del passato alla luce del presente. Il passato e filtrato e ristrutturato a 
seconda delle necessita del presente, sia a livello individuale sia a livello sociale (Jedlowski). 
3 tipi di memorie: 
1) Memoria sociale 
→ costituita da elementi recanti tracce del passato (video, oggetti, documenti del passato), ma che 
non e detto che vengano riattivati 
→ oggi la memoria sociale e costituita da ciò che è caduto nell'oblio. 
Deriva di memoria: 
un cambiamento delle rappresentazioni della propria identità mette nell'oblio la memoria (identità) 
precedente. 
2) Memoria comune 
→ eventi di memoria condivisi che non hanno bisogno di rielaborazione 
→ sono presenti nella memoria anche di chi non vi ha assistito personalmente grazie a flussi mediali 
(es. 11 settembre) 
→ pluralità di memorie derivante dal fatto che non tutti sono esposti agli stessi flussi. 
3) Memoria collettiva 
→ e l'insieme di rappresentazioni sociali sul passato che ogni gruppo produce, istituzionalizza, 
custodisce e trasmette attraverso l'interazione dei suoi membri 
→ pluralità di memorie perché ci sono più gruppi a produrle 
→ lotta per la memoria egemone: competizione fra memorie per stabilire quella “ufficiale”, può 
generare tentativi di manipolazione ma allo stesso tempo la pluralità di memorie limita l'assoluta 
arbitrarietà (es. genocidio armeno). 
È fondamentale l'atteggiamento dei media a riguardo. 
Globalizzazione: 
comporta mutamento rispetto a concezione di passato e di futuro 
→ Harvey parla di “compressione spazio-temporale” che ha investito sia le pratiche politico-
economiche, sia la vita sociale e culturale. 
Diventa fondamentale il concetto di istantaneità (e di accelerazione) 
→ modifica la comunicazione ma anche il rapporto con l'attesa (es. carte di credito). 
La velocita del cambiamento rende difficile ancorare il senso del presente sia a un passato con 
cui spiegarlo sia a un futuro verso cui proiettarlo 
→ il passato, inteso come tradizione, viene continuamente rivisitato, ma allo stesso tempo nascono 
operazioni nostalgiche in tutti i campi. 
L'aumento dell'instabilità e della precarietà rende sempre più difficile relazionarsi con un futuro 
plausibile e incentiva dunque ad investire sul presente. 
Tempo e potere: 
Nella temporalità si costruiscono i rapporti di potere e subordinazione tra gruppi sociali. 
In passato la misurazione del tempo era un simbolo di potere sociale e vi sono state lotte per la 
democratizzazione della misurazione del tempo (es. portare orologio in fabbrica) 
→ questa severa gerarchia e venuta meno ma ancora oggi, in caso di diatribe sul tempo, prevale 
quello di chi e superiore nella gerarchia (es. dirigente/impiegato, genitori/figli) e spesso ci si appella 
ad un orologio connesso a funzioni pubbliche (TG, stazione, ecc.). 
Nell'ambito lavorativo la relazione tempo-potere e evidente → più i confini temporali di un'attività 
sono flessibili (stabiliti dal lavoratore), più e probabile che sia associata a uno status elevato, mentre 
vale anche il contrario (rigidità-status inferiore). 
Accessibilità temporale (Zerubavel) 
→ è governata da un rapporto inverso: più prestigiosa e la posizione occupata, meno tempo si avrà 
a disposizione. Tuttavia, si ha anche più potere di rendersi inaccessibili e irreperibili. 
 
Attesa 
→ possibilità che istituzioni, organizzazioni e singoli agenti hanno di rimandare e differire da una 
previsione o aspettativa temporale 
→ l'attesa implica una sottomissione perché influisce sulle condotte di chi attende finché non arrivi 
la decisione 
→ complicità di chi attende in base al valore di ciò che si attende. 
 
4. LA COSTRUZIONE CULTURALE DELLA CORPOREITÀ 
 
Corpo 
→ rimanda a qualcosa di statico e finito 
Incorporazione 
→ termine che indica un continuo svolgersi di eventi stratificati nell'esistenza e che si riferisce alla 
somatizzazione della cultura nei corpi. 
