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DIVERTENTI STORIE ITALIANE by LEONORA FABBRI H A R R A P LONDON First published in Great Britain 1968 by GEORGE G . HARRAP & C o . LTD 182-184 High Holbom, London WC1V 7AX Reprinted: 1973; 1974 © Leonora Fabbri Tacchi 1968 AI! rights reserved. No part of this publication may be reproduced in any form or by any means without the prior permission of George G. Harrap & Co. Ltd ISBN 0 245 59279 2 Printed and bound in Great Britain by REDWOOD BURN LIMITED Trowbridge & Esher PREFACE My purpose in writing this book was to provide easy, useful and interesting reading in Italian. At the same time I have attempted in the third section a diffi- cult task: that of giving a profile of certain famous Italians through short anecdotes. Among the many stories which exist, some true and some perhaps untrue, I have selected those which throw the most light on the character of the man. If I succeed in creating in the reader a desire to learn more about these great men, whose achievement belongs not only to Italy, but to the world in general, my aim will be fulfilled. I would like to express my thanks to Mrs. Sarah Gibson for her assistance. Leonora Fabbri CONTENTS 1. STORIELLE UMORISTICHE page Il barista pignolo 11 Pierino 12 In negozio 12 Il vino e Vinsonnia 13 Il vino e la sordità 13 Studente suggestionabile 14 In crociera 14 Al cinema 15 Ancora Pierino 16 Ragazzi moderni 17 Svantaggi dei grattacieli 17 Il vino 18 Scena western 19 DalVindovina 20 La preghiera di Pierino 20 Vesperimento 21 La vita 21 La lotta 22 Gli occhiali 22 2. PROVERBI ILLUSTRATI E MODI DI DIRE 25 Fra i due litiganti il terzo gode 27 Chi trova un amico trova un tesoro 27 Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio 27 Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire 28 Non tutto il male vien per nuocere 29 La goccia che fa traboccare il vaso 30 Arma a doppio taglio 31 Salvare capra e cavoli 32 Volli, sempre volli, fortissimamente volli 33 L'uovo di Colombo 33 Fare fiasco 34 7 3 . RACCONTI 35 Stella 37 Storia d'altri tempi 38 Coniglio o gatto? 40 Il vecchio e il bambino 42 Intelligenza o istinto? 43 Veglie 45 Per il benessere pubblico 48 Valluvione 52 4. ANEDDOTI SU ALCUNI GRANDI ITALIANI 55 Dante Alighieri 57 Leonardo da Vinci 61 Michelangelo Buonarroti 65 Galileo Galilei 69 Luigi Galvani e Alessandro Volta 72 Giuseppe Garibaldi 75 Giuseppe Verdi 78 Guglielmo Marconi 81 APPENDIX I Lettere utili 87 APPENDIX II Proverbi e modi di dire 97 VOCABOLARIO 103 I. STORIELLE UMORISTICHE Il barista pignolo Un signore entra in un bar e chiede al barista: — Vorrei un bicchiere di vino, per favore* — Bianco о rosso ? — Rosso» — Dolce о secco? — Secco. — Locale о di marca ? — Locale. — Di fiasco о di bottiglia? — Non importa — esclama a questo punto il cliente. — Se sapevo che ci voleva tanto tempo avrei ordinato un caffè. — Allora vuole un caffè ? — domanda il barista. — Ma sì, mi dia un caffè. — Nero о macchiato ? — Nero ! — urla il cliente. — Ristretto о alto ? — Ristretto. — Corretto о semplice? A questo punto il signore scappa disperato. Vorrei di marca Non importa che ci voleva tanto tempo macchiato ristretto alto corretto scappa I should like a brand of high quality It doesn't matter that it would take so long with a drop of milk (Uterally, stained) caffè ristretto=a small cup of very strong coffee black expresso coffee of medium strength laced with spirits runs avvay IT Pierino Pierino sta imparando ad andare in bicicletta nella piazza del paese. La mamma seduta con alcune amiche a prendere il caffè da- vanti a un bar, lo tiene d'occhio. Dopo vari tentativi Pierino riesce finalmente a tenersi in equilibrio e tutto orgoglioso, mentre passa pedalando davanti alla mamma, grida: — Guarda, mamma, ho imparato ! Le amiche si congratulano con la madre. Poco dopo Pierino passa di nuovo di fronte alle signore e grida: — Mamma, guarda, ci vado senza mani ! La mamma risponde: — Attento, Pierino, cascherai e ti farai male ! Altro giro di Pierino: — Mamma, senza mani e senza piedi ! Ultimo giro di Pierino: — (balbettando) Mamma, ssenssa dendi (senza denti) ! andare in bicicletta lo tiene d'occhio riesce finalmente a tenersi in equilibrio si congratulano con la madre ti farai male ! to ride a bicycle keeps an eye on him finally succeeds in keeping his balance congratulate the mother you will hurt yourself ! In negozio Una graziosa signorina entra in un negozio di calzature. COMMESSO {galantemente): Buon giorno, signorina. Che cosa desidera? SIGNORINA: Vorrei un paio di scarpe. Il commesso premurosamente le fa vedere scarpe di tutte le misure e di tutti i colori. La signorina ne sceglie un paio. SIGNORINA: Quanto costano queste di pelle lucida? COMMESSO: Per lei, signorina, una bacio ! SIGNORINA {senza mostrare sorpresa): Va bene, ne prendo due paia, e oggi pomeriggio manderò mia nonna a pagare il conto. (Conversazione fra amici) — Da un po* di tempo non riesco a dormire. — Nemmeno io, ma ho trovato un ottimo rimedio. — Davvero ? Che cosa prendi ? — Un buon bicchiere di vino prima di andare a letto. — E il vino ti fa dormire ? — No, ma mi rallegra la veglia. Da un po' di tempo For some time now mi rallegra la veglia it makes me enjoy being awake Un vecchio va dal medico perché teme di diventare sordo. — Dottore, ogni giorno ci sento meno. — Non si preoccupi. Vedrà che troveremo la causa della sua sordità. Mi dica: beve molto? Fuma molto? — Non fumo tanto, ma mi piace bere qualche bicchiere di vino. — Dovrebbe smettere di bere. L'alcool è molto dannoso. Provi a non berne per alcuni mesi, poi ritorni da me. Dopo tre mesi il vecchio ritorna dal medico. — E allora — grida il medico — va meglio ? Ha seguito il mio consiglio ? un negozio di calzature un paio di scarpe le fa vedere pelle lucida oggi pomeriggio a pair of shoes he shows her patent leather this afternoon a shoe shop Il vino e Vinsonnia Il vino e la sordità — Sicuro — risponde il paziente — per due mesi non ho bevuto nemmeno una goccia di vino, e devo dirle che l'udito è migliorato molto. — E poi ? — Poi, quando ho cominciato a sentire meglio mi sono accorto che quello che udivo era meno interessante di un buon bicchiere di vino, cosi ho ricominciato a bere ! di diventare sordo of going deaf Provi a non berne Try not to drink nemmeno una goccia not even a drop mi sono accorto I realized Studente suggestionabile Uno studente di medicina fa domanda di ammissione a un ospedale per specializzarsi in ostetricia. Il direttore dell'ospedale lo manda a chiamare per un'intervista. Durante l'intervista il direttore domanda allo studente perché abbia deciso di specializ- zarsi in tale ramo della scienza medica. — Sono molto suggestionabile — risponde lo studente. — Quando ero in chirurgia ero sicuro di avere l'appendicite; in patologia medica soffrivo di asma e di mal di cuore; nel reparto psichiatrico mi sentivo impazzire. In ostetricia spero di stare tranquillo ! fa domanda di ammissione applies for admission lo manda a chiamare sends for him mi sentivo impazzire I could feel myself going mad In crociera Una signorina mentre è in crociera, la prima crociera della sua vita, scrive il seguente diario : PRIMO GIORNO: Il sole brilla nel cielo sereno; il mare è calmo; il viaggio è cominciato meravigliosamente. SECONDO GIORNO: HO conosciuto alcuni passeggeri; sono molto simpatici. TERZO GIORNO: A bordo si danno feste da ballo ed io mi diverto moltissimo. QUARTO GIORNO: HO conosciuto il capitano: è un uomo simpati- cissimo. QUINTO GIORNO: HO parlato a lungo col capitano: è affascinante e mi fa la corte. SESTO GIORNO: La corte del capitano diventa sempre più in- sistente. Sono molto emozionata; mi ha detto che se non cedo affonda lanave. SETTIMO GIORNO : Ho salvato la vita a duecentocinquanta pas- seggeri. in crociera io mi diverto moltissimo mi fa la corte sempre più on a cruise I am enjoying myself very much he is flirting with me more and more Al cinema Un contadino, che raramente lasciava la sua casetta perduta in mezzo alle montagne, decise un giorno di andare nella più vicina città a far visita a degli amiqi. Purtroppo quando arrivò a casa degli amici non ci trovò nes- suno, quindi pensò di andare al cinema. Forse era andato al cinema solo una volta o due in tutta la sua vita ed era un po' confuso quando si presentò allo sportello dei biglietti. — Signorina, vorrei un biglietto, per favore. — Dove vuole andare: in platea o in galleria? — Mah ! Io vorrei entrare per vedere questo film. La signorina pazientemente spiegò che la platea è al pianter- reno mentre la galleria è più elevata a un piano superiore; il contadino prese un biglietto di galleria e si diresse verso l'en- trata. Dopo un po' ritornò allo sportello: — Signorina, vorrei un altro biglietto. La signorina lo guardò sorpresa, ma poi gli dette un altro biglietto. Dopo pochi minuti l'uomo era di nuovo allo sportello: — Signorina, un altro biglietto. — Ma scusi, perché non compra i biglietti tutti insieme, per lei e per i suoi amici, invece di comprarne uno alla volta ? — Veramente, io voglio un biglietto per me solo, ma tutte le volte che cerco di entrare nella sala, trovo un cretino che me lo strappa ! sportello dei biglietti in platea o in galleria? si diresse verso Pentrata tutti insieme uno alla volta me lo strappa ticket window (in the) stalls or (in the) circle ? made for the entrance all together one at a time who tears it in half Ancora Pierino La mamma di Pierino è incinta di alcuni mesi. Un giorno de- cide di dirlo a Pierino. — Pierino, ti devo dare una bella notizia: presto avrai un fratellino o una sorellina a farti compagnia* — Che sarà? un fratellino o una sorellina? — Non lo so ancora. — Quando arriverà ? — Fra circa quattro mesi, — Chi