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Sono passati più di due anni da quan- do l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, annunciò, il 20 gennaio del 2015, durante il tradizio- nale discorso annuale al Congresso sullo stato dell’Unione, la Precision Medicine Initiative, un vasto programma di ricer- ca, finanziato con un budget di ben 215 milioni di dollari, per la promozione del- la c.d. “medicina personalizzata” o “me- dicina di precisione”. Ambizioso obietti- vo del cospicuo investimento era – come affermato da Obama – rendere gli Stati Uniti pionieri nello sviluppo di una medi- cina che fosse in grado di fornire “il trat- tamento giusto al tempo giusto per la persona giusta, tenendo in considerazio- ne la storia di salute individuale, l’infor- mazione genetica, l’ambiente e gli stili di vita” (the right treatment at the right time to the right person, taking into account individuals’ health history, genes, envi- ronments, and lifestyles). Il programma di ricerca prevedeva, in particolare, la creazione di una “coorte nazionale” di oltre un milione di volonta- ri statunitensi, i cui dati (sia di tipo gene- tico, ottenuti tramite l’analisi del DNA, sia di tipo personale, ossia inerenti le abitudini, gli stili di vita, le relazioni per- sonali, lo stato di salute, ecc.) avrebbero dovuto essere archiviati col fine di rag- giungere due obiettivi più specifici: uno di breve termine, consistente nella indivi- duazione di trattamenti efficaci per la cu- ra del cancro; l’altro di lungo termine, consistente nella ottimizzazione della va- lutazione dei rischi di malattia, la com- prensione dei meccanismi alla base delle patologie e l’identificazione di terapie ottimali per una vasto numero di malat- tie. Sebbene di medicina personalizzata si parlasse già da qualche anno prima, è in- dubbio che l’iniziativa appena richiamata abbia fornito un decisivo impulso alla co- noscenza del tema e abbia funzionato da efficace cassa di risonanza per l’appro- fondimento del dibattito. La Commissione europea aveva, infatti, avviato la sua ri- flessione sull’argomento sin nel 2013 con il documento Use of ‘-omics’ technologies in the development of personalised medi- cine (https://ec.europa.eu/research/he- alth/pdf/2013-10_personalised_medici- ne_en.pdf), ed oggi la medicina persona- lizzata costituisce uno degli obiettivi fon- damentali di Horizon 2020, il Programma Quadro europeo che finanzierà i progetti per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea fino al 2020. Anche il continente asiatico è attento al tema, ed ad esso è stato, per esempio, dedicato l’importante BioBusiness Asia Conference del 2015, che ha avuto luogo a Taipei (Taiwan); e sempre a Taipei, nel- l’ottobre del 2016, l’Assemblea Medica Mondiale (www.wma.net) ha adottato la Medicina personalizzata e medicina centrata sulla persona Medicina e Morale 2017/4: 433-437 EDITORIALE 433 Dichiarazione di Taipei sugli aspetti eti- ci dei database sanitari e le biobanche (WMA Declaration of Taipei on ethical considerations regarding health databa- ses and biobanks, 2016). Si può dunque affermare che, oggi, il tema della medicina personalizzata attiri un interesse pressoché planetario e rap- presenti un argomento dominante per l’intera cultura biomedica. Anche l’Università Cattolica del Sacro del Sacro Cuore è da alcuni anni attiva su questo fronte: già nel giugno del 2013 la Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” ha, infatti, dedicato l’an- nuale giornata della ricerca a “Le basi farmacologiche, genetiche e cliniche del- la terapia personalizzata”, e numerosi sono i progetti ad essa inerenti che vedo- no attualmente coinvolti suoi organismi di ricerca. Inoltre, proprio all’inizio di agosto 2017, la Regione Lazio ha dato il via alle procedure per riconoscere il Policlinico Gemelli come Istituto di rico- vero e cura a carattere scientifico (IRCCS) per lo svolgimento delle attività scientifiche ed assistenziali per le disci- pline di “Medicina Personalizzata e Biotecnologie Innovative”. Toccherà ora al Ministero della Salute pronunciarsi in merito. Ci sembra, a questo punto, che si pos- sa cominciare a riflettere anche su alcu- ni risvolti etici di quello che viene spesso presentato come un “nuovo” modello di medicina ma che forse, paradossalmente, è un’espressione della tanta auspicata convergenza tra una medicina basata unicamente sulle percentuali e le statisti- che e una medicina che parte dalla sin- golarità del malato; una medicina che, come insegnava Sir William Osler, si do- mandi “non quale malattia ha una perso- na ma quale persona ha una malattia”. Convergenza che proprio le nuove tecno- logie sembrano rendere possibile. Tra le varie