Il corpo non è solo un'entità biologica, ma un fenomeno storico e culturale. Allo stesso tempo, la 
cultura e anche un prodotto di interazione delle corporeità. 
→ noi ci abituiamo al mondo attraverso la corporeità e allo stesso tempo il mondo entra in noi 
lasciando tracce delle condizioni socio-ambientali in cui ci muoviamo. 
Hexis → l’insieme di pratiche sociali legate alla nostra corporeità (abbigliamento, postura, 
presentazione di sé) 
→ L'hexis e la parte “corporea” dell'habitus. 
Il mondo e comprensibile e immediatamente dotato di senso perché il nostro corpo ha acquisito un 
sistema di disposizioni derivante dall'esposizione prolungata al mondo. 
→ il corpo è predisposto per apprendere e comprendere il mondo 
→ apprendimento da e attraverso il corpo 
→ la maggior parte delle ingiunzioni sociali riguardano il corpo, non l'intelletto. 
Questo processo di apprendimento non vale solo per i primi anni di vita, ma si delinea lungo tutto 
l'arco della vita nell'acquisizione di competenze pratiche del mondo sociale (es. rapper). 
Incorporazione: 
È processo attraverso il quale l'identità si esprime attraverso il corpo, che si “materializza”, ovvero 
entra nelle pratiche → non e possibile cambiare un atteggiamento solo con la volontà, ma servirà un 
processo di incorporazione di pratiche nuove. 
Questi processi sono possibili solo grazie alla plasmabilità e condizionalità del corpo da parte del 
mondo. 
→ questo dà luogo al processo di individuazione, che plasma la singolarità dell'”io”. 
La natura umana e “plastica” in relazione all'ambiente esterno perché può costruirsi solo in 
interazione con esso. 
Antropo-poiesi (Remotti) → modellamento dell'essere umano, sia passivo e inintenzionale che attivo 
e intenzionale, da parte dei soggetti preposti a tale modellamento attraverso il disciplinamento dei 
corpi. 
Anche gli atteggiamenti che sembrano più naturali sono strutturati dal contesto socioculturale, 
attraverso le “tecniche del corpo” (Mauss): 
capacita di naturalizzare le pratiche fino a non rendersi più conto che risultano da un processo di 
apprendimento e di formazione 
→ disconoscimento dell'attività pedagogica. 
Le tecniche del corpo: 
– mutano non solo da cultura a cultura, ma anche in base al capitale sociale, culturale e economico 
(es. comportarsi come uno scaricatore di porto, atteggiarsi come un damerino). Variano anche a 
seconda delle subculture e delle idioculture e di altri contesti culturali. 
– Sono fatti sociali, che preesistono e perdurano rispetto al singolo individuo ma che 
richiedono determinate strutture biologiche. 
– Permettono di esprimere emozioni e intenzioni (rabbia, seduzione, sicurezza di sé.). 
– Si apprendono attraverso la mimesi → processo di incorporazione e rappresentazione 
al tempo stesso della conoscenza. 
Il corpo umano non esiste e non è comprensibile al di fuori della costruzione sociale 
della realtà 
→ non ha un senso nella sua dimensione “naturale”, “prelinguistica” 
→ la percezione che abbiamo del nostro corpo costituisce una parte importante della nostra eredita 
socioculturale. 
Anche fattori considerati biologici sono in realtà legati alla dimensione culturale (es. invecchiamento). 
Genere, sesso e sessualità 
Se il corpo umano non ha un senso pre-culturale, allora anche le caratteristiche legate al sesso e al 
genere sono costruzioni culturali. 
Rapporto sessualità-genere → due concezioni dominanti: 
1) Il corpo e una macchina naturale che produce differenze di genere attraverso la programmazione 
genetica; 
2) Il corpo e una superficie neutra su cui viene impresso un simbolismo sociale. 
Ciò che non è normativo viene fatto diventare normativo, e lo stato normativo viene considerato 
naturale 
→ l'idea che il genere consiste di soli due tipi e perpetrata anche dalla comunità medica, anche se ci 
sono prove certe che questo non e dato dalla biologia (es. ermafroditi/intersessuati).Anche la tesi che sostiene una differenza comportamentale innata fra uomini e donne e stata 
smentita da numerose ricerche 
→ le differenze si producono di più tra i componenti dei due gruppi e sono imputabili alla posizione 
sociale. 