te lo dà? — Il babbo. — E ora dov'è ? A quest'ultima domanda la mamma pensa di dare al suo bam- bino una spiegazione più vera e più chiara possibile. — Ora è nel pancino della mamma, Pierino non dice nulla ma corre nello studio dove il babbo sta lavorando e molto serio gli dice: — Babbo, non regalare più bambini alla mamma, perché l'ultimo Tha mangiato ! una bella notizia some good news a farti compagnia to keep you company più vera e più chiara possibile as truthfully and frankly as pos- sible l'ultimo l'ha mangiato ! she has eaten the last one ! Ragazzi moderni — Mamma, come sono nato ? — Un caldo giorno di primavera è venuta una bellissima cicogna con un paniere. Ha lasciato il paniere davanti alla porta di casa, e dentro c'eri tu. — E tu come sei nata? — Mia madre mi ha raccontato che un giorno, mentre cam- minava vicino a un campo di cavoli, sentì qualcuno piangere; si avvicinò e trovò me sotto un cavolo. — E la nonna com'è nata? — Il tuo bisnonno tornò un giorno dal mercato e disse alla tua bisnonna che le aveva comprato un regalo, e le dette la nonna. Commento del ragazzo. — Sai, mamma che nella nostra famiglia non abbiamo avuto una nascita normale per tre generazioni? davanti alla porta in front of the door senti qualcuno piangere she heard someone crying Svantaggi dei grattacieli Alcuni amici rientrano piuttosto tardi in albergo, uno di questi grattacieli moderni di oltre' venti piani. Il portiere molto dolente spiega agli ospiti che purtroppo l'ascensore non funzionava e non c'erano altre camere libere dis- ponibili; purtroppo non avevano altra scelta che di salire le scale fino alle loro camere al ventesimo piano. — Be', amici, che cosa facciamo ? — esclama uno degli ospiti. — Contiamo gli scalini salendo per far passare prima il tempo ? — Io proporrei di raccontarci a vicenda della barzellette — dice un altro — così renderemo la salita più interessante. — Benissimo, ottima idea, esclamano in coro gli altri, e cominciano a salire le scale. Giunti al ventesimo piano dopo che tutti, eccetto uno, hanno raccontato la loro barzelletta, viene chiesto a quello che non aveva partecipato: — E tu non ne sai di barzellette? Questi molto a disagio mormora: — Sì, ne so una ma ho paura che non vi piacerà troppo. — Poi dopo una lunga pausa. — Ho dimenticato le chiavi delle camere in portineria ! l'ascensore non funzionava non avevano altra scelta che raccontarci a vicenda delle barzellette a disagio the lift was out of order there was nothing for it but (literally, no other choice) to take turns in telling each other funny stories uneasy II vino Il modo tradizionale di schiacciare Tuva per farci il vino è quello di pestarla coi piedi. Un turista inglese che si trovava in Italia durante la vendem- mia, non avendo mai visto come si faceva il vino, chiese a un contadino di mostrargli l'intero processo. Quando vide il contadino dentro il tino che pestava energica- mente l'uva coi piedi nudi, esclamò: — Non mi sembra troppo igienico schiacciare Puva in quel modo! Il contadino tranquillamente rispose: — Non si preoccupi ! Prima di entrare dentro mi sono lavato molto bene le mani ! schiacciare l'uva to crush the grapes pestarla to tread them Scena western La porta del Saloon si apre all'improvviso e a passi pesanti e lenti entra un uomo con le mani sulle pistole che porta appese ai fianchi. Mentre tutti si voltano a guardarlo un po' intimoriti, questi si avvicina al banco e grida: — Voglio un whisky ! — Ecco il whisky ! — lo serve prontamente il barista. L'uomo lo beve tutto d'un fiato poi prende un manico di scopa che vede sul pavimento, lo poggia su un ginocchio e . . . crac, lo spezza in due. Quindi si mette a sedere a un tavolino. Da un altro tavolino si alza un tizio che aveva osservato la scena. Si avvicina al banco e chiede un doppio whisky. Lo beve, raccoglie con aria di sfida i due pezzi del manico, li poggia sul ginocchio e . . . crac, li spezza in quattro. Quindi si rimette a sedere con un mezzo sorriso di trionfo. Un vecchietto che aveva attentamente seguito i movimenti dei due individui, si alza un po' traballante dalla sedia. Va lenta- mente verso il banco, ordina due doppi whisky, li beve d'un fiato l'un dietro l'altro, raccatta i quattro pezzi di legno e, mentre i vari clienti lo guardano con voluta indifferenza, li poggia sul ginocchio . . . Si sente un crac e . . . la gamba si spezza in due. che porta appese ai fianchi un po' intimoriti tutto d'un fiato un manico di scopa lo spezza in due si rimette a sedere si alza un po' traballante at his hip a little scared at one gulp a broom-stick breaks it in half sits down again gets up a little unsteadily Dall'indovina INDOVINA : Lei è fortunata ! Vedo nel suo futuro un uomo bello, forte e ricco. Vedo un bel maschietto e una bella bambina che renderanno perfetta la sua unione con quest'uomo. Anni di felicità seguiranno. DONNA : E che succederà al mio attuale marito e tre figli ? che succederà what will happen La preghiera di Pierino Pierino sta andando a scuola, indugiandosi come al solito a guardare qua e là o a tirare sassi agli animali. Ad un tratto sente suonare l'orologio della torre e si accorge che è tardi. Proprio il giorno prima aveva promesso alla maestra che avrebbe fatto tutto il possibile per essere puntuale ! Ricordando la promessa fatta, sicuro ormai che senza uno speciale aiuto sarebbe arrivato in ritardo anche quel mattino, si rivolge al Cielo con questa fervida preghiera: «O Gesù, ti prego, aiutami ad arrivare in tempo ! » E si mette a correre. Quando arriva, sempre correndo, nelle vicinanze della scuola, mette un piede su una buccia di banana e fa uno scivolone tale che arriva col sedere proprio sul portone d'ingresso. Allora, impermalito, esclama:«Ma, Gesù, non era mica necessario spingere così forte ! » indugiandosi lingering tirare sassi to throw stones Ad un tratto Suddenly Proprio il giorno prima Only the day before si mette a correre he begins to run fa uno scivolone tale he slips so badly L'esperimento In un paese dove si produce un vino squisito, gli abitanti be- vono un po' troppo, e non soltanto vino ! Il sindaco, un po' pre- occupato, decide di chiamare un medico famoso affinché parli alla popolazione dei pericoli dell'alcoolismo. Un sabato sera la maggior parte degli abitanti si riunisce per ascoltare la conferenza del grande uomo. Questi comincia subito con un esperimento. Mentre il pubblico osserva attentamente, egli posa sulla tavola due bicchieri : uno pieno d'acqua e l'altro pieno d'alcool. Poi prende un verme vivo e lo mette nell'acqua; il verme riesce a uscire dal bicchiere. Allora lo mette in quello con l'alcool e il verme muore. A questo punto il medico do- manda a uno degli spettatori, che era per l'appunto un grande bevitore: «Che cosa ho dimostrato, secondo lei? » L'uomo si alza ed esclama trionfante: « Lei, Professore, ha provato che chi non beve acqua e beve invece alcool non può avere vermi nell'in- testino ! » pieno d'acqua full of water per l'appunto precisely La vita Nel mondo ci sono due categorie di persone: i ricchi e i poveri. Il soldato li difende tutti e due. Il cittadino li mantiene tutti e tre. L'avvocato li dissesta tutti e quattro. L'oste li avvelena tutti e cinque. L'onorevole li prende in giro tutti e sei. Le tasse spogliano tutti e sette. Il fannullone vive alle spalle di tutti e otto. II medico li uccide tutti e nove. Il becchino li sotterra tutti quanti. tutti e due li prende in giro vive alle spalle tutti quanti both of them makes fun of sponges on the M hole lot La lotta Un signore entra in un bar e chiede al barista con voce tre- mante : — Mi dia un cognac subito, per favore, per prepararmi alla lotta. Il barista gli porge immediatamente il cognac. Il signore lo beve d'un fiato, poi: — Barista ! Un altro cognac prima della lotta ! E così di seguito per tre, quattro, cinque, nove cognac. Il signore, ormai ubriaco, rotola sotto il tavolo, ma prima ha ancora la forza di sussurrare: — Un ultimo cognac prima della lotta. A questo punto il barista, incuriosito, domanda: — Prima della lotta? Ma, scusi, di quale lotta sta parlando? — Di quella . . . — borbotta l'ubriaco — fra me e lei.. . Non ho un soldo per pagare ! E cosi di seguito and so on Non ho un soldo 1 haven't a penny Un uomo, piuttosto semplicione, vedendo che molte persone si mettono gli occhiali per leggere, decise di andare dall'oculista, per comprarne un paio. L'oculista lo fece accomodare e gli cominciò a provare diverse lenti dicendogli allo stesso tempo di leggere delle lettere scritte a grandi caratteri di fronte a lui. Dopo aver provato quasi tutte le lenti che c'erano a disposizione senza che l'uomo riuscisse a leggere, l'oculista perse la pazienza e gridò: Gli occhiali — Ma, buon uomo, sa leggere lei ? L'uomo tranquillamente rispose: — Certamente no, se sapessi leggere non avrei bisogno degli occhiali ! piuttosto semplicione lo fece accomodare rather a simpleton makes him comfortable 2. PROVERBI ILLUSTRATI E MODI DI DIRE Fra i due litiganti il terzo gode Due cani intorno a un osso stavan per darsi addosso. E con occhi lucenti, col pelo dritto e digrignando 1 denti, Tuo all'altro diceva in italiano: — Se lo tocchi, ti sbrano ! Intanto l'osso, in mezzo all'aspra guerra, stava intatto e odoroso lì per terra. Un terzo cane, che a caso passò zitto zitto lo prese e se n'andò ! (Poesia di Renato Fucini) stavan per they were on the point of digrignando i denti baring their teeth zitto zitto as quiet as a mouse Chi trova un amico trova un tesoro Trova un amico e troverai un tesoro dice la Bibbia e son parole d'oro. Per altro credo meglio se tu dici trova un tesoro e troverai gli amici. (Ignoto epigrammista) Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio Si dice che Edison non si fidasse troppo né dei medici né delle medicine. Ma una volta che dovette mettersi a letto con un forte raffreddore e febbre alta fu costretto a mandare a chiamare il medico, soprattutto per far felici i familiari. Il medico venne, lo visitò e gli ordinò delle medicine. Gli raccomandò di prenderle regolarmente e di stare a letto. 