possibilità di approfondi- mento, vogliamo proprio domandarci, in particolare, se da questa “nuova” ten- denza possa discendere anche una qual- che forma di “guadagno”, di conferma, da un punto di vista etico, per quella im- postazione della medicina sensibile al- l’approfondimento della sua dimensione umanistica, come è, per esempio, quella che si ispira al Personalismo ontologica- mente fondato. A questo scopo può essere utile dare qualche sintetico chiarimento prelimina- re sul concetto di medicina personalizza- ta. Nell’accezione corrente, l’espressione “medicina personalizzata” è stata utiliz- zata per la prima volta nella monografia di K.K. Jain Can personalized medicine survive? (1998), mentre è comparsa nel- la banca dati Medline nel 1999, nel con- tributo di R. Langreth e M. Waldholz, New era of personalized medicine: targe- ting drugs for each unique genetic profi- le. Sono stati introdotti, poi, una serie di termini (“molecular medicine”, “custo- mized drug therapy”, “genomic medici- ne”, “genotype-based therapy”, “tailo- red therapy”) attraverso cui essa è stata espressa, ma i termini attualmente più adoperati sono “medicina personalizza- ta” e “medicina di precisione”. La medicina personalizzata consiste, dunque, nello sfruttare tutta una serie di informazioni (genetiche, sull’ambiente e gli stili di vita) inerenti la variabilità in- dividuale dei pazienti, al fine di selezio- EDITORIALE 434 nare i trattamenti più efficaci in caso di malattie, valutare la loro predisposizione a svilupparle ed eventualmente mettere in atto specifiche misure preventive. Nella pratica, essa non fa altro che clas- sificare i pazienti in sottopopolazioni che differiscono nella suscettibilità ad una determinata patologia o nella loro rispo- sta a determinati trattamenti. Abbiamo già detto che la questione della variabilità individuale non è nuova in medicina. Messa già a tema a fine Ottocento da Osler, è iniziata ad emerge- re più chiaramente ai primi del ‘900 con l’identificazione dei gruppi sanguigni, si è approfondita negli anni ’50 con tutta una serie di osservazioni su alcune rispo- ste anomale a determinati trattamenti farmacologici (è nota, per esempio, la scoperta del medico tedesco Friedrich Vogel che non tutti sono in grado di per- cepire il gusto della feniltiocarbammide) e si è definitivamente affermata, in tempi recenti, oltre che con la farmacogenetica e la farmacogenomica anche con la c.d. medicina di genere, considerando la sin- golarità dell’essere maschio o femmina come espressione della singolarità della persona. Oggi, la caratterizzazione dei pazien- ti è resa estremamente più approfondita grazie all’enorme mole di informazioni che la biologia molecolare è in grado di acquisire. In particolare, la rapidità e i bassi costi con cui è oramai possibile se- quenziare il DNA hanno inaugurato una nuova fase di indagine dei meccanismi cellulari e di accesso a una quantità sconfinata di informazioni fisiologiche. Non a caso, il tema della medicina perso- nalizzata è strettamente collegato a quel- lo dei “Big Data” e all’emergere di tutta una serie di discipline minori relative al- la conoscenza dei meccanismi di funzio- namentocellulare (epigenetica, tran- scrittomica, proteomica, metabolomica, ossia le c.d. scienze -omiche). Da un punto di vista etico, è innega- bile che il richiamo alla variabilità indi- viduale è risultato particolarmente fe- condo nell’odierno contesto, caratteriz- zato dal modello medico evidence-based, al quale può essere addebitata molta del- la “spersonalizzazione” dell’attuale esercizio della medicina: anche più o me- no consapevole della rilevanza della va- riabilità individuale, la medicina con- temporanea ha privilegiato, come si è detto, un approccio di popolazione, an- dando alla ricerca delle “risposte me- die” dei pazienti all’impiego dei farmaci. Questo è quel che di norma avviene, tut- te le volte che si tenta di identificare “prove” dell’efficacia di un trattamento tramite il ricorso a un trial clinico. Non è un caso che l’evidence-based medicine, ossia la medicina basata sulle prove di efficacia, si basi sul concetto di “statisti- camente significativo” ed esiti nella pro- duzione di “linee-guida” attraverso cui si tenta di standardizzare le scelte tera- peutiche. Così facendo però la medicina con- temporanea ha forse dimenticato che le informazioni sull’efficacia clinica rap- presentano una condizione necessaria ma non sufficiente per la loro applicazio- ne; ha forse dimenticato che l’esercizio della medicina è sempre “personalizza- to” e necessita comunque di un’integra- zione della migliore prova clinica dispo- nibile con l’esperienza clinica individua- EDITORIALE 435 le. In altre parole, si è