Il genere 
è un principio di classificazione che si basa sulle strutture fisiche e sui processi di riproduzione umana, 
ma questi non costituiscono una base biologica, piuttosto costituiscono un'arena. 
→ la differenziazione produce scontri su ciò che significa “maschio” e ciò che significa “femmina 
→ è stata fatta una costruzione materiale e simbolica mirata a esprimere, poi valorizzare e infine 
separare i sessi 
→ la costruzione ricalca un rapporto sociale materiale: 
quello della divisione sociosessuale del lavoro e della distribuzione sociale del potere 
→ fa sembrare uomini e donne differenti “per essenza” e ciò implica un costante intervento delle 
istituzioni sociali durante tutta la vita. 
Oggi il genere e definito come “quel processo culturale che produce nel corpo la possibilità di 
realizzarsi in due sessi distinti” 
→ il genere dunque non e la rappresentazione simbolica di un dato biologico 
→ il genere precede il sesso → va considerato come un set di pratiche, una tecnica del corpo appresa 
attraverso la mimesi e l'azione pedagogica 
→ pensando a cosa sia “maschile” e cosa “femminile” vengono in mente una serie di cose che 
esprimono un qualcosa che si fa e non che si e (giochi, vestiti, toni di voce, modo di camminare...) 
→ essere “uomo” o “donna” e questione di esperienza personale, di come cresciamo e come ci 
presentiamo 
→ a partire dall'infanzia, l'apprendimento consiste all'acquisizione di una competenza di genere 
→ si parla a tal proposito di maschilità/femminilità egemone a sottolineare che vi sono una pluralità 
di femminilità e maschilità, ma che esiste una gerarchizzazione tra i modelli. 
I modelli di genere non si apprendono passivamente 
→ si possono sviluppare progetti di genere (nei limiti dell'habitus), ovvero un orientamento su chi si 
vuole essere, ma ognuno ha uno spazio dei possibili che permette alcune strategie e non altre (es. 
Billy Elliot). 
L'incorporazione delle pratiche di genere avviene attraverso diversi fattori: relazioni di potere, 
relazioni di produzione, rappresentazioni mediali e relazioni emotive. 
Di solito i regimi di genere di singole organizzazioni o istituzioni corrispondono alla struttura 
della società più ampia, ma a volte sono queste che diventano il motore di cambiamento. 
Anche la sessualità può essere considerata una tecnica del corpo 
→ le pratiche di sessuali e il modo di performare il genere sono strettamente connessi 
→ “copioni sessuali”: modelli di azione ritenuti socialmente appropriati. Sono molteplici. 
Corpo come compito 
In ogni società la dimensione corporea e e sarà sempre al centro delle operazioni di modellamento 
→ in qualunque società vi e un nucleo condiviso di interventi sul corpo 
→ queste attività sono definite “tecniche del corpo riflessive”, cioè tecniche che agiscono sul corpo 
per modificarlo o mantenerlo e si distinguono dalle altre per il grado di attenzione e intenzionalità 
(es. camminare = tecnica del corpo/camminare all'interno di un programma di allenamento per 
tonificare = tecnica del corpo riflessiva) 
Le tecniche possono essere quotidiane, parte di routine settimanali o mensili, oppure una 
tantum 
→ tutte queste tecniche implicano un'azione sul corpo esercitata dal corpo stesso 
(proprio o altrui). 
Esiste in ogni società un nucleo basilare di pratiche (es. norme di igiene) 
→ queste tecniche appartengono al senso comune corporeo di una data società. Esiste poi un nucleo 
intermedio, abbastanza diffuso e infine uno marginale. 
Le tecniche del corpo riflessive sono competenze incorporate che segnalano appartenenze 
nazionali, religiose, subculturali, di status sociale e di capitale culturale ed economico → 
entrano in gioco le quattro cornici del flusso culturale (Hannerz): 
la forma di vita (incorporazione), il mercato che e fonte di condizionamento, lo Stato che può 
impedirne alcune e i movimenti che comportano mutamenti significativi (es. femminismo su 
abbigliamento). 