27 La domestica prese la ricetta e andò alla farmacia per com- prare le medicine ordinate. Il farmacista preparò le medicine e le dette alla domestica che le portò a Edison. Appena Edison vide le medicine, le prese e le buttò fuori dalla finestra. I familiari sorpresi gli chiesero spiegazione di un com- portamento cosi strano ed Edison rispose. — Ho mandato a chiamare il medico perché anche i medici hanno il diritto di vivere; se nessuno li chiamasse dovrebbero cambiare professione. Ho fatto comprare le medicine perché anche il farmacista ha diritto di vivere. Ora vi sorprendete perché le ho buttate via. Ma non ho forse anch'io il diritto di vivere ? mandare a chiamare il medi- to call for the doctor Non cyè peggior sordo di chi non vuol sentire Un giorno Socrate vide un uomo che fuggiva inseguito da un altro armato di lancia. — Fermalo, fermalo ! — gridò l'uomo armato al filosofo, ma questi non fece niente. — Perché non hai fermato quell'assassino ? — chiese l'uomo a Socrate. — Un assassino? Che cosa vuoi dire con questa parola? — Ma come ! Un assassino è un uomo che ammazza. — Un cacciatore, allora? — Ignorante, voglio dire un uomo che ammazza un altro uomo. — Ah, un soldato ! — Ma no; un uomo che uccide un altro uomo in tempo di pace. — Ora ho capito: un carnefice. — Stupido ! Un uomo che ne uccide un altro in casa sua. co stare a letto la ricetta to stay in bed the prescription — Allora è un medico ! L'uomo armato proseguì l'inseguimento. Non c'è peggior sordo di chi None so deaf as those who will non vuol sentire not hear Non tutto il male vien per nuocere Impara Varte e mettila da parte Dopo anni di intenso studio e dopo aver passato tutti gli esami prescritti, arrivò finalmente anche per Laura, una stu- dentessa come tante altre, il momento di presentare la sua tesi. Per tutti gli studenti universitari la tesi è l'ultimo ostacolo, superato il quale si ottiene finalmente il tanto desiderato 'pezzo di carta' chiamato laurea, che si crede apra le porte al successo, alla vera vita. Il titolo della tesi era « L'importanza delle case popolari in Italia. >> Per studiare a fondo tutti gli aspetti sociali relativi alle case popolari aveva lavorato gratuitamente per settimane in un centro sociale dove si cercava di risolvere ogni difficoltà di con- vivenza degli abitanti di queste particolari case. La mancanza di alloggi e l'esagerato costo degli affitti è uno dei problemi più gravi di ogni paese che le autorità governative e locali cercano di risolvere costruendo a economia edifici somi- glianti più ad alveari che ad abitazioni. Tali edifici vengono poi affittati ai cittadini che possono anche comprarseli a lunga sca- denza. Ma io non voglio parlare del male di non avere una casa ma del male che venne a Laura quando presentando in bella scrit- tura l'ultima stesura della sua tesi al professore che l'aveva assistita e consigliata durante lo svolgimento, si sentì dire che non poteva assolutamente presentare una tesi manoscritta e che doveva scriverla a macchina e presentarla in varie copie. Laura non sapeva scrivere a macchina e il costo di far datti- lografare più di duecento pagine era troppo superiore alle sue possibilità finanziarie. I suoi genitori le avevano già mandato tutto quello che potevano; troppe volte aveva preso in prestito da amici soldi che ancora doveva restituire; troppe volte il suo pranzo era consistito di un cappuccino e unabrioscia per poter risparmiare nel mangiare; e allora, che fare? L'unica soluzione era d'imparare a dattilografare e copiare da sé la tesi. Aveva la fortuna di lavorare alcune ore in un ufficio dove poteva usare una vecchia macchina da scrivere. Così co- minciando a battere sui tasti prima con due dita e lentamente, poi con quattro ma sempre lentamente, riuscì a presentare la tesi dattiloscritta entro il tempo richiesto. Non avendo i soldi fu costretta a diventare dattilografa, im- parando un'arte che mise da parte per un po' di tempo ma che le fu poi estremamente utile, come mi raccontò più tardi, quando all'estero si trovò a scegliere fra lavare i piatti in una cu- cina puzzolente e scrivere a macchina in un ufficio. Non tutto il male vien per nuocere case popolari gratuitamente difficoltà di convivenza la mancanza di alloggi somiglianti più ad alveari a lunga scadenza il costo di far dattilografare che fare? mise da parte all'estero No great loss but some small pro- fit council houses without pay difficulties of living together the scarcity of lodgings looking more like beehives on a long term basis the cost of having it typed what's to be done ? she put aside abroad La goccia che fa traboccare il vaso Il seguente fatto è successo a Londra. Una signora trovò un ombrello mentre saliva sull'autobus. Lo portò al bigliettario di- cendogli che qualcuno l'aveva probabilmente lasciato cadere mentre scendeva dall'autobus. Il bigliettario le rispose che non era responsabile degli oggetti trovati fuori dell'autobus e la si- gnora doveva quindi portarlo direttamente al più vicino posto di polizia o all'ufficio oggetti smarriti. La signora scese dall'autobus e si avvicinò a un poliziotto porgendogli l'ombrello e spiegando la situazione. Il poliziotto, però, le disse che era spiacente ma non poteva prenderlo poiché aveva un lavoro urgente da fare; le indicò dov'era il posto di polizia, e l'ufficio oggetti smarriti. La signora cominciava ad essere stanca di quell'ombrello e poiché i detti uffici erano piuttosto lontani, salì su un altro auto- bus, fece il biglietto, mise l'ombrello accanto al sedile poi si pre- parò a scendere alla prossima fermata. Mentre stava per scendere, un signore la chiamò e porgendole gentilmente l'ombrello indesiderato le disse che l'aveva dimenti- cato. La povera donna « fece buon viso a cattiva sorte » : prese l'ombrello, ringraziò il gentile signore e scese. Ma questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Decisa a sbarazzarsi dell'om- brello ad ogni costo la signora salì sul primo autobus che riuscì a prendere, nascose l'ombrello sotto un sedile e scese in fretta. La goccia che fa traboccare il vaso ufficio oggetti smarriti era spiacente essere stanca di «fece buon visto a cattiva sorte » sbarazzarsi dell'ombrello The last straw that breaks the camel's back the lost property office he was sorry to be tired of made the best of a bad job to get rid of the umbrella Arma a doppio taglio Esopo era schiavo di Xanto che però era un padrone compren- sivo ed apprezzava la sua saggezza e la sua intelligenza. Un giorno Xanto aveva molti illustri invitati é pregò Esopo di comprare al mercato i cibi migliori. A pranzo Esopo non servì che lingue cucinate in tutti i modi. Meravigliato Xanto chiese una spiegazione a Esopo che tranquillamente rispose: — Mi hai chiesto di comprare ciò che di meglio c'è sul mer- cato. Che cosa c'è infatti di meglio della lingua che è il legame della vita civile, lo strumento della verità e della scienza, la regina di tutte le assemblee politiche? — Ebbene — replicò scherzando Xanto — domani inviterò tutti i miei amici e tu comprerai al mercato i cibi peggiori. Il giorno dopo Esopo servì ancora lingue in tutte le salse. Xanto un po' irritato lo chiamò e gli domandò che cosa volesse dire quella storia. — La lingua non è forse la cosa peggiore che esista ? — rispose Esopo. — Essa è causa di tutte le liti, di tutte le inimicizie, di tutte le guerre. Arma a doppio taglio Double-edged weapon non servi che lingue served nothing but tongues Salvare capra e cavoli Un contadino che portava con sé un lupo, una capra e una cesta di cavoli si trovò a dover attraversare un fiume. C'era una barca sulla riva ma era troppo piccola e poteva contenere, oltre a lui, solamente una delle due bestie. Come evitare che la capra mangiasse i cavoli o il lupo mangiasse la capra ? Il contadino, dopo aver pensato a lungo, risolse così il pro- blema. Trasportò sulla riva opposta la capra; poi tornò indietro e rifece il tragitto col lupo. Lasciò il lupo sulla riva opposta e ricaricò la capra, con cui ritornò dove aveva lasciato i cavoli. Scaricò la capra e caricò i cavoli che trasportò dov'era il lupo. Poi ritornò solo a riprendere la capra e così riuscì ad evitare che la capra si trovasse sola col lupo o coi cavoli. Oggi * salvare capra e cavoli' vuol dire trovare il modo di risolvere brillantemente un problema difficile evitando guai. riusci ad evitare evitando guai succeeded in preventing avoiding disaster Volli, sempre volli, fortissimamente volli Vittorio Alfieri, grande poeta tragico vissuto nel 1700, era di famiglia agiata, e da giovane non ebbe mai preoccupazioni di carattere finanziario, anzi ebbe a sua disposizione più soldi di quanti ne avesse bisogno. Viaggiò moltissimo, divertendosi, ma senza mai trovare soddisfazione nei suoi vagabondaggi. Così de- cise di cambiare vita, di fare qualcosa di creativo. Ma come po- teva riguadagnare il tempo perduto? Studiando e lavorando accanitamente senza divertimenti o distrazioni. Non avendo troppa fiducia nella sua costanza arrivò al punto di ordinare al servitore di legarlo alla seggiola e di non scioglierlo per nessuna ragione durante le ore in cui doveva studiare. Più tardi, a chi gli domandava come fosse riuscito a diventare così famoso, rispondeva: «Volli, sempre volli, fortissimamente volli. » Questo motto è rimasto celebre per indicare una volontà forte, tenace e invincibile. famiglia agiata well-off family più soldi