spesso “perso di vista” l’individuo, ed è per questo che si è sentita la necessità di recuperarlo dan- do seguito a tutti gli “accorgimenti” ela- borati da quelle impostazioni della medi- cina “centrata sulla persona” e patient oriented. A questo proposito, dobbiamo anche richiamare il fatto che, secondo alcuni, la medicina personalizzata non sarebbe propriamente la medicina che “si preoccupa” della persona, che presta particolare attenzione alle esigenze della persona, e non andrebbe perciò confusa con la medicina “centrata sulla perso- na”, e pertanto, al di fine di evitare inu- tili equivoci, al posto dell’espressione “medicina personalizzata” viene propo- sto di usare sempre quella di “medicina di precisione”. A ben guardare, però, la “medicina di precisione” è, in realtà, una “medicina dell’imprecisione”, in quanto il porre l’attenzione su alcuni parametri indivi- duali, al fine di identificare trattamenti più efficaci, non significa affatto che non ve ne siano altri, magari più rilevanti, dei quali non si conosce ancora la porta- ta. Ciò equivale ad affermare che anche la medicina di precisone continua ad operare entro un quadro probabilistico. Di fatto, alcuni studi mettono chiara- mente in evidenza come la nozione che molti pazienti hanno della “medicina personalizzata” sia ben diversa rispetto a quella indicata dalla letteratura circa la medicina di precisione, e che le aspet- tative che essi ripongono nei confronti di questo modello riguardino più la valoriz- zazione delle esigenze del soggetto nella cura della salute e del rapporto medico- paziente che l’individuazione di tratta- menti efficaci. Si tratta cioè di estendere i tradizionali obiettivi di diagnosi e tera- pia della medicina con la considerazione del vissuto individuale delle malattie e il significato soggettivo che esse assumono per i singoli pazienti. In questo senso, l’attenzione oggi richiamata dalla medi- cina di precisione sulla variabilità indi- viduale finisce per assumere una conno- tazione etico-normativa molto feconda in sintonia con gli obiettivi di quelle impo- stazioni della medicina che prediligono il punto di vista del paziente, rammentan- done l’“unicità”. Peraltro, un simile ri- chiamo appare particolarmente efficace in quanto non determinato da una rifles- sione “estrinseca” sull’esercizio della pratica medica, ma all’interno di essa. In una medicina personalizzata, non solo nel senso di precisione, la dimensio- ne clinica del singolo paziente diventa elemento di discernimento che porta a decidere nel singolo caso non solo sulla base di schemi statisticamente predefini- ti, su quello che le linee-guida indicano che deve essere fatto per quella specifica patologia, ma considerando la specifici- tà di quel singolo paziente. Stare accan- to al paziente, anche solo per vigilare sull’evoluzione della situazione clinica, senza necessariamente dover sommini- strare farmaci o fare interventi, è espres- sione di una medicina personalizzata esercitata in modo più elementare ma an- che essenziale. E anche la consulenza di etica clinica, ci sembra, possa inserirsi in questo concetto di medicina persona- lizzata, facilitando quel discernimento sui valori che sono in gioco nelle decisio- ni, e permettendo l’incontro tra i princi- pi etici e la concretezza del singolo caso. EDITORIALE 436 Più che una “rivoluzione” del model- lo clinico-epidemiologico in medicina, dunque, la medicina personalizzata ne rappresenta una promettente “evoluzio- ne”. La medicina di precisione è una me- dicina d’avanguardia, ma è anche una medicina iperspecialistica (basti pensare ai recenti mutamenti nella tassonomia delle malattie che essa sta determinan- do), che come tale si espone agli stessi rischi di spersonalizzazione di tutte le medicine specialistiche. Utilizzare il ter- mine “personalizzata”, nel senso di “precisione” non significa ancora esser- si “avvicinati” di più al paziente con la considerazione delle sue caratteristiche più specifiche, e non è ancora una garan- zia che si sia in presenza di un esercizio della medicina realmente “centrata” sul- l’uomo. Quest’ultima può autenticamen- te esplicarsi solo attraverso una attenta considerazione dell’essere umano nella sua totalità fisica, psico-sociale e spiri- tuale, e non solo della sua dimensione organica disfunzionale, ancorché sempre più precisamente definibile. Medicina e Morale nella sua pro- grammazione editoriale cercherà di toc- care in modo specifico le questioni etiche che la medicina di precisione inevitabil- mente solleverà, cercando di coglierne, se possibile, la compatibilità con la me- dicina centrata sulla persona. Antonio G. Spagnolo EDITORIALE 437
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