– Abbigliamento 
→ apparentemente non modificano il corpo, ma agiscono sull'immagine sociale 
→ l'abbigliamento dice delle cose precise (es. lavoro, serata romantica). L'abbigliamento e anche un 
mezzo di espressione di appartenenza identitaria, dallo status sociale alle tendenze politiche o alle 
preferenze subculturali. 
– Igiene personale → lo sporco in sé non esiste, ma e connesso all'idea di ordine sociale 
→ fraintendimenti interculturali derivano da una diversa concezione di ciò che faccia “sporco” (es. 
pomata per capelli → per indiani segno di attenzione estetica, per italiani capelli unti). 
Rapporto peli corporei e capelli 
→ contribuisce all'espressione dell'identità di genere, della virilità o femminilità, dell’età, delle 
appartenenze religiose/politiche/subculturali. 
Queste rappresentazioni sociali sul corpo ridefiniscono anche il binomio salute/malattia 
→ Medicalizzazione di problemi che non sono sempre stati considerati come tali. 
– Modellamento estetico anche sulla struttura dell'individuo (es. corsetti, fasciatura 
piedi). Interventi sui genitali per far entrare gli individui nella realizzazione culturale di ciò 
che significa essere uomo/donna (circoncisione, infibulazione). 
Alimentazione: 
→ innanzitutto, considerare qualcosa come “cibo” e frutto di un processo di costruzione culturale. 
Inoltre, sul tema dell'alimentazione intervengono le quattro cornici di Hannerz. 
Anche il “gusto” e frutto di un processo culturale e non e soggettivo come si pensa, ma costruito 
collettivamente come parte dell'habitus. 
Medicalizzazione dell'alimentazione nella società contemporanea. 
Corpo come compito → il significato del corpo cambia, inscrivendosi sempre più nel processo 
di individualizzazione 
→ il corpo passa dall'essere un corpo socialmente costruito per determinati scopi (produzione, 
riproduzione) per diventare il terminale ultimo di tutte le esperienze (Jedlowski) 
→ passaggio dalla salute al fitness, inteso come ideale soggettivo irraggiungibile perché sempre in 
cambiamento (Bauman) → la custodia del corpo passa dall'essere istituzionale a privatizzata. 
Corpo e potere 
Il controllo razionale sulla nostra corporeità e decisamente più limitato di ciò che si pensi (es. 
emozioni incontrollabili: rossore, impaccio, tremore) 
→ sottomissione 
Nel corpo si incarnano e si manifestano rapporti di subordinazione fra gruppi, come quelli 
relativi al genere, alla classe sociale, ecc. 
Il nostro corpo non esprime solo la nostra soggettività, ma l'intera nostra traiettoria sociale e persino 
quella precedente. 
Biopotere (Foucault) 
→ docilizzazione dei corpi da parte delle istituzioni 
→ i governanti hanno sviluppato un’attenzione al corpo e la salute e ci sono istituzioni che attuano 
un disciplinamento della corporeità (carceri, ospedali, scuole, caserme, fabbriche). 
Oggi il Biopotere e davvero un “potere di vita e di morte”, nel senso che le istituzioni hanno la 
possibilità di intervenire sulla definizione di queste categorie (aborto/eutanasia). 
 
La maggiore o minore possibilità di avere piena disponibilità del nostro corpo dipende da vari 
fattori: età (bambini), genere (donne), rapporti di lavoro (dress code), istituzioni (alcune sono 
momentaneamente “padrone” del nostro corpo, es. ospedale). 
Non tutte le parti del corpo sono una nostra “proprietà privata” (es. in Italia si possono vendere i 
capelli ma non il sangue, negli Usa si; non possiamo venderci un rene). 
Il corpo e dunque un vettore tramite il quale si incorporano le relazioni di subordinazione o dominio 
e le si somatizza in posture, atteggiamenti, toni di voce. Inoltre, nel corpo si manifesta la relazione di 
dominio più storicamente radicata, cioè quella deldominio maschile. Infine, il modellamento del 
corpo avviene tramite tecniche che riflettono le relazioni di potere in cui si svolgono (es. 
abbigliamento nobiliare, alimentazione privilegiata del nord del mondo.

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