di quanti ne avesse more money than he needed bisogno legarlo alla seggiola to tie him to his chair L'uovo di Colombo Cristoforo Colombo riuscì con gran fatica e dopo aver bus- sato a molte porte, a partire con tre barche, la Mina, la Pinta e la Santa Maria, e un equipaggio di galeotti per raggiungere l'Asia, viaggiando verso ovest. Scoprì invece l'America. Molti furono coloro che cercavano di diminuire l'importanza della sua im- presa, dicendo che era stata semplicissima. Si dice che un giorno, Colombo, stanco di sentire questi mormorii, domandò a una riunione dove erano presenti molti di tali mormoratori. « Chi di voi è capace di fare star ritto un uovo? » Tutti pro- varono ma nessuno riuscì. Allora Colombo prese l'uovo, lo schiacciò sulla tavola facendocelo star ritto con facilità. « In questo modo saremmo stati capaci anche noi » — grida- rono gli spettatori. « E perché allora non lo avete fatto ? » rispose Colombo. Così oggi si usa l'espressione 'è come l'uovo di Colombo' per indicare una scoperta o un'invenzione che appare facilissima... dopo che uno è riuscito a farla. un equipaggio di galeotti a crew of galley-slaves fare star ritto un uovo to make an egg stand upright Fare fiasco Far fiasco vuol dire riuscire male in qualche cosa e quindi far cattiva figura. L'origine di questa espressione non è sicura. Si racconta che anticamente c'era a Firenze un comico che ogni sera improvvisava versi buffi sull'oggetto con cui si presentava al pubblico. Una sera cercò di fare versi su un fiasco ma non riuscì a soddisfare il pubblico che alla fine lo salutò con un coro di fischi. Si dice anche che la frase derivi dal lavoro del soffiatore di vetro che volendo fare un oggetto grazioso ed elegante finisce invece col fare un fiasco, cioè un oggetto comune e di pocovalore, fare fiasco to fail utterly far cattiva figura to cut a poor figure un coro di fischi a chorus of hisses soffiatore di vetro glass-blower 3. RACCONTI Stella C'erano tre vacche nella stalla ma Stella è quella che ricordo conviva commozione. Era rossa di pelo e aveva due occhi enormi e acquosi, e così comprensivi e mansueti che quando le parlavo sembrava mi capisse. La mungevo senza timore e anche quando le mie mani inesperte le facevano male non mi dava mai calci. Abitavamo in una casa colonica solitaria a metà di una collina scoscesa che terminava in un fosso. Per la prima volta in vita mia avevo una camera tutta per me. Era celeste e bianca. Durante la notte il silenzio era interrotto solo da strani gridi di uccelli not- turni. Mi affacciavo alla finestra e vedevo il cielo immenso, punteggiato di stelle quando era sereno, o nero come la pece quando era nuvoloso; e il bosco, addormentato, era accarezzato dai raggi argentei della luna, o stava in attesa di dissetarsi sotto le nuvole dense di pioggia. Il rumore della pioggia, l'odore della terra bagnata, il sollievo della campagna dissetata: avevo la capacità di partecipare a tutte queste manifestazioni della na- tura. Il pomeriggio, al ritorno dalla scuola, portavo le vacche nel bosco a pascolare. Una sera, all'ora di ritornare a casa dal pascolo, Stella non voleva muoversi. Il bosco era in collina ed io vedevo dall'alto la sua testa rossiccia emergere tra le piante. Cominciai a get- tarle dei sassi, pensando che volesse restare per finire di mangiare golosamente qualche saporito ciuffo d'erba, come era successo molte altre volte. Ricordo, ora, questa mia crudeltà infantile con vergogna e dolore perché quando decisi di scendere in mezzo al bosco, visto che non potevo in nessun modo persuaderla ad uscirne, vidi che teneva delicatamente fra le gambe un vitellino tutto bagnato. Aveva partorito nel bosco e nei suoi occhi dolci e stanchi lessi tutto il dolore che aveva appena sopportato. Se si fosse mossa dalla posizione in cui era, il vitellino sarebbe rotolato giù per la collina. Urlai e urlai con quanto fiato avevo e subito accorsero dei contadini del vicinato che portarono via il vitellino in una cesta seguiti da Stella e dal suo straziante muggito, non mi dava mai calci she never kicked me nero come la pece pitch dark gettarle dei sassi to throw stones at her ciuffo d'erba tuft of grass urlai con quanto fiato avevo I shouted as loud as I could Storia (Taltri tempi È notte. Un cavallo galoppa attraverso selve e boschi, incitato sempre più insistentemente dal suo cavaliere. Grosse nuvole cariche di pioggia coprono il cielo. Non si sentono gridi di ani- mali notturni, non tira vento, l'aria è ferma come in attesa. Solo il galoppo impetuoso del cavallo rompe il silenzio della notte, con scricchiolii di rami secchi improvvisamente spezzati, fruscii di foglie, rumori di sassi mossi al passaggio dell'animale. Ad un tratto il brontolio del primo tuono è accompagnato da un lampo accecante che squarcia le nubi divenute nere e minacciose, e illumina lividamente la campagna. La luce non rivela città né paesi né case isolate, solo colline e montagne con alberi e fossi. « Via, via, più forte » incita il cavaliere che spera di trovare un riparo prima che scoppi il temporale. I tuoni e i lampi si susseguono incessantemente. All'improv- viso grosse gocce d'acqua cominciano a cadere, prima rade poi sempre più fitte, e il fruscio delle foglie colpite aumenta con la pioggia. La luce,di un lampo illumina ad un tratto delle mura, e attraverso il cancello il cavaliere, che ha fermato di scatto il cavallo, vede file di lapidi bianche, spettrali. « Meglio un camposanto che niente ! » pensa il cavaliere. Si ferma, scende, apre il cancello, lega il cavallo ad esso e corre verso la cappella, mentre il temporale si scatena in tutta la sua violenza. In altre circostanze non si sarebbe mai fermato in un cimitero; avrebbe continuato il viaggio fino ad arrivare al paese. Generalmente, (in Italia), il cimitero viene costruito nelle vici- nanze del paese e il luogo acquista un'atmosfera di mistero che incute un certo timore come se lo spirito di quei morti, che nel paese tutti conoscevano, rimanesse nelle vicinanze per vendi- carsi di qualche torto ricevuto. Ma la stanchezza, il freddo e l'umidità che si sente penetrare fino alle ossa hanno il soprav- vento; il cavaliere si avvicina alla cappella e spinge la porta che cade dai cardini con un tonfo. Un odore disgustoso di muffa e di rinchiuso lo investe. Nel centro della cappella vede, al lume di un lampo, un catafalco, la sola parte asciutta, e mentre la tempesta infuria, vi si sdraia. La spossatezza, il timore, i vestiti bagnati che gli gelano il corpo, lo fanno tremare. Non avrebbe dovuto fare questo viag- gio, i familiari glielo avevano sconsigliato, specialmente dopo l'attacco di cuore che aveva recentemente avuto. Turbato da questi pensieri cade in un sonno agitato. Improvvisamente sente un alito caldo e umido sul viso. È sogno o realtà? Gli sembra di toccare qualcosa di peloso. Si sente soffocare. Tutti i racconti straordinari di diavoli, di streghe che i grandi raccontavano quando era piccolo, gli si confondono nella mente. Non riesce a respirare; quell'alito caldo lo soffoca, annaspa, un corpo peloso lo schiaccia . . . aiuto, aiuto . . . Cade nel buio. Tutto è avvenuto in pochi attimi. Il temporale si calma, i tuoni si allontanano, il cielo schiarisce. È l'alba. Il sole fa fuggire le ultime nuvole e si mette al lavoro per asciugare la terra ba- gnata. Il becchino entra nel camposanto per controllare che la cap- pella sia in ordine per la sepoltura di un vecchio del paese. Non si stupisce nel vedere il cancello aperto, pensa sia stato il vento; ma quando vede la porta della cappella scardinata comincia a sospettare che qualche cosa non vada bene. Entra nella cap- pella e lo spettacolo dell'uomo sul catafalco col cavallo vicino che lo annusa lo lascia stupefatto. Ma è troppo tardi, il cavaliere è morto. Morto di paura del suo stesso fedele amico che aveva strappato la fune che lo legava al cancello per soccorrere il pa- drone ? Chi lo sa ? prima che scoppi il temporale si susseguono All' improvviso qualche torto ricevuto cade dai cardini qualcosa di peloso Chi lo sa? before the storm breaks follow one another Suddenly some wrong done to them falls out of its hinges something hairy Who knows? Coniglio o gatto ? Eravamo in tempo di guerra ed ogni specie di carne, non im- porta di quale animale, era preziosa. Ero molto piccola allora e non so più se mi ricordi l'episodio che sto per raccontare per esperienza diretta o per averlo sentito raccontare tante volte, perché era la storiella preferita degli abitanti di Vitoio, un paese della Garfagnana, di circa dodici case aggrappate su una roccia che nemmeno il terremoto del 1920, il quale distrusse tanti paesi, riuscì a screpolare. I soli animali domestici che avessi mai visto in quei paesi, eccetto qualche cane da caccia, le galline, le pecore, le vacche e qualche asino, erano i gatti, che giravano da una casa all'altra e appartenevano a tutti e a nessuno. Ebbene, durante la guerra il numero di tali animali era diminuito in modo impressionante; io ero troppo ingenua per capire come, però lo seppi quella fa- mosa sera quando mio padre decise di far da cuoco. Mandò mia madre fuori tutto il giorno e si mise al lavoro per prepararle il suo piatto preferito: polenta di farina gialla e coniglio in umido. Mia madre ritornò quando tutto era pronto. Il profumo che aleggiava nella casa era veramente appetitoso. Mentre mia madre entrava, mio padre mise la polenta fu- mante sulla tavola e si affrettò a preparare le porzioni di coniglio. Prima servì me, e mi dette la testa che era la mia parte preferita per il cervello, poi gli altri. Fui sorpresa che mi servisseper prima, ma poiché in casa mia non è mai esistito nessun problema di etichetta, non ci feci caso. Appena la mamma ebbe assaggiato il primo boccone, il babbo guardandola disse: — Be' ! Che cosa pensi di me come cuoco ? La mamma, continuando a mangiare con appetito, rispose con un mucchio di complimenti. Alla fine del pranzo, la mamma volle fare la sua sorpresa e andò in cantina dove aveva messo la zuppa inglese a raffreddare. Ritornò con una bella zuppiera piena di quel dolce delizioso, e mentre tutti facevamo esclamazioni di piacere, ella chiese al babbo: — Hai ammazzato due conigli, oggi ? Ne ho visto uno in cantina. È qualche festa speciale? Aveva un'espressione un po' dubbiosa nel fare tale domanda e il babbo rispose un po' imbarazzato: — Ce n'era uno che non mangiava troppo bene da qualche giorno, cosi ho pensato di ammazzarlo prima che si ammalasse o diventasse troppo magro. Questa fu una risposta che mi lasciò piuttosto sorpresa perche proprio il giorno prima ero andata io a cercare erba per i conigli e li avevo visti mangiare tutti con enorme appetito. Alla fine del pranzo, non so come, il discorso cadde sui gatti e sentii dire dal babbo quanto fosse buona la carne di gatto se veniva mangiata dopo uno speciale trattamento, cioè dopo averla lasciata in acqua corrente per almeno tre giorni per farle perdere il sapore e l'odore di selvatico; naturalmente doveva essere un gatto giovane. A questo discorso la mamma esclamò con estremo disgusto: — Non mangerei mai carne di gatto nemmeno se stessi per morir di fame. E poi sono sicura che ne riconoscerei il sapore immediatamente. — Ah sì ? — disse il babbo —. Tu ne riconosceresti il sapore ! Credi che il sapore della carne di gatto sia molto diverso da quello della carne di coniglio? — Ma certamente — rispose la mamma. — E così — insistè il babbo — sei proprio sicura di aver mangiato oggi carne di coniglio e non carne di gatto? — Che cosa vuoi dire con questo ? — Chiese la mamma subito sospettosa. — Non era forse coniglio ? — Del coniglio c'era solo la testa, il resto era un bel gatto grasso e giovane ! Tutti ci mettemmo a ridere, ma la mamma impallidì e si alzò per correre verso il bagno. Prima che si sospettasse qualcosa, la mamma era di ritorno con gli occhi rossi e ancora pallida. — Questa è la prima e l'ultima volta che ti lascio cucinare carne al sugo per me! — Disse decisa puntando un dito accusa- tore verso il babbo. per averlo sentito raccontare aggrappate su una roccia fare da cuoco si mise al lavoro polenta di farina gialla coniglio in umido non ci feci caso la zuppa inglese un po' imbarazzato molto diverso da through having heard it told clinging to a rock to act as cook set to work maize flour pudding stewed rabbit I didn't pay much attention trifle a little embarrassed very different from Il vecchio e il bambino Con passo lento un vecchio attraversava il parco verde e pro- fumato di fiori appena sbocciati. Era una sera di primavera, il sole tramontava e i suoi ultimi raggi giocavano con le foglie tenere degli alberi e brillavano di tanti colori sulle rose, sui garo- fani, sui tulipani, sulle margherite. Diffondeva una luce dorata sulle piante, sull'erba appena nata, sui capelli bianchi del vec- chio e sui capelli biondi di un bambino che giocava con numerosi aeroplani, seduto in terra. Il vecchio si fermò vicino al bambino a guardarlo mentre met- teva i suoi aeroplani in formazione e ne imitava il rumore. Chiese dopo un po' di silenziosa attesa: — Che cosa farai quando sarai grande, bambino ? — Farò l'aviatore. Col mio aeroplano guiderò nel cielo una squadriglia di mille aeroplani, ma il mio sarà il più bello. — Perché vuoi fare l'aviatore ? — Perché voglio volare nel cielo. — E che cosa andrai a cercare nel cielo ? — Andrò a cogliere le stelle. — Ma le stelle sono molto lontane e dovrai volare molto per raggiungerle. — Lo so, ma il mio aeroplano sarà molto potente, non si rom- perà mai e starò in cielo tutto il tempo che vorrò. Se vuoi venire anche tu, ti posso dare questo aeroplano. Ha un posto solo, ma è comodo. — Grazie, bambino, mi piacerebbe venire in cielo con te, ma non so pilotare l'aeroplano, e poi sono troppo vecchio e stanco e ho paura di non aver la forza di fare tanta strada. — Peccato ! Ci saremmo divertiti insieme. Ora devo andare a casa. Ciao ! E con i suoi aeroplani il bambino partì correndo attraverso il parco. Il vecchio continuò la sua strada. Il sole era tramontato. La sera era bella e un po' meno triste per il vecchio perché pensava che anche se egli non aveva più ambizioni né sogni, il bambino ne aveva tanti; e forse, chissà, avrebbe potuto realizzarli. Un vecchio, un bambino: due esistenze; una che finiva e l'altra che cominciava appena. Farò l'aviatore Ci saremmo divertiti insieme mi piacerebbe venire in cielo con te I shall be a pilot We would have had fun together I would have liked to go up into the sky with you Intelligenza o istinto ? Era un topolino di un comune color grigio ma dagli occhi vivacissimi. Agilissimo nei movimenti, s'insinuava con facilità nei buchi più piccoli, e se erano troppo piccoli li allargava pa- zientemente rosicchiando legno o cemento a seconda del caso. Fu così che riuscì ad entrare nella credenza dove formaggio, olio e altre leccornie venivano conservate. Benché mangiasse con parsimonia, si scopri chi era il ladro, ma non era facile capire come riuscisse a bere l'olio dalla botti- glia, che aveva un collo particolarmente stretto. Per scoprirlo decidemmo di fargli la posta. Ci volle molta pazienza, ma final- mente una sera avemmo fortuna. Il topolino si arrampicò fino all'orlo della bottiglia, poi, tenen- dosi aggrappato al collo di questa, con cautela infilò la coda dentro la bottiglia stessa ritirandola sgocciolante di olio. La leccò diligentemente e via dentro di nuovo finché fu sazio. Da allora in poi fu considerato per la sua astuzia come uno di famiglia. # # # I topi sono ghiotti di uova. Due studiosi vollero osservare il comportamento di una famiglia di topi di fronte a due uova. Le misero in soffitta nelle vicinanze della loro tana. Molte furono le notti che dovettero passare nell'attesa, prima che i topi si facessero vedere. Ma finalmente una notte la loro pazienza fu premiata. Usci un topolino dal buco e si avvicinò alle uova. Vi girò intorno poi andò via ritornando poco dopo con un com- pagno. Si misero insieme a rosicchiare un uovo, uno da una parte e uno dall'altra. Dopo un notevole lavoro riuscirono a fare due buchi nel guscio e bevvero il contenuto con grande avidità. Poi rimaneva l'altro uovo. Vi girarono intorno ma non tentarono di rosicchiare il guscio; evidentemente non avevano più fame. Dopo l'ispezione entra- rono nella tana e ritornarono con un compagno. Lo fecero di- stendere a pancia all'aria, rotolarono sopra di lui l'uovo rimasto, poi, mentre il topo disteso abbracciava con le quattro zampine l'uovo, gli altri due lo presero per la coda e via pian piano lo trascinarono verso il buco della tana, che fortunatamente era abbastanza grande da ricevere topo e uovo insieme. Probabil- mente avevano precedentemente preso le misure ! a seconda del caso fargli la posta infilò la coda dentro Da allora in poi according to the circumstances to be on the watch slipped its tail in From then on la loro pazienza fu premiata distendere a pancia all'aria piano piano avevano precedentemente preso le misure ! their patience was rewarded to stretch out on its back very slowly (gently) they had measured it beforehand ! Veglie Ora a Vitoio qualcuno ha la radio e forse anche la televisione, ma circa vent'anni fa non c'era né l'una né l'altra, e per passare le lunghe serate invernali gli abitanti si riunivano a veglia in una casa o in un'altra. Un enorme paiolo pieno di castagne stava a bollire sul fuoco,oppure una padella stava al lato del focolare piena di belle castagne marroni leggermente rossastre, pronte per essere arrostite. Durante tali serate si commentavano gli avvenimenti del gior- no o si raccontavano fatti avvenuti. Le storie che affascinavano di più tutti quanti erano le storie di paure. La Santina, una don- nona di mezza età, che sembrava un gigante, le sapeva raccon- tare con una mimica da spanciarsi dal ridere. Che donna strana era la Santina, così grossa e con un marito piccolo e minuto ! « Una sera d'autunno — cominciò a raccontare durante una veglia mentre tutti l'ascoltavano attentamente — andavo a Casatico a trovare la Cocca. Ebbi il più grande spavento della mia vita. (La Santina aveva fama di non aver paura di nulla, né dei morti né dei vivi, come diceva sempre). Era una serataccia, tirava un vento che quasi portava via anche me, grande e grossa come sono. La strada era coperta di foglie di castagni, i quali scricchiola- vano come anime in pena. Quando fui a metà strada, proprio da- vanti al cimitero, tutto ad un tratto il vento smise completamente di soffiare. Il cielo nero come la pece sembrava che volesse aprire le cateratte da un momento all'altro. Tutto quel silenzio dopo tanti fruscii, scricchiolii e sibili mi fece un po' impressione e cercai di affrettare il passo. Avevo quasi sorpassato il cimitero quando sentii uno strano fruscio dietro di me. Lì per lì pensai che fossi io a farlo camminando sulle foglie perché quando mi fermavo il fruscio taceva, ma poi mi resi conto che non potevo essere io coi piedi, perché era un rumore che si allontanava, poi si avvicinava, un po' era a destra e un po' era a sinistra» Non c'era un albore di luce, non potevo vedere nulla. Allora comin- ciai a correre e quello a correre come me, mi fermai e il rumore si fermò, mi girai intorno ed ebbi l'impressione che qualcosa mi legasse intorno alla vita. Non ragionai più » Mentre parlava accompagnava il racconto con gli stessi movi- menti e gesti che descriveva ed era affascinante guardarla. Tutti pendevano dalle sue labbra. « Aumentai la corsa, e coi capelli ritti sulla testa, urlando come una pazza, arrivai alla casa della Cocca. Il cane della Cocca cominciò ad abbaiare come un forsennato e invece di venirmi incontro a farmi le feste come sempre faceva, cominciò a digrignare i denti abbaiando con ferocia. Bussai alla porta e finalmente la Cocca venne ad aprirmi. » — Cocca, Cocca, ho incontrato gli spiriti stasera davanti al camposanto, hanno tentato di legarmi ! La Cocca, una vecchietta piccola e grinzosa, prima si spaventò nel vedermi in quello stato ma poi disse: — O Santina, ma non vedete che avete perso il gomitolo di lana e il filo vi s'è attorcigliato tutto intorno al corpo ! « Poi si mise a ridere e a ridere da non poter parlare. Allora mi guardai e vidi che avevo i ferri col lavoro a maglia in tasca ed ero tutta legata dal filo. Anch'io mi misi a ridere. Ma vi dico che ebbi una paura da farmi venire i capelli bianchi. Da quella volta in poi, tutte le sere che passo davanti al camposanto mi metto sempre una mano in tasca per esser sicura di non aver perso il gomi- tolo. >> # # * « Una notte poi — riprese dopo un poco la Santina — incon- trai proprio il diavolo. Fortuna che sono una donna coraggiosa altrimenti sarei impazzita. Venivo da Puglianella. Avevo appena attraversato il colle di Rava quando dal fondo del fosso sentii uno scatenio infernale. Mi fermai in ascolto e urlai: — Chi c'è laggiù ? Rispondete ! Nessuna risposta e silenzio assoluto. Stetti un po' in ascolto e dopo poco sentii di nuovo il rumore di catene. Decisi di andare a vedere cos'era. Arrivai vicino al fosso, ma era buio pesto e non vidi nulla. Di nuovo il rumore delle catene si fece sentire molto vicino e guardando nel fosso vidi due occhi di fuoco che bril- lavano nell'oscurità. — Chiunque tu sia, diavolo, uomo o spirito, rispondi. Hai bisogno di aiuto ? Silenzio di nuovo e solo due occhi luminosi si mostravano a intervalli. Allora presi un sasso e lo gettai nel fosso. Uno scatenio pauroso seguito da un urlo bestiale fece sèguito, poi silenzio di nuovo e anche gli occhi sparirono. Aspettai un pezzo ma non sentii né vidi più nulla, perciò venni a casa. » — Che cos'era? Che cos'era? — domandarono ansiosi gli ascoltatori. « Il giorno dopo tornai a vedere in pieno giorno ma nel fosso non vidi nulla eccetto che rami spezzati. Ci pensai tutto il giorno, ma proprio non riuscii a trovare una spiegazione. La sera dopo, passando alla stessa ora di là, sentii ancora lo scatenio. Venni a Vitoio, andai dal prete che era già a letto, lo convinsi a venire via con me con l'acqua benedetta. Se volete, potete domandargli come scacciò il demonio. Anche lui vide gli occhi infuocati e sentì le catene. Da allora in poi non ho più visto occhi luminosi né sentito rumori di catene. » — Ma allora era proprio il diavolo ! — disse qualcuno. Il Menico che era stato ad ascoltare attentamente tutto il racconto chiese a questo punto: — Santina, successe in quel fosso a circa un centinaio di metri dal colle di Rava vicino al metato dei Raffaelli ? — Proprio là, Menico — rispose la Santina sorpresa. Ci avete visto il diavolo anche voi ? — No, no — disse il Menico, ridendo sotto i baffi, — ci metto la trappola per la lepre, proprio nel buco che avete descritto voi. È una trappola molto pesante, e da quando la prima lepre che ci presi mangiò la corda, l'ho sostituita con una catena. — Volete dire — esclamò offesa la Santina — che non era il diavolo, ma che era la vostra lepre? Se è così, vuol dire che il diavolo si era trasformato in lepre perché quando il prete l'ebbe benedetto e fatti gli scongiuri non si senti più rumori né si vide più niente. — Pensatela come volete, Santina — replicò il Menico — io so che in quel posto ci ho preso già due lepri ! Una bella risata degli ascoltatori dissipò l'atmosfera un po' tesa che si era creata. veglie le storie di paure spanciarsi dal ridere lì per lì qualcosa mi legasse intorno alla vita coi capelli ritti sulla testa farmi la festa digrignare i denti il gomitolo di lana scatenio Chiunque tu sia successe ridendo sotto i baffi evening gatherings ghost-stories to split one's sides with laughter instantly, then and there something was tied round my waist with my hair standing on end to give me a hearty welcome to gnash its teeth the ball of wool rattling of chains Whoever you are did it happen laughing up his sleeve Per il benessere pubblico « Come ha detto ? Io dovrei lasciare la mia casa, la mia terra, il mio paese perché ci vogliono fare un lago ? Ma lei ha voglia di scherzare ? » La vecchietta che aveva pronunciato queste parole con espres- sione incredula convinta che quel signore ben vestito venuto dalla città volesse prenderla in giro, avrà avuto ottant'anni o forse anche di più. Piccola di statura, coi capelli bianchissimi raccolti in una treccia appuntata dietro la testa, tutta vestita di nero, guardava con occhi sgranati, perduti in una rete di rughe su un viso abbronzato, quell'uomo che veniva da lontano per dirle cose dell'altro mondo. « Signora, non può immaginare come mi dispiaccia venire per la prima volta a casa sua per portarle una notizia così triste. Lei avrà sentito parlare di questo lago artificiale che da molti anni si vuol costruire da queste parti. Questa valle è proprio il posto ideale. Basta costruire una diga allo sbocco e raccogliere l'acqua dei fiumi vicini e il lago è pronto. Mi creda, sarà una ricchezza per tutti gli abitanti di questa zona. E poi pensi al- l'utilità di una riserva d'acqua così grande ! Costruiranno una centrale elettrica e tutta la provincia potrà avere abbastanza elettricità a un prezzo modesto, non solo per i privati ma anche per le fabbriche e l'industria in genere. » Più l'uomo parlava e più triste diventava il viso delladonna. Cominciava a rendersi conto che non era uno scherzo. « Ma allora è vero, allora devo proprio lasciare la casa dove sono nata e dove sono nati i miei genitori e i miei figlioli. Tutto finirà sotto l'acqua. Ma dove andrò ? Come farò alla mia età a vivere in un altro posto? Senta, capisco che lei non ha colpa ma ci deve essere uno sbaglio. Ci sono altre persone vecchie come me che non vorranno andar via e non ci possono mandar via con la forza. » E la povera donna si torceva le mani sempre più agitata. « Capisco il suo dolore, ma pensi che lei può scegliere una casetta nuova con tutte le comodità moderne e non rimpiangerà di avere lasciato questa. Pensi anche che lasciando la sua casa farà del bene a tutti. La creazione di un lago artificiale è nel- l'interesse comune, e il benessere pubblico è più importante del benessere di un solo individuo. » « Ma qui non si tratta di un solo individuo. Questo è un paese grande, ci sono molti abitanti. Vivono qui da generazioni. Ha visto la nostra chiesa? È molto antica, sa? È del tempo dei Romani. E il palazzo dei Signori l'ha visto ? Ci sono delle sale grandi come tutta la mia casa e tutte dipinte. E tutte le ville nuove che hanno costruito negli ultimi anni ? » « Si, lo so, ma ormai non c'è nulla da fare. Lei ha un anno di tempo per il trasloco. Fra un anno l'acqua comincerà ad allagare il paese. Mi scusi, Signora, e si faccia coraggio. » E con queste parole l'uomo quasi scappò via per non vedere più il viso doloroso della vecchietta che non aveva più nemmeno la forza di parlare. Arrivò presto il giorno in cui l'acqua doveva cominciare ad allagare il paese. Tutti gli abitanti lo avevano abbandonato eccetto la vecchiet- ta che col cuore palpitante aveva seguito il lavoro degli in- gegneri e degli operai ed era diventata ancora più piccola e rugosa. L'uomo della città era ritornato a parlarle, e molti altri avevano cercato di convincerla con le buone a lasciare la sua casa. Le avevano spiegato che di fronte alla necessità di costruire una strada nuova, una ferrovia, un lago per il benessere di tutti, qualcuno doveva soffrire e sacrificarsi. La povera vecchia diceva di capire ma trovava cosi ingiusto dover abbandonare la sua casa, la sua terra, le sole cose care che le erano rimaste. Non aveva nessuno e voleva morire dov'era nata ed essere seppellita vicino ai suoi cari. Il giorno stabilito alcuni uomini ispezionarono ogni casa per essere sicuri che non vi fosse rimasto nessuno. Anche la casa della vecchietta era finalmente vuota. L'acqua cominciò pian piano a correre per i vicoli del paese. Gli abitanti stavano a guardare dall'alto. Parlavano con voce triste come se assistessero a un funerale, quello per la sepoltura delle loro case. Ad un tratto un uomo di mezza età si slanciò verso il paese urlando: « Ho dimenticato Sant'Antonio in chie- sa ! » Inutilmente i compaesani cercarono di trattenerlo, gri- dando che era pericoloso, che tornasse indietro senza rischiare la sua vita per la statua di un santo. Lo videro entrare nell'acqua che a tratti lo copriva fino a mezza gamba, lo videro raggiungere la chiesa ed entrare. Attesero col cuore sospeso aspettandosi di vedere la chiesa crollare da un momento all'altro. E invece lo videro uscire con una statua sulle spalle. Era riuscito a raggiun- gere Sant'Antonio. Ma durante questo tempo l'acqua aveva au- mentato la velocità e la quantità, sembrava che il fiume avesse rotto gli argini e si rovesciasse con impeto su tutto e su tutti. Lo videro lottare contro la corrente e procedere lentamente attra- verso la piazza. Improvvisamente si fermò come se volesse ri- prendere fiato prima di ripartire. Guardò verso una casa, gettò il santo nell'acqua e via di corsa come se avesse cambiato idea e cercasse di salvare se stesso invece del santo. Non Io videro più per un po' di tempo ma quando riappari un'esclamazione di sgomento uscì dalle bocche di tutti: « Ma è Filomena, è Filo- mena. » Al posto della statua di Sant'Antonio, aveva sulle spalle la vecchietta, che era sfuggita all'ispezione o si era nascosta per morire col suo paese. Alcuni si slanciarono per aiutare l'uomo e la vecchia che gridava : « Lasciami andare, voglio stare a casa mia ! » Le donne cercavano di consolarla dicendole che doveva ringraziare Sant'Antonio se era ancora viva, perché se non fosse stato per lui nessuno sarebbe ritornato al paese mentre l'acqua sempre più impetuosa ne prendeva possesso. Ora un bellissimo lago azzurro, che sembra naturale, si estende per tutta la valle. Filomena si è rassegnata nella sua nuova casetta e sorveglia i bambini che giocano sulle rive mentre alcuni pescatori le fanno vedere ogni tanto una grossa trota che hanno appena pescato. Nelle vicinanze della città situata nel fondo valle è sorta una centrale idroelettrica. È così che l'Italia detiene il primato europeo nella costruzione degli impianti idroelettrici e nella produzione dell'energia elettrica e viene al terzo posto nella graduatoria mondiale. Numerosi turisti vengono ad ammirare l'acqua chiarissima del lago che riflette il verde dei boschi circostanti, e sono ansiosi di vedere le rovine che emergono qualche volta alla superficie, e sembrano i ruderi di una città fantastica. lei ha voglia di scherzare you are joking prenderla in giro to make fun of her rendersi conto to realize riprendere fiato to get his breath back L'alluvione — Era giorno di festa ed io volevo dormire fino a tardi — cominciò a raccontare la mia amica — ma mia sorella mi svegliò bruscamente gridando: « Non c'è nemmeno un goccio d'acqua !>> « E mi svegli per così poco ? » risposi io irritata per il brusco risveglio. Poco dopo mia madre venne a dirci preoccupata che il telefono non funzionava e non c'era elettricità. Allora anch'io cominciai a preoccuparmi e vestitami in fretta uscii con mia sorella per andare a vedere che cosa succedeva. Ci eravamo allontanate appena un centinaio di metri dalla casa quando vedemmo nella strada un rigagnolo d'acqua che veniva dalla direzione del fiume. Pensando che si fossero rotte delle tubature fermammo alcuni passanti per domandare che cosa fosse successo. « Stanotte il fiume ha straripato e ha alla- gato diversi quartieri ! » fu la risposta. Invece di spaventarci, decidemmo di andare a vedere, eccitate al pensiero dell'insolito spettacolo. Fu allora che sentimmo all'improvviso il rumore scrosciante dell'acqua che trasformando la strada in un letto di fiume si precipitava verso di noi. Ci mettemmo a correre verso casa, sentendo la gente che ur- lava da una finestra all'altra trasmettendosi tragiche notizie del- l'inondazione. Salimmo i pochi gradini per entrare nel nostro appartamento e cominciammo a trasportare biancheria e mobili al piano superiore. L'acqua intanto saliva gli scalini ed entrava in casa. Continuammo a trasportare di sopra la nostra roba finché l'acqua ci arrivò alla vita ; allora stanche, sporche di fango, salimmo al primo piano e ci sedemmo esauste ad aspettare e a sperare. * # * LTn contadino quando vide l'acqua venire pensò prima di tutto a metter in salvo i suoi maiali. Purtroppo riuscì a spingerne uno soltanto al piano superiore, gli altri furono portati via dall'acqua che aveva invaso tutto il pianterreno. Così si ritrovò a dividere la camera col suo maiale aspettando i soccorsi. Il maiale era tranquillo ma le ore passavano senza che giun- gesse alcun aiuto. Il contadino aveva fame e forse pensava alle salsicce che avrebbe potuto fare con quell'unica bestia; ma anche il maiale aveva fame, e forse pensava alla stessa cosa ed era meno tranquillo. Il tempo passava lentamente e il maiale era sempre più inquieto finché ad un tratto cominciò a girare intorno al padrone annusandolo e digrignando i denti. Il poveruomo dovette salire su un armadio ma il maiale sempre più feroce cer- cava a sua volta di arrampicarsi; voleva mangiare il padrone, Isoccorsi non arrivavano e l'acqua continuava a salire. La bestia si agitava sempre più finché si udì un crac e il pavimento crollò trascinando il maiale nell'acqua. Il contadino rimase per mira- colo sull'armadio e i soccorsi arrivarono in tempo a salvarlo. # # # La tragedia cominciò durante la notte. La violenza delle acque, dopo molti giorni di pioggia torrenziale, ruppe gli argini del fiume. Una massa d'acqua e di fango invase la città, entrando nelle case e nei negozi e trascinando con sé porte, finestre, mobili, tronchi d'albero, automobili. Per alcuni giorni l'acqua continuò a salire allagando le cantine e ben presto anche il pianterreno delle case. Gli abitanti dopo un primo momento di sbigottimento si misero con coraggio disperato a combattere il fiume. Uomini, donne e ragazzi, appena l'acqua cominciò a calare, si misero per le strade a pulire, a spazzare via la melma, a lavare i negozi, cercando di salvare il salvabile. Da tutte le parti del mondo arrivarono soccorsi, e parole dì conforto e di simpatia. Gli uomini uniti nella disgrazia riuscirono in breve a restituire alla loro città un aspetto decente. Ora il fiume scorre di nuovo nel suo letto, calmo e amichevole. I negozi sono pieni come prima di merce bellissima. Solo sui muri è rimasto il segno dov'è arrivata l'acqua sporca; e sul volto pallido e triste della gente si vede il segno della lotta immane combattuta, ma presto sparirà, e della catastrofe passata rimarrà solo un pallido ricordo. dormire fino a tardi il fiume ha straripato senza che giungesse alcun aiuto dovette salire spazzare via la melma to sleep in the river has burst its banks without any help arriving was trying to climb up to sweep away the slime 4. ANEDDOTI SU ALCUNI GRANDI ITALIANI Dante Alighieri* L'Inferno è la prima cantica della Divina Commedia di Dante. È la più drammatica e ricca di umanità, ed era anche la più conosciuta ai suoi tempi. La gente diceva vedendo passare il poeta: « Ecco l'uomo che va e torna dall'Inferno come e quan- do vuole ! » La Divina Commedia, che è l'opera più importante di Dante, è infatti la descrizione in versi di un suo viaggio immaginario attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Mentre allora la lingua generalmente usata nelle opere let- terarie era il latino, Dante volle invece scrivere il suo immortale Poema in italiano 'nobilitando ' la lingua volgare, cioè quella par- lata dal popolo. Al tempo di Dante l'Italia era divisa in molte parti, come del resto lo è stata per secoli. Le città stesse, sotto il dominio dei vari principi italiani e stranieri e la supremazia della Chiesa, erano sede di continue lotte tra partiti. A Firenze i Guelfi e i Ghibellini si contendevano il governo della città. I Guelfi a loro volta si divisero in due fazioni: i Bianchi e i Neri, i cui capi appartene- vano a due importanti famiglie fiorentine, rispettivamente i Cerchi e i Donati. Dante dette agli italiani divisi una lingua in comune che fu l'unico vincolo di unità morale e intellettuale per molti secoli. Per questo egli è giustamente chiamato « il padre della lingua italiana. » Il poeta partecipò alla vita politica di Firenze e collaborò attivamente coi Guelfi Bianchi. E quando questi furono accusati di aver congiurato contro il governo, Dante insieme ad altri fu mandato in esilio e gli furono confiscati tutti i suoi beni. Da allora egli vagò da una città a un'altra senza poter mai tornare a Firenze che amava tanto. Disgustato dalle ingiustizie, dalle gelosie e dall'odio non volle più occuparsi di politica, e si chiuse in se stesso dedicandosi completamente alla sua arte, la poesia, di cui era molto orgoglioso. Si racconta a questo proposito che un giorno, passando da- vanti all'officina di un fabbro, sentì recitare malamente alcuni suoi versi. Entrò senza indugio nella bottega dell'artigiano e senza dir parola cominciò a buttare all'aria tutti gli arnesi che gli capitavano sotto mano. Il fabbro sbigottito cercando di fer- marlo gridò : « Che cosa state facendo? Siete pazzo? Volete rovinare tutti i miei arnesi ? » Dante rispose sdegnosamente: « I versi che storpiate sono gli arnesi del mio mestiere, ed io tratto i vostri arnesi come voi trattate i miei ! » Si dice anche che per la stessa ragione il poeta bastonasse un asinaio il quale non osò nemmeno ribellarsi. # # * Dante era un uomo orgoglioso soprattutto perché era piena- mente cosciente della sua grandezza e della sua superiorità d'ingegno e di cultura rispetto ai suoi contemporanei* Quando era ancora a Firenze ebbe vari incarichi pubblici. Una volta i consiglieri, dovendo mandare un'ambasceria al papa Bonifazio VIII, scelsero unanimemente Dante. Il poeta rimase un po' indeciso poi esclamò: « Se io vado chi rimane? Se io rimango, chi va? D # « # Oggi gl'Italiani usano proverbi e modi di dire senza sapere che fu Dante a scriverli nella sua Divina Commedia. Ne citerò alcuni più conosciuti. « Per me si va nella città dolente, Per me si va nell'eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente. Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate. » Dante immagina che queste parole siano scritte sulla porta del- l'Inferno; oggi si usano quando si prende una decisione che avrà gravi conseguenze, o s'intraprende un'attività che com- porterà difficoltà e sacrifici. « Io ero tra color che son sospesi » (While I was with the spirits who dwell in suspense.) INFERNO, Canto //, 52 dice Virgilio a Dante per spiegargli che non era né tra i dannati né tra i beati. Questa espressione si usa per chi è in una situazione incerta e non sa decidersi. « Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui e com'è duro calle lo scendere e il salir per l'altrui scale. » (Thou shalt make trial of how salt doth taste Another's bread, and how hard the path to Descend and mount upon another9s stair,) * PARADISO, Canto XVII, 58-60 Questi versi così efficaci predicono l'esilio di Dante. Sono pa- role che tanti esuli hanno ripetuto con profonda tristezza. Dante viaggiò molto durante il suo esilio, e ospitato da ricche famiglie si guadagnava da vivere svolgendo varie attività. Spesso malinconico e pensoso, sopportò i disagi e le umiliazioni del- l'esilio con la sua solita superiorità e con sdegnoso distacco. Il seguente episodio lo dimostra. Quando egli era a Verona, un tale gli fece notare che i Signori che lo ospitavano mostravano di apprezzare molto il loro buffone e non s'interessavano a lui. Il poeta rispose: « Ogni simile ama il suo simile. » « Il perder tempo a chi più sa più spiace. » Verso usato anche oggi con lo stesso significato. Chi è molto istruito sa che il campo del sapere è illimitato, e cosciente di quanto sia breve la vita, conosce meglio di altri il valore del tempo. la lingua volgare sede di continue lotte furono confiscati tutti i suoi beni a questo proposito senza indugio che gli capitavano sotto mano modi di dire Ne citerò si guadagnava da vivere Ogni simile ama il suo simile the vernacular centre of continual struggles all his goods were confiscated in this connection without delay that he could put his hands on idioms I will quote he earned his living It takes one to recognize another * Dante Alighieri nacque a Firenze nei 1265 e morì a Ravenna nel 1321. La sua opera più importante è la Divina Commedia, divisa in tre cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Altre opere in poesia e in prosa sono : Vita Nova (poesie che narrano la storia del suo amore per Beatrice, la donna di cui s'innamorò all'età di nove anni e che morì giovanissima); De Vulgari Eloquentia (trattato sul linguaggio)» De Monarchia (trattato politico); il Convivio (di carattere filosofico), alcune Epistole; Le Rime (raccolta di poesie). Leonardo da Vinci* Fin da piccolo Leonardo s'interessò profondamente alla na- tura osservando e dipingendo piante, rocce, animali. Ebbe la for-tuna di vivere nella bella campagna toscana in completa libertà, e nella sua camera faceva collezione di ogni sorta di cose. Un giorno il padre, Ser Piero da Vinci, notaio, gli disse scherzando: « Un mio contadino mi ha dato questa tavoletta chiedendomi di farla dipingere a Firenze, ma forse tu potrai dipingerla meglio di un pittore di professione. » « Va bene, babbo », rispose Leonardo, « la dipingerò io. » 11 ragazzo si mise al lavoro. Dipinse una caverna buia dalla quale stava uscendo un drago che compose mettendo insieme le carat- teristiche più strane di diversi animali e usando colori brillanti. A lavoro finito, sistemò il dipinto vicino alla porta in modo che dalla finestra semichiusa un solo raggio di sole battesse sul feroce drago. Quindi chiamò il padre. Ser Piero, entrando nella stanza buia e vedendo il mostro orrendo, che sembrava stesse per av- ventarsi su di lui, ebbe un sussulto. Fu solo dopo alcuni minuti che si accorse del figlio che lo stava guardando con un sorriso di soddisfazione. Ser Piero non dette la tavola dipinta al contadino, ma la ven- dette. Poco tempo dopo questo episodio, Ser Piero disse al figlio che lo avrebbe mandato a Firenze come apprendista nella bottega del famoso pittore Andrea del Verrocchio. * # # Leonardo fu pittore, scultore, architetto, ingegnere, inventore, musicista, scenografo, anatomista, matematico, naturalista, astronomo, scrittore, filosofo; non è mai esistito un genio così versatile e universale. Cominciò la sua carriera a Firenze ese- guendo dipinti sia per le autorità fiorentine che per i vari signori del posto. # # # Quando la situazione politica divenne piuttosto difficile in questa città, Leonardo scrisse una lettera a Ludovico Sforza, detto il Moro, Duca di Milano, offrendogli i suoi servigi. In questa lettera rimasta famosa, Leonardo, appena trentenne, pro- fessò di saper fare praticamente ogni cosa, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Riporterò alcuni brani, leggermente modificati nella forma: « So costruire ponti leggerissimi e forti, atti a portare facilissimamente, e con quelli seguire e fuggire i nemici; altri sicuri e inoffensibili da fuoco e battaglia, facili e comodi da levare e porre. Ho modi di arder e disfare quelli del nemico. So toglier via l'acqua dei fossi e fare infiniti ponti, scale e altri strumenti a questo scopo. Ho modi di minare ogni rocca o altra fortezza. Occorrendo, farò bombarde comodissime e facili da portare e con quelle buttare sassi, a similitudine di tempesta, con grave danno e confusione del nemico. In mare ho modi di fare molti strumenti atti a offendere e difendere, e navi che faranno resistenza. Ho modi, per cave e vie segrete e distorte fatte senza alcun strepito, per venire a un dato luogo, anche se bisognasse passare sotto fossi o fiumi. Farò carri coperti, sicuri e inoffensibili per passare attraverso i nemici. In tempo di pace credo soddisfare benissimo a paragone di ogni altro in architet- tura, in composizione di edifici, pubblici e privati e in conducer acque da un luogo a un altro . . . Similmente in scultura di mar- mo, di bronzo e di terra, e in pittura. Ancora potrò dare opera a un cavallo di bronzo che sarà gloria immortale ed eterno onore della felice memoria del Signor Vostro padre e dell'inclita casa Sforzesca. E se alcuna delle sopra dette cose ad alcuno paresse impossibile, mi offro prontissimo a farne prova nel parco vostro o in qualsiasi luogo che piacerà a Vostra Eccellenza. » # * * È stato detto che solo un incosciente o un genio poteva scri- vere una lettera simile. Ludovico il Moro non pensò che fosse un incosciente e mandò a chiamare questo giovane straordinario. Leonardo non solo dimostrò di saper fare quanto aveva dichia- rato ma organizzò anche feste e spettacoli grandiosi intratte- nendo e divertendo gli ospiti come cantante e musicista. Tuttavia le sue idee erano così originali che il più delle volte non era preso sul serio. Fu spesso umiliato e perfino maltrattato; ma egli, pur disprezzando quegli animi meschini, non cercò mai di vendicarsi. Fu sempre generoso e disinteressato. Ebbe sempre una grande compassione e il massimo rispetto per tutti gli esseri viventi. Quando passava nel mercato comprava gli uccelli tenuti in gabbia dai venditori per ridar loro la libertà. Si fermava se ve- deva un animaletto nella strada per metterlo al sicuro dal piede dei passanti. Per questo suo rispetto della vita, che era per lui sacra, diventò vegetariano. In quanto ai guadagni egli diceva: « Guarda che la cupidità del guadagno non superi in te l'onore dell'arte, perché il gua- dagno dell'onore è maggiore dell'onore delle ricchezze, » # # • Quasi nulla sappiamo della vita amorosa di Leonardo. Era molto bello fisicamente; aveva gli occhi azzurri, i capelli biondi e ondulati, lineamenti fini e aristocratici. « Con le sue mani fini da signore egli poteva spezzare un ferro di cavallo e disegnare il paesaggio più vaporoso, » Era così affascinante, di gentile aspet- to, forte, simpatico, che molte devono essere state le donne inna- morate di lui e che hanno tentato a loro volta di farlo innamorare. Ma inutilmente cercheremmo l'amore per ima donna nella sua vita, eccetto forse guardando il ritratto di Monna Lisa del Giocondo (o Gioconda) dal sorriso tanto enigmatico. Leonardo era lento nei suoi lavori, forse perché cercava in tutto di raggiungere la perfezione o forse perché passava con- tinuamente dallo studio di una scienza a un'altra. Ma fu deli- beratamente lento nel dipingere questo ritratto che dopo tre anni di frequenti sedute non era ancora finito ? Monna Lisa era sposata e non ci è giunto nessun pettegolezzo riguardo la sua onestà. Durante queste lunghe sedute un sentimento d'affetto doveva essere nato fra questo straordinario pittore e la sua mo- della, affetto che forse sarebbe diventato più profondo se Monna Lisa non fosse improvvisamente morta durante un viaggio in Calabria. Leonardo tenne sempre con sé il ritratto incompiuto della Gioconda anche quando accettò l'ospitalità del Re Fran- cesco I di Francia nel Castello di Amboise, dove se ne distaccò solo alla sua morte. per avventarsi su di lui ebbe un sussulto facili e comodi da levare e porre per cave senza alcun strepito il più delle volte Guarda che to rush upon him gave a start easy and handy to raise and lower by means of tunnels con- structed noiselessly most of the time Take care that * Leonardo nacque a Vinci (vicino a Firenze) nel 145a e morì ad Amboise in Francia nel 1519. È conosciuto soprattutto come pittore — fra le sue opere principali ricordiamo : La Gioconda, il Cenacolo, la Vergine delle Rocce, l Annunciazione^ l'Adorazione dei Magi —, ma ci ha lasciato importanti studi su tutte le scienze : pittura, archi- tettura, anatomia, meccanica, matematica e ottica, botanica, idraulica, ingegneria militare e aerodinamica. Michelangelo Buonarroti* Il padre di Michelangelo non voleva che il figlio perdesse tempo con scalpello e pennelli, desiderava per lui una carriera più redditizia; ma Michelangelo voleva a tutti i costi diventare un artista. Una volta, avendolo sorpreso mentre disegnava, papà Buonarroti andò su tutte le furie. Il ragazzo invece di badare ai rimproveri, lo guardava con interesse, e quando la sfuriata fu passata, esclamò: « Che bel padre in collera sarebbe questo a dipingerlo ! » La passione di Michelangelo per Parte era così forte che alla fine il padre lo mandò come apprendista da Ghirlandaio, dalla cui bottega passò presto alla scuola dei Medici. Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico, protettore delle arti e degli artisti, era allora signore di Firenze. Un giorno, mentre Michelangelo scolpiva la testa di un vecchio fauno nel giardino dei Medici, il Magnifico passò tra i giovani apprendisti e si fermò ad osservare la scultura esclamando: « Il tuo fauno è vecchio.